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La maieutica di F. Frusciante e il suo accanimento, immotivato e troppo radicato nei confronti della nuova Critica e dei ragazzi esuberanti


22 Jun

frusciante

Ho assistito pressoché integralmente, lasciandomi emotivamente e sensibilmente coinvolgere in più punti, indubbiamente rimarchevoli e nient’affatto trascurabili, al video YouTube intitolato esattamente (NON) CRITICARE IL CINEMA:: LIVE SHOW :: feat. FEDERICO FRUSCIANTE.

Del quale subito, immantinente, oserei dire subitaneamente, essendo io sofista della Lingua italiana, ne obietto per l’appunto l’intestazione. Perché, infatti, dopo Cinema vi è uno spazio e poi ci troviamo due… :: Puntini di sospensione. Video trasmesso in live streaming non molto tempo fa, anzi recentissimamente, cioè in data 2 Giugno 2021. Video realizzato dai Licaoni Videoproduzioni che, nel giro di poche ore, ha ottenuto, ottenne, ah ah, la bellezza stimabile di ben 33.614 visualizzazioni. Destinate ad accrescersi spasmodicamente. Grandi numeroni, niente da dire e porgo dunque ai Licaoni gran complimentoni. Ospite di tale puntata suddetta, avvenuta all’inizio per l’appunto di tale Giugno dal clima precocemente torrido e afoso, dunque in questa condizione climatica italiana umidiccia e sudata, il solito esimio ed egregio uomo dai capelli tinti, naturali o dalla barba grigia, dalla parlata toscana non sempre forbita eppur forse, se non erudita, almeno schietta, verace e voracemente furbetta, vale a dire F. Frusciante, il quale deve molto del suo attuale successo agli stessi Licaoni, avendo lui pressoché esordito con loro da youtuber adesso ottenente tanti iscritti e migliaia di soldoni, no, di pecoroni che pendono inappellabilmente dai suoi labbroni? No, Fede è uomo-omone gestore d’una videoteca che fa del suo folclore gran calore e clamore, chiamata Videodrome, oramai in tutta Italia divenuta molto famosa e, parimenti, lui stesso è oramai diventato incommensurabilmente ma soprattutto incontestabilmente, eh sì, guai a contraddirlo, l’imbattibile fenomeno del web della cinematografica Critica fai da te. Egli è al di là di ogni generazione! Secondo il motto chi fa da sé fa per tre. Eh eh. Fede forse non ci appare, sempre e impeccabilmente, come un lord inglese da ora del tè (a differenza della breve descrizione a piè di video sottostante) poiché, a differenza degli uomini inglesi cresciuti a Regina d’Inghilterra, ortodossia protestante, calma olimpica infrangibile e altamente inconfutabile, detta altresì in forma esterofila di matrice anglosassone, appunto, self control inappuntabile, denominabile anche come morigeratezza incriticabile e assai lodabile, ecco… poiché spesso perde la pazienza e si lascia, come si suol dire, prendendovi, no, prendere la mano… seguitelo! Apprendete! Egli è il Messia! Ah ah. Lui, livornese di origine controllata, fece una comparsata in Bomber con Bud Spencer mentre, in questo video, indossa un giubbotto di pelle ricordante quello di Ghost Rider. Insomma, Frusciante è un metallaro dalla forza carismatica impressionante, non veste il blazer e odia Nic Cage/Johnny Blaze. A dire di Fede, sono solo 7 8 i cinecomic degni di nota. Considera Joker di Todd Phillips una monnezza e, come tutti sanno, non manca occasione per stroncare a tamburo battente tutti i film di Michael Bay & Zack Snyder, senz’eccezione alcuna. A volte, non ama neanche tanto Christopher Nolan. In tutta fede, Fede è uomo di ampia cultura da autodidatta con la terza media, è l’uomo che non deve chiedere mai agli altri un consiglio di Cinema e/o Musica, in quanto convinto di possederne sempre la verità in tasca, è un assolutista dei più comunisti-nazifascisti contro chi non la pensa come lui, è figlio della Toscana legata ancora, retoricamente e in forma tristemente passatistico-nostalgica, a un’era oramai scomparsa da lotte di classe a mo’ di Novecento di Bertolucci od Elio Petri, è un opinionista inopinabile dall’ego disumano, è potente e indistruttibile uomo di sostanza o è, sostanzialmente, uno con la panza che vive in modo senziente e non da deficiente anche ogni stronzata che spara svergognatamente da uomo, qual è, graniticamente ruspante, irriverente, immotivatamente saccente e presuntuoso al limite del Seme della follia di John Carpenter? Poniamoci la domanda in merito alla sua megagalattica “ignoranza” spacciata per sapienza cinefila delle più immensamente sconsiderate, no, interroghiamoci a riguardo di tale uomo che fa della Critica pura la sua ragione di vivere principale ma non è mai autocritico né autoironico per quanto concerne, sì, riguarda almeno il suo taglio di capelli poco ameno da Wes Studi de L’ultimo dei Mohicani di Michael Mann. Dopo questa, me mena… mi menerà ma quanto se la mena.

Secondo Frusciante, Daniel Day-Lewis è il più grande attore vivente e, sempre a suo avviso, gli attori non valgono un cazzo poiché è il regista quello che conta. E, senza Michael Mann dietro la macchina da presa, Tom Cruise non avrebbe mai recitato benissimo in Collateral.  Ok, boomer… Espressione, quest’ultima, che lui, non a torto comunque, critica… in modo sacrosanto. Ma, dall’alto di quale presunta superiorità deduttiva, costui fa della supponenza, della sua convinzione di essere il più intelligente in materia della Settima Arte più pregiata, la sua fiera ragione dogmatica del suo Credo inappellabile, Credo anche dei suoi seguaci irriducibili tenuto a immutabile FEDE, secondo il quale ammette di non aver mai capito nulla di Lirica ma di possedere un’innata e inaudita sensibilità per l’appunto divinatorio-artistica di natura cinematografico-esegetica-musicale profetica e lungimirante da Frusciante il più grande, unica e al di sopra della media generale? Egli detta legge ma non vuol essere un caporale, odia pure il capitalismo e non è un edonista. Odia Hitler, disprezza Salvini e urla che il Dams non serve a nulla se uno si laurei senza mai aver visto un film di Fritz Lang. Perché mai lui pensa che, ad esempio, Scorsese abbia girato Taxi Driver soltanto dopo aver guardato tutti i film del mondo?  Si stupisce anche che uno che si dichiari regista non conosca Arthur Penn, eppur partecipò a un cortometraggio di Daniele Misischia, director di The End? L’inferno fuori, prossimamente de Il mostro della cripta, quando Misischia non aveva, dati alla mano su Facebook, ancora Casinò… visto. Certo che Misischia, da me stesso contestato in passato in forma puramente goliardica e non cattiva, è un regista. Checché se ne dica. Ma ancora tanti importanti film non ha visto né forse vedrà. Si cresce, d’altra parte, s’involve e poi ci si evolve, si sbaglia e s’impara, questa è la vita. D’altronde, prima Frusciante dichiara, con orgoglio imbarazzante, di non voler prendere lezioni di Cinema da nessuno, in quanto, eh, si capisce… lui ne capisce ma gli altri no, eh sì, poi sostiene che a vent’anni non si può capirne, altresì asserendo che lui, a circa dieci anni d’età, aveva già compreso Peter Greenaway. Cazzo! Dunque, un’altra domanda sorge spontanea. È Frusciante il Dalai Lama di Kundun? Sì, egli è un illuminato piccolo Buddha bertolucciano-scorsesiano irrinunciabile ma, purtroppo, sebbene io ami tantissimo il nostro Scorsese venerato e già succitato, Silence non è un capolavoro esagerato. Semplicemente, trattasi, d’un ottimo film esteticamente molto affascinante, però sbilanciato, troppo studiato, troppo calcolato, troppo poco arrabbiato. È l’opera di uno Scorsese nemmeno più spiritualmente combattuto, bensì troppo appagato. Quindi, sa mio Frusciante che, a prescindere dai nostri accesi diverbi e incresciosi litigi, la stimo. Ma, per cortesia, lasci stare la borghesia e permetta che ogni generazione cresca pur sbagliando.  Così sia. Poiché, lo so, lei ne ha passate tante, caro Frusciante. Ma mi appare datato, ben lontano dai suoi tempi dorati, lei è adesso nell’anima arido e un po’ imbambolato. Anche un po’, sinceramente, frustrato. Lei ha già troppo vissuto, anche di suo interiore e virtuale vissuto in modo videodrome… leggermente di riflesso, introiettando troppo Enrico Ghezzi, “acculturandosi” di troppe teorie lette e date per assodate, giammai praticate, di troppe riviste e di troppo imbrodarsi infinito e autocratico, lei cita Craxi ma sta invecchiando spaventosamente da arrogante. Lei è Vittorio Sgarbi? Scusi, non voglio esserle sgarbato. Va rivisto. Seduta stante. Frusciante, mi dia retta, lei non ha nulla da dire? No, ci mancherebbe. Non ha niente da dimostrare. Viva! Cristo di dio! Il sottoscritto le porse, dal vivo, gli auguri di più immediata guarigione verso sua moglie. La quale, mi spiace veramente, che sia stata ammalata. Ricordi, Frusciante, la frase finale pronunciata da Nicole Kidman in Eyes Wide Shut. Ecco perché Kubrick è stato un genio. Inutile perdere tempo in spiegazioni rompicapo.  La vita e il Cinema, la Musica e la bellezza sono leggiadria e vanno vissuti con più soavità e armonia. Ah, evviva la poesia. Altrimenti, tutto diventa una patetica nostalgia, una sterile e controproducente, inappagante litania. Una precoce e preoccupante senilità mortifera. È un bravo ragazzo, Frusciante. La finisca però, per l’amor del cielo, anche se siamo sia io che lei atei, con le sue “meravigliose” monografie.  Usciamo tutti noi da un orrendo periodo nefasto e scuro cagionatoci dal Covid. Al che, un uomo, il quale parve già morto e sepolto, ovvero il Falotico, un bel giorno rispuntò e con questo libro fuori se ne saltò.  In effetti, devo dare ragione ai miei detrattori. Costoro, degli impostori, devono guidare il trattore e lasciare stare il Falò. Poiché, diciamocela, non c’è paragone.

