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Stasera a casa di Alice… nel paese delle meraviglie


09 Apr

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Sì, credo proprio che sia una società da svecchiare e il grosso problema non siano i giovani ma una generazione di “adulti” cafoni e boriosi, asfissiati dai loro stessi privilegi putrescenti e dunque asfissianti nei confronti di un mondo già cambiato, che si ostinano però a non vedere, opacizzando, elidendo dalla loro vista tutto ciò che in qualche maniera possa infastidirli, turbarli, scompensarli.

Una società che prometteva tanto e ora fa i conti con la sua pochezza.

Ma quando è iniziato tutto questo? Forse con Carlo Verdone. No, non sono impazzito, non sono mai stato lucido come lo sono ora ad affermare ciò.

Indubbiamente, il buon Carlo, raccomandato da Alberto Sordi e col beneplacito di amicizie di “rango”, riuscì a finanziarsi i primi film, assurgendo a nuovo comico macchiettistico, e incarnando il modello del moderno gaglioffo che stigmatizzava i tic dell’italiano medio, e devo ammettere che alcuni suoi “sketch”, alcuni suoi siparietti, soprattutto degli esordi, erano apprezzabili e inducevano alla risata. Quella risata bonaria di chi si riconosceva nei suoi ritratti spietati anche se, ripeto, caricaturisti, delle vignette animate dal suo corpaccione imbranato, la versione più affabile e meno incazzata di Fantozzi.

Poi, si montò la testa, e volle girare film a metà strada patetica fra la commedia all’italiana, la critica al costume del nostro Paese e la trita, scontata sociologia più superficiale e alla buona, per prendere da tutte le parti, e spacciarsi per “autore”, riempiendo le sue pellicole d’insulse banalizzazioni, commedie moralistiche, tediose, recitate da attori radical chic come lui (tant’è vero che Sorrentino lo piazzò nei suoi salotti de La grande bellezza, non a caso, perché Verdone è il prototipo del borgataro che però si crede anche artista a tutto tondo…,  ça va sans dire, classica espressione da borghesucci con le pezze al culo che usano francesismi per dar un tocco di “classe” al lor parlato invero retrivo).

E vennero fuori film osceni, di cui dovrebbe vergognarsi fin a quando creperà. Roba agghiacciante come Il bambino e il poliziottoMaledetto il giorno che t’ho incontrato e soprattutto Stasera a casa di Alice, apogeo della penuria del Cinema italiano nella sua accezione più negativa quando si vuol prendere troppo sul serio e alza il tiro, scontentando ogni tipo di pubblico. Perché “Cinema” di questo genere è il peggio del peggio. Ornella Muti, attricetta da Celentano, una “bisbetica domata”, ecco che fa la spogliarellista de no’ altri ed entra in scena anche Sergio Castellitto, altro esempio incarnato dell’attore che si è sempre creduto un talento, un intellettuale di spicco, e invece è il modello per “eccellenza” del tipico interprete bravino che però mai lascia il segno, e nemmeno le collaborazioni importanti, come quelle con Ferreri, Amelio o Bellocchio, l’hanno migliorato, l’hanno elevato semplicemente dall’essere solo un irrisorio e mediocrissimo professionista insipido e a mio avviso pure antipatico. Tant’è vero che è sposato con la Mazzantini, una che si crede Grazie Deledda e invece scrive “rotocalchi” in forma di prosa da annoiata frustrata.

 

A casa di Alice… film indigesto, paurosamente volgare perché si affanna tanto a non esserlo e invece nella sua finta “modestia” è così insopportabilmente popolaresco, ruffiano, in una parola borghesemente mostruoso.

 

Ma chi sono questi borghesi? Oh, ne conobbi a bizzeffe. Gente il cui sport nazionale è accanirsi sempre sul prossimo appena non rispetta i suoi parametri, del tutto arbitrari e mendaci, di “giustezza”.

Gente che, se sei un giovane con le tue libere idee, in fase di crescita cerebrale-emozionale, nel pieno del suo sanissimo turbinio inquieto, e dunque un po’ “ribelle” in maniera saviamente innovativa, ti dicono che sei un mezzo criminale, un pericoloso sovvertitore, un malato… e ti mandano la locandina di Cobra, con quella scritta “storica”… TU SEI IL MALE, IO SONO LA CURA. Insomma, degli psicopatici talmente inappagati che la voglion far “pagare” a chi è solo “malato” delle sue creatività. Che sono a volte burrascose in quanto carne viva dell’anima, quella vera, senziente e sanguigna.

E ti subissano delle più pusillanime, irriguardose, depravate offese, trattando te da debosciato perché non sei un fascista che si permetterebbe mai di ledere le libertà inalienabili altrui. Questi invece semmai ti dissero che o ti adattavi al bieco porcile, alla più squallida trivialità piccolina, oppure ti avrebbero tagliato le palle o te le avrebbero fatte “crescere” a botte di altre umiliazioni e “sedazioni”.

Ecco, ho fatto la ristampa del mio bellissimo libro Fantasmi principeschi, e sapete perché? Ora, l’impaginato era perfetto, di una perfezione da lasciar basiti di meraviglia, ma in quarta di copertina, nelle note bibliografiche, una “e” di separazione fra un titolo e l’altro era in corsivo e si poteva confondere coi titoli stessi. Dunque andava “normalizzata”.

