Strani messaggi, ragazzi, non svendetevi mai

18 Oct

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Rimango sempre più esterrefatto e questa realtà “competitiva” mi sconvolge, altera sensibilmente perfino quella mia intima, sognante-idealistica visione della vita per cui nacqui e, nonostante le delusioni e le ferite infertemi, non mi abbandonerà mai. Sì, nascere speranzosi che il domani sia allettante, poi scoprire durante il cammino che la vita è piena di ostacoli e, anche se hai talento o t’impegni per realizzare questi tuoi sogni lodevoli, attorno a te ci sono delle sanguisughe. Interessate soltanto a spellarti, spennarti, desideranti che tu spilli tanti soldoni per “ritagliarti” inutili attimi di celebrità. Gioie effimere a cui molti abboccano, sollazzati da facili illusioni e promesse che, stringi stringi, si riducono soltanto alla svendita di sé stessi.

Stamane, sorprendentemente, vengo contattato da una che si professa un’agente letteraria. Mi dice che una “famosa” radio del milanese è interessata a promuovere gli autori italiani e a concedere “meravigliosamente” loro dei gratuiti spazi pubblicitari, da inserire nel loro archivio, con interviste di mezz’oretta veloce veloce da mettere “a vita” su YouTube. Mah, perplesso, chiedo informazioni. Al che scopro che al solito c’è la fregatura. Per essere intervistato da questi “professionisti”, ripeto, per un’intervista a una radio che, sostiene lei, essere famosa ma invero non ascolta nessuno, una radio locale che campa di questi miserissimi espedienti, che dura una manciata di minuti, dovrei dare settanta Euro. E mi dice, si ricordi, è come se fosse gratis, 70 Euro sono niente, è tutta promozione “regalata”. Ora, ammetto anch’io che settanta Euro non sono certo una grossa cifra, ma lo sono quando si parla di cultura, che dovrebbe essere sempre tutelata dalla più spontanea diffusione, dall’amore per l’Arte disinteressato, dalla voglia di fare “intrattenimento” intelligente. E invece vi è sempre sotteso un interesse economico, che sia grande o piccolo non importa, è il principio sbagliato, orrendamente funesto.

Insomma, prendo ancor più coscienza che la “musica” non cambia. A Hollywood la davano a Weinstein per ambire a film importanti, qui, in maniera forse più microscopica ma egualmente aberrante, dobbiamo darci al primo o prima che capiti per avere i nostri insignificanti 15 minuti di celebrità.

Le riviste di Cinema, peraltro, che un tempo erano serie e fornivano approfondimenti culturali non da sottovalutare, invece, oggi scrivono belle recensioni solo perché pagati dalle case di distribuzione.

Sempre più triste, oggi vedo anche il trailer di Hangman con un Al Pacino ai minimi storici.

In mezzo a queste compravendite, resto atterrito, e torno in cucina a fumare una sigaretta mentre il caffè mi ricorda che non posso bermi troppe amarezze con lo “zuccherino”, perché soffro di colesterolo e mal di pancia, di rigetto, verso questa gente.

di Stefano Falotico

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