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I registi che non sopporto: Federico Fellini, Nanni Moretti ma soprattutto Gabriele Muccino, parola di un underground allontanatosi dal mondo in maniera irreversibile e radicale


04 Feb

anni belli muccino

 

rocky stallone

Ora, le mie sparate vanno prese col beneficio del dubbio e, come si suo dire, dell’inventario.

Sì, ogni giorno debbo reinventarmi. Inventarmene cioè sempre una per non buttarmi giù… dalla finestra.

No, se siete depressi come me, non provate a suicidarvi. Semmai, andate nel deserto del Sahara e cavalcate un dromedario. Così, surriscaldati dalla rovente temperatura equatoriale di quelle zone lì, dimenticherete che la vostra donna, nel frattempo, la sta inumidendo nella zona erogena a uno che di lei si sta dissetando coi suoi affamati testosteroni nei suoi estrogeni, prosciugandogliela tutta in modo estroso. Ah ah.

Sì, non inariditevi. Le donne amano i fiori e gli uomini i loro fori. Gli uomini sanno innaffiarle con calore ma, di mio, ora vado a leccarmi un gelato nonostante non sia ancora estate.

Adesso, la questione Muccino e il suo Cinema da baci Perugina. Ah, le donne pensano sempre alla Scavolini mentre gli uomini non vogliono farlo solo in cucina ma anche dopo aver limonato di scaloppine.

Muccino è un regista che possiede un’ottima tecnica. Alcuni suoi film sono passabili, altri passatisti e basta. Non gira, insomma, alla cazzo ma fa venire du’ palle grandi come una casa. Intanto, è appena iniziato Sanremo e, in quest’Italia folcloristica, pre-carnevalesca, l’italiano medio si stravaccherà sul divano, piangendo a dirotto nell’ascoltare canzoni melodrammatiche.

Con momenti da cavallo imbizzarrito quando Diletta Leotta, scosciata come non mai, ricorderà lui che è un uomo-scimmia che celebra il romanticismo di facciata ma adora, invero, solo la sua falcata.

Sì, un tempo, nei loro impeti idealistici da Johann Wolfgang Goethe, questi omuncoli si strussero in maniera commovente per ragazze pure dalle rosee gote.

Al primo anno di Conservatorio, però, compresero di non essere l’Amadeus di Milos Forman bensì peggio dell’omonimo, super ipocrita presentatore televisivo.

Sì, a diciott’anni credettero ai valori della Patria come Kim Rossi Stuarti di Poliziotti.

Furono bellissimi, immacolati nell’anima e virginali. Uomini Senza pelle o un po’ senza palle. Uomini però combattivi come Il ragazzo dal kimono d’oro.

Perfino invidiati a morte dalle donne streghe come ne Le chiavi di casa.

Poi arrivò il Cuore cattivo e la purezza da Al di là delle nuvole e da I giardini dell’Eden andarono a farsi fottere poiché, alla pari di Kim di Anche libero va bene, s’innamorarono di una stronza.

Ebbero delle crisi non solo di gelosia ma anche psicotiche. Furono ricoverati e sbattuti a dovere.

Persero dunque, oltre alla stronza (comunque, meglio così), anche il lavoro. Tentarono di rimboccarsi le maniche ma, scarseggiando i soldi, pensarono pure di darsi a un Romanzo criminale. Semmai, rapinando le banche come in Vallanzasca. Ah, un tempo la vita fu per loro una favoletta come Fantaghirò. Ma lei li cornificò con un’altra fiaba nera, no, con uno con la fava di un nero, e furono davvero cazzi amari. Credettero di vivere nel mondo dei balocchi, pieni di baiocchi e belle gnocche come Lucignolo ma adesso si trovano a mentire anche a sé stessi come Pinocchio. Poiché, magnificando la musica e il Cinema, non vogliono dire la verità. La verità purtroppo, è che è una tragedia. Ha ragione Michael Moore, Joker è un capolavoro.

È sostanzialmente la reale storia di un uomo che scrisse perfino mille libri ma alla fine crollò.

Assieme a lui, come Sansone, tutti i filistei.

Molta gente è stupida. Come disse Paolo Villaggio, questa pazza società occidentale s’illuse che il progresso tecnologico combaciasse con felicità interiore, con un maggiore appagamento esistenziale.

Così come molte persone erroneamente pensano, nel 2020, che l’ancestrale male di vivere si possa risolvere con una sana scopata o con un balletto oppure con un b(r)anchetto in compagnia di tarallucci e vino.

Invece, il malessere vero, mica pizzi e fighe, no, miei fichi, aumenterà a dismisura poiché ogni potenziale Joker prenderà coscienza che può anche avere il cassetto pieno di film pornografici ma non può farcela contro una realtà, questa sì, veramente scarnificante l’essenza più profonda, l’unicità della nostra bellezza e della meravigliosa stramberia della nostra umanità sentita lontana dalle corbellerie.

Che non vorrà dalle persone la loro anima, bensì il loro potere d’acquisto e la loro potenza, non solo sessuale, bensì animale.

E non è solo una questione di capitale o di caporali. Di gendarmi armati o del poco o molto (a)mare.

Adesso, passa per radio il vero Arthur Fleck mai cresciuto, ovvero Tommaso Paradiso, l’ex (ancora lo è?) frontman dei Thegiornalisti.

Io sono un profiler, sì, come quei tizi dell’FBI di Mindhunter.

Ora, basterebbe estrarre un pezzo della sua canzone I nostri anni, per addivenire in pochi secondi a come Tommaso (che non è quello di Abel Ferrara, neppure di Kim) si sia (de)formato, anzi, abbia sviluppato precocemente il suo passatismo nostalgico simile a quello di un altro romano per eccellenza, ovvero Antonello Venditti.

E le notti a studiare Kant e matematica

Con le spalle scoperte e la musica di mamma e papà

Roma, il sistema solare

Il cuore chiuso nella pelle

Ex studente del liceo classico, laureatosi dunque in Filosofia per tirarsela un po’ da radicalchic teoretico, Tommaso rappresenta tutto ciò che, visceralmente, ripugno e detesto con furore irrefrenabile.

Peccato che, quando Fausto Brizzi girò Notte prima degli esami, Tommaso forse fu ancora al Ginnasio. No, calcolando che Notte prima degli esami uscì nel 2006, Tommaso fu già all’epoca in piena esaltazione giovanilistica per inseguire il successo da stadio. Simile a Tiziano Ferro, altro idiot savant che vedrei bene sposato a Michael Shannon di Revolutionary Road e di My Son, My Son, What Have Ye Done.

Di mio, sono Michael Shannon di Shelter. Ah ah.

Un Michael che, anziché spararsi, non so quante se ne sparò su Tweed Shannon, vera maiala, compagna di Gene Simmons. (Im)puro Kiss. Altro che L’ultimo bacio.

