Celentano vs Federico Frusciante

16 Jun

“Frusciante” Videodrome, nel retrobottega, c’è un lupus in fabula che ama il Cinema, adora le storie di terrore ma è preso, talvolta, dal culo di Monica Bellucci, nonostante la “maturità” irréversible

Cosa penso del Frusciante?

Sì, da mesi siamo “tormentati” da un personaggio fuori dal comune, infatti abita a Livorno, che mi par provincia riconosciuta di carnevalesco. Ah no, scusate, quella è Viareggio.

E come dice il detto falotichesco: “Se la gente media lavora nell’ufficetto col cappuccino, scremando le colleghe di crema zuccherata, l’Uomo senza canne spara cannonate nella videoteca ove ogni film, di scalpello, fa un baffo alla barba grigia della no(ta)ia.

 

Egli è il Frusciante, da non confondere con l’omonimo bassista, molto basso di statura m’alto di Musica, del gruppo Red Hot Chili Peppers, a cui eliderei l’ “usa e getta” con Accorsi stuprato da Negroni di Jack per-denti.

 

Quel filmaccio non vale niente. La storia di boys calmi (classici bravi ragazzi non goodfellas, fessi sì e segaioli per la “fessura”), non attizzanti come Sabrina Salerno (una da “venir”… alle mani di rapimento Polli Amadori), che vorrebbero tutti quanti suonar la chitarra di Violante Placido. Non c’è burro senza “condimento”.
A che valgon gl’innamoramenti se poi pretende il mutuo tal mula demente?

Ma, fra colli bolognesi alla Cremonini, varie limonate, tuffi in piscina, in saccoccia tornerà radiofreccia solo la “meccanica” della sua “arancia”. Non gli porse le guance ma dietro fu “gancio”. (Fondo)schiena(to).

Ah, la vita è una questione di “prospettiva”. Lo sapeva bene Cimabue, mica come il bovaro Luciano delle cosce e zanzare. Siate lungimiranti, nell’allungo potrete allungarglielo. La Donna scosciata è bonagustaia del chi “Va al sodo con pragmatismo senza gambe corte”.

Mah, se Kubrick fu il Giotto delle geometrie perfette, il Liga vale una Cappella Sistina quanto Michelangelo dipinto da Fantozzi Mariangela accoppiata a Loris Batacchi per la scopata volgarissima da “Me ne sbatto”. Insomma, come paragonare Andrea Roncato  all’“Orlando furioso”, anche se ci fu Stefania di skirt pelosi. Dicesi intermezzo pubico-pubblicità sublim(inal)e. Anche tortellini troppo culi… nari per la felliniana anale di “Gradisca” audience.
Si alza, si sbircia, si “sbriciola”. Proprio delle braciole, miei “salsicciotti”. Da piadina con “fondine” e alito d’aglio pesante.

Per la coppietta mondana della Bologna “bene” andata a puttane modus operandi-operai “cerniera”, ops, volevo dire, anch’io “ardere”, delle entrambe carriere da “Slacciami i pants dei miei jeans Carrera, guarda che carrozzeria, e quindi schizza nella bionda birra… ché il fil-metto è commediaccia all’italiana arrapaho nella fiondata, platinata, nuova Fenech su torta da fenomenologia erotica di massa, corporea soprattutto e ciliegina-cinemino rosso”.

No, il Frusciante s’eleva dalle sconcezze di quest’Italietta all’“Evviva il parroco nella parrucchiera”, Egli esige Cinema di tagliata qualità, ama recensire alla luce del Sole e, a ogni vis(i)one darà poi della s(c-u)ola sui calci in culo nel rivalutare il giro della giostra. Nel Futuro prossimo, sostituirà la fantascienza a Lina Wertmuller.

Prende pure a sculacciate le suore e gli scolaretti. Mah.

