James Franco contro Zeffirelli che “compì”, di compitini, le primavere del suo cinemaccio “toscanino” da analini

14 Feb

Mercoledì 13Venerdì “maledetto” nel Febbraio 2013 d’italioti Zeffirelli tanto “taglienti” e pungenti quanto subito “unti”
 
Ieri dopo nel domani, Zeffirelli Franco ha compiuto 90 anni. Vi posso garantire che presto morirà, e girerò il film post-humus intitolato Franchetto nello zefiro Ponente di Franchi che lo francobollerà, papale, a Zagarol nel Levante, cioè nel levarcelo

Quando un vecchio invecchia di più, lo si celebra “alla carriera”. Carriera di che?

Zeffirello, per dirla alla Abatantuono, ha solo che girato drammoni pesantissimi, quasi tutti (rag)giranti nel chiodo fisso del sesso religiosamente ameno, amletico, “sorellizzato nel fraterello dietro gli alberi”, cinemucolo lunatico, volubile e volenteroso quanto poco solare e tristissimo come la Littizzetto che attizza solo il fruttivendolo del rione “Mi sciacquo i peli col sapone e vendo i miei salmoni con un’Hayek Salma d’onanismo serpentesco dal tramonto all’alba, abbaiando nel lupus in fabulina con tanta macedonia di fragoline”.

Esperto della lirica e di come rubava le diecimila lire agli spettatori circuibili coi suoi “filmoni” iperstrascicati e “incrociati” all’ossessione latente dell’italiano demente e medio, timorato di Dio, ecco che partorì dilanianti Gesù di Nazareth, San Francesco a “schiarirlo” dentro Chiara, con Massimo Troisi che lo “parafrasò” di “Ma ‘sti uccelli non ne han le palle…”, Mel Gibson “shakespearizzato” con tanto di “H” sospirante che non va aspirata da pronuncia originale di “Hamlet”.

Otelli a mangiar le tagliatelle col tè di MussoliniCallas a Venezia coi forever “calli” ai piedi, Romei con Giuliette prima di Baz Luhrmann, sì, Zeffirelli anticipò il kitsch moderno su kiss tragicomici del “melò-ne” su poesine per il paesano sognatore.

Tutti i grandi attori americani, a cui inviò il copione (eh sì, copia Franco, siam onesti, lo sa la ripetente Franca, detta “La calabra-lucana che ama la libertà della Francia ma mangia sol le mozzarelle di Robiola Osella come Rossella di Via col ventodelicata fuoricremosa dentro”), accettarono commossi… cerebralmente. Dopo aver lavorato con lo Zeffirello, la loro filmografia ha subito un balzo…, in giù. Pensiamo a Jeremy Irons, me l’ha reso, da M. Butterfly, un povero Cristo, o a William Hurt, da iconoclasta a “casto”.

Già, Franca veste a fiori ed è sempre “in festa”. Ma tutti la (ap)pestano, e nessuno la sfiora neppure con una rosa, figurarsi se la sua figa vien “forata”. Ah, il suo seno “maternissimo” produce latte per il formaggio del suo “grissino” spizzicato coi deliri erotici notturni davvero “Harmony”, tanto che Korine, il regista che si scopa la Sevigny, ispirandosi alle sue avventure “durissime”, sta già “montando” il biopic a “ella”-o-Maggio, di pesco, di poco conto e nessun coito, chiamato Date a Franca un Kid e ve ne sarà “grattata”.

Dopo tale Franca, donna “tagliata”, tornerei al cinemino di Zeffirello.
Cinema veramente italiota che gioca sui complessi di colpa del cristiano moralista con tanto di Rosario su Battesimo-battete le mani e “arrossare” il pene, ipocrita, “impiantando” il suo “farsi pena” e, d’in-salate, consolarsi nella consueta Consuelo, famosa colombiana “pasquale”, quando “vola libero” dopo tante pre-occupazioni.

Sì, Zeffirello è da osannare su musica del Toscanini, infatti nacque Corsi Gianfranco nella florida Florence.

