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RoboCop: la situazione raccapricciante del Cinema e della società odierna


11 Jun

lambrenedetto

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Premetto questo: non voglio sembrare disfattista e misantropo, oppure misogino.

Io credo eccome nell’amore e nei rapporti umani.

Sono molto romantico. Non mi credete? Sì, ero innamoratissimo della mia lei. Così come Silvio Pellico, con Le mie prigioni, scrisse col sangue sulla carta igienica, io scrissi la mia lettera amorosa sulla carta degli affettati da banco.

In quelle righe, vergate mentre mangiai in contemporanea una salsiccia, tra la forchetta e una fine stilografica, v’era contenuta tutta la mia mascolinità sanguigna. Tutta rosolata, fra l’altro. Da spedire a lei e offrirgliela in un elegante piatto d’argento.

Ah ah.

La dovreste finire di definirvi uomini carnali oppure, peggio, leopardiani. Al massimo, se proprio vi andrà grassa, potrete essere venduti assieme a quell’altro coniglio del vostro amico che continua a magnare lo speck, fumandosi il crack, facendo la bella figa che non ha mai guadagnato una coppa.

Più che Silvio Pellico, nonostante vi siate imprigionati da soli per colpa delle vostre inibizioni, vi occorre il pronto soccorso. Be’, non esageriamo, basterà un po’ di penicillina e allieveremo ogni pene d’amore.

Ah, scusate, ho scritto pene, non va bene. Volevo scrivere… pena. Quella che fa l’umanità. Quella lì invece se li fa tutti e non si accontenta mica soltanto dei comuni terroni, no, terreni e terragni. Ah, vuole l’intero universo.

In tutta franchezza, la spedirei nello spazio.

Sì, non sono un moralista ma un uomo (im)morale. Ostilmente incaponito a inseguire i miei sogni. No, non sono insaponato nelle vostre lobotomie da pulizia mentale. Anzi, polizia.

I miei sogni non verranno più macerati, macellati e infranti, infangati da criminosi fascisti e fangosi (s)mascherati dietro la perbenistica parvenza della rispettabilità sociale di una fasulla, innocua acquiescenza.

Questa è la gente peggiore. Gente che si nasconde nel folclore. A cui io do il mio cloro e il fosforo poiché queste persone, sì, costoro paiono fosforescenti ma sono, in verità, solamente impostori e dementi. Io sono una voce fuori dal coro e dai tonici corpi. Miei daltonici.

Io sono un uomo distonico, il quanto falotico e distinto. Non mi abbasso ai vostri beceri istinti e non coloro i capelli con le vostre un(i)te tinte.

Credo davvero che abbiamo toccato il punto più basso e disumano della nostra civiltà.

Una spropositata vetrina animalesca di esibizionismi edonistici, di persone egoistiche che incorniciano i loro successi solipsistici in selfie magnificanti la loro apparenza di plastica più sconsolante.

È una società di svastiche. Anche di mucche. Vacca troia.

Sono un adoratore della bellezza femminile e m’entusiasmano queste gambe lunghe, iper-chilometriche che, inguainate in collant attizzanti, sguinzagliate in abiti succinti, volteggiano ribalde nel pullulante fiorire di donne fisicamente perfette che espongono, senza vergogna, le loro vergogne e, disinibite, le loro grazie armoniose in pose statuarie e arrapanti. Ove glutei sodi e marmorei si accordano leggiadramente a seni esorbitanti, strizzati in body sudati onestamente eccitanti che svettano nel perlaceo splendore di palestre toste e sfiancanti. Per amori ficcanti!

Queste donne so’ proprio tante…

Caviglie lisciamente sottili a prolungamento… di piedini smaltati con dolcezza e la levità venosa di cosce depilate con rasoi avvolgentemente elettrici si stagliano nel panorama glabro d’un mondo vano e avaro.

Evviva Vitali Alvaro!

Qui sembro il mitico Giuseppe Simone…

Uomini impettiti, effeminati in vanità offerte al ludibrio carnale di occhi ingordi delle sconce carnalità invereconde, parimenti a queste donne apparentemente impeccabili, inappuntabilmente c’elargiscono sorrisi di finta felicità. Ove la serenità smodata, vivandata, sputtanata pare il motto pronunciato dalla mono-espressività robotica dei loro (al)lineamenti affilati. Ché vorrebbero essere raffinati e invece pacchianamente sono soltanto leziosi e affettati. Come prosciutto servito in macelleria dal garzone da cui loro si riforniscono, mangiando a sbafo sulla sua dignità poiché gli urlano che non deve farsi il fegato amaro se è sfilacciato e sfigato mentre loro divorano costolette di maiale e mortadelle magrissime come i loro addominali piattissimi. Ma soprattutto come i loro cervelli prosciugati da deficientissimi.

