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Il cattivo nullatenente – Nicolas Cage è mille volte peggio di De Niro ma io amo entrambi


08 Jun
ITALY - SEPTEMBER 04: The 66th Venice Film Festival: Premiere of the film 'Bad Lieutenant: Port of Call New Orleans' in Venice, Italy On September 04, 2009-Actor Nicolas Cage. (Photo by Pool CATARINA/VANDEVILLE/Gamma-Rapho via Getty Images)

ITALY – SEPTEMBER 04: The 66th Venice Film Festival: Premiere of the film ‘Bad Lieutenant: Port of Call New Orleans’ in Venice, Italy On September 04, 2009-Actor Nicolas Cage. (Photo by Pool CATARINA/VANDEVILLE/Gamma-Rapho via Getty Images)

Comprate il mio saggio monografico Nicolas Cage, l’attore vampiro

In vendita su Amazon e altrove. Cercatelo e accattatelo!

Così, coi soldi a me elargiti e da me intascati, potrò ancora avere tempo per dedicarmi agli attori e ai registi.

Sono sfegatato di Nic. Nel senso che Nic recita adesso in filmacci impresentabili e a me viene sempre più il fegato amaro.

Vi ripropongo questa foto oserei dire storica ed emblematica di un periodo mio stoico da voyeur cinefilo assai incallito e non incagnito come la recitazione oramai cagnesca di Nic.

A chi indovinerà di rapidissima, anzi, immediata occhiata, senza battere ciglio, chi io sia tra questa foll(i)a per Nic impazzita durante la première di Bad Lieutenant: Port of Call New Orleans, regalerò il dvd di Snake Eyes di Brian De Palma.

Se non vi piace questo regalo, allora mi trasformerò in Harvey Keitel de Il cattivo tenente di Ferrara Abel. Fatemi vedere…

Eh sì, miei papponi da Taxi Driver, non giriamoci attorno.

Gli anni passano, i fanatismi vengono soppiantati da una vita meno sognante ma io non ho rimpianti, miei poppanti.

Son sempre più uguale a Travis Bickle. E combatto nelle mie notturne insonnie ogni lestofante ma soprattutto la povertà morale di un mondo più ricco di me in quanto bugiardo e più furbescamente arrogante.

Parafrasando Ray Liotta di Goodfellas, ho sempre voluto fare il culo ai gangster.

Per svelare il marcio di questa società corrotta che, sin dai primi battiti adolescenziali, m’ha rotto.

Una bella ripulita e visto che uomo?

Ho più fascino di Bob De Niro ma la sua ex moglie Grace Hightower ha chiesto, appunto, a Bob cinquecento milioni di dollari di risarcimento poiché Bob, a suo avviso, le avrebbe rovinato la reputazione.

Reputazione di che? Solo perché Bob, durante questi anni in cui è stata con lei, ha recitato in film indegni della sua nomea? Ma che vuole questa qui?

Di mio, chiedo a una donna se vuole fare un giro in macchina con me sebbene non possa poi donarle una causa, no, casa. Né a Beverly Hills né nell’estrema periferia bolognese.

Detto ciò, vado a bere un caffè.

 

di Stefano Falotico

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The Disaster Artist od Orson Welles-Ed Wood deniriano: la mia performance in Euridice nel tempo di un attimo, vedere questo “reperto” per credere


12 Feb

Femme Publique

 

Sì, quanti anni son passati e, da allora, il mio cervello visse attimi che non raccomando a nessuno. Eppure quella purezza di allora è incontrovertibile. Vi mostro un video che ho caricato proprio oggi, non in elenco, estratto dal canale ufficiale YouTube del suo autore. Lo posto io perché, si sa, le cose altrui potrebbero cancellarsi e dunque mi piace conservarle nel mio archivio, anche dei ricordi, delle piacevoli bizzarrie personali, di quei trascorsi irrimediabilmente ingenui da lasciare comunque il segno.