Zeffirello è come l’Italietta tutta truzza che, dietro prediche dal balcone, osserva nel panorama “deserto” le tettone delle spettatrici sugli applausi nel loro spalto d’appalti edilizi da “virili” con ricatti-ricotte, fortilizio!
Ci voleva la forza di Sansone per massacrare una famiglia d’idioti, capeggiata da Matteino, il gran chiacchiericcio delle sue puttanine, nello sputtanarli con tanto d’ultimo monito potentissimo e “spuntatina”

Eh sì, Matteino, il diplomatico maialetto da Minghetti “liceino” e uccell’ di ditone medio a mandar “fanculo” a tutti, nel suo fottersene d’affezione davvero romantica ed “elevato”, quasi quanto la sua “egregia”, spettabile, appetitosa coscienza fra le cosciotte delle sue pollastrelle, non aveva previsto che il falotico mutar può ora richiedergli una multa, assassina come i suoi crimini “legalizzati” pro-tesi ad ammutolire il prossimo quando non par(l)ato dietro i suoi pezzi di… carta. Ah, alla carne il porco approdava, sbrodolando, con “prode” tanto lodata di “laureetta” d’aureola del reuccio a “fregare” color che, frignanti-ebetucci, abboccavano alla, eh sì Lucio Dalla, sua bocca “nobile” e “arguta”, di scibile magniloquente come la cattedra da fetentissimo che può dar patenti iellate e “schizofreniche” a suo sfregio da “fregolista”.

Ma, Matteo, tanto volle ammattire quanto presto finirà fra i matti, anzi al macello.

Egli, rispecchiando il “tricolore” del suo trombone, come da generazioni DNA di genitali gelidi m’anali (è in bacheca d’annuario “arrivato”) della sua razza “frizzi e lazzi”, incrociò sulla sua strada “asfaltata” colui che l’ha tirato. Tanto se “lo” tirò, “stappandolo” di brindisi e “brillantine”, che presto gliele strapperemo e lo metteranno al tappeto.

Non è “affare” mio il suo “arnese”, ma competenza degli “organi”… legislativi, i quali saran molto “lassativi” a digerirlo di “diagnosi” alla Costituzione “ricostituente” su emicrania del frantumarlo.

Ciao Matteo, salutami tua madre, signora di “onorevole”. Infatti, il padre, e dunque delinquente marito, non solo di “lingua italiana”, par che la tradisse con la consorte del fratello, disegnatore “romano”, ché ri-filava “alla romana” quando lui tratteggiava i “fumetti” della Rai mentre “era in vacante”.

Eh sì, Matteuccio, detto “Il merluzzo per le citrulle”, deve stare solo che zitto, giunti a “destinazione” del suo “cestinarlo” in manicomio, come presto avverrà da ingiunzioni psichiatriche, altrimenti le sue “Maui ans Sons”, d’ammanicato, oltre alle manette si beccheran Scevola e tutto “violetto” di “culone”.

Ove va il “gallo” al lardo, ci mette lo zampino e il mio bau bau t’ha sbranato.

Matteo, Miao!

Matteo, “regale”, regala zaffiri alla sua “firma”.

Con tanto di timbro nel “mittente”. E dire ch’era “eminente”.

Per finire con “dolcezza”, sposterei l’attenzione da Matteo a questi attori della Mattel, industria di bambolotti hollywoodiani:

 

1) 

 

Depp Johnny. Ammettiamo, bello è bello, cari maschietti rosiconi ma, ai Grammy, ha sfoderato una voce dark su espressione pirla.

 

2)    Pitt Brad, col Tempo è diventato un attore “maturo”. Ma l’impatto da pantaloni “zotici” è rimasto con tanto di “sberla” a dirti: “Ehi, bambina, t’accalappio nel killing me softly”.

 

3)    Clooney George e Affleck Ben. Le donne concupite  (tanto le donne non capiscono, eccome, un caz’…) e i soldi rendono l’acerbo un politico. Clooney è passato dalle copertine, ove tutte scopriva-scopicchiando, ai film “impegnati” (eh, come “impregna” Georgino le “prugnine”, nemmeno il Berluscon’), mentre Affleck, da Pearl Harbor s’è dato all’Oscar per Argo.

