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Il petroliere (“There Will Be Blood”) – Recensione


30 Jul

 

Ci sarà sangue!

Divampa la follia dietro un volto marmoreo e ghignante, scarno e macilento, baffuto e ispido, cova dentro per eruttare in sguardi glaciali, che “baciano” la morte e la violenza, l’anima più buia che si era rapita, aveva smesso di enunciarsi dietro una signorile posa claudicante, dietro un’arcigna, magra, imponente fierezza.

Paesaggi western folti e lussureggianti, “scalfiti” da macchie di vegetazione aspra e brulla che sfoceranno in un mare limpido, per te solo altro nero petrolio, come fantasmi sulla strada adombrati nel loro purpureo, vivido furor di sangue, nei suoi zampilli, negli squarci di una passione perversa e lussuriosa, dove vivi con ascetico distacco corpi dissolti e avvolti nel turbinio di godimenti carnali che lambisci ma non mangi, pervaso solo dalla fame dell’avidità del denaro e del suo meschino, “torvo” guadagno.
Film sulla religione come superstizione, rivelazioni nella Notte tempestosa dove il Demonio è sempre il vicino della porta accanto, che bussa cheto e “parsimonioso”, maschera ruffiana che t’indurrà in tentazione, al peccato, peccati che scarnificano e sgretolano l’anima. E, guaendo nel tuo arcano, mostruoso “silenzio”, ascolterai il canto mellifluo di sirene concubine che non vuoi avere, fra bagni di danaro e un figlio ripudiato, abbandonato alla sua sconfitta.
Una magione in cui giuochi con le fiamme dell’Inferno, te ne (se)vizi, in una pista da bowling che, nel tuo delirio d’onnipotenza, da divoratore, sarà la scena di un abominio, di un’altra anima rubata e uccisa.
E hai finito… La vita è un uomo di Cuore rapace che desiderò, terribilmente ambizioso, la follia del suo spettro, della sua ombra tra le memorie del Tempo.
L’odio implacabile che ti ha allontanato dalla gente, perché non vedi e non scorgi più nulla di attraente in loro e nei loro sguardi, solo la tua mente nel plumbeo disincanto della tua utopia. Del tuo essere lupo nel bosco di Dio.

Capolavoro.

(Stefano Falotico)

 

Non c’è niente di peggio che essere “uno” qualunque? Attento, però a non essere un idiota


23 Jul

 

 

 

Sono la calma, sono il karma nella mia carne, con le cagne che suonan il mio “flauto”, sempre alle loro “calcagna”

Che grandi stronzate che vendete come futile successo.
Cos’è il successo? Carmelo Bene, forse l'”ambizione” incarnata, adorava se stesso “scollacciato”, e smontava subito chi ne derideva il maniacal egocentrismo: … solo il Passato del verbo succedere.

Eh già, vi han educato male, poi fate indigestione, vi “avvolgete” nelle lenzuola del sudaticcio malessere, e “sbottate”, affannati per ottener il consenso altrui, che se non è riconosciuto non vi riconoscete allo specchio.
Cosa c’è di più falso di un’immagine riflessa?
Riflette il sembiante, non l’essenza.
Chi siete, lo sapete voi, dunque lo so io ché son Dio. Su questo non ci piove, che poi scroscino “temporali” burrascosi nel mio fegato, è “materia” escrementizia del mio “evacuar” fuori dai cessi comuni. Sì, i ranghi son ragni, meglio tesser la propria tela, e attilarla secondo le proporzioni della tua “frizione” della libellula che oggi si posa e domani accelera, senza cerniere e la solita cernita d’imbecilli fra i piedi, da prendere a calci e gettar in pasto ai gatti. Meglio il feticismo dei fetidi.
Oggi ingrassi e si “sbellican” di risate grasse, domani dimagrisci e si “sciupan” d’affetto “anoressico”, “donandolo” alla miglior “offerente” del refettorio “La monaca bulimica di uccelli di rovo“.

Quanto siete stupidi.
Per ingraziarvi la stima altrui, non ve “la” godete. Date piacere per riceverlo… in culo.

Credete davvero che alla gente fregherà un cazzo se siete Madre Teresa di Calcutta o vivete nelle fogne?

Al massimo, dopo la vostra morte, “redigeran” un memoriale funebre in quattro e quattr’otto, e poi andran a mignot’.
Steve Buscemi di Con Air lo sapeva…

Tre filmoni ove il “dritto” è un idiota conclamato.
Volle che “lo” amarono, e furon amare(ne).

Al che, molti miei amici dopo aver letto ciò, mi urleranno “delusi”: – Stefano, ci sei “scaduto!”.
E io: – Non importa. Per la mia “signora” è “a lunga conservazione”, lo sapete, no?
– Ah, in tutta la nostra vita, non ne abbiam vai visto uno così.
– Infatti, a voi non è concesso “vederlo”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  L’età dell’innocenza (1993)
    L’emblema del “pirla” qui c’è tutto.
    Secondo il Morandini, molti personaggi scorsesiani sono degli idioti alla Dostoevskij.
    Verissimo. Questo batte anche Sam Rothstein, sebbene anche qui i titoli di “testa” sian firmati dai Bass…

    Indeciso fra una donzella verginellina della “buona” società e una bonazza “fatta” dalle fattezze di quel gran pezzo di Michelle Pfeiffer, si girerà i pollici… e le palle.
    Rimanendo al palo.

    Al che gli rimarrà solo da scommettere nel Casinò, appunto, per il Palio di Siena…

    Liturgie tribali, regole implacabili “viscontiane” alla Goodfellas.

  2.  A History of Violence (2005)
    Qui, Ed Harris è decisamente più scemo di quanto potevam dedurre all’inizio della sua comparsa(ta).

    Tom Stall gli ha “reciso” già una volta l’occhio, ma lui non lo lascia in pace. Gli dà il tormento per “curarlo”.

    Sì, come no, Tom “glielo” sanerà del tutto.
    Bendandolo nella morte di furia cieca. Il famoso “zitti e mosca”.

  3.  Casinò (1995)
    Sam, l’uomo intuitivo che controlla sempre le vite degli altri.
    Si danna con “perizie” geriatriche, con sguardi da puzza sotto il naso, annusa, sì, sì, sì, redarguisce, comanda, espelle, fa il “dottoron”.

    Perde tutto.
    Un consiglio, per la prossima “volta”: quando riesci a sposarti Sharon Stone, devi solo pensare a come “mantenerla”.

    Della serie: una così, va scopata e basta. Ci son gli altri che scoperanno a terra.

    Fidati.

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