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Mr. Wolf risolve problemi di aggiornamento feed su Instagram e la questione del finale alternativo di Black Mirror 5, evviva il Boss!


03 Oct

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Black Mirror 5

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

 

 

Tim Blake Nelson is Buster Scruggs in The Ballad of Buster Scruggs, a film by Joel and Ethan Coen.

Tim Blake Nelson is Buster Scruggs in The Ballad of Buster Scruggs, a film by Joel and Ethan Coen.


Verso le 10 antimeridiane di oggi, mercoledì 3 Ottobre 2018, la gente in Italia è stata colta dal panico.

Al che, su Facebook, son fioccati post di gente terrificata, perché ha pensato che i propri profili Instagram fossero stati cancellati.

Ora, se fossero stati elisi, sarebbe stato meglio. Molti profili sono delle puttanate, esibizione vanagloriosa di vanità stolte. Detto questo, anch’io mi ero allertato. Ma, come diceva il mitico Neffa, devi stare molto calmo…

In vostro soccorso vi è sempre Salvatore Aranzulla. No, nemmeno lui in questo caso perché di aggiornamento del feed non ne parla molto.

Il vostro account Instagram non era scomparso, relax! E non è stato violato da nessun cazzo di hacker. Quindi, andate a farvi un caffè. E statevene tranquilli. Non è che vedete complotti e “cimici” come Gene Hackman de La conversazione? Nessuno vi ha sabotato e tantomeno boicottato.

Instagram è andato momentaneamente in down. Il classico 505 Error. Risolvibile, basta aspettare. E tutto tornerà posto. L’unico che, invece, non tornerà a posto è quello che abita dalle mie parti. Ecco, non soffre né di trisomia 21, no, non è affetto da mongoloidismo, né soffre della sindrome di Down. È semplicemente scemo. “Patologia” di cui soffrono molte persone, appunto, su Instagram, che si credono Marlon Brando e hanno una faccia più inespressiva di una stampante.

Sì, la dovreste finire di dannarvi e andare nel pallone per problemi inutili. Instagram è un giochetto ma son cose le altre nella vita ben più importanti del vostro archivio di foto stronze, con linguacce e pose da puttanoni.

Comunque, se vostra moglie non è soddisfatta, chiamatemi. Sono davvero un wolf, un lupo mai visto. E la vostra donna, nell’ululante notte di gola profonda, forse perderà qualche pelo (eh, si sa, lo “strofinamento” potrebbe sbucciare le radici pilifere…), ma al mattino dopo sarà radiosa, una rosa rifiorita.

Ah ah, a parte gli scherzi.

Cos’è questa stronzata del finale alternativo di Black Mirror 5?

Innanzitutto, io non sono un patito delle serie. Tantomeno di Black Mirror, per cui voi invece andate matti. Questa storia della tecnologia dannosa mi pare una cosa vecchia come il cucco. Suvvia, non siate passatisti, sì, non siate retrivi. Non sarete mica fra quelli che dicono che si stava meglio quando si stava peggio. E che odiate gli iPhone e i cellulari? Eh sì, vi trovate in una strada di campagna, a tarda notte, e la vostra macchina si ferma. Al che, a proposito di lupi, dal bosco spuntano queste bestiacce. Voi vi barricate nell’abitacolo della macchina e non potete urlare al lupo, al lupo perché non vi siete comprati, in quanto misoneisti, un “apparecchio telefonico portatile”.

Eh sì, donne, odiate i cellulari ma gli uccelli non passano mai di moda, vero? Sono uccelli che non utilizzano la “distanza” ma son piacevoli da gustare a letto, in una comoda stanzetta. O no?

Ora, torniamo a Black Mirror. La quarta stagione, in toto, integralmente cioè, l’ho recensita e non mi è dispiaciuta. Ma ho le mie riserve, sì, tornando a Gene Hackman, sono il Keanu Reeves di The Replacements e l’eccessivo cinismo esibito nella serie creata da Charlie Brooker non mi convince appieno.

Ma che significa il finale alternativo che possiamo scegliere noi? No, no. Un film, anche un episodio di una serie, deve avere il finale del suo autore. È come se leggeste il Moby Dick di Melville e sceglieste di veder morta la balena alla terza pagina. Come se vedeste Vivere e morire a Los Angeles e voleste che William Petersen rimanesse in vita e fosse lui a sgominare Willem Dafoe. È come se, anziché essere Edward Burns in 15 minuti – Follia omicida a New York, a uccidere lo psicopatico, fosse il defunto e riesumato Bob De Niro. Con tanto di Bob che spunta da redivivo, ammazza il cattivone e alla fine va dalla sua bella riccioluta Melina Kanakaredes e le urla: – Basta coi fiorellini, vie’ qua, zoccolona. Ora ti faccio vedere la “Magnum” alla Callaghan!

Suvvia! È ancora Gary Sinise, nella vita reale, e non nelle vostre fantasie virtuali, a prendere Melina e a fargli vedere il suo “Apollo 13?”. Stavano assieme, stanno ancora appaiati? Ah ah.

Basta con queste serie televisive. True Detective 1 è bellissima ma sarebbe stata molto bella anche se fosse stato/a un film di due ore. Perché allungare il brodo?

Westworld 2 è inguardabile, una rottura di palle tremenda.

Maniac, che ho appena finito di (ri)vedere e recensire, sarebbe andato/a benissimo anche come lungometraggio di due ore.

C’era una volta in America non è una miniserie in quattro puntate, è e deve essere un filmone di quattro ore. Se poi, in questa modernità frenetica, non avete il tempo di concentrarvi per quattro ore ma volete spezzettare la visione, andate a fare in culo.

Io sono un futurista, la versione italiana di Colin Farrell di Miami Vice ma adoro anche la lentezza.

Soprattutto quando Melina Kanakaredes non vuole che a letto io duri meno della massima di Andy Warhol.

Sì, con Melina bisogna fare l’amore come si gusterebbe prosciutto e melone. Succhiando e spolpando con molta delicatezza per godere e leccare tutto l’aroma.

Ah ah.

 

Vi saluto, teste di minchia.

 

No. Morale della fava, anzi, della favola: se avessi dato retta al “finale” scelto da molte persone sul mio destino, sarei finito ad ascoltare Rocco Hunt, mendicando compassione e pietà.

Invece questa rimane una delle mie canzoni preferite:

Anche questa non è male…

Se la ritieni troppo “triste” e campagnola, troppo rustica, c’è sempre Annalisa.

Annalisa, al massimo, ha un ottimo culo.

 

 

di Stefano Falotico

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