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La fav(ol)a del Piffer(ai)o magico


16 Mar

Io Ozio e spargo sulle vostre natiche l’olio roventissimo, miei odiosi

Il suono frastornante ai vostri sonniferi!

Per amare una Donna, bisogna (d)osare con molta calma “apparente” se, alla parete, non vuoi essere “impiastricciato”, nel senso d’autoerotismo “schizzato”

Prefazione elegantissima, biglietto da visita di stile da “cane” con gli stivali

Centro di riabilitazioni psicotiche alla demenza collettiva, da decollare con tanto di fiocchettino… a neve, e virato al bero, ai loro papillon “papali(ne)”, su impallinarli di “pillolina”

La vita, quando si apre al furor più agonico di te rannicchiato, illumina i neuroni “in onore” del rachitismo mentale dello squallore di cui è ammorbato il Mondo peccatore. E allora il “pesce piccolo”, mirato da “mire” e bersagli(eri), si tramuta in un divorator, livoroso squalo. Titanico che, dalla sommersione d’apneica ossigenazione, respira a branchie pulite, lontano dal branco del gregge cacciatore “ondoso” e d’affamati pirati barbarici, spurgando le colpe dei “neonati” che s’arrogarono la fame d’abissali pasti(cci) a “bandiera” della “reverenziale” lor “forza superba” per mangiare il “plancton” affinché piangesse, scellerati cannibali d’antropofaga cupidigia “marina” e frivola, superficiale e crudele alle budella stesse attorcigliate dei fegati “abbuffati” nei buffet(ti).

Quando Moby Dick (il)leso, nel suo “delfinare” mesto e contemplativo, d’aguzzini rancorosi come Achab, il frustrato, meravigliosamente si trasformò nel “mostro” di Loch Ness, e che tormenta/o alle pasciute serenità della “tranquilla” loro “dorata” navigazione canzonatoria e goliardicamente “golosa”. Oratori, vi sputo la lisca. E, liscio, mi defilo dalla fila indiana, infilzando le panzé da incazzato, corazzato panzer. Ah, mie panzoni…, vi slaccio i bottoni e v’imbottisco nel trombarvi. Tromboni! Ecco i rombi, ecco Rambo!

Si rabbuia il Cielo, le nubi annunciano la tempesta, tuoni mordono la “termodinamica armoniosa” dei vili villici, tanto contenti a imbandir festicciole sul ponte di “maestri”.
Gli alberi scricchiolano, un cigolio “sospetto” è già profezia della calamità.
Terribile come Dio vilipeso nel suo diritto al libero arbitrio, insindacabile, inviolabilissimo del suo Giudizio universale, con Michelangelo a “forgiare” la scocca vitale a tali primitive, grezze carni “affilate” nell’obbrobrio imperdonabile del mai risanato errore alla radice della “mela”.
Tanto ambirono al Paradiso che, terrestri, furon mortificati all’eterno non più lindore della Bellezza ora a scolparsi per riscolpirsi come quando il Padreterno li spedì al Purgatorio del Pianeta degli orrori sacrificati per poi scegliere i meritevoli e giudiziosi.

No, ferali sanguisughe vollero detronizzare il mio puro, sanguigno e vitalissimo, non avvitabile e non in cravattino, “naufragare” di cavallina in “matta” frenesia del Cuore, ma ne sortiron solo un più malvagio sortilegio.

Mi torturarono, inveiron con la veemenza più blasfema d’oscenità a ogni decoroso e intimo pudore, “sessualmente” soddisfatti nelle loro leccornie da lecchini e giovinastri del “salmastro” esser salamandre fredde dallo scodinzolar di code “lecchine”.

Tale violenza provocò solo un rafforzamento, non persuadibile alla stolta volontà vanitosa d’“ammanettarmi” e “incarcerarmi” alle loro croci pagane da ben (ap)pagati.

Io corro sempre più a manetta e “a manesco”, manigoldi ingordi! Vi sporco! V’inforco, porci!

E si liberò dunque, sprigionata come da meandri arcani, messianici di furia e potenza di fuoco, una così devastante autorità insopprimibile, scagliata come saetta bruciante proprio contro tali nani d’innata inanità. “Lattai” dell’allegria e del prenderla come “viene” altrimenti t’appendono, dipendenti alle prostituzioni del sistema solo a (ri)torsione di tutti i loro repressi desideri che, prima o poi, sfoceranno “a dirotto” nel rimpianto più punitore e supplicante perdono agli autoinganni, “imbrogli”, “ristoranti” di troie e trattorie di ta(g)li(e), mai sbrogliar appunto la lor ma(ta)ssa, ai raggiri, ché tanto anelarono, di giretti e “giravolte”, a inannelar tutti nel reparto da “biodiversi”, quanto patiranno l’esperimento “laborioso”, orrido del “virtuoso” laboratorio delle schifezze che pastrocchiarono, lavandosene poi le mani. “Pulitissime” merde, da cena e ghiotto applauso alle scene(tte). Scemetti!

