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Luc Besson, Bresson o tesor?


05 Jun

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Sette anni in Tibet per cui non so se sono un “Orso” o Sean Connery de “Il nome della rosa”.
Comunque sia, preferisco Luc Besson ad Annaud, anche Antonia ad Anna dei miracoli

 

Oggi, è uscito il trailer di The Family, firmato Luc Besson.
Ah, questo Luc è da Tempo che non gira film come si deve. Cioè film che devono mettere la testa al solito posto, cioè sul colloTotò docet, a posto non sarà Lei, tutto il suo ipotizzare sulle vite altrui la renderà uno che pontifica o andrà a vivere in una casa senza portone? Lei favella ma di fava non entra in nessuna bella e farà la fine del brutto. Si fidi, sono il suo confidente. Non mi con-ficchi. Non sono un vampiro né svampito, bensì un peto se tu, donna, non mi lasci succhiare il sangue con tanto di “paletto d’avorio”. Non confonda! Non sono omosessuale! Ehi, ci stai fichi fichi con me? Quel Gianni Drudi non è un Drugo, ma deve andare finalmente a pigliassero in cul’!

Sotto il ponte, i portici di Bologna, questo pastiche di Besson è un delizioso potpourri. Non potatelo, ma porgetegli una rosellina. Donna, ti faccio viola!
Una perla in mezzo a tal (s)compenso, miei poveretti. Basta col prete, dateci dentro!

Ora, un mio amico di Facebook confonde Besson, dunque Léon interpretato da Jean Reno (chi più rime ha, più di “ritmo” lo metta…, evviva Gary Oldman! Olè-oh-ah ah!), con Annaud e L’amante.

Cazzo, basta inserire una “R” moscia di Cinema più alto e diventa Bresson.
Vedi? Questione di semiotica, mio ottico. L’accento “al bacio”, se alla francesina ci sta pure la linguina.

Eh sì. Annaud è il regista de Il nome della rosa, tratto da Eco Umberto.

Quel libro ebbe, appunto, grandi mediatici echi. Lo sopravvalutarono. Ho un’edizione integrale, con tanto di “latinorum”, che presenta in copertina un castello pseudo-francese fottuto da pittoreschi colpi di Sole nell’“abbronzarlo” vicino alle orecchie. Mah, secondo me è solo polvere accumulata.

Comunque, è una palla al piede. Altro che torture medioevali delle inquisizioni che descrive il nostro Umberto.

Già a partire dal protagonista, capisci subito che sarà un libro tosto, un buttafuori ad addentarti i testicoli. Il protagonista, infatti, si chiama Guglielmo da Baskerville, sì, come il mastino di Arthur Conan Doyle, l’inventore di Sherlock Holmes, uno che non è “Alle elementari, signora Emma Watson”, bensì ha il fiuto per cagne più in calore ché il lupo perde il vizio e tua zia va con Tognazzi Ugo de Il vizietto.

A prescindere dal fatto che l’ho letto un migliaio di (s)volte, perché mi “tirava” come la freccia nell’arcuarmi d’altra era o senza “pere”, “sostenerlo” è peggio del declinare l’intera Ginnasio quando di fronte hai degli asini che pensan solo a rizzarlo.

Gli altri personaggi son di contorno, di pochi conti…  in tasca e anche di poche “cotte” a rimorchio, per forza… son dei monaci.
Sì, quasi tibetani.

Ad esempio, Abbone da Fossanova era meglio se si scopava la bona Isabel Russinova (una che negli anni ’80, periodo “fertile” in cui fu girato l’omonimo…, aveva il suo ambaradan in mezzo alle gamb’… e su quest’assonanza ci sta la “trombetta”, pomposa più ricordo di come costei spompinava nei fil-m-etti alla “marinara”), Bernardo Gui, più che guru, diciamocela… era un gay, Remigio da Varagine è peggio di Remo Girone, un “attore” con limiti da voragine, e l’unico che fa la figura del figo è l’altro “iniziato”, Adso da Melk. Sembra un minchione ma poi a tutti chiude il becco.

Adso, per la versione cinematografica, nelle vesti (previo nudo che vedrete) di Christian Slater, a quanto pare ha un buon cazzo. Fra tanti “maritozzi” che intingono nella benedetta ma non “ascendono” nelle gioie paradisiache della figa, Valentina Vargas comprende le potenzialità del giovincello e, durante la Notte, gli fa urlare un orgasmo con tanto di bestemmie alla Madonna. Insomma, lo svergina in modo “stigmatizzante”.

