Clint Eastwood, Jamie Cullum e (la) “Gran Torino”…

13 Jun

 

Vecchiaia, giovinezza intrecciata, maturità “scorticata”, scorze del Cuore e il suo raggrinzito, arrugginito “arrotarla”, rodarsi ancora, arrotolarsi nel fango delle disillusioni e nell’incanto poetico, nuove esperienze, volti “ostili” che “tremano” di tenerezza affettuosa, amicizie da lucidare, rinnovati patti “di sangue”, affratellata Bellezza delle virili lune ancora “sporche” di fulgidità e saggezza

 

Jamie Cullum, prima Eastwood, nei titoli di coda, poi Lui, dunque loro, assieme, mnemonicamente mischiati, stretti, alleati, (im)pavidamente nudi e maschi, “collateralmente” adiacenti, seducenti, giovane uno, “vecchietto” l’altro, melodia e jazz autunnale, ballata malinconica, eppur gioiosa, in una vita che muore e una che scatta, che agguanta il manubrio della propria strada, lungo le vie dei sogni, di quelli persi, di quelli da inseguire, “agguerrire”, “ammantare” nel manto dell’asfalto, “sfrecciandoli” o, poi, cautamente, un po’ “canuti” o caduchi, (ri)spolverare per un’altra speranza.

 

il cuore è rinchiuso in una Gran Torino

batte un ritmo solitario per tutta la notte

 

Grow heart locked

In a Gran Torino

It beats

A lonely rhythm

All night long

It beats

A lonely rhythm

All night long

It beats

A lonely rhythm

All night long

 

(Stefano Falotico)

 

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