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OSCAR 2021 – Le mie previsioni definitive & un cortometraggio, forse medio forse grande in senso (a)lato, mistico e metafisico


24 Apr

Ebbene, domani notte si terranno consuetamente (per modo di dire, essendo stati posticipati a fine Aprile) gli Oscar.
Manifestazione bistrattata dai soliti snob, e oltremodo, di contraltare osannata e venerata esageratamente da chi la sopravvaluta.
Trattasi di un un gioco come la vita. Non è vero che sia politicizzata, segue spesso le annate, le tendenze e le mode, questo sì.
A volte vi prende, a volte no. Insomma, si vince o si perde, dipende dalla fortuna, chiamatelo/a colpo di culo, dalla bravura e da tutta una serie di fattori, appunto, fortunosi o fortuiti.
Ecco, io credo che Nomadland vincerà quasi tutto. Perlomeno, centrando e agguantando appieno almeno 4 statuette su 6 nomination.
Ovvero Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Montaggio e migliore sceneggiatura originale. Quattro Oscar dunque a Chloé Zhao (eh sì, controllate).
E la McDormand? Secondo me ce la farà.
Invece, riuscirà Anthony Hopkins a battere il favoritissimo, postumo e dato per certo assoluto, Chadwick Boseman?
Non meritano in verità entrambi. Hopkins, infatti, diede sfoggio di prove migliori e meno artefatte. Boseman è davvero bravo o sarà premiato solo perché è morto? Ecco, il premio se lo godranno i suoi parenti. Essendo io ateo e cinico, penso che Boseman, al massimo, potrà avere una tomba migliore grazie ai soldi dei parenti che, diventando ancora più ricchi dopo la cospicua eredità incasssata, ricostruiranno la sua cripta in maniera dorata. Sono un grande romantico. Penso infatti che i morti meritino soltanto una decorosa sepoltura. Oramai la loro vita è finita, il resto è solamente retorica e parole, appunto, di circostanza.
Mank vincerà un solo Oscar per la scenografia. E chi trionferà nella fotografia?
A me piace molto questo qua ma perderà. Cioè Gary Oldman.

nomadland mank

Di mio, adoro anche Orson Welles. Venero i piani sequenza, i megalomani malinconici, i personaggi che non temono di sfidare il sistema come il leggendario Orson.

Da lunedì, torneremo in zona gialla. Stasera già assistetti a ragazzetti in cerca di ragazzine, a branchi di dementi illusi che il godimento sia un pochino di carne fresca. Invecchieranno, diverranno tristi, diventeranno dei lavoratori onesti, si fa per dire.
Brutti, grassi, traditori degli amici e delle mogli. Sporchi affaristi corrotti, idioti senza capo né coda, speranzosi nelle loro effimere, orribili ambizioni inappagate e ben diverse  (cioè identiche, ah ah, uomini e donne, ah, stessa razza di furboni, ecco la vera par condicio) da quelle delle loro donne che li lasceranno poiché troveranno chi meglio le (ap)pagherà.
E ho detto tutto.
A volte scherzo su Stanley Kubrick, definendolo goliardicamente un imbecille. Di mio, passeggio con aria disinvolta, spesso disagiata, ah ah. Amoreggio con la mia donna. Lei mi ama per quello che sono e non vuole che cambi. Adora il mio essere il feto galleggiante di 2001: Odissea nello spazio, cioè il superuomo di cui parlò Nietzsche.
So che reputerete il seguente cortometraggio forse mediometraggio, eh già, una triste litania senza senso. Mediocrissimo e insensato?
Perché la vita avrebbe senso? Tutti cercano rispetto, tutti si fanno in quattro per farsene cinque.
Tutti pensano di sapere il fatto loro ma in verità vi dico che non conoscono il Falò mio. Per forza, io sono il Falotico.
Gli altri sono dei poveri umani.
Mi spiace per loro. La mia nascita su questo pianeta deve avere turbato molte persone, soprattutto me stesso. Ah ah. E, su questa freddura, vi lascio.
Anzi no, devo realizzare altre cazzate come quella mostratavi sotto. Mah, voi pensate che sia in fondo una cazzata?
A me pare un bel testo letterario, a me pare una bella testa. A me paiono delle buone riprese.
La vostra ripresa, invece, non avverrà mai. Eh sì, vi vedo sul moscio. Mi raccomando, riprendetevi, sì, su Instagram.
Mi riprenderete per il culo?

