Tre racconti (im)morali per questa vostra Halloween da fottervi!

01 Nov

Compariranno in un altro mio libro, non provateci, è tutto salvato e registrato!

Halloween: la leggenda Gran Torino di Walt Kowalski, che macellò i bulli da “scherzetti” cattivi con un “dolcetto” imprevisto da eroe e “martire”

Calvario, anche calvo se mi va, me la son sempre cavata, lontano dal trambusto, sono un “bellimbusto”, un “ignorante saccente”, un ossimoro vivente, un teschio ossuto di carnale rinomanza “offerto in remissione dei peccati” dinanzi al (ro)manzo vostro delle carneficine da maiali. Se non vi piaccio, contattate il carro funebre, perché sono malinconico, adoro odorare l’odor del vento di prima mattina con la birra in mano, mi asciugo le palpebre in questo nosocomio di matti dai visi pallidi con giustizialismo Callaghan versione Good in mezz’appunto a bulli bad e al mio “ugly” quando sparo angry, ringhio e non dovevi farmi arrabbiare perché, se la prima volta ti salvasti per il rotto della cuffia, adesso t’acciuffo per la seconda lezione in casina tua, succederà un casino, non mi hai tranciato i canini né deragliato la mascella, macellaio ti spedisco in corte d’appello e poi finirai per direttissima a esser “incappucciato” in prigione, ove te lo faran “nero” assieme a secondini nel benedirti, “Dio che figa…” (come dici tu…), prima dell’estrema unzione nella “cappella” e dunque la sedia elettrica. Piaciuta la “sega?”.

Da che mi ricordi,
son sempre stato vecchio. Perlomeno, da una certa età in poi, quando la mia coscienza s’elevò da poeta. Arrivato nel bel mezzo di una quasi “normale” adolescenza, traviai fottutamente nell’adiacenze d’una serenità nottambula “ghiacciata” come le mie iridi vitree, su spalmarmelo lievemente in carta “al vetriolo” ostinato rimbalzante fra i balordi balzani e gli “adulti” panzoni. La mia ricetta era questa, un po’ di narcisismo, poche chiacchiere, tua colite su derisioni che mi fan un baffo mentre sbuffo altra noia da elegante “accattone” quasi “elefantiaco”, disprezzo totale per quasi tutta la società e tuo padre vada a lavar i piatti e s’ecciti di fronte alla scosciata del programmino “piccante” mai quanto me che gliel’appuntirò nell’evirarlo di netto appena “sbotta” dalla patta e mi urlerà ancora “Basta!”. Di mio, preparo la pasta e poi mi massaggio il “fagiolo”, scoreggiando in faccia a tali (g)nomi, essendo io mille nomee in questa contea di fascisti.
Mi chino per poi non salir la china e non faccio mai (f(at)ica, perché mi vanto di tirarmene… fuori. Se un’anziana signora mi disgusta, la “bacio” di saluto “militare” e le auguro un piatto “caldo” con mio sputo al catarro. Sì, la mia raucedine è acida così quanto la mia anima, liscia e levigata, ché di guerre e retoriche ne ho piene il mio “alzabandiera”. Preferisco strusciarmelo sotto il plaid assieme a un cane che carezzo soprattutto quando ce lo rizziamo assieme, contemplando il “planarlo” via in spirito ribelle su bollente affumicante vicino al camino.
Va da Dio, meglio di te in “carrozzella” con la “principessa” crocerossina.
Alle infermiere, preferisco “ferirmelo”. Al tuo miele, una sodomia a farti male.
Alla religione cristiana, un sano ridermela da matto.

Ma qui la gente non ha rispetto. In questo, è peggio di me. Quando succedono gli scandali, si fa i cazzi propri, tiene la bocca chiusa e pensa solo che domani, oltre al lavoretto per tirar… a campare, devono andare in palestra a “rassodare”.
Non dimentichiamo il bar(o).

Questo mio stile eccentrico di (non) vita, non è stato ben accetto.
Minacciarono e poi, vigliacchi, ribaltarono il crimine quando m’incazzai.
Arrivando perfino agli “stupri”.
Il prete è mio amico, m’intimò a lasciar perdere ma insistetti. Mi sta lì che un idiota venga in casa mia e si permetta di “sparare”, continuando nelle sue porcate.
Il prete m’avvisò che, se avessi reagito… di testa mia, avrei passato i guai.
Me ne fregai altamente, in linea con la mia Altezza.
Mi recai nei pressi del malfattore, l’animale, e lui sparò di nuovo, poco a “salve”.
Non mi salutò neanche, saltò.

