Ai giardini di marzo preferisco il matto nel secret garden

22 Sep

Come “rovinare” Battisti quando ti senti “rovinato” e rumini senza neanche una tua rumena. Adesso, in poche “scrofe”, ti meno!

Al “bel” Lucio Battisti ho sempre preferito Gabriel Batistuta e alle luci a San Siro una vacanza in Siria, ove c’è più “vita”, sto scherzando ma non troppo…
Il carretto passava e quell’uomo gridava gelati
al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti
io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti
il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti
All’uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri
io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
poi sconfitto tornavo a giocar con la mente i suoi tarli
e alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli
Che anno è che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell’anima
in fondo all’anima cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora ancora amore amor per te
fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l’universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere quello ancora non c’è
I giardini di marzo si vestono di nuovi colori
e le giovani donne in quei mesi vivono nuovi amori
camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti “tu muori
se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori”
ma non una parola chiarì i miei pensieri
continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri
Che anno è che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell’anima
in fondo all’anima cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora ancora amore amor per te
fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l’universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere quello ancora non c’è

Quasi quasi son meglio Le Idi di George Clooney. Se dobbiamo buttarla in tragedia…

Ai giardini di Marzo prediligo il primo Maggio tutto l’anno, in cui si cazzeggia a tutto spiano. Stando una spanna sopra agli altri e, come Alberto Sordi de I vitelloni, urlare “Lavoratori?!” con tanto di pernacchio alla De Filippo.
Io appartengo a tutte le hit d’una parade alla Fonzie di Happy Days. Che son queste malinconie d’oggi come ieri mai cambiate? Ammodernate il Tempo, state al ritmo.
Appassisco solo quando una passerotta non me lo alza in versione “Ehi”. Sono uno stormo dei tanti miei “usignoli”. Voce melodiosa di una che la dà al mio “DO” sul LA versione remix in pentagramma anche di note stonate come i gabbiani dell’autoerotismo solitario e neanche una puttana da tangenziali. Uscita n. 7 che porta all’osteria numero “uno”. Un due tre, oh quante figlie Madama e qui ficca il “RE”.
Ciò non (av)viene mai perché, “di mio”, tendo a scalare tutte le “posizioni” anche quando non “spingo” di volume.
Le mie donne sanno come alzar il rumor di fondo, mixer di gridolini e lenzuola tumefatte, nel tumulto dei vicini che chiamano la Rossa perché venga “incrociata” di “sinistro”. Vero colpo che sfodero piazzante a incroci di peli, ficcando in rete su “garza” del sanguinarlo.
Sì, l’Italia è sempre stata amante delle canzoni da “funerale”.
Bisogna rinnovare con delle vitali faloticate.
Miscelare questi Jovanotti alla Modà e dar del minchione a Mengoni.
Comunque, meglio di Adamo e Amedeo Minghi. Uno da Prima Comunione. Puttana Eva! Per non parlare di Alessandro Manzoni e “I promessi sposi”.
Sì, Don Rodrigo fu un gran coglion’. Solo a ordinare “Questo matrimonio non s’ ha da fare” ma Lucia poteva farsela in modo bravo e “Innominato”. Chi l’avrebbe saputo?
Don Abbondio era uno stolto il cui riso abbondava e Renzo un sempliciotto da Malafemmina, finto intellettuale di quel Totò “provinciale… adbondactis, adbondanctum”. Mica tanto “dritto”. Renzo abboccava e in poche bocche entrava. Mi par un miracolo che si sia sposato, dopo tanto “disossarselo”. Quanto “lo” spossò per quella “sposa”.
E della minchia di Faletti, il signor “cattivo” tenente, specie delle sue “vendite”, pessimo come comico, a Sanremo per quindici minuti di miei ortaggi e scrittore da baracchine, bancarelle, mai in bancarotta e da fregati burattini di legno, caro Giorgio Pinocchio pennivendolo, vogliamo sparlarne come Joe Pesci di Casinò?
Sì, sono uno stronzo. Mannaggia all’impestata! Lo sono sempre stato. E quindi starò nella Storia, nella tua Sharon Stone, come il basilico dappertutto del basic instinct, mentre voi andrete sempre a coltivar le cicorie assieme a Benedetta Parodi. Lo sanno tutti. Pur di farsi pubblicare il libro “culinario”, ha dato il culone da tardona, finta “Madonna”, a Gori della Mondadori, marito della sorella che ha una voce da “patata” in “gola”. Comunque, leggermente più bona.
Meglio Sora Lella. E pure quel “fall(it)o” di mano da Maradona!
E alle “belle” do la mia “besciamella…”.
Cantando questo mio ritornello…

