Posts Tagged ‘Cinema’

Fino a prova contraria di Clint Eastwood? Anche di Falotico


05 Jul

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Nel carcere di San Quentin (California), il giovane nero Frank (Washington) deve essere giustiziato un minuto dopo la mezzanotte per l’omicidio di una commessa bianca. Vecchio cronista di “nera” in chiusura di carriera all’“Oakland Tribune”, sobrio come un ex alcolizzato, fumatore, marito infedele, padre assente, puttaniere, Steve Everett (Eastwood) ha dodici ore di tempo per trovare la prova della sua innocenza. Da una calibratissima sceneggiatura di Larry Gross, Paul Brickman e Stephen Schiff, adattamento del romanzo The crime di Andrew Klavan, Eastwood al suo 21° film di regista-produttore (Malpaso) ha cavato un thriller a orologeria che soltanto critici e spettatori che guardano il dito invece che la luna hanno giudicato meccanico, effettistico, sentimentalmente demagogico. Oltre a divertirsi con il suo antieroico giornalista, politicamente scorretto a 360 gradi, e con i dialoghi scoppiettanti di irriverenza, gli altri apprezzano l’irridente lucidità con cui, senza mai salire sul pulpito, smonta la logica del sistema giudiziario USA, la macchina disumana della pena di morte, il latente razzismo della maggioranza silenziosa, il sistema formalistico della democrazia fittizia, il giornalismo che bada al “lato umano”, il clericalismo ipocrita e untuoso, il perbenismo familiare e persino Babbo Natale. Fedele al suo classicismo di scrittura e al suo ottimo direttore della fotografia Jack N. Green, Eastwood ha fatto un altro film minore perfetto. Gli dà voce il solito, bravo Michele Kalamera.

Tratto dal dizionario dei film Morandini…

 

Pensieri alla rinfusa, ecco, sono molto stanco in questo periodo per me eterna-mente acerbo e fischietto nella natura mia creaturale come un “cieco”, no, un cervo. Quanti coacervi di presunzione e di “dotte” inquisizioni che debbo patire “a ragion (il)logica” d’una mia indole protesa all’illanguidimento lascivo, all’apatia stagna, all’apoteosi d’una danza ormonale quasi spenta, perché oggi ho tentato di masturbarmi, con esiti incerti, su una famosa pornoattrice americana, e quel che “n’è venuto” è stata spermatica, maggiore ansietà d’un uccello che (non) va. Quindi, lessi il giornale, cercando notizie più tristi di me, dunque di contraltare m’affannai a farmi riprendere al salir dell’umore e di un ormone appiattitosi, affievolito, “cereo” e sbiadito. Poco ne “venne” e pensai che molte donne “dabbene” son invero puttane e quindi Eastwood, nel film suddetto, (le) faceva bene a darsi da “fare” con alcune di “malaffare”. Tanto, ne prendi una “buona” ed è solo una racchia intellettuale che t’ammorberà con le sue mestizie pigre e genuflesse a una (r)esistenza ove per lei il lavoro “duro” è tutto e giudica gli uomini in base alla “cravatta”. Anche all’ovatta di vite “sterili”. Ha però il desiderio di farne tanti… di figli. Di mio, credo che passi le giornate nella tristizia, una tristizia tanto “matta” da “degenerare” nell’allegria sconsiderata, nell’euforia van(itos)a, nel girarmi i pollici per non far rotear di noia le pal(l)e… del vent(ilat)o(re), delle notti in cui insonne non piglio il mio “sommo”, giorni abulici (s)fatti di sigarette stiracchiate, sdrucite come una donna che non ha più da “dare” eppur, appunto, vuole solo ruffiani danari, di cappuccini cremosi in bomboloni alla crema e la mia panza che, (de)crescendo, borbotta nella fanfaronaggine che sa il “fallo” suo.