di Stefano Falotico

 

The Mule, il poster di Eastwood e i miei libri ai posteri da “mulo”


24 Oct

The-Mule-2

Be’, io son sempre stato un mulo. Una persona restia alle regole, ed ecco allora la gente a urlarmi asino, datti una mossa! E invece ho sempre preferito starmene di “traverso”, inseguendo la mia birbante, eastwoodiana poetica. Da uomo delle stelle che, a tarda notte, si alza ed emette una scoreggina che non arrechi disturbo ai vicini. I vicini, dovete sapere, son sempre dormienti anche quando non dormono. Nelle ore diurne, lavorano con forza e vigoria ma il loro cervello, io vi dico, è da una vita spentissimo. Forse, non è mai stato attivato. Un sonno che dura dal momento del loro concepimento, un sonno eterno. E sperano di arrivare alla pensione per riposarsi e dormire del tutto, nella beota vecchiaia più lurida, nella pigrizia mentale più inaudita. Pigliando per il culo i giovani e masticando i fegati lerci della loro pusillanimità.

Io son sempre stato abbastanza, anzi, molto diverso dai miei coetanei. Mentre loro, in “pompe” magne, eran lì, pubescenti, in qualche pub a gozzovigliare triviali, a farselo ciucciare dalle ciucce, io me stavo acquattato, tranquillo e asciutto, come i pannolini Pampers, con la cannuccia in bocca a suggere il vero Cinema poetico di Clint. Sì, ero un grande “poppante”. Un topo brillante, un visionario, diciamocelo, aitante. Tu, invece, quando baci una donna, non esserle alitante. Ma soffiale tutto il tuo cuore con gran calore. Siile ficcante e dentro di lei consenzientemente, leggiadramente v(i)olante come un aliante. Plana su quelle colline e sorvola ogni tettina in maniera spruzzante. Da alcune sarai reputato sprezzante ma l’importante è dar loro del (f)rizzante.

Clint, a mio avviso, è un mito. Gli ho dedicato un libro, un po’ folle nel mio stile, Ghiaccio arcano di romantici occhi, che potrete trovare su lulu.com.

Questa la sinossi, asini…

Un turgido omaggio al Cinema monumentale di Clint Eastwood. Indimenticabili i fotogrammi dei suoi epocali, biblici, titanici capolavori, argentei, plumbei, crepuscolari, plasmati in un magnifico libro autunnale ma potente, che plana nelle sue iridi azzurre e ci abbaglia con classica eleganza. Poetico e intagliato come liquida pietra modellata nel Cuore romantico di Clint. Raffinato, di gran classe.

E la mia saga del Cavaliere, da quello di Alcatraz a quello di Madrid, in vendita sulle migliori librerie online, compreso Amazon-Kindle e IBS.it, trattano di un personaggio che si chiama proprio Clint. In effetti è lui. Come potete vedere nella copertina de Il cavaliere di Madrid.

Un uomo che, con giacchetta di jeans, cammina nei vostri vicoli ciechi e non crede alla superstizione del gatto nero. In quanto uomo “mulo” che se ne fotte con enorme charme. Fregandosene delle vostre maldicenze e dicerie poiché, nella penombra della sua elevatezza, abbisogna solo di un po’ di dolcezza, poi di rudezza e forse anche di sputtanare le schifezze.

Un uomo Falotico. Oggi un po’ zotico, domani patetico, poi fantastico. Un uomo artistico e mai tristemente scolastico. Alcuni mi danno dello psicopatico, del semi-autistico e del nevrotico, altri, quelli che mi amano, mi danno dell’ipnotico.

Mah, di mio, in questi giorni ho la gola a pezzi. Colpa di un brutto raffreddore. E sto prendendo l’antibiotico.

Fratelli, amate il gotico, ché qui si fatica e questa vita “figa” è sempre più caotica.

