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“To the Wonder”, nuovo Trailer


18 Mar

Datevi al Wonder di Terrence Malick, metafisici dimenticherete il vostro fisico anche se la Kurylenko è una gran figa e, fra le “alghe”, è la mia Olga, sì, le po(r)go nella marea di…

Mont Saint-Michel(in), il “pneumatico” alza e “sommerso” dell’uccell’

Dopo molta depressione, compresi che la compressa era solo una “spremuta” per non “premerle addosso”, così riemersi e “lo” misi

Prefazione per le “azioni”

 

Fight Club, rivoluzione scatenata di scalpi anche “nobili” ai nubili e agli scapoli, e alle scapole delle s-palle messe a mollo e “ammogliate” al mio “molo”, banchina serena contro…

… il branco nel sedere sedatissimo! Adoro il mare e non le merde!

Non arretro un istante dinanzi all’ostinazione dei fascisti. Oh, fasciano e sfasciarono, ammutolirono e vollero ammainare. Invece, ordino una pizza marinara e varie “pizze” a mozzarella del condimento a tali dementi “alla romana” con le rumene, che corron a tutta birra, nascondendosi ché impauriti dalla mia “capricciosa”. Sì, io rumino e son gramigna. Vuoi estirparmi ma cresco con più folta “foschia” ove pascoli le tue nebbie

Che sia una società di stronzi “galleggianti” che sbatton in galera chi non è escremento… si sa, dunque, se la salsa è lo sfottò contro il saltimbanco che “imbalsamarono”, io saltai “balsamico”, “al basilico” esaltato della zizzania, sui banchi delle scuolette dalle regoline rigide, e ammansisco le “scolarità” di quest’ilari che tante arie si dan(na)no. Anali e ingordi, soffron della goliardia più perniciosa a cui spruzzo il pesticida su ogni altro “bianco” omicidio. “Fumata nera” del mio aspettare la proclamazione del mio Papa, irriverentissimo nell’“intonacarli”, scardinando i codici vetusti di chi scardinò i gradini del mio “Altare”. Ah, la Patria e Mussolini, d’affinità “elettiva” molto “encomiabile” a Hitler, il progenitore di tutte le teorie che inneggiarono per il “movimento”… “ardente” della razza “superiore”, e bruciaron vive tante anime. Coi denti! Sì, condiamoli! “Cotoniamoli”.

L’ovatta è “ometto” ai tuoi elmetti. Chi volevi omettere? Mettiamo la tua testa a posto!
Comando io, sono Schwarzenegger di Commando! Implacabile come Ben Richards, mio “caro” richie. Io t’arriccio e ti “striscio”. Altro che le tue camicie “da quadro”. T’accerchio e patirai i cerchi alla testa. Tu non credi più a nulla, neanche a quelli di grano come in Signs.
Sgrani gli occhi e lanci “granate”. Io ti segno, io ti marchio, io ti rado al suolo. Tabula rasa contro l’appiattimento dei tuoi “caldi” piatti! Ti sparecchio, ti sparo e t’assordo nelle orecchie. Ecco il “tampone” al timpano!
Ecco le “campane”.

Da animali saran puniti dalla Bestia. La Bestia vive di Notte e “vegeta” sulle streghe con le scarpe tutte rotte, è dirompente e ti rompe il musino, a cui “affibbio” appunto, e non cicatrizzerai con punti di sutura (so che “sudi freddo”), la fibra mia di tutta libbra. Non valgo una “Lira?”. Sì, infatti son lirico, ho sempre privilegiato la poesia agli avamposti e la trincea a chi trancia. Dunque, due più due fa quattro, e io ti spezzo in cinque. Potrei anche esagerare, moltiplicando il “fuoco” all’ennesima potenza ché, “elevata”, come la tua “nobildonna”, domino, fregandomene dei tuoi monopoli.

Sono un “pollo?”. Sì, mi rosolo da apollineo, e ti appiopperò il mio “cappero” in te che m’hai “stufato”. Affarista “afoso”, arido che non affabuli, con la fabbrichetta “regolatrice” dei pian(t)i.
Tu e le tue “linee”, t’allineo io! Ecco chi va contro le “mode” e a modo suo è smodato al tuo “galateo”, mio “galantuomo”… al galà, al tuo Jerry Calà canterino, al tuo gagà. Al tuo “gelato”, preferisco il “pistacchio” che pastrocchia, accecando i tuoi “occhietti”.
Ai mielosi, il “caramello” dello sbudellarli! Il carro armato ai tuoi “bombardamenti” da damerini.
Alla dama, gli scacchi. Ti scaccolo “matto”.

