La gente mi chiede perché mi prenda per il culo da solo. Non è prendersi per il culo, si chiama autoironia, forse

04 Feb
Jerry Lewis 1955

Jerry Lewis
1955

Sì, sono da tempo immemorabile specializzato nelle prese per il culo poiché amo mangiare un panino al bar con del prosciutto mentre osservo il grigiore dei commendatori che, al mattino, già si avvia mortifero verso una vita di lavoro per me superfluo. Sentire lo sgranocchio dell’affettato nelle mie papille gustative mentre, con occhio denso di disillusione, ingoio un altro boccone amaro, pago il conto, esco senza dare nell’occhio e sfilo nel vento, con la brezza lieta che accarezza la mia alopecia androgenetica.

Un momento palpitante, impagabile. Da vero uomo che, al primo tintinnare del giorno, già sa che sarà un’altra giornata di merda.

Sì, rincaserò dopo aver la lauta colazione trangugiato e mediterò su voi, ragazzi bocciati oramai irrecuperabili che annaspate in un mare schizofrenico di deliri sconclusionati.

Abbiate fiducia, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni, si dice. Le vostre furono nefaste, dunque vi si spalancherà il paradiso e godrete della vostra scarsa volontà in pace e santità. Ah ah.

Ieri, una ragazza mi ha chiesto se ho mai fatto l’amore al cinema.

Le ho risposto lapidariamente:

– Mah, non ho mai fatto l’amore, più che altro.

– Mi stai prendendo per il culo?

– Sì, mi pare plateale la presa per il culo.

– Tu sei pazzo.

– Solo a giorni alterni, dipende dall’interlocutore. Tu sei una che mi fa impazzire, sai? Vorresti condividere questa pazzia e sorseggiarmi sinché morte non ci separi?

– No, preferisco il vino.

– Mah, di mio la birra.

– Tu sei proprio scemo.

– Di tanto in tanto non fa male a nessuno. Vi è troppa serietà in questo mondo invero imbarbarito dall’empietà. Sii a me una donna di qualità e amerai, lo so, la mia quaglia salata di qua e di là. Zuccherala e renderemo la vita meno insipida. Lo so, di certe cose sei sapida e poco pia, ama il mio pulcino. Son canarino che fa pio pio.

 

Partì una sberla. Mi ferì sulla guancia.

E io, contento di questo vile sgarbo, dissi al medico che mi diede i punti…

– Bene, cucia male. Si deve vedere che sono un uomo che ha sofferto. Voglio che la cicatrice sia evidente.

Così la gente, vedendo il mio volto deturpato, penserà… sì, questo è un uomo sfregiato. Dunque possiamo dargli la pensione d’invalidità.

Ah ah.

Sono veramente un bel volpino. Peccato che non abbia i soldi per la pelliccia.

 

 

di Stefano Falotico

 

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