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Sono un giostraio di Woody Allen, un po’ goofy, mentre Fofi non è meno trombone dei Nolan che “ammazza”


20 Sep

Sì, sta per uscire il nuovo film di Woody Allen, e ci è stata mostrata la prima locandina incantatoria, anzi, incatenata alla giostra delle nostre emozioni più nostalgiche, più “asciugate” laddove Coney Island fa l’amore coi gabbiani nei cieli tersi di una New York da cartolina. E io andrò a vederlo, non credo vi rinuncerò, sebbene non abbia amato l’Allen recente, troppo macchiettistico, superficiale e persino “cartoonistico”. Penso che quando riesce a bilanciare le serietà bergmaniane all’umorismo ebraico da uomo che ne ha passate tante, e dunque può ironizzare con gusto sulla vita, faccia centro. Ma si vedrà, ah ah, come già detto. Poi ho voglia di rifarmi la “bocca” con questo Belushi panzone, che pare stia vivendo una seconda giovinezza.

Ma, adesso, mi concentrerei sulla recensione di Fofi, apparsa nell’Internazionale (che potrete “raccattare” andando in giro su Google, non mi perito a linkarla perché spesso il web fa strani scherzi e poi cancella tutto…), inerente o, meglio, distorcente… (a) Nolan.

Fofi non ha torto su tutta la linea e che il film non fosse un capolavoro lo si sapeva già… noi europei, più esigenti, meno trionfalistici e amanti della pomposità degli americani che l’hanno “strombazzato”. Fofi però non lesina sulle parole cattive e alla fine addirittura lo classifica come filmaccio.

Vi estraggo i pezzi più “esaustivi”, tralasciando la parte ove cita film del passato, che credo sia poco interessante per il nostro “discorso” ed è soltanto sfoggio “decorativo” delle sue conoscenze:

Dunkirk è un film brutto e detestabile per molti motivi, un fallimento anche spettacolare e anche per lo standard ruffiano ma solitamente efficiente del suo autore-demiurgo, un divo del jet set anglostatunitense come quelli di cui tratta Hanif Kureishi nel suo ultimo e splendido romanzo-farsa. So di irritare i suoi fan e gli pseudocritici del web, vittime consenzienti della stupidità programmata dai poteri (web = ragnatela, in cui il capitale contemporaneo cattura e divora o, al meglio, castra i moscerini che siamo), ma la perdita di senso dell’esperienza, e in questo caso dell’esperienza estetica e prima ancora morale, va combattuta con tutte le (poche) armi che si hanno a disposizione.

Partiamo dal titolo, che i distributori italiani, genìa ipercolonizzata, hanno lasciato in inglese, fingendo di ignorare che la città di cui si parla sta in Francia e si chiama Dunkerque. È legittimo che gli inglesi la ribattezzino, come noi ribattezziamo, per esempio, London in Londra, Paris in Parigi. Ma non siamo nel Regno Unito e lasciare il titolo inglese è un atto di sudditanza altrettanto imbecille che se si ridistribuisse in Italia, che so, L’oro di Napoli chiamandolo L’oro di Naples.

Questo, ovviamente, non è imputabile a Nolan. Il cui film, tronfio e meccanico e noioso, sta in piedi per la musica roboante e invasiva, ossessiva, di Hans Zimmer, più sound che musica. E un regista che si serve della musica per dare unità e pathos a una storia che altrimenti non regge, è, da sempre, un regista che non sa come emozionare, e che di emozioni vere non si intende. Effetti sonori più che effetti speciali, e comunque effetti, trucchi, tecnica, non un linguaggio autonomo e creativo. E siccome è più facile in laboratorio produrre effetti speciali con gli aerei (il cielo) che con le navi (il mare), dagli con le picchiate e con i primi piani degli aviatori, inespressivi perché il loro volto è nascosto da caschi e occhialoni.

S’intuisce che Nolan, in assenza di ispirazione perché in assenza di convinzione, e avendo ben presenti le bravate del maestro numero uno tra i registi tromboni, Steven Spielberg (ben più astuto di Nolan) in Salvate il soldato Ryan, pensasse al suo film come a un oggetto compatto, come a una sorta di sinfonia sonoro-visiva circuente e stordente, dove il flusso dell’azione fosse appena interrotto da personaggi-guida che scandiscono la buriana senza però spezzarla, senza cioè che l’umano riesca a prevalere, sia pure per poco, sul dominio della macchina.

… film di Nolan, la cui maggiore odiosità sta nel cosciente o incosciente progetto di abituare i giovani spettatori a una visione della guerra imbecille e retorica e disumana. Quei giovani spettatori che ben potrebbero, in mano a governanti mascalzoni e a un capitalismo guerrafondaio che domina i mezzi di comunicazione e finanzia i Dunkirk, trovarsi a fungere da carne da macello per le guerre future, come già accade in molte parti del pianeta. E che oggi applaudono i filmacci kolossal che li abituano all’idea del massacro, pensando però che non saranno loro a crepare.