Inoltre, ieri scrissi che ne La forma dell’acqua v’è una Liz Hurley meno sexy di Kathryn Bigelow. Errata corrige, mi corressi. Il film con Liz è Il mistero dell’acqua. Andate a controllare la mia correzione apportata. La forma dell’acqua è il film di Guillermo del Toro con Michael Shannon nella parte di un adepto della Lega. Ah ah.

Ne vogliamo parlare della mia cugina di secondo grado? Ma sì, sputtaniamola. Un tempo sognò Brad Pitt di Vento di passioni. Poi si diede alle fiction con Gabriella Pession. Ora, a furia di ascoltare Laura Pausini, s’è fatta dare la pensione d’invalidità perché non riesce a trovare neanche un lavoro da Sally Hawkins del film succitato.

Comunque, fantastica ancora sui maschi. Sì, l’altro giorno chiamarono quelli dello spurgo. Lei, a forza di toccarsi, bagnatissima, immaginando un amplesso con uno dall’alito tipo fogne di Calcutta come Diego Abatantuono di Fantozzi contro tutti, allagò tutta la casa. E ho detto tutto.

Sì, meglio I nostri anni degli Stadio, altro che questa generazione di fenomeni.

Che poi, quell’altro rintronato romano di Carlo Verdone girò un film osceno, Compagni di scuola.

Chiamando a raccolta tutta la combriccola di personaggini che avrei visto bene se Jep Gambardella de La grande bellezza avesse inchiappetato, sputando loro acide frasi degne della sua meravigliosa, sacrosanta accidia da menefreghista nato.

Con la natia per antonomasia della Roma borghese, vale a dire Nancy Nicoletta Lina Ortensia BrilliEx, e non è il film sempre di Brizzi da lei interpretato, di Massimo Ghini.

Altro capitolino, natio cioè della metropoli caput mundi.

Sì, sono quasi tutti di quelle parti. Peccato che non siano personaggi da litorale di Ostia come Pasolini.

Per quanto tempo andremo avanti con questo Cinema di nani figli di papà diplomatisi al Tasso ove però forse mai studiarono attentamente la Gerusalemme liberata ma furono troppo impegnati a cantare alle ragazze dei motivetti neanche orecchiabili da ricc(h)ioni per rimorchiarle da troioni e, a dispetto degli ottimi voti, siano però rimasti inclassificabili a livello nobiliare nonostante pure il loro finissimo cacio grattugiato sui maccheroni?

Ma è chiaro che siamo noi

Ma è chiaro che siamo

I biscotti inzuppati nel latte

Sì, impazzano i doppi sensi sessuali di questa gentaglia e persone di merda che, fra bucatini all’amatriciana, film del compianto (da chi?) Carlo Vanzina e mandrakate varie, trascorreranno la loro vita, sino alla morte, in carnascialesche, volgarmente goliardiche svaccate, pagati a peso d’oro per impasticcarsi, pasticciarsi e partecipare a film buttati via, più sciatti dell’insipida Eleonora Giorgi. Un’altra drogata oramai annacquata.

Vedete? Studiate piuttosto le filmografie di Nancy Brilli, della Giorgi, di Christian De Sica e via dicendo, vedrete che tutte/i appartengono alla stessa cricca.

Tant’è che Christian è addirittura sposato con la sorella di Verdone.

Ora, luogo comune tipicamente italico è quello secondo cui chi frequentò il liceo classico, ah ah, abbia sviluppato una forma mentis di notevole valore. Cioè, una mente capace, in base agli umanistici studi svolti, di aver introiettato degli schemi percettivi della realtà superiori. Superiori a chi si sia diplomato a un’altra (non paritaria) scuola superiore che non sia ascrivibile alle letture di Ovidio e semmai sia invece mitteleuropeo come Moni Ovadia? Ovadia fece il classico o si fece una studentessa yiddish, beatificandola con dell’hashish? Mah.

Trascurai Sabrina Ferilli perché con Sabrina sfondiamo e sfonderemmo una t… a aperta.

Lei sfondò, insomma, che culo sfondato. Ah ah.

A Bologna, invece avemmo e ancora abbiamo Enrico Brizzi. Da non confondere col compianto Fabrizio Frizzi e ovviamente con l’Enrico (non Fermi, quello è il Liceo Scientifico che trae il nome dal fisico omonimo), no, Fausto sopra menzionato.

Enrico Brizzi, autore di cagate, figlie delle sue adolescenziali frequentazioni di quel giro lì, come Jack Frusciante è uscito dal gruppo e, appunto, Gli amici di una vita.

Dunque, arriviamo a Gabriele Muccino, attualmente in sala con Gli anni più belli. E ci risiamo. Già la locandina sembra la stilizzata incarnazione d’una modulazione di frequenza di Pane Burro Marmellata.

Con un po’ di sfondo dolciastro dal retrogusto amarognolo e dal sapore perfino un po’ emiliano-romagnolo da Vitelloni falliti del Fellini e delle Dichiarazioni d’amore di Pupi Avati.

Un film celebrativo un amarcord di tutti i sogni perduti di Nanni Moretti. Io sono un autarchico?

A me parve sempre solamente uno che non poté e non può capire Heat di Michael Mann e il Cinema di Kathryn Bigelow poiché, secondo i miei studi lombrosiani, è innatamente avulso dal disagio esistenziale di Henry.

Troppo occupato, a proposito di allattamenti, a desiderare il seno di Laura Morante nelle notti insonni di Bianca. Dolcificando le sue amarezze nell’immergere il cucchiaino in un barattolo gigantesco di Nutella, sognando di non soffrire più il suo amore eternamente adolescenziale nell’immaginarsi, sublimando il dolore, come un felice, emozionalmente omeostatico pasticcere trozkista.

Nanni, dopo essere diventato l’idolo della Sinistra più borghese come l’ex sindaco di Roma, appunto, Walter Veltroni, si diede anima e core alla psicanalisi. Sognando, infatti, di essere uno psicoterapeuta ne La stanza del figlio. La storia di un adolescente che tragicamente morì dopo aver mangiato delle lasagne bolognesi come Stefano Accorsi.

Sua figlia, interpretata da Jasmine Trinca, represse il dolore del lutto senza pigliare sedative compresse, impazzendo ed elaborando la sua schizofrenia ne La meglio gioventù. Poi, avrebbe incontrato una sorta di Jung di A Dangerous Method, ovvero Sean Penn di The Gunman. Uno che la guardò, notò la sua depressione scaturita a forza di frequentare quel frustrato cronico del Moretti, e le disse:

– Ehi, bella moretta. Incarno in questo film un personaggio che si chiama Terrier. Fai la cagnolina per il mio pelo rizzo? Dai, dai. Forse, con te non posso però fargliela. Scopando una come te, mi ridurrò a diventare un bibliotecario impolverato da Il professore e il pazzo.