Io li seppellirei entrambi a Predappio…

 

4)    Le streghe “vengon” con Nolte di scarponi tutti rotti su camicia “al mascarpone”.
Anche un Nick può entrare al Chateau Marmont, fregando la sicurezza su “giullare” formato “Ciut”, espressione meridionale per identificare, “di primo pelo”, un deficiente che se le fa in barba…
Il mio video per antonomasia, il mio onomastico è il 26 Dicembre da Saint Stefano, non vesto Benetton ma riempio l’abete di “botte” artificiali agli ebeti nelle bettole di Alberobello, ove i trulli tengon “caldi” i grulli. Io, che son il Marchese non marchettaro del Grillo, spingo nel grilletto delle femmine e spulcio le terragne nell’arte di “arrangiarmele”. Gnam gnam, se le mangiassero loro con le “cime di rapa”
Mostro la mia intervista televisiva a una “mostra”, e le domando come son “venuto”:

– Oddio, perché scrivi romanzi che parlan di mostri?
– Te lo dirò dopo, vuoi vedere quanto ce l’ho “mostruoso?”.
– Dai, non scherzare, non “schizzare” subito. Non sei tanto a posto.
– Sì, non s-compormi. Non ho scheletri nell’armadio scomponibile, ma te “lo” Pongo affinché tu possa plasmarlo, sviluppandomelo nell’ingoiarlo-avviluppante di cavalcandola di chiave al buco della serra-“dura”.
– Ah, la butti sempre sul sesso. Marpioncello, t’ho tolto la maschera.
– Sì, ora posso struccarti il mascara?
– Che cosa?
– Quale coscia? La destra di Monti ch’è un montato col montone di Bruno Vespa, uno che querela i vispi in motorino Vespina mentre svelto guarda, di neo, la Brambilla demolition man, la Sinistra di Bersani o nel mezzo del “sano e felice del chi va piano, verrà planando, speriamo non lontano ché oggi i vicini ti denunciano per evitare casini che “piscian” fuori dal vaso di “terracotta” in quanto è troppo cottoletta a insudiciare i letti della cornificante del quinto?
– Che sta’ a dì?
– Dico che, se tanta mi dà del tonto, io nel “forno” la “cilieginizzo” di torta del mio “torni(t)o”. Tutt’attorno, leccando goloso, infilato nel “filotto” del clarinetto su ancor più di “basso” ritornello Arbore, l’ardente in “Venier” Mara, trombata al mare:

Metti che ti presenti a una ragazza e dici “Suono bene il clarinetto”.
Metti che lei capisce tutta un’altra cosa e ti fa subito l’occhietto.
Metti che sei un artista puro e questa cosa non fa certo un bell’effetto.
“Il clarinetto, quello che fa filù filù filà filà”.
Metti che lei non è un’artista e con la musica non prova alcun diletto:
il clarinetto si butta un po’ giù.
Non c’è emozione né soddisfazione a suonar da soli il clarinetto.
È uno strumento un po’ particolare che ha bisogno di accompagnamento
Ma dove sta una chitarrina per suonare insieme con il clarinetto 
jazz 
per fare qualche pezz’, per fare un po’ filù filù filà filà.
La cerco come la Titina questa bella chitarrina per far qualche 
swing
mentre il clarinetto sping…così nasce un bel 
blues.
A-hum! A-hum! A-hum!… A-hum! A-hum! A-hum!
Senza la chitarrina non puoi far manco una canzoncina un po’ sveltina in do
e allora come fo per fare un po’ filù filù filà filà. 

– Va’ a dar via er cul’!
– Lo so, sono Ercole!
– Quindi?
– Dimmi quando, quando, quando?
– Ah, sei proprio simpatico e stravagante.
– Ecco, allora non “farmi” l’antipatica, basta con le apatie. Straripiamo e ti “pompo”.
– Cosa?
– Quella che sta dietro.
– Il sedere?
– No, non sedarmelo. Dammela!
Dai, metti su i Doors, basta con queste piadine da Samuele Bersani. Quello fa solo piedino.

Sempre a piedi rimane, e rema senza “crema”. Col Cremino, sì, però stecca-lecca.
Sì, uno da Sanremo.

Alle prossime elezioni, non votare Neffa, piattola della “musica” nostrana del devi stare molto calmo.

Neffa deve solo sniffare con la sua “signorina”, se non vuol pigliarsi un cazzo-tto.