 

 

di Stefano Falotico

L’anno in cui ero l’uomo inconfutabilmente più bello del mondo, letale mix e incrocio fra Sly Stallone, Johnny Depp, Ray Liotta, Bob De Niro e Bruce Willis più magro, vedere queste foto incredibili


03 Jun

Sì, io sono esperto di mutamenti fisici, mi adatto all’ambiente circostante. Così, se frequento uno dell’alta borghesia medica, inforco gli occhialetti e assumo espressioni composte da uomo che fa la colazione coi biscotti del Mulino Bianco, uomo dolce e carezzevole, posato e tranquillo, e legge trattati sull’impazzimento delle cellule cancerogene, se frequento un meccanico, assumo una faccia da scaricatore di porto, mi faccio crescere la panza da bevitore di birra sfrenato, se incontro una donna che mi piace divento innaturale perché vorrei dirle che voglio scoparla, senza peli sulla lingua, anzi, con moltissimi peli, ma avrei paura che lei mi facesse pelo contro pelo, allora mi presento a lei pelato, per avere un carisma alla Sean Connery. Alle donne piacciono gli uomini con l’alopecia androgenetica, sono convinte che più pelati sono e più siano dei fenomeni a letto. Anche se questa regola “basica” non ha mai funzionato con un mio amico. Perché oltre a essere pelato è anche grasso. E le due cose, sensualmente, non si accordano. E dunque lui non si accorda alle cosce ma continua ad accordare la sua chitarrina per avere un fascino da cantante maledetto. Mah, ce la farà?

Cambio sempre, a volte in peggio, ho spesso bisogno di uno che me le suoni, perché soventemente mi perdo e mi affloscio. Poi mi raddrizzo e metto la testa a posto, cioè sul collo, anche se vorrei mandarvi a fanculo.

Notare il look da casa, canottiera mal stirata su volto tirato in stile Die Hard, tutina Champion da Jean-Claude Van Damme casareccio, appunto, espressioni da Full Metal Jacket, con occhio da “pazzo”, bicipiti affusolati e sguardo penetrante, probabilmente fottuto.

Checché se ne dica, ho sempre avuto il mio perché.



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di Stefano Falotico

A Bologna vive molta gente alla buona e io li rabbonisco, strozzandoli di tortellini!


26 Sep

Maometto, di montagna ferrea e “rampicante” la sua ancestrale energia, smonterà pezzo per pezzo quel pazzo di dar la vita ad andarla in Matt(e)o

Molta gente bigotta, turlupinata dalle “gioie” effimere della bigiotteria, agghindata di retorica, con “oral” sboccar volgare non crede oramai più, se mai credette, ai profeti.
I profeti non sono dei folli, esistono e (s)compaiono tra la folla. E taglian ogni ottuso fallo…

(Parola del Signore, versetto del capitolo intitolato “Vendetta punitiva”, 13 del 79 a cura di Ezechiele il lupo…)

Non credo al buddhismo, perché preferisco cremare la mia magrezza in cremose “dolcezze” aggressive come un cucchiaino che (of)fende il budino. Ai bambini offro delle caramelle e infilo loro in bocca una sigaretta Camel, a torta “Cameo” per rinforzarli col nutrimento “ruvido” del già fortificare i loro polmoni in vista della vita “adulta”.  Le comparse non servono! Meglio subito che aspirino l’amarezza dai retrogusti aciduli, ché non smaltino le labbra nel “burro” di cacao baciante le impudicizie delle più agre ragazzine ad abboccarli. Altrimenti, giunti a trenta, il lor uccello si rimpicciolirà in un ruolo “invisibile”.

Sì, con integerrima (im)moralità, perseguo la vita (dis)innamorata a ludico sfottò rivolto contro la piccola borghesia (s)fottente, fetenti ostinati e dalla testardaggine lenta come le testuggini lumache dei loro odiosi, inutili attestati per approvarsi “superiori” di quel che m’appare sol carta igienica da parati del culo.

Non m’ammal(i)ano con le lor moine, non ammansiscono e non ammainerò la mia indole “diligente” a porger loro una “riverenza” di me rinomato, amante dell’ammattirmi soprattutto di primi matt(in)i quando il Sole levriero si leva a Oriente nel mio ilar pensiero che va fresco nella fierezza fra le giocose ebbrezze dello spensierato insultar tali olezzi.