Sì, profaniamo questo “bestseller” della “letteratura”. All’epoca, le insegnanti di Lettere ne andavan matte.
Secondo me, eran già pazze senza bisogno di ulteriori “pesantezze”.

La verità?
Erano come Jane March (senza trucco assomiglia a John Malkovich) in cerca del “cinesino”. Già, Yoko Ono sapeva perché “alterò”, direttamente proporzionale all’ecumenismo “esperanto”-sospirandogliela, quel gran pezzo dell’Ubalda del John Lennon. I limoni…

Lennon me lo confidò prima di morire. Sebbene osannato dalle ragazzine, era l’unico del “gruppo” a prenderlo sempre da McCartney.

Già, Curreri cantava chi erano i Beatles con gli “Stadio”, intanto Vasco Rossi riempiva San Siro (oggi son luci e non più lucciole) e anche quelle poco santarelline, lasciandolo a Carlo Verdone col borotalco.

Natasha Hovey? Era una bagascia.

Meglio l’asceta.

E, con questa stronzata, vi lascio.

Ah ah.

E ricordate: il Genius sa…

Valentina Vargas è quasi identica a Noomi Rapace. Sul “quasi”, dipende la dinamica del mio incularla.

Sono un Uomo che ama le donne. E gioca su quelle con il fuoco.

Fuochino e poi si bagnano.

Ah ah!

Mi raccomando, non perdete il video sopra. Fa schifo.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Family (2013)
    Il “gentil” sesso è strano. Paragono una ad Angelina Jolie, ammiccando di “buffetto”, e vengo “maltrattato” simil Mike Douglas di Rivelazioni. Al che, irritato dalla provocazione, sfodero la grinta virile e vengo assalito da un insulto devastante. Ieri sera, il suo “amico” mi contatta per intimidirmi, minacciando di denunciarmi per stalking. Oh, cazzo, qui abbiamo ribaltato i can(n)noni della sessualità. Viviamo in un Mondo invertito, questo lo so, ma il potente, eh…,  “strozzino mi torcerà il braccio(lo)?. No, io metto le mani a posto solo nel mio studio, in quanto non tediatemi. Lasciatemi leggere ‘sto film, e non rompetemi la mascella, altrimenti il tuo malleolo sarà, mio “manigoldo”, un “manipolo” di manganelli.
  2. Quei bravi ragazzi (1990)
  1. This Must Be the Place (2011)

“The Family”, Trailer


05 Jun

Ieri, vi ho postato il poster. A distanza di pochissime ore, è arrivato, come d’annuncio, il trailer.

Godiamocelo, perché davvero spacca.

 

Ecco a voi “Lucifero” che, eppur, non ferisce. Un innocuo ma anche da occhio “Cyphre-ato”


04 Jun

Odio le persone ipocrite, dunque l’umanità in toto, annettendo a tal mio alto sentimento anche la Madonna di Lourdes, poiché è piagnucolosa nell’insanguinare le ferite degli illusi a “immaginario”

 


Ingannevolissima, la statuina di “cera” vi squadra e plasma, seda (ri)formato(rio) oppio i vostri orfanotrofi.

“Donna”, tu modella… l’argilla del “vasetto”, tu “Uomo” sei di Creta o di criceto?
Il Mar Mediterraneo è “punteggiato” da isolane… “felici”.

In tempi di magra, quando la pastasciutta non abbonda nelle vostre mense, e dunque la messa non vi consola, tirate fuori dallo “scheletro” tal gingillo a mo’ esibizionista del mieloso d’accatto.

Sull’insalata va “spruzzato” un po’ d’aceto. E anche muriatico d’acidità.

Lo spolverate, sebben ancora di squallidi orgasmi vi “lisciate” (e la lisca?), tutti tutti (il)lustrati. Eh sì, oggi Twitter permette di “aff(l)iggere” i “movimenti” al “burro” senza incorrer nel corrivo passar per triviali, perfino Ultimo tango a Parigi è uno scandalo di “proporzioni” ri-dotte…, da metterci una “trombata” sopra.

Va in malora l’amore nello “scambismo” su baci e braccia corte dell’avarizia anaffettiva. Giuda? No, tutti ignudi.
Ognuno vuol la fetta per “impanarla” con tanto di “ciliegina” sulle tettine. Quindi, scatta la sua mortadella nell’immortalar l’attimo di “b(r)ava” colante in “gioia” empatica della “condivisione”.