 

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di Stefano Falotico

La morte di Sean Connery e Gigi Proietti ci costerna ed atterrisce ma non dobbiamo svilirci, ci sono io a rallegrarvi, basta con gli sgarbi quotidiani…


03 Nov

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Sì, quasi all’unisono, sono scomparsi due attori molto importanti.

Sebbene qui, in tale sede a sua volta rilevante per la cinematografia tutta, considerevole per ogni cinefilo o improvvisatosi critico nostrano, voglia subito, nettamente compiere un opportuno distinguo e affermare, con estrema fermezza e imperturbabile fierezza, oserei dire con lucidissima chiarezza, che dissento da chi definì Gigi Proietti un grande attore.

Pezzo alla David Foster Wallace italiano…

Riconosco a Vittorio Sgarbi la sua inoppugnabile, imbattibile capacità esegetica di valutare l’Arte, soprattutto ipotetica, pittorica e scultorea, dettagliatamente e con profonda garbatezza. Peraltro, termine che poco gli si addice quando, assalito da pusillanimità figlia della sua innata, inestirpabile arroganza un po’ mendace, elargisce parsimoniosamente, eufemisticamente e contraddittoriamente, con scarsa generosità umana nei riguardi del prossimo, spesso da lui considerato, superficialmente e anti-democraticamente, una capra totalmente, cioè un impresentabile ignorante che di molte più conoscenze, desiderio di affamarsi di scibile ma carente culturalmente, abbisognerebbe al fine di affinarsi e non sfigurare con lui, magnificatosi nel divinizzare sé stesso, non solo Michelangelo, perfino la sua famosa ex storica, la Casalegno, da non confondere con Gianroberto Casaleggio e con Rocco Casalino, neanche con Casalecchio, frazioncina di Bologna ove spesso “alloggio” per bere un buon caffè con tanto di gambe accavallate da uomo intellettuale o forse da Joaquin Phoenix di Irrational Man, ah ah.

Dunque, riconosciuto il valore critico, in termini prettamente inerenti l’esegesi artistica, allo Sgarbi nazionale, debbo però dirgli, in buona fede, che di Cinema non capisce niente.

E sarebbe meglio che si astenga a strumentalizzare la morte di Gigi Proietti per scopi esclusivamente suoi dediti a fare opposizione contro il governo Conte e i 5 Stelle.

Inoltre, tanti anni fa, Sgarbi mise lingua, sì, la sua, erudita, colta, raffinata, forbita, soprattutto furbetta, su Eyes Wide Shut.

Uscendosene con delle esternazioni poco attinenti a Kubrick. Che ne può sapere uno come lui, infatti, di Barry Lindon?

Lui, abituato al tè London, lui che non visse mai un’adolescenza da Alex di Arancia meccanica, cioè Malcolm McDowell?

Lui che non ha figli e, malgrado ci “doni” video scolpiti a suo Jack Torrance dei poveri con lo sfondo di un quadro che vale ventimila Euro o cinquemila dollari, non patì mai nessuna crisi d’ispirazione e blocco dello scrittore da Jack Nicholson, per l’appunto, di Shining.

In quanto giammai necessitò di starsene isolato davvero, soffrendo il gelo della paura orrifica di non poter pagare una bolletta poiché, anche se non avesse scritto molti libri su Giotto, ha così tanti soldi, molti dei quali dalla nascita fra l’altro ereditati, da potersi permettere ogni sera una buona cioccolata calda, un latte macchiato e una gustosa pagnotta?

Ora, io non voglio sapere se con Berlusconi, Vittorio e la d’Urso si diedero anche a “messe nere” viste da Tom Cruise, cioè se Vittorio, fra una sberla data alla defunta Marina Ripa di Meana, il suo glorificare la “povera” Moana e le sue sofistiche moine, si sia adoperato ad aiutare una mondina, liberandola dalla schiavitù a mo’ d’Innominato con Lucia Mondella. Ah, la panza è pienotta, Vittorio.

Cosa ne puoi sapere, tu, della vita sfruttata di una mig… ta?

Quello che so è che elevi in gloria Proietti ma non credo che che tu abbia mai amato davvero RockyMean Streets e Casinò. Film per i quali Proietti donò la sua rocciosa voce rispettivamente a Stallone e a De Niro.

Ora, Vittorio, concordo con te però su una cosa. Non reputo Gigi un grande attore. Quindi, paradossalmente, così come affermi tu, lo è.

Poiché uomo comune profusosi nel Cinema e nel Teatro con immane naturalezza. Rimanendo uguale a sé stesso, un uomo della strada. Che attinse dalla sua “comunità”, in ogni senso, per farne della satira.

Gigi fu un satiro. Vittorio, le sembro satirico?

Gigi non cazzeggiò da Marzullo, né di stramberie mattatrici da distinti tromboni come Vittorio Gassman, nemmeno s’autodefinì antipaticamente un genio, a differenza di come fece Carmelo Bene.

Gigi Proietti fu come Sean Connery, come Sylvester Stallone ma non come De Niro.

Avete mai visto un film in cui Sean, per esempio, ingrassi per la parte? E impari l’accento statunitense, prendendo le distanze dalla sua cadenza scozzese?

Uno vede Caccia a Ottobre Rosso e non vede un capitano sovietico di nome Marko Ramius.

Bensì James Bond ancora coi capelli, dicasi altresì toupet.

Questa è e fu la grandezza di Sean.

Così come, allo stesso modo, io non mi vedo e non vidi (forse non me ne avvidi, fui poco avveduto) come si suol dire gergalmente, Gigi Proietti nella parte di De Niro in Taxi Driver.

Cioè Travis Bickle. Gli sarebbe venuto spontaneo, durante il celeberrimo Dici a me?, strizzarci l’occhiolino e assieme al mago/Peter Boyle, raccontarci una “mandrakata”.

Gigi fu ed è Gigi. Così come Gene Hackman è sempre stato Hackman. Anche in film pessimi come Boxe.

Ecco, se vogliamo battercela su un piano cinematografico, anche letterario, caro Vittorio… non voglio fare il gigione esaltato come Muhammad Ali ma credo proprio che andresti, contro di me, al tappeto come George Foreman.

Aggiungiamo anche che, dalla mia, sono molto più bello, molto più veloce, molto più giovane e che, a differenza di magnificare il mondo e Raffaello, estetizzando tutto in modo un po’ stucchevole, poco addentro la realtà sociale, alla pari di Adriano Celentano di Joan Lui, eh sì, arrivo io… con questo.

https://www.ibs.it/leggenda-dei-lucenti-temerari-libro-stefano-falotico/e/9788855165785?inventoryId=256656577

Insomma, sono un tableau vivant, lei invece, Vittorio, è solo un bon vivant e, onestamente, fra tante cos(c)e giuste, non ha le mie car(t)ucce.

Mi spiace sostenere di essere più grande di Shakespeare.

Anche perché è vero. Ma, a differenza di Shakespeare, non sono un baronetto e devo fare un mutuo per comprarmi una nuova Fiat Punto. La vedo dura, signor Falotico, resistere a questo mondo in modo resiliente senza affidarsi alla previdenza… Sì, lo dico da me. Sapete perché? Perché così non è. Non sono mica un coglione come l’italiano medio.

Sono quello che sono, cioè non sono, poi ho sonno, domani no. Adesso, me la tiro…

Per farlo, devo indossare la mascherina? La uso solo per non contagiare gli altri. Si spaventerebbero se la togliessi. Perché sono sfregiato? No, perché nessuno è capace, in questa società dell’apparenza, di togliersela.

 

di Stefano Falotico

Una settimana da Tyler Rake e di Sgarbi da Joker


07 May

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No, non è male questo Tyler Rake. Gran bel film. Insomma, in quanto a sceneggiatura, siamo dalle parti della terza elementare. Diciamo un film di abbecedario piuttosto scarno senza deliri da Pi Greco e da teorema di Pitagora.

Mah, di mio posso dire che la gente va spesso in paranoia. Mi piacerebbe invece che andasse spesso in manicomio. Per molti anni, fui scambiato per un ragazzo da I pugni in tasca di Marco Bellocchio.

Di mio, so solo che quando vidi il film, me ne sparai un paio su Pitagora, sì, Paola. Poiché, come insegna non Il teorema del delirio di Aronosfky e neppure quello dell’ipotenusa, neanche quello di Bukowski, non vi può essere una donna come Jennifer Connelly da Requiem for a Dream se ancora ti piacciono film come L’ora di religione.

Chiariamoci molto bene, figliuoli. La Connelly, nel succitato film, è peraltro più impasticcata di voi. I quali, alla vostra età, ancora s’identificano con Frank Whaley di Tutto può accadere.

Se posso esservi sincero come Ving Rhames/Marsellus Wallace, siete solo Frank Whaley di Pulp Fiction.

Insomma, non vi vedo benissimo. Di mio, qualche anno fa, nonostante la mia produzione letteraria ipertrofica da massimalista di mille idee al minuto scaricate sulla tastiera alla velocità della luce, rischiai di suicidarmi come David Foster Wallace.

Sì, non sussistettero particolari ragioni psichiatriche all’origine di quello che fu, inizialmente, il mio azzardato gesto poi fortunatamente da me eluso. Sì, rinunziai ad impiccarmi e/o darmi fuoco poiché specchiandomi integralmente ignudo, eh sì, compresi di essere the luckiest man in the world.

Quando si dice un uomo nudo e crudo a cui non manca un cazzo. Tranne forse i soldi. Ma quelli si possono fare, oggigiorno, iscrivendosi a Pornhub e inviando mie “incazzature” che potrebbero farmi girare i coglioni e diventare l’uomo più duro del mondo. Ma ho una dignità da non sputtanare per i guardoni.

Sì, non posso oramai nascondervelo più. Ah ah, mi contraddico. La mia attuale lei n’è perfettamente consapevole. Credo di essere molto dotato, senz’ombra di dubbio. Ma questo lo compresi dopo la mia prima volta avvenuta, come vi dissi, nell’oramai lontano 2003. La ragazza dell’epoca che ebbe il privilegio di sverginarmi, eh già, credo che da allora sia rimasta illibata. Oltre che, dopo averlo gustato tutto, molto allibita.

Dovetti essere io a quello “svezzato”, invece, dopo che le entrò tutto rizzato e imbizzarrito, lei capì in un attimo che non avrebbe trovato mai più un cazzone come me neppure se fosse andata a raccattarlo al mercato ortofrutticolo ove i neri odiati da Salvini (c’è un perché, quelli fanno razzia di tutte le bianche ed è per questo che Matteo è razzista) offrono a poco prezzo delle banane più lunghe del suo naso.

