Archive for October, 2017

Lezioni di moralismo di un uomo che vive nell’acquario della vostra acqua “alla gola”


05 Oct
Pictured: Flanked by a disguised Lenny (JACK BLACK, left) and his new manager Sykes (MARTIN SCORSESE, right), Oscar (WILL SMITH) tells the sharks just how it?s going to be in DreamWorks Animation?s computer-animated comedy SHARK TALE.

Pictured: Flanked by a disguised Lenny (JACK BLACK, left) and his new manager Sykes (MARTIN SCORSESE, right), Oscar (WILL SMITH) tells the sharks just how it?s going to be in DreamWorks Animation?s computer-animated comedy SHARK TALE.

Sì, sono un pesce che fa gola a molte donne, che vorrebbero papparmi. Ma io mi nutro del mio mangime, e solitario striscio nel plancton. Si sa, queste donne si affidano sempre al pianto. Piangono in continuazione, una mestruazione vivente che sputa rabbie inesauste. In questa “sanguinazione”, fra un’ira e un amante a cui non tira, s’ingozzano di pasticche per l’ansia e di pasticcini per la panza. Mentre il marito “bellamente” le cornifica con una matricola universitaria, a cui ha da offrire la sua “saggezza” a base di contentini per far sì che lei gliela possa appoggiare, spolverandoglielo in modo nietzschiano. Sono “super” uomini, si capisce… Sì, un gran casino, e la gente non ci sta dentro. I soliti stronzi te lo metton nel didietro e le donne racchie, avendo capito che non possono farsi mantenere, abbandonando le residue, innate “ambizioni” da zoccole, per crearsi un lavoro “intellettuale”. In quest’intellettualismo finto, sofferente, patente frustrazioni inaudite, si risollevano con qualche film di Woody Allen e cantano a squarciagola quando i figli sono assenti e si stanno “giustificando” con una tamarra che soffre invece di troppa “disposizione” all’ardore “ingenuo” di colei che ha da farsi eppur tanti se ne fa. Crescerà, dopo tanti cazzi vari, duri, s’indurirà. Per forza… Sono troppo duro? Va benissimo.

Sì, le donne hanno questa natura “equipollente”. Le più polle si fanno mantenere dall’assistenza sociale, dopo essersi specializzate nell’astinenza sessuale, per via del “fallo” che nessuno sa accontentarle, e vanno “su” di morale con della droga che le distrae dalla preoccupazione di pagar la bolletta dell’aver staccato la spin(t)a. Come già detto, invece implicitamente, e ora lo ridico, “esplicitandole”, ci sono poi le zoccole “pure”, invero quasi tutte, che imbruttiscono e capiscono di non emanare più “fascino”, al che si danno a buone letture, visto che non sono più bone. Son sempre depresse e si fan di compresse, mentre i loro compagni, da un lavoro egualmente alienante compressi, sbraitano con la birra in mano davanti a una partita di Calcio, “movimentandosi” coi “fuori giochi” delle loro relazioni “extra”. Insomma, vanno completamente a puttane.

Siate morali finché potete, non giudicate prima di non aver saputo la verità.

Io invece la so, quindi giudico e il dito punto, il dito che va messo fra moglie e marito. Ah ah.

Non mi faranno santo, ma sicuramente me la godrò.

Come mai il figlio di Clint Eastwood assomiglia a Hugh Jackman, invece quello di Bob De Niro è autistico?

Lo sapranno le donne. Questione di geni. Io invece sono un genio alato, giammai malato, ah ah, sì, l’uccello… del pesciolone “galleggiante”.

Fidatevi, non sono né uno squalo e neanche uno squallido. Dico quello che pen(s)o. Pene, pene.

Suvvia, scherzate finché potete. Poi diverrete impotenti e non sarete più schizzati! Schizzate, dai dai. Ah ah.

Se avete preso questo mio scritto seriamente, indubbiamente siete delle zoccole. “Prendetelo” e basta. Ah ah. Senza pesantezza, con leggerezza. In modo delicato e molto toccato, ah ah.

Non sono un tocco, forse sono un tonno. Al sapore di mare, sapore di miele.

