Posts Tagged ‘Fisico’

Bale vincerà l’Oscar per Vice e Stallone, dal set di Rambo 5, pare proprio un trimone


03 Oct

71G253UQK7L._SL1500_ Rambo5due Rambo5
51xsv3e8mSL

Sì, è uscito il trailer di Vice, pronunciato vais, che significa però vice. Qualcuno, dal titolo, potrebbe scambiarlo per Miami Vice. Altri invece, contadini del granoturco, lo pronunciano mais.

Sì, nella vita ci sono i vice più potenti del mondo e anche le divine commedie con la bionda più figa che ti tenterà e finirai all’inferno. Beatrice, cioè Bice di Folco Portinari.

Mah, nel mio palazzo non c’è neanche il portinaio. Al posto di Beatrice, abbiamo nel condominio Daniela, una che passa mezz’ora a guardare la buchetta ma aspetta da una vita qualcuno che la “imbuchi”. Non scoraggiarti, Daniela. Prima o poi qualcuno t’inculerà. Abbi fede…

Mai dire mai e mai dire Di Maio. Sì, disoccupati, avete ancora un’occasione nella vita per sfondare come Sean Connery. Non rassegnatevi a una misera esistenza “allevata” a terra. Siete dei terrestri e dunque dovete portare avanti la vostra dignità, nonostante i piccioni vi caghino in testa e gli strozzini picciotti non vi lascino neppure pisciare, castrandovi nei debiti.

Sì, non vorrete mica ridurvi come Stallone di Rambo 5. Più che un texas ranger, la versione ancora più triste di Chuck Norris. Eh sì, anche Sly è indubbiamente invecchiato e ha assunto la faccia di un mugnaio dell’entroterra pugliese.

Sì, un Sylvester molto silvestre che ha perso il fascino rozzo del selvaggio sexy che fu ed è ora a cavallo di uno stallone forse non italiano. E che indossa la stessa mantellina odiosa di Nanni Moretti in Caro diario.

L’unico vero duro immarcescibile è Christian Bale. In questo caso poco bellino ma imbruttito come Dick Cheney, un bel Cicciobello.

E, visto che l’Academy ama le trasformazioni fisiche spaventose, Bale quasi sicuramente vincerà l’Oscar.

Sì, per me rimane sempre un mezzo cesso d’attore ma è secondo voi bravissimo. Perché dimagrisce e ingrassa a dismisura a una velocità pazzesca.

Sì, io l’anno scorso pesavo venti chili in più. Adesso sono dimagrito notevolmente. Ma anziché vincere l’Oscar… devo andare dal cardiologo.

 

di Stefano Falotico

Tutti, in questa società, vogliono essere Superman, ma Superman è schizofrenico e soffre come un cane, lasciate perdere


21 Jul

 

Reeve Superman

Sì, impazza l’edonismo e chiunque vuole essere sommerso di complimenti anche laddove è palese che non se li merita. Perché mai, ad esempio, io mi dovrei complimentare con borghesi pasciuti e arroganti che sputano sentenze dall’alto di una prosopopea mendace e falsa? Chi sono costoro per meritarsi la mia stima e la mia simpatia? Degli arricchiti che hanno campato e campano tutt’ora su credenziali “autorevoli” attraverso cui ricattano il prossimo, schiacciandolo coi loro abusi di potere e le loro oscene falsità.

No, da me avranno solo un pugno in faccia, se ancor si azzarderanno ad avanzare squallide, bigotte ipotesi sul valore della mia persona, sulla base di diagnostiche superficialità figlie della loro bacata mentalità distorta. Sì, costoro si sono insuperbiti in anni e anni di affinata stronzaggine. E dovremmo anche ammirarli? E innalzare delle statue in loro onore, a elogio del loro puttanesimo? Ma per l’amor di Dio!