Copia-incollando le citazioni dei grandi poeti, un’altra Notte v’ingolla d’amplessi copulanti quanto un copione del “Corpus Domini”.

Che accoppiamenti da giochi di coppie dilatate nell’ammirazione dei propri “contatti”. Unioni carnali discinte e poi ripudiate quando, davanti alla Nazionale, si canta in coro, e a culo (eh già, han imparato a pappardelle quelle con la panna e il prosciutto ma non hanno memorizzato Mameli per colpa dell’amnesia da mamme-lle…), l’elmo di Scipio, seduti sul divanetto “sciroppato” dentro melanconie alcoliche nel sogno canzonatorio, appunto, di possedere “a pelle” un’altra da “scippare”. Fra Balotelli che insacca le “palle” in qualche altra gazzella, anche della polizia sua “bella”, e Prandelli in bretelle in questa società “romantica” come i cavalieri bretoni.

La raucedine è il sintomo del nervosismo polmonare, la gente è soffocata e fuma nell’aspirare se stessa con tanto di “filtri”. Scivola la manina mortissima sullo zoom-zum zum zum-zombi del brindisino “vivente”, in “compagnia”, a effetto “frizzante” d’una frizione mu(n)ta. Così, fra il dire e il “fare”, c’è di mezzo il “mutuo” con l’amante cornificata, anche se vien ficcata dal fantasma delle sue mestruazioni. Più che un horror di George Romero, sono già deambulanti previo ambulanza e successiva “pompa”… funebre.

Ca(u)se di divorzio, caffè all’orzo per addolcire gli orsi, tè nel “fai da te” onanista con tanto di “ombelichi” pasciuti ma senza ombrello per una vita che necessiterebbe di “paracadute”. Non può piovere per sempre…
Il corvo con Brandon Lee?. No, più che figli di Bruce, siete stati partoriti per ambire solo all’uccellino che, d’arti “marziali”, vuol entrar “lì”. Sparerà “a salve”, e ci “scoperà” il “morto”.

Ecco, l’asinaccio casca nella vaccazza fra una “vasca” in Centro e un “idromassaggio” erogeno su“periferia” del feticismo all’olio di arachidi da scimmioni, il bue e l’asinello s’incazzano, fottendo i regali dei Re Magi nel privar il “bambino” anche del cristianesimo. Incenso, forse incendio, delle coscienze “aggrottate”.
Oh, scendon dalle “stalle”, come le “pecorine” dei “pastori” ortodossi, fra una “collinetta” di “erba” e una droga artificiale a contener la “diga”. Eh già, tutti “cacciatori” di figa in tal presepio da falsi, col santino di Padre Pio a “destra” e man(i)ca mentre ammicca(no) il calendario “greco-romano” di una Maddalena a dondolar d’“altalene” con tanto di “fermo-immagina, puoi” per scaglionare il passar degli an(n)i. George Clooney fa tutte le porche figurine.

Scaglia la prima pietra, ma Petra in Tv te lo “pietrifica”. Va il su e giù nel “tirami…” la mousse che pen-d-e “cremosa” dalle sue labbra col “musino”.

Questo “Mondo” avete “costruito” e dunque preferisco lo strutto di vero maiale a questi rutti.

Sto eruttando rabbia?

No, siete stati distrutti.

Buona “cena”, e tua madre vada a “leccare” il marito “gelato” dal “cioccolato” senza “cono”.

La Madonna v’accompagn’.

In toto, vi prendo in quel “posteriore” come il grande Totò che già aveva capito tutto.

Dica Duca, Duca dica.

E ricordate: a caval Donato non si guarda in bocca.

Non è un bovaro come voi ma David Bowie.

Il “bianco”…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Angel Heart. Ascensore per l’inferno (1987)
  2. The Family (2013)
  3. Lo chiamavano Trinità… (1970)

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“The Family” (Malavita), Poster


04 Jun

Inizialmente “battezzato” Malavita, così come l’omonima, dark novella di Tonino Benacquista, ecco il magnifico poster di The Family, questo adesso il titolo.

 

Forse il Luc Besson che aspettavamo da anni, dopo tanti suoi “tradimenti”.

Un De Niro possente “in copertina”, affiancato dalla “moglie” Michelle Pfeiffer, bellissima come sempre, e dall'”allegra” combriccola dei suoi due “squilibrati” figlioletti.

