Lezioni di maschilismo parte quinta: diffidate dalle apparenze

08 Jun

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Persevero in queste mie disamine, affascinato dal lato oscuro dell’uomo.

E mi stupisco di come questa società, che si professa a chiacchiere aperta, sia invece ancora così provinciale, bigotta, pettegola, ossessionata da falsi valori come l’apparenza e il più ripugnante estetismo sterile e controproducente.

Ero in macchina, con sguardo assonnato, in mezzo al traffico. Al che vengo fiancheggiato da una macchinona di tamarri, con la fighella trentenne del “boss” alla guida, donna gagliarda, come no, dalla pettinatura punk di maniera, che alla mia vista è scoppiata a ridere fragorosamente, puntandomi il dito e divertendosi da matta (quale probabilmente è ma ne prenderà coscienza fra dieci anni quando il tipo la lascerà e si farà assistere “socialmente”, non dall’USL ma mendicando pompini sulla strada) assieme alla sua gang che, stimolata dalle sue risate, ha volto lo sguardo verso la mia faccia e, neanche se avesse visto Jim Carrey nelle sue smorfie migliori, si è scompisciata in risate denigratorie, offensive, raccapriccianti.

Molte donne, mi duole assai dirlo, sono così. Frivolette, stupidine, sciocche da morire. Poi si svegliano e capiscono che, anziché guardare L’Isola dei famosi, mangiando yogurt con le ciabattone, anziché cantare come delle dannate nelle loro case nei momenti di frustrazione massima, avrebbero dovuto leggere qualche bel libro di tanto in tanto. Ma forse neanche questo sarebbe servito. Dopo aver letto qualche libro, la maggior parte delle donne si prende maledettamente sul serio e comincia ad assumere atteggiamenti profondamente snob. Alcune di queste addirittura si danno anima ma soprattutto corpo (basti pensare alle parlamentari di Berlusconi e company) alla Politica, ammorbandoci con la loro ostentata, falsa cultura da radical chic.

Perché se citi loro un film di John Carpenter ti scambiano per Michael Myers e ti consigliano di andare da qualche psichiatra. Psichiatra che, non vorrei fare di tutta erba un fascio, venendo spesso da studi prettamente tecnici e teorici, privi di qualsiasi umanismo, non sarà affatto umano con le tue meravigliose “diversità” e ti educherà a far soldi, irreggimentandoti in un lavoro socialmente “retto”, e t’impronterà al totale materialismo dell’anima. Che, depurata da ogni sana inquietudine, da ogni bellissima sua peculiarità, anziché amare Carpenter si darà a Paolo Genovese. Sì, un genio contro uno che si crede un genio ma non gli darei in mano nemmeno una reflex non solo della Minolta ma nemmeno di mia nonna morta. Comunque mia nonna non ha mai avuto una macchina fotografica ma le bastava guardarti dieci secondi per farti la foto. Ah, gran donna, cazzo.

Molte donne sono superficiali, in un uomo guardano la sua “potenza”… di acquisto, in ogni senso lato, soprattutto del loro B offerto in prostituzione della dignità residua. E vogliono la bella vita. Bella vita per loro significa villa e lusso, pellicce e gioielli, mangiare “magro” per non ingrassare e soprattutto vivere da merde, nel menefreghismo più assoluto. C’è un povero che si vuole suicidare? Loro sbuffano, tanto son cose che succedono. C’è uno studente che vuole cambiare il mondo? Gli danno del poveraccio illuso, ah, poverette. E via di patenti e offese.

L’altro giorno una mi attacca, definendomi banalmente sfigato. Perché lei, si capisce, è arrivata alla cima… delle stronze. Per non sentirsi inutile, lavora, eccome se lavora. Con la sua voce da sacerdotessa del piacere, stupra le migliori cover italiane, si, lei sostiene “orgogliosa” che è una cantante di classe! Sì, per il compagno con l’Audi e per quei rimbambiti con gli stuzzichini che la “ammirano”, le urlano che è “grande” e sognano di sbatterglielo nel culo.

Questa è la sua vita del cazzo, ecco cos’è.

Mi raccomando, streghe, continuate pur a rimanere fra quelle che non sapranno mai la differenza fra l’originale e Rob Zombie, e se vi dico David Gordon Green pensate sia Brian Austin Green, uno dei ragazzotti sui cui avete fatto le vostre prime “esperienze, diciamo, tattili…

 

di Stefano Falotico

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