Che buffone che sono. Ma un buffone che “la” sa lunga. Che lingua! Linguine allo scoglio per me, l’inguine allo scolo per chi troppo (br)ama lo “scolar” la cozza di tua sorella. Una “scolara” che ama tutti gli scolar’!
Comunque, non ho mai capito la differenza tra una faccia di cazzo e una faccia di culo.

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di Stefano Falotico

 

Paolo Mereghetti esalta Blade Runner 2049


05 Oct

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«Blade Runner 2049», il mondo dei replicanti diventa vertigine filosofica

Il fascino di dilemmi esistenziali nel meta-sequel con Ford e Gosling

Bisognerebbe introdurre il termine «meta-sequel» per sintetizzare al meglio questo nuovo capitolo cinematografico di Blade Runner ambientato nel 2049, che continua la storia iniziata nel 1982 (ma ambientata nel 2019) dal film di Ridley Scott, con tanto di ritorno in scena del suo protagonista Rick Deckard (sempre interpretato da Harrison Ford), ma lo fa con un altro atteggiamento, più filosofico che fantascientifico, quello che appunto spiega l’aggiunta dell’apposizione «meta». Soprattutto lo fa recuperando in pieno la lezione del romanziere all’origine di tutto, quel Philip K. Dick che con i suoi libri aveva allargato i confini del cinema di fantascienza aprendolo a vertigini metafisiche fino ad allora inedite.

E di vertigini sarebbe giusto parlare per il protagonista di questa nuova «puntata» diretta da Denis Villeneuve (sempre sceneggiata da Hampton Fancher, stavolta insieme a Michael Green), un replicante della polizia di Los Angeles, l’agente K (Ryan Gosling), incaricato di terminare i replicanti delle generazioni precedenti, quelli che non accettano di essere condannati a una fine certa e sognano invece una vita simile a quella umana. Un «essere» che deve eliminare altri «esseri», secondo la più perfetta logica del profitto perché i replicanti sono robot umanizzati creati per alleviare i compiti degli uomini veri. Da terminare quando non accettano più le mansioni per cui erano stati costruiti. Ma proprio durante la missione che apre il film, il replicante «buono» scopre che il replicante «cattivo» nasconde un segreto che finirà per mettere in discussione la vita dello stesso poliziotto e più in generale i rapporti di forze tra umani e replicanti.

In qualche modo era la stessa storia alla base del film di trentacinque anni fa — la scoperta della propria identità — ma là declinata con una più attenta scansione del ritmo e dei colpi di scena. Qui invece Villeneuve sembra preoccupato soprattutto di scavare dentro le pieghe filosofiche (altro aggettivo non si adatta meglio) di un mondo che interroga l’uomo sui limiti e le specificità della propria umanità. Nel primo film Deckard finiva per chiedersi quale fosse la sua vera «anima» — umana o replicante — in questo sappiano da subito che K è un replicante e che, come le dice la sua sadica superiore (Robin Wright), lui un’anima non ce l’ha. Ma i misteri della natura umana non si possono ridurre a differenze così schematiche e i 163’ del film si incaricheranno di spiegarcelo.

Per farlo, il regista sceglie uno stile rarefatto e ipnotico, che chiede di abbandonarsi a un percorso che recupera il ricordo dell’opera precedente ma lo adatta alle nuove esigenze. Così per esempio, lo spettatore più avvertito riconoscerà alcune delle note alla base della celebre colonna di Vangelis, che quasi immediatamente vengono snaturate da sonorità meno romantiche e orecchiabili (di Benjamin Wallfisch e Hans Zimmer). Anche le citazioni visive si sprecano (Gosling alla fine avrà le stesse tumefazioni e la stessa fasciatura alla mano con cui Harrison Ford chiudeva il film del 1982), ma con una carica metaforica ben più forte di quella puramente cinefila. Come se sulla spinta della riflessione di Philip K. Dick, Villeneuve volesse mettere in discussione non solo il personaggio al centro della storia ma tutto l’universo digitale in cui si muove il film. Il 2049 cui fa riferimento il titolo è il mondo in cui la realtà virtuale ha ormai preso il posto di quella reale, dove si possono sostituire i volti delle donne con quelli delle amanti preferite, dove gli idoli del passato possono tornare ad allietare la solitudine dei vecchi fan (sono tra le scene più belle quelle in cui si vedono «tornare in vita» Elvis, Marilyn e Sinatra), ma dove alla fine il piacere più grande e intenso è quello di sentire la pioggia che bagna le mani o la neve che accarezza il viso.

