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Professione amatore, riceve a tutte le ore eccetto i festivi e i festini, con gli stronzi è invece solo punitore, pura Unchained Melody


21 Jan


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SEA OF LOVE, Al Pacino, 1989

SEA OF LOVE, Al Pacino, 1989


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Sì, la prenderei molto larga. Invero, spesso lo prendo solo in quel posto. Poche me le allargano e di conseguenza non si allagano eppur mi muovo con felino, basculante bacino, ricevo solo compassionevoli bacini ma ciò è alquanto inspiegabile perché mi pare ovvio che io possieda un fascino alla Pacino di Seduzione Pericolosa. Sì, sono un volpino di pelo bianco, forse un ermellino.

Invero, sto qui mentendo per farvi ridere.

Ora, chiariamoci molto bene. Spesso le sparo grosse e l’ira, quando mi assale in momenti di tremenda solitudine che non raccomando a nessun nemico, esce dal selciato, il mio corpo s’irrobustisce animalesco e vorrei prendere a pugni tutti, care pugnette, come il mitico Jon Bernthal di The Punisher. Adoro quest’uomo, un duro da roadhouse, altro che Patrick Swayze. Sì, son dispiaciuto che sia morto, Patrick. Ma, a parte Point Break, apogeo del suo carisma taurino da biondo con una criniera da leone, non è che valesse moltissimo come attore. La città della gioia doveva essere un capolavoro e invece mi son addormentato dopo quindici minuti. Patrick nella parte del medico è credibile quanto Rocco Siffredi nella parte della missionaria. Rocco non è da missionarie, Rocco va a zoccole, diciamocelo. Quelle non hanno missioni e lavori nobili da fare ma solo posizioni di malaffare. Che povero disgraziato. Che mentecatte queste meretrici che si prodigano per Rocco la trebbiatrice.

Io, peraltro, non ho mai capito perché alle donne è sempre piaciuto da morire Ghost. Una delle più grandi puttanate mai viste. Insomma, Demi Moore si faceva plasmare come l’argilla dal bellimbusto Patrick, lui veniva assassinato, al che lei si rivolge (adesso uso il presente in quanto Demi è ancora donna che ce l’ha tuttora benissimo presente e ancor li rende t-ergenti, poi pulisce tutto col detergente) a una medium Sister Act meno credibile di Vanna Marchi, una sorta di Mago Otelma col colore viola, quindi si fa carnalmente suora. Non trovandosi il rimpiazzo ma rimembrando il fantasmino dello Swayze nella strada notturna fiocamente illuminata dalla grazia scesa dal cielo.

Ma smettiamola con queste minchiate new age. Ché non sono né film romantici né paranormali, sono assurdità imbarazzanti. Ora capisco, essendo cresciute con questa roba dolciastra, perché siete delle maledette femministe falsissime. Ché poi, basta che appaia Brad Pitt di Vento di passioni alla tv e dovete chiamare lo spurgo. Un allagamento da Waterworld.

L’omo addà ess’ omn! Ah ah! Finitela! Adesso, se vai da una e le regali un mazzo di rose rosse, ti denuncia perché sostiene che sei stato troppo romantico e invece lei ama gli uomini che conoscono il dolore delle spine. Sì, lei ama gli uomini sanguigni, nudi e crudi, come Gesù Cristo sulla croce. Ed è per questo che siamo pieni di uomini schizofrenici. Pensano di piacere alle donne se emanano un sex appeal da uomini scarnificati che hanno patito, sofferto nello strazio di uno scannamento. Sì, le donne vanno matte per questi matti. Dicono che adorano fare le infermiere. E leccare tutto. Mah. Che macello, che mattatoio!

Salami, mortadelle, piselli, che bello il caramello!

Dico!? Ma che mondo è questo?

Peraltro, Demi Moore stava all’epoca con Bruce Willis ed era una tipa da Striptease. Non è mai stata attendibile manco per il cazzo. Neppure per quello di Ashton Kutcher.

Sì, torniamo al Bernthal. Quest’uomo con la faccia da campagnolo a cui assegnerei subito, oltre a un ottimo assegno, la parte di James Bond, sì, un Bond grezzo, con la sigaretta di traverso, permaloso, mezzo burino ma allo stesso tenero e friabile come un grissino, un muscoloso manigoldo non avvezzo alle buone maniere. Il quale, grazie soltanto al potere del suo naso tumefatto da pugile fallito di Grudge March, manda al tappeto ogni donna con tanto di occhiolino da vero figlio di puttana irresistibile. Che colpo, che montante! Colpisce! Altro che Daniel Craig, un inespressivo fantoccio da mettere sul comodino perché lo guardi, la sera tardi, e col suo viso da rincoglionito t’induce a contar le pecore. Sì, quando vedo Craig, mi s’ammoscia e mi scordo che Marisa Tomei ha ancora un culo micidiale, un’arma letale, un culo intramontabile e, come dico io, mobile e montabile. Rosso di sera, bel tempo si spera. Mora come Marisa e sorge, levante, a mezzogiorno nel darglielo potentemente ponente anche fra le pere sue prominenti.