Mai m’annichilirò a questa borghesia di dinastia puzza anchilosi, e ne sarete costernati.
Ché, di mio esser costellazione alle mie stelle, non attenuo la morsa né il vostro rimorso.

Cambio mille aspetti, miei caporali col “pettorale”, oggi delfino, domani volpino, ieri lupone, nell’immenso immarcesibile, mai nella vostra “marcetta” marcissima, un filibustiere da bellimbusto, a irridere il vostro brusio, i vostri arrosti, la vostra “rosticceria” da “pasticcieri”, le vostre puttanelle da quattro soldi e bustarelle.

Eccovi servito lo stronzo.

In quanto, potrete mandarvi ad Alcatraz ma, una volta “evaso”, ti romperò di nuovo il cazzo!

Corteggiamento così: meglio la tua “giraffa” da leone che “a pecora”, la tavola ove ci si “scalda”

Essendo il Gatto, fortunello ad arricchire gli altri e non tanto a “rimpolpare” il mio, girovago e osservo i polpacci delle donne

Ridacchio “sotto i baffi”, annuendo alla micetta ché mi sia “miccia” vicendevole.
Lei annusa da lontano, m’inaridisce e, oltre alle mie narici soffocate, il mio “pelo” si chiude a riccio.
Così, maledico il “ricco” che le “arruffa” la gattina, dopo averla conquistato con una riffa clandestina.

Ah, quindi faccio comunella con un immigrato e miriamo Miriana, sapendo che starà sempre con “uno” più “ammirevole”. Ci complimentiamo col “suo” e ci spostiamo, da “spostati”.
Poi, entriamo nella bettola ove cenano, “estraiamo” l’aceto dall’insalata di tal patatona e “contorniamo”  il suo “uomo” a colpi d’accetta “rosolante al sangue”. “Al dente”.
Lui prova a disincagliarsi dalla presa, perché (non) ci sta, come il “nostro” fra le mutande sul punto d’ebollizione!
Scaraventiamo le posate e “lo” posiamo alla sua futura “sposa”. Che frutta!
Urlando: “Questo è il pane integrale, l’antipasto prima della lasagna con la besciamella! Veniamo da Ragusa ed ecco il ragù bollente”.
Il cuoco, spaventato, in preda a spasmi e a “spaghetti” del nostro aglio, olio e “peperoncino”, chiama i carabinieri, che giungono in soccorso della “cotta” dopo mezz’ora di ritardo, causa cattiva digestione post caffè amaro delle loro “sfighe” di barzellette.

Il casino è un menu “senza prezzo”.

– Che sta succedendo qui?
– No, non succede nulla, già successe, insomma fu un (suc)cesso senza neanche un succhiotto.
– Che cazzo state dicendo?
– Insomma, c’apparve da “pappare” ma è tutta carne e niente arrosto, meglio la zuppa di questa donnetta con la zucchina vuota. Meglio la polpa del pomodoro alle sue “poppe”.
– Cioè? Non ve la siete “cucinata?”.
– No, abbiamo ordinato una bistecca.
– Quindi, i vostri “stecchini” non sono entrati?
– Scusi, ci scambia per omosessuali? Non è una questione di ossobuchi. Vale a dire, arriviamo alle “ossa” del nocciolo. Meglio la noce moscata di questa noce di cocco.
Meglio il cocomero di voi merli. Meglio la “melina” di Pelé al “melone” di questa che non “speleremo” mai. Fa ribrezzo anche ai minchioni!
– Minchia.
– Sì, siamo i cattivi tenenti. “Tenetevela”. Noi ci “manteniamo”. Siamo dei “duri”.
Come la scorza dei limoni di Sicilia.
– Ah, delle cape toste.
– Sì, meglio del capoufficio. Ora, facciamo colazione con un cappuccino.
Incappucciateli tutti, in modo “cremoso”.