Sì, ne ho visti. Psichiatri altolocati col desktop della Fortitudo a fortificare le depresse pazienti “con un poco di zucchero e la pillola nelle tue Poppins…”, dei troioni con gli occhialini a cui ficcherò solo le “testone” contro la vetrata.

Chiaro?

No, saremo in Giancaterino, giornalista del Pescara, che pescai di pesce nell’Elvira che non me lo evirò affatto. Anzi, sfatta, ancor ricorda come la “feci”.

Ciao Elvira,
non voglio assillarti. Hai altri impegni, più inderogabili, che ti prendon di più d’uno che puoi prender per i “fornelli”. I fondelli lasciamoli ai fornai con la panetteria. Pen-s-iamo alla tua “pasticceria”. Sì, come lo pasticci tu, neppure la pralina che toglie la “papalina” al mio “pipino” mandorlato d’occhiolino per il “budino”.
Ora, lunghe, impetuose e tortuosissime curve si “dipen’… aron-ararono”, non pian in me, di rehab (non) adattato ché non allattato alla comune(lla) massa-ia, uno che è massaggiatrice solo d’olio d’arachidi. Non fare la Kelly Preston che dimentica di come me senza se ma “Madonna quanto sei bona!”, Travolta John traditore, mi perdonasti quando lo donai a Donata, una che al cavallo… guarda in bocca. Ah, soffro d’aracnofobia, e pulisco il soffitto della mia palafitta dai ragnetti, gente nerd alla Spider cronenberghiano nel meno man del Tobey Maguire col Garfield version arruffato.

“Menamela”, mie melina, sei sdolcinata e io te lo cuci(n)o. Ah, come cuocio il mio “cuoio capelluto”, neanche Alberto Lupo, e nella tua varichina-vagina “tutto” (ri)gira per girini erogeni.

Di mio, oggi son poeta e romanziere, che tu potrai disprezzare ma il mio prezzo è unico ed eccezionale, perché non scontato. No, scontai il pene degli ignoranti, virili di villica boria ma sfiatai nella Lettatura senz’aria fritta, sebbene me le dia di “martellate” e anche trivellate…

Troverai le mie opere (co)sparse nel net, nettaron’ ottimo di mente raffinata e olfattiva, non macrobiotica nelle etiche(tte).
Morale anche m’immolo a Montale, sono un bel ragazzo, perché negarmi un bacio sulla f-r-onte? Sì, sii sfrontata. sfacciata e deturpami. Colgo la “fragranza” del tuo (s)turbo, disturbamelo purè.

Eccolo a te, offerto su un piatto d’argento. Pronuncia la parola magica di “Aladino”, cioè “Genietto”, e vedrai come entrerà nella “lampada” di te “abbronzata anche nel culetto di bianchetti.

In poche parole, sei una zoccolona.
Spaccamelo con “comodo”, ma prima appoggia il fazzoletto, da te sporcato, sul comò.

Sì, ora mi dai del comico da nosocomio ma so che volevi ammorbidirmelo nel durevole coccolino.
Lo av(r)esti, ora vestiti. Sei oro e io avaro. Anche Vitali Alvaro.

E non rompermelo più…, devo “spartirlo” anche ad altre.

Finale con ammenda: chi mangia la merenda, è un Luc Superfantozzi.

Parentesi con accenti e virgolette di altro carattere su mia caratura:

incontro una ragazza, mi squadra perché m’ha “inquadrato”. Di mio, non indosso la camicia a quadri, dipingo solo dei quadretti sul quaderno:

– Come faccio a piacerti se non ci siamo mai sentiti?
– Eh, ma io la sento tutta, eh?
Sembro assente, ma sono un sentimentale.
– Mi sembri un demente di tal mia sentenza: “Soffri di disagio”.
– Ma non andrò adagio.
– In che senso?
– Voltati, ecco l’involtino!

Preferisco i maritozzi di panna infilata nel tozzo.

Insomma, donne, accettatemelo, sì, ascia fa rima con liscia.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Amleto (1991)
  2. Fratello homo sorella bona (1972)
  3. Franco, Ciccio e il pirata Barbanera (1969)
  4. Romeo + Giulietta (1996)
  5. The Doors: Live at the Bowl ’68 (2012)
  6. Sballato, gasato, completamente fuso (1982)
  7. Il Grande e Potente Oz (2013)

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