Una frase celebre or vi cito, che voi certamente non conoscerete perché siete ignoranti più della capra della buonanima di mio nonno Pietro, coltivatore diretto e allevatore di polli, deceduto a settant’anni perché mal lo curarono dal cancro. E liquidarono la faccenda facendo spallucce con lacrime da coccodrillo. Addussero che morì per indigestione di pomodori.

Quando ti viene voglia di criticare qualcuno, ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu.

Tratta da Il grande Gatsby del fantastico Francis Scott Fitzgerald.

Uno di quei classici che danno obbligatoriamente da studiare ai collegiali americani, loro lo imparano a memoria ma non capiscono un cazzo, troppo presi a pensare come pomiciarsi una squinzia alla Baywatch durante lo spring breaker delle merde che sono. I futuri Tom Cruise. Bellissimi, bravi, diligenti, in una parola deficienti.

Io invece cito ciò che so, il libro da me citato l’ho letto, e non solo una volta, e quindi posso permettermi il lusso di estrapolare questa frase a tal proposito. Mentre voi, pescate dal net le frasi da baci Perugina e, a seconda dei vostri umori, le citate appunto a sproposito. Decontestualizzandole.

Ora, breve parentesi. Non associate il capolavoro di Fitzgerald al film con DiCaprio. Perché, pur lodando le abilità post-modernistiche di Luhrmann, il film è una mezza stronzata. E non me ne voglia il signorin DiCaprio che sfigura eccome dinanzi al ben più pertinente e titanico Robert Redford.

Ce la possiamo dire schiettamente, senza peli sulla lingua? Sì, DiCaprio non è un grande attore. Che bestemmia sana! Sì, non lo è.

Non sarà mai Redford perché è troppo furbetto e ammiccante, con un viso da perenne adolescente cresciuto a zoccolette e modelle da Victora’s Secret. E sebbene abbia lavorato in cinquemila, forse solo cinque film di Scorsese, nonostante ghigni e provi a essere sardonico, non sarà mai carismaticamente “figlio di puttana” come il mitico Bob De Niro. Perché Bob De Niro profuma d’uomo, sexy o non sexy che sia, con tutto il suo birignao e le sue smorfie da irlandese-italiano che sa cos’è la puzza di strada.

Mentre DiCaprio si vede lontano un miglio che fa il “gangster” con la faccia di uno che aspetta di farsi spompinare da una bella fringuella col cervello di una gallina. Un mezzo fake, insomma.

Sì, ci sono attori che, visto che non abbiamo di meglio, scambiamo per grandi attori. Girano tremila film l’anno e, alla fin fine, stringi stringi, come si suol dire, non è che le loro interpretazioni rimangano tanto impresse. Prendete Michael Shannon, nei panni del villain sciroccato è fenomenale. Ma non me lo vedo caratterizzare un personaggio diverso dalla sua consuetudine. Per non parlare di quell’altro… Benedict Cumberbatch. Oramai è dappertutto e mi chiedo come abbia fatto ancora a non impazzire. Ha il tempo per sedersi sul water e farsi una cagata rilassante? Comunque, di cagate ne ha girate parecchie.

Liam Neeson, sì, mi piace. Neeson è Neeson, un pezzo d’omone granitico di enorme charme, che sa il fallo, no, fatto suo senza essere fastidioso o esibizionista.

Roba che Vera Farmiga, quando ha girato L’uomo sul treno, ha dovuto interrompere le riprese dieci volte perché, ogni volta che lo fissava, si squagliava. E non si ricordava più le battute. Da qui il fallo, no, fatto che Neeson, nelle scene con lei, pare che la prenda platealmente lì. Lei ne era fottutamente presa.

Alla fine del film, Vera, donna verissima, eh sì, ha dovuto cambiare tutte le sue mutandine del guardaroba perché le aveva totalmente prosciugate…

Sì, Neeson è quello che si dice un uomo che ti brucia in men che non si di(c)a.

