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Nicolas Cage, lo strano caso di un attore fenomenale come il sottoscritto, il quale non sa se amare Nic, essere amato o rimanere uno, nessuno, centomila… da du’ lire? O uomo lirico ed onirico amante di De Niro?


08 Apr

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Ora, ciò che è successo alla carriera di Nic Cage ha dell’incredibile. Poi, nemmeno tanto. Era prevedibile che dovesse avvenire, prima o poi, tale sua débâcle oramai irreversibile.

Lui, nipote di cotanto Francis Ford Coppola, lui che esordì col tv movie Best of Times, accreditato per l’appunto come Nicolas Coppola.

Dopo aver interpretato molti personaggi borderline, matti, psicotici o mancanti di qualche rotella nel cervello, lui che assieme a Sean Penn fu il protagonista di Fuori di testa, lui che rubò Diane Lane al ben più bello Matt Dillon di Rusty il selvaggio, chiedendo poi il divorzio a Kathleen Turner di Peggy Sue si è sposata, lui che fu vampirizzato da mrs. Flashdance, alias Jennifer Beals in Stress da vampiro, lui che dissennò, con pargoletti all’attivo, in Arizona Junior, lui che fu tormentato in Birdy, lui che fece all’amore in maniera selvaggia, ai tempi di Cuore selvaggio, sia con Laura Dern che con Erika Anderson in Zandalee, riuscendo da panettiere a infornare Cher in Stregata dalla luna, lui, sì, interprete di Nato per vincere, parente alla lontana forse pure dei fratelli Abbagnale, campioni olimpionici del canottaggio italiano, lui che esibì la canottiera sudata da macho imbattibile in Con Air su parrucchino da laboratori specializzati in alopecia androgenetica alla Cesare Ragazzi, cazzo, lui che fu metafisico-schraderiano-scorsesiano in Al di là della vita e depalmiano in Omicidio in diretta su occhi glauchi e languidi da Don Chisciotte che diede più di una botta a Patricia Arquette, sorseggiando un amore al liquore, su seno marmoreo e maestoso, con l’insuperabile super figa e milf Elisabeth Shue di Via da Las Vegas,  lui che riuscì a baciare, in Apache, persino Sean Young, la mitica Rachael di Blade Runner, film di David Green, lui che fu eroe in Joe di David Gordon Green, lui, uomo 8mm, soprattutto con Angelina Jolie di Fuori in 60 secondi (sì, vedi Angelina e sei incontenibile…), lui, uomo romantico e patetico ne Il mandolino del capitano Corelli, lui, fascinoso anche in bretelle, disadattato geniale ne Il ladro di orchidee ed edonista berlusconiano redentosi in The Family Man, lui, sì, The Weather Man che non calcolò però le previsioni della sua filmografia umorale, molto da temporale. Di forti precipitazioni e poco oramai serena variabile.

Una tragedia come il crollo delle Twin Towers da World Trade Center.

E dire che, per Alex Proyas, malgrado precipitò l’aereo entro il quale Nic viaggiò in Segnali dal futuro, lo mise in guardia ma lui girò pure L’ultimo dei templari. Interpretò anche un veggente in Next. Pellicola di Lee Tamahori, il regista di Once Were Warriors.

Sì, una volta Nic fu un guerriero, adesso è capace pure che, fra una cinesina e l’altra, paghi una meretrice zotica di Napoli dal cognome Guerrero.

Sì, sapete, queste donne che fanno la sfoglia fra un attacco isterico e vulcanico da Vesuvio e una pizza capricciosa? Le quali, per sbarcare il lunario, la regalano con tanto di mozzarella filante a ogni mariuolo partenopeo? Uno che spesso si tocca e mangia il cornetto alla crema.

Donne dai nomi e cognomi che sono tutto un programma come Carmela Benedice, Euridice Pomicia, Antonella Scamicia, Licia Liscia, Luisa Losà, Alessandra Santa, Susanna Lavandaia, Pamela Miele, insomma, roba così.

Nic, figlio di un insegnate universitario, originario di Bernalda, paese limitrofo a Matera. Che a sua volta è una città vicina al paese natio dei miei genitori.

Io sono figlio di un padre che, come me, ammiratore di Nicolas, al Festival di Venezia di 2009 assistette assieme al sottoscritto alla prima del remake, firmato Werner Herzog, de Il cattivo tenente.

Questa foto lo dimostra. Provate a riconoscermi. Tanto è facilissimo.

Il mio viso è come un film di Woody Allen. Nel senso che, come avviene per i film di Woody, riconoscibili dopo solo venti secondi, per chi mi conosce, eh già, bastano solo i miei occhi dietro una videocamera per capire chi sono e sia. Chi fui e chi sarò.

Inconfondibile, inimitabile. Anzi, imitato da tutti, benvoluto da chiunque, però poco amante di sé stesso.

Spesso, infatti, la mia autostima raggiunse e raggiunge tutt’ora livelli deprimenti e depressivi davvero sconcertanti. Come la malinconia incurabile di Nic Cage stesso ne Il genio della truffa.

Mi affiancai a ragazzi più figli di puttana di Sam Rockwell.

Ed è forse quindi giusto che Nic ora si dia a ogni film come un mentecatto, un accattone, no, mercenario.

Ché si attacchi al tram. Peraltro, molte ex di Nicolas assomigliano a dei trans.

Nic che ne fotte bellamente e gioiosamente, bevendo a più non posso come una spugna, da lui non ancora gettata nonostante molti film da lui interpretati, eh sì, siano delle pugnette, sbraitando e ancora urlando, senz’alcun freno inibitorio gigioneggiando a tutto spiano.

Egli è Nic Cage, signore e signori.

Vi mostro questo trailer e ho detto tutto.

Un uomo, un idolo. Un genio inaudito.

Il Marlon Brando della demenza cinematografica, l’antitesi e la nemesi di Bob De Niro.

Nic, il più grande folle della storia. Con l’unica differenza, fra lui e i pazzi, che i pazzi finiscono in manicomio, lui forse finì in mutande ma, in banca, fidatevi, ha ancora soldi a palate perché…

Ricordate: a Castor Troy dà gusto mangiare la patata.

Egli viaggia sempre in prima linea, servito e riverito dall’hostess di (longi)linea.

Poiché egli confuta anche il detto: non fai i conti con l’oste.

E non crede nelle ostie.

Insomma, Nic è l’emblema della schifezza, non solo attoriale, fattasi carne.

Sì, un primate, un uomo Primal, un uomo con viso da primitivo australopiteco che però, come ne Il mistero delle pagine perdute, conosce non solo gli egizi, bensì anche gli aztechi.

E soprattutto, per l’appunto, i soldi della Zecca. Ah, vuota zucca, panza piena eppure spesso scolpita da addominati più piatti del suo encefalogramma.

Ma che c’azzecca col Cinema con la A maiuscola?

Forse lo punirà Di Pietro, sputtanatore di Tangentopoli.

 

di Stefano Falotico

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