 

Parole come sempre esposte con enorme padronanza del linguaggio e cultura indubitabile, che quasi quasi ci persuadono al cento per cento che sia una boiata. Ma Fofi, oramai ottantenne stagionato della disillusione più pericolosa, talmente idealista da sfiorare il ridicolo più allarmante, lo conosciamo. Da oramai tre decenni almeno, stronca per “partito preso”, è il caso di dirlo, vista la sua militanza comunista sino al parossismo più paradossale, i registi che gli stanno antipatici, a maggior ragione se sono gli esponenti di un Cinema “grandioso” e spettacolare. E quindi pollice giù all’oramai rincoglionito Goffredo (mi perdoni, “esimio”), che prende fischi per fiaschi e va “avanti”, anzi di “Unità!”, coi paraocchi più tristi. Ma che il film di Nolan non sia la mastodontica opera che, comunque, certamente si aggiudicherà molte nomination agli Oscar… io l’avevo già detto, meglio di lui, con toni canzonatori ben più leggeri e dissacranti, senza la sua seriosità da trombone, non migliore dello Spielberg che lui tanto vorrebbe veder morto e crocefisso.

Nella vita, caro Fofi, bisogna essere obiettivi, e lei lo è, glielo riconosco, senza sfociare nella Critica troppo cinica e talmente assurda da sconfinare nell’idiozia. Comunque, le stringo la mano per il coraggio. Lei il suo tempo l’ha fatto e non comprende la “modernità” frenetica ed effettistica di Nolan, capisco, nemmeno io “ci arrivo” più di tanto, ma sparare così a zero sa di fascismo peggiore del più bieco e ottuso comunismo.

Nolan e il suo finto capolavoro di Dunkirk


29 Aug

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Sì, son duro a morire e Nolan mi ha sempre puzzato di “adattamento alla massa”, per come compiace un gusto medio oramai fastidiosissimo che ha sostituito il grande Cinema con lo spettacolo, a mio avviso abietto e uso un eufemismo per quanto possiate pensare che esageri, più facile a “insaporire” il palato di spettatori che oggi s’improvvisano critici quando, invero, son persone spesso fustigate da vite mediocri che non amano gli alati deliri del Cinema più schietto, non come quello di Nolan “chiatto” ad accontentare le vostre bocche “buone”, cari ubriachi appunto di mediocrità. Le fiaschette, nella cantina di tal vostra “opulenza” olezzante, vi aspettano affinché possiate bervi, imberbi, la nuova stronzata spacciata per arte raffinatissima. Quelli di Nolan sono giocattoloni buoni per chi dal Cinema e dalla vita ama quella “perfezione” virtuale che sempre cozzerà col mio realismo poetico, aderente a una poetica del vivere che non sia trastullarsi coi balocchi, miei allocchi. So che non vengo sopportato per questo mio atteggiamento cinico e dunque atrocemente sentimentale, attenzione non sentimentalistico, e che il mio sfrenato romanticismo in cerca della vera bellezza possa esser tacciato e scambiato per follia, cari pecoroni di tal esultante folla smaniosa di vederlo…

Son altre le cose che attirano la mia curiosità, come “incendiarsi” dinanzi a una sigaretta nel tramonto che fiorisce nel crepuscolo della pura, quella sì, estatica immaginazione.

Altro che visioni “immersive”, parola che fra l’altro non esiste neanche nel vocabolario.

Basito, osservo la rovina.

 

Mi spiace per chi non capirà, ostinatamente, l’ironia che sottende quanto da me detto e “recitato”.

Comunque, non cambio molto opinione su Nolan.

 

di Stefano FaloticoBodega Bay

Le nuove vite di plastica degli pseudo “critici” di oggi, meglio Hands of Stone


18 Aug

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Da tempo, mi sento disgiunto da una società che ()unge, che imperterrita punge. E pugnace alle (s)palle pugnala con senso poco materno ma molto “materico”. Società che da sempre ha badato alla sostanza, cioè al disvalore degli “attributi” e non merita il mio tributo. Meglio una vita all’imbuto e alle mie filosofie sul Tubo che spartirmi in questa gente che esalta Nolan e va a vedere Suicide Squad, per una glorificazione della mercanzia emozionale di plastica, della grandeur fatta di effetti speciali “sensazionalistici” che a me paiono poca meraviglia e non adora più le sane scazzottate di una volta.

Gioitene, “mani di pietra” e non nel cinismo di questo Cinema senz’anima inceneritevi. Non impietritevi, non m’impietosisco dinanzi a questi “intelligentoni”.

Chi sono i registi che sanno scrivere un film?


16 Aug

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Ora, la prenderò larga, anzi “allagata”. Perché, dovete sapere che, ieri sera, al calar tramontante del Sole desto (in)cedente di Ferragosto, una donna di altezzosa allegria, con disinibita “lingua” zuccherata dopo aver trangugiato un caffè, volle rendermi amaro, no, amarmi. Che incidente!

M’adocchiò fuori dal locale mentre stavo “bevendo” una sigaretta consumata con noia altera e con notevole “alterigia” m’apostrofo ero(t)icamente:

 

, bello guaglione, che ne dici di fumare anche me?

– Come, scusi?

– Non scusarti, non ricusare il tuo volermi “scucire”.

– Lei è ermetica. Si apra meglio alla comunicazione. Altrimenti non intendo.