Ma, collegandomi al titolo di questo scritto, sì, io non vorrei mai essere come Superman. Per me, Superman è Christopher Reeve, lui è Superman. Altro che questo Cavill del cazzo.

Reeve aveva un fisicone, era massiccio eppure sembrava un uomo buonissimo e recitava la parte di Fantozzi, nei panni del suo alter ego Clark Kent, per non destare invidie. Lui salvava il mondo ma nessuno salvava lui… La gente era troppo occupata a pagar le bollette per potersi occupare di un salvatore elevato.

Poveretto… che vita di merda che deve avere un superuomo.

Meglio se andava in palestra e poi si postava su Instagram. Sai quante troie l’avrebbero corteggiato? E lui, non avendo nessuna sensibilità, ma essendo un pornoattore e un porcone, di nessuna di queste si sarebbe innamorato. E avrebbe vissuto “a culo”.

Vuoi mettere?

Invece, prendeva un libro in mano, gli altri erano ancora a riga tre e lui aveva intanto già finito altri tre libri.

Ma che se ne faceva della sua grandezza? Nel mondo di oggi, cinico e abietto, sarebbe stato solo un coglione…

Per non apparire scemo, si sarebbe adeguato all’andazzo. Avrebbe contattato una donna e le avrebbe detto… uè, bella gnocca, quando mi fai una pompa? Semmai avrebbe incontrato pure una ipocrita che si masturbava da mattina a sera e pensava sempre a quello, ma voleva offrire di sé l’immagine della donna di “classe”, che gli avrebbe risposto:

sei un morto di figa.

 

Sì, sapete, nella vita di tutti i giorni devo fare la parte del demente. Così nessuno si spaventa, le donne non ti saltano addosso e ti lasciano in pace, e gli amici ti rispettano perché sei un cretino come loro.

Sì, altrimenti mi chiederebbero di fare il Presidente della Repubblica e io non voglio troppe responsabilità.

Adesso, scusate, vado a farmi un giro. Ficcando nell’autoradio la musica di John Williams.

Sì, l’espressione va un po’ migliorata, così sembra quella di un mezzo matto un po’ rintronato.

 

 

di Stefano Falotico

Ferragosto e aragoste, il gusto della vita


15 Aug

Un altro Ferragosto senz’aragosta eppur sono un “fenomeno” nell’amplesso, sproporzionato per quanto riguarda le dimensioni di “cesso”, ove ti masturbi tu di “sasso”

Il malessere serpeggiante della mia “proboscide” tonante: scritto di “verga” a elefantiasi poderosa del pachiderma nella società dei “fanghi”, ove lui sta(g)na

