Hikikomori: la sana follia eccentrica del gioviale, felice, reiterato, cosciente isolamento lontano dalla prigionia sociale, lo sostiene anche il grande Alessandro Catto

25 Dec

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SCANNERS: questa volta il cattivo trovò uno troppo forte che lo distrusse, abbattendo tutta la sua stirpe e mangiando pure un tiramisù

Racconto aderente alla contemporaneità del mondo tristemente odierno ove imperversano, a briglia sciolta, gli haters

Sì, come Stephen Lack del capolavoro per antonomasia di Cronenberg, io sapevo, essendo sensitivo, che il cattivo mi sarebbe venuto a cercare di nuovo ma l’avrei fatto nuovo, come si suol dire, io. Vilmente m’apostrofò da coniglio, ancora una volta (s)mascherato dietro una tastiera e dando a me del gran pagliaccio iellato.

Peccato che non avesse previsto, come già gli dissi, che non ebbe di fronte chi pensò di trovarsi.

Dinanzi a lui, ecco l’unica persona al mondo dimessa da tempo dai centri ove volle, vorrebbe e vuole, eppur gli duole, la sua malignità deportarmi, semplicemente perché non corrispondo al piano regolatore della sua pazza, scriteriata eugenetica da suo sciagurato incurabilmente disagiato.

Ma, con suo enorme rammarico, qualsiasi psichiatra gli potrebbe spiegare che non sono, a differenza di quel che lui ostinatamente credette e ancora crede, né pazzo né diverso. Neppure meno intelligente.

Anzi, direi esattamente il contrario. Essendo io uno psichico, disprezzo invece lui, appartenente al mondo dei sottosviluppati giammai progrediti. Ovvero, gli ilici. Persone che rimarranno (in)ferme al loro mondo angusto di gelosie, di rivalità meschine e di squallidi pettegolezzi ilari e piccini.

Sì, per cercare di destabilizzarmi, inviò missive luciferine sotto falsi profili attraverso cui cercò di provocarmi scompensi emotivi tali da indurmi a gesti sciagurati e poco cauti e fini. Ah, che carino, ah ah!

Le sue offese furono però pedanti, prevedibili, anzi da me già profetizzate da veggente sopraffino. Puntuali come un orologio svizzero arrivarono i suoi insulti immorali e detonanti tutta la sua idiozia misera, offese che denotarono la sua mancanza di evoluzione allarmante, la testardaggine proterva d’un cervello amorfo ubicato nella scatola cranica di una persona che pensò di “vedere oltre”, tanto oltre che non poté prefigurarsi che, a proposito di Cronenberg, potrebbe fare presto invece, ahia, la fine di un altro cattivo di Cronenberg, lo psicopatico de La zona morta. Quindi, sebbene ancora non lo sappia, è più che altro già un pregiudicato.

Prossimamente, infatti, un giorno la polizia busserà a casa sua, qualcuno domanderà chi è e, quando da lontano, lui udirà il perché di tale visita a lui sgradita, comprenderà che la sua vita è finita. Così sarà, così è già. Eh già.

Dunque, per salvare l’onore, non avrà molte scelte, oh mio amore.

I suoi insulti furono raccapriccianti. Basati su arretratissime demagogie spicciole riguardanti la meritocrazia lavorativa e la presunta importanza del valore umano a sua volta edificato a ragione della sua visione del mondo e delle persone assai ristretta e bacata. In una parola, infima. Ove, secondo tale discutibile sguardo piattissimo, l’anima altrui non esiste e viene calcolata l’intera esistenza sulla base, appunto, di un reddito pro capite e dell’esibita, edonistica e più squallidamente vanagloriosa potenza sessuale morbosa. Sul concetto piccolo-borghese di amore soddisfacente soltanto le logiche, potrei dire, aziendali dello status quo socialmente convenzionale e più retrivo. Scandaloso!

Gli andrebbe chiarito che io già ebbi chi m’amò ma fui sempre io poi nuovamente e progressivamente a ritornare indietro con sanissima demenzialità terrificante. Ma quale caloroso!

Lei, o meglio le lei, cazzo, rimasero sconvolte e in pieno imbarazzo dirimpetto al loro prenderlo in quel posto. Di solito, infatti, una persona normale, per meglio dire minorata e scimmiesca, trae piacere dall’amore e dal sesso ludico e impudico. Tutte, anche tutti, si accorsero che a me accadde eccezionalmente il contrario.

Più vengo difatti avvicinato alla normalità più è direttamente proporzionale la mia ricerca di solitudine annale. Da vero uomo (ir)razionale e anale, nel senso che potete mandarmi a fare in culo ma me ne fotto in maniera re(g)ale.

Sempre più spettacolare. Sì, la dovete smettere di abbaiare, di calunniare, di abbaiare, di latrare e spettegolare. Le pecorine dovete soltanto pascolare.

Bevendovi tutto il latte, poppanti. Prendetevi le vostre gattine mezze cartucce e mezze carine, facendo loro piuttosto scolare la vostra sacca scrotale affinché, pallosi uomini di questo par de palle, codeste galline possano prosciugarvele, succhiando tutta la cannuccia. Quindi, ora io vado a pisciare.

