Posts Tagged ‘White Boy Rick’

The First con Sean Penn, White Boy Rick col McConaughey e la schifezza del reboot di The Predator bocciati, bene, e anche Kubrick in fondo ha girato un solo capolavoro


13 Sep

Matthew+McConaughey+SiriusXM+Town+Hall+Matthew+RcEp_NQmQBtl

Sì, il primo ruolo “televisivo” di Sean Penn, dopo anni di sua assenza anche dal grande schermo, dopo essersi sputtanato con Il tuo ultimo sguardo, che ha distrutto la magnificenza delle sue precedenti da regista, dopo un tempo immemorabile in cui ha cazzeggiato con questa e quell’altra fighella, tingendosi i capelli, pubblicando un libro orrendo, è stato un mezzo fallimento.

La Critica comunque non ha stroncato lui. Sì, un astronauta con la faccia da puttaniere non l’ho mai visto ma Sean ha un’indole melanconica, springsteeniana, quindi ci sta carismaticamente nei panni di uno che si è rotto le palle di questo Pianeta sbagliato, e molla tutto, saltando su Marte.

Ma The First è stato stroncato. First Man no. Secondo me, seppure non l’abbia ancora visto, andrebbe massacrato anche il film dello Chazelle. Con uno degli attori peggiori di sempre, Ryan Gosling. Questo sarebbe un figo? Sembra che abbia ingoiato mille pasticche di neurolettici e bevuto un litro di Valium.

Eppure piace alle donne. Mah, uno dei grandi misteri dell’universo.

Basta! Già Apollo 13 era una palla tremenda, uno dei film più noiosi di sempre. Adesso anche la storia dell’Apollo 11. Che poi… presto uscirà anche il secondo film sul figlio di Apollo Creed. Con Michael B. Jordan, l’essere più antipatico del mondo. Spero che il figlio d’Ivan Drago gli spacchi quella faccia da neretto carino. Riportate questo mandingo sulla nave Amistad. Dategli da mangiare le banane! Stavolta Salvini va appoggiato!

Basta!

Mentre il McConaughey, che sperava di beccarsi la nomination per White Boy Rick, ha scazzato ancora film. Dopo Gold, un film truffaldino nei confronti dello spettatore e per il quale è ingrassato per l’anima del cazzo, visto che non è stato nominato a nulla, La foresta dei sogni di tua sorella new ageFree State of Jones, film lunghissimo che basta leggersi due pagine scritte bene di un libro di Storia, e soprattutto La Torre Nera, ove fa il modello intirizzito porta-sfiga, adesso ha toppato nuovamente. Vera “McConaissance!”.

Sì, White Boy Rick è stato semi-distrutto dai critici americani. Per la serie: dopo quella stronzata di Blow con Johnny Depp, lasciate perdere i film alla Scorsese se non siete Scorsese.

Tornando a Matthew. Sì, dopo l’Oscar è rimbecillito. E ride sempre come uno scemo. Perché non lo prendono quelli del dentifricio Mentadent? Il sorriso smaltato a trentadue denti c’è tutto.

E infine la mega-puttanata universale, The Predator di Shane Black. Teniamoci l’originale con Schwarzenegger e non stronzeggiamo con seguiti, reboot robot di tuo nonno.

Il protagonista doveva essere Benicio Del Toro. Quindi, la parte è andata all’insipido, moscio Boyd Holbrook, sì, un ricchione.

Comunque, in America stanno messi sempre meglio di noi. Anzi, voi.

In Italia, abbiamo un proliferare di attrici. Tutte hanno il profilo Instagram, basta che esibiscano un paio di belle cosce, tonificate in ore di palestra. Sì, attrici come Meryl Streep. Hanno girato da comparse la pubblicità della mozzarella di Bari e però non hanno un colorito da latticino, sono abbronzate, visto che stanno perennemente al mare coi soldi del padre industriale.

Ma andassero a dar via il culo.

