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Chi vincerà l’Oscar come BEST ACTOR dell’anno? E se invece lo dessimo a questo… per accendere un bel falò?


15 Dec

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poltrona per dueSì, oramai i cosiddetti addetti ai lavori, gli esperti, per modo di dire, insomma quelli che bazzicano certi ambienti ove le soffiate sono all’o.d.g., i provetti doc, ovvero di origine controllata, vale a dire giornalisti ben sistemati e spesso figli di capiredattori che l’inserirono nel sistema, ah ah, sono oramai sicurissimi.

La lotta per il miglior attore protagonista, ai prossimi Oscar, sarà fra Adam Driver di Storia di un matrimonio e Joaquin Phoenix di Joker. Un testa a testa estremamente agguerrito. Come a Wall Street, le loro azioni salgono e scendono a velocità pazzesca.

Entrambi snobbati però al Festival di Venezia, ove si videro scippare, per colpa del campanilistico volpone Paolo Virzì, la Coppa Volpi, già vinsero molti premi importantissimi. Rivali dunque al massimo, al momento. Chissà se un giorno lontano, quando tutti e due avranno la statuetta, diverranno amici per la pelle come Dan Aykroyd e Eddie Murphy di Una poltrona per due.

Film che, sebbene sia inutile e pleonastico ricordarvelo, programmeranno puntualmente sulle reti Mediaset fra qualche giorno. Forse a Natale, a San Silvestro o il giorno della Befana, cioè l’epifania?

Su questo dubbio che non mi farà dormire nessuna notte con Scarlett Johansson, ah ah, io mi sveglierei invece il 7 Gennaio, giorno nel quale saranno chiuse le votazioni dell’Academy, con la speranza che proprio Eddie Murphy, però di Dolemite Is My Name, possa entrare nella cinquina dei nominati.

Sì, un personaggio simile al sottoscritto quello interpretato da Murphy nella pellicola suddetta. Un uomo che possedette una voce da Tonino Accolla ma si chiuse nel mutismo e fu scambiato per un semi-poveretto, mezzo pazzo e barbone…

Ma proprio dal pauperismo del suo essere preso per Paperino, per sfigato fantozziano imbattibile, dal cilindro del suo Cappellaio Matto, si reinventò genialmente e ora spadroneggia in città come La volpe/Adrian, suonandole a tutti gli allocchi a ritmo di filastrocca anche sciocca mentre, senza dare nell’occhio (non so se nero, ah ha), adocchia un’altra gnocca e dunque si scrocchia le nocche.

Mica noccioline, mica un qualsiasi coglioncino… Un uomo che tiferà per Bob De Niro di The Irishman, escluso dai Golden Globe e dagli Screen Actors Guild Awards, eppur candidato ai Ctitics Choice… Mica pizzi e fighe, no, fichi.

Un uomo, il Falò, che è mutevole nell’aspetto fisico in quanto amante del trasformismo più del camaleontico Christian Bale, un uomo dal carisma alla DiCaprio e dal fascino latino da Antonio Banderas melodrammatico. Un uomo che non si sa mai se “ci è o ci fa”, se qualcuna si fa, se un cazzo fa o si tira solo delle seghe, mentali e non. Un uomo, sì, masturbatorio, onanista del suo essere stato nano e poi equilibrista, resiliente e combattente, con mesi da fetenti e forse ancora una “fetecchia”, però che sa, appunto, il “fallo” suo. È amato dalle racchie con voci da cornacchie, è leccato o forse solo blandito dalle belle che però vanno poi con le bestie e coi banditi, dunque lo fanno incazzare come un bestione che, costretto ad arrendersi dinanzi a tope e tipi violenti, deve buttarla in vacca, per forza, nel recitare la parte del deficiente, gioendo del suo essere saccente ché non sai mai quando s’accende e perciò, in un attimo, è capace di spegnertela…

E quando gira la visiera del cappello, come Stallone di Over the Top, indossando il giubbotto di Ryan Gosling in Drive, la vedo dura un po’ per tutti. Le donne non lo vedono “duro” ma è invece durissimo. Tanto tosto che si spezza con un grissino. Ma fatto sta che il Falò, come dice lui stesso, serpeggia, volteggia, “lupeggia” e inevitabilmente un po’ cazzeggia.

Fuma, si brucia, si martoria, si affligge ma in verità vi dico che nessun ladrone lo crocifigge.

 

di Stefano Falotico

L’esclusione di Bob De Niro ai Golden Globe è vergognosa quasi quanto la mia dai premi e dalla socialità borghese ma presto pubblicherò un libro più bello della sceneggiatura di THE IRISHMAN, ah ah


09 Dec

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Chiariamoci molto bene. Sì, questo sarà un pezzo infervorato, forse scritto dal fu Silvio Pellico incarnato in Bob De Niro di Cape Fear. Sì, dev’esservi stato un imbroglio. A Bologna dicono… un “manino”, cioè un intrallazzo meschino per obliare De Niro di The Irishman. Uno schifo!

Forse, sarà stata colpa di Nick Nolte del primo film scorsesiano menzionatovi. Ora, Bob De Niro, escluso ingiustamente, deve appellarsi a qualche speciale editto, oserei dire emendamento. Demandando al suo avvocato una lettera di risarcimento, ah ah.