Guardate, fra lui e la Meloni, non scelgo neppure un Conte, bensì un cocomero.

Io non amo molto le pere delle donne e i fisici a pera dei maschi che pensano solo a mangiare la mela.

Sono dei trogloditi e delle scimmie. Di mio, mangio soltanto gli arachidi, ah ah.

Villanamente e vilmente, eh sì, impunemente vengo ancora anonimamente attaccato da gente invidiosa che vorrebbe impalarmi semplicemente perché, obiettivamente, non muoio mai come Tyler Rake.

Per anni, da questi bigotti fui scambiato per Freddy Krueger di Nightmare.

La verità è che sono un bastardo senza gloria da Diane Kruger. Non sono bello come Brad Pitt, però. Infatti, lo sono di più.

Purtroppo, tutto ciò che dico, sebbene lo romanzi, è atrocemente vero.

E quando incontri uno così, il quale oramai fa bene a fregarsene di qualsiasi morale, toccati le palle in maniera verticale perché tanto non crepa neanche se gliene dai tante.

Anzi, ritorna e ti suona gran patate, no, palate, teste di cazzo sesquipedali.

Il Joker non ha più paura dei bruti, fa lui paura perché manda in quel posto ogni maestrina col suo carisma strafottente e la sua lingua tagliente.

Quando pensi che sia morto, pensa già al sequel. E ora è davvero dura per i cretini e gli idioti fargli il culo poiché non possono fargli, in realtà, una beneamata minchia.

Il Joker è stato dimesso oramai da tempo immemorabile da ogni ingiusta cura, ha abbattuto i tonti da curia e cammina sempre più con aria sia scura che sicura. Di sera, fra l’altro, mangia anche ottime torte oltre al tonno di Pinocchio, miei uomini che guardate le persone troppo sbrigativamente e le liquidate come Mangiaf(u)oco in quattro e quattr’otto.

La mia lei ha invece occhi solo per me. Sono due, due e basta. Mi pare una donna normale.

Oh, miei nani, mi sa che avete preso proprio una gran fregatura. Se volete, però, il Joker può spalmarvi teneramente un pochino di confettura.

E ben sta a chi, nel frattempo, ha deriso e angariato i diversi, non capendo nulla della vita. Pier Paolo Pasolini è morto a 53 anni, Giordano Bruno a 52. Io, forse, morii dalla nascita. Non mi sono mai drogato né sono andato con una prostituta. Sì, sono il più grande coglione della storia, non lo sapevate?

Comunque, non mi posso lamentare. Nella vita vi è il Cinema, la Musica, la grande Arte, ci sono i miei libri che leggono solo le donne che vorrebbero portarmi a letto, leccandomi il culo, non solo quello. Peccato che siano libri metafisici.

Però, Clint Eastwood compirà novanta primavere il 31 Maggio e non so se riuscirà a girare un altro film. Per via della sua età e della quarantena. Al che, dichiaro platealmente il mio suicidio. Intervengono i 4999 amici falsi su Facebook, visto che dal 2009, amico più amico meno, mi cagarono tutti solo per qualche favore dato loro gratuitamente. Ma, al di là di un paio di uscite, nessuno volle conoscermi davvero. Quindi, in punto di morte, si lavarono la coscienza. Bravi.

Riflettendo bene, debbo ammettere che potrei vivere sino a 90 anni. Forse, anche oltre. Sì, vi metto la firma, subito. Prima però devo riuscire a sopravvivere a una mostruosa diagnosi psichiatrica devastante, resistendo a 12 anni in cui mi massacrarono la vita soltanto perché fui un genio ascetico che diede fastidio ai maiali e alla gente che volle punirmi in maniera scriteriata. Capito? Dovevo lavorare come pizzaiolo, non rompere i coglioni, aspettare il sabato sera per rimorchiare e trombare come tutti gli animali. I geni, per la gente comune, sono porci. I porci, cioè la gente comune, sono brave persone. Sì, direi che posso firmare subito il documento. Nel frattempo, gli psichiatri insabbiarono la vicenda, dimettendomi e augurandomi buona esistenza. Sì, arriverò a 90 anni, guardando i cazzi e le fighe degli altri.

Se mi ribello, mi daranno altri dieci anni. Se non dico niente, sono simpatico. Se mi lamento, sono patetico. Se mi ammazzo, sono un codardo. Se qualcuno ammazzo, non finisco in manicomio, bensì in carcere.
Sì, opto invece per uno scandalo nazionale. Poiché, come Walt Kowalski, ho le palle per fare una cosa del genere.

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bellucci irreversibledi Stefano Falotico

JOKER ha ora la data dell’anteprima mondiale, il Governo cade, voi ne uscirete? Quando, in quale trailer? Per fortuna esce il Blu-ray di Angel Heart restaurato


09 Aug

francesca dellera dellera

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Capitolo uno: dovete avere una bella vita per perdere tempo a pensare al governo

Sì, adoro la spietatezza. Poiché io sono intransigente perfino con me stesso. Sì, mi auto-critico come se a praticare l’esegesi della mia persona fosse il severissimo critico d’Arte per antonomasia, ovvero il Vittorio Sgarbi nazionale.

Ah, spesso nella mia anima non tira una bella aria. Sono cosciente dei miei limiti e cerco di sanarli ora dopo ora con fiera e ferrea abnegazione. Quando vado troppo giù, mangio un tiramisù di liscia, scorrevole masturbazione. E tutto mi pare più fluido.

Se scrivo, per esempio, un testo e, a distanza di qualche minuto dalla sua pubblicazione, m’accorgo che presenta(va) dei refusi, quanto prima, tempo e altri impegni permettendo, lo correggo immantinente.

In quanto son uomo che, appunto, quando si rende pubblico, a differenza di molti giornalisti-pubblicisti impresentabili e incolti, cura ogni dettaglio nei minimi particolari. Io sono la particolarità, d’altronde, fatta persona.

E m’angustia, mi allarma e quanto Di Maio, no, quanto mai mi preoccupa quest’Italia oramai all’arrembaggio, piena di gente che tira a campare, arrangiandosi. Ma non so per quanto.

Ah, io di tutto m’accorgo, spesso con la maggioranza son in disaccordo in quanto voce lontana dal coro e sovente anche dal mio cinico core. Come Ismaele nell’incipit del capolavoro letterario di Herman Melville, ovvero Moby Dick, appena atteggiate le vostre labbra al torvo, ecco, o siete Alba Parietti che ancora, nonostante i suoi anni suonati, s’atteggia a donna da novembre umido e piovigginoso per l’uomo navigatore delle sue cosce che furono su Google immagini dei tempi oramai andati, oppure state sinceramente gracchiando, sconsolati e borbottanti, amareggiati e stremati, rammaricati e delusi come uno spennacchiato corvo.

Ah, che brutte facce incagnite, ingrugnite, forse solo imbufalite che avete. Ma ancora qualcosa avete?

Questo è il problema.

Tira solo, appunto, una pessima aria e non quello che dovrebbe tirare quando le cosce, no, le cose si mostrano nel loro solare, incantevole splendore attizzante e indirizzante all’azione ficcante.

Frequentemente, quello è per voi intirizzito e soprattutto striminzito. Spompato e inaridito.

All’Aria che tira, Vittorio ha celebrato, forse da costernato decerebrato, l’italiana scon-fitta. Aveva ragione quando tempo fa ammonì gl’illusi dal gridare troppo presto vittoria?

Ah, Vittoria. N’ero ossessionato, una figa mai vista, da me sicuramente neppure minimamente avuta, che non mi faceva dormire la notte. Lei andava sempre a prendere il sole a Metaponto e io, sapendo che lei m’aveva snobbato e onestamente, platealmente rifiutato, per nascondere il dolore di questa mia immaginata e fantasticata scopata mai con lei (av)venuta, pontificai. Immaginando di predicare dall’alto del suo balconcino, ah, un capodopera monumentale di forme geometriche sensazionali come se fosse stato scolpito da Michelangelo. Ah, solo baciare quei suoi capezzoli grossi e palpare quel suo seno rigoglioso, meraviglioso, semmai in un amplesso caldamente serale in quel mare frizzante e ondoso, m’avrebbe aperto… le porte del paradiso mio da suo carnale moroso, oserei dire super focoso. Affogato, libidinosamente insabbiato.

Sì, un grande San Pietro. Ma io invece finii come Cristo e urlai solo, senza parole, la mia Pietà.

Sì, ogni mattina, vicino alla riva, la vedevo così angelicata eppur diabolica nell’ostentare di sua vanagloria l’estasi del suo bikini favoloso. In mezzo a quel dolcissimo, schiumoso cloro, desideravo spalmarle la mia crema ma rimasi all’asciutto. Pure bruciato vivo poiché non usai la protezione adeguata e il suo fidanzato mi cacciò un calcio nelle palle così tremendo da spappolarmele più di un castello di sabbia che si scioglie immediatamente sotto la prima pioggia battente.

Che donna. Dopo aver fatto l’amore con Vittoria, stanne certo, non hai più bisogno di nessun Sgarbi Vittorio che t’illumini sul patrimonio artistico e rinascimentale della nostra Italia fighissima.

Vittoria, donna superlativa, assolutamente. Sì, il superlativo assoluto di figa è fighissima o figona? No, figona è un accrescitivo, per forza… ah ah.

Sì, che te ne fai della Cappella Sistina se sai che, ogni notte, puoi dipingere e affrescare Vittoria, detta la birichina passerona? Non necessiti neppure di azzeccare una vincente sestina. Eh sì, Vittoria è donna zuccherosa con cui inzaccherarsi ma io, perdendovi la testa, ricevetti però soltanto un’inzuccata e nessuna inzuppata.

Perché lei indossa la quinta e già allora partii subito di eccessiva spinta. Lei sa rigenerarti, crearti a sua immagine a somiglianza, forgiandoti di scintilla divina e toccandoti con la soavità dei suoi lieti polpastrelli che accarezzano il tuo uccello bello già ritto come un carabiniere sull’attenti, donna da Altare della Patria che sa accenderti la fiamma tricolore con un magistrale pompino, oserei dire, variopinto!

Qui, sto esagerando. Ma io ci do. Senza badare a spese. A nessuna spesa. Mai sino a questo momento pagai una prostituta ma, comunque, quando vado appunto a fare la spesa e, cazzo, basta che compri un succo di frutta e ti prosciugano lo stesso. Donna, lei viene prosciugata se le offrono gratis il prosciutto?