Oh, la stalla e gli stalloni della fattoria degli animali.
Qui, Falotico l’intrepido, unicorno che scortica e incorna le vostre cieche cornee, a cavalcarle di peli bianchi per albeggiar “albino” ma eppur volpino dopo notti ululanti e quasi quasi latranti anche di Sesso animalesco nella latrina, “letargico”, mai spossato delle s-posate ma fraudolente nel mio “lento” che  incita le muliebri horses con “orzo” di amari cavallerizzi nel ritto aggrovigliato, poi abbandonar le sverginate a strofinarsi in nervosi (ah, la nevrosi) dolori di pelli ancor innamorate, eppur dello scudisciarlo-sciacquarla per altro scuoiar’ fra cuoi capelluti in nuovi capezzoli drizzissimi, roventi e “asciugacapelli” al sapor balsamico d’un profumato “inondare” d’“affogato” lindor, di fighe vellutate come pantaloni a caval Donato che non si guarda in bocca ma si pompa. Totoiano, affondo di ani annuali nel bisestile allungarlo e, quando Febbraio è quattro stagioni di “birra” prolungata, mi par giusto tirarmela con una di s(i)esta. Estiva? Tirami su, dessert!
Sì, l’incito ma non metto incinta, causa Estathé finito, immettendolo con furia del West, di cintura di castità son la chiave campestre, d’estro sblocco la timida e d’uva premo di “vendemmia”. A zoccoli di cowgirl fra puledre “mordaci” e insaziabili, salandole nel salir di salive e “disboscando” il frutto prelibato. D’appetito ingordo fra voi porci mischiati alle zoccole. Sono la salsiccia in questa “ciocca”. Anche nelle sciocche. Buona albicocca. Basta che sia gnocca.
Sprona la castigata a “castigo” del mai castrarsi perché in vena sua so che, sebben frigida, vuol venire, lo intuisco dai suoi occhi svenevoli e tanto desiderosi d’acchiapparmelo fra libidinose, liquide già chiappe. Lo stappo, gliela strappo, mi “sventra” e lo sventola. Ma domani altre sventole. A novanta e anche ad “alimento”.
Oh, son il cavalleggero dei venti leggeri, leggiadro la defloro in parsimonie di Lei smaniosa che corteggio prima di mimose e poi ad “arrossirla” di spine fragorose. Che fragolina da coglier in “fallo”, quando il languido tramonto s’eleva… a gaudio di me il Gallo l’alla(r)gante e di lingua nell’inguine aleatoria. Sì, bretone come i racconti medioevali di Artù, sfodero la spada fra i delinquenti, smalto le unghie d’avvinghiarle su girandola in ormonal ghiandola, e la forgio tergente nel detergerla acquosa con effervescenza di metallo pesante a pesce sgusciato. Premendo anche alla santa, che m’inquisirà ma, maledetto, altre inietterò da “Lancillotto”. Amante imbattibile che ruba Ginevra al suo miglior amico, scevro d’ogni fedeltà coniugale per mirar di “tiro” appunt(it)o su Ginevra d’arco sfrecciante. Ficcantissimo di bersaglio con Lei che, godendo tra la foresta di sveltina e il suo sbrogliato cespuglio, si spoglia di tutti i bavagli mentre l’arciere la cinge, lo intinge, l’abbraccia di bracieri caldi e lo “estingue” quando nitrisce sempre Ginevra di culo fatto a strisce nel ragliar’ come la Fata Morgana che si china a mo’ di Turchina nelle storie tese d’inchini a Lancillotto, figlio di puttana traditore e gran di nason da Pinocchio inculato alle ottiche di Balanzone. Ché Lancillotto è uccello picchio, orologio a cucù t’incul’.
Elio, Dio del vento, preferisco le Eolie, isole felici ove le spiaggianti puoi spalmare d’olio, ergendo il tuo Bronzo di Riace nel Ricino rancoroso dei fegati fottuti d’ancore (eh sì, quanti rancori) att(r)accate e daglielo ancora. Io pretendo… l’oro e non gli argenti. Berlusconi è passato da Arcore ai ferri corti.
All’Argentario schizza  il “bagnino” che nuota come un gabbiano a salutar i vostri frustrati dromedari “sollazzati”.
Io do aria di scirocco anche fra l’Antartide su eschimesi donne “a mandorla” che di glup dentro l’iglù aizzan la mia “gru” d’orso polare nel riscaldarle dai raffreddori e dai mariti “surgelati” mentre sgranocchio culi di mandolino fra i vostri spergiuri da mandarmi a fanculo.  Eh sì, mandarini. Ove infatti sto. Benissimo di pene.
Infernale t’infiammo, mentre tu ti lamenti da tanta carne senz’arrosto e già fosti nel fumo dei tutti infornati furono sul mio fornicante. Ah, rosichi di formicolio. Pigliatevi i formaggi, miei topolini, io lo sforno e Lei gode a lievitarmelo di “sformato”. Ecco la formica che scopa anche Vera Farmiga, ribaltandola  di scrivania e divano sul Departed del mio cazzo “partito” a razzo fra gli spari. Di ruzzole son lazo nei rodei rotanti del mio matto cavallin’ appunto matador anche di corrida incornante.
Tutte io domo, tranne le vecchiette scaramantiche che m’ammoniscon di cornetti e “coroncine”. Son acide e non più aromatiche. Bestemmiano Dio e la Madonna! Eh, si sa, se nessun uomo te lo dona, allora sii pentita e dalle labbra pendi del Papa.
Di tutto Cor’ scorrazzerò a incoraggiarlo d’amido e “ammoniaca”, Demonio e anche “cagnolino” sguinzagliato a Crudelia De Monattrazione fatale d’una Glenn Close niente male. Sì, molto buona ancora di atipica femminilità cattiva da invero gattona.
Glenn sembra un Uomo eppur le tette son sempre state il suo pezzo di figa anomala.
Androgina vaginona un po’ milf e un po’ cagna d’attrice sopravvalutata e soprattutto deve stare dentro con Lei sotto.
Perché penetrando entra appunt(it)o nell’antro e avanti un’altra.

