Daniel The Butcher sono io! Fuoco e fiato alle trombe!

11 Aug

 

La leggenda del Butcher, l’Uomo che “sbuccia” e succhia le vostre boccucce da banane, miei scimmiotti!
L’ascia contro le bagasce!
La gente s’è scocciata della bontà a tutt’andare, scagliate frecce e bruciate le loro case, appiccate e impiccate, calma piatta e paura a conficcata!
Che confettino eh? Ecco la confettura! La birra “Nastro Azzurro!”.

Terrorizzati, affiniamo le armi. Affinità “muliebri”, misoginia pura. Feroce, van sbranate, che cosa sbraitano?
Io sono il poeta, il “macellaio” delle carni “addolcite” che saccheggio in appuntito arrostirle con bracieri a mia lanterna rossissima, altro che Revenge con Costner e la Stowe. Sono il mohicano e quella va spalmata nel fuoristrada con del burro d’arachidi, d’amplesso gorillesco inculato nei posteriori. Tanti car(at)i, essendo quel culo un pezzo da novanta di gran “bigiotteria”. A rombar di motore scoppiettante nello scoparla di boschi forestali. Deflorazione! Basta con le flore intestinali, mie da gastriti e fegatini! Ecco il lupo al sangue! Agnelline, che taglierino! La fauna pelosa va “disboscata” nella quercia ardimentosa, nei cespugli abbisogna, miei bisonti, aggrovigliar il rovente prepuzio e d’arbusti esserle bellimbusto! Che praterie!
A bastardo poi lasciarla come una cagna, per inseguire altre “delfine” su tal vita da rodeo!
A velocità supersonica, trombo di tuono e col tonno condisco l’insalata anche delle anoressiche scricchiolanti di cavalline. Che “magro”, nuda e cruda di costolette! Delle frustate da frustare col salsicciotto nel carburare di burro e permear di pioggerella come la marmellata granulosa delle fette biscottate.
Inacidito, sì, oleoso son permaloso se gl’idromassaggi schizzan di mia precoce “effervescenza”. Ma io batto il ferro caldissimo, a martello che trivella in pneumatici “vuoti a perderlo”.
Lo sperpero, le sperono, indosso scarponi e m’arrampico sulle loro “sdrucciolevoli”, montagnose e scoscese colline, ché rassodo le lagrimine delle valli e lieto-latteo m’allieto al “cioccolato” svizzero su mio orologio a cucù che “sbecca”, spicca svettante e incula nel lì volar alla Nicholson.
Sono da manicomio, ove sederò nel sedere ogni Fletcher. Ecco la siringa!
Azzardando poi slavine di valanga alla “vaniglia” nell’infernale Quinlan che tutte le Marlene Dietrich striglia! Con tanto di “in sequenza” che plana pian pianino a “mano nella manina”.

Sì, le donne mettono tristezza, si commuovono sempre per i film tristi. Roba tipo Pretty Woman nella Julia Roberts della loro minigonna un po’ vacca e po’ a Richard Gere “il carino” che le “ovatta” da “brave bimbine”. Vai, american gigolò!
Giochicchia Richard, provoca e la farfallina scricchiola. Che scricciolo. Va “scaccolata” la sua depressione, dinoccolandolo a tocchi del profiterole e scandendo allo zabaion’ nel “distillarlo” rosato tendente, se non modererete la foga nelle fighe di Savoiardi, arrossato sul rossetto sbavato.
Ah ah. Van “sbrindellate”, di brillante “affogarlo” e infilate andran sciancate dell’infilzata.

Ma sì, ci vuole un cazzo senza tenuta stagn((ol)a, basta con queste lagne. Tu, idiota, vai a “stirar” la lana, voglio la coperta di Luna sottosopra. La imbocco io di “termosifone” con tanto d’unghie da Wolfman.

Queste donne coi figli a carico. Dovete caricarli subito di “cascate” e non condurli a guardare Madagascar. Cartone animato d’accartocciare in quanto fa cagar’! Cascamorti ipocriti! Vi stupro i coglioni, che siete, a morsi.
Senti, puttana: “Ti strappo il mascara, ti riempio di denso mascarpone e la frutta sarà una mela o una macedonia?”. Sì, finché c’è zuppa va il pen bagnato.
Tanto queste sono tutte “languide” e liquorose. La linguaccia! Ecco il Grand Marnier, di marca “pregiata”, come sfregio io d’insaporirlo liquido neanche il cappuccino più cremoso. Io stuzzico dolcissimo nell’agre imbiondarlo su uve di mia vigna aggrappata ai grappoli che digradano poi in altre vagine di-vine.
E “stappo” ogni topa anche in cantina, dando alla candida un vinello d’ubriache finte e alla dura zoccola una mentina su piantagioni di “zucchero”. Ecco la canna!
Ecco lo spinello, avvocaticchio! Ecco la pipa, psichiatrello! Ecco il vasino, bevilo tutto!

Viviamo nel 2013 e queste ancora son delle patite di Top Gun. Ecco lo Sputnik con tanto di ingoia e sputa. Ecco il razzo sulla rampa di “slaccio”.
Accordami il decollar del tuo Concorde e vedrai che corde vocali! Sparirà come un Ghost! Sono il Cancro!
Sì, sono un “mostro”, e me ne fotto! Se uno viene da me e vuole punirmi per tale “esecrabile” mio “gesticolarle”, gli prendo i testicoli e li faccio al roast beef, dando poi la carne ai porci!

Me ne sbatto, di mio faccio un cazzo! E così dev’esser scopata. Senza cazzi da lavoratori della minchia!
Ecco il lavoro. Al tuo culo. E piglialo “al volo”. Altrimenti, altro “turbo”.
Hai colto? No, non hai i riflessi pronti. Questo sgozzarti invece fa sgolare? No? Allora, ci vuol lo “spago”. Panzone, tracanna e ciuccia la cannuccia di tal “cannolo” penzolante!

Eccoti servito il dessert, faccia di merda.

E te lo sei andato a cercare!

Ordine erotico perentorio
“Donna, fammi vedere il seno, va insinuato subito. Perentoriamente al mot(t)o perpetuo del balistico imperialismo. Avanti, non aspetterò una puttana in più”.

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