In verità vi dico che, per il mio stile di vita “pensionabile”, molti m’addebitano (in)giuste diagnosi di malattia mentale, ma il ver(b)o è che son lucido come un Clint d’ottima stagionatura e splendido come un bel film d’annata.

Di “ano” in anno, rimango così, nel dubbio che gli altri di me non abbian capito un cazzo. E me ne convinco da “pazzo”. Pubblicando un altro lib(e)ro…

di Stefano Falotico

Facebook ha rovinato il Cinema


29 Apr

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No, non è una provocazione. In qualche “mo(n)do”, lo penso davvero. Questa proliferazione dipost(er) assomiglia ai gridi munchiani di “Io esisto e voglio condividere il mio (non) gusto con te!”.

Quindi, ti mostro i miei “preferiti”. Sempre, ripetuti, reiterati, insistenti, “deficienti”.

Ora, è un discorso complesso che ha origini laddove le connessioni internettiane, che in Italia fra l’altro “celebrano” il trentennale proprio oggi, si “svolgevano” col modem 54k e bisognava prima staccare la presa telefonica per “collegarsi” alla rete, prima insomma dell’ADSL, del Wi-Fi, di amenità “sconce” del genere degenerate, insomma, di questa (de)generazione.

Assisto impotente a un trionfalismo di eroi dell’infanzia che spuntano sovementemente, anzi, che dico, prepotentemente perenni nell’idolatrare proprio il “mito” che si scelse a “modello” di quell’età mai evolutasi.

Sì, un tizio condivide ogni giorno, a ogni ora, tranne pause momentanee lavorative, (s)fortunata-mente, i post di Sylvester Stallone che si allena in Rocky tutta la saga. Brindando al suo idolo, appunto, che gli scaccia i pensieri di una vita, ahimé (non) duole dirlo, che credo sia fustigante e priva di vera autonomia felice. Sì, certa gente cerca nel calcio la panacea ai propri mali esistenziali, altri trovano nell’iconcina la pace estemporanea delle loro frustrazioni quotidiane. E allora Sly Stallone diventa il proletario “tosto” e dal sorriso “rassicurante” che li mette tranquilli, della serie “anche il proletariato ha il suo sindacalista muscoloso”.

Quindi, ecco spu(n)tare Al Pacino nel Padrino, perché uno si crede un “boss” e fa del suo malessere un’apparenza da “malavitoso” e “macho”. Capirai che paura.

Alcuni in chat ti rispondono come DiCaprio di Django Unchained, “Avevate la mia curiosità, ma ora avete la mia attenzione”, quando volevi chiedere loro soltano un “Come stai?”.

Insomma, “liofilizzano” frasi e video di film storici e/o memorabili per “robotizzarsi” nella banalità freddissima d’un veder(ci) “telematici”, facebookiani appunto, triste e decadente.

Vuoi vedere che La foresta dei sogni non è poi così brutto come “questi” dicono?

Diamo(ci) una speranza, andiamo al cinema.

 

di Stefano Falotico

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De Niro, siamo fieri di te, lo dobbiamo ammettere, e non poco


02 Feb

De Niro Joy

In periodi di crisi, dateci dentro, non date di Matt(o) ma di “fallo”, mangiate “pene” e “olio”


01 Oct

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La gente dovrebbe farla finita di tifare per i grillini. Dovrebbe darsi ai “grilletti”. Le donne ne saranno appagate e gli uomini non pen(s)eranno alla politica.

Pene per tutti/e.

Ricordate: più “la” oliate e meno la donna vi odierà.

Sappiatelo e “sal(at)e(lo)”.

 

Messaggio da Mar(t)e: sto affogando, che la donna me lo affoghi con figa, no, con foga, la voglio rossa. Vedo acqua sulla crosta.
Sta venendo.

di Stefano Falotico

Kenneth MacBeth Branagh per Scorsese?


02 Apr

Macbeth Branagh

Notizia di queste ore è che il grande Martin Scorsese sarebbe sempre più vicino a dirigere la versione cimematografica del Macbeth, già portato dal mitico Branagh a Teatro.