All’inizio del film una didascalia del regista invita gli spettatori a non svelare i colpi di scena della storia, ma bastano le sigle delle case di produzione (Sony/Columbia, Alcon) disturbate dalle interferenze magnetiche a farci capire che il futuro digitale che dovrebbe sostituire il mondo reale inizia a sgretolarsi. E non solo perché i replicanti non vogliono più accettare le regole che i loro creatori hanno imposto.

 

Lezioni di savio nichilismo, la grandezza di un uomo che fu “credente” e (lo) sarà


05 Oct

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Adesso, forse, è sanamente deficiente ma, in questo dondolar nella “scemenza”, ha trovato l’ancoraggio incoraggiante, raggiantissimo, alle vere pulsioni passionali del suo cuore indomito, adamantino come quello di un cavallerizzo splendente nel tramonto ossigenante di suoi sogni ancora albeggianti. E non deceduti né trapassati, nonostante siano un po’ (de)caduti. Non ancor decapitato/i.

Sì, sono ermetico e in questo ermetismo mi rendo anche eremitico, lasciando che la massa si gu(a)sti nelle più frivole sconcezze, sempre procacciatrice, com’è per sua indole carnale, di accoppiamenti triviali e animaleschi, perché accoppiandosi pensa di sanare i suoi stress quotidiani. State lontani dalla gente “normale”, vorrà solo istruirvi, dunque distruggervi, irretirvi alla falsa, morigerata compostezza della fiera delle banalità, soffocandovi nei vostri slanci e dandovi appellativi di cappellai matti se alle loro regole caudine non vorrete abdicare. Io non rimpiango le mie scelte, oramai son radicate nel mio carattere docile quando al mattino mi sento “sveglio”, irruento quando qualcuno vuol farmi apparire per quello che non sono, costringendomi, dietro ricatti e meschine provocazioni, a voler aderire all’immagine distorta che lui vorrebbe proiettarmi per “fini” cattiverie dettate solo dalla sua perenne insoddisfazione. Quindi, in questo mio orgoglio restaurato e non ancor cedente all’etichette che vorrebbero traviarmi, affossarmi e immiserirmi, soprattutto nell’anima, (r)esisto con la costanza di un uomo che, nonostante le batoste e i vergognosi affronti, le bugie più maligne e le burle più figlie della piccineria tristissima di chi si pensa meglio di me, crede alla vita nel suo disegno strano. Non profetizzo nessun futuro “stabile” per me, perché son nato ribelle, ripeto, agli schemi prefabbricati e sono l’incarnazione più al(a)ta di un’insopprimibile angoscia, che reputo essere salvifica, la fonte inesauribile della mia creatività e dell’essenza più sincera del mio io profondo, non traviabile. Nonostante spesso dal mondo scompaia e non mi allineo a chi vorrebbe impaginarti nella relegazione di qualche certezza, così si mette a posto la coscienza e vive nell’illusione di averti “schedato”. Che orrore. Come se fossimo, noi umani, dei prodotti di qualche casellario. E avessimo smarrito la pienezza delle nostre complicatezze, delle nostre unicità. Ma, si sa, in una società che annienta e “lobotomizza” le individualità, per molti è più comodo volerti far scivolare in qualche abietto reparto delle ovvietà, figlie delle frasi fatte, di quella vita metodica e “incanalata” che ho sempre, lo asserisco con estrema vanità saccente, rifiutato e stroncato in toto. Prediligendo anche le mie ansie, che non sono cagionatrici di “disagio”, bensì l’attracco a una saggezza che guarda al mondo da prospettive più visionanti l’insieme, la totalità dell’essere nel suo farsi, disfarsi e poi ricomporsi, creare e ricrearsi, rigenerarsi e rinascere sempre in nuove, esaltanti, vitali forme. Sono un camaleonte e, quando io stesso penso di aver capito qualcosa di me, svio le spiegazioni che mi diedi per sviare in altre vi(t)e.