Essi vivono… si fotografano bellamente e imbellettati assieme a compagnie che sembra che si divertano un casino, gironzandolo in spiagge caraibiche e città straniere ove le guglie gotiche stonano dinanzi a tanto barocchismo volgare da cubiste intonate alle discoteche dell’allegria mortifera.

Ecco, tutto questo prologo, quest’arrabbiato, screanzato, urlato preambolo incazzato da uomo di/a voi scazzato, m’è servito a introduzione di un discorso esegetico-cinematografico ancora più infoiato e sbandierato. Sì, quest’enorme, destrorso, distorsivo paese dei balocchi nasconde invero, ha ragione Vittorino Andreoli, insanabili disagi psicologi al cui confronto il morbo virale-antivitale, da evitare ed evirare, de L’ombra dello scorpione è solo una macchia d’olio sulla gamma delle vostre foll(i)e camuffate da ilarità spedita a tutta velocità, come un buco nella gomma pneumatica di una station wagon nel deserto dei vostri buonismi da film per famiglie di risma.

Che significa quello che ho appena scritto? Un cazzo. Non significa nulla, è un lessicale, forse dislessico, epilettico e oserei dire ellittico divertissement, un calembour quasi identico al vostro sterile carnevale di burle e bulli, di pupe e poppe.

Siamo sprofondati nell’idiozia più profonda. Immonda!

Mi auguro di non sbagliare nel credere che il Joker con Phoenix sarà un tonitruante pugno allo stomaco scagliato veementemente contro questa società all’apparenza intonsa, invero sbagliata e stronza. Una società che è una puttanata mille volte più oscena della miglior puntata platinata di Beautiful. Un’enorme, interminabile cagata.

Altro che società progressista e liberale.

No, io non credo al consumismo ma neppure al comunismo e non sono iscritto al Partito Radicale.

È tutto uno schifo, diciamocela.

Vittorio Feltri parla da nababbo ma sembra una scimmia, una mummia, Salvini onestamente è spuntato dall’utero di Nonna Papera, Salvini è un down sovrappeso.

Sì, aveva ragione Totò. Salvini non può essere un onorevole.

È un ignorante e si deve informare riguardo al fatto che, nel suo DNA da decerebrato, vi è una terza copia del Cromosoma 21. Anche la seconda copia di Elisa Isoardi. Sì, visto che non riesce più a scoparsela, quest’uomo lardo ha chiamato Robert De Niro di Godsend. Elisa l’ha rigenerata in vitro.

O forse l’ha ricreata come Kenneth Branagh del suo Frankenstein. L’è venuta fuori un mostro come Helena Bonham Carter nel finale.

Ogni giorno, Salvini clona troiate a tutt’andare. E la gente abbocca a questo panzerotto deforme e mal sfornato. Sì, Salvini è un panzerotto. Non lo sapevate?

Se andate a Ferrandina, cittadina lucana ove i panzerotti vanno forte, sopra ogni panzerotto scaduto, i baristi, certamente meno bari di lui, ed evviva anche Lecce, mettono sopra Matteo la scritta:

svendiamo di saldino per pochi soldini un Salvini. L’involucro è delizioso ma la sua panza, soprattutto mentale, è solo formata da mozzarella filante da povero cazzone puttaneggiante.

Dopo aver deglutito Salvini, salvatevi.

Pensate alla salute, salvemiei burini.

Abbasso i tortelloni come Salvini, uomo vomitevole peggio del burro con l’ammuffita salvia.

A proposito di cibi stomachevoli e di ricette culinarie, adesso Vittorio Sgarbi, anziché recensire un’opera pittorica, gira video per il suo canale YouTube ove sta a capotavola nelle trattorie degli agriturismi, celebrando il ragù.

Viaggia per tutta Italia. Da Palermo a Siracusa, da Torino e Domodossola, lui dice che nessuno adesso potrà più dargli addosso. Poiché è in pensione e non ha da chiedere scusa alla Chiesa e a chicchessia.