Io riempirò i tuoi vuoti da Lupo solitario ma tu, di sera davanti alla tv, mi riempirai i testicoli, no, la testa di cazzate. Ora, vai a smaltarti le unghie, lascia perdere il mio Jung della minchia, vedi di essere graffiante per uomini che ancora pensano che la Ciccone, in arte Madonna, non sia Maddalena de L’ultima tentazione di Cristo.

 

Mamma mia, Gabriele Muccino col suo Cinema fintamente carino e così tanto piccino.

Un catalogo, appunto, di derelitti e reietti da La ricerca della felicità.

Di mio, sono un cane bastonato come Rocky Balboa.

Il mio diventare un underdog, dunque un underground, si sviluppò molti anni or sono. Quando, iscrittomi al Liceo Scientifico Sabin, alla succursale di Via Broccaindosso, nonostante i dieci da me ottenuti, senza leccatine, in quasi tutte le materie, fui colto da una Nausea alla Sartre. E, dopo tre mesi, mollai tutto.

I cosiddetti adulti, già nell’anima adulterati, invero persone che frequentarono cattive compagnie e che lessero soprattutto soltanto libri deprimenti partoriti dalla mente di Giacomo Leopardi, pensarono che fossi un cacasotto e che soffrissi di qualche mentale patologia.

Al che, malgrado in quel periodo privatamente studiassi anche le opere del Petrarca, fui portato a Firenze.

Dallo psichiatra Petracca. Non scherzo, non è una battuta. La compagna di tale Petracca, invece, fu una battona. Non so se lo sia ancora.

Difatti, mentre il Petracca rincoglionì i suoi pazienti, imboccandoli di calmanti da Cura Lodovico di Arancia meccanica, inibendo ogni loro libido con componenti chimici come la fluoxetina, la sua infermiera cretina, finito che il Petracca ebbe di dare lezioni orali ai suoi malati da lui rimbambiti, nel camerino gli fece tanti bei pompini con annesse tutte le ripetizioni. Non so se il Petracca abbia avuto da costei un bambino ma so quante seghe, no, quanto segue.

Melanconicamente, mi persi in notti alla Taxi Driver. Per allentare, di tanto in tanto, la (para)noia, mi affiancai a dei paraculo. Studenti del Minghetti.

Più che altro, dei minchioni. Mentre io poetizzai la vita come Javier Bardem di Mare dentro, loro mi raccontarono delle loro prime volte e delle loro patetiche esperienze. Ah, che ambientini. Di svezzamenti di viziosi ragazzini e capricciosi scemini che ambirono ad essere Kiefer Sutherland di Linea mortale. Sì, affetti da deliri d’onnipotenza, presero per il culo le femminucce che, da questa vita, aspettarono un miracolo come nel film Risvegli. Ragazze, peraltro, più stupide di tali psicopatici. Amanti di Lenny Kravitz quando, in verità, la prima volta che si sverginarono fu con un rasta che si faceva le canne. Lui, dopo averle sfruttate, cantò loro No Woman, No Cry di Bob Marley. Ho detto tutto.

Oggi invece abbiamo una generazione da serie come Il trono di spade.

Allora, povere teste di cazzo, se volete dei fantasy di matrice medioevale e romantica, riguardatevi Excalibur di John Boorman. Pure Stardust di Matthew Vaughn. Tratto dal libro di un vero genio, Neil Gaiman. Mica Tommaso Paradiso, Moretti Nanni, Antonello Venditti, Ferilli e Brilli. Voi dite che Stardust sia un filmetto? No, ha ragione il Mereghetti, miei bimbetti.

È un grande film da tre stellette. Parafrasando però Moretti in Caro diariovoi, come Silvio Muccino e pure Berlusconi, in quei licei di merda ove s’insegnano solo retoriche utopistiche, gridavate cose orrende e violentissime, e voi siete imbruttiti. Voi, coi vostri cattivissimi classismi, coi vostri girotondi(ni), con le vostre leccate da bimbini, con le vostre nazional-popolari zoccoline. Io invece sono rimasto sincero, cioè nichilista come il finale della serie Too Old to Die Young. E me ne vanto poiché, alla prossima porcata, potete farvi il segno della croce.

Ora, ebbe ragione il Pasolini. I diversi esistono. Non sono persone, per fortuna o purtroppo, normali.

No, non dipende dalla cultura, dagli ormoni o dalla genetica. Dipende dall’anima, miei coglioni e cafoni.

E la mia anima non è quella di uno che si pulisce il cazzo nel bidet dopo una scopata con una bidella o con una addirittura molto bella. Vedete, a voi piace coccolarvi, baciarvi, tenervi mano nella mano, spettegolare, ingelosirvi e divertirvi. Soprattutto cornificarvi. A me no. Poi, guardate pure Maurizio Costanzo.

Bene, a casa mia oggi sono arrivati i dvd di Joker e di Miss Tushy con Kendra Lust. Ottimo, la seratina è già pianificata…

Ieri m’eccitai, no, citai pure Renato Zero. Questi sono i migliori “ani” della mia (s)figa.

Ah ah.

di Stefano Falotico

Le morbide notti di un uomo che ama l’Arte, il Cinema, la poesia, la musica e tutte le persone tranne sé stesso, ah ah


27 Jan

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silenzio degli innocenti jodie foster

Col tempo, sono divenuto in intrattenitore. Sì, la vita di molte persone è obiettivamente triste.

Dunque, io la allieto con stronzate che danno gusto alla moscezza. Diciamocelo pure, la vita di molti è inesistente. Loro pensano di vivere, in realtà non vivono la realtà, bensì il delirio che amano di più per sopportare la loro oscena realtà. Chiariamoci su questo punto perché è fondamentale.

Sì, molte persone, quasi tutte a dire il vero, sono idiote. A loro mancano i fondamentali.

Fondamentalmente, non capiscono un cazzo. E da questo spesso innato errore di partenza, eh già, si origina la schifezza.

Per cui, se come me soffrite di bellezza, vi diranno che siete brutti, malati e basta.

Ne conobbi molti di questi psicopatici. Sarebbero da internare, anzi sotterrare nel seminterrato manicomiale ove stazionò Hannibal Lecter. E sbattere… insieme a Stuart Rudin/Miggs de Il silenzio degli innocenti, appunto.

Ora, vedeste mai questo film? Come no? Un po’ sopravvalutato lo è. Rivisto col senno di poi, dobbiamo dire che Jodie Foster, in quanto a seno, sempre scarseggiò. Ma fu dalla nascita donna asessuata, no, assennata e, grazie ai preziosi consigli di Hannibal, riuscì a fottere Buffalo Bill.

Miggs disse, appena vide Clarice Starling/Jodie mettere piede vicino alla sua sella da cavallo impazzito, no, cella da uomo frustrato:

– Sento l’odore della tua fica.

 

Mah, lo misero dentro perché fu un maniaco sessuale? Ah, allora dovrebbero mettere dentro tutti.