La mia iniziazione erotica fu l’apripista del “pirla”

Dopo essere stato sverginato “a forza d’urto”, di(s)cesi anche “svezzamento scassatutto”, il mio cervello sbandò, perché non compresi, ah quante compresse e pressioni, che la mia prima ragazza avesse sbandato per uno che non sbavava neanche se si fosse trovato di fronte a una modella con venti chili di tette su cento Km di gambe nelle rotondità D’Indianapolis alla Kardashian Kim.

Al che, “su di giri”, svalvolai, innamorato pazzo alla Celentano e, dalla flora batterica intestinale, leggasi “fegato” rosicante per le donne “rosate” da altri, a cui s’affiliava anche la bestia nell’antro del suo ventre, ballai con le “ballerine” formato scemenza per troppo precipitoso “liquido seminale”.
Sì, mi s-postai dall’immobilità “sabbia mobile”, detta anche “Sto affogando senza affogarlo”, al prostrato- “crostata” del “Bagnato troppo per inumidirle di voluttà”, previo denuncia di troppa “cannuccia”.

Uno “nato con la camicia”.

Le donne, venute a conoscenza, del mio “lungimirante”, cominciarono a recarsi sotto casa mia, versione Demi Moore di Rivelazioni, cioè “stalking” attrazione fatale dello stupro “invertito”, ove giocai al Michael Douglas “mignon”, rimpicciolito nonostante le mie “dimensioni”, del loro basic instinct Milf. Le donne sanno “fingere”, non mi riferisco agli orgasmi di Meg Ryan, che la virilità feriscono, ma alla natura stessa, a prima vista, (“mano”) morta. Prima s’accasano con uno che le “sostenga”, cementano le basi della “solidità”, poi di pilates si rassodano quando il portafogli è già p(i)en(o) di “riempirla”, quindi si rivolgono ai giovani vogliosi per ritrovare la “freschezza” della menopausa più “femminista” a spronar la carica, la vacca, delle estetiche “plastiche” ancor in cerca di slanci da immortalare di “mortadella”. Che flirt, che lifting…

Ne patii… “quelle” dell’Inferno. Mai avevo appurato la mia sensualità fino a quando una maschiaccia mi “evirò” del tutto. Bella era bella, ne voleva di brutto.
Il mio fisico, crollando dopo il “colando” del “collante” strappandole i collant per lo “stappar’”, da integerrimo, di-“venne” svenato. Mi “svuotarono” non solo la scrotale sacca. “Mi piaci un sacco, sei come la Nutella del Saccottino”…  Lo presi in saccoccia, ordinai un take away al cartoccio. Diciamocela, da ragazzo veniale di peccatucci all’onanismo fin a “ingigantirlo” per tardone che desideravano le insederassi col “tappo”. Meglio il pollo al limone del cinese da “gelato fritto”.

Che schifo. Il mio corpo subì il contraccolpo, che “botta”.

A pera, lo stomaco però ingrassò nel Pinguino, altro che Batman. Il mio pipino “lievitò” da pupone, e i pipistrelli incitarono il mio Tarzan a esser l(i)ane con tutte le Cheeta. Per la banana scimmiesca.

Dopo un po’, dopo “molte” montate, me ne nauseai. Il mio naso tornò Pinocchio, e regredii di nuovo. Cercando pace dei sensi nelle letture buddhiste dei tibetani, sperando che codesti rilassassero il mio troppo “tirarmelo” in ogni ano. Queste “paesane” da balocchi stancano. Le devi portare al luna Park e, oltre alla Luna, pretendono di s-tenderti con lo zucchero filante. Se fai il serio, ti “danno”… del prete. Quanti danni. Che montagna russa! Occhi fuori dalle orbite, mignotte fra le “grotte degli orrori”, sì, le streghe per il tuo Strudel.

Prima adorano il “saliscendi”, l’uccello che “ascende” pur entrando in “galleria”, poi ti rendono un vampiro perché son state loro a dissanguarti. Eh sì, amano il sanguinaccio. Fai solo la figura del “salame”. Senza piccante ma “picchiatello”.
E non batti chiodo. Così, t’iscrivi a un partito comunista, eh già, la falce e il martello.
Batti il ferro finché è “caldo?”.
Mah, qua non c’è cassa.

Più che un kiss kiss, prevedo un  cuscus. Ingranai per la “quinta”, m’ancor prediligo il “riso” del grano scemo-la.
Il bacio alla francese direbbe couscous, un barese “Cì è cuus?” (chi è questo?), una magrebina mi renderebbe meno “di magra” e più manzo, sfoglio le margheritine in cerca solo del mio “papavero”.

