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“Barfly” secondo Stefano Falotico


12 Dec

    Mezzanotte con Charles e Charlie Brown

 

C’era una volta un grigio topo Gigio

Un Tempo, non molti anni fa, visse Charles Bukowski, gaglioffo, perdigiorno,post del suo office mobile e vago da vagabondo. Fu unico nel suo genere e nella sua posa trasgressiva per Natura e non per anticonformismo di maniera, come invece va di moda oggi. Rabbioso, cinico eppur romantico, perché il suo amore nasceva dalla solitudine, dalle emozioni rubate di baci sognati e poi spellati, storia sua personalissima di angoscia, di calci alle porte, di guascona risatina beffarda per esser irriverente prima di tutto a se stesso, quindi autoironico per dar schiaffi in culo a tutto senza riverenza. Quale timor reverenziale! Ti scaravento in bocca a Satana, mio “reverendo!”. Svaccato e poi elegante anche quando, “nudo”, danzava innamorato di prostitute nell’America sempre puritana e stronza. Che ti sbatte le porte in faccia se non t’affacci “come si deve”, “presentabile” di tutta classe bifronte. Egli ti prendeva a testate perché testardo, il classico testone. Per questo mi piace, mi rispecchia. Non sono un tipo facile né affabile, affamato sì, detesterò appunto sempre i “brillantoni” che poi, a conti fatti, hanno un cazzo che tira solo ove (con)”viene” il vento della vena arrivista e affaristica.
Così, un po’ cane, un po’ briccone e un po’ riccone della mia anima, che ha poco da spartire con chi le spara a freddo, i cosiddetti estranei che si permetton sempre di giudicare e farsi (ah, se le fan’ tutte, “bravi”…) proprio gli affari altrui. Sporcaccioni, Bukowski era ed è Chinasky e, come ogni Henry, ti è “pioggia di sangue” di fauci spalancate a sputarti la verità e a sperare che, un Giorno, aprendo il giornaletto ove tu, pennivendolo, scribacchi ben (ap)pagato, possa trovare la tua foto con tanto di memoriale funebrissimo di tal, già (gialla…), scritta: “Ieri, in seguito a un incidente spaventoso, è crepato il figlio di puttana e noi, suoi colleghi che non potevamo licenziarlo in quanto gran lecchino, andremo a festeggiare rallegrati da tal notizia che l’ha ficcato all’Inferno, luogo deputato del suo corpo da maiale, in cui sarà finalmente traviato come voleva nella sua vita da merda. Nella terraccia è internato. Eternamente!“.

Distinti saluti,
un nobile, al di là delle miserie collettive e dei colletti “bianchi”.

P.S: “Sentite” condoglianze al defunto, sarò io a “celebrare” il suo funerale e a scavargli la fossa. Mi chiamano il becchino. Modestamente, lo beccai prima d’esser beccato dal Diavolo che gl’infilerà il forcone su per…
Sì, ti mischi a certa roba, gente svelta a parole e poi a buttarla in rissa appena si “scortican” le loro certezze, che io reputo lecito annacquare, infilando i caproni nel lavello. E lavarli con approfondita “analisi” mentale, al fine di “appurar” che tornino, torchiati e non “torniti”, lindi come un Tempo quand’eran floridi e briosi di soave innocenza. La ripudiarono con repulsione appena entrati nell’età “adulta”, ove son adesso avvezzi al cazzeggio in tinta “pulita” dietro pose fanfarone da “signori” della più “altolocata” borghesia frivola. Frivolo per me è sinonimo di odio che “spingo” nel cesso, posso respinger tale sentimento per un po’ e “biascicare” le loro recite parrocchiali, di predicozzo, salvo pentirmene immediatamente senza inchini e senza voler risalir la china. Son io che li schieno, e il malfattore, ora ben nascosto, ammetterà i suoi vili scempi, prostrato d’implorante perdono se giugular vorrà preservarsi da una lama inferta con sottil “acume” parimenti uguale al suo “alto” disprezzo verso chi, a tal sociali animali, non vuol proprio omologarsi né “accollarsene”… le ridicole buffonerie tanto “fighe”. Sì, integerrimo al Verbo del mio Io, son trino a sbudellarlo senza calma e senz’indugi con fiuto da segugio ove lo scoverò mentre starà scopando altra “vacca” di sue “varichine”, nell’ingrediente miscelato tutto “spensierato” del suo pen’ “censurato” con decisione “recisa”.

Perché così nacqui, e tal morirò, senza se e senza ma, con un plateale menefreghismo al suo “eroico” esser “adatto”. Io m’adatto a me e, chi non mi vuole, sarà azzannato e non più s’azzardasse.
Io accelero e non intendo attenuarmi.