Leggo dei commenti, sotto le foto delle modelle su Instagram, che sono (im)pure scortesie, come saggiamente, elegantemente asserì Hannibal, da punire e mangiare le loro lingue con del Chianti.

Sì, è un impazzare di volgarità, di profili falsi da identificare subito e, se non basterà Lecter per rintracciarli, chiameremo i due profiler di Mindhunter. Da non confondere con Manhunter. Poi, chiameremo Anna Torv e farà l’amore con Jodie Foster. Che è lesbica. Ah ah. Non sbellicatevi, non date di matto, non schizzate come Miggs.

Sì, è una società allo sbando. Molti, a differenza di Hannibal Lecter, pensano che a Firenze ci sia la Cappella Sistina. Ecco, gente così ignorante andrebbe presa per le cappelle e infilata nel pozzo nero ove Buffalo Bill nascose le sue vittime.

Sì, abbiamo donne coi barboncini, dunque figlie di senatrici come la povera Catherine Martin/Brooke Smith, che sono talmente piene di gioielli di famiglia, dunque annoiatissime, che pur di provare qualcosa di nuovo, se la fanno anche coi barboni.

Abbiamo persino uomini con la barbetta che non sanno chi sia Barbie.

Allora, abbiamo quello che si crede una rock star ma io non vedrei bene neanche come barman al Roxy Bar.

Abbiamo pure Vasco Rossi che cantò… voglio una vita spericolata ma di suo è abbastanza sfigato. Infatti, piace a molte persone, cioè la maggioranza.

E, come detto, la maggioranza riflette nelle canzonette la propria vita da mezze calzette.

Sì, sono giornate movimentate. Da venerdì sera a oggi, dimagrii quindici chili.

Venerdì scorso fui a Imola. Una full immersion in una mezza discoteca piena di ragazze bellissime che filmai di piano sequenza vertiginoso alla Brian De Palma di Snake Eyes. Saltellando come un Nic Cage al massimo storico, ovvero Richard Santoro su mio giubbotto alla Drive di Ryan Gosling.

Cioè, follia totale istrionicamente ben temperata dal mio carisma da uomo che, a prima vista, pare che non abbia una Mastercard Visa e valga zero, invece è solo zen(zero).

Sì, sono un essere camaleontico che mutò dopo tanti anni di mutismo. Ah ah. Questa è bella, anche quella lì, sembra Rebecca di Femme Fatale.

Sì, ma quale L’uomo che guarda. Ho poco da spartire con Tinto Brass.

Anzi, col passare del tempo, son passato dall’essere un voyeurista come Michelangelo Antonioni di Blow Up al divenire un semi John Travolta stravolto. Non di Blow Out e neppure de La febbre del sabato sera.

Con incredibili, fantasmagoriche serpentine e allucinanti mosse mie repentine apportate alla mia vita messa sottosopra tutta in una volta, cambiai il mio viso in una Face/Off che ora fa impallidire pure Antonio Banderas del capolavoro depalmiano sopraccitato.

Le donne s’eccitano, mi guardano e credono di essere Melanie Griffith di Omicidio a luci rosse.

Infatti, Melanie è sposata ad Antonio. Io non sono sposato a nessuna perché ora Melanie è vecchia e non lo farebbe Mai con uno sconosciuto.

Le donne? Sono sull’orlo di una crisi di nervi. Io le capisco ma poche volte le concupisco. A una offro un whisky, a un’altra offro un fanculo perché vomita stronzate che mi fanno venire… l’ernia al disco. Appunto, non è una disco?

Gironzolo con aria da Humphrey Bogart che non deve chiedere mai. Infatti, a forza di pagare il caffè alla cameriera, lei è ora ricca, molto sfondata, e può chiedere la mano dell’uomo più aziendalista.

No, lui non abbisogna di chiedergliela. È lui che, essendo per l’appunto miliardario, non deve pagarle nemmeno un aperitivo poiché tanto lei vuole bersi subito uno a cui dargliela di ogni liquido per poi prosciugargli il conto senza cannuccia in maniera viscida. Lei è caruccia, ben a lui lo ciuccia ma, nonostante la dia a tutti, è rimasta ciuca e legge ancora solo i libri di Moccia.

Il mondo è pieno di bambocci, di persone sboccate e bocciate e di donne che, pur non sapendo cosa sia una bocciofila, posseggono indubbiamente delle belle bocce.

Un’altra ragazza in fiore sboccia dopo aver frequentato solamente tamarri che fecero bisboccia e a cui, ingenuamente, offrì la sua vergine gnocca.

Io mangio un’altra albicocca, sgranchendomi le nocche e nessuno mi metterà in ginocchio tranne una che, forse, vorrà mettersi il mio pure in bocca. Al che è necessario cercare una posizione genuflessa, mie fesse… ah ah.

Di mio, a parte il cazzeggio, firmo un altro contratto di pubblicazione. Sebbene non firmi molti contatti di pubi nella fornicazione. Non sempre vivo un’esistenza fastosa e festosa, anzi, quasi mai.

Inoltre, giammai farò la fine di Leali Fausto e del Faust.

Evviva il Falò! Lui ne sa una più del diavolo.

E sapete perché? Perché è un uomo diabolico che mangia ogni Belzebù con tanto di angelico tiramisù. Ah ah.

Finale col botto, anche di botte a tutti. Sì, ubriacatevi.

Ecco il mio video su Woody Allen del mio pazzo, no, pezzo di ieri qui riproposto su faccia da culo che tutti e tutte fa impazzire. Tranne me stesso perché la mia autostima è andata a puttane e dunque, se da me cercherete un bacio, al massimo posso darvi un bacino, tirandomela pure come Scarface/Al Pacino.

E su quest’ultima cagata nemmeno di striscio vi lascio e mi ammazzo. Prima però piscio.

Tanto, domani sarò sempre qui a rompervi il cazzo.

Voi mi spaccherete il culo, lo so, ma con un’altra genialata riuscirò a fottervi e sarà di nuovo una frittata!

Questa vita fu una minchiata e sono stanco delle donne che, per non ingrassare, mangiano solamente l’insalata.

Conobbi una di cognome Ricotti che di me fu cotta ma sarebbe stato meglio se quella sera mi fossi dato al lotto poiché, dobbiamo dircela tutta, si rivelò soltanto una mignotta.

Mi baciò e io non ricambiai il bacio. Lei mi urlò che non ero cresciuto ma poi m’invitò, nella sua camera d’albergo, a vedere l’edizione degli Oscar in cui Clint Eastwood vinse per Million Dollar Baby.

Insomma, parimenti a Clint, non volli farla penare più di tanto.

Le praticai immediatamente un’eutanasia naturale:

– Cosa devo fare io? Coccolarti mentre ti commuovi per la vittoria di Clint?

Guarda, ho da fare stasera. Comunque, sul canale a luci rosse danno l’ultimo film di Gabriele Muccino.