Sarò pure un caprone ma Marisa è mia pecorina e, in Onora il padre e la madre, apre il film con un’inchiappettata da infarto. Che forma meravigliosa ha quel suo sedere focoso. Come una collina che soave digrada a valle e il toro munge il latte di tal figona mula.

Che poesia! Ah ah.

Sparatevi questo!

 

!

Anche questo.


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Cult #thepunisher #jonbernthal

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Avete visto? Cioè, questo è un picchiatore pazzesco ma guardate con quale ammiccante dolcezza provocante protegge la barista dallo zotico e poi lentamente se la cucina suadente, la persuade nonostante la sua indole taciturna a fidarsi del lupo suo incarnato in lei già ardentemente, dunque scopano come in Twentynine Palms di Bruno Dumont. Insomma, questo Jon piacevolmente si toglie il montone, no, solo il giubbotto di pelle, lascia che lei lo monti, si sfila gli anfibi e se la incula lieve con lingua da abbrustolente rettile giammai viscido che la riscalda a fuoco lento da ogni neve di un’esistenza decadente. Scivolante e sbrinante nel pomparla con tosto glande. Mica un poppante.

Sì, un serpente magnifico, altro che il Re Lucertola di Jim Morrison, ché nessuno può smontare. Altroché!

Ci dà! Eccome. Questo è uno che spinge!

In questa seconda stagione, viene perseguitato dal Pilgrim. Un prete frustrato, sì, una specie di mezzo psichiatra più deficiente di Javier Bardem di Non è un paese per vecchi. Un miserabile alla Javert.

E, secondo me, tal Pilgrim piglierà tante mazzate in quella capa di cazzo che si ritrova.

Sì, io esercito un fascino da specialista alla Stallone sulle belle guaglione.

Su Facebook, ad esempio, oramai ho capito, grazie a Salvatore Aranzulla, come inviare allegati speciali. Sì, dei sedativi formato megabyte a quelle troppo accalorate che mi cercano anche quando sto guardando True Detective 3. Alle corteggiatrici, smoderatamente affamate, invio una gif.

Cioè questa.

 

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Sì, scusate, ho anche altro da fare. Stasera, cara, non posso accontentarti. Voglio godermi un Pizzolatto.

Dai, suvvia. Troverai qualcun altro che ti rosolerà la “pizzaiola” nelle mutande e ti darà qualche pizzicotto.

Anzi, quasi quasi, adesso ordino una buona pizzetta.

Insomma, la faccenda è così.

Pensate che vi racconti sempre stronzate? Sì, alcune lo sono. Lo ammetto. Come quella per cui vi dissi che durai quattro ore, venendo tredici volte. Sì, era una balla enorme. Durai cinque ore e venni solo una volta. Che palle immani. Ammazza. Ah ah.

Ma altre no, non sono bugie, affatto. E, in questo casino totale, io sono il principe!

In primavera, tornerò di nuovo a Torino per girare, se tutto va bene, un cortometraggio, da me scritto, sì, la sceneggiatura è mia.

E ho detto tutto.

Insomma, figlioli, il Falotico.

Un uomo che, di primo impatto, potrebbe sembrare Viggo Mortensen di Green Book e non avreste mai sospettato invece che avesse la classe di Mahershala Ali.

Avete sbagliato. Può succedere. Mi spiace. Come si suol dire, siete cascati molto male.

Ahia, ahia, ahia.

Vedete di fare i bravi bambini. Non disturbate più il mio uccellino… sennò vi faccio neri.

E saranno cazzi molto, molto amari.

Cioè, come dice Lino Banfi, volatili per diabetici. Altro che Fracchia, pigliatevi voi le racchie. Sì, voleranno botte e calci a tutt’andare, così vi farò passar la voglia di fare gli educatori dei miei coglioni. Altro che zuccherini, miei zucconi.

Sono un grandissimo amatore, non un armatore, talvolta anche un pollo Amadori. Eppur tutte, impanate, me lo dorano con tanto di limone. Cazzo, ancora incontro però una che ha poca fiducia in me.

– No, non mi hai convinto. Io continuo a non darti una lira. Sei solo un pagliaccio che se la tira.