Sì, non bestemmio. A conti fatti, il tanto intoccabile Stanley Kubrick ha girato solo un capolavoro, Arancia meccanica. Ne vogliamo parlare seriamente di 2001? Con quegli effetti speciali, avanguardistici per l’epoca, un grande film lo girava anche Mario, il marito rintronato della mia vicina di casa. E poi: sì, l’uomo è nato scimmia, quindi gli è scattata la scintilla, si è evoluto e, stanco di tutto, è regredito a feto galleggiante, da superuomo in scatola. Sì, Stanley ha scoperto l’acqua calda. Ed è infatti nell’acqua, grazie a scariche elettriche, che è nata la vita sulla Terra. Grazie, già visto e sentito.

Barry Lindon è la storia di uno che ama Ezio Greggio, un piccolo borghese mediocre, ma tutto sommato un brav’uomo. Il figlio, invece, ha un’indole da Alex di A Clockwork Orange, appunto, e ripudia quel poveretto di suo padre perché pensa che l’abbia castrato in un’educazione troppo moralmente inappuntabile. Che cazzo voleva? Voleva andare in discoteca a sedici anni? E chi gliel’ha impedito? Non piangesse sul latte versato e sul suo sperma non nelle cretinette eiaculato.

Poi, con la fotografia di John Alcott, anche Jimmy il Fenomeno avrebbe realizzato riprese “pittoriche”.

Basta!

Eyes Wide Shut, un film postumo. Quindi, il montaggio non è suo. E Tom Cruise nei panni del dottore è credibile quanto il sottoscritto in Top Gun.

Full Metal Jacket, sì, dai, nelle caserme militari ci sono i nonnismi e i bullismi, la guerra è brutta, lurida e sporca. E Orizzonti di gloria è retorica tronfia da due soldi.

Bocciato!

Shining? Ha ragione, mi spiace dirlo e ammetterlo, David Cronenberg. È un film che non inquieta, non fa paura, con un Jack Nicholson di maniera, che gigioneggia da lupo mannaro con la pelata, un film con un bambino autistico afflitto da deficit percettivi per cui delira, un negrone che voleva solo vedere la tv sul letto, e un labirinto che è molto più complicato quello di Gardaland. Sì, da quel labirinto sarebbe uscito anche Pacino di Scent of a Woman. Suvvia.

Via!

Basta pure col Kubrick. Un mezzo panzone misantropo hater.

 

 

di Stefano Falotico

 

Jennifer Jason Leigh ha 56 anni, sono stupefatto e sconvolto


06 Jun

jennifer-jason-leigh-stupefatto-sconvolto-03- jennifer-jason-leigh-stupefatto-sconvolto-01-

 Oggi voglio parlarvi di un’attrice che sta tornando alla ribalta, uno di quei nomi comunque abbastanza prestigiosi di Hollywood e la cui carriera, filmografia alla mano, è già a suo modo leggendaria, un’attrice che vedremo presto in grande spolvero in Cocaine – La vera storia di White Boy Rick con Matthew McConaughey. Ovvero, la mitica Jennifer Jason Leigh. Un’attrice che, nonostante il suo carnet, non è mai diventata una diva da copertina, una star, come si suol dire. Perché quando la guardi sei irresistibilmente attratto dalla sua recitazione sopraffina, ma non sai mai con chiarezza se è bella, se è insomma figa o sensuale, oppure se è un’irresistibile bruttina affascinante. E in forse in questa magnetica ambiguità consiste il suo perverso fascino. E non c’è da stupirsi che sia divenuta famosa per questa sua atipica bellezza particolare, fine ma non volgare, tanto acqua e sapone da risultare persino quasi anonima, impalpabile. E che per la stessa ragione abbia interpretato spesso personaggi marginali, con vite disperate, in ruoli da donna pericolosa, borderline, psicotica o malata di mente. E basterebbe citare uno dei suoi ruoli celeberrimi, almeno per noi cinefili, quello di Hedra Carlson-Ellen Besch, la “doppia” donna di Single White Female di Barbet Schroeder, per inquadrarla.

Il suo vero nome all’anagrafe è Jennifer Leigh Morrow, lei comincia a recitare a soli quattordici anni, il cognome Morrow non le piace, lascia Leigh, però interponendo il maschile Jason in omaggio al vecchio amico di famiglia Jason Robards.

E infatti lei è sempre stata un maschiaccio. Come si suol dire. Piace da morire ai registi alternativi, Robert Altman la adora e le dà due ruoli potenti in America oggi e in Kansas City.