Sì, sono un “maniaco”. “Patologia” tipica delle persone che quando fanno una cosa la fanno bene, con classe immensa, con raffinatezza immane.

So solo che certa gente, come Carlo Verdone, andrebbe presa a calci nel culo. Fa danni immondi e bestiali a chi non si adatta alla sua visione grettamente perbenista non solo del Cinema ma della vita.

E allora evviva il Cappellaio Matto!

 

 

di Stefano Falotico

COBRA, 1986. (c) Warner Bros..

COBRA, 1986. (c) Warner Bros..

Ad Iron Man ho sempre preferito Batman


11 Mar

Downey Jr. Iron ManBatman

“Marcio”. Marcissimo di marcia sul “pipistrello”, ch’è sempre meglio usar l’“attrezzo” della “carrozzeria” a(r)mata piuttosto che celarsi dietro una faccia di bronzo…

Nessuno si salva da solo? Forse sì, anche no, sicuramente non si salverà da Scamarci(o) con una che “Trinca”, bevendosi l’ennesima delusione di Castellitto, a cui preferirò sempre un castello con le streghe rispetto alla moglie Mazzantini, da prendere a mazzate, regalandole il “premio” Strega per averci ammorbato con un’altra storia di “peste” e corna da Lipton Ice Tea, la bevanda prediletta da chi adora i piccolo borghesi più noiosi degli inglesi all’ora del mio “Tiè!”.

La solitudine, invece, rende l’amarezza zuccherosa ed è meglio la mia cap(r)a da zucca rispetto alle zucchine e alle feste di Halloween, ché Berlusconi è stato assolto dalle concussioni e dalle prostituzioni minorili mentre io vengo “accusato” di essermi (pro)sciolto per una vita da non prostituito alla massa di “prosciutti”. Vita di fighetti, ricottine e cottarelle, meglio la “bruciatura” di scottarsi con chi non (s)conta la realtà di bolliti e “Cotto e mangiato”, ricette per “casalingue” ero(t)iche quanto una Parodi semi-“scocciata” di cosciotte al “pollo” tifoso della “Zebra”, Caressa, uomo “caro” a chi ama i telecronismi appunto da “Te” negli spogliatoi e non darsi, di fair play, il “Tu” in campo, perché i calciatori, di “palle” e (at)tributi con le tribune piene, si svuotan le “palle”, (s)calciando sui menischi ambidestri di “falli” in regola “piena”, compresa la punizione dell’area di “rigore” non tanto (im)morale quando (s)batton sotto l’incrocio dei “peli” una “velina” comprata durante l’intervallo pubblicitario, (s)vendente il “Pibe” di “modelli” in mutande per il pubblico pube(scente).

L’amore è stucchevole, lo sanno i “Coldplay”, il cui cantante ha chiesto il divorzio all’oziosa Gwyneth Paltrow perché troppo innamorato di Tiziano Ferro, una coppia da “(In)canto”.

Gelo lo stupore nella mia “psicopatia” da uomo di notte, passo le serate senza passere e non credo che mi passerà, miei passerotti solitari.

Robert Downey Jr. mi sta infatti, in “fallo”, sul cazz’. È un puttaniere “mascarato” a cui va sempre “dritto” tutto tutto…, mentre il bel Bale non se lo caga nessuno/a, tranne la gatta morta di Catwoman, una andata da un pezzo di manzo alla Incredibile Hulk, non è Balotelli ma il “vendicatore” di ogni donnetta alla Scarlett Johansson, dalia nera che te lo fa “venir” scarlatto, “scardinando” ogni difesa da “scudiere” alla Captain America.

Sì, sono cinico, dunque notturno, idolatrante la misantropia misogina e il fascino di chi non deve chiedere mai… alla Luna di esser fastidiosamente solare.

Meglio la solitudine alla Solaris a questo “lampadato” di Iron Man.

Meglio l’uomo “debole” che ama il suo “gentil sasso” scagliato alle finestre degli “estrosi”, quelli che si dichiaran creativi e poi s’indeboliscono soltanto se i lor capelli perdon il pelo e non il vizio della Cre(a)tina.

Con questo mio, “deposito” la mia ur(i)na, spero che i poster(i) mi sian amici da perenni teenager senza manifest(ant)i politici.

Meglio una vita fredda da Polo Nord rispetto all’“Isola dei Famosi” di Siffredi mai freddo “lì”, ficcante un po’ ad Est(e) e anche a “sud(ato)”, offrendo alle sue concubine una tazzolina di “macchiato” caldo.

Come si sta bene senza “pene” da uomini “vin(cen)ti”.

Come si sta da Dio nel dolce fa(r) niente.

A temperatura (in)stabile, zero gradi Fahrenheit, senza donne “in gamba” che si “scaldan” con la farina della tua sacca scrotale.

Prendiamo a pugni un “Saccottino”, questa vi(t)a non è da Mulino Bianco.

Io lavo i miei panni (s)porchi, il mio film preferito è Taxi Driver, tu guarda Porky’s.

“Cari” cafoni porcelloni pazzi da quelle di porcellana, meglio un “porcellino” alle par(ti)celle vostre, meglio un salvadanaio (s)carico rispetto ai pet(t)i delle vostre ai(uol)e.

Ahia!

Faccio male? Meglio che mangiar le marce mele.

Facciam Melin(d)a?

 

di Stefano Falotico

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