Posso farti una domanda? Le confessioni lapidarie e spudorate di uno psichico, so che ridacchierete ma poi rimarrete agghiacciati

07 Jan

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Fra tutte le persone da me incontrate negli ultimi anni, soltanto una riuscì a indovinare chi sono. Chi io sia. Perlomeno, ad addivenire a come ragioni la mia anima.

Questa persona abita a Torino.

Secondo lui, io sarei uno psichico. La prima volta che me lo riferì, feci spallucce. Credendo addirittura che mi stesse prendendo sottilmente in giro.

Gli psichici, secondo la dottrina gnostica, sono quelle persone che, inconsapevolmente, si allontanano dal comune vivere quotidiano e, senza neppure volerlo, si elevano interiormente. No, non è un atto conscio. Non è che uno si fermi a riflettere e ponderi a tavolino la sua scelta. È una scelta scritta, potremmo dire, nel suo codice genetico, ancestrale di natura, per l’appunto, intrapsichica.

Adesso, so che scatterà la battuta piuttosto scontata e, sinceramente, di pessimo gusto.

– Si eleva solo la psiche? E non qualcos’altro?

 

Sì, indubbiamente, la vostra facile associazione mentale, da cui inevitabilmente derivò l’inevitabile battuta goliardica a sfondo sessuale, fa parte del vostro essere ilici.

Cioè persone che, incolpevolmente, essendo per l’appunto appartenenti alla categoria degli ilici, non credono e soprattutto non vogliono, inconsciamente, credere che possano esistere persone diverse dalla cosiddetta normalità. Perciò, paradossalmente, intendono normalizzarle per livellare il prossimo a immagine e somiglianza del loro concetto di normalità stessa. Anche stesa.

La normalità, chiariamoci, non esiste né giammai è solamente pensabile. Normalità non significa nulla.

Normalità, per molta gente, è rispettare i parametri regolatori d’un modus vivendi socialmente accettabile, dunque ipocrita e biecamente celato, anzi congelato, dietro la rispettabilità d’una maschera pirandelliana.

Allora, cari psichici, mettetevi l’anima in pace poiché la maggior parte delle persone sono degli ilici.

Al che, se soltanto voi, psichici come me, v’azzarderete a dire che vogliate, sì, a voglia, vivere lontani dal porcile collettivo, preparatevi a un jeu de massacre impressionante.

Resisterà lo scanner più forte. Gli altri soccomberanno paurosamente per una spettrale ecatombe micidiale.

Arriviamo al primo quesito su cui verterà la questione.

Dentro di voi, avete appurato chi siete, oramai avete raggiunto un’omeostasi emozionale dopo tanti patimenti e, conseguentemente, anzi parimenti in seguito a tante inesorabili prese, involontarie e stavolta anche volontarie, di coscienza progressivamente evoluta a causa dei continui conflitti psicologici derivati dal vivere e vivervi.

Voi sì, gli altri no. Cominceranno a indagare poiché come detto, non capacitandosi di quella che ai loro occhi appare una vita insensata, assurda e senza significato, vi tampineranno, anzi, “tamponeranno” di domande indagatorie affinché possano razionalizzarvi e relegarvi, a mo’ di compartimento stagno, in ciò che, oggi come oggi, potrebbe essere racchiuso nella tristissima espressione… ora, ti ho inquadrato.

Le domande a cui sarete sottoposti, peraltro, non saranno delle più simpatiche. Anzi, saranno dittatorialmente arroganti, superbamente blandenti il vostro amor proprio, scarnificanti le vostre viscere psico-emotive, se vi andrà fatta bene.

Saranno invece dispotiche e bulliste, violentemente feroci al fine che chi vi porrà stupidamente tali domande impertinenti e insensibili possa godere scelleratamente del suo sadismo, del suo relativismo e del suo limitato, efferato, crudele quanto folle, malato solipsismo.

Poiché, essendosi costui costruito una forma mentis, anche una percezione sessuale del prossimo di natura etica-estetica e meritocratica allineata alla ricattatoria, circostanziata e circoscritta sua visione egoistica e narcisistica del mondo, dunque anche degli altri, saprà onestamente solo pateticamente offendervi, rinunciando a qualsiasi altrui punto di vista semplicemente democratico.

– Posso farti una domanda? Hai un lavoro? Cosa ti è successo? No, confidati, vorrei aiutarti. Forniscimi delle chiavi interpretative e cercherò una soluzione al problema. Però, non devi mentirmi, devi aprirti e soltanto così potrò aiutarti. Vedrai che tutto si aggiusterà.

Per esempio, sei stato amato? Ah sì, sei stato amato? E come mai è finita? Ecco, se mi rispondi che doveva andare così, non ci siamo. Ci sarà stato un motivo. È stata colpa tua, scommetto. Perché ami solo te stesso. Redimiti dalla tua aridità, la vita è bella e ti offrirà tante possibilità.

Ora non le vedi, lo so. Ma fidati di me. La vita è sorprendente. Non puoi essere così certo di volere ballare da solo. Non ti annoi? Ma soprattutto non ti fai pena?

Tanto, non ti crederò mai. Non è umanamente possibile che tu mi dica che vivi felice come stai vivendo adesso. Lo reputo falso e inaccettabile. Dunque, ora, senza pensarci due volte, ti provoco a man bassa. Anzi, a mani basse. Cederai e, detta come va detta, un sano calcio in culo e quattro ceffoni ti sistemeranno a dovere. Finiscila di piangerti addosso, no, non autocommiserarti e non piagnucolare, sei un uomo, mica un bamboccio, la vita è dura per tutti, per tutti noi esistono mortificazioni e tremende fregature. E tu non mi freghi!

Ti boccio! Vedrai come risboccerai, finocchio! Pinocchio, finiscila di credere al malocchio, figlio di antrocchia.

Ecco, ti servo, seduta stante, il primo pugno devastante. Poi, se mi riderai in faccia, porgimi pure l’altra guancia perché ne arriverà un altro più dolente, potente e assestato come dio comanda, povero coglione demente!

Sei pronto? Ora arriva. Tieniti pronto. Ti do una bella svegliata.

 

Questa dicasi demagogia di bassa Lega, forse salviniana, dunque nazi-fascistica.  Che vi piaccia o no, esistono persone come Johnny Smith de La zona morta. Fategli del male e, alla stessa maniera di Jude Law di The Young Pope, si fermerà nel bel mezzo dello spiazzo di un autogrill e, con la sola forza della mente, vi distruggerà.

 

di Stefano Falotico

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