Ieri, ci mostrò Nolan Christopher, osannandolo d’insomnia cinefila, domani criticherà il prestige del suo cubismo lessicale da “illusionista” della Lingua nello sciacquarla in Arno su stile “dantesco” da “Cazzo di filmone, maremma maiala, boia d’un Giuda ladro, e tu(rpiloquio) sboccato alla Boccaccio”.
Ma non è “Volgare”, soltanto voglio scopare Rossella O’Hara. Datti al mare!

Frusciante non fa trucchi, fuma come un turco, miei tocchi, il Frusciante. Al massimo “ritocca” e non si trucca. Dica Duca, duca dica. Che fachiro! Tutta del suo sacco farina! Ma talora svacca!

Perché non posso fargli il ritocco, visto che non “riporta” esattamente, di pronuncia, il nome degli attori col riporto?

Un esempio su tutti: Ralph Fiennes me lo spela più dello stempiato Jude Law.
Nic Cage me lo stronca di “(c)rapa”.

Sì, prendere, “affittare” o lasciare. Il Frusciante non ti lascerà scampo, mia sciampista. Che scalpi, che capelli, scappellalo.

Non ne sei colta di “dadaismo” ma donnetta da dadini che sognan il “brodo” delle “Star”.

Frusciante invece sa mescere il purè, cucina giudizi mai manieristi, bensì manicaretti da chef della cinematografia onnivora. Checca, checché se ne fotta!

Egli è divorator’  delle tu(t)te… celluloidi nell’involtino anche ai suoi “fegatini”, s’arrabbia se incompreso l’offendono. Re-inventario!

Al che, diventa fottuto e il peggior Sylvester Stallone, che Lui “odia” sol di parvenza radicalchic all’occorrenza per non “tamarrare” troppo ma col desiderio d’ingravidare l’oramai francesizzata, non più alla francese, Bellucci Monica, mica una monaca francescana però d’affrescare pseudo(nimo-omin-ometto, nomen-clatura, creatura in clausura questo omen ignominioso, non “minuscolo” ma ce l’ha muscoloso) Vincent Cassel?

 

Sì, di feticismo alla Van Gogh. L’unico pittore che ha distrutto il famoso proverbio: “Quest’opera è fatta coi piedi”. Sì, Vincent fu un olandese-irlandese simil il mio piede sinistro. I suoi quadri volavano alto solo grazie all’alluce del suo genio impressionista. Pennellava meglio di Barbara Palombelli. Sì, quella è un’esaltata d’accavallate per Rutelli da impotenti sulle rotelle…

Quasi quanto il mancino di Rocky Balboa.

Il Frusciante non è un fruttivendolo, è l’Uomo che vogliamo in Parlamento perché “travaglia” i capolavori della Settima Arte come il Michele Santoro più incontestabile. Leader incontrastato del suo forum da pigliar a “testate”.

Non ha attestati di lauree ma è più aureo dei ricchi. Anche se fa le previsioni da “zingaro” come Iva Zanicchi.

Pender dalle sue labbra è Zecchi(no) Stefano… e non fategli Sgarbi. Vittorio? No, meglio Andreoli Vittorino, uno che difenderà sempre lo “spruzzo” sincero di un “matto” sedato solo perché voleva il sedere d’una vittoriana.

Frusciante!

Egli spacca testa e par una bestia quand’invece, in cantina, oltre a del buon vino e a scorte di preservativi formato “Chissà mai…”, ha tutta la compilation di Samuele Bersani. Mai aperta, ancora intatta.

Da custodire soltanto in caso d’evenienza se sarà accusato di “plagio” e dovrà giustificarsi da fan di Alberto Sordi, come il “bravo” Stivalon’.

Egli mette su i Doors, con Lui sfondi delle porte aperte ma odia Jim Morrison e anche Oliver Stone.

Un critico ambiguo, uno sleeper. Ma lecca il Mondo di slurp, fra una delusione e altri da strappar di cazzoni.

Applauso!

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