Non ho soldi, mi decollerò, impiccandomi.

Sì, quando uno s’impicca, non sente poi tanto male. È come un bacio pungente col succhiotto, miei salsicciotti. Soprattutto scemotti.

Sgarbi ha proferito le seguenti, lapidarie parole testuali come se stesse recitando il suo Antico Testamento ai posteri, tramandando il suo sapere a un’Italia, più che da Elmo di Scipio, discinta e non più distinta.

Dominata solo dal più pericoloso, barbarico, triviale, populistico istinto.

Sgarbi è un opinionista, opinabile o no, ma sa il fallo, no, fatto suo:

è successo quello che doveva succedere. Perché non si può governare con fantasmi che non hanno un’idea, una visione politica e che sono figli di un personaggio grottesco e paradossale che si chiama Grillo. Che non c’è più da un anno. Da quando sono arrivati al governo, Grillo è sparito e ha messo lì questo piccolo fantoccio educato… non laureato, non lavorante, diventato ministro del Lavoro e vice-premier, con la visione di dare i danari a tutti quelli che poverini hanno bisogno, impedendo con ciò lo sviluppo dell’economia, creando quindi un danno terribile al Paese e chiamandosi grillini senza Grillo. Quindi, mi pare che sia inevitabile. Io dissi al mio discorso di fiducia provocatoria: nel disordine e nell’ignoranza io prospero. E sono qui per assistere al vostro declino.

Io, invece, sono sempre qui per assistere al suo cretino.

Ora, io sono apolitico sebbene apollineo. E non mi piace Di Maio. Ma che c’entra il classismo dell’essere laureati o no?

Guardi, nella mia vita ho visto professoresse di Storia e Italiano dire ai loro studenti che, senza laurea, si diventa disoccupati e pazzi. Queste donne andavano matte Per Woody Allen. Sino a prova contraria, Allen non è laureato.

Abbiamo visto questa gente “laureata” cos’è stata capace di fare alle persone. Questa gente di cultura cosa professò? Ma che vollero processare e professare?

Non vanno bene perciò i 5 Stelle ma non vanno bene nemmeno questi falsi ipocriti che prima parlano del PD da mezzi comunisti pacifisti, incitando alla rivoluzione del volersi tutti, appunto, bene, ma poi li trovi a togliere le stellette al prossimo con le loro sbrigative recensioni.

Sì, ci voleva una fortissima reazione indimenticabile. Un’impietosa lezione.

Sarebbe questa la gente che si dichiarò e ancora, ottusamente, si dichiara progressista, che va dai giovani di vent’anni e gioca, sadicamente, con le loro intime emozioni, ricattandoli psicologicamente perché a quell’età devono farsi il culo e come schiavi lavorare?

Ma che razza d’insegnamento è mai questo? Questa si chiama demagogia. Allora, cambierò religione e pregherò alla sinagoga, no, nella moschea, lontano da queste fastidiose mosche che si fingono, appunto, comuniste come quelli di Mosca, ah, sì, persone sedicenti da Cremlino ma in verità vi dico che preferisco a costoro, cioè gli impostori, un morbido gelato al cremino.

No, questa gente da me non avrà più nulla, nemmeno il reddito di dignità. Quella dignità per cui si riempiono la bocca e quella bocca ora per sempre cucita. Come si fa coi pazzi che, sedati come cavalli, sono rimasti distrutti.

Capitolo due: il celeberrimo, chi non lo conosce, auto-inganno di cui parla la borghesia stagna con la piena panza, gente che fa pena e che mi ha davvero rotto le palle abbastanza

Per molti anni, praticamente una ventina, ho sempre pensato che quando gli altri mi dicevano che, se non facevo certe “cose”, mi auto-ingannavo perché, in verità, le desideravo, ne soffrivo la mancanza e trovavo l’alibi, da loro chiamato scappatoia consolatoria, per sviare altrove, incenerendomi nella solitudine o esaltando la mia depressione a contraltare dei miei limiti patologici, chiamati genericamente o forse geneticamente disagi psicologici, magnificandomi nel fare il misantropo a tutti i costi a mo’ di rinnegazione capricciosa delle mie intime aspirazioni frustrate, sì, uso il passato remoto adesso, malsanamente e ingenuamente vi credetti.

Si chiama suggestione. Essere suggestionabili però dinanzi alla falsità delle facili deduzioni.

Guardate, lo dico dal più profondo del malincuore, sino all’altro ieri volevo persuadermi che io avessi torto e loro ragione.

Ma ho soppesato, nelle scorse ore, un’attenta, psicanalitica considerazione, un’auto-riflessione atroce. Non sarei mai voluto arrivare a questa tragica consapevolezza. A questa devastante conclusione.

Purtroppo, avevano torto. Sì, ho scritto bene. Ho detto purtroppo.

Perché, ribadisco, mi sarebbe davvero piaciuto che avessero avuto e abbiamo semmai tutt’ora piena ragione.

Poiché sarei stato e sarei un semplice coglione. Basta un po’ di eiaculazione e vedrai come ti passano le paturnie con una scopata d spontanea erezione. Oh, prendila come viene, mi dissero. Ma che vogliono dire? Non sanno parlare.

La verità è molto più grave, ancestrale, incurabile. Io non sono mai inculabile, al massimo m’inculo da solo.

Una verità destinata a macerarmi nell’animo più di come già nella totale alienazione sprofondai, annegai, m’intorpidii da tempo immane.

Tutto ciò per cui mi prodigo scrupolosamente per ottenere con vigore e determinazione, ahimè, si concretizza e si avvera con sempre maggiore mia intuizione.

Tutto ciò che inconsciamente non mi piace, invece, non (av)viene. Sì, il sesso non è che mi prenda molto. No, manco per il cazzo.

Ora, se avete lo stomaco forte e non siete malati di pregiudizi, vi spiego bene. Se voleste stare a leggere, a sentire e ad auscultare le ragioni del mio cuore, vi spiegherò tutto con coraggio, schiettezza e franca coscienza, con sana potenza. Con ponderazione. Potete dire anche ponderatezza.

Sì, so che state già ridendo, anzi, voi dite… sorridendo. Deridendomi, no, ora siete maturi e adulti, snobbarmi, sì. Prendere questa mia uscita (uscita da che?), mie checche, come l’ennesimo mio al lupo, al lupo ché poi tanto non succede niente?

La mia vita affettiva e sessuale è finita. Non c’è alcun rimedio né soluzione. Ora arriva la mia sincera costernazione.

Al che, un mio amico buontempone, goliardicamente provocatorio e giocherellone, per sdrammatizzare la serietà della mia succitata affermazione, esplode con un:

– Ah, perché mai iniziò? Ah ah!

– Purtroppo c’è sempre stata. Ora ti dico. Ciò non è inquietante, è invero terrificante. Rimarchiamo il rimarchevole.

– Dimmi pure. Onestamente, sono rimasto un po’ indietro con la tua vita. Sai com’è. È già incasinata la mia che se stessi a preoccuparmi di ciò che accade nella vita degli altri, ah, starei fresco.

Comunque, hai la mia attenzione. Ti do però mezz’ora. Ce la fai?

– Eh certo. Mi sa che ho ragione io, dannazione.

– Cioè non è mai stato un problema di timidezza, chiusura e quant’altro? In effetti, mi sa che forse è così come dici tu. Le persone timide non si scagliano contro uno alto due metri e gli saltano alla gola a costo poi di prenderle e finire, se va fatta bene, al traumatologico oppure, se va fatta male, al cimitero. Sì, certo, l’altro da te aggredito, eh già, sarebbe finito all’ergastolo ma tu saresti finito del tutto, diciamo.

– Già. Ho pensato a quanto t’ho detto in seguito al mi piace su Instagram di Francesca Dellera.

– Francesca Dellera. L’attrice?

– Attrice di che? Ah sì, come attrice del cazzo è da trecento Oscar l’ano.

– Sì, comunque lei? Quella de La carne?

– Ecco, appunto.

– Ma ancora campa, Francesca? A proposito, il ritornello di Lucio Battisti e Mogol… Francesca non ha mai detto di no… fu scritto per la Dellera?

– Ma che cazzo dici? Sì, comunque non è tanto vecchia. È dell’ano, no, anno 1965. Diciamo che, cinematograficamente parlando, a livello qualitativo, l’ha preso in culo da tempo immemorabile ma non mi addentrerei in compenetrazioni da psicanale, no, psicanalisi. Sarà cascata in depressione, le saranno cascate le tette. Sarà stata economicamente messa a novanta, alle strette. Che cazzo ne posso sapere, io?

Sono andato a fare delle ricerche in merito ai suoi mariti, no, flirt. Ha un carnet appunto carnale mica male. Insomma, da maiala. Donna dolcissima, ispirò a molti uomini, pensa, il crème au caramel. Sì, lei si è fatta tutti. Dai buzzurri che fumano le Camel ai gobbi come i cammelli, perfino Benicio Del Toro, eh sì, nomen omen, Delon Alain, anche se Alain nega d’averla inchiappettata bellament’, Berlusconi ovviamente e pure Christopher Lambert, specializzato in cosce e minigonne, vedi le sue relazioni della minchia con Parietti Alba e Diane Lane. Ah, Christopher, uomo che sa scaldare le donne meglio di una maglia di lana.

Fatto sta che Lambert, secondo me, è un attore di merda e, nonostante questo popò di figotte, un povero Cristo. Diciamocela!

Ah, guarda, Francesca è una che ha perennemente lavorato duro. Sì, si è fatta il culo per avere tre ville al mare. Si capisce.

Dal 1986 al 2006, poi non ha fatto più un cazzo, come no, ha girato la bellezza di sette film, due miniserie e forse però un milione di seghe dei suoi fan incalliti.

Sì, un sex symbol degno di notte. No, di nota. Donna indubbiamente un po’ mignotta ma, comunque sia, faccia quel cazzo che vuole. Non la giudico.

Detto ciò, asserito questo e non il mio in Francesca inserito, i titoli dei film da lei interpretati sono lo specchio della mia vita da depresso anale, no, annale.

Sì, Grandi magazzini, ovvero i centri commerciali ove vado quando sono annoiato per guardare le vetrine, aspettando l’ora di cena.

Capriccio, appunto, peccato veniale di cui vengo accusato dall’età di 14 anni in poi.

