Posts Tagged ‘Kate Winslet’

La questione Woody Allen: è ancora un regista capace di sorprenderci?


16 Dec

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Su YouTube commento la videorecensione di Francesco Alò, sentenziando nel mio stile provocatorio, al che uno mi “ingiuria”, poi aggiusto il tiro ma lui persevera. Ci appacificheremo? Insomma, la Winslet puntava agli Oscar per questo film ma, dopo la tiepidissima accoglienza da parte della Critica americana, il suo rimarrà un sogno decisamente fatuo. Costui, “inveendomi”, si ostina perentoriamente a ribadire che ad Allen non frega niente delle statuette e se ne sbatte perché è un genio, e come tutti i geni è al di là della cazzata chiamata Oscar. La discussione prosegue, cerco, tento d’indirizzarla verso una giusta prospettiva delle cose ma non se ne viene a capo. Ora, non sono un patito di Allen, sì, ho “bestemmiato”, e sinceramente non è fra i miei dieci registi preferiti della Storia del Cinema, sebbene ne riconosca, o meglio ne riconoscevo, prima che si arrugginisse e appannasse, la geniale maestria, l’umorismo pungente e vivacissimo anche quando è/era terribilmente, “insanabilmente” malinconico, la sapientissima al solito impeccabile direzione dei suoi attori, lo amo, anzi amai, perfino quando fa(ceva) “voluttuosamente” lo stronzo e nelle sue pose anticonformiste s’imbroda(va) e si crogiola(va), sedendosi sugli allori. E non starò certo a passare in rassegna la sua filmografia, perché essa parla magniloquentemente da sé.

La questione è un’altra. Ad Allen frega degli Oscar? Non dobbiamo essere ipocriti. Sebbene possiamo ammettere che gli Oscar siano “solo” uno spettacolone alle volte anche pacchiano, grossolano e che non sempre si premino i film e gli attori più meritevoli, sebbene nomi altisonanti come Kubrick la statuetta non l’abbiano mai vinta, sebbene Orson Welles ne vinse “miseramente” soltanto una come sceneggiatore, sebbene l’Oscar Scorsese l’abbia preso per The Departed, che è il suo film più standardizzato, siamo onesti, a chi non farebbe piacere vincerlo? Lo sa bene Bob De Niro, che si presentò agli Oscar solo per Toro scatenato, quando era convintissimo di vincerlo, e infatti a man bassa lo vinse. Si presentò soltanto un’altra volta, qualche anno fa quando fu candidato come migliore attore non protagonista per Il lato positivo, perché i pronostici alla vigilia lo davano per vincitore, e di merda ci rimase quando sentì pronunciare, al posto suo, quello di Christoph Waltz. Sì, De Niro ha sempre fatto il figlio di puttana. Non andò agli Oscar nemmeno quando ci fu un testa a testa fra il suo Max Cady di Cape Fear e l’Hannibal Lecter de Il silenzio degli innocenti, perché non voleva mostrarsi perdente agli occhi delle telecamere.

Ciò per dire che a tutti frega degli Oscar, che piaccia(no) o meno E, quando sono quasi certi che lo vinceranno, nessuno è mai stato assente alla manifestazione, tranne lo stesso De Niro che lo vinse per il “secondo” Padrino, e non era in platea. Ah ah.

 

Ma a parte questo… Solo una persona non obiettiva e troppo innamorata di Allen può ancora sostenere che molti dei film di Allen degli ultimi quindici anni siano all’altezza dei suoi capolavori del passato. Se poi vogliamo insistere, non sarò certo io a dissuaderlo dalle sue “infatuate” convinzioni.

 

di Stefano Falotico

La ruota delle meraviglie, bistrattano Woody Allen ma io vi dico che siamo tutti bagnini frust(r)ati


06 Dec

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Sì, la Critica statunitense non è stata benevolente con Woody e ha stroncato in modo pressoché unanime il suo ultimo film. La Winslet, che sognava l’Oscar, peraltro è stata coperta d’insulti, e i critici hanno affermato che è la sua peggiore interpretazione, perché sacrificata in un miscasting spaventoso.