No, meglio il nero dei negri, qual la maggioranza è “bellina” e abbronzata. Osservate il mio fisico bronzeo e sarete rapaci di Riace.

Sì, porto avanti una guerra da anni contro una famiglia di criminali calunniosi e costoro avrebbero dovuto accorgersi prima d’esser cascati sulla persona sbagliata. Perché qualcosa non deve aver quadrato nei loro quadretti. Le feroci ostinazioni, la loro “caccia” persecutoria da damerini piccolo borghesi buoni a nulla se non a “pappardellegiare” frasi prese in prestito da gente che (non) stimano per vender la loro merce e spacciarla per “acculturata” esibizione di “vittorie” che appenderei solo sul soprabiti, adocchiandole perversamente, sì, con tutte le iridi mie più torve e lancinanti d’imperdonabile punizione, al fine d’affinar davvero il loro gusto e non soverchiar le regole del rispetto coi sospetti, tipici di chi nutre antipatie a pelle per “sfigati” scelti a massacro della lor “vanagloria”. Sempre lì ubicata, bieca nel “fiero” portamento da fiere tanto “fini” quanto sgarbate di scostumatezze ignominiose della più indifendibile vergogna.

Sì, sono così e non recedo da alcuna posizione. Mi “pescheranno” in trincea queste “linci” e le attanaglierò di sproporzionato e “inversamente” bombardamento a occluderli in ogni poro alle vite vilipese e “uccise” dal lor scellerato arbitrio tanto “succoso” quanto così scorbutico da pervadermi solo di lebbroso lederne ogni gesto e abbatterli con furia tanto devastante che sarà udita anche dalla loro oratoria più morta.

Così è, così sarà. Ora portate i bambini a dormire ché altra gente vedrà il loro esorcismo peggiore a incubo “aperto”, oserei dire squartati.

No, non sarò mai graduate perché “sgradevolezz’”, e a te che cazz’ te fregh’?
Già, io sono colui che “tomeiggia” in Marisa.
Col “maritozzo”.

Nonostante tutto, sono oltre le scuole dell’obbligo, in quanto hobbit e obiettore.
E, se non ti va bene, a me sì. Di “brutto”.

Ah-ah!

Finisco con questo: molte tope provarono a “strapparmelo” trattandomi da “tappo” perché “stappasse”, ma risposi “Tornatevene nella topaia, zoccole!. Il mio spumante merita me”.

Anzi no, concluderò con tale racconto proprio bukowskiano, bucolico e piccante-“aromatizzante”:

Brodaglia fa rima con brodaglia. In tanti tentarono di “tagliarmelo” con “bontà” per ribollite e minestroni di fegato. Vollero svezzarmi.
Invece, a una certa età, dopo aver constatato che il Mondo faceva già schifo, sarà stata quella mezza ragazzina che “li” faceva tutti a pezzi, decisi con estrema calma e acuta riflessione di essere-non essere pazzo. A tale scelta approdano pochi uomini, i più celestiali, quelli tenuti in auge dall’Arcangelo che, ogni sera, bacia le loro gotine e stimola il sonno senza bisogno di “metterlo al caldo”.
Sì, mi ricordo che, durante la pubertà me ne “praticavo” parecchie.
Indelebili, tanto di “sfregamento” quanto (parecchi centimetri…) di rafe mediano sanguinante.

Durante l’Estate, ad esempio, rincasavo presto dal mare per “faccende da sbrigare e sbrogliarlo”.
Alle due, infatti, del pomeriggio, due eminenti stangone stavan lì sedute molto fresche sotto la finestra della casa vacanziera di mia nonna. “Sgusciavo” l’arnese e osservavo il panorama, sganasciando di risata con qualche “pioggia” che cadeva a picco dopo lo “scrollato”.
Ah, impagabili giochetti da vero adulto.

Da allora, ho fatto passi da “gigante”.
Già.

Dall’onanismo a Biancaneve.

Ho vinto io, come sempre.
E la folla esulta scrosciante di donne scosciate.

Ora, se fui testa di cocco, ti posso spaccar la testa di noce?
Ora, su Sky c’è Riva Martina.
Riva fa rima con “saliva”. Inteso in senso lato e non.

Ho detto tutto.

Sparatevi questo video e faloticate.

Quello che stava sopra, come me. Oltre tutti. Superuomo. Vaffanculo!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Barfly (1987)
  2. Senza esclusione di colpi (1989)
  3. I gladiatori della strada (1992)

 

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