Nella taverna delle mie angosce, risplendo e gioisco di savio ardore, di lindore rifulgo eppur ancor giustamente “fuggo”

16 Dec
PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION.

PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION.

 

La vita. C’è chi vive senza sapere cosa sia, senza interrogarsi sul suo senso profondo e allora abbisogna di Woody Allen che gli spieghi con La ruota delle meraviglie che siamo tutti vittime e carnefici del nostro destino, ci arrabattiamo, arranchiamo, tra euforie, slanci amorevoli, amorosi e romantici, cadiamo, ci rialziamo, veniam (d)elusi e quindi, nonostante tutto, come in Miserere, alla vita brindiamo. Allettandoci di quelle piccole, estemporanee gioie che dan calore alla nostra anima, nonostante col tempo proprio le nostre anime si son imbruttite, nell’involgarimento ci siamo appiattiti, a squallidi lavoretti, per la “menzogna” del bieco tirare a campare, giocoforza ci siamo adattati, perdendo il gusto della sincerità, della più spontanea ilarità, assillati da patetiche quotidianità che hanno dimenticato la mortalità.

Sì, siamo esseri mortali, ma molti se ne scordano. Allorché tutti, me no, si affannano a primeggiare, a stare sempre sul pezzo per fregare chi è più “lento” o solo dondola magnificamente nelle sue sane solitudini angoscianti. Ah, l’angoscia… sentimento che affatto ripudio, in grembo lo serbo e di cui non sono scevro. Son suo servo e, asservendomene, non mi compatisco se con tanta foga lo inseguo. Non biasimate questo “pover’uomo” che son io, mentre quasi tutti voi vi accapigliate in giochi competitivi in cui vi scambiate offese e di ripicche, gozzovigliando, v’incaponite, puntando i piedi e restando, nell’anima oramai corrotta, appiedati. Oh, datemi pure dell’appestato, io mangio la pasta col pesto e il prossimo mai calpesterò, essendo uomo che è già troppo preoccupato del proprio malessere per avere il tempo d’infestare e insudiciare le anime degli amici e dei nemici che alle volte mi stanno appresso. Sì, sono spesso depresso se per depressione intendiamo quel moto appunto “biasimevole” dell’animo che molte volte induce alla malinconia e non ama i “vincenti” come l’ex Duce.

Ah, la malinconia è quel cuore che, stanco di troppe frivolezze e sciocche noie, di notte proprio si rincuora a burlarsi un po’ di tutto, da pagliaccio di cor(te) si camuffa e agli occhi degli altri appare buffo. Oh sì, sbuffo essendo un Puffo, un bluff persino per me stesso, ma meglio di tante merde che si fan chiamare prof. e maestri e invero, di panza piena e appetiti sessuali da maniaci, vivono divorando chi non rispetta le loro regole mendaci, ipocrite e vanagloriose.

In questo mondo siamo tutti matti, chi più chi meno. Il meno matto è colui che ha reso il suo solipsismo qualcosa di valido agli occhi degli altri. Pensate ai grandi registi. Erano tutti in qualche maniera ossessionati dai soliti “argomenti”. E ci giravano sempre attorno, girando appunto quasi sempre lo stesso film, modificando solo la trame e ambientandolo in epoche diverse. Fellini stesso dichiarava che in realtà aveva fatto sempre lo stesso film. Di nostalgie sulla sua giovinezza perduta, pieno di donne, grasse o magre ma comunque “atipiche”, caciarone e zoccole, di sogni mischiati alla fantasia variopinta di quest’incubo mortale, spesso così falsamente morale, che è la vita. Ma nessuno ha mai accusato Fellini di essere matto. Perché aveva adattato la sua follia a un principio di realtà. Cioè aveva “prodotto” film, film che la gente vedeva e amava e che la Critica adorava. Altrimenti, sarebbe finito in manicomio.

Oggi, siamo ahimè invasi dalla “normalità”. Quelli che si dichiarano anormali sono poi i peggiori. Si viene a scoprire che sono i più conformisti, i più zuccherosi e falsi, buonisti da quattro soldi, e che semmai odiano i film “violenti” perché sono un “cattivo” esempio per le nuove generazioni. Che assurdità. Avercene di serie come The Punisher, secca, senza fronzoli, qua e là un po’ lenta ma girata da Dio, piena di eccessi, d’iperboli improponibili che diventano assolutamente verosimili perché è un cinefumetto e quindi appassionatamente vi crediamo, per il suo antieroe tifiamo, al suo rambistico essere uno spare part ci affratelliamo.

Ma chi ha trasformato questo mondo in questa spazzatura di frasi fatte, di patetica retorica e melensaggini agghiaccianti? Ah, saranno stati gli psicologi. Mamma mia… terribili. Ne ho conosciuti un sacco, alla fine a loro interessa che tu vuoti il “sacco”, anche la scrotale sacca, visto che danno pastiglie che sedano la sessualità troppo “ruspante”, vogliono che tu sia un soldatino “a modo”, che sappia stare compostamente al mondo e che sia efficiente e produttivo. Che orrore. Le menti più creative e fervide sono state e sono le menti di persone sganciate dalle aberranti, mostruose regole comuni, pensate a Scorsese.

Solo a un “pazzo” come lui sarebbe saltato in mente di fare un film come L’ultima tentazione di Cristo. E Dio l’abbia in gloria. Scorsese produce Arte, produce idee, produce verità, non chiacchiere da divanetti, non fazzoletti per consolare le vecchiette, non “cioccolatini” per persone affette da deficienza, da tonteria, da una visione buggerante del mondo. Sì, non ho inventato io il termine tonteria, sebbene il wostro word vi darà errore, esiste eccome… significa alloccaggine, scemenza, idiozia. E questa società è piena d’idioti, io vi dico, che si credon geni solo perché guadagnano un mucchio di soldi.

Di mio posso dire che son mezzo squattrinato ma ho talento da vendere. Anche quando voglio dormire per giorni interi e spegnere l’interruttore per anni.

 

 

di Stefano Falotico

Tags: , , , ,

Leave a Reply

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)