M’ama o non m’ama. No, l’hanno staccato alla “radice”. E ora come “faccio” a ritornare “fiorellino?”.
Rimango con le mani in mano del mio pisello.

Le aste del mastice nell’offerta di “attrici” da canasta e da vostri “canestri”

Eccomi a voi, dal pulpito a predicare sui vostri mendicanti prepuzi.
Bene, apriamo il “piatto”, aprite le patte:

– Questa è Megan Fox. Vale un “beneamato”. Partiamo. Si parte da 15 Euro.
– La compro io a 100.
– Nessuno “alza” di più?
– Bene, Chris Walken di New Rose Hotel s’aggiudica, volpone, la vulvina!
E ci scapperà il perfetto pompino.
Applauso!

Il vendicatore dei ratti e dei nani, educati alla pigra piccola borghesia cafona che sarà “spedita”, in modo spedito, al mio iellarli e nella caverna, segregarli senza lieto fine dei “rimaneggiamenti” buonisti ma cattivo nel modo più crudele, in quanto “piffero” del mio libero flauto che “scodinzola” dì e Notte nel “perdigiorno” al Piacere erotico

Tanti beoti che elevate a “emblema” di quest’orrendo cheto vivere, ove i savi e i saggi vengon spacciati per parassiti malsani, in quanto innatamente ribelli di lor altera alterità, come dico io.
Cacciati, assediati, da “scovare” per “scoparseli”. Sì, affinché sian servi riverenti da pavimentare con calunniosa demenza.

Ma, come Topolino di Fantasia, la mia immaginazione è ingorda a divorare tali roditori, topi di fogna sempre ossessionati a “sforacchiare” le topine. Si balla! Di scopate!

Un’idiozia che flagella le coscienze più vivaci con reprimende tremende al loro spontaneo viver(si) giovani. Per “atterrirli”. Ma potremmo terrorizzarli? Certo, col potere ritorto ai torti nostri inflitti. Avete or voi le fitte? Ancora le frittelle? Ah, la ciambella non è riuscita col buco… di culo? Mi chiami “sfigato?”. Stai attento che non t’infanghi. Il toro è torrido, e addenta il tuo “torroncino”. Vivi sulla torre della gerarchia? Ecco allora il “torello” alla tua casetta. Tu incasini e io ti scassino, con tanto di miei mocassini da “pagliaccio”. Non puoi incasellarmi. Ehi, tipo da caserma, pigliati la serva!
Giovinezze, sì, annichilite da ricatti imbecilli affinché si prostituiscano agli ordini (urine?) costituiti (i “ricostituenti” per sedazione ad “addolcire?”) della comune frivolezza.

Talvolta, nascono esemplari “maledetti”, non “adatta(bil)i” a questa bile che dovremmo digerire.
Esseri sotterranei da elevar in trono suadente il proprio dissotterrato essere.

E scocca il pandemonio, l’ira di Dio ad afflizione, e “affissione”, riversata (in lagrime) a tali impostori, poco “composti” ma sempre “difesi” dal paravento delle “difese immunitarie” dell’immunità “legale”, dietro la quale combinan porcate di porcile ai loro sorci per la “sorca”.

Costoro van “infornati”. Tanto cretini che, “cremati”, di stessa scrematura saran “cremino” (non) da leccare. Il nazifascismo, che emargina, va di parimenti cicatrice assai “cucito di bocca e boccone”.

Il mio piffero tira soave, “divaricato” e mellifluo, soprattutto “fluido”.

Si chiama libertà, quella minata dall’ignoranza, dal pregiudizio e dalle ideologie dei “forti”.
Di mio, so che potrete sforzarvi a “forzar” la mia fortezza, ma v’indebolirò di vendicativa punizione inaspettata.

Piaciuta la reazione? Ah no?

Allora, una razione di pugni poco razionali.

Sono spietato, e succhio i vostri s-piedini.

La prossima volta, attacca chi non t’attaccherà al muro e ti strapperà la piccineria tua, mio piccioncino.

Sono colui che vive oltre le topaie, non rattopparmi altrimenti te lo appioppo!

Ora, potete spararmi, ma prima sparatevelo!

 

  1. Il Gatto con gli Stivali (2011)
  2. Il pifferaio di Hamelin (1972)
  3. Fantasia (1940)
  4. Harry ti presento Sally (1989)
  5. Black Rain – Pioggia sporca (1989)
  6. Full Metal Jacket (1987)
  7. El Topo (1971)

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