È stata la testarda amante di William Baldwin in Fuoco assassino, una pazzerella ostinata che fa di tutto per averlo, ma non solo.

Ci sono film cult nel suo percorso attoriale. Da L’amore e il sangue di Paul Verhoeven a Hitcher, pellicole nelle quali duetta con Rutger Hauer, o film fuori dagli schemi che non piacciono ai critici snob e troppo classicisti, come Ultima fermata Brooklyn, e poi Mister Hula Hoop e L’uomo che non c’era dei geniacci Coen, L’ultima eclissi di Taylor Hackford da Stephen King, eXistenZ di Cronenberg, Era mio padre di Sam Mendes, e la Leigh incrocia altri nomi pregiati e autori considerevoli come Charlie Kaufman, Noah Baumbach, Jane Campion.

Viene scandalosamente trascurata dagli Academy Award per la sua prova in Georgia, e in quasi cento credits all’attivo tra Cinema e televisione ha ricevuto una sola nomination agli Oscar come miglior attrice non protagonista per The Hateful Eight di Tarantino.

E di recente l’abbiamo vista anche in Good Time con Robert Pattinson, sebbene qui recitasse solo un cameo, e in Annientamento di Alex Garland.

Ma ciò che più m’impressiona è che costei sia nata il 5 Febbraio del 1962. Perché non sembra affatto, sinceramente, che sia vicina alla sessantina. Sconvolgente.

Le daresti al massino quarantacinque anni. O forse sono i miei occhi e la mia memoria a tradirmi. Perché appena la vedo mi torna in mente la sua splendida silhouette in Fusi di testa.

 

di Stefano Falotico

White Boy Rick, prima di educare gli altri, educate voi stessi


05 Jun

2295796 – White Boy Rick

Ce lo spariamo questo film? Sì, quando uscirà, io me lo sparerò. Perché mi hanno sempre affascinato i film, perfino romanzati, sulle adolescenze difficili, essendo io stato l’apoteosi dell’adolescenza nella sua inquietudine più maestosa. Tanto maestosa che, per lungo e inesauribile penare, sto diventando precocemente Hermann Hesse e, non di rado, rifletto come farebbe un novantenne in fin di vita sulle stagioni della vita. Da non confondere con quelle di Battiato, personaggio a cui, per via del mio ermetismo, son stato sovente associato. Anche se a ben vedere mi sto trasformando sempre più in un brillante McConaughey, padre di quest’umanità allo sbando. Ridottosi a vivere nella povertà assoluta pur di dare un lascito supremo, sacrificale a un mondo che, smarritosi nella tetraggine mascherata da frivolezza, pare esser precipitato in un brutto Medioevo oscurantista.

Quello che non ho mai accettato della società che si spaccia per “adulta” è la sua rassegnazione mesta e impigrita, come se aver rinunciato a tutti i sogni adolescenziali fosse un sinonimo di crescita. Come se l’appiattimento e il metodico iper-controllare le loro emozioni la preservasse dalla sofferenza. Io vi dico che gioia vera non vi può essere se soffrire è un verbo che avete disconosciuto e cancellato dal vostro vocabolario emozionale.

Si soffre sempre, in maniera diversa e forse più matura, ma il dolore è insito nell’animo umano che, in quanto senziente, non può astenersene. Si gioisce tanto se si ha un figlio a cui tramandare i propri insegnamenti, sperando che forse abbia una vita più felice e appagante della nostra, e parimenti tragicamente si soffre se questo figlio si perde in strade tortuose ché, incosciente, non può sapere a cosa andrà incontro. Non può saperlo perché è giovanissimo e quindi, dopo la momentanea esaltazione, l’euforia folle, sarà giocoforza costretto ad adattarsi, e quest’adattamento sarà difficilissimo se non avrà provveduto, nel momento formativo importante, alla conoscenza, soprattutto dei suoi più umani sentimenti.

Perché, nel frattempo, nel bene o nel male, avrà già esperito molta vita e quel suo vissuto, complicato, perfino alle volte traumatico, distorto, diverso, “spostato”, non lo potrà raddrizzare, leggendo a trent’anni filosofia new age. Quei conflitti interni, prima o poi, ritorneranno furenti, il suo carattere e la sua istintività fuoriusciranno anche quando crederà di averli taciuti sotto una coltre d’ipocrita buonismo e asservimento al più impiegatizio e, apparentemente, comodo lavoretto. Ma io non sono un moralista, ed è in virtù proprio di ciò che vi dico che tutto il male non viene per nuocere. Mi son sempre battuto affinché ogni uomo fosse libero.

