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Fabrizio Corona, un estratto del libro o meglio fac-simile del suo autoincensarsi di donne di “valore”, sì, è uguale ad Al Pacino, un vero Scarface…


04 Feb

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Ecco, voi vi chiedete come sia stato possibile cadere così in basso. La risposta è lapalissiana ed è da ricercare in anni e anni di condizionamento televisivo, di coscienze triturate, deglutite, metabolizzate e cagate dalla più sconcia tv mercantilistica ove il valore esposto è l’edonismo più volgare e futile.

E come mai sia potuto avvenire che gente valente, valida, intelligente, poetica e visionaria sia finita nella merda e invece personaggi di dubbio gusto siano miliardari, assurgendo addirittura a guru, ah ah, non solo erotici ma ideologici, sì, non sto scherzando, a influencer della minchia delle coscienze spirituali di un’Italia che pende dalle labbra di questi pagliacci da circo. Obbedendo, passivamente, alla loro carnascialesca, esibizionistica, oscena visione del mondo.

Come mai siete ossessionati, in radio soprattutto, dalla Ferragni, da Fedez e da compagnia “bella”.

Ma, naturalmente, il campione numero uno, imbattibile, ché non lo butta giù neanche una carica di tritolo nel culo, è mister “sobrietà” per antonomasia, il Corona nazionale.

Uno che ora ha preso in prestito il titolo della canzone di Moro ed Ermal Meta, peraltro davvero brutta, retoricamente insopportabile, per allestire il best seller che sta spopolando alla grandissima, ai primi posti oserei dire inviolabili delle vendite librarie.

Sì, la differenza fra un clown e un pagliaccio, inteso in senso lato, forse per Corona solo B, è che il clown, a eccezion fatta di quello di Pennywise, un mezzo bullo-pedofilo, fa ridere i bambini e, nel caso di Patch Adams, donava un sorriso ai malati terminali.

Costui invece, il quale da ogni foto bellamente sbattuta… su Instagram pare essere appena uscito dal barbiere Jean Louis David, si presenta così alle bancarelle. Alle sue bretelle. Alle sue pecorelle.

Questo un “mirabile” estratto, veramente da nuovo Salvatore Quasimodo, del suo appunto sbattercela in faccia senza alcun ritegno del pudore.

Ma non si tratta di un godibilissimo libro raffinatamente erotico e trascendentale come ad esempio Il diavolo è un giocattolaio del sottoscritto del qui presente-assente sottoscritto, bensì di un resoconto an(n)ale delle passerine da passerelle che si è trivellato, corrompendole prima con un paio di diamanti e un giro sul Ferrarino.

Ripeto, io non sono un moralista, non me ne sbatte un cazzo di quante donne e di che tipo di donne, se belle, brutte, strafighe esagerate o racchie sesquipedali, si fa un uomo.

So’ cazzi sua, come dicono in Toscana.

D’altra parte, i miei attori preferiti sono spesso uomini anche molto belli. Ve l’ho detto. Non sono omosessuale ma vado matto per Richard Gere. Che, a dispetto delle sue pratiche buddistiche, propriamente ascetico non mi pare proprio. Infatti, poco tempo fa, alla sua veneranda età sembra che abbia spinto… non poco, mettendo incinta la sua nuova, caliente consorte.

La sessualità è qualcosa di profondamente intimo, a meno che non sia un porno, e raccontarci di scopate e inculate affini, di colpi di culo o di portafogli inchiappettanti, in un libro o pseudo tale, cosa volete che me ne importi?

Già trovo infatti estremamente noiosa la biografia, apocrifa peraltro, di Marlon Brando. In cui nei dettagli ci viene raccontato delle sue trombate.

Brando io l’ho sconfinatamente ammirato nei suoi film. Della sua proboscide e di come l’abbia usata, non me ne fotte, son cos(c)e pallose, come dico io.

Sì, anni fa, il Corona dichiarò pubblicamente che è il Pacino italiano. Sì, Al Pacino, alla soglia degli ottant’anni, viene fotografato a Beverly Hills con crocifissi vistosi che gli pendono dal collo.

Ma lui è Al Pacino.

Mica un puttaniere qualsiasi.

Di mio, va. A volte no.

E, fra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare? No, il tamarro.

Dopo quest’incontro ravvicinato con questo scimpanzé, vi racconto ora delle mie più grandi scopate.

No, non ho avuto Zoe, donna da zoo, ma i miei “marcamenti” son stati comunque a zona.

Io sono magnetico con le donne. Soprattutto con le attrici di Hollywood. Appena ne vedo una che m’attizza, non può scapparmi. La punto, la miro e dopo tre minuti preparo l’ambaradan.

Vi ricordate l’ex di Jude Law? Sadie Frost. Faccia così così ma seno che mi prese subito. Sì, non esitai un secondo. In Flypaper le sue tettine son da Oscar, da vera statuetta dorata. E me lo fece a fettine. Dimagrii tre chili ma recuperai mangiando trecento grammi di fettuccine.

Fu una cavalcata selvaggia. Il giorno dopo andai a comprarmi addirittura un paio di jeans nuovi. Sì, suonarono improvvisamente alla porta nel momento topico, come si suol dire, al che schizzai e, dalla fretta, tirai violentemente su la lampo e si spaccò. Fortunatamente non quello. Ma si creò una toppa e dovetti tirar in giù la felpa perché sennò il postino ci avrebbe provato con me. Nel mio rione, sanno tutti che il postino ha un debole per le botteghe aperte. Tant’è vero che, oltre a imbucare, scassina pure.

Comunque, la mia scopata per eccellenza (av)venne nel 2001 circa. Una vera odissea in quello spazio.

Sì, con la moglie di Gene Simmons. Shannon Tweed. Durai tantissimo. Riuscii a venire con questa gnoccona immensa su tutte le scene dei suoi softcore. Non lo dimenticherò mai. Che donna, che culo.

Un gradino più sotto ma sempre memorabile fu quella notte con Madeleine Stowe. Ottima, me la gustai da cima a fondo. Lei compiacque ogni mio desiderio. Premetti il tasto pause durante i suoi “spogliarelli” in Revenge e mi sentii Kevin Costner. Quando si dice che la vita è una questione di sentire… di trasporto.

Fu un rapporto videodrome oltre ogni Crash. Da puro demone sotto la pelle. Fantastico. Da M. Butterfly di passione travolgente. Poi usai il fazzoletto per pulire tutta la mia intimità debordata, la mia covata malefica sudata, sterile e quindi sterilizzata in maniera detergente.

Sì, poi ci fu la mia prima ragazza. Fu bello. Ma avevo già comunque dato. E non durò molto.

Ieri, ho scritto che la masturbazione è quasi sempre meglio di un rapporto sessuale a due. Mi ha risposto una su Facebook, ovviamente desiderosa di farmi assaporare con lei qualcosa di più condivisibile, dicendomi… fare sesso da soli non è la stessa cosa.

– Infatti, è meglio. Capace che poi mi chiedi di mantenerti.

 

Le donne sono fatte così. A sedici anni vanno col primo stronzo per fare esperienza. A cinquant’anni vanno con uno che le faccia sentire felici. Ho detto tutto.

Di mio, basta che non mi rompano i coglioni e tutto andrà tranquillo, dritto e asciutto. Fidatevi.

 

 

di Stefano Falotico

 

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