Il Cinema e Facebook


20 Mar

In memoria del Cinema, nobile arte, prima dell’avvento orrendo di Facebook, che ne estirpò il mito, soggiogandolo a base di esibizionismi da attori dei po(ve)ri

 
Dal Vangelo secondo Stefano Falotico, atto apostolico delle sue costole rotte dopo essersi scassato i “marroni” di tutti questi perdigiorno che, su tal innominabile social network, risiedono da mattina a sera nel girarsi i “Mi piace” su far da cazzoni


Dopo appurate analisi, anche gastroscopicamente dall’ano, e numerosi attacchi, anche con post “frontali”, il qui presente, vivo e vegeto, più vero del “tuo”, puoi scommetterci… sulle palle, dato che quello non c’è, fidati, asserisce di tutta boria che il Cinema è stato oramai spazzato via e seppellito dagli immondi 15 minutes degli iscritti su Facebook, a cui, inculato, egli stesso se n’annette solo per curiosità e ribaldo gioco di (r)esistere.

L’iscritto medio alza le dita medie in segno di urlar al mondo che lui “vince”, con tanto di primo piano su occhi strabuzzati a rammemorarci, frattanto, in espressione sbilenca e di smorfia raccapricciante, che in verità è uno dei suoi tanti sfoghi quotidiani.

Sì, è deciso, Facebook è un ritrovo di cazzoni, e così sarà. Ho sentenziato, io battezzo il male che qui alberga e non se ne vuol andare. Il male pervade le vostre anime e io sarò il suo albero a piantarvi radici inestirpabili, inestinguibile come le altre serpi che nei suoi rami strisciano.

Se non posso battere questo “forum” di malati, allora ne diverrò il primo gerarca affinché soggiacciano agghiacciati dall’essermi posto nei loro posteriori sul piedistallo. Applauso!

Ora, citerò quei film per cui ogni guerriero del Cinema, distrutto dall’imbecillità latente di tal postaccio malfamato, ove eppur tutti voglion rendersi “famosi”, potrà dormire sogni tranquilli, perché è nato, così come i film da me sotto (ec)citati, prima di questo cataclisma oramai irreparabile.
Film ove il tipo solitario si rompe il c… e fa piazza pulita.

  1. Léon (1994)
  2. John Rambo (2008)
  3. Gli spietati (1992)
  4. Lo straniero senza nome (1973)
  5. Gran Torino (2008)
  6. L’anno del dragone (1985)
  7. Bastardi senza gloria (2009)

Il filibustiere


15 Mar

Il genio di John Belushi

In suo onore, scrivo ciò…

di Stefano Falotico

Scrivo a una che vorrei e lei mi vuole. Sì, uccidere. Ma me ne fotto e insisto perché amo gli omicidi esagerati addosso a me.

Ciao, sei grande per me e credo abbiamo poco da condividere, siamo effettivamente agli antipodi.

Smentiscimi, ne andrei fiero di piacere enorme.

Sono uno scrittore e poeta, anche se le mie foto forse contraddicono quanto dico, perché esuberanti di clownesca apparenza. Invero, come tutti i pagliacci, sono enormemente malinconico. Ho da capire se è un bene, un male, un godimento masochistico, un sadismo che mi perpetro, spero di penetrarti, ops, scusa, sì, lo vorrei ma un’amicizia è meglio, dai su.

Optò per una presa per il culo. E fu presa di ottimi glutei.

 

Lolita, Lol! Facciamo jo-jo con dell’olio, sì, sarai la mia esotica Yoko Ono

Antico indovinello del panchinaro: – Come si chiama il calciatore con la maglia tredici della squadra nazionale nipponica?

La risposta è: ioco poco ma ioco.

