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Pensai di essere una donna dei film di Bergman, scoprii di essere Mark Wahlberg di Boogie Nights, che tragedia!


24 Oct

boogie nights

boogietravoltaAh ah, qui c’è poco da ridere. So che il titolo di questo mio scritto v’induce a sonore e profonde risate di simpatia.

È tutto atrocemente vero.

Dopo un paio di delusioni cocenti, oserei dire devastanti, la mia (non) adolescenza deambulò ectoplasmatica nelle notti insonni più cupe. Ove mi cibai di film, per l’appunto, notturni, cavalcando la mia depressione con nobiltà d’animo da principe delle tenebre assolutamente invincibile.

In confronto a me, Klaus Kinski del Nosferatu di Herzog era un novellino, un pivello. Un povero coglioncello.

Dirimpetto alla vastità immensa della mia solitudine agghiacciante, anche le protagoniste dei più angoscianti, malati film di Bergman sarebbero rimaste terrificate e al contempo incantate, trovandosi al cospetto del sottoscritto.

Un uomo che forse si auto-evirò psicologicamente e ogni minimo contatto fisico evitò. Con scrupolo e meticolosità, con soave leggerezza e inevitabile ipocondria protesasi allo sfinimento, provai invano di preservare questo mio stato psicofisico creaturale, custodendo gelosamente nella mia anima ancestrale la beltà celestiale della mia anagrafe senz’età, galleggiante nei pleniluni della mia immacolatezza lontana da ogni sguardo animale.

Al che confidai a una ragazza questa mia penosa condizione mentale.

Fui coraggioso nel riferirle per filo e per segno che, da tempo immemorabile, mi sigillai nel semi-mutismo quasi autistico.

Credetti che lei m’avrebbe apertamente umiliato. Ma, con mio sommo stupore, costei mi guardò intensamente negli occhi, osservò impavidamente con lucidissima chiarezza i bagliori apparentemente raggelati delle mie iridi nere e sepolcrali, poi accarezzò intensamente le mie labbra e mi sussurrò un delicato:

– Ecco, se è vero quello che mi dici, ovvero che tu non ami molto toccare le altre persone, se è vera la fulgida venustà del tuo viso onirico e, per fortuna mia, è vera poiché l’ho appena sfiorato tangibilmente con le mie mani tremolanti e già sudate, le possibilità sono due: o sei pazzo o non capisci un cazzo.

Vale a dire… tu sai che costa stai scatenando in me in questo momento? Tu sei sicuro di ciò che, tristemente, affermi? Cioè che sei una persona gravemente afflitta da insanabili dolori dell’anima?

Facciamo un esperimento.

 

Da allora, successe l’incredibile. Qualcosa di mastodontico, oserei dire immisurabile.

Sì, lei comprese che da parecchio non m’ero misurato nella realtà e me ne ero creato un’idea del tutto distorta.

Appena entrammo, diciamo, in contatto completamente intimo, misurò qualcosa che invece, tragicamente e al contempo stupendamente, non era affatto storto. Era straordinariamente ritto, (im)moralmente sanissimo.

Insomma, tutte le balle raccontate sul mio conto furono castrate in trenta centimetri netti.

Purtroppo è tutto enormemente reale.

 

di Stefano Falotico

Festa del Cinema di Roma: sono un FANATIC di John Travolta ma anche THE FAN di De Niro? No, di Kelly Preston in quanto M. Butterfly?


23 Oct

travolta saturday night fever

Ah, approdò a Roma quel pelato di Travolta John. Un uomo dal carisma debordante più della sua pancia esibita nel film Michael.

Adesso, dopo anni di forti cure dimagranti, John è smagrito piacevolmente. E, senza vergogna, ha esibito sfrontatamente la sua pelata abbondante, dovuta all’inesorabile trascorrere del tempo di alopecia androgenetica insanabile. Ah ah.

Sì, finalmente John s’è mostrato ai suoi fan col cranio rasato, a dire il vero senza un solo pelo. Quindi, sarebbe più appropriato usare il termine calvo.

Nel film Face/Off invece si fa glabro. Sì, si fa radere il petto villoso per essere operato chirurgicamente. Peccato che Nicolas Cage sia famoso per il suo petto super peloso più di King Kong.

In realtà, sebbene a prima vista non sembri, è effettivamente vero che, all’epoca di Face/Off, Nicholas Kim Coppola, in arte Cage, detto per noi suoi ammiratori as Nicolino, somigliava a John Travolta.

Buon sangue, d’altronde, italoamericano non mente. Due uomini caratterialmente forse agli antipodi eppur con gli stessi occhi glauchi. E a volte, va detto, con espressioni da pirla incommensurabilmente, paradossalmente fighe.

Sì, quando John balla con Olivia Newton-John, eh eh, sì, John che danza con la compianta Newton-John, indubbiamente fa delle facce da arrapato mai visto.

Classico tamarro, a Roma direbbero, appunto, burino.