Insomma, avrei poco da credere a tutto e a niente. Ma nei miei nichilismi mi scopro più credente di quanto sembri, nonostante sia agnostico, probabilmente ateo, sostanzialmente non un coglione da Ateneo.

di Stefano Falotico

Ho sempre sognato un film di Sean Penn su Bukowski con Robert De Niro


03 Oct

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WE'RE NO ANGELS, Sean Penn, Robert DeNiro, 1989, (c)Paramount

WE’RE NO ANGELS, Sean Penn, Robert DeNiro, 1989, (c)Paramount

Ecco, non so se avete visto qualche film diretto da Sean. Ma certo che li avete visti. Visti e rivisti, non sono però film che guadagnano la copertina di commerciali riviste. Sono film duri, realistici, poetici, spesso tetri, “forgiati” su storie intimiste di rabbie, di delusioni (s)covate, di rancori, di sudori, di passioni sfrenate e anche iper-romantiche ed esagerate. Infatti, il suo ultimo film con Charlize Theron e Bardem ha sbandato, tutto ha sbagliato, ha peccato di melodrammatico eccesso. E quindi è stato sonoramente bocciato e nel limbo del dimenticatoio abbandonato. Come saprete, Sean, negli ultimi anni di vita del grande Bukowski, gli fu stretto amico e gli dedicò anche Tre giorni per la verità in versione “postuma”.

Ecco, già non molto tempo addietro, notai e vi feci notare, cari “notai” e cari uomini mediocri da banali notiziari, che De Niro, essendo oggi attore sgualcito, “sdrucito” e però sempre con lo sguardo un po’ “trucido”, a Charles assomiglia parecchio. E mi garberebbe non poco che Penn dirigesse e scrivesse un biopic col Bob. Si sa, Sean e Bob son grandi amici e non mancano occasione per “impalmarsi” a vicenda, leccandosi anche parecchio il culo. Furono protagonisti dello sbagliato Non siamo angeli, forse un film che andrebbe comunque un po’ rivalutato, nonostante le smorfie troppo caricate del Bob, e Penn compare anche in Disastro a Hollywood. Altre volte “dovettero” incontrarsi, ma a loro sfuggirono The Yards e Monster’s Ball. Documentatevi in quest’Internet che archivia tutto e lo verrete a sapere come già io so. Io sembra che non sappia, eppur nella mia vita da seppia so(no).

Voglio raccontarvi un aneddoto bukowskiano. Mi trovavo al bar e, mentre gustavo un lauto cornettino, vidi passare una di buon culo, da gustare saporitamente, e al suo compagno volli mettere il cornetto, bagnandolo della mia “crema”. Ma non rischiai e un altro cappuccino di “cucchiaino” schiumai dolce nello zucchero che si sciolse nelle mie amarezze come una relazione sognata eppur non bevuta.

di Stefano Falotico305

Nov 05, 2001; Los Angeles, CA, USA; Monster's Ball movie stills starring HALLE BERRY (R) as Leticia Musgrove and BILLY BOB THORTON (L) as Hank Grotowski. Directed by Marc Forster. Mandatory Credit: Photo by Lions Gate Films/ZUMA Press. (©) Copyright 2001 by Courtesy of Lions Gate Films

Nov 05, 2001; Los Angeles, CA, USA; Monster’s Ball movie stills starring HALLE BERRY (R) as Leticia Musgrove and BILLY BOB THORTON (L) as Hank Grotowski. Directed by Marc Forster.
Mandatory Credit: Photo by Lions Gate Films/ZUMA Press.
(©) Copyright 2001 by Courtesy of Lions Gate Films

Siate uomini “giornalieri” e anche giornalai, i giornalisti veri si contano sulle dita della tastiera, ah ah