Sì, “adulti” cafoni soffrono di meteorismo e così evacuano cazzate dallo sfintere per sfinire i “peti” disturbanti dei giovani più a(l)itanti. Ma con me non attacca la flatulenza. Son io che di finezza affino a puntin’ il mio ritorcer loro ogni (r)espi(r)ante mongolfiera della loro mentalità da mongoli. Sono la Muraglia Cinese invincibile e appuntisco i più sottili arnesi nel bucar il loro “pulito” bucato d’an(n)i miei che rubarono.

Io faccio… crollar ogni Muro di Berlino. E v’iberno miei nazisti!

“Soffian” ad aprir bocca su tutto con frasi fatte del luogo comune più “a cul” di pigliar la vita come una stronzata. Specializzati infatti, “in fallo” sempre te(r)so e “orgoglioso”, nell’issare le frivolezze boriose. Ma, dai venti boreali d’una illesa potenza aeroplanante, con “pianezza”, sorvolai fin “lassù” al buchino di tanto lor (s)fiatare.

Pavoni della Bologna “bene”, giullari da Corte Isolani, asmatici di però logorrea che m’induce alle diarree, appunto… fenomenali bugiardi da circo dell’“orrorificio” sempre solipsista agli ombelichi e dunque ai “gioielli” fra tanto cagarle dagli orifizi, regalan alle lor “donne” degli adamantini “omaggi”, cioè pietre del lor cuoricino anaffettivo sol per farle… a fette di maiali dietro il cort(e)o del “rubin(ett)o” che tutte inganna a tracannarle.
Poi, dopo averne preso il sedere e inchiappettate di “(s)caricarle” come degli scarti a “cioccolatine”, tutte prima “scioglienti” e adesso smerdate con “gentile” glassa “fondente”, questi grassoni  ne adescheranno una dal “frigorifero” per “testare” la sua glaciale frigidità a friggerla “impanata”. Quante ne scannano e “scavano”.

Sboccati eppur “laureati” con un bicchierino di vinello e birra che sgorga da ogni por(c)o.

Lor sì che sanno vivere. Eh già “signore”. Questa è la moderna “signoria”.

Ma io, di principesca signorilità, continuo inesausto a sfiancarli.

Li tormento durante le notti loro “calde” nel raffreddar subito quei tanto a me schifosi (ro)venti an(n)ali, angustio le lor case “buie” a movimentare la Luna del mio lupo.

Così, freno i loro spiriti bollenti.

Vado da un bollito e lo marchio, impaurendo ancora la sua calma “piatta” quanto la sua “donna” vacca. Mentre la tromba, e nell’altra stanza sua figlia fa la rumba con un mezzo Rambo tamarro dei poveri, ecco che il suo cazzo “duro” ruzzola sgretolante nell’uscir esterrefatto… dalla cavità di quella di figa sfatta col “visone”, intesa non sol di faccia mostruosa ma specie… di pelliccia non depilata, e “(am)mira” il mio “spaventapassere”.

Indosso il passamontagna e lo “bendo” nell’urlargli senza freni la sua nuda (s)cena da bovaro come quello lercio nel fienile.

Sono il fantasma oscen del palcoscenico. Quando meno se l’aspettano, ecco che il lor amplesso trema di nuovo “(av)venente”.

Contattano telefonicamente un CSM per accusarmi ancora di demenza ma non c’è nessun intervento se non un “bisturi” ficcato alla loro esistenza da chirurghi plastici.

Sì, li torturerò a deformare ogni lor atroce sconcezza, ad agghiacciarli anche quando il lor cam(m)ino sarà, a cantuccio e a cuccia, segregato in cantina come morti viventi arsi.

Ah sì, miei Asinelli… ah ah!

Ciuccerò la lor idiozia da babbei, quindi babb(uin)i, nel rabbuiarli di tante bue.

Sono un bove? No, un “buono”.

E ti butto giù dalla Torre più “alta” del tuo volar “basso”.

 

 

Coltivo l’orto, cari orchi


22 Dec

Ciao, sono sportivo, bello indubbiamente, atletico quando m’alleno e non allento. Sexy, simpatico, cazzaro se “vien” la convenienza dell’eveniente per “svenarlo”.

Scrittore però anche poeta e romanziere, fra le stoviglie della mia mente a far lotta di detersivi e malessere, ipocondria e anaconda sensualmente, di sesso ne vado valoroso nonostante l’orgoglio possa marcir in quest’Italia di marci(a).
Ho marcione… in più, ingrano la quinta e voglio una con la sesta. Eppure, amo la Settima Arte.