– Stefano, Muccino non ha mai girato un film porno.

– Ah no? Ah, perdonami, hai ragione. Sai che io non capisco un cazzo. Ho confuso il titolo del suo primo film, Ecco fatto, per Ecco fatta.

 

Fu in quel preciso istante che lei capì che io sono un coglione inculabile e lei una zoccola difficilmente curabile. O viceversa, non lo so. Sì, mi spiace per molti di voi. Passerete tutta la vita a lagnarvi. Emozionandovi per film come Sette anime o La ricerca della felicità.

Ecco, domenica accadde una tragedia. Morì Kobe Bryant assieme a sua figlia. Federico Buffa non vede, invero, l’ora che qualche idolo sportivo muoia. Alla Pari di Bruno Vespa. Così, entrambi i volponi possono filmare altre agiografie su uomini di cui a loro non fregò una minchia per intascare ancora più soldoni. Tanto la gente ama la celebrazione della morte dei grandi o la magnificazione delle tragedie per sentirsi grande. E con questa la chiudo qui. Veramente devastante. Insomma, quando arriva il Falò, mi sa che potete già prepararvi per la sciolta… Sì, non faccio paura, al massimo qualche volta faccio schifo perché, come tutti, cago la diarrea. Ribalto ogni certezza data per assodata e non me la sono manco sudata. Sì, me la tiro in maniera svergognata. Voi invece, essendo dementi, dovete studiarvela. E mi sa, dunque, che da me riceverete soltanto un pugno in faccia. Mica pugnette.

Tu, vai a magnare la focaccia e leccati tutta la pummarola! Con tanto di pizzaiola e felice campagnola.

E ricordate: come disse Sophia Loren… accattatevelo!mai con uno sconosciuto banderas

di Stefano Falotico

Ma che bel film che è Richard Jewell, praticamente la storia della mia vita: per fortuna non sono diventato Jon Hamm e Olivia Wilde


16 Jan

sam rockwell richard jewellEbbene, ieri pomeriggio mi recai allo Space Cinema di Bologna, multisala che non è male, al primo spettacolo pomeridiano, ovvero alle 16.45, inclusi i venticinque minuti di pubblicità.

Arrivando io con un po’ d’anticipo, oltre a fare il biglietto, adocchiai la bigliettaia ma capii che era troppo brutta per farmela e deglutii l’amarezza, ordinando un caffè. Zuccherandolo mestamente con cucchiaiate oserei dire crepuscolari come il Cinema meglio miscelato di Clint Eastwood.

Un uomo che invecchia come il buon vino. Insomma, ora ha quasi novant’anni, è un vino molto stagionato però giammai scaduto.

Sì, Clint non è un uomo normale. Trovatemi un altro uomo capace alla sua età di possedere ancora una così forte, compattissima lucidità, in grado di dirigere un robustissimo film di due ore e un quarto circa, coordinando magistralmente una scena di massa con tanto di Macarena.

Prima di gustarmi il film in totale souplesse, in gradevolissima solitudine con tanto di gamba accavallata, sedendomi su un posto non assegnatomi tanto in sala v’era quasi nessuno, dovetti però sorbirmi i promo pubblicitari, detti più comunemente trailer, della nuova elegia dolceamara di Gabriele Muccino, Gli anni più belli.

Sì, con un Kim Rossi Stuart incartapecorito e non più bello come una volta e una Micaela Ramazzotti che, a forza di leccarlo a Paolo Virzì, è ora prosciugata, cioè pelle e ossa. Con un Favino diverso anni luce dal suo Bettino Craxi, forse pure con un sospetto parrucchino e liftato più di Al Pacino.

Gabriele Muccino, uno a cui non offrirei da bere neanche un cappuccino poiché idiota totemico di quel tipo di cinematografia ruffiana, melensa e precocemente nostalgica da Cinema formato pasticcino.

Sì, i pasticcini sono buoni, grondando di cremosa delizia da trangugiare e mandare giù come un buon tiramisù.

Ma risultano poi stomachevoli.

I pasticcini, dunque anche Gabriele Muccino, sono come Olivia Wilde. La vedi e vorresti subito impiastricciarla di panna montata per un amore al profiterole.

Quindi, capisci che è una zoccola ammuffita e dà il voltastomaco.

Sì, la Wilde è tutto ciò che non fu Shelley Duvall, donna invece timida e pudica, povera moglie di Jack Torrance/Nicholson di Shining e Olivia, appunto, del Popeye di Robert Altman.

Sì, un uomo vede la Wilde e non gli pompano i bicipiti come Braccio di Ferro, bensì (gli) diventa duro come Jon Hamm. Ah, un omone con molti ormoni questo Hamm. Uomo che, assieme a Hugh Jackman, le donne accoglierebbero dentro le loro coscione come un vero bambagione. Un uomo lupo, un mutante da strappa mutande.

Sì, nel film di Eastwood, la Wilde lo seduce al bar. Lui vi casca come un coglione, forse con entrambi i coglioni. E, pur di darle lo scoop, si sputtana e la scopa da lurido marpione, insomma, un bellissimo puttanone. Altro che investigatore dell’FBI. Hamm vuole solamente vedervi lì chiaro, in maniera profonda.

Sì, una ragazza riesce a trombarsi Hamm. Lui però è uno stronzo e lei, al mattino dopo, canta già Albachiara.

 

La Wilde se la tira presso la redazione del suo giornale come l’Alba Parietti nazionale, esibendosi in sorrisi autocompiaciuti più fieramente sfrontati di Brandi Love, l’attrice porno più rifatta della storia, dunque dandola a vedere senz’alcuna vergogna per l’applauso scrosciante di tutti i colleghi suoi maschi che pendono dalle sue gonfiate labbra soprattutto quando cammina su tacchi a spillo molto alti e cavalcata arrapante assai scosciante.

Olivia è un po’ come Luisa Ranieri. Luisa è bella ma non apprenderebbe l’italiano nemmeno se imparasse a memoria tutto lo Zingaretti…

Olivia, invece, ha un vocabolario d’attrice che va dalla chirurgia facciale mono-espressiva alla mastoplastica della sua recitazione come il culo.

Olivia Wilde è una che, infatti, se lo fece fare pur di arrivare… Mica come la grande Kathy Bates, una che invece se lo fece e basta.

Donna grassoccia, la Bates. La quale, a forza di passare le nottate in bianco, prese sempre più chili poiché, insonne e bulimica, svuotò tutto il frigorifero. Soprattutto della sua voglia di qualcosa di buono…

Legò al letto, in Misery non deve morire, pure James Caan, famoso ex puttaniere e abituale frequentatore della manson di Hugh Hefner. Sì, un playboy davvero Rollerball.

Kathy si spogliò dinanzi a James. James, divenuto paraplegico a causa dell’incidente in macchina, non riuscì a muovere un solo muscolo, figurarsi se avesse potuto muovere quello per Il gioco di Gerald.

