Posts Tagged ‘Il selvaggio’

Se Servillo sarà Berlusconi, io sono un Divo, e voglio narrarvi questa storia


11 Jun

La storia, da non confondere con Troia, sebbene i canti omerici nell’Iliade parlarono di cavalli con dentro uomini con la grinta di un toro…

Mattina altera, forse alterata, di me come sempre affabile nel traffico cittadino, poco pingue perché poche macchine vidi, sebbene un extracomunitario, cantandosela, vendeva il Resto del Carlino a un semaforo di colore… rosso come la sua pelle, al verde come il suo stipendio, giallo come i peggiori film di Dario Argento. Argenteo, poi mi diressi verso il solito bar, ove trangugiai una colazione “raffinata” a base di brioche salata parimenti proporzionale alla mia “dolcezza”, e di un cappuccino più “pio” dei monaci francescani. Riprendendo quindi a girare. Sapete, spesso mi girano e divengo in quegli attimi fatali come Attila, flagellando il mio (D)io a base di ire sgommanti come i tir della Domenica. Quindi, in un altro bar, allo “scader” di un caffè amaro come il mare d’inverno di una canzone rifatta più volte come Silvio, meditai su questo film, Loro, ove l’accento va posto nel modo più consono alla ricchezza italica della nostra Lingua vorace, forse solo verace come le cozze napoletane nella gola “profonda” di un uomo non partenopeo che tifa Milan. Sì, rincasai e mi “posizionai” appunto nella mia cas(c)ina, ove, quando sono triste, masturbatorio mi do al cul(t)o dell’osservanza di belle coscine. Facendo su e giù in stato “down” della mia dignità. La dignità! Da quando il Capitale ha preso podere, no, potere nelle testicolari teste di cazzo degli italiani, il lavoro “utile”, non umile, è divenuto una priorità. L’uomo invece deve venire e darsi alla creatività, altrimenti diviene svenevole. Donne, venite a me, urlava Berlusconi, uno che ne circuì parecchie, per il suo uccello liftato che ne gioiva, giovava, erano molto giovani. Io mi arrangio, arranco, non seguo il branco, sebbene abbia molto amato Marlon Brando. Sono un selvaggio, cari bulli e pupe.

Sono un ricco nell’anima, povero in canna, ma non fumo neanche le canne. Berlusconi, invece, a ottanta “ani” tira ancora di brutto, ma si crede bello.

di Stefano Falotico

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Tutta l’Italia che od(i)o marcatamente, smarco e “marchio”


10 Oct

Marco è il nome che ritrae alla perfezione la mentalità “dura” di questo stivale di “stalloni” italiani.
Da cui il modello Marcus, al quale Pamela Anderson “affilò” il “muscolo”, e poi tutta la “progenie” degenerata di nomi composti degli impostori: “Marcantonio” detto il Mastrolindo alla Brando Marlon con le Marlboro, Tognazzi Gianmarco, il marchese del Grillo, Anna Marchesini e quell’altro emulatore di PasoliniTullio Giordana nel fiume del Giordano… di suoi “battesimi” evangelisti

Marco viene invocato per le insufficienze renali di sua moglie Renatella, “infoiata” che cuoce il suo “marchio“, appunto, del Pollo Arena.
Sì, si credon tutti gladiatori delle arene, ma son solo nella rete.
A volte, “socializzano” di network per poi “bloccare gli utenti indesiderati”.
Da circa dieci anni, una “donna” mi perseguita di “stalking” perché, mentre ascolto il metallo pesante col walkie-talkie, “spizzicando” la “capricciosa” delle mie “olive sott’aceto”, lei accavalla alla Tv, mostrando “senza ritegno” un “pelo forbito” da giornalista che stimola la “cerniera” con le sue gambe di “ceretta”. La mia “cera”, sì, si “sbianca”, prima fu “impallidito” dalla malinconia “sonora”, poi “impallinato” nella rossa “robustezza”.
Si chiama Elvira, ed è mora. Con “permanente” di “mècherlo” nella “besciamella” (s)tinta.
Parla solo di Calcio, d’altronde è specialista di “sfere”, nel senso del suo seno di “boccia” promossa “a pieni voti” dalla “gratitudine” dei suoi colleghi, “esperti” della “balistica”. E delle balle che sparano più dei “fendenti” del centravanti di “sfondamento”.
Elvira è una patita del Pescara, tanto che lavora per un canale locale, che viene trasmesso a orari improponibili, ma che, “al bisogno”, da “bisonti” bisogna, eh già, registrare solo per la sua “tenuta” da “competente” del tuo “fuorigioco”.
Che “tiro”.
Sì, su Twitter mi ha “fermato”, solo perché le ho “inoltrato” una mia foto “ritoccata” con la scritta, un po’ “slavata”, “Voglio toccartela”.
Che c’era di male? Lei, di mani… ne sa… “benissimo”.
Ma Elvira è simpatica, fino a prova contraria sono come Steve Everett alla Clint Eastwood, appunto, e nessuno mi condannerà alla pena di morte solo perché sono “arzillo” di pene.
Però, “quella” più odiosa, da scopare “a sangue“, nel senso truculento di Rob Zombie, è senza dubbio la “radiocronista” della sua figa di legno, Cercato Flavia.
“Appoggiata” sempre da un trio che le fa da (s)palla, quel terzetto manicomiale della Gialappa’s Band, “forchettone” di “banditi” con diritto alla cazzata, imbandito da Taranto Carlo (meglio Nino Taranto, Totò lo sapeva), Gherarducci Giorgio, uno “triste” come Carducci del “pargoletto” (cioè, Giorgio è un porcone) e da Santin Marco.
Vedi che il teorema non fa una piega?
Ogni primo pomeriggio, appena hai finito di pranzare, semmai pasta col pesto, ti sintonizzi a quest’emittente di R101, ove le “evacuano” escrementizie di grana grossa, e ti viene voglia di “pestarla“.
No, non la volpe e l’uva. Da “spremerla” ché vada a vendemmiare.
Questa stupida ce l’ha sempre con gli “sfigati” e, appunto, va sempre a par(l)are delle sue “limonate“.
La “puttana(ta)” di oggi era incentrata su un articolo odierno comparso su “La Repubblica”, inerente i geni incompresi che han subito parecchie umiliazioni prima di essere capiti.
Cioè, la storia della mia “complessità”, tutt’ora “imprendibile”.
“In compressa…”.
Al che, telefona un’impiegatina e rivela che, oggi, ce “l’ha fatta”.
Si reputava bruttina durante l’adolescenza.
Ma, “grazie” ad apportuni interventi chirurgici, ha ridotto il naso e allargato le tette.
E anche le “cosce”.
Per di più, a completare l'”opera” (d’autodistruzione “imbellettata” alla Alba Parietti), proclama ai quattro venti (dell’etere e di chi non è più “etereo”) che è “pienamente soddisfatta” perché il suo “fidanzato” è stato (con)vinto a usare il “deodorante”. E “spruzza” da chi ce l’ha, ecco, profumato.
Sì, il suo ragazzo sarà un pupazzo, di nome Mirco.
Senza dubbio, un carabiniere dell'”arma”.
Ho detto tutto.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Un tram che si chiama desiderio (1951)
  2. Bulli e pupe (1955)
  3. Fronte del porto (1954)
  4. Il selvaggio (1954)
  5. Il padrino (1972)
  6. Superman (1978)
  7. Il boss e la matricola (1989)

Genius-Pop

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