Sì, ho sempre amato lo yogurt, per questo ingrasso di acido valproico e non mi mettono in campo, e sono carente di proteine all’uccello giocante fra le mutande in modo personalmente tirante da falotico, in minuscolo, anche se muscoloso, in quanto qui non usato come cognome ma come aggettivo in senso sfig(ur)ato. Al che, mi allatto e mi rendo esangue lì in mezzo, eppur è un “salame”. Faccio la trasfusione dopo la montata lattea e mi misuran la pressione. Sì, ho svalvolato di troppo cuore matto innamorato. I miei globuli rossi han assunto un colorito pallido per colpa del troppo scopare lardo, e così le gambe mi allargano per ficcarmi un deposito di sedativo nel culo, a mo’ di castrare temporaneamente quel che, davanti, dunque didietro, le tampona. La mortadella cruda…

Dopo tal trattamento (de)stabilizzante, i medici si accorgono che mi tira ancora non poco. L’infermiera, anzi, in assenza del medico, se lo imbocca tutto e, di respirazione bocca-bocca, fa sì che il mio trabocchi, poi deglutisce dopo avermi dato un gluteo di ottimo nutrimento.

Ricordate: anche se lo prendi in quel posto per un po’, quindi nel popò, la vita va sempre a parare lì, ed è un gioco inchiappettante a vicenda.

Sostanzialmente, a parte il romanzar divertente, io lo prendo là e basta. Ora, scusate, devo andar a bere una limonata.

E vaffanculo a mammata!

Lolita che c’entra? Braccio di Ferro sapeva… ah, ma quella era Olivia.

Sì, che sia Nabokov, Kubrick o un cartone animato, le bambine son delle puttane.

Spronano il maschio all’irriducibile.

E poi succedon i casini.

E John Lennon? Non è mai valso un cazzo. Diciamocelo.

A “Yellow Submarine” ho sempre preferito la repubblica di San Marino.

E su tale stronzata vi lascio pensare a come la mia vita, annacquandosi, anche fra le donne simil meduse, sia andata a mare.

Il Cinema odierno si sta “adattando” alla nuova carne: specchio (ir)reale di speculare “evoluzione”

Della putrefazione della società “moderna” e delle decomposizioni neuronali di tal umanità “bella” da Facebook, presto morta(della) dentro ad agonizzare straziandosi nel pianto della vera bellezza da lor vilmente deturpata


Assisto a quest’uniforme morte che avanza a frotte. E la gente continua, mascherata da lavori “intonsi”, soprattutto di finzione alle lor anime, a raccontar frottolone.

Meglio io che, alla luce pura del Sole, guardando simpatiche compagnie canaglie e cariate d’idioti che sperano, andando a scuola, di aver domani un futuro luminoso, che invece sarà pieno di apprensioni, piatti da lavare e soltanto mobbing del direttore, per cui, inculati a sangue, si consoleranno una volta “al chilo” con un’Escort-concubina culona raccattata in qualche chat delle passabili-passive racchie internettiane della svendita del mercatino sudato di massa(ie), sto qui, sbuffando in faccia a tutti, battendo un’orgogliosa fiacca da chi mai sfacchinerà per du’ lire e svuotar le “olivine” a mo’ consolatorio dello sfogo “virile”, premendo invece le mie meningi su chi piglia per il culo i bimbi-minchia quando invece dovrebbe preoccuparsi di far volar solo il lor cotanto, sì in contanti di pagarle appunto e “a puntino”, uccello “intellettuale”, abolendo tal termine obbrobrioso con idolatria di me nel sorvolarvi e mummificarmi con malinconia di classe. Perché io sono lo scorbut(ic)o a questi lebbrosi che si credono amabilmente carnosi, sì, son degli antropomorfi con escrescenze del trucco (dis)gustoso, son il condimento alle ragazze con le cotte che rimprovero con indifferente sputar loro in quelle che saran prostitute, come ho già (s)piegato nel lor procedere di “catena alimentare”, da bocche di rosa. E, fumando il bocchino della mia pip(p)a, do poi un calcio nelle palle a quello che va in palestra, ché spera, e sta(rà) invece al fresco, di rinforzarselo col bilanciere. Piatto piange in sua testa nonostante il sollevato p(r)eso. Deve solo lavorare come quel negro che con lui in cella “verrà” a spappolarglielo…

Quindi, passa una donna d’accatto e con far quatto le strappo la sottana nel denudarla sinceramente.
Anche senza sottana, sotto il vestito non c’era niente già prima e si vedeva, e lei lo sapeva.

