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Parlo di Cinema e di donne con cognizione di causa, poiché “tocco con mano”, cado in fallo, e dunque sfarfallo


04 May

Jessica Rabbit

Sì, uno dei grandi, insormontabili problemi per chi scrive molto come un ossesso è il refuso. Quella parola che pensavi di aver scritto correttamente e poi, alla milionesima rilettura, scopri che era sbagliata, hai digitato male, e va editata. La fretta è cattiva consigliera ed essendo fluviale io alle volte finisco in un mare d’imprecisioni. Ma son così meticoloso dal poi “riassettare” tutto e all’acqua, alla battesimale fonte della mia saggezza torrenziale io mi abbevero sempre. Ma non smetto mai di documentarmi e leggere.

Sì, son uno che sempre legge, in quanto leggenda, e leggendo dovete (e)leggermi.

Sì, leggenda non è un mito ma il singolare femminile del gerundio leggendo. Sì, ah ah. Ed è per questo che io sono come Will Smith, I Am Legend. Ah ah.

Ma è sulla parte “femminile” della mia persona sconfinata che vorrei per un attimo la mia attenzione confinare. Sì, le donne mi attraggono in maniera eloquente, oserei dire. Sono un pessimo attore quando guardo una donna. Lei capisce lontano un miglio che mi piace. Ma io provo disperatamente a celare il mio sguardo lupesco dietro una finta impassibilità da Buster Keaton, andando incontro a figure storiche come Bradley Cooper di American Hustle.

Non son solo le farfalline alla Jessica Rabbit a catalizzare i miei sguardi. Che bel verbo catalizzare… è che poche volte, come si suol dire, riesco a “capitalizzare”. In fatto di donne non sarò mai un capitalista come Berlusconi. Egli le irretì grazie all’arma seduttiva dei soldi. Ma questo Silvio di Toni Servillo non mi piace. Il fallo, no, il fatto non è che sia una caricatura ridondante e scimmiottesca da Bagaglino, è che mi pare davvero sforzato il suo accento milanese, perché Servillo è platealmente meridionale e gli stona quel trucco. Quel parrucchino non ha la cosiddetta “inflessione” naturale per le cosce… ed è per questo che poco mi par credibile nei panni di un predatore come Berlusconi. Servillo sarà per sempre Gambardella, un apatico sognatore, uno che concima il suo vuoto esistenziale con delle giraffe e con le Ferrari… Ah, Isabella, gnocca di classe, bionda le cui gambe io pitterei con l’“acquerello” del pisello, no, di pastello e orgasmi liquidi come spruzzate impressionistiche di van Gogh. No, quale natura morta da Raffaello, per te la banana ben si accorderebbe alla tua pelle di pesca, e snocciolerei le mie gonadi maschili come arachidi sgranocchianti per nostri orgasmi scimmieschi e piccanti. Son peccante, peccami, piccami. Piluccante… Sì, mia mela, apriti e in me addolcisciti come kiwi, quando pennellerò le tue pere nel battito del mio frutto secco, spompato e succhiato come melone fresco di un’afosa estate con la tua caliente spagnola. Posati come prosciutto nudo e crudo e saremo mortadelle col mio “formaggio” pecoreccio, perché il pecorino lo lasciamo a quel caprone che segue l’ammansito gregge. Ah sì, è grossolano come Ezio Greggio, invece la mia pastorizia è raffinata ma comunque ama la pecorina.

Sì, un tempo pensavo che fosse basso come Bob Hoskins andare da una donna e dirle sei una gran figa. Invece, ho scoperto che fa piacere a tutte, nonostante fingano di dispiacersene. Inizialmente se la prendono ma poi, essendo tu stato così gioiosamente diretto, lo prendon dritto. Rittissimo, alle volte sghembo tra le lor infuocate gambe ma son queste qui rettrici di ogni copulazione gaudentemente erettiva e ficcante. Ah, che “finezza”, che elettiva affinità in questo reciproco diletto e anche negli altrui letti. Che traditrici a me che bellamente fotto i lor mariti. Sì, mie amatrici, plurale della città Amatrice, son un giusto amante terremotante? L’importante è che crollino le mutande. Anche dopo un’amatriciana, sì, che sughino…

E la vita acquista un sen(s)o più fruttuoso. Poi, pendon dalle mie labbra quando parlo di Cinema e, tra un fotogramma e l’altro, è un capolavoro. Sì, sono il tuo Oscar, accarezzalo tutto… è d’oro… E ti dorerà, mia adorata, in quanto fragrante come il pandoro. Odio i cinepanettoni. Fanno il pienone, io un tempo facevo pena. Adesso le donne mi fanno il penone…

 

di Stefano Falotico

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