03 Oct

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Sì, mi sto barcamenando per rimpinguare il magro conto in banca che diminuisce ogni giorno in modo inversamente proporzionale alla mia pancia che si dilata, per compensar lo stress s’ingolfa di piadine al prosciutto, ma è un casino pazzesco. Sì, ho trovato temporaneamente qualcosa ma mi dà poco. Al che scorro gli annunci per la ricerca del collaboratore giornalistico. Sono un uomo che sa dar pepe alle notizie, e sa ricrearle in maniera efficace nel postarle di forma indubbiamente efficace quanto le mie frasi spericolate e ficcanti! Eppur tutti questi siti promettono faville e “visibilità” ma non vogliono “contribuire” economicamente al tuo sviluppo finanziario. “Garantiscono” solo prestigio e arricchimento interiore, e a esse non voglio esser collaborativo. Sì, io collaboro e al contempo non collaboro, mentre giornalisti medi di cazzate corroborano i loro notiziari nell’esibizione vanagloriosa delle più ritrite banalità didattiche. Siti “educativi”, pedanti, di una tristezza che mi lasciano più scontento della mia già famosissima infelicità (dis)umana. Al che, scendo e mi reco dal giornalaio. Un uomo che la sa lunga e, fra un cliente e l’altro, un acquirente e un vecchietto in caccia del Corriere dello Sport, sfoglia di linguina la rivista pornografica del suo “sognarla” in culo a tutti. Egli “se la guadagna”. Ah, la pagnotta, secondo me va a mignotte, eppur è uomo che si è creato, coi guadagni, la lietezza della sua consolidata lautezza. Mentre il mondo impazzisce e l’ISIS uccide altri innocenti, ecco allora spuntare i recensori della mutua, quelli che non capiscono un cazzo di Cinema ma voglion dir la loro, perché la moglie non “intingono” di pollice su. Applaudono miserabili schifezze e poi scrivono pezzi merdosi. In questo cinegiornale che è diventato il Pianeta Terra. Battete, finché potete, donne, ah ah… “Tastate” e “tostateli”.

 

Domani è un altro giorno.201520120_1

 

di Stefano Falotico

Estraniarsi, cari uomini estranei e dunque, di vostro esser strani, apparire come straniti, starnutite


03 Oct
Stranger Things

Stranger Things

 

Caspita, so benissimo che si scrive “mi estranio”, coniugazione del verbo estraniarsi, ma sovente, vuoi la fretta, vuoi la mancanza di accortezza, commetto quest’errore e scrivo mi estraneo. Dovrei scrivere mi è estraneo, eppur “stranisco” le frasi con quest’ortografia che di legger refuso rende evidente quanto spesso poco accorto sia fusissimo. Insomma, mi estranio dalla realtà e in questa percezione anomala non sono strano né alla verità estraneo. Quanto mi dà fastidio peccar di “velocità”, sono un maniaco delle cose fatte bene, non sempre perbene, cari perbenisti, e adoro Carmelo Bene. Così, oggi ho passato in rassegna i miei siti ove di questa svista peccai, e corressi tutto. Almeno, spero, cari uomini che delle stranezze fate la forza del vostro essere strangers.

 

di Stefano Falotico

L’uomo turbato non è idiota robotizzato


02 Oct

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Viviamo in un periodo di forti lobotomie, dunque di robotizzazione. Sì, la gente, da cui giustamente spesso mi estranio per sentir altero, si nasconde dietro lavori “altisonanti” che la fa illudere di possedere un’ampia rispettabilità sociale, un basamento fallace su cui giudica le vite degli altri che a tal porcile non si adattano. Preferirò, anche a malincuore, sempre le mie solitudini, peraltro ascetiche, alla mortifera baldoria di questa falsa allegria da continua sagra paesana, ove le metropoli sono infestate da ciarliere donne arroganti e da uomini impettiti che, tristemente, in maniera patetica, si prendono oscenamente sul serio, dilapidando i veri attimi gioiosi, preziosi, a favore di un capitalismo che, a mio avviso, li ossida da manichini “responsabili”. Al bando le responsabilità, evviva la gaudente, anche immalinconente e che non vale “niente” vita che sa goder degli istanti nella loro infinita infinitezza, per come si spandono leggiadri in tal vostro amabile, dunque odioso, poltrire vanaglorioso. Sì, fumo un’altra sigaretta mentre, alla radio, una mezza ochetta issa in gloria una rockstar che si fa tante “gnocche”, nell’esplosione bieca, abietta, della più sbandierata volgarità e di questo “vivandar” di costumi tanto liberi quanto repellenti di buon gusto. Sì, la libertà non significa volgarità ma oggi si confondono le due cose e della purezza della poesia è scomparsa quasi ogni traccia. Spetta a me, poeta estinto, non in questa massa tinto, tinteggiar il mondo e ripristinarlo laddove davvero l’armonia possa (s)posarsi alla più sana letizia. Venite invece, voi, ammorbati da obblighi “ambiziosi” che vi castigano nell’illusoria, effimera vanità e riempite il vostro mondo di squallide, merceologiche illusioni. E il grande sogno? Vi avete rinunciato per dar “valore” alla panza, al menefreghismo più ipocrita, all’osservanza dei principi morali più omertosi nella casta, sciocca giustezza. In questo vostro vaniloquio, sì, io mi turbo e alla vostra frenesia non aggancio il mio turbo. Turbandomi, appaio disturbante, ma in verità vi dico che dico solo il vero. Quello che l’idiozia non vuol sentire e tamponare, vuole reprimere, punire e di offese insultare. Ma che robe da matti.