Sì, l’ho sconfessata nella sua (ig)nobile nudità. Perché amo il pene al pane e il vino all’uomo vero. Se senza peli la tua lingua deve (t)essere, allora che sia la vita depilata. E basta con questi pilates! Ché poi gli uomini, troppo eccitati dai culi torniti, fan impazzir gli ormoni e cascano i capelli, da cui appunto i pel(at)i sul lavandino. Ad asciugar le ferite delle ragadi nel cranio sbattuto. Meglio, fidatevi, il buon vecchio uovo strapazzato al tegamino. Altro che questi uomini a forma di uova dal fisico a pere che agognano di gonne. Guarda come dondola(no)!
Senza cazzi, infingimenti, fighe false e soldi contraffatti, io so(n) quel che dico e vi avverto. Prima che possiate saperlo, miei finti sapientoni, sarete già nel cesso del de profundis. E lì la merda profuma di funerale sociale. Ah, come l’evacuo io neanche un peto sano. Una petizione, insomma, miei petomani ripetenti, mie schifezze.

Così, finisce un’altra giornata. Sta chiudendo anche il giornalaio. “Il Sole 24 Ore” non lo legge più nessuno. Fanno bene, in buona sostanza. Scrivono su quella testa(ta) di cazzo solo per gli affaristi delle palle loro. Così, compro il poster di von Trier e l’appiccico sulla vetrina del cartolaio davanti. Mi denunciano per scandalo affisso in bella vista. Al che, li osservo sconsolati e mi chiedo di cosa si scandalizzino se, in verità, son loro la ninfomania.
Comunque sia, la mia è stata una bella vita.

Molte donne, vedendomi sul moscio, mi suggeriscono di rinforzare il busto così le donne, appunto, mi faranno il filo. Rispondo che non ne ho bisogno. Anche perché sono un filibustiere.

Adocchio una donna che non è male e mi avvicino con passo felpato, sì, indosso il felpino, per amicarmela. Con enorme charme e classe di maglietta già da togliere, le porgo questo in modo diretto, sperando nel dritto vincente: mi inorgoglirebbe averti come amica, anche perché intanto porrei le basi per quel che potrebbe divenire, spero dur(atur)o.

Rinomato sono in vanto mio dai giochi di parole funambolici, alla base del conoscitivo malessere che in me vive e vegetale son spesso, in quanto oltre da permettermi il rilassamento ormonale e anche altro, parsimonioso di tempie, bello di pelo irto, ipocondriaco di ululati sobri come la mia pelle da carezzar per ore. Ignoto sono e di notte vado perforante.

Davide Viganò, cioè colui che conosce la parola anima


07 Nov

Capita che si parli tanto di amicizia, capita di sbagliarsi, di affidarsi a sensazioni sbagliate. Capita. Fa male quando non riesci a condividere i tuoi sentimenti migliori con persone che probabilmente pensano di meritare altro. E quando ti svegli dalle tue illusioni, ti dai la colpa per i fallimenti e altro. Io però credo che, per una relazione che vada male, di qualsiasi tipo, altre sono lì ad aspettarti. Non serve farsi venire il sangue amaro e, se potessi, le lacrime sparse per le persone sbagliate le riprenderei per donarle alla vita e alla gioia di chi le merita. Succede, sai? Sono lì accanto a te. Magari non hai dato da subito l’attenzione che meritavano, magari non ci fai caso ma, quando incrociano la tua strada, comprendi che è meglio tenerseli per sempre. Chiamala come vuoi, amicizia,va benissimo per me. Ed è questo continuo condividere, scambiarsi, imparare, confidarsi senza paura, è avere il coraggio di litigare e stare male perché non vuoi aver fatto del male a lei o a lui. Questa è la cosa migliore che abbiamo, per noi e per gli altri. La cosa che non vorrei mai più sprecare e che dono a te amica mia, che ogni giorno sia compleanno e gioia. E la dedico a voi amiche e amici miei di Facebook ché possiate avere il dono prezioso di amicizie forti e vere. Dai che oggi son romanticone come il tenerone del drive in.

