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Tempo di mondiali, di brasiliane danzanti su erotismi al pulviscolo caliente, tempo di vita, tempo di pelle al mare, di Pelé e della forza virile


12 Jun

 di Stefano Falotico

Sì, evviva il patriottismo. Mi son svegliato così oggi, prima recandomi su un mio femminilissimo contatto di Facebook e recapitandole la tal esplicita missiva: “Voglio leccartela dopo Brasile-Croazia, quindi vedi già di scaldar la movida. E faremo la ola fra dolci, turbinose lenzuola, sventolando, issanti in gloria dei sen(s)i, il mio ficcartelo senza toglierti le calze a rete, un fendente formato bomba di lunghissima, grossa distanza”.

Il “Vaffanculo, testa di cazzo” fu secco, una rasoiata a fin di “pelo”, sotto l’incrocio piazzato di “foglia morta” mia di fico alla Corso. Mi batté ancor prima della sbattuta, roba come l’arbitro che piglia il fischietto e t’espelle, fischiando un “fallo” mai “entrato” a sue gambe tese pelanti di patata bruciacchiante.

Sì, fui precipitoso e lanciai la “palla” oltre la metacampo d’un fuorigioco che voleva darle l’assist di “Sì, mi basta appoggiartelo”.

Quando mi metto, son davvero uno dalla “classe finissima”, un giocoliere calzante, un bal(l)istico da numero dieci, un fantasista delle scopate e so dribblare i calci delle donne con piroette di sforbiciata su mia faccia indubbiamente sfondante di strafottenza menefreghista assoluta.

Come dir loro un “Ok, stavolta hai vinto tu, giochi in casa, farò tredici quando giocherai la doppia”.

Sì, non siamo ancora al 21 Giugno ma son già vizioso più di tutti gli equinozi. Mi chiamano il Cancro delle donne nudiste ai tropici.

Così, con mutazione impressionante da vero camaleonte, da grigio lupetto alla Falotico, ecco che, in un battibaleno, desidero tutte le “balene”, che sian bianche come Moby Dick o magre per un amplesso esotico di rassodante stroboscopico, suggente, perlustrante, asfissiandole su calori sal(i)enti, fra cloro, salsedini, amori in riva alla mer(da), la folla che tifa corale, palpeggiamenti, sono un tremendo centravanti ballonzolante fra un “tiro” imprendibile o “in saccoccia” senza che lei possa urlar “Goal!” appena sfiora l’apice virulento e potente del mio salsicciotto rasoterra su sua (ri)cotta che si gonfia mentre il mio infila una tripletta del venire dopo il bis(cotto) anche d’una quaterna ove son l’unico maschio attaccante fra tre tedesche schierate in difesa di missionarie erculee, poi svoltante nei culi argentati delle argentine con dei camerunensi che inneggiano al mot(t)o “Spingi da negro, fattelo, vai, vai fratello, che (al)lungo, che polmoni, sfiancale, tocca ai fianchi e quindi rincalza da fluidificante”.

Finite le botte, andiamo a brindare al ritmo di “Settembre” di Alberto Fortis.

Fortis, uno come me, un malinconico che aveva capito tutto della vita.

E buon mondiale a tutti. Ah, quella in tribuna sta esagerando di ballo, già mi “rimbalzano”.

Non sono uno da messa.

Messi mi fa un baffo.

 

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