– Non devi intendere, ma “tenderlo”, dai, tenerone. Fra le tue cosce tienimi e cingimi per salti euforici di passione. Ficchiamola assieme… questa notte. Bando alla tristezza. Abbimi!

– Abbimi? Signora, non so cosa vuole da me, so che ha voglia ma ho cosce più serie, no, me la doni, mi perdoni, ho cose più serie che dar “dritto”, dare retta alle sue avventatezze di gonna (in)felice.

– Stronzo. Che mondo di merda. La gente, al giorno d’oggi, non desidera neanche più una sana scopata.

– No, non desidero le scoppiate.

– Buona sega.

– “Arrivederla”.

 

Ecco, questo per dire che molte donne, essendo io misogino, non capiscono che si deve “scrivere” una seduzione con ponderata discrezione e non “darla a vedere” errando di troppa “montagna russa” del proprio “volerlo”. Il divertimento va gustato con calma.

Volenti o nolenti, diamoci alla scrittura, cari registi di (giro)vite.

 

Christopher Nolan non sa scrivere, infatti per le sue sceneggiature si affida al fratello, lungimirante e geometrico, razionale e sin troppo meravigliato d’Interstellar basato su conclamate teorie della relatività. Troppo Einstein per i miei gusti “country”. Ma vedremo con Dunkirk, storia sulla Storia. Eppur c’è il cavallo di Troia.

Michael Mann, invece, basa quasi tutto sulla musica. Dialoghi veloci e battute rapidi su colonne sonore scelte addirittura prima di pensare alla (s)cena. Da cui l’heat del suo calore dinamico da ultimo dei mohicani degli insider dei nostri script.

Scorsese si dà a Schrader, poi a Zaillian, quindi a Jay Cocks. Bella compagnia.

 

Ridley Scott invece va a f(r)asi gladiatorie del suo fu Blade Runner.

 

 

Scena uno, esterno notte

 

Una donna è incinta e chiama l’ambulanza.

L’ambulanza arriva ma il bambino è già nato.
Scena due, esterno giorno

 

La donna partorì morendo e oggi si eseguono le esequie.

 

 

 

Film sintetico sul valore della vita.

 

 

 

di Stefano Falotico

Essere un intellettuale oggi… ne val la pena?


04 May

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Il problema di chi, sconcertato spesso da un mondo mendace e affarista senza scrupoli, indaga nel suo profondo per cercare di “elaborare” il mondo e provare a darne un sen(s)o, un senno, forse un “seme”, è sempre lo stesso: tutta questa fatica val la pena o era meglio adattarsi alla comune massa starnazzante, o(r)ca, che pen(s)a solo, da mattina a ser(r)a, all’“euforica” figa?

Sì, il sesso, come Woody Allen insegnò meglio di Freud, bergmanizzando poi il suo umorismo in fotocopie della sua stracca malinconia oggi, appunto, rassegnatasi a filmetti di “bon ton”, ha un ruolo primario, basilare nel nostro mo(n)do di percepire quest’immonda umanità che sbava e allo sbando è arrapata.

Ecco che il sesso riempie la boccaccia di tutti, ora dopo ora, insinuandosi nei posti di lavoro, nelle battone, no, nelle battutine fra colleghi, fra provocazioni goliardiche e segretarie “golose” di cui, a culo, rider “a sbafo” in (andro)pausa-mensa.

Il sesso, sin dalla pubertà, influisce inconsciamente sulla nostra visione delle cos(c)e. La volgarità oggi non fa più paura e si “esonda” nel noioso straparlar di sesso come fosse una cosa normale.

Cari puri e cari por(c)i, va detto che normale non è perché l’uomo ha una mente ragionante e una coscienza, si spera, evoluta. E tutto questo luridume inzozza solo chi non si rassegna alla “pastorizia” delle pecorine. E qui son pecoreccio!

Ma l’intellettuale, che crede di esserlo, solo perché esalta i film di Nolan, della sua freddezza ha, in cor(po) suo, calore? Insomnia.

Insomma!

Tutto sommato, era meglio il grande Pacino di Donnie Brasco.

Sognate le stelle, intellettuali, ma cosa succede nelle stalle?

Il solito Stallone italoamericano a Roma, cioè chi si crede Sly.

 

di Stefano Falotico

 

 

di Stefano Falotico

Balboa, Creed, Chris Nolan, Aronofsky, Miami e Colin Farrell, tutta farina del mio saccottino


07 Feb

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Miami, la città sfavillante delle notti inebrianti

 Miami, la perla cittadina splendente del sud marino e balneare della Florida. Che si staglia, coi suoi grattacieli futuristici, sull’oceano e che, ogni anno, è meta attrattiva di migliaia di turisti, perché Miami rappresenta il top del fascino urbano moderno. Dedalica, colma di lunghe highway, illuminata soffusamente da una Luna che accoglie le notti insonni e piene di divertimento dei sognatori che ad essa, lucente e ipnotica, approdano.

Miami, la ricca, la virtuosa, l’emozionante metropoli che è stata la location preferita (e come poteva essere altrimenti?) di molti film hollywoodiani. Citeremo l’esempio più eclatante. Chi non ricorda, ad esempio, quella serie televisiva ideata dal grande regista Michael Mann, Miami Vice, col dongiovanni Don Johnson? Poliziotto che vestiva camice hawaiane e, come 007, fra indagini detection torbide e sparatorie veloci, si consolava quasi sempre, a fine puntata, con una nuova bellissima donna?