Il mio nome è Falotico, lo Stefano che non t’aspetteresti, che di McDonald’s è Duffy Duck di bacon sganasciato ma inaffidabile nonostante indaffarato “innaffi”. All’occorrenza, bibita gassata nel frizzantino a letto, ove riverisco anche la “serva” che non n’è mai, del mio, scevra. Io brandisco lo “scettro” e son spettrale anche quando “lo” vedi.
Ingarbuglio la tua testa e “là”, al buio, s’abbaglia.
Abbaiamo vicino all’abbaino. Non pensiamo alle abbazie, ché la zia prega Padre Pio ma anche lei fu pulcina di gatta che covò.
Nessun mi scoverà, e scoperò.

Insomma, ci stai? Non pretendo molto. Solo qualcosa… in più.

La febbre non passa nonostante le passere.
Ora, contatto il medico, è una donna. E tocca nelle zone ammal(i)ate.
Poi urla “Che schifo!”, perché l’altro paziente è lì che non ha totoianamente pazienza ma è trasfuso nel sangue di Andrea, fumettista defunto bolognese, di fungo atomico per “scoppiarla” anche lui.

Gli sollecita la sala d’attesa, dandogli una mano per il “teso”.
E intanto “sale”.

Poi, mi presenta la “porcella”. Salatissima.
Meglio l’insalata.

“Autobiopic autoptico”, spiritoso e spiritato


19 Sep

Chi sono? Chi siamo? Cosa sogniamo? Sonnolenti? Lentezza? Velocità.
Indietro nel Tempo, viaggio, interruzione. Stop, cazzo no. Va “rifatto”, la frittata è (s)fatta.

Titolo della “biografia”…

Come il “pazzo” Batman mandò a monte la follia del tonto Bane

Sottotitolo, sempre in “grassetto”, essendo la mia vita “in corsivo”.

Se un Batman “nottambulando” va, Bane “canterellando” sarà incatenato

Strane bizzarrie accaddero alla vita del Signor Bruce Wayne che, per “masturbazioni” mentali “omicide” altrui, fu scelto per un “saccheggio” che si rivelò “scrotale” alle “erezioni” di chi non aveva previsto l’eruzione, detta anche esplosa bomba.

Diary di Wayne, “vanitoso” come pretende d’esser tensivo in un Mondo che lo allentò per infantilismi “macchiati” d’ipocrisia “adulta” e “adulterina”, al fine che la sua spontaneità da Principe fosse invasa da “dicerie” per rammollirne l’indole libertaria dell’amore sovrano in questi vostri (di)vani “allietati” solo da chiacchiere da “tanta carne al fuoco” di “frigoriferi” con la minestra, perfino, riscaldata.

Sì, ubicato in Via della Ca’ Bianca di perfezione anche nel numero civico, tre come la Trinità “barrato” nella “ripetizione”, 3/3, “sciaguratamente” nato per scambio di culle al Sant’Orsola di Bologna, detto anche “Policlinico” (infatti è un “Pentagono” di dottorini che, fra un parto cesareo e un’infermiera “aurea” di orecchini e minigonnella, estraggon di “prima tosse” ben augurante e un “benvenuto” di altre “botte”), ricorda che la sua infanzia fu “imboccata” di “croci” e religione, tanto che sua nonna scambiava l’Arcangelo Gabriele per Ezechiele Lupo, mentre attorno a lei, parrucchiera di “bigodini”, i “porcellini” della sua epoca fascista “zuzzurellavano” di “tambur battente” al “suono” dell’Inno di “mammelle”. Che “marcia”. Che marchio!
Sì, criticate la società italiana attuale perché il ragazzo “medio” è disoccupato e sgridate Grillo Beppe perché non “spipacchia” di “Politica” vera. Sempre meglio di Fazio Fabio, uno che invitò Bob De Niro alla sua trasmissione per affiancarlo all’immonda-“visione” di Littizzetto Luciana, detta la Sconsolata della Rai, in un “buttarla” in burla e poco “burro”, molta salvia e tante salviette da irrimediabile “depressa cronica” col “dono” della “sdrammatizzazione umoristica”. Sì, quando l’umore, abbattuto da un volto da strega, di rifiuti non viene “fiutata”, ecco che, al posto dell’arte del “cazzo” amatorio, spunta la cazzata armata di “personalità”. Ma, quando una “donna”, brutta come il debito agli strozzini camorristi, “la” getta a ridere, è sempre meglio delle “bottane”.