 

A dar la caccia a questa stramba, “mafiosa” Famiglia Addams, il duro Tommy Lee Jones.

 

Si preannuncia uno dei film dell’anno.

Da tenere d’occhio, potrebbe essere la sorpresa agli Oscar.

 

Le premesse ci sono.

 

Appunto, staremo a vedere.

 

Produce Martin Scorsese.

 

 

(Stefano Falotico)

Predizioni cannensi


15 Mar

Prime indiscrezioni per il Festival di Cannes! Basta, cannaioli! Sono il “babà”, e senza liquore abbaio da “partenopeo”, in quanto di peti adorate il prete ma (non) intingete nella “Palma

Gatsby 3D con DiCaprio “fenomenale” di Fitzgeraldluhrmaniano” un tanto al kitsch “ammodernato” al barocco, inaugurerà la kermesse, fra miss in minigonna e il muso di chi perderà.
Fratelli della congrega, sbilanciamoci già ancor prima delle proiezioni ufficiali, proiettiamo di piroette per scommettere su chi, alla gara, partecipando, non sarà vincente.
Uno solo… highlander, brandendo il trofeo dorato non so se ricordato dai posteri, senza dubbio scriverete, voi giornalisti, tanti “leccaculo”-post pur di ammanicarvi, ruffiani, alla corte del supponente “Corriere”, con Lucarelli Selvaggia, fra una tetta e l’altra “scollante” di “balcone”, a preparar le pappine “reali” da “Papa” “regalina-analina” come le sue cosce “liquirizia” su andamento “celebrity”.
Now, my name is mine. E tu, maiale, non sei me. Tu sei mia, micia, dai che accenderemo la miccia.
Ammicco e tu mi sei “amica”. E, “amichevolmente”, guarderemo i film della rassegna, mentre mi strofinerai, “finissima”, la mano senza “seghe mentali” da Ghezzi, ma “rizzo” per lo “scrosciante” che sale glorioso da “Montées des Marches”, “montante” e (in)fermo poltroncina di seta…

Tu, Polifemo, di Cinema capisci i tuoi paraocchi. Fra l’altro, nei hai solo uno, che vuoi “giganteggiare?”.
Non comprenderai mai il “gigionismo”. “Accidenti”, accecatelo! Questo Polifemo è solo uno spettatore non gradito alla Lars von Trier. Mi mette melancholia ‘sto antichrist! Ninfomani, anche di fianchi! Se occhio non vede, Cuore non duole, tu che cazzo vuoi? Che tristezza!
Il tuo “Omero” nel senso dell’eroe dell’“Odissea” o l’osso che “spezzi”, “addentandomelo?”.
Ah, Donna! Preferirò sempre i tuoi tacchi al tallone d’Achille! Ti chiami Ilaria? Dunque, io ho letto “L’Iliade”, ho una spada, “Troia”, che a quella… allude. Quando cala la Notte, dal “cavallo” esce e sa “mescerlo”. Che infil(z)ata!

“Fiato alle trombe!”.

I proci son avvertiti, i greci s’aggregheranno agli spartani per una “spaghettata” di tarallucci e vino, e io, il paciere, posso a te, Elena, “riposarlo” nello “spossartela?”. Guarda che “arco”, che “tiro”, che poetici “sospiri”. Ho un fisico (all’)asciutto e olimpionico, prediligo la “staffetta” ai cento metri, ma ce l’ho di “trenta”, il “bastoncino” che riparte nella “patata bollente” per l’“allungo” a tagliar la… “mela”.

Quale meta e altra metà. Dio ti fulmini! Sono Zeus, non sono una meteora. Sono l’immortale.
Dunque, in modo immorale, “faccio una” che mi va a genio. T’ammazzo di botte, mia amazzone!

Applauso!

A parte, la parentesi “storica”, rimembrante il “membro” dei promiscui, “eleganti” ellenici, pensiamo alla “manifestazione”. Tu, perché “lo manifesti?”. Ti denunceranno per oltraggio al pudore del “pub(bl)ico”. Lo scandalo va visto in sala, non toglierti i sandali anche se guardi un peplum perché la tua religione non te “la concederebbe”. Non “venderlo” a saldo.
Va sventolato e, appunto, “rinsaldato”, solo quando sei certo che, saltandole addosso, non ti salteranno le palle, causa frantumazione dei testicoli di (im)prevista (contro)mossa “femminile”.
La donna sa quando osare, quando “arrossartelo” ma devi procedere con cautela se vuoi che la “candela”… “venga” rossa. Altrimenti, solo commozione. Cerebrale e non, come un film da “lagrime amare”. Un film che piacerà a Giona Nazzaro o al nuovo Amedeo Nazzari?