Dunque, scoreggia ignominiosi escrementi ideologici, stando seduto sul cesso. Ma soprattutto continuando a stare a tutti sul cazzo.

I critici cinematografici invece non sono critici dell’unica cosa che dovrebbero (ri)guardare con oculatezza e maggiore oggettività: la loro vita.

Sono passatisti, esaltano solamente il Cinema di quarant’anni fa visto che, in effetti, Quel pomeriggio di un giorno da cani è una spanna sopra l’episodio 2 di Black Mirror 5Un mondo perfetto rimane sempre imbattibile e ogni speranza di rinascita, in questa società marcia che non perdona ed è diabolica nel perseverare dell’ancora ottusamente errare e commettere orrori devastanti, si rivela puntualmente un’infinita utopia marcescente contro cui non può niente nemmeno la più sofisticata scienza. Figurati, scema.

Sì, ve ne siete accorti? Il Cinema e le serie tv contemporanee sono quasi tutte incentrate sui problemi di anoressia, bulimia, sulle psicosi, sulle depressioni galoppanti di un mondo che, a prima vis(i)ta, pare che vada a gonfie vele e invece è scoppiato da un pezzo. Un mondo pazzo di pupazzi.

Quindi, non voglio sembrare Adriano Celentano. Ma tutta questa contentezza io non la vedo. Pregherò per te e per voi.

Si rimane circoncisi, scusate, volevo dire circoscritti nella canzonetta, nella retorica da mezze calzette, nel populismo d’accatto(ni). Oppure, di contraltare, nell’idolatria di quell’altro ritardato di Harmony Korine col suo The Beach Bum.

Ad Harmony Korine preferirò sempre l’intramontabile Trettré, trio comico che dinanzi a questo Harmony e ai romanzetti rosa, dirimpetto a tale suo film falsamente scandaloso e hipster, avrebbe(ro) detto: a me me pare ’na strunzata.

 

Sì, anni e ani di evoluzione ma è oramai Estate e siamo comunque sempre (im)mobili alle galline che sculettano in bikini a Gabicce, allo zoo scimmiesco di bombastiche cretin(at)e televisive ove le bagasce, da prendere a colpi di robusta ascia, mettono in mostra solo le bocce per una società dolciastra da miele di acacia. I ragazzi bocciati si tirano su, segandosi da soli, marinando ancora.

I maniaci sessuali son sempre a caccia.

La donna, laureata al Politecnico di Milano con super specializzazione in trigonometria spaziale della sua figa galattica, ecco che dimentica ogni Enrico Fermi ed esibisce il perizoma per maschi come Christian De Sica e Vieri, detto Bobo che tutte le bomba, che non sanno chi sia Peter Weller de Il pasto nudo e, spingendo a torso nudo e pet(t)o in fuori, cantano:

sotto ’o sole la pelle brucc’

Beach on the Beach

quante signorine very nice

fanno uscire pazzi tutti i boys

Con Sabrina Salerno che è in mutande, no, immutabilmente bona.

No, non è cambiato nulla.

Bruce Springsteen rimane la migliore rockstar di tutti i tempi, Clint Eastwood il più grande e tua madre la solita esaltata che, dopo cinquemila libri filosofici, non se l’incula nessuno ma continua a spacciarsi per donna superiore che ha insegnato alle superiori e che tutti vuole trombare. Ah, per forza, visto che è più racchia della signorina Silvani, l’ha buttata sulla cultura della minchia.

Ho detto tutto.

La vita è una dura avventura. Lo sa bene il pornoattore Bruce Venture.

Marco Montemagno magna e straparla, dicendo ai disoccupati che devono quanto prima inventarsi un lavoro. Lui l’ha fatto.

Certo, non lavora e i poveretti lo riempiono di soldi, credendo ai suoi consigli per l’acquisto del suo libro.

Il panzuto youtuber lambrenedettoxvi urla allo stesso mo(n)do che il lavoro è soltanto sfruttamento. E con le migliaia di visualizzazioni, ottenute grazie ai clic dei miserabili, mette nel suo canale lo sfondo principesco dei castelli della Loira.

Mentre Beppe Grillo rimane la versione clownesca e fake di Linda Hamilton di Terminator 2- Il giorno del giudizio.

Sostiene che i robot sostituiranno gli uomini e quindi la gente non sarà più costretta, appunto, a lavorare.

Ma si fa scarrozzare con la Mercedes.