Sì, mia nonna di cognome fa David, ma io non son Golia, sebbene frequentai la scuola “alimentare” Sassoli D. “D” sta per “Domodossola“, famosa lettera dell’alfabeto di Mike Bongiorno e delle sue ruote della (s)fortuna con Antonella Elia e Miriana Trevisan quando la sua “vecchiaia” era già più scema di come Umberto Eco aveva “predicato”… verbale.
In due non ne fai mezzo.

In questa “squola” conobbi Trasatto Marco, di origini abruzzesi e fratello amante di Madonna. Il suo consanguineo era già un “figo”, oggi chi lo conosce… Michele?
Al che, fra un Bertoli Pierre, mio compagno di merende (avremo modo di ripescare questo “genio” più avanti nella narrazione) e la maestrina Ortelli, approdai alle medie “Salvo D’Acquisto”, carabiniere morto per la “Patria”.
Il mio primo ricordo “indelebile” fu una “nota” che complicò un po’ la “stima” della mia professoressa d’Inglese, tale Fontana. Suo marito aveva la Mercedes e aveva anche le sue cosce. Sì, stava messo “bene”. Era una a cui del lunch fregava niente. Neppure di Lynch, ma del suo occhio concupiscente “linciante” per esser, dal puberale, “slanciata”. Non vedeva l’ora che squillasse la campanella per far comunella coi gemelli “Longo”. “Spiccicati” e omozigoti. Uno era patito di Ken il Guerriero, l’eunuco “muscoloso” di Hokuto, l’altro l’abbiamo perduto.
Sì, all’epoca ero adorato da varie squinzie. Non so se avete visto le mie foto.
Sì, ho conservato il “fascino” di entrambi i “miti” a cui venni paragonato: Jason Priestley e Luke Perry di “Beverly Hills 90210”.
Sinceramente, ce “lo” possiamo dire? Tutte mi volevano ma preferivo “volare” con quelle di “Non è la RAI”, programma “altamente” culturale ideato dal Boncompagni, pedofilo conclamato che “aiutò” Angiolini Ambra a diventare la “glande” attrice ch’è oggi. Sì, Gianni, detto l'”angioletto”. Come “spronava” lui le vergini a far carriera, “lo” sa di “brutto”. Tutte “benedette”.
Sì, mi filava una certa Laffi Tiziana, adesso sposata proprio al Pierre.
Un anno fa, ho rintracciato Pierre tramite Facebook e ho scoperto che ha “infilato”… la fede alla “Titti”.
Mi ha cancellato dalle amicizie solo perché gli ho detto, come un deerhunter, che è un John Cazale che s’è scelto “una” che avevo già scartato a priori e, a “posteriore”, è sfiorita come una “bocca di rosa”.

Molti mi chiedono perché ho la “fissa” per il Premio Oscar di Toro scatenato.

Ecco, chi conosce la storia n’è ben informato.

Il resto è stato un Re per una notte…

In poche parole, uscii con “Ottimo” e ho oggi 5 libri all’attivo.
Nonostante “tutto”, continuo a credere che la “realtà” sia una minchiata, peggio del minchione Bane.
Che, a forza di prendermi per il culo, ha fatto la “fine” della mazza da baseball di James Remar de I guerrieri…

Un mio “confidente”, preoccupato della mia condizione “mentale”, mi suggerì di cambiar rotta: – Sì, comprendo la tua idiosincrasia e anche il tuo odio. Ma ti disprezzo. Perché non stai dando nulla all’umanità.

Risposta secca: – Meglio di te che “lo” dai alla prima passera che passa.

Io sono leggenda.
Tu no.
Perché non hai avuto la mia vita. E ora vendi di non rompere le palle, altrimenti ti sfondo il cranio. Perartro, hai perso tutti i capelli, e sarà più facile “trivellarlo”.

I famosi connotati. I conati… 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (2012)
  2. Il cacciatore (1978)
  3. Cape Fear. Il promontorio della paura (1991)

Genius-Pop

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