Vuoi mettermi i paletti? Recintarmi? Ecco il paletto. D’avorio e di tutto mio livore, proprio conficcato nel tuo Cuore, “eretto in san(t)ità” per noi, vampiri e licantropi, ancestrali e “celestiali”.
Mi reco dalla tua ragazza, non vale un cazzo:

ciao, a parte gli scherzi, m’osservo allo specchio. Sono di viso carino e di “visiera” sportiva ma le tue gambe già spezzano il sogno di baciarti con fluidità. Corporea… “accorpami”. Ne estrarrei il mio oro e non piangerei notti amare, diluendo il lubrificante in carburanti “a scoppio”. Ma cosa ne sortirebbe? Il “mio” di malasorte.  Mia Venere di Milo, non farmi la fine di Sandra. Da felliniana a rifatta. Si sa, quando s’incunea, allegro e birbantone, dentro lo scivoloso triangolo dell’amore, da te esposto, esibito di libido “depilata”, otterrei “torreggiante” una Donna non terragna di chiatta ma a inchiappettarmi nella “dieta” ai miei testosteroni. Come Schwarzenegger uso l’anabolizzante, in quanto Governatore della mia testa con un solo muscolo da pompare, il cervello. Se pompassi “atleticamente”,  in te “gonfiata” d’amplesso, saresti sicura che non scoppierei? A piangere? Sì, sempre di liquido si va a parare quando “lo fai” o quando non me la dai. Mi “liquidi”. Pretendi il quid pro quo, cioè il maschio per gli “scambi(smi)”.  Dai dai, sono un folle che cavalca con spirito “ignobile”, non essendo un milite ignoto e di notti spesso tragicomiche. I miei amici contattano il manicomio ché a tutte le “pantere” vorrei “sfilar” i guanti, per carezze di mano “fredda” a surriscaldare il mio palmo di naso, sempre agghiacciato da un rimaner all’asciutto con tanto di pastasciutta, cioè gli spaghetti dell’americano a Roma, Sordi e perfino “mutilato” con una sola forchetta e non il forno di prelibatezze “attorciglianti”, dicesi conchiglia del ripiegare al primo, (da) solo, e mai procedere a “spezzettar” la carne con le patate fumose di focoso “speck” affumicante.
Al fulmicotone, invece, continuo a fulminarvi di ogni Donna. La Donna, coi suoi tacchi direttamente proporzionali, quando alti, ad alzarmi… l’umore, amo le bassotte cagnoline, le pienotte da cannolo, le mezze misure quando “eccedo” di troppa durezza non livellata alla media della “norma”. Sono eccelso, t’accendo, basta con le domestiche tranquillità d’incensi… “e gloria”. Ficcati il mio “glorioso”. I normali, no dico, soffermiamoci. Non fermare questi calori. “Odora” nella sinuosa tua rosa. Normale è un impiegato che spende la vita a guardare film “romantici” in cerca delle pratiche di divorzio. In pratica, è diviso già a metà, e non lo “spartisce”. “Va messo” bianco su bianco, in caso di eteri della stessa razza ipocriti col manifesto di Campbell Naomi, sul nero se omosessuale, sulla giapponesina nel “caz’” se  preferisce e “alliscia” le letture di Mishima per il
missile Tsukamoto.

In poche parole. Quando t’ho vista, ho avuto voglia di correre. Basta col “Corriere”. Sì, tu maratoneta, in bicicletta su pants a provocare quelli con la panz’, minigonna  fotomodella in casa sulle pos(at)e dei “pattini” per attizzare il ragionierino in pattine che vuol “posartelo”.
Come posso dirti che, dopo ciò, uno Sputnik è partito d’embolo ai miei vasi dilatatori?
Vuoi sputarmi?
“Fallo”.
E lecca con garbo.

Firmato, l’Uomo che incula

Non aspetti altro.
Morale: l’umanità è morta dentro, vai a morire ammazzato!
Altrimenti, da me, riceverai mazzate!