Roba da ricchi: sì, sono pure colpevolizzato se sto male. La depressione, in Italia, viene considerata una vergogna nazionale. E ti urlano che solo chi ha i soldi può permettersi di sputtanarseli, andando a fare chiacchiere con gli psicologi.

Qui si paga alla Romana. L’Italia è un Paese di falsi e, appunto, se sei diverso dagli altri, ti dicono che ti auto-inganni e ti danno della bugiarda.

Insomma, un Paese ove se non ti spacchi il culo, facendotelo/e, se aspetti il sabato sera per andare con un mignottone come la Dellera, ti fanno le smorfie come se tu fossi un bimbo, vale a dire L’orso di peluche.

Sì, a me ne diedero tante. Già pienamente adolescente, registrai dalla tv il film 4 cuccioli da salvare. Perché è un film commovente.

La gente stupida alluse malignamente:

– Ah, e chi sarebbe il quinto cucciolotto? Tu? Ah ah.

 

Sì, vidi giusto nella mia coscia e (in)coscienza, anni fa, quando decisi di mandarvi tutti a fare in culo.

Dopo che mi sverginai, impazzii davvero.

Di solito succede il contrario. Sì, per voi. Per me fu traumatico. Sì, dopo la prima volta, scopai molto. Questo va ammesso.

Ma persi la mia poesia. Quindi, fottetevi.

Vedo ora il mondo per quello che è.

Un mondo ove vendereste pure vostra madre al demonio al fine soltanto di dare un bacio alla Dellera. Io, pur di dare un bacio alla Dellera, venderei comunque il nuovissimo Blu-ray di Angel Heart che ho appena pre-ordinato. Tanto costa poco, 20 Euro, posso ricomprarlo. Ah ah.

A parte tutto, sì, non mi piace tanto il sesso. Non sto scherzando. So che questo può turbarvi. Ma scusate, se non turba me, a voi che cazzo frega? Per caso volete incularmi?

Finisco con questa:

– Stefano, non capisco perché tu ti ostini a inserire video sul tuo canale YouTube. Ho appena visto il tuo ultimo. Ho visto pure che l’hanno visualizzato solo dieci persone.

– Vedi? Ti sbagli un’altra volta. Sono undici, considerando che tu l’hai appena visionato.

Ah ah.

 

Comunque, fedelissimi e stronzissimi, dopo il mio Cuore angelico… tenere tenebre sanguigneIl diavolo è un giocattolaio Il candore svelato, libri che potete trovare in vendita su Amazon e sulle maggiori catene librarie online, sto terminando il quarto romanzo a tematica faustiana e diabolica.

Purtroppo, ho la stessa faccia da culo di Mickey Rourke. Volete farmene una croce?

Eh sì, quest’anno sarò fra gli accreditati stampa a Venezia per il Festival.

Ma reggeremo sino a fine agosto o questo stival’ cadrà a pezzi come la stessa Venezia sommersa dalle acque?

Chissà.

Adesso, vado a leccare un gelato.

E forse anche qualcos’altro.

 

di Stefano Falotico

 

angel heart blu ray

TOM CRUISE in COLLATERAL è dio: perché è stato diretto da Michael Mann? No, finitela con la storia che pure voi sapreste essere degli dei se foste stati diretti da un cineasta divino


03 Aug

collateral cruise

Visto che uomo dotto e forbito che sono? SE FOSTE STATI DIRETTI.

Io ieri, con una ragazza bellissima, fui diretto. Lei stette per mandarmi a fanculo per direttissima ma io scelsi di perdere il treno con una littorina.

Sì, il diretto è troppo veloce, meglio un montante. Calibrato lentamente, ficcante, sprofondante, eiaculante in modo fornicante e piccante ma senza troppa fretta eccitante. Ah ah.

Ah, raccontate un sacco di stronzate. Sì, vi prenderei a pugni, mie pugnette.

Millantate talenti da dietro una tastiera. Anche io dietro una tastiera sono Shakespeare. Sì, lo sono davvero. Anzi, la mia prosa è perfino più tragica. Ah ah. Assomiglia anche a quella dell’Alighieri, uomo che sprofondò nelle tenebre e, nella sua solitudine arcaica, reinventò la Lingua italiana in maniera aulica. Anche se, essendo più solo di Dostoevskij, dai suoi demoni interiori partorì un Inferno.

Ah, Dante in cuor suo sognò sempre di ascendere paradisiaco in quella di Beatrice ma la Bice non amò mai carnalmente quest’Alighieri, uno che, nel suo delirio d’onnipotenza da superuomo, anticipò anche molte teorie di Nietzsche.

Dante si morse le mani e si spaccò pure un dente ma perseverò pervicacemente e indefessamente nel suo Purgatorio, malgrado Beatrice l’avesse spurgato e, sinceramente, l’avesse sporcata con qualcun altro più ardente e bollente come le fiamme più scaldanti che si trovano nel magma lavico delle vostre vite oramai, diciamocelo, bruciate.

Di mio, infatti, allestisco drammi letterari di matrice scespiriana, ispirandomi ai migliori film di Kenneth Branagh. Ne respiro le rarefatte atmosfere, le introietto nei miei canali percettivi, le deglutisco, le assaggio e snocciolo fra le labbra della mia sensibilità femminile tendente a scoparle da maschilista pompante, quindi virulentemente e potente le vergo come un nero su una bianca. Poi, lascio che le emozioni, in me inoculate come in Videodrome, diventino carne poetica della mia anima incendiaria, lasciva, impudica da marchese de Sade.

Sì, su Facebook, colto dall’entusiasmo nei confronti di Tom Cruise dopo aver rivisto la sua magnetica performance in Collateral, ho scritto che non dovete mai più offendere Tom.

In molti infatti lo considerano ancora un attore mediocre nonostante il suo carnet prestigioso e inviolabile di grandi film ma anche di superbe sue interpretazioni.

Ecco, prendete certamente Top Gun e il suo Maverick e datelo in pasto a Vittorio Sgarbi. Lui, in tal caso, avrà ragione a insultare Cruise, urlandogli villanamente… capra, capra, capra!

Caro Vittorio, lei fa però il gagà sul mio campo di battaglia, cioè la storia dell’Arte ma, onestamente, di Cinema e di Musica non capisce una minchia. Sì, non sa un cazzo nemmeno di altri argomenti. Neppure dell’altro organo genitale inversamente proporzionale al suo ego smisurato.

Quello delle donne scultoree ove lei, si fidi, non sa affatto il fallo, no, fatto suo. Lei ebbe infatti la facoltà universitaria, oserei dire, di leccare i buchi della Venere di Botticelli realmente incarnata in questa terra nostra sconsacrata, ovvero Casalegno Elenoire. Lei però, dopo pochissimo, lo lasciò, preferendo forse Rocco Casalino. Uomo di cervello piccolino ma, chissà, di qualcos’altro molto più del suo grandino.

In verità, Elenoire va pure con te, zotico scemino.

Sapete cosa disse Vittorio, in sua discolpa, quando Elenoire lo mandò ove sapete?

Vittorio disse che lei lo lasciò perché s’era fatta un tatuaggio. Dunque, un uomo della sua cultura, si sentì quel punto addirittura (dis) onorato dall’essere stato trombato da una tamarra con la pelle impiastricciata.

Ora, che Elenoire sia un’impasticcata, si sa. Lo ammette lei stessa. Che sia impiastricciata, pure. Ma io la impiastriccerei di più…

Sì, partiranno schizzi degni del van Gogh alla sua massima follia pittorica, un Vincent, come Tom Cruise di Collateral, dolcemente piluccante, affrescante eppur ardentemente scaldante come i rossi globuli più accesi della sera più abbrustolente. Volerà estremamente toccante il pen(nello) più pitturante per orgasmi impressionanti degni di nature selvagge dal floreale impressionismo schiumante.

Sì, date a Tom Cruise lo spumante. Può permettersi d’imbiancarle tutte con tanto di carisma da albino brizzolato e classe sfavillante.

In verità vi dico che Elenoire non si fece solo un tatuaggio, si fece altri uomini di più lungo raggio.

Forse pure il mandingo Jamie Foxx.

Da allora, per Vittorio furono solo miraggi.

Ora, arso più di Notre-Dame, pontifica da tuttologo, mettendo bocca su tutto tranne che su quella…

Sì, finitela con la favoletta che anche voi avreste recitato alla grande in Collateral se foste stati diretti da Mann, un grandissimo.

Gli attori presi per strada potevano funzionare nei film neorealistici-pauperistici di Pasolini.

Voi, sinceramente, non funzionate manco col vostro accattone pisellino.

Se vi do in mano una pistola calibro 20, non funziona lo stesso.

Sapete perché Tom Cruise è magnifico in Collateral? Perché Tom Cruise è uno stronzo patentato.

Quando dunque lo vedete alle prime che ride come un bambino di otto anni, non è lui. Sta usando una maschera.

Quando invece diventa cattivissimo, è un genio.

Perché Tom è un mostro… di bravura.

Altamente professionale, sofisticato, un veterano che s’è fatto il culo per arrivare ove è arrivato.

Voi parlate ma non sapete neanche in italiano parlare.

Figurarsi se potete solo sognare di spararle.

Vi racconto questa.

Anni fa, un demente di cognome Calzolari mi disse arrabbiatissimo:

– Stefano, allora non ci siamo capiti! La gente scopa, si diverte, va alle feste. Tu queste cose non le farai mai perché sei matto! Ora ci sei arrivato?

 

Rividi questo tizio al Medusa Cinema di Bologna. All’uscita della proiezione Nemico pubblico di Michael Mann:

– Idiota, ci provi adesso a dirmi quelle cose che mi dicesti anni fa?

– No, scusa.

 

Non successe niente. Lui si avviò verso la sua macchina, ridacchiando eppur malignamente ancora pensando:

– Solito coglione.

 

Al che, avendo io adocchiato la sua smorfia di derisione, aspettai che partisse con la macchina e lo seguii senza che se accorgesse, con decisione.

Arrivò a casa sua, parcheggiò e, quando uscì dalla macchina, a tarda sera, gli apparii io davanti.

Non lo sfiorai neppure.

Mai più si riprese da quella paura…

Infatti, dallo spavento, ha i capelli bianchi ora come Tom di Collateral.

Sì, ebbe di fronte uno che, con la sola occhiata sinistra, l’aveva già macellato.

Come diceva lui… uccellato e inculato.

Sapete, mi piace farvi divertire e fare il Joker.

Se pensate che lo sia davvero, lo sono.

WHY SO SERIOUS?