– E che me ne fotte? Basta che ti suoni, col flauto, la lira nella tua bella signorina. In tutto tiro, sai che chitarrina. Evviva la lirica, le donne con me diventano soprano, vengono sottosopra nonostante il mio basso tenore. Di vita? No, di corde vocali. A forza di fumare, sto perdendo la voce. Basta fare un respiro e i polmoni si dilatano. Basta invece che le donne inspirino, me lo aspirino, ed ecco che non serve più l’aspirina ma il flusso cardiovascolare va ch’è una bellezza nell’ingrossamento dei vasi dilatatori. Ah ah.

 

Ricordate: un cazzone di questo livello come me non lo trovate facilmente. Bisogna essere donne senza cazzi per la testa per amarmi.

 

 

di Stefano Falotico

Salve, sono il Joker, sono impazzito grazie a Robert De Niro


14 Nov

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Salve,

sì, con enorme (dis)piacere mi presento alla platea di babbei che applaudirà (tele)comandata.

La mia storia ha origini profondissime, oserei dire dostoevskiane, e attinge laddove la cupezza fa rima con l’avermi dato della schifezza.

Il mondo occidentale odierno mi ripugna e con tutte le mie forze, ostinatamente, con intrepida temerarietà incommensurabile, lo rinnego, cingendo forse il diavolo nelle mie notti insonni. Quando, nel tepore di questo rigido inverno, mi sveglio di soprassalto alle tre di notte e un’intera confezione di Nutella divoro, alla faccia della linea e del vostro fottuto salutismo.

Ecco, l’altro giorno ho ascoltato una vecchia intervista a Paolo Villaggio che dissertò riguarda la caduta del nostro Occidente. Simpatico. Ben acculturato il Villaggio. Peccato che io non possa dargli credito perché lui è stato il prototipo del piccolo-borghese chiacchierone che tanto ha blaterato ma in fin dei conti a questo sistema marcio e distorto ha pienamente abdicato.

Allestendo un’apologia della sfiga del misero uomo comune per raggranellare soldi con la creazione del suo Fantozzi e vivere di rendita sulla magnificazione delle disgrazie umane.

Un uomo infinitamente nano il Villaggio, con la sua voce arrogante, col suo sguardo da volpone, da uomo che semmai ha letto mille libri ma, stringi stringi, ha saputo soltanto adattarsi al conformismo più becero da lui tanto osteggiato e combattuto soltanto a parole.

Non posso prenderlo in considerazione. I “suoi” film e i suoi sfortunati personaggi, rivendicatori dei torti subiti nel triste quotidiano patetico, mi hanno sempre fatto ridere. Ma è sempre stata una risata amara. Compassionevole.

Io odio le persone pietistiche che ti sbattono in faccia le loro problematiche, i loro giornalieri disagi con l’autoironia tipica di chi, oltre i suoi limiti, il suo carattere scontroso, le sue piccinerie ancor peggiori di quelle altrui da lor signoria criticate, pensano di accattivarsi la simpatia del prossimo.

Quando qualcuno ti dice che sei un grande, be’, significa che la tua vita è terminata e, semmai, sei diventato un hater alla John Connor e la Destra fascista ti spedirà, oltre che in manicomio, in pacco regalo un corpulento Terminator a incularti ancora di più.

Oggi, sì, questo è evidentissimo, palese più del culo stratosferico di Jennifer Lopez, un culo che può distruggere ogni tuo bon ton e buon proposito di darti alla vita ecclesiastica e monacale, l’incarnazione lapalissiana del puttanesimo contemporaneo, vivete tutti male.

Me… non mi fregate.

La dovrebbero innanzitutto finire queste donne di frignare. Così, dopo tutta una vita da frustrate incredibili, roba che Pina di Fantozzi è al confronto la Regina, macellate dalla loro piccolezza, dalle loro paure che le hanno da sempre castigate in una vita da timorate di dio, se ne saltano fuori con inni alla felicità, con agiografie di sé stesse, e vendono libri da influencer, esponendo una contentezza falsa più dei film che dicono di amare alla follia.

Film buonisti. Che, a confronto, la torta di miele di mia nonna era merda salata di cavallo.

Sì, smettetela quanto prima.

Fratelli della congrega, qui riuniti, la mia storia è una grande stronzata, parimenti ai vostri vissuti. Una madornale demenza abissale!

Le malelingue dissero che abbandonai il Liceo Scientifico perché un tema mi andò male e, da quella delusione, mai più mi ripresi.

Che immane cagata!