 

di Stefano Falotico00119317

Il Calcio, Allegri, poco allegro, scalcia, e una domenica di cacio, vedi (il) Napoli e poi muori


02 Oct

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La mia vita non è fatta solo di Cinema e passioni esuberanti della mia mente, poi del mio corpo che si “snocciola” fra amicizie strane e altre davvero alte, fra incontri che il mio umore felice contrastano e donne di fascino incontrastabile che accentuano la mia bile. È fatta anche di questo sport tanto bistrattato da chi si crede intellettuale e pedagogo della cultura “alta” che secondo lui dovrebbe denigrare 22 scemi “in mutande” che si accaniscono per infilar la palla in una rete e considerano questo splendido agonismo solo du’ palle.

Neymar guadagna più di quanto un uomo “normale” e le sue infinite generazioni accumuleranno mai in tutte le “ipotetiche” vite? Io non seguo il Calcio francese ma, come dicono in meridione, è fess’ quant’ pigghià Dybala? Eh sì, seguendo il Calcio, anch’io vado ad arricchire questo sistema ma, vederlo, amarlo, è un piacere ineludibile a cui non posso rinunziare. Rinunci a Satana? No… ah ah, e lo sanno bene i tifosi del Milan, questo Diavolo rosso che tanto li fa penare. Sì, illudendosi, dopo le vittorie in Europa League, le loro speranze, anche da Scudetto, avevan alle stelle fatto impennare. Ma son bastate tre sonore sconfitte per ridimensionarli, mentre la dirigenza rossonera ha consegnato l’ultimatum a quel povero disgraziato di Vincenzo Montella, sempre inappuntabile nel vestire sgargiante e scuro, quanto maestro di castronerie e di tattiche abbastanza incorporee. In concreto, il signor Montella, a cui porgo i saluti da consegnare all’ex moglie tutt’ora in ca(u)sa, ah ah, la “celeberrima” Rita Iannaccone, una donna che comunque l’ha fatto volare da aeroplanino più delle tette che furono della Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone, in “arte” Loren, l’attrice più fortunata e sopravvalutata di tutti i tempi…, dicevo, mi son perso in puttan(at)e, eh eh, ecco, sa che l’esonero è vicino e la grande occasione se l’è magnata nonostante quel fessone del Fassone, che ha speso un patrimonio per fargli la squadra. Insomma, cari milanisti, anche quest’anno non vincerete proprio niente!

Il Bologna, nell’anticipo serale di Sabato sera, ha messo in mostra un Rodrigo Palacio meraviglioso, che ha segnato una rete stratosferica, di enorme classe da vero “puntero”. Un tocco inaspettato e rapidissimo a beffar il pur bravo Perin. Un Mattia comunque più valente sempre del felsineo bidone Destro Mattia. Uno scarpone inclassificabile che, per la “gioia” di noi rossoblù, guadagna cifre da capogiro facendoci solo girar i coglioni. Chiamalo coglione…

Il Napoli fa sette vittorie su sette e a punteggio pieno si porta in vetta alla classifica. Infermabile, e adesso s’è messo pure di nuovo a segnar’ Hamsik.