La faccia da culo è servita.

 

di Stefano Falotico

 

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RoboCop: la situazione raccapricciante del Cinema e della società odierna


11 Jun

lambrenedetto

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Premetto questo: non voglio sembrare disfattista e misantropo, oppure misogino.

Io credo eccome nell’amore e nei rapporti umani.

Sono molto romantico. Non mi credete? Sì, ero innamoratissimo della mia lei. Così come Silvio Pellico, con Le mie prigioni, scrisse col sangue sulla carta igienica, io scrissi la mia lettera amorosa sulla carta degli affettati da banco.

In quelle righe, vergate mentre mangiai in contemporanea una salsiccia, tra la forchetta e una fine stilografica, v’era contenuta tutta la mia mascolinità sanguigna. Tutta rosolata, fra l’altro. Da spedire a lei e offrirgliela in un elegante piatto d’argento.

Ah ah.

La dovreste finire di definirvi uomini carnali oppure, peggio, leopardiani. Al massimo, se proprio vi andrà grassa, potrete essere venduti assieme a quell’altro coniglio del vostro amico che continua a magnare lo speck, fumandosi il crack, facendo la bella figa che non ha mai guadagnato una coppa.

Più che Silvio Pellico, nonostante vi siate imprigionati da soli per colpa delle vostre inibizioni, vi occorre il pronto soccorso. Be’, non esageriamo, basterà un po’ di penicillina e allieveremo ogni pene d’amore.

Ah, scusate, ho scritto pene, non va bene. Volevo scrivere… pena. Quella che fa l’umanità. Quella lì invece se li fa tutti e non si accontenta mica soltanto dei comuni terroni, no, terreni e terragni. Ah, vuole l’intero universo.

In tutta franchezza, la spedirei nello spazio.

Sì, non sono un moralista ma un uomo (im)morale. Ostilmente incaponito a inseguire i miei sogni. No, non sono insaponato nelle vostre lobotomie da pulizia mentale. Anzi, polizia.

I miei sogni non verranno più macerati, macellati e infranti, infangati da criminosi fascisti e fangosi (s)mascherati dietro la perbenistica parvenza della rispettabilità sociale di una fasulla, innocua acquiescenza.

Questa è la gente peggiore. Gente che si nasconde nel folclore. A cui io do il mio cloro e il fosforo poiché queste persone, sì, costoro paiono fosforescenti ma sono, in verità, solamente impostori e dementi. Io sono una voce fuori dal coro e dai tonici corpi. Miei daltonici.

Io sono un uomo distonico, il quanto falotico e distinto. Non mi abbasso ai vostri beceri istinti e non coloro i capelli con le vostre un(i)te tinte.

Credo davvero che abbiamo toccato il punto più basso e disumano della nostra civiltà.

Una spropositata vetrina animalesca di esibizionismi edonistici, di persone egoistiche che incorniciano i loro successi solipsistici in selfie magnificanti la loro apparenza di plastica più sconsolante.

È una società di svastiche. Anche di mucche. Vacca troia.

Sono un adoratore della bellezza femminile e m’entusiasmano queste gambe lunghe, iper-chilometriche che, inguainate in collant attizzanti, sguinzagliate in abiti succinti, volteggiano ribalde nel pullulante fiorire di donne fisicamente perfette che espongono, senza vergogna, le loro vergogne e, disinibite, le loro grazie armoniose in pose statuarie e arrapanti. Ove glutei sodi e marmorei si accordano leggiadramente a seni esorbitanti, strizzati in body sudati onestamente eccitanti che svettano nel perlaceo splendore di palestre toste e sfiancanti. Per amori ficcanti!

Queste donne so’ proprio tante…

Caviglie lisciamente sottili a prolungamento… di piedini smaltati con dolcezza e la levità venosa di cosce depilate con rasoi avvolgentemente elettrici si stagliano nel panorama glabro d’un mondo vano e avaro.

Evviva Vitali Alvaro!

Qui sembro il mitico Giuseppe Simone…

Uomini impettiti, effeminati in vanità offerte al ludibrio carnale di occhi ingordi delle sconce carnalità invereconde, parimenti a queste donne apparentemente impeccabili, inappuntabilmente c’elargiscono sorrisi di finta felicità. Ove la serenità smodata, vivandata, sputtanata pare il motto pronunciato dalla mono-espressività robotica dei loro (al)lineamenti affilati. Ché vorrebbero essere raffinati e invece pacchianamente sono soltanto leziosi e affettati. Come prosciutto servito in macelleria dal garzone da cui loro si riforniscono, mangiando a sbafo sulla sua dignità poiché gli urlano che non deve farsi il fegato amaro se è sfilacciato e sfigato mentre loro divorano costolette di maiale e mortadelle magrissime come i loro addominali piattissimi. Ma soprattutto come i loro cervelli prosciugati da deficientissimi.

Essi vivono… si fotografano bellamente e imbellettati assieme a compagnie che sembra che si divertano un casino, gironzandolo in spiagge caraibiche e città straniere ove le guglie gotiche stonano dinanzi a tanto barocchismo volgare da cubiste intonate alle discoteche dell’allegria mortifera.

Ecco, tutto questo prologo, quest’arrabbiato, screanzato, urlato preambolo incazzato da uomo di/a voi scazzato, m’è servito a introduzione di un discorso esegetico-cinematografico ancora più infoiato e sbandierato. Sì, quest’enorme, destrorso, distorsivo paese dei balocchi nasconde invero, ha ragione Vittorino Andreoli, insanabili disagi psicologi al cui confronto il morbo virale-antivitale, da evitare ed evirare, de L’ombra dello scorpione è solo una macchia d’olio sulla gamma delle vostre foll(i)e camuffate da ilarità spedita a tutta velocità, come un buco nella gomma pneumatica di una station wagon nel deserto dei vostri buonismi da film per famiglie di risma.

Che significa quello che ho appena scritto? Un cazzo. Non significa nulla, è un lessicale, forse dislessico, epilettico e oserei dire ellittico divertissement, un calembour quasi identico al vostro sterile carnevale di burle e bulli, di pupe e poppe.

Siamo sprofondati nell’idiozia più profonda. Immonda!

Mi auguro di non sbagliare nel credere che il Joker con Phoenix sarà un tonitruante pugno allo stomaco scagliato veementemente contro questa società all’apparenza intonsa, invero sbagliata e stronza. Una società che è una puttanata mille volte più oscena della miglior puntata platinata di Beautiful. Un’enorme, interminabile cagata.

Altro che società progressista e liberale.

No, io non credo al consumismo ma neppure al comunismo e non sono iscritto al Partito Radicale.

È tutto uno schifo, diciamocela.

Vittorio Feltri parla da nababbo ma sembra una scimmia, una mummia, Salvini onestamente è spuntato dall’utero di Nonna Papera, Salvini è un down sovrappeso.

Sì, aveva ragione Totò. Salvini non può essere un onorevole.

È un ignorante e si deve informare riguardo al fatto che, nel suo DNA da decerebrato, vi è una terza copia del Cromosoma 21. Anche la seconda copia di Elisa Isoardi. Sì, visto che non riesce più a scoparsela, quest’uomo lardo ha chiamato Robert De Niro di Godsend. Elisa l’ha rigenerata in vitro.

O forse l’ha ricreata come Kenneth Branagh del suo Frankenstein. L’è venuta fuori un mostro come Helena Bonham Carter nel finale.

Ogni giorno, Salvini clona troiate a tutt’andare. E la gente abbocca a questo panzerotto deforme e mal sfornato. Sì, Salvini è un panzerotto. Non lo sapevate?

Se andate a Ferrandina, cittadina lucana ove i panzerotti vanno forte, sopra ogni panzerotto scaduto, i baristi, certamente meno bari di lui, ed evviva anche Lecce, mettono sopra Matteo la scritta:

svendiamo di saldino per pochi soldini un Salvini. L’involucro è delizioso ma la sua panza, soprattutto mentale, è solo formata da mozzarella filante da povero cazzone puttaneggiante.

Dopo aver deglutito Salvini, salvatevi.

Pensate alla salute, salvemiei burini.

Abbasso i tortelloni come Salvini, uomo vomitevole peggio del burro con l’ammuffita salvia.

A proposito di cibi stomachevoli e di ricette culinarie, adesso Vittorio Sgarbi, anziché recensire un’opera pittorica, gira video per il suo canale YouTube ove sta a capotavola nelle trattorie degli agriturismi, celebrando il ragù.

Viaggia per tutta Italia. Da Palermo a Siracusa, da Torino e Domodossola, lui dice che nessuno adesso potrà più dargli addosso. Poiché è in pensione e non ha da chiedere scusa alla Chiesa e a chicchessia.

Dunque, scoreggia ignominiosi escrementi ideologici, stando seduto sul cesso. Ma soprattutto continuando a stare a tutti sul cazzo.

I critici cinematografici invece non sono critici dell’unica cosa che dovrebbero (ri)guardare con oculatezza e maggiore oggettività: la loro vita.

Sono passatisti, esaltano solamente il Cinema di quarant’anni fa visto che, in effetti, Quel pomeriggio di un giorno da cani è una spanna sopra l’episodio 2 di Black Mirror 5Un mondo perfetto rimane sempre imbattibile e ogni speranza di rinascita, in questa società marcia che non perdona ed è diabolica nel perseverare dell’ancora ottusamente errare e commettere orrori devastanti, si rivela puntualmente un’infinita utopia marcescente contro cui non può niente nemmeno la più sofisticata scienza. Figurati, scema.

Sì, ve ne siete accorti? Il Cinema e le serie tv contemporanee sono quasi tutte incentrate sui problemi di anoressia, bulimia, sulle psicosi, sulle depressioni galoppanti di un mondo che, a prima vis(i)ta, pare che vada a gonfie vele e invece è scoppiato da un pezzo. Un mondo pazzo di pupazzi.

Quindi, non voglio sembrare Adriano Celentano. Ma tutta questa contentezza io non la vedo. Pregherò per te e per voi.

Si rimane circoncisi, scusate, volevo dire circoscritti nella canzonetta, nella retorica da mezze calzette, nel populismo d’accatto(ni). Oppure, di contraltare, nell’idolatria di quell’altro ritardato di Harmony Korine col suo The Beach Bum.

Ad Harmony Korine preferirò sempre l’intramontabile Trettré, trio comico che dinanzi a questo Harmony e ai romanzetti rosa, dirimpetto a tale suo film falsamente scandaloso e hipster, avrebbe(ro) detto: a me me pare ’na strunzata.