Non morii e anzi sta continuando la battaglia legale.
Di mio non son cambiato, odio gli sciocchi e chi li ha “educati” all’omertà schifosa, provoco a f(r)asi alterne per veder come si “muovono”, non mi do una mossa e, se mi va, oltre a farti pagare altri soldi, ti “sedo” io stavolta, sbattendoti in manicomio giudiziario.
Vedremo se avrai ancora il vizietto di toccare oltre il lecito.
Figlio di puttana, ti avvertii di lasciarmi “perdere” ma non volesti darmi ascolto.
Allora, ne sentirai…

Notte di Halloween, racconti inauditi di un “deficiente” stralunato a babbei inculati: Dracula il maudit contro un idiota maligno, Dracula ulula e lui urla

Iniziamo con quello “serio”, se non gradite la serietà, passate al secondo, poi ci sarà il dolce a “frutto” della tua “banana” sbucciata!

Il lupo perde il pelo ma non il vizietto, ah ah!

Studio della mente di uno psicopatico, che trovò Dracula ad analizzarlo, anche in senso anale e presto carnalmente come la sua idiozia “straziante”

Appartengo a quella stramba, onorata categoria di chi oscilla perentoriamente fra stati umorali d’un brad(ip)o orgoglioso di mia “brodaglia”, poi sussurro agonico “malincuore”, stremato fra delusioni insistenti e una rabbia vincente.
Quella che ti fa innalzare tra suini a me or supini, in volo tramontante acciuffo il criminale di turno, strangolo la sua indole teppistica e lo inchiodo alle responsabilità del (ris)petto che non indossa a vesti altrui spellate.
Che costui, sciaguratamente, sempr’invade, copre di calunnioso “annot(t)arle” in diagnosi da schedario del suo paio di palle imbracate in pantaloni consumati di “strappo”…
Con me, iniziò una lotta sfrenata di abusi psicologici e ricatti degni di Auschwitz, per “infantilizzare” la mia volontà e circoscriverla nei suoi circhi stracolmi d’aridità e arsioni.
Abrasione dietro altre bruciature “marchianti”, col beneaugurante suo desiderio “intimo” del final arrostirmi in “fornace” crematoria. Gustare il rancore “impotente”, macellazione “sedante” d’altro “godere” oscenamente il suo ferreissimo “intelletto superiore” anelante alla cagione gradente nuove impiccagioni. Un manifesto mostro, reiterante in “tirarselo” a “lucido”, ghigliottinando con “appuntite” lame del suo “morto” di fame.
Qui, non c’è la rima ma il bacio del ritmo a suo graduale cagarsela.
Ma narriamola con calma, così può assaggiare la suspense dell’attimo vagamente “crepitante” in cui, (in)castrato con le (s)palle al muro e inchiodato in pelle tanto da lui scarnita da cane, “fremerà” in febbricitante nervosismo dell’implorazione a una pietà che non gli sarà concessa.
“Punitore eretto” in glorificarsi nel ficcare… ma trascurò l’impalatore Vlad, anima ribelle convertitasi al diabolico Cuore immolante spettri sonnecchianti un ritorno fervido, placante solo quando il Sole ancor m’addolora in troppi suoi raggi frivoli.
Queste luci stroboscopiche della Luna cangiante ossequiano la mia signorilità divinizzata in principato altero, or che mi son trasformato in ateismo (s)consacrato.
So, posso turbare le coscienze piccole, addentar di canini i virginali colli con “bianchetto” presto (s)macchiante del “segno” non ingravidante eppur affondandolo (s)degnoso da “lebbroso” in labbra calde su incagnirmelo di grosso spolparle, ruvido nel rovente sciogliermi con disgelat’anima in succhiotti a pelo maculato nel mantello nero dentro muliebri “oscurità” di fino esplorate. Ma sì, devo deflorarmi e smascherare me quanto soprattutto le bugie con cui vi “colorate”, a scopo assai scop(pi)ante, del già vostro essere imbruniti nel grigiore maleodorante dei porcili più ambigui, perciò ripudianti da podio di quelli che agognano a sgozzar il pollo per il podio dei “galli”.
Ai galli, ho sempre preferito sbattervi in galera.
Alle galee dei galeoni, il tuo galeotto. E vari giavellotti da Artù contro il traditore Lancillotto. Meglio Mina di Ginevra. Anche se Mina me lo conciò per le feste. Ginevra, almeno, spappolò i testicoli di Lancillotto. La perdonai, tanto Lancillotto non vale un cazzo. Avranno giocato solo a carte.
Alle futili “gioie”, un gioco adesso mio e non puoi sfuggirmi. Ti godo da Dio, in gola! Dove cazzo scappi? Ah sì, il tuo cazzo sta nelle mutande, spesso delle troie da te sporcamente denudate, subitaneamente “eiaculi” fuoriuscente.
Io sono il pulitore, mio punitore. Dai, stringimi la mano, attento al braccio. Sai… quando uno “spezza” a chi puzza… non fa male al polso reciso ma di solito, anche fra i mostri con forma umana come te, il braccio è collegato in quel “posto”. Alla base del collo o del culo? Il dolore, del rompertelo, lo avverti vicino alla giugulare e poi crepi di lento crepacuore… Un “infarto” dissanguante. Non urlare!
Idiota, chiamami solo ululato! Non sapevi che Dracula è matto?
 