Oddio, se sopra di lui si fosse trovato Carla Gugino, pur con molti sforzi, credo che si sarebbero eccitati i suoi cuginetti.

Ma con Kathy non poté fargliela manco ficcandole sul viso un cuscinetto.

Comunque, la Bates vinse l’Oscar nello stesso anno in cui anche Al Pacino lo vinse. Per Scent of a Woman. Ah ah, ho detto tutto. Poi, la Bates si sparò… il viaggio… con Jack Nicholson di A proposito di Schmidt. E ho detto tutto un’altra volta. Ah ah.

Comunque, meglio il lupo che perse il pelo ma non il vizio, appunto Jack Torrance, piuttosto che Dermot Mulroney.

In Nonno scatenato non è manco tonto, si fa inculare sia dal figlio che dal padre.

Kathy, comunque, se ne sbatte. E sa di essere una Mia Martini a cui nessun George Clooney offrirà la sua Olivia, no, olivine. Al massimo, Kathy è donna che, prima di andare a letto, si fa un altro quartino di vino.

Richard Jewell invece non vuole né la botte piena né la moglie ubriaca. Allora, fottendosene pure del complesso di Edipo, fa l’addetto alla sicurezza.

Sì, mentre gli altri si sbronzano e ballano, si baciano e sbattono, lui deve stare attento che nessuna coppia scoppi, no, nessuno faccia esplodere una cazzo di bomba sexy? No, bomba e basta.

Ah, torniamo a Olivia. Sì, uomini, chiamate gli artificieri appena vedete Olivia. Dovete disinnescare subito l’ordigno della vostra eiaculatio praecox da imbarazzanti fuochi pirotecnici. Ah ah.

Di mio, sono come Sam Rockwell. Sì, v’assomiglio non solo fisicamente. Olivia Wilde entra di soppiatto nella mia macchina e posa il suo sedere stupendo sul posteriore.

Io la mando a fare in culo, subito. Ma che volete farmi? Fui per anni Nicolas Cage di Matchstick Men.

Sì, che può venire con una così? Guardate, ragazzi, fidatevi. Preferisco che mi seghiate piuttosto che pigliare lo scolo da questa malafemmina.

Sì, anni fa subii una diagnosi psichiatrica. Dissi al perito che soffrii di disturbo ossessivo-compulsivo misto a depressione bipolare.

E che, a causa del mio disturbo da Jack Nicholson, però di Qualcosa è cambiato, molti bastardi attentarono alla mia vita.

Fui indagato e sottoposto a un processo sommario, anzi, da somari della minchia.

Sono sfregiato come Anna Levine de Gli spietati.

Ma rimango sempre William Munny e Walt Kowalski.

Quindi, ciccino, andate a dirlo a quella bagascia di vostra madre, cioè Olivia Wilde.

Ho vinto io…

Ah, dite pure all’Indio, che sono anche Lee Van Cleef di Per qualche dollaro in più.

– Colonnello, prova con questa…

 

Indio, non è che adesso te la fai sotto?

Eh già, mi sa che sono più bravo di te.

L’hai sempre saputo.

Oh, non farti una sciolta.

Non voglio un finale per te piagnucoloso come un film di Muccino.

 

di Stefano Falotico

L’Oscar mi sa che se lo cuccherà Malek, tu non ti cuccherai niente e ancora abbasso Muccino, “tecnicamente impedito”, io sono Ala(di)no


22 Feb

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Sì, l’Oscar se lo contenderanno Malek e Bale. Gli altri tre, Cooper, Mortensen e Dafoe che cazzo si presenteranno a fare al Dolby Theatre? Tanto per fare la faccina sconsolata quando sentiranno pronunciare il nome del vincitore? Che non sarà il loro. E far buon viso, è il caso di dirlo, a cattiva sorte?

Sì, se poi aggiungiamo il “figurone” dello smoking e i parties che verranno dopo, sì, andrei anche io a Los Angeles.

Capace che, fra un cocktail e l’altro, Willem Dafoe di mano liscia “pennelli” alla van Gogh il culone di Lady Gaga. Tradendo Giada Colagrande in un espressionismo colante suo facciale da vero cinico con tanto di spruzzata d’acrilico e acquerello di glande penna schiumante. Sì, GLANDE penna. Pura natura morta da pittore con tanto di sua risata sardonica da angelo diabolico.

Willem, il grand guignol fatto carne.

Oh, Lady Gaga è buona, molto buona. Infatti non gli rifilerà un mal rovescio e accetterà, a malincuore, la toccatina del volpone Willem. Che comunque, come detto, rimarrà a mani vuote come un coglione.

Ma, aspettando la Notte degli Oscar, io ritornerei sul Muccino. In parole povere, ha detto che Pier Paolo Pasolini era cinematograficamente un impedito a livello tecnico.

Sì, perché Muccino, considerata la limitatezza del suo cervello, è un diversamente abile. Come si suol dire, non ci arriva e dunque ha dei problemi di testa non trascurabili.

Ne ho conosciuta di gente così.

Ma mica normalissime persone con problemi veri. Definiti superficialmente dai borghesi mucciniani come degli interdetti e degli handicappati. Eh sì, questi mucciniani sono borghesi finissimi! Sono anche architetti! Costruiscono ville dorate e sanno, da stronzi patentati, decostruire gli “sfigati”.

Mettono su mattoni su mattoni, considerando chi non la pensa come loro un pazzoide. Sì, una mattanza contro gli immaginari matti. A Muccino permettono di darsi alla celluloide, ammorbandoci con donnette frust(r)ate con la cellulite. Roba da pazzi.

Torniamo su questi impediti tecnicamente.

Sto parlando di gente abilissima che si fa passare per invalida.

Gente che sbraita da mattina a sera. Persone indignitose come Gabriele. Prima splendono dietro maschere rispettabili, oscurando le loro personalità marce, quindi spendono ogni sera mille euro con un puttanone, dunque rimangono in mutande e gridano che non hanno un lavoro e a livello tecnico la società non ha permesso loro che potessero farsi una vita. Come no? Ogni sera, come detto, se ne fanno tante… ragazzi di vita!

Non so da dove spuntino quei mille euro a botta, ma sputano pure. Oltre che in bocca alla zoccolona, da accattoni, anche sul piatto loro da cialtroni. Tutto uno sbavare, uno sbrodolare, uno sconcio salivare, delirare e farneticare senza sconti, fornicare e inculare senza mai pagare il conto.

Questi cazzeggiano, cazzo. È gente cazzuta, questa, direbbe Al Pacino di Heat. Fottuta, no?