Serie tanto fortunata d’aver indotto lo stesso Mann a voler dirigere poi lui stesso la trasposizione cinematografica, anzi, per l’esattezza, la geniale “reinvenzione” per il grande schermo, sostituendo Johnson con l’altrettanto macho e sexy, turbolento Colin Farrell. Il primo era “biondo platino” e con gli occhi chiari, il secondo invece mediterraneo e latino ma, in entrambi i casi, il personaggio ha fatto centro magneticamente.

Nella serie televisiva, andata in onda dal 1984 al 1989, Don Johnson veniva accompagnato nelle sue rocambolesche avventure dal nero collega Philip Michael Thomas. Che nel film invece ha preso i connotati del premio Oscar Jamie Foxx.

Senza dilungarci troppo, diciamo che, a parte i meriti notevoli di Mann, famoso per le sue storie adrenaliniche, furibonde ma anche magnificamente romantiche, il successo sia della serie che del film, ammettiamolo, è stato dovuto comunque in gran parte proprio a Miami in quanto tale. Difficile sbagliare, infatti, quando come ambientazione delle trame si ha una città che offre, mirabolante e luccicante, praticamente tutto. Una città già magica di suo.

Come detto, una città “sensuale”, lussuosa ma non volgare, la città di chi sta bene e vuole, soprattutto, stare bene. Una Manhattan allargata ma ancora, possibilmente, più scintillante. Crocevia di turisti, dicevamo, ma anche di commercianti, uomini di potere, di donne mozzafiato, di macchine, come in Miami Vice, appunto, roboanti e, come proprio la città stessa, di gran classe.

Miami, l’unica e inimitabile Miami.

Javier Bardem affianca Jennifer Lawrence nel prossimo film di Aronofsky

A Ottobre scorso, trapelò la notizia, adesso ufficializzata, che Darren Aronofsky, l’acclamato regista de Il cigno nero, stava preparando un film “misterioso”, “untitled”, per il quale aveva scelto come protagonista la sempre più lanciata Jennifer Lawrence (appena reduce da una trionfante vittoria come Miglior Attrice per Joy nella categoria comedy/musical ai Golden Globes di domenica scorsa).

Confermiamo, dopo i primi rumors, invece la news che vede Javier Bardem aggiungersi al cast.

Il progetto è però top secret, non ha, come accennato, ancora un titolo definitivo e sappiamo, al momento, solo poche tracce della trama: la stabilità di una coppia felice viene minata e turbata dall’arrivo di ospiti inattesi che sconvolgeranno il lor apparentemente tranquillo ménage.

Una trama che può ricordare altre pellicole a tematica simile, da Carnage di Polanski sino a Funny Games di Haneke.

Vi terremo, naturalmente, aggiornati presto perché, come detto, il cast ha per ora “solo” la Lawrence e Bardem come attori confermati ma, sicuramente, si aggiungeranno altri nomi importanti.

Rocky Balboa, recensione

Ebbene, mentre proprio in questi giorni, impazza nei cinema di tutto il mondo il settimo, avveniristico episodio di Guerre stellari, ho deciso di andare controtendenza, inaugurando la nostra nuova rubrica di Cinema con una nostalgica recensione, quella su Rocky Balboa, sesto episodio della saga stalloniana sul famoso pugile di Philadelphia, in quanto, è nei nostri cinema il già acclamato spinoff Creed.

Dunque, ecco a voi Rocky Balboa e la mia concisa, “fuori moda”, analisi recensoria.

Ultimo capitolo di questa saga, iniziata con fortuna nel 1976, col personaggio appunto di Rocky, subito diventato icona popolare e di enorme successo, conseguendo nello stesso anno un premio Oscar come miglior film, che diede il via a numerosi seguiti. Una saga costituita da ben 5 sequel, di cui quest’ultimo, Rocky Balboa, è, a mio avviso, secondo solo al primo, insormontabile Rocky. Infatti, dopo l’originale, Rocky diventa semplicemente una macchina per far soldi, “invincibile” a livello commerciale ma sempre più scadente sul piano qualitativo. Per il sesto episodio, Stallone, in questo film attore e regista, spiazza tutti, torna alle origini allestendo un film di particolare “effetto nostalgia”, commovente e d’eccezionale impatto emotivo. La trama è questa: Rocky è rimasto solo, dopo la morte di Adriana, e trascorre le sue giornate nella pigra indolenza, quasi ripudiato dal figlio (che sta facendo carriera nel mondo della finanza) e accompagnato nelle sue meste giornate dal fidato e malinconico cognato.

 

La sua unica attività, abbastanza deprimente, è quella d’intrattenere i clienti della sua trattoria, “Adrian’s”, ove rievoca agli avventori i suoi celebri trascorsi da eroe del ring. Il pugilato che conta è andato avanti però, lui è soltanto “storia passata” e, nel frattempo, impera un nuovo, brillantissimo campione dei pesi massimi: l’imbattuto Mason Dixon. Successivamente, a qualche “fan” ambizioso viene la geniale idea di allestire una sfida-simulazione virtuale, fra Mason Dixon e il nostro Rocky, come se fosse un videogioco, per decretare chi possa essere il più grande pugile di tutti i tempi. Il “gioco” lo vince Rocky ma, nonostante sia solo una simulazione, ciò scatena l’ira di Dixon e del suo manager che provocano Rocky affinché possa riprendere in mano i guantoni, alla sua veneranda età, e dimostrare “davvero” di essere lui il più forte.