Il senso critico delle persone (termine che preferisco a gente, in quanto mi sa tanto di mandria amorfa) è sacrificato a un disimpegno totale in nome della leggerezza, intesa come massima superficialità arrogante e cafona. Si, miei cari e mie care, adesso parte la predica del solito profexxorone, radical chic della casta. E ve la beccate. Perché me ne frego assolutamente di voi, di quello che siete, della vostra mediocrità, che non è il voler qualcosa di leggero al Cinema, ma ché questa mentalità la esportate fuori. Ridanciani, menefreghisti, con il pensiero vago e debole e l’arroganza del pirla contro qualsiasi forma di approfondimento. Lascio a chi si illude il compito di studiarvi, di comprendervi, perché nel sistema ipocrita liberal-capitalista l’imbecille che per inerzia fa maggioranza non viene chiamato con il suo nome e cognome, ma va capito e compreso. Grazie a lui e a qualche comicastro mediocre che gioca al ribasso delle situazioni e delle battute, oh facciamo i soldi. Benissimo, molto bene per le sale, i lavoratori, molto bene. Però potete evitare il discorso: così finanziamo il Cinema di qualità, si presuppone che questo significhi avere spazi per film di non facile consumo. Cosa apprezzabilissima, ma quanto spazio effettivo hanno codeste pellicole? Una sala per questi film, rassegne, visioni di classici, ecco una sola sala sarebbe sacrificabile a queste cose? Visto che dobbiamo ringraziare Lammmmerda che vende tantissimo e il popolo coprofago che è simbolo totale del Paese. Alla fine come vengono finalizzati, usati, quali progetti altri e oltre? Non viene il sospetto di essere complici della morte del Cinema italiano in termine di idee, anche cattive eh?, di stile, di tentativi pur inseribili in contesto di genere? Per una somma mediocrità, un’apatia cerebrale che viene vista come cosa salubre. Il senso critico, la coscienza di essere uno spettatore e non un pirla che twitta, ridacchia, parlotta, gioca con il cell o il tablet o peggio ancora si nutre di questa immondizia di storie, personaggi, tecnica, cioè IL CINEMA, ecco quando abbiamo cominciato a perderlo? Perché ci siamo arresi? Perché si prova vergogna nel dire: sì, a me piace il Cinema e sono uno Spettatore Indisciplinato. Tu mi dici che questa è la regola, che va bene così? BBBBBUCIOOOO DE CULOOOO! come ti risponderebbe uno degli eroi di Boris. Perché non è nemmeno la voglia di distrarsi, di divertirsi, cosa sacrosanta e infatti il Cinema di intrattenimento popolare ha una importanza totale e assoluta, e una doppia responsabilità: tratti con strati le fasce che si meritano dopo una dura giornata di lavoro uno svago che li premi delle loro fatiche . Per questo si dovrebbe sempre aver in mente di offrire grandi cose. Non è più così. Una volta c’era la grande commedia italiana, siamo sempre qui dannata nostalgia e retorica da occhialuto gne gne, e c’era una industria tutto sommato florida e produttiva. Da Visconti a Girolami, da Mattoli a Scola e tantissimi altri. Film riusciti o no, opere memorabili e cazzate inguardabili, ma tutti con un punto in comune: si faceva CINEMA. Questa cultura si è persa. Il pubblico piatto e distratto della tv è anche quello delle sale, i film hanno tempi e strutture televisive, la leggerezza è diventata superficialità reazionaria. Non si è capito che il pilastro del nostro Cinema è La Commedia, piaccia o no, è quella cosa lì. E il neorealismo, per noi che amiamo certe cose, ma per le persone è la Commedia così mentre revisionisti, cultori del trash e del brutto che è arte e rivoluzione – lasciatemeli processare questi e i popolan chic fatemeli fucilare – erano presi a ingigantire l’importanza dei generi di importazione, uno dei nostri prodotti migliori veniva sputtanato, indebolito. Ed è un discorso anche di cassetta, economico. Si perché quelli, che se la prendono con i radical chic, nemici del popolo e che parlano di gente e masse popolari di Cinema popolare, che idea hanno veramente di essa? Che sono dei coglioni. E allora sforniamo il comicastro del momento, ci mettiamo battutine penose, una regia piatta e apri tutto. Nemmeno si affidano a guitti geniali, artisti della risata e del buon umore. E ora le Tenebre!