Ecco il “mazzolino”.

A parte le “porcate”, Donna apri il “boccaporto”, sono il tuo Ben “pene” Affleck nei tramonti “rosso” di sera

Amo Malick Terrence ma ho una mia teoria su costui, cineasta che non discuto ma che (non) fotte.

I suoi film sono “impalpabili”, immagini bellissime quasi “cartoline di Venezia” innamorata fra canali e barchette. Sono eleganti, non ci sono teppisti con le borchie né le “borse”… sotto gli occhi.

I suoi attori, da Richard Gere in primis, sono dei figoni per store ai confini della realtà.
Rabbie giovanili, a metà fra la pazzia e lo spupazzarle, ma Malick è un depresso cronico.

Sfatiamo molti falsi miti sulla depressione, oh mia “Dea”.

Per anni ne patii, soffrendo come un cane, fra l’altro mi bastonavano. Poi, urlai “Basta(rdi)!” ma m’azzannarono da lupi. Così, mi rifugiai concavo nella spelonca, tutto spelacchiato e dal pelo poco rizzo.

Ma rizzai in piedi, sì, sono un feticista delle caviglie muliebri. Appena una Donna “bascula”, “crollo”.

Svengo e le son “veniale”. Se “trascina” il piedino per solo 30 secondi “netti”, tutto tutto “viene” senza bisogno neanche di toccarmi.

Più metafisico di così, non (ci) piove. Che “piovra”. Duro come il piombo. “Volante” come gli aerei a Piombino.
Sognando di piombarle addosso a mo’ di un razzo nella sua “Luna”. Ah, che calotta, ti chiami Carlotta?
Ti darò… calore in quella “zona”, non lamentarti del buco dell’ozono.

– Stefano, stai in forma, ma ti avverto. Allarmati. Avrai una ricaduta.
– Ah, per forza. E che sono Ercole? Anche Ercole, dopo 50 sui cui culi “affondò”, s’ammosciò.
Non puoi resistere per sempre… “a lungo”.
C’è anche la pausa “caffè”. Per ora, premi sul “Red”. Registrami nel tuo formato “archivio” di chiavetta.
– Non sei cambiato. Sempre il solito marpioncino.
– Sì, posso toglierti il maglioncino? Preparami i “maccheroncini”.
– Toglimi le mani, schifezza!
– Evviva Lavazza, più lo mandi giù e più ti tira su!
– Sei un porco vizioso!
– Viziami dai. Sevizia. Fammi da zia!
– Zotico!
– Ne ho piene degli antibiotici. Ora voglio, “erba voglio”, la “canna” della tua “bioetica”.
Devo imboccarti. Fatti rimboccare le coperte. Scopriti. Scopami.
– Ma io ti distruggo, cazzo.
– Hai capito. Distruggilo!

Sì, il Cinema di Malick è un surrogato.

Occupiamoci, da “disoccupati”, di cose serie.
Insomma, le cosce son “deserte” per colpa di troppi lavoratori in miniera che non posson “badarle” ma sbadilano. Non darmi del bidone, ho risorse impensabili. Infatti, mi trovi nella città perduta. E tu, deperito, non fare il tecnico. Ho dell’edilizia da “mattone” su ancor più matti e mattarello in testa alle tue matrone da poltroncine, da “piastrellare” sulle mattonelle, in quanto, se pisci fuori dal vaso, io ti cago da pipistrello. Nessuno mi caga? Allora, andassero a cagare!

Come procede, dottore, il nostro, speriamo non impervio, ma focosamente spericolato, avventurarci in Poe Edgar Allan. Non è che incontreremo un alano nella grotta in prossimità della Rue Morgue? No, la strada è irta per il successo, che è il participio passato di “succedere”, quindi, se succederà saremo non dei cessi da Sanremo.
Perché odiamo i “Salirò” e di saliva non saliamo. Non assaliteci, vassalli. Forza, “monchi”, il vascello ci salverà. Salpiamo per nuovi lidi, basta con questi “idoli”. Idolatri, Iddio vi bruci, noi ardiamo di Passione, ma Cristo non è povero, mai. Velli d’oro, svelti, vi divelleremo. Credete in qualcosa o no? Ah no? Allora, annacquateli nel fiume, questo è il Comandamento numero undici:

“Se non credi, crepi, travolto dall’apnea”.