Dopo l’iniziale titubanza, Rocky/Stallone accetta e decide di scendere sul tappeto rosso per una sfida “impossibile” per la sua età (?).

Intanto, s’intreccia una storia emozionante con una famiglia un po’ allo sbando a cui Rocky fa da mentore e che lo aiuterà, a sua volta, moralmente, ad affrontare la sua “battaglia”.

Alla fine, Rocky resiste e non va al tappeto, perdendo soltanto per pochissimi punti, ma lasciando intatto il suo mito, perché la folla lo acclama ugualmente, elevandolo a campione soprattutto di umanità.

Un gran bel film, ottimamente diretto.

Aspettando ora Creed, presto nei nostri cinema.

 

Dunkirk, ecco il nuovo, annunciato film di Christopher Nolan

Dopo il planetario successo colossale d’Interstellar, trepidanti, i numerosissimi fan di Nolan attendevano la sospirata notizia che stiamo per darvi, adesso, dopo le prime indiscrezioni, appieno confermata. Finalmente, infatti, dopo mesi d’interminabile silenzio, arriva l’entusiasmante, acclarata news che le riprese della nuova pellicola di Nolan inizieranno parzialmente a breve, cioè a maggio dell’imminente 2016. Nolan, invero, in accordo con la Warner Bros, che la produrrà, aveva già stabilito la data d’uscita nelle sale, confermata per il 21 Luglio del 2017.

Da fonti attendibili quali “Variety”, ne apprendiamo il titolo e la trama.

Il film si chiamerà Dunkirk e narrerà dell’epocale, storicamente vera evacuazione militare di un manipolo d’eroi, durante la Seconda Guerra Mondiale, avvenuta nella città omonima.

Un war movie, quindi, ambientato nella città su citata, che racconterà la famosa Operazione Dynamo, che si svolse per otto lunghi giorni e salvò “miracolosamente” la vita a ben 338,226 soldati.

Sappiamo anche che si stan subito intrattenendo trattative per affidare i ruoli principali a un ricco cast che, sino ad ora, comprenderebbe già i nomi assicurati di Tom Hardy (frequente attore “feticcio” di Nolan, col quale ha girato, come sappiamo, Inception e Il cavaliere oscuro – Il ritorno), Kenneth Branagh e Mark Rylance.

Il film sarà infine girato in IMAX 65mm.

Una notizia grandiosa, al contempo “spiazzante”. Dopo i fumetti e la fantascienza, nessuno infatti s’aspettava che Nolan avrebbe girato un film di guerra.

Fiduciosi, non ci resta che attendere ulteriori, entusiastici sviluppi.

 

tutti di Stefano Falotico

Interstellar review


17 Nov

Interstellar? Di mio, preferisco la “Via Lattea”. Battiato? No, sono Batman con le catwomen che mi allattano


14 Nov

Interstellar McConaughey

Interstellar e alle vostre illusioni “spaziali”, preferisco le “stelline” della mia vita di “buchi neri”, in quanto “ermetico” d’irresistibili orbite” oculari, ammiccante d’iridi scure, a “schiarir” tutte le donne frust(r)ate, anzi, oculato tutto inculante, spalmante, fra solari amplessi e universali stronz(at)e, incantato da come incaute mi rendon scatenato, tirandomi le orecchie da SpockStar TrekMah, a Leonard Nimoy, ho sempre preferito il limone e al melone, che sei tu, i pompelmi. Son spocchioso, lei mi fa il succhiotto, pure il sugo oltre al filo, adocchio e poi lecco… Lei mi tocca… il pomo, quindi, spingendo fa la salsa di pomodoro in me che la gusto di saliva, a te invece non sale più, dolcemente in Eva e poi in Anna, di ano tutto l’anno, il “mio” alla grande va, alla faccia d’un (im)piegato e di mio culo alla segretaria che nasconderà tal “segre(ga)to” al marito cornificato, mentre di “tiramisù” timbro il cartellino di pelle e ti espello. Le spelo nel peletto di pisello. Tu, dal disgusto, mi sputi e io non getto però la “spugna”, assorbendomene un’altra. Adult(er)a e milf, ecco il fall(it)o che non t’aspettavi, il quale, mie “quaglie”, questa società, che sogna la fantascienza, sputtana, volando “basso” a “innalzato”, infil(z)ato vol(t)o da sberlone… nel quagliarle di “squa(g)l(iat)o”. Voi, invece, avete il corto… fiato e d’ernia agl’iati fate… vomitare. Cari porcellini, spolverate quelle di porcellana. Dammi una “penna” e, di “Verga”, le sarò “Malavoglia”, non perché non mi vuole ma perché ancor più bene, nonostante le diedi pene e poco “vino”, io mi fotterò una ancora e ancora alt(r)e, lievitando di “burro” dopo una birretta, mentre lei piangerà il mio “duro” tanto amante, diamine, le fui di amianto, oramai di sborra mia in una tutta “sol(id)a” non molto adamantina per farla “incazzare” di brut(t)o e di (s)monta(ta) panna, sapendomi fra le cos(c)e d’una non in periodo mestruante e quindi disponibile ai miei giochi basculanti, “tutto” spingente in lei pun(i)ta mentre voi andate a “pute” di pugnette. Ingrassando, come se foste incinte/i. Ma che allacciare le cinture?