 

Sì, anni e ani di evoluzione ma è oramai Estate e siamo comunque sempre (im)mobili alle galline che sculettano in bikini a Gabicce, allo zoo scimmiesco di bombastiche cretin(at)e televisive ove le bagasce, da prendere a colpi di robusta ascia, mettono in mostra solo le bocce per una società dolciastra da miele di acacia. I ragazzi bocciati si tirano su, segandosi da soli, marinando ancora.

I maniaci sessuali son sempre a caccia.

La donna, laureata al Politecnico di Milano con super specializzazione in trigonometria spaziale della sua figa galattica, ecco che dimentica ogni Enrico Fermi ed esibisce il perizoma per maschi come Christian De Sica e Vieri, detto Bobo che tutte le bomba, che non sanno chi sia Peter Weller de Il pasto nudo e, spingendo a torso nudo e pet(t)o in fuori, cantano:

sotto ’o sole la pelle brucc’

Beach on the Beach

quante signorine very nice

fanno uscire pazzi tutti i boys

Con Sabrina Salerno che è in mutande, no, immutabilmente bona.

No, non è cambiato nulla.

Bruce Springsteen rimane la migliore rockstar di tutti i tempi, Clint Eastwood il più grande e tua madre la solita esaltata che, dopo cinquemila libri filosofici, non se l’incula nessuno ma continua a spacciarsi per donna superiore che ha insegnato alle superiori e che tutti vuole trombare. Ah, per forza, visto che è più racchia della signorina Silvani, l’ha buttata sulla cultura della minchia.

Ho detto tutto.

La vita è una dura avventura. Lo sa bene il pornoattore Bruce Venture.

Marco Montemagno magna e straparla, dicendo ai disoccupati che devono quanto prima inventarsi un lavoro. Lui l’ha fatto.

Certo, non lavora e i poveretti lo riempiono di soldi, credendo ai suoi consigli per l’acquisto del suo libro.

Il panzuto youtuber lambrenedettoxvi urla allo stesso mo(n)do che il lavoro è soltanto sfruttamento. E con le migliaia di visualizzazioni, ottenute grazie ai clic dei miserabili, mette nel suo canale lo sfondo principesco dei castelli della Loira.

Mentre Beppe Grillo rimane la versione clownesca e fake di Linda Hamilton di Terminator 2- Il giorno del giudizio.

Sostiene che i robot sostituiranno gli uomini e quindi la gente non sarà più costretta, appunto, a lavorare.

Ma si fa scarrozzare con la Mercedes.

Ho detto tutto.

Io sono cambiato, voi no.

Che continuate a guardarmi così…

Alla prossima smorfia compassionevole, coglione, ti sparo nelle palle.

 

di Stefano Falotico
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Di Joker al mondo ne esiste solo uno, lui è il più grande anche quando recita la parte del demente


24 May

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Eh già, hanno veramente rotto quelle persone che si credono intelligenti e si ritirano da ogni confronto, che offendono senza chiedere scusa e vogliono sempre avere ragione.

Sia sul Cinema che sulle persone, sulla vita e sull’arte.

Strucchiamoli un po’.

La Palma d’oro di Cannes quest’anno va alla superbia dell’italico uomo moderato, elitario ma radicalchic. Soprattutto nei confronti della sua immagine allo specchio

Sì, in radio impazza ancora una volta quella cornacchia di Francesco Gabbani. Uno che vorrebbe fare il Daniele Silvestri di turno. Nella sua nuova canzone, opera magna dei poveri ma soprattutto dei magnaccia, canta codesta strofa come una scrofa:

La marjuana puritana non funziona

Promette poi non fa

Io per partito preso non son più partito

Ci credi che non credo se non ficco il dito?

Indubbiamente, quest’uomo di Carrara, che ha vinto Sanremo con Occidentali’s Karma, ama le assonanze soprattutto del suo ciuffo di banana, ben allineato alle doppie punte della sua voce gracchiante e stonata.

La marjuana puritana cosa sarebbe? Quella che si fumano tipi alla Sean Penn di Carlito’s Way? Cioè personaggi loschissimi ma con una maschera impeccabile da avvocato del diavolo?

Io per partito preso non son più partito invece è un’anafora sui generis di questo degenerato, debosciato, decerebrato, dunque cerebroleso, sinonimi e variazioni sul tema esegetico di costui che potrebbe sembrare un participio passato della sua musica inclassificabile, dunque non collocabile in nessuno spazio tempo delle sue tempie, o è piuttosto è un prefissoide di un cantante che vorrebbe essere ellenico ed eclettico e invece ama essere solo ellittico?

Non vi fissate con questo Francesco. Questo qui è un esaltato, meglio Lucio Battisti…

Francesca non ha mai chiesto di più

Chi sta sbagliando son certo sei tu

Francesca non ha mai chiesto di più

Perché lei vive per me

Gabbani invece campa per gabbare gli uomini che si comprano i suoi dischi e per far sì che il suo gabbiano venga… fra le gambe ingabbiato da donne gabbianelle che se lo girano.

Come diceva Totò dinanzi a personaggi del genere… in galera ti mando.

Sì, al Gabbani preferisco i gabbiani. Al rumore del mare, un peto nell’acqua di un oceano di notte quando la gente s’addorme e il tempo delle mie memorie fa a botte con Jung e Freud. Sognando fra le stelle non una stellina di Hollywood, bensì una giornata seguente con qualche normale donnina.

Scindo io me stesso e il mio medesimo sesso alle origini della mia scimmia ridens, sapendo che la società occidentale è cosmogonica, innanzitutto tragicomica come la pellicola Tree of Life o come Hidden Life di destino filmografico d’un Terrence illuminato, soltanto forse bucolico o involontariamente ridicolo?

Ah, capisco, eremitico. Probabilmente anche rincoglionito.

I critici cosiddetti moderni fanno bene o male a stroncare il metafisico Malick e invece ad apprezzare le super fighe dei film con De Sica? Una questione anale, no, annale su cui pendo dalle vostre labbra. Ditemi voi. Imboccatemi.

C’era una volta a Hollywood è il nono film di Tarantino. Per alcuni è bruttissimo, per altri è un capolavoro.

Molta gente in Italia vuole sempre avere ragione, spacciandosi per intellettuale. Invero, questa si chiama superbia e arroganza. E, più che pensatori liberi, mi sembrano spocchiosi come Vittorio Sgarbi.

Uno che ebbe il culo di avere il culo di diventare famoso come il paroliere Gabbani oppure semplicemente quello di Casalegno Elenoire?

Sì, me lo vedo Sgarbi che ora, rimpiangendo quella Venere di Botticelli, dopo tanti suoi video da bottana sul suo canale YouTube, medita psicologicamente come il corvo gabbiano, no, Gabbani, oppure come quello di Edgar Allan Poe? Sì, adesso Sgarbi è come De Niro di Nonno scatenato che, per corteggiare le donne giovani come Aubrey Plaza, cita Lenore nei suoi discorsi in piazza e si trucca il viso alla Brandon Lee di The Crow o alla Mickey Rourke dei salotti televisivi per far colpo su una starlette come Angie Everhart di Another 9 ½ Weeks.

Secondo me, Sgarbi vuole mettere il becco su tutti ma non ne imbrocca più una. Sono imbeccate barocche che al massimo andranno bene a qualche brocca. Sì, di vino…

Sì, Sgarbi è un uomo sgarbato soprattutto verso sé stesso. Perché si reputa il migliore critico d’Arte della storia, invero non sa neanche farsi l’autoritratto. Sì, in Italia sono tutti critici dopo che hanno visto tre film. Anche dopo che ne hanno visti tre milioni ma non ne hanno capito uno perché, avendo miliardi, sono a Cannes e, fra parties e puttan(at)e varie, danno da ubriachi i voti da 1 a 10, dimenticando che la vita non è un Decalogo di Krzysztof Kieślowski, ma scordando soprattutto le valigie di cocaina nella stanza d’albergo ove l’acclamato Pierfrancesco Favino sta scopando le loro donne da vero Traditore.

Io vi avevo avvertito.

Amo l’ipocondria, dormirmela.

Ma se fate gli stronzi, divento il miglior Joker di tutti i tempi.

Sì, ho rivisto Will Hunting.

Ve l’ho raccontata questa?

Io assomiglio molto a questo Matt Damon, demone indubbiamente un po’ matto.

Lei stava con me perché era affascinata dalla mia mente:

– Sai, mi attiri perché vorrei scoprire come funziona la tua mente.

– Tu invece, donna, mi tiri perché vorrei sapere come ti funziona qualcos’altro.

 

Sì, gli opposti si attraggono.

Per questa mia misantropia, misoginia conclamata, sono un caprone, farò la fine di Al Capone o di Truman Capote? E mi cappotterò? Non lo so.

E ricordate: la vita è come il film di The Doubt. Quando pensi che sia stato il prete a farla sporca, forse è stata semplicemente la finta suora…

Quando pensi di avere incontrato un coglione, cioè il sottoscritto, hai appena invece incontrato chi ti fa ora davvero paura. Voi continuate a impalmarvi. A imbalsamarvi. Sì, giudicate con troppa severità i film e le persone e avete perduto il dono burlesco dell’autoironia. Datevi al burlesque.

Il mondo, vedete, si divide in due categorie. Chi a forza di abbozzare va giù e chi, a forza di provocare, trova un pagliaccio migliore di lui.

– Bravo, mi stupisci sempre, complimenti. Sei imprevedibile.

– No, non sono imprevedibile. Io ho sempre ragione. È diverso.

– Sì, infatti. Più che chiamarsi mentalità elastica, si chiama superbia.

– Ma che cazzo dici, povero idiota? La superbia è credere di avere ragione. Avere ragione significa essere superiore a tutti.

– Hai ragione. Sono stato impreciso. Non soffri di superbia, bensì di delirio d’onnipotenza. Oh, non prendertela, si scherza, eh.

– Io no.

– Allora confermo la prima. Sei superbo.

– Ora ti distruggo! Ti spedisco in manicomio!

– Siamo sicuri? Anche su questo avrai ragione?

Guarda, abbozziamola qui. Non voglio farti male. Poi, sai, se per crisi psicotiche finisci sedato come un cavallo e a Ottobre non potrai vedere con occhi lucidi il Joker, sarà perché avrai perso lucidità.