Un Ferragosto come un altro, né più né meno, manco un pompino, sono chiuse anche le pompe di benzina

Giro per la città, rincaso e son ancora le undici di mattina quando a Rimini stan tutti di culo all’aria nel “nudismo” dopo un’an(n)o davvero “duro” e “lavorativo”. Sì, non fanno un cazzo eppur guadagnano.
Prendi quel “direttore”. Sta lì nell’ufficio del (tele)comando, controlla di monitor gli impiegati mentre passa il Tempo fra uno spiegazzar i quotidiani e una sotto il tavolo che glielo morde ma non lo piega, perché chi sta su è sempre a inferiore che “spacca”.
Poi, feroce aggredisce gli impiegati al mobbing del “Se non tornano i conti, licenziamento in tronco… comunque quell’inserviente potrebbe tornar all’utile del modello 740 su 90-60-90 con dichiarazione senza redditi su suo reggipetto formato va rifatta di fotocopia sul desk al(la) top(a)”.
Già, il direttore del cazzo non indossa mai pantaloni con le toppe. Se la macchiolin cade lì, poi è “evidenziatore”. il bianchetto?
Meglio il velluto, è nato con la camicia. Vai tu quadro inquadrato a righe! Attento alla ruga!
Verso Mezzogiorno, come “alti” son orientati quelli… a Riccione fra le riccissime umide in calore, “spellate” di protezione “solare” nel dopobarba del “topo” da spiaggia, appunto, il mio telefono squilla.
No, nessuna squillo floreale. Un depresso come me che vorrebbe lo aiutassi a pubblicare un libro sulla fauna e sulle “farfalle”.
Provo a spingerlo… ma la butta sul paesaggistico. Già, lo sfondo aiuta se non (la) sfondi.
Comunque, in questo Ferragosto “che caldo fa e la Luna è un girarrosto”…, più che altro né Domenica né mica tanto di minchia, solo du’ palle (s)gonfiate a “materassino” di “menarmelo” annoiato-annodatissimo-loffio e di “cuffiette” casalinghe, meditai su come far l’amore con una “tedesca” buttandola sull’approccio da trecce bionde. Musichetta. Sono oca!
Ottenni una “tresca”, una mora che mi uccise solo con la morra cinese di sfottò sulla mia mano morta, ma il quiz è “ammorbidente”, tendente al sereno variabile previo “precipitazioni”. Sì, prevedo grandine e nessuna “granita” intesa in lato “seno” e neppur B ma solo “a sfera” di BIC. Caz’.
1) Un ragazzo, dinanzi a te, scoppia e la voglia di assonanze del verbo “orale” fan presto a sboccar di volgarità “sicula”. Che limoni? Vedo solo che monti uno che spruzza sui tuoi pompelmi. Mah, solita merda. Meglio la mia melma. Almeno, la marmellata “fatta in casa” è scontata e non devi pagarle l’aranciata.
2) Insicuro lo fui, adesso fumo per affievolire le infamie delle mie (s)fighe. Talvolta, ho fame per secchezza di bocca(le). E poco appunto sbocco. Scopo a terra come metodo rilassante del misurarla nei miei centimetri non andati a taglia di una da baciar di pizzetto al mio trancio. Mi pulisco i baffetti. Dammi un buffetto. Sono buffo per pasticcini da buffet?
3) Tranciami, se vuoi questo. Oggi son bontà a te apparecchiata di gourmet da gatto, domani sparviero e con le forbici per recidere il polsino da tennista sballato, gasato e completamente di fusa ad affusolato solo per un “rovescio vincente”. Quindi, il piatto scotta, i piselli non son cotti al prosciutto, potrei raffreddarmi e tu non sei da brodini, bavette, pappette e amanti col pannolino d’imboccarli nel liofilizzato. Aizza la forchetta nella panna, sii dolce e delicata, punta dritto al Cuore e mangialo a voluttà. Chi più ci dà, chi più è assetato. Speriamo in tovaglioli di seta.