Il cartoccio alle “mandorle” passava e, agrodolce, leccava “gelati al limone”…
al 21 del mese, tal gigolò riscuote lo stipendio di come sempre lo “appende”,
pensavo alle vostri madri e le rivedevo senza vestiti,
la più bella era “nera” coi “fori” ancor da “ripassate”,
all’uscita dal culo, i cazzi si vendevan ad altre labbra,
il mio restava a guardarli cercando i raggi per “mirarle”,
poi afflosciato mi ritiravo a scop(pi)ar con la demente e le sue tare al darlo,
e alla “sega” con lei di “microfono” tu mi chiedevi perché non la urli?

Che ano è,
che gioia non è,
sì, non è più tempo di trombette
né di “tifar” con te, dammi del tu o anche del tè,
meglio se le tette,
come vedi le mie mani tremano ancora,
perché sono eccitate…
“Aiutami se non riesco a tirartelo fuori”…
In fondo alla rubata “anima”,
ho culi immensi
e “amore intenso”,
anche se non lo tendo dietro le tendine,
sono qui al vizioso circo come un elefante nel tendone…
ho “grinta” da vendere, acuisci i miei “tendini” da leonina…
hai visto che sono un “volpino?”…

Sono un latin lover,
ma non guadagno una “figa” manco di crepacuor’,
figurarsi quelle di Leonardo DiCaprio… lui mangia tutte le “faraone” coi dollaroni e una vacanza italiana vicino al più grosso “fenomeno” da faro, farò e faraglion’. Altro che il Falotico!
Tantomeno un cazzo.
E quindi “Vaffanculo!”.
Per star dietro alla poesia, questa è stata la ricompensa mia. Mi hanno ridotto come il compensato!
E neanche ho i soldi per la minima spesa.

Verso la fine del “testo”, della lyric, ho perso un po’ di smalto. Le rime non baciano. Figurarsi se scopano.
Lo ammetto. Ma comunque che puoi dirmi del resto?
D’altronde, per il mio genio non ricevo una lira…
Figurarsi l’arpa eolica, prenderò un elicottero e cagherò in testa a te sulle Eolie assieme a delle fritte fenicottere.
Sì, devo tirar gli artigli e le “unghie”.
Come no.
Prevedo, più che altro, un altro farmacologico coma.
Sono polemico e rancoroso? Senza Cuore?
No, i miei sono originari di Pomarico, provincia di Matera.
Ove gli uomini sono veri. Duri e da cime di rapa, essendo limitrofa la Puglia.
Mie orecchiette da pugnette, non getto la spugna.
E tu, fascista del Nord “lavoratore”, pigliati il nasino bugiardo con tanto di pummarola in coppa.

Altrimenti, altri pugni in testa!

Ecco il “lavoro sporco”.

Ti è piaciuto!?

Come si dice a “Bulagna?”.
Hai combinato un paciugo.

E io ti ripulisco merda!
mo’ che succederà?
Che ho fatto goal alla facciaccia tua!

Dico io basta alla mia malinconia, se mi va!
Se no, ti spacco la faccia.

Adesso, piglia la tua puttana e falle ascoltare tutta la discografia. Altrimenti, la graffio con la puntina.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Miss Detective (2000)
  2. Zatoichi (2003)
  3. The Score (2001)
  4. Shutter Island (2009)

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