Se non mi credi, sei già morto.

Ricordate: come vi affogo io, neppure le fighe che “innaffiate” con foga.

Ah ah. Sono una forza. Sono la forca.

Non sopporto molti bolognesi. Parlano così: “Ha lasccciiiaaato una sciiia”.

Sono uno sciatore, io lascio e, se m’incazzo, t’allaccio pure.

Senza “Sì” di pronuncia “SCI”.

Mollo la presa, sono un cliffhanger. Amo Lee Van Cleef nella Fuga.
Ci “bendiamo” assieme e beviamo.

Evviva la Sicilia, Terra del Sole!

Ove, da dietro le colonne, spunta chi t’incolonna.

Oh, mia Donna, son un po’ stempiato, ma ti sacrific(c)cherò nel Temp(i)o, con tanto di “piano” alla Bontempi.
Che bontà!

Che limonata di agrumi. Ah, si raggruma il sangue! Forza, saraceni, chiudete le saracinesche.
C’è una puttana per cena!

E tu, mentecatto, “accattatela!”.

Finale col “botto!”

In fin dei conti, son sempre stato un maledetto. Mi ricordo che i miei coetanei raccoglievano le “farfalline” dal prato mentre io, “stuprato” sul divano, “infilavo” Fuoco cammina con me del Lynch “linciavo” su quel fondoschiena madornale di Sheryl Lee. “Liscio liscio” andava ch’era un Piacere “arrostito”. Ah, quella bionda drogata, da “sottosopra” fra doghe di legno, altro che i “Malavoglia”, una da Verga e basta, senza dolori di Werther.

Una Sheryl così, ti rendereva irruentissimo e bisognoso di “morfina”.

Oggi, di tutte le gnocche son il nocchiere. E, se qualcuno mi critica, invidioso della mia “potenza”, gli spacco le nocche in quanto son “premuroso di coccole”.

Mi chiamano il “Cioccolato fondente”. Sì, fra poco si celebra la Pasqua e le uova fan brodo di galline.
Ah, ne avete di zampe. Io le scarto e “ovulo” senza lasciar “macchia” fra le lenzuola.

Sono l’“Ascensione” in Maddalena perché v’insegno una regola: se non “lo” alleni, poi si allenta la “tensione”. E finirete con le “cere” in processi(one).

Sì, la mia candela è “fiammante”. Sono il “fenomeno” in mezzo alle mutande.

Lo so, Lei lo sa, lo sanno tutte e le “benedisco”. Con tanto di “abluzione”.

Miei deficienti da polluzioni notturne, datemi una Sheryl e non m’accontenterò.
Voglio anche Sharon Stone dei bei tempi, quando lì in mezzo era bollente, accavallante per il “cavallo”.

Ora, non avalliamo alibi, ce l’ho solare come il Sole a Mezzogiorno, risorgimentale come dalla Mezzanotte in poi.

La mia proprietà intellettuale è indelebile, e non la cancelli coi tuoi sorrisi “al bianchetto”, meglio una “Notte in bianco” dei bianchi col colletto e bavosi, i ludri son luridi, io son arido a costoro, ai quali riderò in faccia, sputando anche “in-vis(t)o” a Cristo!

Il dialogo medio dell’italiano “alto” è questo.
Immaginate quattro scamorze incravattate al ristorantino “Spumantello del manto d’orzo”:

– Hai visto che figa?
– Dio mio. Da schianto, da urlo. Ululo. Mio Gesù, ce l’ho già duro. (S)vengo, ordinando polpette.
– Che poppe. Da “brindare”.
– Sì, un brindisino “portafortuna” ai nostri “gioielli”.
– Com’è ingioiellata. Sarebbe tutta da “disgelare”. Chi azzarda la prima mossa?
– Io. Si “scioglierà” subito. Le presento il conto, da “Conte” a raccontarle frottole per la sua “frittella”, grazie alla mia carta di credito. Me la cremo tutta! Di “canini”.
– Sì, al sapore “mascarpone”.
– Affonda il Savoiardo!

Ecco, tale schifezza è la società, non solo italiana. In Italia, son sinceri. In America, si nascondono dietro il “trollare” ma “rullano” più droghe per le troie.