Chiariamoci. Se sono un letterato, significa che già all’epoca la professoressa d’Italiano voleva che le leccassi la figa. Perché mi assegnava sempre dei nove. No, non mi dava mai dieci per spronarmi a essere ancora più bravo. Ma, sapete, la osservavo mentre leggeva i miei scritti e più volte qualcosa colava dalla sua gonna…

Al che mi estraniai dal mondo e il mio film preferito divenne Taxi Driver. Il più grande film della Storia. Sì, nel corso degli anni, di pellicole forse oggettivamente superiori ne ho viste parecchie.

Ma Taxi Driver è il film della mia vita. E non c’è Lynch od Orson Welles che tenga.

Credo che suddetto film non l’abbiate visto molto bene perché lo guardaste mentre pensavate a come “orgasmizzarvi” per fare una leccatina a quella passerottina del primo b(r)anco. E la vostra sbadataggine deve avervi indotto a fraintendere tutto.

Ecco, Travis puramente s’infatua della sua fata. E la idealizza. Dunque, con coraggio inaudito, l’approccia in modo assolutamente schietto. Lei accetta di uscire con lui e fissano un “appuntamento al buio”.

Ma Travis la porta a vedere un porno. E Cybill Shepherd, disgustata, lo manda a fanculo.

Poi, Travis, involontariamente diventa un eroe cittadino, un giustiziere della notte che ha liberato una minorenne dalla prostituzione.

Cybill risale sul suo taxi e si capisce benissimo che vorrebbe tornare a uscire con lui.

Ma a quel punto, Travis, con aplomb da premio Oscar, le dice che non deve dargli niente…

Perché come sostiene il leggendario King of Comedy: meglio essere re per una notte che buffone per tutta la vita.

E dunque guardatevi allo specchio.

Il Re per una notte ha dimostrato di essere molto più in gamba di voi.

Continuate pure a fare video in cui, recitando pappardelle a memoria scritte da critici seri, osannate questo e quell’altro film. Avete stufato, riciclatori di una vita noiosa che si perpetua giorno dopo giorno nella ripetizione…

Ma le palle per fare quello che ho fatto io non le avete. Non le avrete mai.

Pigliatevi le vostre vite fantozziane e vedere di levarvi dal cazzo.

Come dice Clint ne Gli spietati, fra gli sguardi allibiti dei poveretti e dello stronzone sceriffo testa di cazzo: chi è il padrone di questo cesso?

 

Vi lascio con una delle clip più emozionanti di sempre: quella in cui Bob De Niro abbraccia tutti e viene omaggiato da Martin Scorsese, che lo definisce an extraordinary genius.

Che momento! Con la musica de Gli intoccabili… a terrific night…

Io sono chiaramente “pazzo”.

Ma questo si era capito da un pezzo…

di Stefano Falotico

Se n’è andato anche il grande Paolo, buon viaggio


03 Jul

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Ebbene, alla veneranda, pasciuta età di 84 anni, scompare Paolo Villaggio per sopravvenute complicazioni della sua vita fantozziana. A parte gli scherzi, se ne va una maschera “pugnace” e indelebile dell’immaginario collettivo, l’uomo che incarnò la medietà servile dell’homo italicus, colui che può vantare di aver creato appunto un personaggio entrato nel Dizionario Treccani. Sì, fantozziano, questa parola viene contemplata… nell’archivio dello scibile… Siamo tutti cresciuti col suo “sfigato”, un uomo vessato dal padrone, amorevole con la sua famiglia, oberato di burocratico lavoro, travolto dalle sfortune, piccole e grandi, ch’eppur vive e resiste, anzi sempre esisterà.

Più volte, anche in questo luogo, scrissi “offese” riguardo il Fantozzi, perché ridere delle “tragedie” è quanto di più bestiale possa esserci, ma d’altronde fu anche la belva umana. E dovreste imparare, uomini “vincenti”, dal suo inimitabile, insuperabile Fracchia.

Se ne va Paolo, nato a Genova, città marina, voce della luna.

E io, Falotico, intendo raccontarvi le mie piccole fantozziananate. Cresco nonostante riceva sempre angherie e in questo esser angariato mangio comunque le meringhe, sostenendo la mia ca(u)sa di giust’arringa. Leggo libri classici che immaginano mondi mirabolanti e, nelle mie vene, scorre la vena di scrittore, di uomo spesso avulso dal mondo e dal “normale” di viver modo, amando Robert Mitchum e la sua grinta ero(t)ica, spendo così le mie giornate, rallegrandomi dell’aria fresca che tiene integra la mia nobiltà d’animo, non prostituendomi a nessuno e non andando a zoccole. In questo esser “superiore”, vengo spesso considerato “inferiore” perché testardo non mi annetto e attengo alle normali attitudini di una quotidianità laida e puttanesca. Non mi svendo e con un fischio sommesso son così messo ma non vado a messa.

Insomma, Fantozzi è un genio, come me.

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di Stefano Falotico

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