Da tutti i test effettuami, non furono ravvisate delusioni né esclusioni dovute agli altri.

Emerse tuttavia una cronistoria emotiva e intellettuale da lasciare sbalorditi e senza fiato.

Poiché pare impressionante, eppure incontrovertibilmente inconfutabile, che avessi già compiuto una scelta così immutabile anni or sono quando, apparentemente, nessuno avrebbe mai immaginato che io potessi invece già immaginare chi sono oggi.

Un emarginato, un disadattato o forse in un altrove innatamente dannato e alato?

Poiché tale fuori di testa andrebbe aggiornato in merito allo sviluppo dei fatti incresciosi, a loro modo però arricchenti la mia mente e la mia anima in maniera stupefacente, che successero nel lungo intervallo di tempo nel quale lui s’illuse e ancora illude che io sia come prima. Ammesso che già prima io non fui chi pensò che io fossi. Ciò dovrebbe indurlo a riflettere.

– Dunque, vorresti dirmi che, anziché aprirti alla vita, furono proprio nuovamente i rapporti, sociali, amorosi/amorevoli, cosiddetti interpersonali, a radicare ancora di più in te l’idea di distaccarti dal comune convivere e condividere?

Purtroppo, sì.

 

In primissima adolescenza, anzi in zona esistenziale appena post-puberale, m’accorsi già del troiaio generale e del professorato al vertice dell’intellighenzia fallace, ipocrita e falsamente istituzionale d’una realtà sociale già pronta ad avviarsi al becero disfacimento odierno d’un mondo sprofondato oramai irreversibilmente nel più bieco, ingannevole porcile animale. (S)fatto di patti laidi, d’amicizie ludre, ruffiane e luride, di leccate di culo bestiali per non passare come sfigati da emarginare, vessare, ottusamente picchiare nell’animo a sangue. A cui inveire in maniera stuprante l’animo, vivaddio, delirante dell’essere permanentemente un eterno adolescente non indottrinato dalla cattiva, disumana scienza. Dunque non avvelenato, circuito, plagiato e corrotto dalla scemenza e dalla fraudolenta, collettiva semenza.

Al che, consapevolmente, assolutamente convinto della mia già irriducibile scelta perentoria e sacrosanta, con fierezza enorme dichiarai il mio precocissimo isolamento assai personale, giudicato erroneamente “pensionabile”, scagliatomi in viso da chi, forse addirittura invidioso, ritenendomi inviso per tale mia presa di posizione radicale e comunque da inferno, no, infernale, no, infermabile, ferale e irriguardosa nei riguardi dei sorrisi e degli sguardi falsi, degli apparati costituzionali d’una società da me reputata repulsiva rispetto alla mia trascendenza abissale, alla mia alterità emozionale e al mio introiettare la realtà secondo bellissimi, suadenti, oserei soavi e lucenti malinconie pindariche, dalla gente superficiale considerate anomale, ecco, senza sprezzo del pericolo, m’attirai giocoforza le antipatie un po’ di tutti, i quali subito mi schernirono e non poco velatamente mi derisero in quanto, immantinente ma ottimamente mantenuto anche se temuto, senza molte scolastiche mattinate ottuse, condussi una vita fisicamente ineccepibile e spiritualmente lodabile eppur già sganciata dalle tribali socialità falsamente amicali, cioè un’esistenza, una prematura resilienza ammirabile ma facilmente offendibile, una guerra di trincea appaiabile forse a quella di chi fu ed è tutt’ora un nerd per eccellenza imbattibile, ovvero Harry Knowles, geniale ideatore e gestore del sito Ain’t It Cool News, fucina di news impagabili, non solo di natura cinematografica e fumettistica, in cui Harry e i suoi collaboratori si dilettarono e ancora si divertono da matti a distillarci perfino perle fanzinare e gossipare, trivellando il dietro le quinte della Hollywood di cartapesta e dintorni con classe e provocazioni ineguagliabili.

Sì, un sito alla Maps to the Stars di Cronenberg in cui, come detto, in mezzo a tante notizie serie, fra esclusive degne del Pulitzer e post da premio Nobel, può apparire, fra le virgole o di punto in bianco, anche il resoconto, inventato e/o no, di Julianne Moore, la lentigginosa dal seno voluttuoso e dalle cosce sinuose, la quale tradì semmai il marito con un enfant prodige raccattato fra una cena con Paul Thomas Anderson e un bacio alla scaloppina con Matthew McConaughey. Detto il piacione un po’ ombroso e non sempre immediatamente (a)moroso. Un uomo certamente non schizzinoso, prodigo di amori calorosi (Sandra Bullock lo sa…), ma anche un bastardo malmostoso.

Col quale Julianne pare che ebbe una tresca sospetta, dolce e cremosa. Non so se dietro una frasca o dopo aver bevuto troppe fiaschette di vino rosso.