Lei che, cicciotella, veniva dipinta come la Venere del Botticelli dal DiCaprio mentre il Titanic si preparava ad affondare, parimenti afflitto dalla forza di gravità come il suo seno già cadente all’epoca, un seno che però a prua si gonfiava mastodontico in poppe speranzose, carezzate da un romantico vento di maestrale ove la Dion cantava my heart will go on nel melò fiammeggiante che diede a Cameron l’immortalità. Ella, diva dai tratti mascolini, donna di carattere tanto da sposare Sam Mendes e perdersi ancora con Leo nelle revolutionary road di una vita in apnea,  avrebbe avuto solo pene… così come in quel mar infernale boccheggiava dopo aver fatto il bocca a bocca a DiCaprio nella “cabina proibita”.

Adesso, dopo l’Oscar per l’analfabeta di The Reader, lavora col maestro di Manhattan che però sposta l’azione nella patria dei proletari, a Coney Island, ove Timberlake, dopo aver bagnato Cameron Diaz, ora ha una vita dalle delusioni bagnata. Ah, mie “bagnanti”, riscaldatevi nell’illusione che domani potrete incontrare un Jim Belushi di panza che vi renderà (s)contente di sua tracotanza. Ma è uomo giostraio che conosce il sudor della f(at)ica… non è un buon partito, vi prenderà a sberle quando un tempo vi faceva girar la testa.

No, solo il Mereghetti, indefesso, ha apprezzato questo lavoro di Allen, gli altri l’hanno liquidato con frasi “di maniera”, sostenendo che oramai il suo genio è sempre più prosciugato nella monotonia dei soliti temi e stilemi, che non si respira più genialità e i suoi film, poco sentiti, sono tutt’al più simpatici ritratti di malinconie dimenticabili come una marina, bella cartolina senza soggetto… Allen ama i primi piani, anche quando ambienta le scene in un attico, è all’antica nelle scelte estetiche e fa della sua depressa poetica lo slancio vitale da cui riesce a trovare sempre nuovi stimoli per non suicidarsi. Adesso, fa meno ridere, e forse in tutti i sensi fa piangere. Ma non compatite la sua bolsa senilità, egli non abbisogna delle vostre compassioni, poiché agguanta l’essenza delle cose con la naturalezza del suo animo mutevole, versatile a filmare sé stesso nella coralità non solo delle sue storie ma di poliedricità del suo cuore sempre più alla tristezza ancorato. Uomini, accoratevi a una donna, ah ah, e rincuorandovi saprete convivere con una che caccia le scoregge di notte, prendendole con filosofia. Sì, prima la gente si sposava e di amori “litigarelli” si spossava, adesso tutti convivono e chiedono il divorzio dei genitori sul punto di morte, perché almeno potranno mantenersi con la reversibilità delle loro pensioni. Sì, vedo giovani già mentalmente in pensione e vedo pensionati che guardano i film porno per “innalzarsi”, dopo una vita poco retta ma che l’ha sempre preso/a nel retto. E in queste erezioni “maschie” se ne fregano delle elezioni e ognuno fa della politica quel che vuole, votando chi farà i suoi interessi, chi possa salvarlo dallo stress e chi possa difenderlo in caso di sfratto. Ah, miei ratti, rantolate in pantofole, voi che avete perduto il gusto della fantasia che rende l’uomo degno di essere uno stronzo. Galleggiate nella mer(da).

Poi, ognuno si bagna come più gli aggrada. Alcuni vanno a messa e intingono le mani, dopo aver fatto la mano morta sull’autobus, nell’acqua benedetta, altri usano la doccia e non la vasca, alcuni rovesciano le pentole e si bruciano quando io vi dico che furono bruciati ancor prima di diventare bolliti.

Di mio, so che i miei occhi le bagnano… ed è acqua non “piovana”.

Sì, il Meteo ha messo pioggia, voi usate pure gli occhiali da Sole e nessuna, non potendosi incantare dei vostri sguardi ficcanti, ah ah, potrà mettervi in mutande. Sì, le donne chiedono solo soldi e, spellati, un giorno non potrete più far(vi) al mare un bagn(in)o. So che avete quella tendenza…

 

Vado a fare il bagnetto.

 

 

di Stefano Falotico

DiCaprio con la Winslet a Saint-Tropez sulla panza di Peppino


18 Aug

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Eh sì, Peppino di Capri non va confuso con Leonardo DiCaprio. La differenza di “statura” artistica è notevole e la sfida impari. Eppur Peppino profetizzò quest’incontro, forse bollente e non solo di lavoro, fra le star di Titanic.

