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“Nemico pubblico”, recensione


13 Nov

Ultimo “Manhattan” fra i “gangster” dei propri demoni

Il Cinema energico, poderoso, folgorante di Michael Mann, stavolta s’inerpica nell’imbrunito volto dei tramonti che si cosparsero di vital linfa trasgressiva.
Intonata a battiti di ciglia, nerissimi, come gli occhi dall’abisso “candido” di Johnny Depp, arrochiti nei tagli cristallini, turbinanti, “digitali” di spari e spasmo laconico, spalmati di limpida acquiescenza “assorbita” nelle vene drogate delle lisergiche calme apparenti, a detonar scattanti su, sopra, dentro sventranti, meticolose, furiose, “lancinanti”, infiammate rapine a rapirsi proprio l’anima per saccheggiarne il valore o, forse, elevarlo a trono di ribalda sfacciataggine “scont(r)ate” nelle regole assurte a insostenibile modello di “stile”. La vita dei (propri) processi alla morte d’esorcizzare nella perenne fuga assurda, appunto, che risorge a ogni smaltato fucile della chimera polverosa, abba(gl)iata di schizzi esangui, affranti ma mordaci con gaglioffe spavalderie frantumate, ecco, nella putredine che annebbiò gli squarci visionari della lirica mistica all’increspato ora romanticismo ferito nel ventre d’una levigatezza a destarlo poi nell’abisso del vortice della Luna più melliflua e “incatenata” all’incanto perduto.

Dream perito, strada piovigginosa di vetri affumicati, d’una battagliera rivalsa a istituzioni che legifereranno, ferocissime, a imbrigliar caudine la morigerata “castità” del te già divelto, svelto però a sfoderar il “grilletto”, come un gringo del solitario, assolatissimo West, era remota, scomparsa nella tua riapparizione da fantasma più vivo delle ombre che perseguitano la tua, “assediano” e bloccan lo sterno del tuo deviar dello sterzante, feral sferrar attacchi al brado, disumano lor morirsi dentro nei boschi sempre più foschi d’una menzognera “dolcezza”, apnea galleggiante delle temperature “equilibrate”, stagn(ol)e. A cucir claustrofobiche, e di fobia a impaurire, a iniettare la leguleia osservanza del loro, sì, cupo eclissarsi e tetro, stridulo occultarsi cadaverici dietro (s)coperte, “rinomate” nomee.
“Egide” di stelle di latta graffianti da sceriffi monolitici come J. Edgar.
Un Edgar che sbircia i suoi passi “robotici” per avvolgere l’America nell’illusione solo automatica delle calibro. Sì, “calibrata” nel t(u)ono soffuso, plumbeo e dentro burocratiche archiviazioni per un catalogo di plastica dalla compostezza tanto “filigrana” ad attenuar l’anima da incenerirla nella “pulizia formale” d’una asettica” virtù “bibliotecaria” del proprio volto legnoso. La setta dei corpi segreti…
Un Edgar manichino, scarnito negli zigomi obnubilati, “nubili”, tanto nobili anche da spezzarsi nel “cuoio” inespressivo d’una sagoma “virginale” del Billy Crudup obliato nel bianco più “cerone” e ceruleo, che (non) c’è. Come un ruolo “secondario” di demiurgica, ieratica, orripilante presenza inamovibile.

Michael Mann azzarda nel noir camuffato da “poliziesco”, un urlo raschiato d’una Storia nota quanto “banale” e senza “guizzi”.

La “vera” avventura di Dillinger, già un inganno. Perché Johnny Depp, anche se all’anagrafe più vecchio del “reale” Dillinger, appare etereo d’immarcescibile giovinezza senza Tempo, una proiezione svecchiata dunque, rinvigorita nell’efebica diafanità angelica di Depp stesso e altro(ve), smacchiata dal John “biografico” dei documenti ingialliti.
Ove le poche foto dell’FBI ce lo “dipingono” canaglia e sporco, Mann “immedesima” Depp nella sua iconica statura decadente da eroe bellissimo.
Come l’adorante primo piano iniziale, martellante di colonna sonora da “biglietto da visita” del suo innato carisma.

