Buon compleanno, Michael Mann e inculate al sangue!

06 Feb

di Stefano Falotico

Della sua signorilità, ne son pieni gli oceani dei temerari che, veleggiando in sue dinamiche incendiarie, compreranno assolutamente, inderogabilmente il mio libro a lui dedicato, “Fracture, la Luna marmorea…”, disponibile in cartaceo per “accartocciarvi” nel mar fantasioso della mia poesia cinefila mesta, forse irrequieta, ai tempi d’ogni templare ardito in vene metalliche di carrozzeria oggi pesante domani (caval)leggera.
Leggere è un ordine futurista da non prender legger-mente, abbinato al Cinema distopico, di stroboscopie manniane. Manhuntersei solo agente Vincet Hanna, mani in alto McCauley Neil! I suoi adepti respireranno l’aria salubre della “malasanità” in celluloide vivace, scoppiettante, fra dualità (a)nemiche ed ere contro i colletti bianchi, l’incarnazione rivoltante della squallida cera delle carnali e non sognanti cere.
C’era una volta… Sergio Leone, poi lo Zio Sam e quindi Friedkin. Poi, fu la (s)volta di Mann, che io congiungo a idolatria mai del suo Cinema sazia, in quanto saccente e schierato, a tambur battente, contro una famiglia di dementi, (tele)guidata da un padre, spacciatosi per giornalista e invero portantino dell’ANSA, oggi in patetica, flatulentissima e pantofolaia pensioncina, su scoregge a iosa della sua bor(i)a nazifascista da bolognese della malora, trapiantato con una moglie più loffia delle cicorie di Bari, eppur proveniente dalla Sicilia con limoni della sua secca frigidità. Ah ah!
Sì, io adoro Mann contro tal nucleo d’infelicità e ne son sfacciata, a “frontali” come i suoi inseguimenti mozzafiato, spericolatezza dell’essere “socialmente pericoloso” a inondarli di schegge in faccia, da merdosi che se le meritano di gran strombazzate.
Scabrosità falotica! Perché osanno Colin Farrell, conclamato erede di Don Johnson a inchiappettarli con sterzate feroci su ciuffo di gel alla cazzo di cane d’attore mediocre, dunque che buca lo schermo, che è da ficcante corridore in ogni vostro ipocrita corridoio. Ed è corrivo, sì, fottuto a sbattervelo al Gong (Li) da ultimo dei mohicani.
Michael Mann, battete le mani!
E spaccate culi e teste, anche di testacoda, di Heat!
Io sono un cyber!

Racconto tiepido come una botta devastante!

L’astrazione del caos e della “necessità”, cioè il pene (e)rettile di tal teoria (ba)lorda, innamorata davvero, eccome, eccolo… sparire in modo magico nel buchino del dottor con la “cappella” a cilindro…
In smoking e di papillon di grand’affare…, dissimula il pancione con il panciotto. Fiero-felpato, cammina tutto impomatato, ippopotamo però su portamento “di classe”, ricco a uscirgli da tutti i buchini…
Ma il mio “cowboy” (non) ci sta, con far “ficcante” (s)frega il lestofante elefantone a gambe “levate” e in mezzo, strafottente, scrotale di budella a mio inacidirlo…, dentro va di “(ca)risma”.
Sì, questo tizio tozzo, che beve col mignolo posato dalla tazzina del caffettino, lucidato in bicchieron di vetro, incontra me, il menestrello a “inzupparlo” di minestrone.
Mi dà della zucca vuota, al che gli propongo un quiz:
– Sa cos’è l’astrazione del cazzo?
– No, e detesto la sua volgarità.
– Eh già, lei è giornalista delle testate…
– Dove vorrebbe andar a parare?
– Lei (s)parla eppur ce l’ha parato. Carta straccia e bianca come la merda. Ma io le ripeto la domanda. Sa cos’è l’astrazione del cazzo?
– No, grazie. Preferisco non saperlo.
– Sì, ma io so e glielo voglio “dare”, scusi, volevo dir appunto dire…
Ecco, astrazione non sta per sparizione ma ermetica elevazione… siamo d’accordo? Bene, a (c)ottimo…, ora… se c’è, in senso fisico e della quantistica fisica, eppur non c’è ma è altrove da qualche altra parte…, dove potrebbe essere-non essere?
– Lasci stare. Ah, è una zingarata, una cazzata…
– No, un’inculata. Spiegata l’entrata dello sparito eppur presente (in)giustificato.
Lo sente?
– No, badi al suo culo.
– Sì, ma lei badi a questi manigoldi vicino a me. Ciao.

  1. La fortezza (1983)
  2. Cyber (2015)
  3. Nemico pubblico. Public Enemies (2009)

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