A St. Tropez

la luna si desta con te

e balla il twist

contando le stelle nel ciel

ma la stella ancor più bella

non è in cielo, è qui vicina a me

a St. Tropez

 

Sì, Leo, in vacanza da una “vita” dopo l’Oscar per Revenant, “ci ha dato” dentro d’involtini e lasagne, a giudicare dal suo addome pronunciato e flaccido, e anche la Winslet non gli è da meno. Insomma, quando ci son i soldi c’è anche la panza. Non so se piena, ma questi due “assieme” mi fan pena.

Meglio la mia (s)figa in apnea.

Sempre la solita storia di pene…

KATE

 

Comunque la ruota gira!

Se DiCaprio non lavora, la Winslet se lo cucca, memore del Titanic che fu, e intanto io bacio la “tettonica”


17 Apr

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DiCaprio si sa, da due anni non fa un cazzo, girovagando nel mondo “a bordo” del suo carisma indistruttibile, accumulando chili sull’addome e dormendosela bellamente, mentre Ridley Scott sogna un altro film con lui. Eppure è stato paparazzato, anche spaparanzato, assieme alla Winslet con cui pare che di lingua abbia dato vogliosamente il suo calore italo-germanico-americano “al bacio”, gustando poi un gelato al pistacchio su limone “capriccioso” della fragolina di Kate.

Sì, DiCaprio è uomo piccante, che tutte si fa “a briglia sciolta”. Mentre il grasso lo “corrode”, elargisce labbra voluttuose all’aroma di caffè con la “schiuma” e la panna montata dei suoi capelli oleosi di biondezza “ficcante”.

Insomma, Leo è un volpino, io rimango uno con molte scosse nel fegatino, eppur non mi smuovo. Pensando a una scogliera ove il mio cor(po) riposerà meditando le nevrosi del mio ego smisuratamente navigante nel “revenant” delle mie idiosincrasie verso un mondo a cui mi pongo come Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato, immaginandomi oggi come Kinnear carezzante il suo cagnolino, domani “giocante” con la gattina. Sappiatelo, uomini di “poppa”, quando la pru(gn)a vi chiederà altra amarezza.

E al largo mi allargherò, non tanto “allungherò”, mentre lei mi “allagherà”. Di sputi in faccia.

Eppur non le alla(r)ga. Come si fa?

Si fa, si fa, si va.

 

di Stefano Falotico

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Facce da Globe, inglobate o globalizzate?


27 Jan

 

Torniamo, un attimo, indietro… ai Globe.

Alcuni dei volti “meglio vestiti?”… No, più fichi/e.

I trettre…, meglio un “triangolo” con questi/e. Non son tipi da questionari. Ma da buone… discussioni.

 

 

 

 

(Stefano Falotico)

 

 

69th Annual Golden Globe Awards, parlano i vincitori… alcuni


23 Jan

 

Recipient of the Best Motion Picture – Drama – The Descendants @ the 69th Annual Golden Globe Awards at the Beverly Hilton in Beverly Hills, CA on Sunday, January 15, 2012.

Recipient of the Best Actor – Motion Picture, Drama – George Clooney – The Descendants @ the 69th Annual Golden Globe Awards at the Beverly Hilton in Beverly Hills, CA on Sunday, January 15, 2012.

Recipient of the Best Actress – Motion Picture, Drama – Meryl Streep – The Iron Lady @ the 69th Annual Golden Globe Awards at the Beverly Hilton in Beverly Hills, CA on Sunday, January 15, 2012.

Recipient of the Best Motion Picture – Comedy or Musical – The Artist @ the 69th Annual Golden Globe Awards at the Beverly Hilton in Beverly Hills, CA on Sunday, January 15, 2012.

Recipient of the Best Actor – Motion Picture, Comedy or Musical – Jean Dujardin – The Artist @ the 69th Annual Golden Globe Awards at the Beverly Hilton in Beverly Hills, CA on Sunday, January 15, 2012.

Recipient of the Cecil B. DeMille Award – Morgan Freeman @ the 69th Annual Golden Globe Awards at the Beverly Hilton in Beverly Hills, CA on Sunday, January 15, 2012.

Recipient of the Best Animated Feature Film – The Adventures of Tintin @ the 69th Annual Golden Globe Awards at the Beverly Hilton in Beverly Hills, CA on Sunday, January 15, 2012.

Recipient of the Best Actress – Mini-Series or TV Movie – Kate Winslet – Mildred Pierce @ the 69th Annual Golden Globe Awards at the Beverly Hilton in Beverly Hills, CA on Sunday, January 15, 2012.