4) Davanti a una bionda come te, dimentico le birre nel frigo e ti offro un vino del Chianti, famoso luogo ove Depardieu è chef alla francesina. Sì, quello francese è meglio. Più elegante nonostante il Bergerac e la panza. Gli italiani non sanno corteggiare. In Francia, c’è più Spagna di zuppa inglese. Fidati. Anche se i liquori, a malincuore del languor da guru troppo bagnato di mio ghiro, sanno che lo zabaione è scaduto. Facciamo un altro gir(in)o come Richard Gere. Tu sei, come dico io, una che, prima di gustartela, vuoi i panegirici e i ghirigori.
Sei da Giorgio Gori. Meglio Cecchi Pa(v)one. Se devi scegliere un idiota, meglio optare per uno più scemo. Che aquile di aquiloni!
5) Qual è il tuo attore preferito? Dimmi che sono io e muterò camaleontico come De Niro per interpretare la parte che più si confà all’adattamento. Bussa alla mia porticina, lasciami lasciva il copione. Senti che scie di “ripassatina”. Che passerino…
6) Sono Woody Allen? Sì, ho sempre preferito l’originale Zelig ai cabaret con Vanessa Incontrada. Anche se m’eclisserei sul suo seno vulcanico. Pentendomi di essere stato timido e non averlo mostrato per ciò che avrebbe voluto sapere ma non osai chiederla di osé. Forza, fai come Vanessa. Acqua e sapone. Il rossetto ci sta però. Sbavo per le tue pere.
7) Amo le donne, ma tu sei molto di più. Quindi, passo ora dall’amore all’odiarmi.
8) Otto più uno quanto fa? La prova del nove? Meglio sette per sette fa 69? No, fa venti in meno, quelli che dimostro anche se il mio cervello è pari ad Einstein nei 33 da povero Cristo. Come la vedi? Saranno cazzi.
Come i trentini che andarono a Trento trotterellando e sotto la panca la capra crepa.
9) Hai figli? Sì. Mi faranno il culo.
Ho imparato a giocare alla Playstation da quattro anni, loro saran più avanti di me a piazzarmelo. Fidati. Le nuove generazioni sono nel nostro didietro. La vita è un videogame. Se non la programmi subito, come puoi chiedere un lavoro da programmatore? Oggi, se non sai programmare, diventa un ologramma. E il genital organo dove cazzo va? In televisione, assieme alle ochette nel balletto che tutti applaudono.
Sì, la Tv condiziona ma poi si fan quelli loro. Meglio se “reali” nel Garko di fiction.
10) Sei bellissima. Tutto qua. Il resto è una cazzata. Ma dovevo dirtela.
Anche se dartelo mi pare bruttissimo. Suona diretto, suonerebbe magnifico se sfilassi la tua gonna attillatissima. Faccio schifo? No, solo da quando sono nato.
Bacio. Andiamo in gelateria?
Io lecco quello crema e nocciola, tu quello dello yogurtiere. Sì, fa più “stracciatella”.
Comunque, secondo me quel cioccolato è un merdoso. E poi non è neanche nero.
Poteva venir buono alle “bone”. Come Denzel Washington. Recita ottimamente, soprattutto con Eva Mendes di Training Day. Salutami tua sorella.
Sì, un altro Ferragosto in pantofole. A guardare un film del cazzo.