Slacciatelo! Ma quali ghiacciai!

Sì, difficile battere il mio “zoccolo”, sempre meglio che votare per il tricolore, in questo Paese son tutti “santi, poeti e navigatori”, tutti “eccitati” appena esce Nolan ma io noto che la lor notte sta (a)scendendo sempre più in crisi nera, eh già, siete cazzoni amari, incoscienti, sul mio scoccarlo a un’altra che scoscia per venir… imbiancata di “bagn(at)o” oceanico, titanico e di titanio, marinando le vostre regole fottute, sempre nei (rim)pianti e vai piano e vai poco (lont)ano,che scoccianti più di Cocciante, ecco, io di cocc(i)o rendo le donne dolci come i cachi, frutti prelibati di polpe rosse alle poppe succhianti, miei piantagrane, io sono quindi melograno, grammo dopo grammo del lib(e)rarlo, placidamente va a “razzo” eppur non eiacula precoce, nonostante sian fighe galattiche, non da vibratori per frigide, e a voi questo brucia perché a me arde a fuoco “lento” del cuocer’ strapazzandole, cari uomini da sveltine, siete delle uova e, a forza di riempirvi la testa di cazzate “intellettuali”, non i testicoli (s)premete nel “vuoto”, mentre io lecco il femminile menisco e tu, di meningi, non ottieni proprio una minchia, neppure la tua, “partita” da un pezzo da pazzo qual sei. Sì, mi scoreggi e fai le puzze perché mi consideri (s)porco, allora, per altra (stra)fottenza irriverente, ti porgo una “riverenza”, ti chiamo Reverendo e ti cucino una pizza a mo’ d’altre capricciose della tua crosta secca.

Domenica, segui il Papa, eh? Mi raccomando, stai ai posti dei (tele)comandi. Io intanto me la pappo ai posteriori. Al tuo balcone, preferisco il balconcino. Da cui il tuo esser sbiancato, attaccato al muro come un posterone. Fammi la faccetta. Sì, continui a dann(eggi)arti perché il moralismo t’ha infornato nella malinconia più da compresse. Invece, io mi prendo pure, col purè”, delle represse, loro mi danno le pazze che sono, ma è meglio una ninfomane oggi di una tua “femmina” vera.

Sì, a forza di “elevarti”, ti sei (in)castrato e, al “massimo”, dunque tuo minimo storico, poco “stoico”, raccatterai una che canta oltre alle gambe c’è di più.

A esserle sincero, poco “signore”, io vedo soltanto una racchia. Di uccelli, sta messa male, anche il suo cervello non mi stim(ol)a.

Avete notato? Quelle brutte la buttan sui “neuroni”. Ah, per forza. Danno a tutti/e delle buttane ma io le butterei e basta(rdo), non le sbatterei nemmeno se dovessi bruciarmi l’uccello, volevo “ardere”, no, dire cerv(ell)o.

Sì, pigliati l’ultimo film di Nolan e un libricino di (d)istruzioni, io mi rendo sempre più “libero”.

Mi piscerete e, da intellettuali della minchia, ve ne scompiscerete. Sì, pisciandomi, continuate a capire un cazzo e a tirarvela. Sappiatelo: può anche tirare, ma finirete a stirare.

Di suo, McConaughey è sposato, di mio son più bello e dubito che mi spos(s)erete.

Questo si chiama (s)pompato.

Allora, è nata una stella?

No, uno stallone…

Sempre meglio che finir come Battiato…

Un rincoglionito a trent’anni, di suo, Franco non credo abbia mai usato il “pipistrello”.

Di mio, ora vado a cagare, per oggi ho già (t)rombato troppo.

Morale della fav(ol)a: dopo anni di “evoluzione”, gli uomini scopano meno di quand’erano scimmie e sognano di più, rimanendo con un pugno di mosche(e) nelle città “religiosamente” democratiche, “spiritualmente” razzisti a voler i musulmani fuori dai coglioni ma pagando una magrebina affinché renda la lor vita meno magra, sì, scelgono l’“accompagnatrice” da portar al cinemino perché, se v’andassero con una bella “bambina”, li prenderebbero per bimbi-minchioni.

Così, in questo “spielberghiano” fottersi a vicenda, io me ne fotto.

Buona (s)cena.

Trovo una di buon culo che vorrebbe vedere Interstellar ma non ho bisogno di farla sognare nel darle da guardar le stelle. Me la faccio nella stalla e lei vede oltre…

Da cui L’infinito di Leopardi.

Famoso e affamato, grande testa… di cazzo.

Giacomo però rimembrava Silvia, poco dandoglielo nella “selva”, di “mio”, son un “membro” diverso dai soliti depressi.

E va in “sella”.