Come inculo il Mondo da lupo e regalo un (t)orso notturno alle “lontre”, dette foche per fighe mie mobili, talvolta anomale, eh sì, sono le magie del “mio” su “ prestidigitazione” in malia “oliata” e limonante da “solo-sodo”, il “mobiliere”

Le “regioni pneumatiche” di un gatto

Da che mi ricordi, dall’età di 13 anni, prendo per l’ano il Mondo. A tambur battente. Se una ragazza vuole del “burro” da me, che non mi svendo, prima lascio che s’imbrodi da lasciva e dopo la… sbroglio, “facendola” che si decolli a sognar il mio Ercole. Io a costei non lo sventolo. La sventrasse un altro goloso. Già, imbrogliandomelo da solo, essendo fuori dalla ma(ta)ssa. Sì, le donne stressano, meglio il materasso Eminflex di tuo fletterti in peti cosmici, il cui odorino “sparisce” senza “darlo” a vedere. Un po’ si sente ma è evacuar “sentimento”, dicasi anche gastrite e farsi il marcio fegato.
Da allora, oramai ho perso il conto delle mie masturbazioni. Un Tempo, sapete, le annotavo su un taccuino. Periodo puberale ove abbisogni di tener le “notti” quando si gonfia dinanzi a svettanti tacchi su belle cosce pienotte. Oltre a registrarle dalla TV, le archiviavo in un “diario”.
Insomma, non lo davo eppur venino… lucidato. Talvolta, dovevo pulire lo schermo per troppi atti “impuri” incontenibili. Ve ne racconto “una”, ad esempio, del mio “lampante”. Sì, se non schizzava sul lampadario o sul pavimento, è lapalissiano che, issato al massimo in acme arrossito, “partiva” di “botto” previo fazzoletto “imbranato” su troppo eccitamento fuori dalle orbite. Strabuzzando, si (s)lanciava “fulminante”. E le macchie cospargevano la catodica “vittima” (non) designata. Sì, avevi mirato in mezzo a quella con le gambe più carine, accavallate per il tuo cavallino matto e, invece, “cannavi” su inquadratura (s)voltante di primo piano aberrante del presentatore “mascolino”. Cioè, un minchione. Avevo e ho un bersaglio “infallibile”.
Gioco di fallo e di fava, di fame e di feci non tanto me le facevo, di Fuca e tutto lungo di forza.
Oggi, la “musica” non è tanto cambiata. Ad Halloween, questa festa pagana importata dagli americani, preferisco sempre il mio “cagnone”. “Celeberrimo” lupus in “fragola” per la zucca “vuota” eppur di scherzetto a poi addolcirsi con niente fra le dita, tranne il “dolciastro” un po’ amarognolo-denso dell’essertelo infranto.
Vengo umiliato da tutte le gatte “nere”, da cui il mio racconto preferito, “The Black Cat” di Edgar Allan Poe.

Morale:

“tiratelo da sé” se non c’è il tiramisù, meglio “berselo” in un bicchier d’acqua.
Poi, mescolare con altro “zucchero”, detto anche saliva sbavante dell’ultimo grido, fare… un gir(in)o in macchina e “inondare” le strade affamate su malfamati spermatozoi innocui, poiché già denutriti della “potenza” pericolosa. Sì, sono un onanista a luci rosse dei cazzi miei. Meglio di te, pedofilo. Al lupo, al lupo, tu pervertito mi fai paura! Non violentare il bambino!
Ce la vogliamo dire? Non cambia (contro)mano, me ne son sempre (s)fregato delle regole. E, se mi spacchi il pacco, te lo apro con una tegola sui testicoli e testacoda sgommante.
La tua scema non voleva delle gomme da masticare? Mangiasse allora la schifezza!
Brum brum, ah ah, salutami tua madre! Me ne son fatte tante… su di lei.
E lo sa.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Halloween. La notte delle streghe (1978)
  2. Halloween. The Beginning (2007)
  3. Il signore del male (1988)
  4. Gran Torino (2008)
    E Pippi Calzelunghe si chiama Tama Rein e ha (e)messo il primo porno.
    Sai che roba. Ne verranno altri. Da me lo prenderanno nel culo.

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