Un sacco bello e sacchi di merda

Qui, Verdone spacca. Aiuta l’amico culatone a prenderlo nel culo in senso metaforico a mo’ di Sorpasso perché lo spinge troppo e l’amico non impazzisce, si sfinisce perché è passato col semaforo sul verde per troppi an(n)i.

Sì, gli amici servono nel momento del bisogno. Ad esempio, un mio amico bisonte fa sempre i suoi bisogni all’aria aperta e di “aiuole” piscia in testa da sessualità pornografica. Ce la diciamo? Più che pervertito, è un invertebrato. Quelle su cui piscia sono le tartarughe dei suoi addominali palestrati in senso asimmetrico al cervello bacato, con “tendenza” all’edonismo onanista nel “marsupio” delle palle rinforzate con del cotine…
idrofilo.
Comunque infila… se stesso, ed è un gran filantropo. Viene da me e mi dice “Sei solo un figlio di puttana come tutti. Sappi che ogni madre è stata con uno come te da zucchero filato”.

Rimango di stucco, penso che sia meglio il più analfabeta muratore di tal “a cul… scultoreo”.
Acculturatissimo, quasi “fine”. Tanto che mi vuol affinare.

“Quella è una troia. Ne sei innamorato. Fidati, ti tradisce con me… nelle mie fantasie, quindi so cosa vuole dalla vita. Proprio un cazzo”.

Capisco che gli amici sono gelosi anche quando lecchi un gelato. Sì, c’è sempre qualcuno che è montato e pensa di succhiarti a immagine del suo stecchino.

Di mio, posso garantire un co(r) Algida e semmai Sammontana. Tu credo invece sia stato sormontato.

E dire che volevi fare il mio bene. Io ho fatto il tuo pene e ora siamo fottuti come tutti.

Sì, la società oggi ficca te, domani me no.

Anche perché non ci sono. Sono dietro nell’avanti-alt-o.
Ciao…
Comunque, è meglio un Ferragosto a Viareggio che una maschera che vaneggia.
Io non ho questo problema. Sono il carro funebre.
Ho perso un altro contatto su Facebook. Lo chiamavo “L’origano dell’organo un po’ indeciso se entrare o farsi penetrare”. Lui si dichiara poeta. Di mio, credo sia un pio. Anche se ama sotto i pini.
Più che gaio lo fa anche nella ghiaia.

Sì, la gente è ipocrita. E io generalizzo da comandante… Gli omosessuali fanno i raffinati ma poi sono i primi appunto a sbattertelo là, senza eccezione (di) alcuna. Hanno delle lacune da riempire. Le donne citano i poeti russi, poi tu scrivi loro una poesia da reduce della guerra in Bosnia e ti scrivono “Addio, non voglio un uomo indurito, mi bastavo uno duro”.

Al che, penso a Chris Walken de Il Cacciatore. E sparo in testa a Bob De Niro. Urlandogli: “Ecco la roulette russa. Dammi Meryl Streep e non indurmi al suicidio”.

Diciamocelo. Walken è meglio di De Niro. Anche a letto.
Basta vedere come balla. Da quelle movenze di bacino, capisci che non dà bacini alla Innamorarsi ma maledetto a uccello sfibrarsi. Che poi (si o ti) ammazzi, non son cazzi che ti (ri)guardano.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il sorpasso (1962)
  2. Ferie d’agosto (1996)
  3. Un sacco bello (1980)
  4. Agosto, donne mie non vi conosco (1959)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)