Sì, ce l’hanno con tutti. Con Berlusconi, accusandolo di averli rovinati. Berlusconi è il re dei puttanieri, è risaputo, ma che c’entra Silvio se a questi hanno offerto un lavoro come lavapiatti e loro invece volevano una vita da Cenerentola? Povera ragazza, invece questi sono bravi cazzi. E poi spengono mille cicche di sigarette sul posacenere, contattando una damigella su Instagram che, dalla faccia, non pare che sia proprio una pischella ma una donna “matura” che gradisce freschi uccelli e soprattutto offre i suoi buchi come le ciambelle a chi paga meglio di zucchero a velo fragrante. Sì, son ricchi come Agnelli ma recitano la parte degli agnellini. E regalano pure anelloni!

Sì, questi parlano e s’incazzano ma i soldi ce li hanno. Hanno giri loschi, troiai infimi e, grazie ai loro imbroglianti intrighi lerci, in un modo o nell’altro campano. Eccome. Anzi, sempre la scampano e un’altra si scopano.

C’è ad esempio quello del terzo piano del mio palazzo. Non è propriamente uno stacanovista. Ma ha il macchinone e carica un tanto al chilo (di droga?) varie zoccolone.

A lui girano davvero le palle…

A questo giro come butta? Quale buttana?

Sì, quello del terzo piano è uno che sa il fallo, sì, il fallo suo.

Mi dà l’impressione che, dopo tante prostitute, torni a casa e metta su, da “pusher” del lettore elettronico, il dvd di Sette anime.

Per un’ipocrisia appunto mucciniana.

Sì, Gabriele, per il film “verità” La ricerca della felicità, non ha mica scelto Marco Ceccinelli, ragazzo senza carisma che fa il bidello, ma Will Smith. U nerone bello bello. Per soldi bellissimi.

Uno che qualsiasi cosa tocchi la trasforma in oro.

Che poi manco è brutto del tutto questo film.

Una sorta di analisi pasoliniana, pauperistica del mondo c’è.

E ho detto tutto.

Bando alle ciance.

Ce la vogliamo dire?

Io non sono il Genie di Aladdin ma il Genius reale, in carne e ossa.

Ora, esprimete un desiderio e farò sì che si avvererà.

– Stefano, vorrei scoparmi Jada Pinkett. L’ho vista in Collateral.

– Uhm, qui non posso soddisfarti.

– Perché?

– Ora, la tua scopata con Jada sarebbe anche fattibile. Ma, se lo viene a sapere Will, saranno palate per te ma soprattutto per me.

Ce li hai i soldi per l’avvocato?

– Eh no.

– Nemmeno io.

 

Mi sarebbe davvero piaciuto essere il principe di Bel Air. Ma comunque vi faccio sempre ridere. Ripeto, andate a farvi fottere. Cazzo, ma questa è Arancia meccanica. No, solo un orange gustoso.

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di Stefano Falotico

 

Gabriele Muccino attacca Pasolini: pensavo fosse scemo come Silvia la pescivendola, invece è più scemo di Silvio il pollivendolo


21 Feb

muccino fratelli

Abbiamo letto e sentito le parole di quell’idiota patentato di Gabriele Muccino. Una vergogna italiana. Da quando ha cominciato a girare pseudo-Cinema, il Cinema stesso italiano è affondato miserabilmente nella poltrita scemenza più borghese.

Sì, Muccino, fautore di queste storielle d’amore insulse che hanno fatto la felicità di cinquantenni depressi, in crisi esistenziali soltanto perché la loro squadra preferita, semmai l’Inter, ha perso e la loro moglie è malata ma loro sono Kevin Spacey di American Beauty e stanno cazzeggiando con una ventenne burina alla ricerca del proustiano lor tempo perduto, ero(t)icamente scaduto.

Lui che ha fatto sì che un imbecille come Stefano Accorsi diventasse miliardario e potesse oggi pubblicizzare la Peugeot 208, con la sua voce da bolognese e la celeberrima S di socmel delle due Torri che, strascicata, diviene lassiato al posto di lasciato e sì uno “sci” alla Alberto Tomba.

Già che è stato con Laetitia Casta, perché non ha promosso anche la Renault? L’ha lassiato? Non gli ha dato il lassativo? Sì, andasse a cagare!

Sì, lasciamo stare Stefano, mio omonimo e natio della stessa città, appunto, in cui sono nato io.

Una mi disse che gli assomigliavo. Le diedi uno schiaffo nonostante questa qui fosse una bella sberla. Me ne fotto.

Bologna. Una città dal centro storico piuttosto decoroso ma malfamata. Frequentata da gente borghesissima. Tutta chiacchierona che s’è sempre professata amante della Settima Arte coi tortellini a ingozzarli di sbrodolanti (s)vaccate.

E poi quell’altro… Pupi Avati. Solito Cinema passatista, malinconicamente tristissimo, angosciante. Oppure infarcito di amori adolescenziali insostenibili peggiori del fratello cerebroleso di Gabriele, Silvio. Un aborto spermatozoico, una scimmietta da zoo. Un incapace secondo me anche fra le lenzuola.

Sì, pare che Tamburini, famosa rosticceria del capoluogo emiliano, cerchi carne cotta e macinata per un tortellone al dente. Silvio potrebbe tornare utile alla cuoca. E Silvio la infarcirà di besciamella col ragù marcio.

Che poi fanno schifo i primi piatti di Tamburini. Si fanno pagare venti Euro per cento grammi di ravioli ed è meglio, fidatevi, sputtanarsi trenta Euro per comprarsi un porno con Viola, donna con cui vola.

Sì, un bel porno di peluche alla Andrea Roncato, con queste passerone dai culi che parlano…

Ma tutta l’Italia è a pecora. Spopola Marco Giallini coi suoi denti ingialliti, Mastandrea con la sua alopecia, Bentivoglio con la sua faccia incartapecorita, Gassman Alessandro con la dentatura di Jim Carrey di The Mask, e soprattutto lei, mrs. antipatia per antonomasia: Jasmine Trinca, che fu elevata da un Nanni Moretti già andato. Jasmine, il ritratto della snob per eccellenza che vaga di città in città, semmai succhiando il gunman Sean Penn o leccando l’uccello a Jean Reno.

Propinandoci la sua faccia da succhiacazzi macilenta. Sì, è dimagrita, Jasmine. Adesso è cresciuta. E, come tutte le donne cresciute, è diventata leggermente più simpatica ma comunque proporzionalmente più troia.

Belle gambe, una silhouette al formato d’uno stuzzicante, ammiccante gourmet, sì, potrebbero prenderla per lo spot della mozzarella questa bufala attoriale dalla carnagione lattea come tutti questi altri bocconcini che puzzano di sterco di mucca.

Sicuramente il mio “formaggio” non lo avrà.

Se Pasolini, secondo Muccino, ha impoverito il Cinema, posso dirvi solo una cosa. Pasolini amava i pisellini ma non era un cazzone come Gabriele.

Di mio, amo i fagioli. Soprattutto perché, dopo averli mangiati, posso scoreggiare meglio in faccia a questi puttanoni.

Ribadisco, andate a farvi fottere.

Non pensavate che fossi così? Infatti. Sono peggio.