Vai di ca(mpa)gna pubblicitaria, meglio le cagne pubiche.

Ricordate: Balle spaziali è più bello.

 

di Stefano Falotico

Batman fa la Bale vita?


27 Apr

Mi piace solo il Cinema… migliore dei supereroi, anche perché non ho ancora capito se alle donne piace l’uomo Superman, quello stronzo da Generale Zod o quello scemo da Kick-Ass… nel dubbio…

Mi mantengo Batman, trastullando il mio pipistrello di “mobile” in senso al(a)to del termine della notte…, ove, carrozzato di lucide ammaccature nonostante le mie cinture di sicurezza e nessuna che metto incinta, opto svelto, privo di “sveltine”, con le lucciole racchie ai bordi stradali, per un caffè a tarda ora nell’unico bar aperto e, soprattutto, disposto a darmi del “carburante”. Gli altri baristi vorrebbero solo usarmi come lavapiatti. Non mi spegneranno trattandomi da sguattero. Esigo l’amaro ma con lo zuccherino, fa più “buttafuori”. Fidatevi, usate le precauzioni se Catwoman vuol catturarvelo…, non gigioneggiate pensando abbia la tuta latex “protettiva”, la tua “cremina” potrebbe sciogliersi nella “pelliccia” sua “sintetica” e lei non è dotata, nonostante le “bombe anti proiettili”, di un “diaframma” affidabile. Quando ti annuncerà che aspetta un figlio, preparati alla botta(na). Saranno da pelare… hai voluto spogliarla, e ora devi curarti con la penicillina. Sanguini di debiti. Lo strozzino tamponerà il danno. Sì, ti impiccherà perché ti ha strozzato del tutto. Lei è una femminista di rara “razza” e non abortirà per nessuna ragione. Inutile che ti affanni a contattare l’avvocato d’una ca(u)sa già persa. Ti spellerà solo soldoni. Insomma, t’attizzava per i suoi tacchi a spillo, mio pollo, e t’ha spellato. Nessun cerotto solleverà la tua cera. Sì, una volta c’era e volavi da “uccello”. Ora non c’è da fare… Poi, dalla tua fiammona, partorirai un mostro troppo “focoso” e invincibile, ibrido fra la donna gatto, appunto, e il Joker tuo combattuto dopo la sbattuta “mentecatta”, e ti attaccherai al tram, senza maggiordomo e proprio un cazzo di nulla, se non passeggiare assieme a Daredevil. Insomma, lo stesso combatterai il crimine, t’ha preso quello e per il culo…, t’ha coglionato, mica t’ha distrutto, la tua forza rimane, suvvia, non facciamone un dramma, ma Dare… è cieco e, a camminar con gli “zoppi”, si diventa ciechi. Allora, meglio la masturbazione sana e consapevole, non date retta a “Famiglia Cristiana” che vi ammonisce dal “benedirvelo”, quelle son solo leggende metropolitane per chi crede che la Madonna era vergine. Di mio, ho sempre letto i fumetti, prediligendoli ai vangeli e alle novelle… patate.

Ora, apro la confezione Deluxe dei Batman di Nolan, arrivatami dopo mesi di “attesa”.

Ah, com’è bella la vita, a volte.

Questa è una cagata? I fumetti si leggono sul cesso. Il resto è noia.

Matthew McConaughey ride felice e (s)contento, la vita non riserva (s)conti, mi garantisco un conato


25 Sep

Film Title: Two For The Money.

Ieri mattina, son stato contattato coast to coast, di poco “borotalco & talco”, dall’avvocato di McConaughey Matthew: mi ha querelato per il post che gli “dedicai”, ne pagherò le rotte costole

ACCANAVUEI!