La Mecca del Peccato


25 May

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Il Cinema del culo


06 May

Film girati col e “a culo”: anal… isi “logica” di capolavori cubisti e anche puttan(at)e che valgono l’evacuazione flatulente assai eiaculante quando il cogitare è meglio di “pensare”. Insomma, film fighi contro l’aerofagia ch’eppur è un “bel vedere”, pelli(cole) sculettanti!

Tinto Brass fu “specialista” dell’ovvio desiderio virile in “là” quando ovula oppure rotondità ad “alveare” per il nettare iniettato fra mela, miele e tette, lungo di nasino e occhietto volpone, e che va a finire, da animalesco “cineasta” che abbindolò la massa, “lì” sempre protesa anche se è un vecchietto con la protesi.

Eh sì, “tira” avanti Tinto, nonostante l’ictus, è un ornitorinco. Per voi porcospini.

Un “mostro” Tinto, patito del “mostrarlo”. Un grassone che assunse il peggio di Fellini, “dilatandolo” al “vas(ett)o” dell’erezione onnipotente da regista erotico solo di visioni mosce come l’impotenza di Ercole dinanzi appunto al culo di Arianna David dopo f-at-iche di Sisifo scalate, afa scalata e una “montata” lattea da montar a 90 post(eriori) cinquanta miss concubine ammesse. Che messaline! La saliva! Salì. Dalì. Dai!  Davide e Golia Gabriella di gambe che furono “fluidificanti” per il Berlusconi “stirante”, “ammirato” in poltroncina “levigata” sul sorriso “cazzeggiante” di “meeting” e corna del suo “eminente” summit trasmesso Fede-lmente d’emittente demente. Emilio! Programma cul… turale ad “alto” tasso a voi fottuti già di scatola scatologica in quest’escrementizia destra che vi pigliò per il deretano con il “Cavaliere aitante”, mascarato invero orco per le porche sinistre.

Lo so, lo sanno anche i militari che, in quelle notti “nonniste”, sognarono d’evadere dal filo spinato e “mitragliare” col muscolo “maschio” rafforzato sugli spinaci anabolizzanti per la donna dei sogni “schizzanti”.

Tre film girati (in tondo), pure masturbazioni…
In senso figurato e anche di figone che valgono il “prezzo” dello “staccartelo”.

L’Achille del Kitano, piede minore d’una battaglia di Troia (ogni allusione è citazionista)

Artista riflette se impazzire o farci un lungo… metraggio con maionese e pomodoro spiaccicato al suo clown cinese. Preferirà disfarsi delle sue opere, allestendo quest’operetta apprezzata solo da un pazzo maniaco del Takeshi senza cazzi per la testa ma con gli addominali “tartarughe” da Bruce Lee. Kitano volle rinfrescarsi dal suo stilema malinconico ma affrescò solo i nostri coglioni “scroscianti” su applauso formato durezza yakuza. Sì, film che dorme e non prende pesci, film lumaca e sleeper in senso senza slurp di “gustoso”. Il vostro incubo peggiore, miei fan del Beat.