Come tutti i capolavori, e soprattutto come in Michael Mann, la trama è “stupida”. Buoni osservatori della “legge”, senza sfumature psicologiche, contro i “malvagi” banditi “mascherati”.
Gatti coi topi e viceversa. Fra evasioni a cui basta “schioccar le dita” per organizzare la propria liberazione, dall’angoscia ancora di sé, d’un viaggio già schiantato e cosciente della sua “intrepida”, tenera vigliaccheria.
Duelli metropolitani da spadaccini con le pistole, appunto un western “in costume”. Anni ’30 sbiaditi, o ancor più lucenti delle praterie, rasoi e creme da barba più affilate e dissanguanti delle lame dei coltelli, macchine lussuose e firmati “occhiolini” più coraggiosi delle cavalcanti città coi saloon, aperitivi morbidi e “harmony”  più “scostumati” e smargiassi delle birre stronze nelle tavole calde.

Un Christian Bale titanico, senza sonno, missionario della “giustizia”, freddezza implacabile, un Depp asmatico e malinconico che sa quando e dove morirà, aspetta la sua fine proprio nello “schermo” del suo “melodramma” (in)glorioso.
A issare, brindare nel suo Cuore le gioie, i rimpianti, i rancori, la rabbia, l’amore e la Bellezza.
Una Cotillard sfuggente, peccaminosa anche solo quando terge d’acqua erotica pruriginosa, in vasca da bagno, col suo piede “scosciato” e stuzzicantisismo, il feticismo nervoso d’un leone combattivo ma fratturato, arso fra il vivere o morire da re(o) delle errabonde, “erronee”, sbavate, “brave” e “bevute” notti.

(Stefano Falotico)

 

Il “reboot” di Schwarzy proprio con Arnold: l’ossessiva, opprimente, indementita, imbarbarita, odierna, “diurna”, da urne, amena società di “oggi”, dunque primitiva


26 Oct

Vedremo anche Conan coi “muscoli” deperiti, “decadenti”, “detonanti” di Arnold Schwarzenegger a sessant’anni, ed è tutto vero

Notizia “scandita” di ieri, che lascia esterrefatti. Leggo “sconvolto”, impressionato dalla sesquipedale idiozia che la Universal Pictures sta partorendo. Infatti, secondo l’attendibile “Deadline”, sempre aggiornato in merito a ultime ore dei work in progress di ciò che, cinematografico, sta bollendo in pentola,  il nostro ex Governatore della California, adesso “nuovo come bilanciere l’ha fatto”, si sta ributtando a capofitto nella “Settima Arte”, dopo essersi appunto rinnovato di portentoso culturismo palestrato “senile” da chi non ci sta dentro le “rughe” del “cazzo duro-rinsecchito”.

Ecco, che vi piaccia o meno, Conan è uno dei miei film preferiti in assoluto, come tutto John Milius d’altronde. Un “pazzo” geniale che “inventò” una fantomatica terza guerra mondiale nell’Alba rossa dello Swayze più simpatico assieme a Point Break. Sì, Patrick, pace all’anima sua, è sempre stato più che altro un “bono” da Panarea, eh sì, le ragazzine voleva impan(n)arlo nel dirty dancing, anche quando “(at)torniò” Demi Moore d'”argilla” e poi morì ghost nelle fantasie erotiche della casalinga che pese dalle sue labbrona (già, “lo” soppesava quello dello Swayze, uno da trenta centimetri, “enorme” che andava sul “velluto” con poca leggerezza, “infilato” nello “sfilatone” abatantuonesco per i “tuoni” orgasmici del gentil sesso che si toccava immaginando, e m-ugolando, il suo “coso” prelibato nelle “illibate” notti solitarie delle loro “biancherie”).