Ho detto tutto.

Io sono cambiato, voi no.

Che continuate a guardarmi così…

Alla prossima smorfia compassionevole, coglione, ti sparo nelle palle.

 

di Stefano Falotico
robocop

“Godsend” – Recensione


14 Oct

 

Il maligno “rinascente

“Il male è rinato”, recita il “breviario” del sottotitolo introduttivo, a “prefazione” della pellicola.
Bistrattata, “umiliata”, “sotterrata” come gli incubi peggiori, eppur da me goduta in una brezza “ottombrina” con l’ombrello del mio “ondulato” mantello da Dr. Frankenstein, della mia vita innanzitutto.
“Distorta” e ancor nelle ruote, incito i cavalli a spronarla, e mischio la cenere dei morti alla beltà della mia vitalità vivacissima.

Forse il primo film sulla clonazione, “tema” portante che deve aver attratto due calibri come Greg Kinnear e Bob De Niro, “conditi” dalla “ciliegina” della “fragolosissima” bionda Rebecca Romijn-Stamos, all’epoca sulla cresta dell’onda nella sua criniera da modella “swimsuit calendar” riciclatasi nel “platinare” la Settima Arte della sua Bellezza che non scorderei neppure se la mia femme fatale mi tradisse con la pecora Dolly su fotografia fear and loathing in Las Vegas di Pecorini Nicola a “sgran(occhi)arla” nelle pecorine.

Questa Rebecca ancora riscalda, eccita non poco, ed è stato uno dei maggiori pol(l)i attrattivi del mio “precipitare” al cinema all'”ultimo spettacolo” per poter gustare il suo bikini “bianco”.

Sono la cellula somatica del “mammifero” che ama le mamme(lle). Miei somari…

Coppia sposata, semirintronata, vive agiatissima “baloccandosi” con un pargolo già “prodigio” d’occhio “ubicato” nelle prime depressioni infantili.
(Ac)cade, dal “nulla”, una tragedia irreparabile l’incidente della “strada” che spezza i destini.

Il bambino crepa, schiatta, viene investito.
Si celebra il funerale nell'”intontimento” dei due, inconsolabili.
Da dietro una chiesa gotica, appare fantasmatico l'”impermeabile” del De Niro, Richard Wells, esperto “dottore” degli orrori. Richard è infatti a capo del Godsend Institution, laboratorio (bio)chimico ove possono (ri)creare una “cosa preziosa” punto e (d)a(c)cap(pi)o.

Il Bob offre, ai due “vedovi” del”gingillino”, di poter “ripartorire” di nuovo il figlioletto. Così che la felicità ripartirà.

Il miracolo si compie e Adam, rigenerato “come mamma l’ha rifatto”, spunta “extraterrestre” dall’utero.
In vitro e “in vasetto”.

Giunto all’età in cui il primo “cucciolo” è morto, Adam Duncan sviluppa una strana nevrosi e “sogna” una scuola bruciata con tanto di vecchiaccia presa a martellate.
In tal “carne al fuoco”, riceve sempre l’apparizione di Zachary, che scoprirà essere il figlio disabile e “tormentato” proprio del suo “patrigno”, De Niro.

In (ir)realtà, Adam altro non è che una “creatura” originata da un primordiale, schifoso esperimento mal riuscito di Wells.
Che aveva provato, proprio, a (ri)po(r)tar alla Luce suo figlio, Zachary.
Zachary non aveva sufficiente DNA quando il suo cadavere arse “vivo”. E Wells aveva pensato “bene” di scovare i “galloni” dalle uova d’oro per completare l’opera (di distruzione…).
Adam contiene nell’anima i “pezzi mancanti” di Zachary e viceversa, in un’allucinazione davvero orrorifica.

Kenneth Branagh sapeva che De Niro, sebbene due volte Premio Oscar, non ha mai recitato Shakespeare a Teatro, eppure lo scelse come suo “mostro“… “ereditario”, da “padre” degenerato.
Mary Shelley… un capolavoro all’altezza del Dracula di Coppola, che peraltro lo finanziò lautamente.

De Niro qui assume le veci del Branagh e lavora con Nick Hamm, regista di “poco credito”.
Che roba è mai questa?

No, non è male come si dice.

Guardatelo e vomitate solo prendendo coscienza che la “scienza” s’è spinta oltre le fantasie.

(Stefano Falotico)

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