Nello spazio “Commenti” delle attrici “adulte”, leggiamo robe come “I want fuck you, my darling, so badly!”. Poi, come lavoro, sono i messi di Barack Obama.

Sì, il bed and “breakfast” su “furious”. Sezione Vin Diesel, cosce e motori “lussuosi”.
Ove il lust fa rima con “pasto”.

Di mio, sono un impiastro, preferirò sempre Quei bravi ragazzi al “pentirmi”.
E Joe Pesci al “pesce”. Le donne te “lo” friggon in padella. Prima vogliono la Cadillac, poi pure la lacca e l’“H” di quando “entri” e “spingi” sull’acceleratore, fra preliminari, orali e i soliti “rituali”.
Giochi d’attrazione a cui “ripiego” nel “dispiegarmelo”. Dicesi fottute seghe che mi fanno una pippa.

Una mi “riverisce”: – Uno come te becca a boccali di birra.

Risposta secca, di labbra secche: – Becco solo un lavoro da becchino. Ai morti dentro, preferisco il cimitero. Almeno, vicino ai loculi, puoi leggere un buon libro senza farti distrarre dai cul(aton)i.

– Ah, figurati. Sei molto interessante, invece.
– Sì, ascolto Bruce Springsteen. Infatti, sono come De Niro, un Boss sotto stress.
Ah ah, come “uomo” non interesso mai. Prima o poi crollerò. Sono un poeta e romanziere, forse la mia atipicità piace a livello intellettuale ma non a livello “fisico”. La mia mente è troppo grande per i miei trenta centimetri.
Che credi? La sofferenza delle “astinenze”, prima o poi, induce alla metafisica. Come già avvenne da anni in cui non “venni”. Mi sveno per una “mission”, la Letteratura e il Cinema.
Sono Mendoza nel Jeremy Irons. Un gesuita bello ma, alla cui vista, le donne, chissà perché, urlano “Oh Signore, per carità!”.

Quindi, oltre a non beccare, non “pecco”.

– Ma se non pecchi, finirai “spaccato”.
– Sì, amo le spaccate delle arti “marziali”.
Dovresti averlo notato?
– Cosa?
– A forza di “aprirmi” troppo, non apro la cerniera.
– Te la apro io. Stai calmo…
– No, guarda ma non toccare. Tocca ma non gustare. Sono Al Pacino…
– Il Diavolo
?
– No, alla diavola. Cotto allo spiedo.

Stamane, ricevo un’ammonizione, ma com’è possibile? Sono io a usare il “cartellino rosso”

Avvertenze per l’uso, dunque avvertimento, Falotico. Varie ragazze son state tempestate da messaggi troppo carini. Viviamo nel 2013, non nell’Ottocento. Quindi, o manda lettere come “Voglio fotterti”, oppure la elimineremo dal sito perché questo è l’andazzo. Che a lei piaccia o meno. Non giochi al pagliaccio se non vuole finir ghiacciato.
Sia meno romantico e più fig(li)o di puttana. Le ragazze amano il lesso non il lessico. Col lesso, che le mantiene, posson pensare al cesso da pulire senza sbattersi troppo. Son delle fesse ma non giri attorno alle fessure, fessacchiotto! Le ragazze esigono l’orsacchiotto per i ciucciotti, non le labbra raffinate. Affili il “tiro”.

Come “la vedi?

Lo vedo.

Cosa? Il “visone”. Non posso “comprarle” però la “pelliccia”.

 

Raramente, un trailer viene allestito dal regista in persona. Ma il regista è Terrence Malick, factotum anche della promozione alle sue pellicole.

 

Molto discusso all’ultimo Festival di Venezia, ecco le nuove immagini della Magnolia Pictures di To the Wonder.

 

Molti critici, forse frettolosamente, l’hanno stroncato, pensando erroneamente, a mio avviso, che non si possa girare solo un film “cartolina”.

 

Che ci vuole una trama, un “traliccio” dei personaggi e che, per quanto la fotografia sia magnifica, non si può basare la Bellezza solo sulle sensazioni visive.

 

Perché no?

Questo metro di giudizio chi l’ha stabilito?

 

Da malickiano puro, affermo il contrario e lo sosterrò, sempre, a spada tratta.

 

 

Genius-Pop

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