Tornando a Milius, fu il creatore e il regista della saga Interceptor del Mad Max, uno dei migliori Mel Gibson prima del suo alcolismo poco anonimo, che l’ha costretto sul “lastrico”, causa denuncia miliardaria della moglie picchiata nella violenza domestica “artistica”, e si è ridotto ad accettare parti “defilate”, proprio da “pilates“. Anzi, dopo aver fatto il Ponzio Pilato, adesso è un attore-“Cristo” nella sua Passion più reale e amara come i “luoghi mistici” di Matera, capoluogo lucano di “gioie” davvero “macigne“. Arcigne, diciamo…

Tom Hardy ha ereditato la “parte”, speriamo non la (s)figa. Nel quarto capitolo, lo vedremo affiancato a Charlize Theron. Mi piacerebbe una (s)Cena “apostolica”, ma poco cattolica, di “tatto” nei fianchi di Charlize, sudafricana bionda che te “lo” suda. Hard-y è nomen “omen“. “Uno” così garantisce la “visione”. Incassi assicurati nel culo della Theron che non usa la “sicura”. Già, è “sicuro” che sarà un “siluro” di grilletto Magnum uscendo, ed entrando, dalle fedi e dalle federe.
Eh già, è un “fuorilegge”, un outlaw, mi(n)c(hi)a un federale. Eh?
Ah-ah.

Siamo partiti da Scwarzy, “prendedola larga”, “annacquandola” di Charlize…

Un panegirico sapor “romantico” del girino spermatozo(t)ico più “colto”, dunque coito-“cotto e mangiato“. Ah, che Parodi-a, che rider di brividini nel buchino, nel “budino” da “burini”, con del burro e salvia, nella “selva”.
Per approdare, dopo questi “abbordaggi”, in una breve analisi della “contemporaneità”.

Mio padre, ragioniere, trovò lavoro in G.D. dopo solo un anno di “curriculum“. Non faticò molto a “campare”.

I giovani del 2012, salvo profezia dei Maya che “risolverà” il problema apocalypticamente, sono davvero nella merda.

Si dannano, spediscono ogni loro risorsa, riciclano ma rimangono col triciclo, mentre Tarantino Quentin “copia” Sergio Leone e si spaccia per  “So’ (ermegliooo de’ te.

Quindi, secondo molti scrivo da Dio, ma molti mi schivano perché, senza basi economiche “forti”, un po’ fai “schifo”.
S’innestano pericolosi circoli viziosi.

Un Uomo guarda il peggior Cinema di Woody Allen e ride da “matto”. Qui, per il sottoscritto, la “trama” si sta facendo zelig, molto ingarbugliata. Per quanto possa apprezzare i discorsi intelligentoni di quei ricchi e depressi annoiati di Manhattan, adesso in “forma-to cartolina” a spasso per l’Europa, subentrano necessità via vi(t)a un po’ più realistiche.

Decisamente più obiettive per salvarsi senza troppi “brillanti” cazzeggi.

Morale della “favola?”.

Non ci son “cazzi” che tengano.
La mia prima ragazza “constatò-tastò” che “lo” avevo “parimetrico” a Rocco Siffredi.
Ecco, c’è una differenza fra me e questo “rock“.

Sono Al Pacino, non “svendo” il mio “talento” nelle boogie nights, e sempre maggiormente un Clint Eastwood. Cioè, credo nelle guide appunto morali e oneste.

E, per quanto possa “sfornare” romanzi a iosa di “rosette”, qui si mangerà solo veleno, altro che “pane”.
E non fornicherò neppure Rossella.

La mia (r)esistenza sarà un formicaio da sbavato “rossetto”, un po’ orsetto, molto “via col vento“.

Perché appunto, volente o nolente, ci sarà da farsi il culo dolentissimo, previo essere “violentati” dalle regole castranti della società.

Un ragionamento che non fa una (messa-predica in..) “piega”.
Dei “pantaloni…”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Conan il distruttore (1983)
  2. The Addiction (1995)
  3. Midnight in Paris (2011)
  4. La rosa purpurea del Cairo (1985)
  5. Ombre e nebbia (1992)
  6. The Last Stand (2013)
  7. The Tomb (2013)
    “Finendo” su questo film, ho detto tutto…

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