La Roma fa il suo sporco dovere, e torniamo al Milan… non vorrei mettere il dito nella piaga, invece lo metto. Sì, che godimento…

Ma mai quanto il pareggio della corazzata Juventus, con un Allegri che è andato su tutte le furie. Una scenata degna del pagliaccio che è, quasi come quel Buffon che non vuole ritirarsi nonostante la sciatica e i suoi piedi oramai a papera, i riflessi lenti da vecchietto e due pappine prese nel culino.

Eh sì, Napoli se la ride. Nel partenopeo infatti, Pipita, caro Higuain, significa scoreggia. E sei stato messo sotto dall’Atalanta del Petagna! Ah ah.

 

Mangiamo du’ spaghi alle cozze!

 

di Stefano Falotico

In questo sociale marasma, com’è bello soffrir di “asma” e anche essere “diverso” di ansie “l(i)evitanti”, non evitatemi né eviratemi


02 Oct

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Inizia già difficile la giornata di oggi. Al solito, mi sveglio non sapendo chi sono e mi occorre una robusta forza morale per far sì che questa “perdita” momentanea d’identità mi sconvolga. In fondo, credo capiti a tutti. Dipende da cosa si mangia la sera prima, da come abbiamo dormito e devo confidarvi, eh eh, che stanotte ho avuto una polluzione. Eh sì, il mio liquido spermatico, dopo un sogno erotico in cui mi eccitavo per una strega dalle forme voluttuose eppur anche cangiante nella bruttezza più schifosa, attizzante però il mio “capriccio anomalo”, è uscito “leggero”, soffice, insufflando le mutande… Ah, una cosa rara, di cui non “pativo” da molti anni. Ma si stanno risvegliando gli ormoni, il mio “omone” ne risente e l’odor di donna sente, eccome, fra sogni indirizzati lì verso il lilla, “duri” e direi rizzati, che si rivolgono “innocentemente” verso quella cosa rosa… “a(l)itante”.

Ma lasciamo stare le polluzioni mie che non v’interessano e che per i lettori non “tirano”. Sebbene abbia il talento, credo, per scrivere romanzetti piccantelli che mi porterebbero in tasca tanti bei soldini. Ma non mi svendo e ancor alla “normale” vita puttanesca dei comuni immorali non mi annetto. Oh, me inetto, me che è afflitto da dubbi permanenti, incipienti quasi come la mia stempiatura avanzante nell’alopecia galoppante che curo di pilloline rinfoltenti non solo il bulbo ma anche i miei umori, fortunatamente non trasformatisi in tumori, eh eh, depressi. Ah, le compresse… sì, molte donne lo sono, si comprimono, reprimono e poi pigliano la pasticchina. Mangiando la domenica i pasticcini. Il colesterolo aumenta, il fisico si appesantisce, la mente scivola nella demenza. E si “cuccano” anche le mentine, dopo continui lamenti di vogliettine. Ah, queste donne son “mestruanti”, si arrotolano nella salsiccia per dimenticar la lor vita involuta. E in questi “involtini” scoppiano e poco scopano. Ma a terra sì, lustrando la casa per compensare i lor disordini neuronali. Alticce, alcune anche bassotte. Ah ah.

Meglio allora io che soffro la dannazione della mia “diversità” e alla veneranda età di 38 anni non mi capacito dei ritmi frenetici di queste vite isteriche. Vado al bar, e il mio cinese preferito prende per il culo un pensionato, accusandolo di aver fregato lo Stato, perché è andato in pensione con solo 32 anni di lavoro. Ma son “ingiustizie” che capitano, non a me che forse non lavorerò mai “normalmente”. Alzatevi tardi e “alzatelo” presto. Ergetevi! E poi detergetelo…

Eppur la mia mente va, ove non si sa, vado a prepararmi un uovo. E tante rabbie covo mentre la vostra vita è una gatta che (ci) cova. Sì, spesso mentite e alle banalità vi adattate, illudendovi di star meglio con le facili consolazioni e gli abbracci ruffiani.

Allorché, impugno il mio “scemo” e altre genialità nei vostri cervellini fritti insemino.

Sì, la polluzione, il seme…

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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