Se vuoi rompermi il cazzo, ci sta. Il mio si riaggiusta sempre. Il tuo culo no, però.

Scusate, ora devo mangiare una clockwork orange.

Sì, mi sono servite molto le cure psichiatriche.

Se prima ero pasoliniano, ora sono in ogni ano.

Sì, come v’inculo io, nessuno.

Diciamocelo.

Insomma, testa di cazzo ero e ora sono pure cazzuto.

Se non ti sta bene e mi dai del farabutto, t’intubo mentre inserisco un altro video su YouTube.

Tornando a Silvia, sì, è una pescivendola. Ma è anche una buona sventola. Non comprate da lei, squali, il pesce fritto. Silvia ve lo renderà ritto ma sicuramente, dopo avervi circuito, vi annegherà.

E ben vi starà. Silvia è una vera (p)orca.

 

di Stefano Falotico

Anche San Silvetro è stato celebrato celermente senza celerini, cerini e cerotti


01 Jan

Aspetto questi “capolavori” del 2013, definiamoli semplicemente “film stronzata”

 

Abbiamo festeggiato di panettone “salato” con tanto di salamoie e “salame” nell’augurio del bacetto d’una donna “apprensiva”, speriamo in un buon anno dai mille propositi e non da prostata.
Mi curai dal “Cancro”, sverginandomi nel “Pesce” di moltiplicazione “Gemelli”, ma rimango teso:

– Tesoro, cosa c’è che non va?
– La tensione si sta “ammosciando”.
– Ma ci sono qua io a “tirarti su”.
– Siamo sicuri?
– Sì, basta toccare nelle zone “affievolite” e malate, ferite e affrante, poi “tutto” sarà visto in modo positivo.
– Da quale posizione?
– Io sotto, tu sopra.
– Si potrebbero evitare questi “ribaltoni” da “zabaione?”. Preferisco il cornetto “croccante” senza “crema” che potrebbe “debordare”. Sì, precauteliamoci dal macchiarci. Già, c’han sporcato la faccia, “cioccolatizzandola” di “gelatina”. Quindi, sebben tu “voglia”, io non ne ho più.
Ho già dato, ora mi devo dar ad altre…
– Fottiti, stronzo.
– Sì, in mancanza di qualcuna, mi sa che finirò con l’autoincularmi. Tanto da una vita “va” così.
– Ecco, guarda le stelle.
– Prima la stall(on)a.
– Porco schifoso, a che vuoi alludere?
– Alla Luna?
– Non sarò la tua lupa. Ulula in altre “trapunte”.
– Voglio solo il tuo “firmamento”, non filmerò il nostro “video” per guardoni al “telescopio” che “microscopizzeranno” noi che scoperemo al “finissimo” di “scoppiarselo”. La galassia è lattea, tu alletti, sai?
– Il mio letto non l’avrai mai. Datti al gagà.
– Rosso di sera, bel Tempo si spera. Io ce l’ho sempre di questo colore. Quindi, mai disperare, mai bramare ma di porpora imbrunire…
Il tramonto incontrerà una da montare.
– Bastardo, basta!
– Puttana, svestiti!
– Come ti permetti?
– Mi permetto questo e “altro”. Dai, racchia, dalla a chi ti merita!
– Ti denuncio!
– Ma che vuoi denunciare. Tu vorrai solo il mio uccello dietro queste provocazioni del tira e molla. Ma, fra il dire e il mare, io non sarò il tuo amante amaro. Pigliati la cannuccia dell’aperitivo e sgonfiati quel canotto di seno siliconcello, mia cara coglioncella.
– Chiamo il mio ragazzo.
– Quale?
– Che vorresti dire?
– Manco solo io all’appello. Tutte le altre “cappelle” si son già “inginocchiate” nella tua “benedetta”. E, bene-dando, li hai maledetti.
Dio mio, che non si dica in giro. Ché non si dia se il dì vuoi che non ti dannerà per un ano che solo di fegato t’analizzerà.
– Sei proprio una merda.
– Di mio, lo so. Di tuo, non Credo.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Quello che so sull’amore (2012)
    Muccino Gabriele. Come ha fatto costui, che tartaglia, compra il Kinder e accavalla da Bruno Vespa meglio della Brambilla, a farsi “valere” a Hollywood? E soprattutto perché queste tre superfighe pazzesche (Biel, Thurman, Zeta-Jones) hanno accettato di rendere e ridurre il dur Butler come Silvio, il fratellin piccino?Il dubbio sarà sciolto nella melassa quando verrà “rilasciato” il 10 Gennaio.
  2. All You Need Is Kill (2013)
    Serial killerizza la famosa canzone dei Beatles sul “Love”, in una Guerra e Pace senza fine.
    L’andrò a vedere per una sola ragione. Ogni Giorno, Cage (come, Nicolas? Ah no, Tom Cruise… di nome Bill) ripete infatti la stessa battaglia. Fra le sparatorie, spero che ci ripropongano tutte le volte che si “bomba” Emily Blunt. Scena ripresa da vari “punti di vista”.
  3. Joe (2013)
    Ecco proprio il nostro Nicolino, in versione “fallita” come sempre.
    Ora, credo che potremmo trovarci di fronte a un signor Cage. Il migliore, quello pazzo e nevrotico.
    Se sopporterete due ore di frustrazioni e alberi tranciati, potreste reggere e brindare un “Andò così, domani sarà joe-viale, sui viali con Giovanna, ancora”.
  4. La grande bellezza (2013)
    Sono un fanatico patito di Sorrentino ma che c’azzeccano Verdone e la Ferilli? Mi ricordo di quando “calendarizzai” il culo di Sabrina nel mio “spogliarello scudettato mentre Lei, appunto, sculettava nei “fori” romani, e di come anch’io usavo il borotalco.
    Ma sono “cresciuto” e adesso amo Servillo. Come me, scrittore che bazzica un po’ qui e un po’ là.
    Con tanto d’ombra da Pasotti Giorgio a ricordarmi che non devo eccedere in quanto, come Giorgio, per molto Tempo senza ricotta.
    Sì, un pasoliniano.
  5. Terza categoria (2012)
    Tutte le donne accorrono quando c’è Stefano Accorsi.
    Anche quelle del “corso” A voglion passare al suo “piano” da lato B maschile eccitante su sorriso “Laetitia Casta”.Film infimo, d’ultima…
  6. RazzaBastarda (2012)
    Gassman Alessandro come regista.
    Peraltro, nella vita privata va a zoccole, e qui fa il reietto.Che ve lo dico a fare? Si può prendere sul serio uno così?
    Si desse alla Ferrarelle. Dai, dai. Bollicinizzasse!
  7. Passione sinistra (2012)
    Mah, più che sinistra, Valentina è una che va “politicizzata” nel “mezzo”.
    Senza troppe “elezioni” ma, appunto, erezione.

Genius-Pop

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