Un burino che non vedeva l’ora di usare con Olivia del burro per esserle Popeye a letto. No, Grease non è un film di cui andare fieri. È semmai un cult, cioè è un film con molti suoi accaniti fanatici ma, sostanzialmente, a parte la colonna sonora che spinge, eccome se spinge, è praticamente un film che pare tratto da una sdolcinata, smielata cazzata di Moccia con John al posto di Riccardo Scamarcio e Olivia nei panni di Laura Chiatti. Ah ah.

La febbre del sabato sera, invece, è firmato da un signor regista, John Badham. Forse non un autore né un grandissimo ma director di perle come Corto circuito, Minuti contati e soprattutto Wargames.

Sostenuto da un Travolta devastante. Uno che sulla pista da ballo manda in estasi qualsiasi pollastrella, distruggendo con una sola spaccata ogni Roberto Bolle da quattro soldi. Visto che movimento pelvico? Che bacino, che colpo di anca?

Oh, questo a letto ti sfianca.

Visto come, di pantaloni iper-attillati, simula il gesto della penetrazione maschile su capelli cotonati da uomo che forse non ha mai letto un solo libro di psicologia ma sa come curare ogni donna dall’isteria, dalle frustrazioni e dalle nevrosi in virtù del suo fascino da tamarro dinanzi al quale tutte cadono ai suoi piedi, senz’alcuna eccezione?

Altro che Jung/Michael Fassbender con la schizofrenica Knightley.

John non ha bisogno d’interpretare i sogni per rendere felici le donne come se codeste avessero vinto i numeri del lotto. Sì, alla Smorfia napoletana, John preferisce la sua andatura basculante di pura origine italiana assai controllata. Un uomo non affetto da DOC, però.

In verità solo affetto dell’affetto delle donne a lui ossessivamente compulsive nel desiderarlo in maniera maniacale. Direi che John mandava tutte al manicomio solamente con la potenza dei suoi occhi ficcanti.

Sì, uno che si muove così, chi se ne frega se è un proletario scalognato. Piace sia alla laureata a Oxford che alla pescivendola del mercato rionale. Uno così può permettersi anche di girare film per bambini come Senti chi parla, può pure ingrassare ma sciogliere Uma Thurman di Pulp Fiction solo con un twist da bambagione.

Ce la vogliamo dire proprio tutta?

John non sa recitare Shakespeare, sembra a volte un pornoattore, veste quasi a settant’anni col chiodo fuori tempo massimo, ma emana un sex appeal bestiale.

Se fossi omosessuale, gli recapiterei a Beverly Hills delle lettere d’amore. Ma, visto che sono etero, è per questo motivo che John Travolta è ossessionato da questo “losco figuro”, qual sono io, che spedisce epistole a sua moglie, Kelly Preston.

Detta come va detta, John è un grande, sua moglie però mi rende più “brillantina”.

No, non è vero che invio a casa di John delle lettere da fanatico di sua moglie.

A David Cronenberg invece mandai il mio libro, disponibile sulle maggiori catene librarie online.

Poiché Face/Off è il miglior film interpretato da John. Ed è un John Woo stratosferico che sa essere mainstream senza rinunciare alla sua poetica cronenberghiana.

Un’ora fa ho parlato in chat con una donna che mi prende molto.

Lei mi ha chiesto se io piaccia ai gay. Le ho risposto che è così ma loro non mi piacciono. Non perché sia omofobico, semplicemente perché mi piace più lei.

Poi mi ha domandato se io farei l’amore con lei anche se un giorno lei decidesse di cambiare sesso e diventare un uomo.

Questa è stata la mia risposta:

– Se dovessimo fare l’amore, sì, rifarei ‘amore con te anche se tu cambiassi sesso.

Lei: – Non ti turberebbe?

Io: – No, la tua anima sarebbe sempre la stessa.

 

Ecco, credo che io vedrei benissimo John in un futuro film di Cronenberg. Lui, ex idolo delle donne di ogni età, nella parte di Kelly Preston di Gioco d’amore.

Cioè John che ama Kevin Costner, altro ex idolo del gentil sesso.

Secondo me, ne verrebbe fuori un capolavoro stupendo seppur perturbante.

Sì, la gente ama vedere John eternamente come Tony Manero anche quando in Killing Season con De Niro interpreta il ruolo d’un soldato serbo in cerca di vendetta.

Sia De Niro che Travolta, alla fine, capiscono che si sono fatti la guerra inutilmente a vicenda quando invece dovevano andare solo a caccia.

E ho detto tutto. Anzi no. A detta della Critica americana, The Fanatic è un film impresentabile per quanto John abbia detto in conferenza stampa che ne vada orgoglioso, definendolo una pellicola di nicchia. Talmente di nicchia che tale film lo guarderà soltanto una sola ammiratrice. Ovvero sua moglie.
Ah ah.

 

di Stefano Falotico

 

febbre del sabato sera

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