Ma non disperare, Bob. Fra un paio di giorni, saranno annunciate le Screen Actors Guild nomination(s) e te ne fotterai poiché candidato sarai.

Sì, di solito, i candidati agli SAG Awards sono poi quelli che, in linea di massima, vengono uniformemente candidati anche agli Oscar.

Già infatti i Golden Globe t’esclusero per Il lato positivo ma, se non fosse stato per quell’inglorious bastard di Christoph Waltz di Django Unchained, avresti ora tre Oscar.

Invero, già un’altra volta, diciamo che t’oscurarono. Quando, per Risvegli, fu il compianto Robin Williams a ciucciarsi e cuccarsi la candidatura ai Golden. Ma venisti però agli Oscar nominato tu. Eh sì.

Sono contentissimo invece per Todd Phillips. Tutti i pronostici sostenevano che non sarebbe entrato nella lista dei nominati come miglior regista. Invece c’è in maniera ficcante.

Il Falò, qui sottoscritto, promette invece faville e grandi fighe. No, figate.

Egli siede sempre in prima fila e tutte gli fanno il filo ma, spesso, non ama farsi i cazzi suoi e dunque non dà a nessuna donna la sua statuina dorata, preferendo fare il prezioso come Timothée Chalamet.

Fra l’altro, a me Scarlett Johansson non dice una minchia e Adam Driver, più che un attore, mi pare un ferrotranviere.

Infatti, Paterson docet.

Sì, uno di quei piccolo borghesi che, dopo un lavoretto mesto, rincasa e litiga con la moglie. Al che, si reca nascostamente su YouTube per ammirare le cosce di Serena Garitta e compagnia bella.

Invece, io scarico tutte le puntate di Tagadà con Tiziana Panella quando scoscia. Ma non sono sposato né mai mi ammoglierò. Mia moglie non mi permetterebbe di essere abbonato ad adultdvdempire.com. Ah ah.

Insomma, sono stufo di questo porcume, di questo miele, di questa gente laureata in Scienze dell’Educazione, di queste giornaliste pusillanimi che ora parlano di “clima natalizio” e, nelle loro trasmissioni, prima eccitano col loro paio di cosce “lampeggianti” ma poi al contempo inalberano la stella dell’uomo da Natale in casa Cupiello, sono nauseato da questi film intimistici come Storia di un matrimonio.

Di queste vicende (extra)coniugali ove lui si lava i denti col Colgate e lei intanto piange lacrime amare dopo aver smacchiato le stoviglie, incapricciandosi dopo essersi incipriata, questa donna casa e chiesa e tanto di cappella, mica tanto, che si dilania per il dolore straziante di non essere da nessuno inculata. Che si crocifigga pure e mi dia una frittata. Sì, donnetta giammai felice bensì annoiata, chiama il dottore per farsi curare dai suoi mali immaginari. Solo pene avrà ancora!

Ma vi sono di mezzo i figli e allora facciamo/fanno finta di niente. Sì, lei continua spudoratamente a fingere a letto, lui non gliela fa proprio manco con la pompetta. Però suona la trombetta.

Il figlio piccolissimo rimane da solo a casa, riguarda Mamma, ho perso l’aereo e non gliene importa una sega. In città avvengono dei crimini. Il garzone picchia le Barbie, il macellaio non ama Alba Parietti, la Parietti esce con un nuovo libro in cui racconta di come lo prese in quel posto anche da quel salame di Christopher Lambert.

Poi, arrivo io. Cammino con aria spavalda e caccio pugni allo stomaco più potenti di quelli di Frank Sheeran. Quindi, fischiettando, ordino un altro caffè e me la fumo tranquillamente. Sparando qualche scoreggina col silenziatore.

Sto lavorando per voi, poveri cazzoni.

Presto uscirò con un altro libro.

In quest’Italia di sposati, soprattutto spossati, di spaesati e di paeselli, di pasta e piselli, delle vostre reprimende non tanto belle, del cattolicesimo borghese me ne stra-frego e sputo in faccia ai bulli.

E quelli che fanno gli avvocati? Ma che vogliono dimidiare? Ma che vogliono sentenziare, ma che vogliono emanare di verdetti!

Qui c’è una “capa rossa”, come dicono in meridione, un uomo Falotico che ne sa una più del diavolo, cioè De Niro di Angel Heart.

E, mentre tutti vanno in palestra per divenire i Mickey Rourke di The Wrestler, io ficco nel lettore dvd la scena iniziale del film Onora il padre e la madre in cui Marisa Tomei viene sodomizzata in maniera “Happiness” da Philip Seymour Hoffman.

Questa è dignità, è verità.

Se non ti sta bene, pensa alla salute, cumpa’, ti servo una pizza capricciosa e non fare il permaloso ché, dinanzi alla mia strafottenza, puoi solo dire che devi lavorar’. Sai solo scuse accampar’. Bevendo il Campari e tirando a campare.

In realtà, vai ben a caga’.

Pigliati quella racchia e portala a ballare.

 

 

di Stefano Falotico

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