Andiamo avanti?phoenix joker

di Stefano Falotico

La cattedrale di Notre-Dame si ricostruirà, abbiate fede, se invece venisse bruciato Taxi Driver? Addio anche a Ronin, chiamate Ombra di Fuoco assassino


16 Apr

notredame

Sì, Vittorio Sgarbi ha calmato gli animi. Son altre le tragedie che dovrebbero allarmarci. Molte parti della cattedrale andata in fiamme saranno ricostruite e restaurate.

È una chiesa molto antica ma al contempo abbastanza contemporanea.

Quindi, tutto questo fervore, quest’accaloramento va subito spento da Kurt Russell di Backdraft.

Vero pompiere che si accende come un fuoco quando subisce uno sgarbo. Diciamo che è un uomo di viva combustione. Energico, possente, che dà heat anche a Robert De Niro. Due che non sono mai spompati. Semmai…

Bob, un’ombra nella notte. Che, in Taxi Driver, s’immerge fra i diseredati come un Victor Hugo ante litteram– Ma alla sua sibilla Cybill non regala uno smeraldo. Non ha i soldi per donarle una vita da favola.

Ah, che perla, Taxi Driver.

Bensì Travis/Bob la conduce in un cinema porno in mezzo alla fauna peggiore del sottobosco metropolitano d’una New Tork infernale.

Un poeta dell’underground, un “gobbo” in mezzo a persone apparentemente più alte di lui, forse un Quasimodo, anche Salvatore.

Un esteta dell’ermetismo di pallida ipocondria della luna come uno dei migliori miei libri.

Taxi Driver, film immortale del quale dovete assolutamente avere tutti voi, sì, una copia deluxe.

Così come Ronin.

Sì, Ronin è ambientato a Parigi? Direi proprio di sì.

Placate dunque il dolore dei parigini, dando loro un bacio Perugina come le labbra dolci di Natasha McElhone.

Sì, a parte gli scherzi.

È un incendio rimediabile.

Decisamente peggio è quando vi riducete come Nerone. E, odiando il mondo, solo perché una Jennifer Jason Leigh da quattro soldi non vi si fila, diventate dei piromani come Donald Sutherland.

Pazzi irrecuperabili.

Dunque, spengiamo subito i bollenti spiriti. Ma quale gioventù bruciata!

Quindi, quando qualche stronzo vi vorrebbe far credere che la vostra vita è oramai disperatamente un’Apocalypse Now da The End di Jim Morrison, voi ballate attorno a tale malfattore con movenze da Re Lucertola.

Con sottile dileggio, cantategli poi questa:

backdraft de niro

 

di Stefano Falotico

Quando litigo con Amy Adams, divento Marlon Brando e Al Pacino, super video


03 Mar

Amy+Adams+BAFTA+Los+Angeles+Tea+Party+Arrivals+ifg3d4WSJ5jl

Sì, sono sposato ad Amy Adams. Non lo sapete? Insomma, mi avevate preso per anni per uno della Famiglia Addams e invece guarda un po’ con che pezzo di figa esagerata mi sono maritato.

Sì, ma non pensate che Amy sia poi tutto questo spasso.

Ieri, ad esempio, stavo riguardando il mio libro in inglese su Carpenter. Saranno state le undici di sera.

Al che lei, dopo essersi smanettata da sola, bruciando a letto di preliminari da chi fa da sé fa per tre, ha bussato violentemente alla porta del mio studio, provocandomi a man bassa, appunto.

– Hai finito? Sono lì da due ore con le mani in mano… sai, stasera avrei un certo languorino e vorrei che tu mi fossi fighter. Avvinghiami, picchiami pure, sculacciami. Lascia stare questa traduzione pesante, siimi pressante. Ti do solo altri cinque minuti. Intanto, mi svesto. Ti sta entrando, a forza di amare Carpenter, troppa fog nel cervello e, se non ti dai una mossa, mi sa che mi scoperò Lo Pan… insomma, o mi sbatti presto con foga oppure rimarrò sempre una donna alla finestra. Razza di paralitico James Stewart. La verità è che sei solo un guardone come Hitchcock!

– Va bene, accetto le offese e i tuoi improperi. Ti perdono. Mi sto elevando nella metafisica di John. Scusami, cara. Fra cinque minuti non posso, però. Mi mancano ancora venti pagine e devo farle adesso. Per fare te, posso aspettare. Verso mezzanotte, direi che avrò finito e potrò leccartela se dio vuole.

– Nooo! – urlò la Adams, inferocita da questo chiederle di aspettare… – Non posso aspettare cinque minuti di più. Non ti sopporto davvero. Sei una merda! Che vuoi che mi faccia suora come ne Il dubbio? Farabutto. E sai che ti dico? Sì, te lo dico. Fottiti! Ieri sera, quando tu non c’eri, mi sono scopata Christian Bale. È un trasformista-camaleontico. Ha cambiato posizione, sì, tutte le posizioni ogni tre secondi e io ho perso dei chili mentre lui ingrassava, no, lo ingrossavo a tutto gas. Quindi, fallito, prenditi i tuoi libri e ficcateli dove dico io.

 

E a questo punto partì lo show.

Fra il Pacino iper-geloso di Scarface, il De Niro di Toro scatenato, Marlon Brando di Un tram che si chiama desiderio, perfino Sgarbi con le sue “invettive” storiche, poco artistiche…

Ecco la scenetta!

La povera Amy, annichilita, stordita, sconvolta da quest’attacco maschilista sfrontato, dalla mia ira folle da Joaquin Phoenix di The Master, capì che gli alieni di Arrival sono meglio degli uomini.

Gli uomini e le donne sono soltanto Animali notturni abbastanza schifosi, litigiosi, perniciosi e permalosi.

Insomma, meglio il Falotico.

Uno che delle vostre crisi da gelosi, da uomini ingordi, da donne golose, preferisce la sua pelle rosa e intonsa.

Un uomo che, per avere il coraggio di compiere una scelta così radicale, fuori giustamente dal normale, deve avere du’ palle che farebbero impazzire Amy Adams anche solo ad annusarle da lontano.

E invece vaffanculo! Bagascia, baldracca!

Un uomo in canottiera, nera, dal carisma brandiano.

 

di Stefano Falotico

Gli esteti sono peggiori delle estetiste


19 Mar

02031423Fidatevi, se c’è una categoria di persone da cui dovete diffidare sono le estetiste. L’estetista è specializzato/ nella cosmesi, nella cura soprattutto del viso, tralasciando le loro “cure” massaggianti su cui avrebbero da obiettare molte cinesine… sì, lanterne rosse…

Sì, prendono una donna e la conciano per le feste. Se prima quella donna aveva il naso troppo lungo e pronunciato, ecco che gliel’accorciano in maniera impresentabile, praticamente glielo schiacciano e non di distingue più la cartilagine dal resto del lifting, sì, perché nel frattempo le guance son state sgonfiate, quelle belle guanciotte alla Sabrina Ferilli, donna cresciuta nella Roma più ciociara e al pomodoro, che t’invoglia a trombarla alla puttanesca, son state stirate, hanno “rattoppato” le rughe attaccandoci pelle di culo, e la faccia della signora ha assunto un’espressione di cazzo. Sì, diciamocela, molte donne si rifanno perché hanno capito che, così come son fatte, non se le fa più nessuno. Allora, così fan tutte… e abbiamo il chirurgo plastico di Brazil. L’unico che le caga perché vien ben pagato. Sì, egli disfa i visi putrescenti rendendoli ancor più putridi, macellando ogni imperfezione bellissima nell’appiattimento epidermico più osceno.

Ma, nonostante queste donne facciano schifo, la moda “facciale” non passa mai. E sempre più donne, entrate in menopausa, vanno dall’estetista. Lavoro che, secondo me, andrebbe perseguito penalmente, è un crimine contro il detto il mondo è bello perché vario.

Sì, queste donne, illudendosi di ringiovanire, vengono del tutto avariate.

Ma, fidatevi, alcuni critici di Arte e di Cinema sono peggiori delle estetiste. Soffrendo d’incurabili disturbi di personalità, essendo malati di solipsismo radicato e reiterato ai confini della legalità, amano solo i film che piacciono a loro, disdegnandosi tutto il resto, snobbandolo e sbuffando.

Al che, ecco i fanatici di Nolan, persone che s’incantano per le geometrie “aero-spaziali” visive del nostro illusionista, e dei contenuti non gliene può fregar di meno. Amano questi giocattoli stroboscopici, caleidoscopici e si lustran gli occhi dinanzi a tanta plastica “meraviglia”.

Come quelli, per fortuna pochi, che adorano Zack Snyder. Perché ha inquadrato il culo di Gal Gadot da una prospettiva simmetrica all’antipatia che questa donna trasmette, diluendo il tutto nel volto da burino di un Ben Affleck sovrappeso. “Vero” Cinema artefatto. Ma come? Non avevi scritto che la Gadot è figa? Certo. Ma sempre troia rimane.

Sì, ci sono i critici alla Sgarbi, uno che per leccare il culo ai siciliani, essendo in quella regione assessore, cita i passi del Gattopardo. Ma, secondo me, oramai non sa più distinguere un capolavoro da un dipinto di frutta e verdura con la banana della sua zucca vuota. Sì, Vittorio, dopo morto, sarà ricordato in modo cimiteriale con una “foto segnaletica” sulla lapide, eseguita dai grillini, e il suo corpo verrà sbandierato al Campidoglio con tutti i 5 Stelle osannanti la sua capra così ben “recensita”.

Abbiamo poi i fanatici di Sylvester Stallone. Sì, l’emblema dell’uomo che, nonostante lo prenda sempre in quel posto, alla fine vince. E che vince vorrei sapere? Di aver fatto il fascistone che ha preso a pugni dei fascisti peggiori del suo proletario sindacalista che campa di muscoli, e che martella, martoria e falcia chiunque gli capiti a tiro? Sveglia, Stallone ha sempre amato i soldi, è più borghese lui di De Laurentiis.

Ha vinto, Adriana, ha vinto! Auguri e figli maschi!

Poi ci sono quelli che sono “elevati” ma adorano le pornoattrici. Sì, perché sono sacerdotesse del piacere, sono poetesse del godimento. E ben venga(no). Sognano di scoparsele di brutto ma, secondo me, anche se dovessero davvero scoparsele, capirebbero che quelle prendono trenta uccelloni a notte e vomiterebbero dal disgusto per sé stessi. Ma, comunque, si sarebbero tolti il voglino. Ah, sai che bellezza!

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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