Lo scandalo Weinstein travolge anche De Niro e O. Russell, mentre la Everhart non voleva il porcello Harvey, un man ever hard

14 Oct

Angie Everhart Max
Sì, notte turbolenta, di mal di pancia insostenibile e insonnia perenne. Ma io, in quest’Ottobre decadente, veglio sulle anime dei peccatori e le forgio alla dignità che persero, aspergendo le mie sigarette da fumatore incallito nel posacenere dei loro errori colossali. Eh sì, come sappiamo, il produttore di parecchi kolossal, Harvey Weinstein, è stato un “macellaio” peggiore del “suo” Daniel Day-Lewis di Gangs of New York.

Un’altra donna(ccia) accusa il produttore, che oramai fu, di aver abusato di lei. Il suo nome è Angie Everhart, una rossa di fuoco che non accettò le avance di Harvey che, comunque, in maniera non irrisoria da “puro” irredento, si masturbò davanti a lei. Insomma, in questo devo dargli “atto”. Anch’io mi masturbai su Angie quando, ignuda, comparì sulla copertina di un vecchio Max di Agosto. Sì, fu un onanismo di cui mi “macchiai”. Ah ah. Ora, Harvey è ingiustificabile e, invece che essere un produttore di tutto punto, scopriamo che era un maiale di “tutto pugno”. Ah ah. Ma anche la Everhart non è certo una che di mestiere fa la suora. Celebri infatti le sue relazioni con Sylvester Stallone e Kevin Costner, e sin qui ci può stare, essendo stati, rispettivamente Sly e Costner, degli uomini di una certa prestanza fisica. Ma incomprensibile invece perché la Everhart per anni fu “affiliata” a Joe Pesci, più basso di lei di trenta centimetri e probabilmente non possedente un uccello di altrettanta lunghezza. Ah ah, questione di soldi. E Angie ha sempre puntato a quelli, dall’“alto” dei suoi tacchi vertiginosi in cerca del trampolino di lancio. Fregandosene se il compagno era, “sensualmente” parlando, un cesso o un tappo. Quindi, proprio lei dovrebbe tacersi. Avrebbe venduto anche la sua ultima confezione di smalto per le unghie pur di partecipare a un film da “Oscar” per smaltare la sua filmografia. Harvey medita il suicidio, e per colpa sua non produrranno più la serie televisiva con De Niro e Julianne Moore perché Amazon, che avrebbe dovuto finanziarla assieme a quel che oramai resta della Weinstein Company, dopo tanto scalpore, si è tirata indietro. Ciò che mai ha fatto Harvey. Lui lo tirava e basta, senza mai “ritirarlo”. Ah ah.

Insomma, Harvey l’ha fatta grossa da “grassone”. E io, adesso, vado a mangiarmi i grissini.

A conti fatti e a coiti disfatti, la rossa Everhart, forse, voleva la parte di Julianne Moore. Ma non si è lasciata fare e ora non se fa più nulla.

Dopo questa puttan(at)a, vi lascio con questo pensiero. La scena iniziale di Blade Runner 2049, quella dell’orto botanico col Bautista, mi ha ricordato che le donne innamorate non smetteranno mai di comprare le rose rosse nella serra di Via Agucchi. Poi, scoprono che i loro compagni vogliono farsi una come Angie Everhart e scrivono alla clinica ove Weinstein è attualmente in “cura”, per “sostenerlo” un po’.

Sono cinico? Sono un uomo di mondo, e certe cos(c)e non mi stupiscono.

TALES FROM THE CRYPT PRESENTS: BORDELLO OF BLOOD, Angie Everhart, 1996, (c)Universal

TALES FROM THE CRYPT PRESENTS: BORDELLO OF BLOOD, Angie Everhart, 1996, (c)Universal

 

di Stefano Falotico

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