Come d’anche, che dolore alla mia anca, play di FilmTv.it, non so come sia stato possibile ma l’egregio Matthew, dal set d’Interstellar firmato Nolan, avveniristicamente ha scoperto questo mio “sovrastante” in donne sottostanti al suo “articolo” sempre piccantello, dicasi anche uccello volante da futurista che celebra l’amor libero e “sguazzandoselo”.
Sì, durante una pausa del film annunciatissimo, a quanto “sento” di veggenza (non un seno di quinta, attenti coi doppi sen-s-i, altrimenti prenderete brutte pieghe per piegarlo a curva pericolosa) scopro che si ritira nella sua roulotte, accende il PC “piccino” (anche le star talvolta, per esigenze logistiche, non posson navigar fra le stelle internettiane, dette anche Escort per un “pompino” via chat erotica scacciastress su minorenni ancor a schiacciarsi i brufoli grufolanti, nelle “riprese” di ADSL) e apre la “rete”. Mondiale quasi quanto il suo fisico da pescatore delle “tonne” al Rio Mare. Il celebre Bronzo di Riace, “incontinenti” le donne, appena lo “sbirciano”, s’allagan di “stagni” e lui le pesca in quanto piacevolmente già prodighe all’abboccamento. A quelle in apnea, che fan pena al suo pene, penosamente tenta di consolare su respirazione soffocante. La butta lì così fra una bottana e botte liquide. Le mette in sottaceto e tace le lor bocche ad amo, amorevolissimo eh eh, senza il ramoscello moscio nel lago, ago del pagliaio, d’ani fortunati del Matthew suo eretto ad Adamo.
Per puro caso, fra tante cascamorte, pesc’appunto la mia. Qualcosa gli par vagamente una presa per il culo. Non sa l’italiano, già, anche se sua “moglie”, cornificata reiteratamente, conosce quanto il suo “tanto” la rende “mazziata” dell’amarle a mo’ del Rodolfo Valentino sul “mazzolin di rose” in fianchi sodi delle siciliane dai più limoni e agrume in onorato e baciamo le mani di “raggrumarlo” dopo tanto spomparlo fra i pompelmi. Matthew non ha bisogno di lauree. Basta che si toglie la camicia e raggiunge ogni scopo, come scopa lui, di honoris causa.
Chiama però lesto un interprete. Chiedendogli di tradurre il testo del Falotico.
L’interprete adocchia le prime righe e gli suggerisce di chiuder un occhio. Ma Matthew vuol vederci chiaro e sgrana di zoom, rifilando una “tangente” affinché il traduttore compia la “versione” a sua prossima “incazzatura”.
Una volta ottenuta la traduzione, ecco proprio che va su tutte le furie il nostro toro “furioso”. Telefona a un centro di salute mentale limitrofo all’interzona felsinea e “obbliga” gli psichiatri a intervenire, ordinando loro di prendere provvedimenti sedativi.
Perché, ci tiene a ribadirlo, certe diffamazioni pubbliche del suo pube non (av)vengano mai più.
I carabinieri minority report suonano alla porta per prelevarmi e far… sì che io non elevi più “nulla”.
Urlo loro di levarsi di torno e li torchio, regalando un altro “posteriore” a Matthew che, susseguentemente, lo leggerà “impotentemente”.
Sì, gli dono la foto delle forze dell’“ordine” a cui urino in testa mentre leccano la locandina teaser d’Interstellar, da me ricreata per boicottare quel che già mi sembra una cosmica puttana-ta spaziale.
Un, due, tre, prova…
Non provarci…

Comunque, son qui con questa mia per rassicurarvi. Non siate in apprensione per il sottoscritto.
Matthew mi ha ospitato a Beverly Hills per (s)fruttarmi. Rincaserà quando avrà finito con Nolan. Mi ha obbligato a scoparmi intanto sua moglie.
Che gliene frega? Sua moglie è un cesso e lo sa.

Fra noi amici ce la possiamo dire. Sua moglie è in verità buona, molto buona.
Ci sarà il conto salato da pagare ma le piace più il mio salame. Oh, Matthew non la sopporta e quindi non mi appenderà.
Anche perché non si è ancora ripreso dalla cura dimagrante di Dallas Buyers Club. Sta scontando il suo cazzo (ri)tirato al chiodo. E, al suo ritorno, se me la dovessi veder brutta, per ora la vedo bella, continuerò a essere trattato come una merda.
Tanto, peggio di così si muore.

Fratelli della congrega, chi ha orecchie per intendere non intenda proprio niente.

Questo scritto è una stronzata, come la mia vita.
Sono deluso? No, sono senza Sole. Domani i meteorologici han previsto pioggia. Insomma, il Tempo, atmosferisco e non, peggiora.

Era meglio nascere asini. Adesso devo chiedere asilo. Mah.

Tu, fessa, leggi gli oroscopi. Neanche una gastroscopia mi salverà.

Sì, sono affogato, meglio delle fighe di Matthew. Tutte (s)vendute.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Tutti pazzi per l’oro (2008)
    Prima di dargli la statuetta dorata, ricordatevi questo.
    Sarebbe un film?
  2. Magic Mike (2012)
    E sarebbe bravo solo perché ha la tartaruga su sguardo succhia-succhia?
    Ma andate a dar via il culo, dai.
  3. Killer Joe (2011)
    Se questo è un capolavoro, Cruising è Kubrick?
    Sì, Cruising è meglio di Shining. Diciamocela.
    Secondo me, Shining cede al mainstream in vari punti. Pacino mai anche nel film qui sotto.
  4. Rischio a due (2005)
    Quando appare Al, il filmaccio è meglio del filetto di Matthew.
    Pacino cerca di salvare il salvabile di questo film macchia-carriera.
    Ma Rene Russo fa la vamp alla sua età. Che puttana rovina tutto.Come dico io, alla Russo preferisco una vita al verde.
    Al rosso ci stai tu. Se vai sottozero, in Russia fa freddo se non trombi. Trombano sempre. Fra gli USA e questa ex Unione Sovietica, meglio la matriosca di tua sorella. Sarà ochetta ma è una bambolina.Ciao. Salutamelo.

    Sì, il detto dice che chi non rischia rosica, io dico che chi raschia la sente. In ogni senso. Chi ha uccello per intenderla, voli a Las Vegas.

    Ah già. Prendete in giro Giuseppe Simone ma Diprè è più scemo di lui. Fra il dumb e il dumber, scelgo Amber su mia proboscide alla Dumbo. Secondo me, (con)viene. A dar retta a Giuseppe, finirai castrato dallo strozzino Andrea, a seguir Diprè finirai prete.

    Su tale antifona, ho sfondato.

    Anche se adesso devo pettinare Matthew.

Genius-Pop

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