In questo film, si vedono botte…, pennelli, quadretti, sketch, lottatori di Catch, lottatori di sumo meno sodomizzati del presunto “creativo” che se la suda ma non guadagna né il suo pene e neanche la pagnotta.

Il corpo dell’anima

Il poster te lo “impiastriccia”, invero trattasi di film più profondo d’una superfici(anal)e Raffaella Ponzo come dipinta da Sanzio Raffaello in quanto Natura superfica della Madonna da “ingoiarla” alla banana.

Arriviamo alla frutta!

Capolavoro sottovalutato che alcuni videro solo perché attratti dall’immagine di (s)fondo.

Ammetto che anch’io noleggiai il VHS per “spassarmelo” senza guardare oltre ma, “ritmando” nel rimanere “incollato”, avvistai più di un fondoschiena magnetico. Il contenuto non è una ombelicale Venere siffatta ma da “indagatore” d’un dramma romantico intimista del delicato “toccare” corde pericolose, il Sesso senz’età, e anche la giugulare di Roberto dinanzi alla magnificenza della Ponzo coi “meloni” su labbra sue secche dei limoni di Sicilia.

Comunque, anche Antonella Ponziani ha un gran didietro.

Questo è “firmato” Salvatore Piscicelli. Antonella, da Pozzessere, viene trivellata sempre “domestica” nel tinello.

Morale della “nera”… fava… arrossita. Cappuccetto!

Poi scoprii di più e mi diede… lo slancio. Mi lasciò e rimasi con una locandina di nuovo autoerotica da lupetto senza la lupa.

Ah, che “uva”, che vulva!

La ragazza che giocava con il fuoco

Giocò e si scottò, tanto da bruciarsi, come si suol dire quando una si “scalda” troppo vicino al camino e alla sua freddezza di ghiaccio da “mezza vita”, essendo una non calmina freak. Un po’ di cervello fritto ma di patatina molto piccantina. Ella urla al criminale “Sei stato scoperto!”, poi se lo scopa sotto le coperte. Non è molto coerente. Sparato su patta spalmata in un sol bocco(lo)ne! Anche se è rasata!

Invero, Rapace fu rapacissima a “quagliare” la strada verso Hollywood, per una carriera “abbottonata” sulla rampa di…? Slaccio! Tutti i “missili” entrarono nella sua galleria da ex ragazza persa, ora per l’uomo che, dopo averla “vista”, si riprende al… “glande”. Detto anche mandorlato croccante come il taglio dei suoi occhi e anche fra le mutande “ammiccanti” da Sala(n)de(r). Spettinatrice dell’ispettore “doppiopetto” da thriller “cadaverico” come i laghi della Scandinavia “sciolti” da lei “affogata”. nei delitti e lettoni. La Lettonia!

Ridley Scott lo sa. Tradì la Facio con Noomi per un “Prometheus” di promesse matrimoniali cornificate  nella “fantascienza” del blade runner rovinato da questa Rapace Alien-a. Detta anche Nostromo della caramellina alla caravella nella scoperta dell’America su bestemmiato Vangelis di non Santa Maria pasquale… La conquista del Paradiso!

1492? No, un 69!

Attualmente, Ridley e Gian(n)ina sono in ca(u)sa a “spartirsi” l’inculata reciproca.

Nostradamus sapeva.

I duellanti è la storia veggente, proietta in avanti, di come Ridley patirà troppi panni da lavare e anche piatti “a tenzone” del suo birbante tizzon’ a modo “sciabola forestale”. Un Robin Hood, nudo.

Chi protegge il testimone?

Chi, appunto, ti parerà il culo!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Culo e camicia (1981)
  2. Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975)
  3. Caribbean Basterds (Caraibi & Bastardi) (2010)
  4. Fatti, strafatti e strafighe (2000)
  5. Cul-de-sac (1966)
  6. Acque profonde (1996)
  7. Cult (2013)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)