Giona, talora, anche nelle “tarde” ore, spara cazzate, Amedeo piace ai cazzari!
Sì, quelli che si masturbano sulle gambe della “conduttrice” e poi se “lo tiran” da intellettuali!
Della minchia! Si spaccian per pensatori liberi, ma “dai!”, “liberatelo!”. Se no, poi piangete il “melodramma” senza “miele”.

Già… “si fanno” i nomi di grandi registi. E tu, prostituta, pensa al Cinema, non al pene, ragiona in grande, sgrana la vista, non “sgranocchiar” il “glande”. “Elevati”. Porca puttana!

Chi ti credi di essere? Sofia Coppola? Tu sei da “cappella!”. Ma non sei suora. Sappilo! Tu vuoi solo “(s)tapparlo!”.

Oltre ai sofismi di Sofia, col suo “cinema” platinato con “chiccheria” su chiacchiere inutili d’annoiati indigeribili come la bile del “Somewhere”, ecco pochi ma importanti nomi che potremmo vedere.

1) Jim Jarmusch, il numero uno di sempre.
2) Roman Polanski.
3) Paolo Sorrentino.

E, soprattutto, speriamo in una buona Malavita a tutti.

Luc Besson sa!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Venus in Fur (2013)
    Lou Reed conosce il sedere della Seigner nel polanskiano.

    Tu, stai seduto!

  2. Malavita (2013)
    Tonino è francese.
    La Pfeiffer, una francesina. De Niro, un Jones di sfida.
  3. La grande bellezza (2013)
    La Ferilli è vacca, Verdone è oramai svaccato. Servillo si salva!
  4. Il grande Gatsby 3D (2013)
    Se non hai mai letto questo libro, datti alla mut(u)a.
    Altrimenti, come Gatsby, perderai un amore e troverai la pace dei sen-s-i.
  5. Twelve Years a Slave (2013)
    Bello e più bono, Fassbender e Pitt.
    Due maschi a confronto. Fa schifo, a prescindere dal regista.
    Il cast è una castroneria. Poi, Brad ha denti da castoro.
  6. Only God Forgives (2013)
    Dio dimentica, io perdono. Mi va bene, quindi nessuna vendetta del cazzo! Una lavata di testa, sì. Beccati le sforbiciate boxing sul boxer.
  7. Behind the Candelabra (2013)
    Anche Michael Douglas è una checca. Dovevamo sospettarlo.
    Il candelabro si scioglie nel Damon Matt-o di andargli (di)dietro.

    Ho detto tutto.

    Che puoi (pre)tendere da Soderbergh? Utilizzò Sasha Grey, attrice che studiò alla corte dei cordini sadomaso, adesso un ingrigito Douglas di parrucca per scandalizzare da Liberace i parrucconi.

    Mi sembra un film che andrà a culo. Buona la prima.

Scorsese, produttore esecutivo di “Malavita”


09 Feb

 

Come riportato da “Deadline”, leggiamo quanto segue:

After consulting informally on Luc Besson‘s mafia actioner Malavita, Oscar-winner Martin Scorsese has come aboard the Robert De NiroTommy Lee Jones starrer as executive producer. Scorsese and Besson put their heads together through the film’s pre-production and filming and will continue collaborating as the EuropaCorp and Relativity production heads toward its October 18 release date. Michelle Pfeiffer, Dianna Agron and John D’Leo also star in the dark comedy about the Manzonis, a mob family that goes into witness protection in Normandy, France. Besson is producing and directing from his script, adapted with Michael Caleo from Tonino Benacquista’s book Badfellas. Virginie Besson-Silla is producing for EuropaCorp, with Relativity’s Ryan Kavanaugh producing and Tucker Tooley executive producing. WME and manager Rick Yorn repped Scorsese in the deal.

Malavita Magazine


01 Nov

Eccoli qui riuniti, De Niro, Lee Jones, la Pfeiffer e Besson. Di “rima”.