È celeberrima la frase di Fabrizio De André: scegliere o farsi scegliere? Diffidate da chi vi dice che vive in un certo modo perché ha deciso di vivere così, oppure, ancora peggio vi mente con l’alibi che, per sfortunate, dannose circostanze, non ha avuto alternative. In verità, non se l’è mai volute creare. Perché, tutto sommato, nonostante patemi e guai, casini di ogni tipo, la sua vita di merda gli piace e ci sguazza, perché è l’unica che sa vivere. E ha modellato la sua visione del mondo al ristrettissimo, solipsistico, utilitaristico interesse personale.

Le ingiustizie, chi più chi meno, le subiamo tutti dai quattordici anni in poi. Fa parte del gioco della vita. Non possiamo pretendere di essere belli come Alain Delon, di essere al contempo dei premi Nobel, di scoparci quattro donne a notte (a proposito, voi ce la fareste?), di essere presidenti della Repubblica, intonsi e col capello a posto, e intanto andare ai concerti della band alternativa-metal di sto par de palle. Insomma, non possiamo avere tutto. Dobbiamo fare delle scelte. Genitori cari, non vi preoccupate se vostro figlio, anziché divertirsi coi suoi coetanei scemi, guarda Henry – Pioggia di sangue. Non c’è niente che non vada in lui, è capace che i serial killer diventeranno invece quelli che ora guardano Avengers.

I vostri figli debbono subito, senza aspettare un secondo di più, entrare in contatto col mondo che per sua natura è anche violento, è fradicio, è marcio, fa schifo al cazzo, non è solo rose e fiori. Anzi, più acquisiranno coscienza di questo, più sapranno gestire la loro parte oscura. In un bilanciamento psico-emotivo meraviglioso.

È per questo che abbiamo i terroristi. Sono stati educati sin dapprincipio a una visione radicalizzata della loro religione, chiusi nelle loro bacate convinzioni, al che ecco che, se uno pesta loro i piedi, anziché dare un pugno a quello o rispondergli per le rime, facendo valere il loro comunque opinabile Credo, distruggono le Torri Gemelle, ammazzando migliaia d’innocenti.

Che io sappia, Bush è ancora vivo e vegeto…

Come voi, adolescenti, non diventatemi Elephant. Se in classe vi deridono e umiliano, controbattete con gusto e personalità, fate valere i giusti principi morali del rispetto. Non tornate in quella scuola a mitragliare a destra e a manca. Che c’entrava quel poveretto della classe prima, tanto buono e caro, così gioioso di vita, che avete ammazzato?

E ora dico anche a voi, finti adulti. La maturità non si misura dal numero di lauree prese, recitando pappardelle a memoria, non si misura dal grado economico del vostro conto in banca. State sempre lì al mare, sugli yacht, a bere e divertirvi come porci. Poi, nel quotidiano, siate cafoni e insensibili peggio di un film con Christian De Sica. Secondo voi, chi non è arrivato al vostro “vertice”, è solo una merda, non vale una minchia, è un patetico coglione, e allora giù di offese e insulti pesantissimi.

Sì, andrò a vedere Cocaine. Forse sarà un brutto film, al momento non posso saperlo, ma come mi attrae questo McConaughey che, contro tutto e tutti, combatte, a costo di sbagliarsi immensamente, affinché suo figlio abbia una seconda possibilità.

Quella che dovremmo avere tutti.

Nella mia vita mi son sentito spesso dire che sono debolissimo. È il contrario. I deboli, come sosteneva Nietzsche, sono quelli che si spacciano per forti ma sono degli atroci conformisti e hanno accettato, seppur malvolentieri, che ai calciatori si diano 100 Milioni di Euro l’anno e ai poeti un calcio nei testicoli.

Perché non avete mai voluto cambiare niente, nemmeno lo spazzolino che da trent’anni usate per pulirvi bocche pestilenziali e iper-giudicanti.

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)