 

Questi, invece, quelli dell’anno scorso: go Bobby go!

 

(Stefano Falotico)

 

Scarni, o scarnificati in Polanski


29 Oct

 

 

Il parco della (nostra) vita e una stanza freddissima

C’è sempre un’ombra di maligna oscurità nelle opere polanskiane, anche in questo kammerspiel di “studiata” levigatezza, forse un brivido dai nitori ammalianti dietro un volto di piacevole commedia “teatrale”, molto domestica, forse il loculo della letargia e delle pietanze borghesi.
Volti affilati che si cesellano, mascherati dietro la ligia rispettabilità d’un ruolo scritto per altri che l’iscriveranno alla “loro” classe, acerrime rivalità, come sempre d’adulti che, sapidi, tutti col loro bagaglio balzano da saltellanti, cervellotici dialoghi e un grottesco dietro l’angolo che annusa dentro l’anima, ti sfianca e un po’ fa la spia.
Infatti, tutto parte da un incontro “amichevole” fra due coppie, per metter pace a un “contenzioso” fra i loro, rispettivi figli. Ah, i bambini, scoiattoli ingestibili che combinan tanti guai, un acceso litigio da rammendar con la saggezza di chi è grande.
Par tutto risolto, poi, fra un “sì”, un “ma” e un “però”, nascon leggere schermaglie che van “appianate” forse in una dolce torta che accheterà il problema, un “casuale” incontro che sta per “nidificarsi” in una convenevole amicizia, l’evoluzione graduale d’una ripicca che è un alibi per intavolar conversazioni che poi “involvono” in discussione, in una nausea latente che era lì lì in grembo, a partorirsi per vomitare, rimpiattini fra veloci lingue schiette, forse troppo, accudite solo dal bon ton che sempre asciuga, ma l’inquietudine di fondo permane, si stanzia e si strazia con crescente velenosità, e saltan fuori gli irreprimibili impulsi che stavan solo “guarendo” nella “gentilezza”.
Scorre così il film, corrodendoli “amabilmente”, mentre s’implodon battibeccandosi, anche annoiati e “ingrigiti”, addosso, velocemente furtivi, a origliarsi nelle paure o in un torbido che si credeva ammaestrato.

Il Dio della carneficina domina le “ricette”, gli sbalzi e l’istinto, dalle primordiali società tribali dell’Africa dove i bambini vengon svezzati col fucile in mano e addestrati alla guerra per vincer(si) sul più debole, sin a quella p(l)acata, o forse placcata (come i denti di quel puro bambino “sfigurato” da chi usa le schegge d’un pugno contundente) di noi, occidentali, educati pian piano a pianificarci al rispetto civile, alle “buone maniere”, al corteggiarci anche quando siam (s)leali, nei cortei, spesso infantili, di chi è quasi costretto ad amare l’Arte e a “castigarsi” nella non-violenza per viver(si) felice, o illusoriamente tale.

Si apre solare, con un fermo-immagine in movimento di un parchetto nello scorcio di due alberi “a mezzobusto” che l’incorniciano e, sullo sfondo, grattacieli strofinati in un terso, limpissimo Cielo dalle risonanze plumbee d’una New York un po’ “impigrita” o nel suo Sol giornaliero.

Film d’attori, col “cherubino” John C. Reilly a “drinkare” di parole “sciolte”, forse era od è solo un po’ d’alcol a luccicarti “ieratico” tra le nebbie delle false virtù, un Waltz dalla spensierata luciferinità che s’è rabbonita, e due attrici sopra e sotto le righe, esageratamente se stesse, la pudica e “nevrastenica”, piagnucolosa, apprensiva e maternissima Jodie Foster, e la Bellezza dai tacchi deflagranti di Kate Winslet. Quattro “uomini” che si rimpinzano e dan di stomaco, si “pinzillaccherano” e poi apron bocca sguaiatamente, caccian il demone, sibilando nella loro claustrofobia.

Un criceto non è morto, e i bambini giocano.
Un film che non è mai pensato né soppesato, forse non c’è molto da pen(s)are. È la vita di “tutti”.

(Stefano Falotico)

 

Certo, che se Kate Winslet entrasse in camera tua, vestita così, mi “scarnificherei” io…

 

 

Firmato il Genius

 

 

Genius-Pop

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