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MERRY CHRISTMAS by JOKER MARINO che canta Vento sulla luna di Annalisa, PERFECT


16 Dec

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A Natale e dintorni, in zone festive assai limitrofe, ah ah, che film andrete a vedere?

Il Pinocchio di Matteo Garrone o il nuovo film di Checco Zalone, miei volponi?

Il Genius-Pop, alias joker Marino, ovvero il Falò, all’anagrafe Falotico, elucubra e, fra le tenebre delle sue notti lugubri, miei ludri, si ricompone come il T-1000 ma, a differenza di Robert Patrick, non si squaglia ma brucia tutti.

Egli, essendosi riacceso, presto uscirà col suo nuovo libro cartaceo, La prigionia della tua levità. Già disponibile in Kindle-Amazon, con tanto di anteprima ed estratto, miei ratti.

Romanzo esoterico, venato di candido erotismo eroico, un graphic novel con punti pulp e anche hardboiled.

Con in cover una donna magnifica, mi pare ovvio.

Per l’ultimo dell’anno, con un mio amico sarò a Monaco di Baviera. Eh sì.

Il Falò, un uomo che frequenta bar cinesi ove a servire al bancone v’è forse il figlio reincarnato di Bruce Lee.

Un uomo che gigioneggia a tutto spiano, poi pian piano accelera e non la pianta.

Sì, la sua adolescenza fu piena di pianti ma non ho nessun rimpianto e non porto il parrucchino.

No, miei parrucconi, sono un Joker senza trucchi né inganni, un’altra birra tracanno, miei cani e, ripeto, i miei capelli non sono frutto di un impianto.

Non può piovere per sempre…

Infatti, a Bologna, città in cui il Genius-Pop staziona pur volando alto, malgrado abbia perso qualche treno, il Falò sa che, tre giorni fa, nevicò. Ah ah.

Per un altro anno di Cinema, Musica e Letteratura, il Falò augura a tutti, buoni e/o cattivi, un felice anno.

Ché tanto oggi andrà bene e domani lo prenderemo un’altra volta nel cu(cu)lo.

That’s Life.

 

 

di Stefano Falotico

L’estraneo nello specchio di Vincenzo Abate, recensione libro


06 May

L’estraneo nello specchio

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Vincenzo Abate, con ardore “violento”, ci “divora” in quest’allucinante corridoio immaginativo della paura, narrandoci della storia cupa e macabra di un uomo “malato”, inghiottito dalla sua follia o, forse, e questo è fascinosamente raccapricciante, da una verità oscura che si annida nell’asma della sua meandrica mente probabilmente nel giusto, squarciata dal brivido dell’aberrante ingiustizia disumana. Costretto in un manicomio, “gioca” con gli specchi della memoria, che partoriscono tanti mostri della coscienza e l’ineludibile approdo alla tragica (ir)realtà. Una narrazione scorrevole, ottimamente orchestrata di virgole al posto (mal)sano, saltellante nelle “meningi” di quest’uomo “sconsacrato”, disturbato, alienato, in verità vi dico nel savio. Chi lo salverà? Precipizio, urto, urla, schiamazzi del cuore ibernato, (non) liberato, ricordi aprenti il buio dell’anima e un inseguirsi armonico d’abissali, profondissime incognite. Pian piano si disvela il vero, le vene “gridano” la loro sacralità rubata della vita spezzata. E non s’argina il tempo, appunt(it)o, della memoria, che non fa sconti, rosicchia, urtica, mangia, squama, si fa luce o forse fievole, speranzoso crepuscolo. I capitoli “sorseggiano” inquieti l’inquietudine più “vitrea”, ed è un viavai nosocomico di tensione “tagliata” in una prosa forte, decisa, senza fronzoli né voli pindarici, che Abate “delinea” con indubitabile talento da scrittore che sa come “dirigere” un libro “horror”, sa come guidarci nell’abisso e oltre, nella sospensione e riapertura dei lancinanti, ferini dubbi strazianti, un libro “strangolante”. Il libro si “spacca” fra mille “usuranti” ricordi, un foreporter in Corea, confessioni di Dracula, il Mystic River…, Satana che è figlio di Bram Stoker, il celeberrimo delirium tremens, etc, in un flusso ininterrotto di stream of consciousness, ben delineato, “incorniciato” dall’autore, Abate, in modo elegante e senza sbavature, ché si legge tutto d’un fiato, “a bocca aperta” spalancata così com’è vivido e palpabile, lo possiamo annusare, respirare, inalare, introiettare e robustamente sentire, l’em(p)atico, cristallino bri(vid)o di aver “plasmato” la narrazione a sua volontà. Particolarmente riuscito e squisito il capitolo intitolato “Ombre del passato”, in cui Abate fa riecheggiare molte verità inaudite del nostro pazzo mondo e, dietro la figura di Tom, scaglia colpi bassi e “sacri(leghi)” contro la psichiatria, finto “deterrente” per (non) curare l’anima, anzi, intenerendola nella “lobotomia” della coscienza, anziché alleviare i demoni interiori, li soffoca pericolosamente, pronti a riesplodere in furia manifesta appena riaffiora appunto il passato marcio e non lenito. Ed ecco poi la perdita dell’innocenza, la paura del buio, i mostri adulti, immancabili in un romanzo di questo tipo. Il tutto, come già detto, sempre narrato brillantemente e con maturità, acume sottile. Un altro capitolo secco e riuscito è quello del colloquio, ove una giovane donna idealista e dai pugnaci valori vien costretta ad “adattarsi” all’andazzo lavorativo, soffocando tristissimamente le sue ambizioni da letterata…, un bel pugno allo stomaco alla società cannibalistica, fascista e dominata dai soldi più capitalistici. Perché questi capitoli-racconti che appaiono così slegati fra l’oro? Il rebus sarà rivelato alla fine…

Leggetelo.
Lo trovate in Kindle su Amazon.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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