 

“Malavita”, la prima foto “rubata”


05 Oct

 

Uno scatto “sinergico”, “penetrato” laddove Besson rigenererà se stesso e anche un “arrochito” De Niro che, discutendo concentratissimo sul set (assieme a un Tommy Lee di Jones di s-palla su giubbottissimo di pelle), di barba “darkly” ci ricorda i grandi polar francesi, da cui Ronin, appunto, è un (ri)assunto.

(Stefano Falotico)

“Ronin” – La recensione


02 Oct

Finalmente, ne parlo da sempre, ma è la prima volta che lo recensisco.
Nella mia mente, l’opinione è “avvenuta-svenuta” più e più volte, ma mai “pubblica(ta)”.

Eccola là, dunque qui.
Ronin

Tagli crepuscolari con l’accetta

Sceneggiato da David Mamet, forse l’ultimo capolavoro di John Frankenheimer.

Con un cast stellare su malinconie d’“inseguimenti” accecanti nel “mozzafiato” senz’attimi di tregua, col Cuore in gola e la pellaccia da salvare. Costi quel che costi (lucro, missione mercenaria assoldata al “sorpassato” ma morale codice del samurai), “scavato” nei volti antichi d’uomini rocciosi e rabbiosi, amaramente “dolci” proprio nell’“acquiescenza” liquidissima d’“aforismi” dissacranti buttati lì, forse per noia, per troppe “coscienze”, per disillusioni insopprimibili come le ruvide, intagliate pietre d’asfalti imbruniti nella polvere, da spari soprattutto, e di mitragliatrici “sguinzagliate” a detonar “repentine” ma “calibrate”, come rapacissimi segugi notturni d’una Parigi “offuscata” nel sonno del dormiente caos cittadino di mattine ombrose dalla “tranquilla monotonia” borghese, mercatini e cascine intrecciate alla “topografia” del casino della nostra esistenza, ripresa dall’alto, dunque nelle sue viscere più incandescenti e “malavitose”, spiata e indagata con sottigliezza d’“irrimediabile” mestizia però vigorosa, morsa e “corsa” dentro le viuzze e i (rag)giri furbi, tortuosi, doppiogiochisti delle palpebre. Vedono, sanno, sudano, non dicono, esangui combattono.

Tutti soli e senza Dio, senza Sole forse. Agiscono perlopiù di Notte, già. Quando tutto, “tramontando”, s’accheta per istanti che aspettano solo la guerriglia urbana di chi fa lo “sporco lavoro” stipendiato per rischi “rampanti” e segretezze “annodate” sotto la patina (im)percettibile d’occhi “sinceri”.
O serpenteschi?

Un parterre di “agenti speciali”, una valigetta misteriosa…

Hitchcock coniò il termine, dunque l’“inizio” di tutta l’enfasi, il cosiddetto MacGuffin, pretesto narrativo e dunque “tramico” per imbastire l’azione nel suo punto “nevralgico” o solo a distrarci da e con un obiettivo capzioso, d’una pista che “falsifica” le vicende, è all’origine nascosta del complotto e dei destini, è lo “sfondo” fittizio d’una fitta rete di trame e inganni. Di amici, nemici, donne fatali e traditrici, di compagni bugiardi che (non) scopriranno le carte troppo presto.

Se… ironizzassimo un po’, al televisivo MacGyver “bastava” un coltellino per cavarsi dagli impacci, sopravvivendo d’ingegno “ingenuissimo”.

Frankenheimer viene da una Scuola “un po’” più realista e allestisce proprio un’intelaiatura che, di primo impatto, si coglie adrenalica e “thrillerante”, ma che ha le sue ragioni proprio in un polar più “freddo” dei gialli di Alfred.

Ne perdiamo le tracce sullo sfondo della Torre Eiffel che occhieggia birichina, sulle innumerevoli battute da tenere a memoria, di cui perderemo il conto…

Anche quando un “triste” Jean Reno stringerà la mano a De Niro, dopo una tesissima avventura in cui, forse, sono ancora “vivi”, ancora sconosciuti d’identità (mai) con-fidate.

Ti rendi conto che esiste qualcosa oltre a te stesso che tu hai bisogno di servire?

Sono tutti amici finché non arriva il conto da pagare.

(Stefano Falotico)

 

Il mio casual look alla De Niro


29 Sep

Molti mi chiedono perché mi piace il Bob.

– Son cazzi miei. Meglio dei “vostri”, sempre a sputtanare.

E, dopo Ronin, ancora a Parigi è “inseguimento” in passerella.

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)