Credo fosse l’anno 2005, circa, giù di lì. E sicuramente fu un anno per me miracolistico, oserei dire. Dopo un periodo immemorabile di buio, di ansietà immani, di notti scambiate per giorno, di vampiristiche depressioni allucinanti ma giammai comunque allucinatorie, eccomi a ridanzar nella vita, con esuberanza quasi cafona e spigliata armonia di superate “fissità” del mio adolescente ancor burrascoso, inquieto e talvolta inquietante, strano, lunatico ma romanticamente lindo nell’anima come potrebbe esser chi, nuovamente catapultato nella realtà giornaliera, rivede ancor il mondo nella sua fresca giovialità, disancorandosi da tante indubbie melanconie glaciali di un me, ripeto, maestro dell’atimia, ringalluzzitosi in maniera ruspante, come lo spumante tenuto in frigorifero che ribolle effervescente, schizzando… dappertutto, bagnando di euforia contagiosa anime, come la mia, empaticamente fervide di emozioni.

Ora, riguardiamo questo “film”. Vi racconterò il dietro le quinte, e di aneddoti romanzerò quel mio balenar baluginante in tanta spontaneità innocente, quasi patetica. Ah, candori irripetibili, che rimpiango nella mesta consapevolezza del mio presente così farlocco, ancor balzano, saltellante di qua e di là con far però mai da furfante ma da (ele)fantino sempre dirompente nella sua sincerità magniloquente e alle volte indisponente. Il Sole, in questo video, tramonta a levante o a ponente? Mah.

Sì, conobbi il Romano grazie ai miei scritti, pubblicati su FilmTv.it. Lui, affascinato dalla mia prosa folle ma saggia, cercò il mio contatto telefonico e m’invitò a casa sua. Presi su la macchina e c’incontrammo al casello di Padova. Poi, mi disse di seguirlo e mi ospitò nella sua magione. Sì, ricordo che indossava un maglione. O era Estate? Qui il mio rimembrar sfarfalla…

Da buoni amici, ci frequentammo puntualmente, e lui veniva a trovare me e io andavo da lui. Parlavamo dei nostri “dissenna(n)ti” progetti. Quindi, un bel giorno si comprò una videocamera e decise di girare un cortometraggio. Nelle ore precedenti, anche se forse fu prima, perdonate l’incertezza della mia labile memoria, mi fece il lavaggio del cervello col Cinema di Andrzej Żuławski e mi costrinse a rivedere, pur avendolo io già visto, Amour braque – Amore balordo. Sì, era ossessionato, alla pari della sua ammirazione maniacale per Brian De Palma, da questo regista. Tant’è vero che il suo nickname era Lucas Kesling, ben memore de La femme publique. Peraltro, rimanga fra noi, non credo si offenderà se qui gli rammento che l’idolo imbattibile e non “sbattuto” delle sue fantasie erotiche, proprio Valérie Kaprisky, lo consumava in onanismi “normalissimi”. Spesso “vulcanici” e incontenibili!

Ebbene, mi obbligò a studiare la parte, e non dormii la notte, si fa per dire… Il giorno dopo andai sul set…,
cioè il mini-ambulatorio casalingo del padre. Nelle ore antecedenti avevamo “filmato” scorci paesaggistici a base di steppa, campagna, arbusti, rovi e qualche inquadratura sghemba parimenti “distorta” come le nostri menti bislacche.

Il resto è quello che vedete. La mia recitazione, possiamo dircelo in tutta onestà, è acerba, per non dire pessima, anche se, nonostante il lungo bulbo crespo e già sfiorente, è “ravvisabile” un certo carisma alla Bob De Niro che c’è, indubitabilmente, eh eh, e sono da annotare anche alcune mie “speciali” inflessioni emiliano-meridionali fra il Totò più verace e un ragazzotto che si capisce è cresciuto con tagliatelle al ragù e la “panna montata” dei suoi neuroni intrecciati come tortellini raffinati. No, dico, riguardiamo il min 3 e 46 quando Falotico, cioè il qui presente-assente, con sfacciata sfrontatezza e faccia tostissima afferra il coltello e orgogliosamente inveisce sul “maledetto”. Cult istantaneo! Ah ah.

E perché mai la ragazza si spoglia e rimane in costume da bagno? Sì, invero il Romano morbosamente desiderava “ardentemente” un nudo integrale, ma lei si negò e la nudità fu parziale, assolutamente casta.

Quindi, il Romano, nel finale ha voluto fare qualcosa di “geniale”, giocando col tema del doppio, dell’occhio registico che guarda, “pugnala” lo spettatore, che è al contempo amante e voyeur. Demoni…

 

Insomma, perché poi nel piano sequenza a tre si vedono le mutande del mio antagonista?

Su questo dubbio, la vita va!

Cantore, villico, falso!

Eh, si capisce…

 

di Stefano Falotico

 

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