Sì, la mia scelta fu fraintesa. Fui scambiato per Liv Tyler di Io ballo da sola, fui poco giudiziosamente, sbrigativamente schedato come malato di fobia sociale, fui tacciato come alienato o, peggio, come un ragazzo sbagliato, antiquato, noioso o solo antipatico.

Mi dissero che fossi superbo e un cacasotto, un fantozziano, merdoso essere ignominioso, un appestato, sì, un patetico, odiabilissimo lebbroso. Un essere solo, senza Sole, anzi solissimo. Un uomo talmente lunatico da essere diventato quasi un licantropo. Un uomo assopitosi, ah ah, che idiozia detta da gente invero, questa sì, facinorosa, vecchia e noiosa.

Per molto tempo, devo esservi sincero, malgrado io fossi sicuro della mia scelta eppur anche così tanto giovane da non possedere consolidati, etico-estetici gusti e i giusti antibiotici per poter cementare il mio stile di vita falotico, essendo anch’io adolescente e non del tutto formato culturalmente, emotivamente e sessualmente, nonostante già opponessi, dinanzi ai suddetti, tormentosi ricatti più capziosamente adulti, il mio spirito battagliero, orgogliosamente, con sfacciata sicumera baldanzosa, scaraventato addosso da forte permaloso in faccia a questa gentaglia poco vera e invero abietta e schifosa, fui persuaso davvero di soffrire di qualche strana patologia pericolosa…

Dapprima, mi si disse banalmente che dovevo crescere, che fossi solo un coglione ipocondriaco o, peggio, un ritardato dormiglione da prendere a ceffoni. Sì, mi urlarono di essere un brutto ceffo, sì, così si permisero di dire questi fascisti sceriffi assai arditi ma falliti, ignorantissimi e scarsamente eruditi. Mi puntarono contro solo il dito!

Mi urlarono: – Ma chi pensi di essere? Il Califfo?

Famiglie della cosiddetta borghesia bene, si fa per dire, non comprendendo la mia taciturna vita ermetica, non capirono che fui già come Carmelo Bene.

Al che vollero spedirmi in cura, assillandomi ed estenuandomi con richieste pressanti, mortificanti, avvilenti e, queste sì, deprimenti.

Assaggiai ogni psicofarmaco possibile e immaginabile poiché incolpato di essere solamente un pazzo immaginario.

Questa è bella, è bellissima, ah ah. Sì, secondo la loro ottica distorta da persone indubbiamente disturbate da torte in faccia e colpevoli di esecrabili, mille torti, fui schizofrenico, ripugnante bergmaniano, amante del più inguardabile Woody Allen, scorsesiano traviato, cioè incarnazione della trilogia notturna di zio Marty, vale a dire Taxi Driver, Fuori orario e Al di là della vita, fanatico de I guerrieri della notte, ah ah, fui Farinelli il castrato, il film personificato Così ridevano di Gianni Amelio, l’unica prostituta vivente che al massimo poteva masturbarsi, ah ah, Don Chisciotte, Will Hunting – Genio ribelle, di conseguenza quasi tutta la filmografia incorporata di Gus Van Sant, fui il Cinema metafisico di Terrence Malick e poi, a seconda di come tirò il vento dei miei calunniatori e spregevoli diffamatori, Moana Pozzi ma pure Rocco Siffredi, insomma, oggi un santo, domani uno per niente sano, dopodomani un maiale, anzi il male.

Mi gridarono: – Redimiti!

E intanto fumarono le canne, marinando gli studi e fottendosene bellamente.

L’indifferenza e la cattiveria furono davvero tante. E ancora purtroppo continua indefessamente, impunito e non terminato, quest’assurdo gioco dei cretini. Cioè gente col cervello piccolo e molto limitato. Ma, così come sostiene Alessandro Catto, è stupendo vivere a modo proprio da grande Lebowski. Ti piace una e puoi scoparla. Semmai è proprio Julianne Moore, artista solo del cazzo. Non devi sposartela e fingere di esserne innamorato per festeggiare assieme a lei il Natale e ogni festa comandata pur di fare bella figura con gli amici, sposati con la super zoccola insegnante… Sì, della solita materia… grigia della sua mente demente ripetitiva e dunque nelle trite e ritrite certezze stagnanti.

Se non vi piaccio, i mondo è formato da miliardi di persone brillanti. Forse doppiogiochiste come voi, cari lestofanti e ignobili bugiardi.

Quindi, morale della fav(ol)a: non rompetemi i coglioni. Fatevi una sega o una mezzasega.

Sì, mentecatti sarete voi. Ha ragione il Catto. E attaccatevi al cazzo.

 

Quando cammino per strada, alcuni rabbrividiscono, altri piangono, fingendo di disconoscere la verità, altri ridono sotto i baffi, non sapendo che sono io, nel mio animo, a ridere di loro sguaiatamente.

Come nel finale di Scanners, il cattivò provò a massacrare il personaggio di Stephen Lang.

Quando Stephen sembrava morto, resuscitò e lo macellò.

O forse no.

Forse morirono entrambi di compenetrazione fra bene e male indissociabile.francesco bottone

di Stefano Falotico

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