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Non tutte le streghe sono cattive, alcune sono bone e ti stregano, cioè ti (s)fregano


18 Dec

Film Title: Changeling the-witch-TheWitch_R3_1-70-1_rgb

E, con tale sfregamento, arriva la fregatura.

Nel mio palazzo, vivono molte streghe. Sì, il mio palazzo è come la magione di Suspiria. Un covo di donne di malaffare che, alle riunioni condominiali, sbraitano e urlano, delle dannate che vogliono sempre riparare l’ascensore che non va giù perché i loro rispettivi mariti non le tirano su.

E fanno spendere un patrimonio alla mia famiglia. Mia madre soffre di cuore e sta assumendo il cortisone per fronteggiare una strana allergia di origine ancora sconosciuta. Ha girato tutti i medici di Bologna ma nessuno di questi è riuscito a capire di cosa soffra. I medici intascano i soldi, fan la bella vita e mia madre sta male.

Detto ciò, stamattina, stavo prendendo appunto l’ascensore. Ero convinto di averlo chiamato io. Cosicché, quando è arrivato al piano in cui abito, ovvero il quarto, mi son pigliato una capocciata tremenda perché, mentre stavo per aprirlo, la vicina di casa ha aperto a sua volta la sua porta con irruenza.

Sì, una situazione simile a Manuale d’am3re ove Carlo Verdone fa il suo primo incontro cinematografico, davvero particolare, con Bob De Niro. E Bob, in un italiano pessimo da storico Adrian, gli chiede scusa in modo impacciato.

La mia vicina di casa, invece, nonostante mi abbia frantumato mezzo cranio, se n’è sbattuta e ha solo sussurrato: – Stefano, sta’ attento! Sei sempre sbadato.

– Non mi assiste? Ho la zucca mezza spaccata.

– No, devo andare a tagliare le zucchine.

 

Questa mia vicina di casa, quand’ero piccolo, mi faceva da balia. I miei genitori erano spesso assenti per lavoro e così, dopo che rincasavo dalla scuola media, lei mi ospitava nel suo appartamento, mi preparava il pranzo e poi lasciava che mi accomiatassi.

Rompeva sempre il cazzo. Mia madre tornava dal lavoro verso le quattro del pomeriggio, mio padre verso le sette di sera.

Io iniziavo a studiare e far i compiti verso le tre. Ma, fra il pranzo della mia vicina e gli oneri scolastici, mi masturbavo sulle ragazze di Non è la Rai. Ambra Angiolini mi stava sui coglioni e non mi stimolava alcuna erezione. Anzi, mi ammosciava. Ma ero un patito di Cristina Quaranta.

Immaginate. Ero in pieno fermento post-puberale e questa topona, che ballava mezza discinta, mi turbava non poco. Poi, sarebbe diventata una delle vallette di Striscia la notizia.

Adesso è andata ma questa Quaranta, ve lo posso dire, me la volevo sbattere a novanta. Grande, suprema gnocca devastante.

L’ho rivista ieri su Instagram. Uhm, il tempo passa ma rimane un’ottima passera. Eppure la sua bellezza, prima o poi, passerà e anche Cristina diventerà una strega e mangerà uva passa.

Il primo mutamento è già avvenuto. Tanti anni fa, in quegli anni miei in cui la bramavo e lo elevavo, no, la elevavo a mio sogno erotico, era molto acqua e sapone. Adesso, si smalta le unghie di colore purpureo da Cappuccetto Rosso. Ah no, era Biancaneve. Comunque, ho detto tutto.

Fra dieci anni, diverrà un’educatrice come la Montessori, insegnerà alle scuole materne, chiamando i bambini oh, miei tesori, cucinerà le torte di mele e potremo dire addio alla sua patonza succulenta e fragrante, morbida e stuzzicante.

Quindi, una volta raggiunti i sessant’anni, dopo esser stata distrutta dalla menopausa, con la faccia rugosa e raggrinzita, si ritirerà a vita privata nel bosco, scrivendo le sue memorie in una fiaba nerissima…

 

«C’era una volta una donna invidiata a morte dalle altre perché una figa della madonna. Le altre si facevano il culo per migliorare la loro condizione sociale da secchione frustratissime e invece io donavo i miei frutti di bosco a tutti che mi mantenevano nel far un cazzo, anzi, facendomene in quantità industriale.

Ah, quanto miele…

Adesso, sto qui, fa freddo, l’inverno si fa rigido e duro. Davanti a questo caminetto, rimembro tutti quei dolci, sghiacciati membri che davvero mi scaldavano e mi rendevano la loro “principessa sul pisello”. Io non amavo la musica arrabbiata, non avevo di che dolermi, adoravo Cristina D’Avena.

La mia vita, sì, è stata una favola piena di fave.

Ah, ero proprio una frittella, ora mangio il pesce fritto».

 

Sì, non tutte le streghe sono delle racchie pazzesche. Coi porri sul naso. Alcune sono come la Quaranta e come Sarah Stephens di The Witch.

Sì, sono un maschio di sano testosterone e molte donne, non potendomi avere, mi hanno fatto… molte fatture.

Di mio, oggi devo andare dal fattorino e pagargli pure la fattura. Ah, la vita è una fattoria di animali!

Così è.

E che c’entra la mia vicina di casa?

Lei mi definì e definisce un cazzone.

Sì, aveva le chiavi di casa perché gliele aveva date mia madre. Mia madre voleva che la vicina mi controllasse.

E la mia vicina, non accorgendomi io che fosse entrata di soppiatto, mi beccò nel momento topico in cui venni sulla super topa della Quaranta.

E gridò: – Cazzo, che cazzo!

 

Ah ah.

Bene, ora finiamola di farci le seghe e facciamo i seri.

"Beowulf" (2007) Photo Credit: Warner Bros.

“Beowulf” (2007)
Photo Credit: Warner Bros.

Mal_vola-1 cristinaquaranta 1541681207932.jpg--cristina_quaranta__ve_la_ricordate__che_fine_ha_fatto_la_piu_sexy_della_storia_di_striscia_la_notizia___guarda Film Title: The Changeling

 

di Stefano Falotico

 

La vita è un frigorifero, ed è giusto che si mantenga fredda


28 Nov

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In questi giorni, mia madre si lagna perché il frigorifero è rotto e le cibarie si riscaldano nel buco dell’ozono di un Sole invero pallido che, in quest’autunno d’ultime foglie, scivola dolcemente annoiato sul Pasto Nudo dell’umanità.

Sì, che dubbio amletico “rilevante” quello di mia madre. E per tutto il giorno è preoccupata se scegliere un Indesit o un No Frost. Ma non sa su quale frigo optare perché uno è più conveniente e capiente ma ha un colore che stona col resto degli elettrodomestici, mentre l’altro è meno spazioso ma s’intona di più con l’arredamento rustico della cucina. Sì, come diceva Kevin Costner de Gli intoccabili, c’è una parte di mondo che si preoccupa del colore della cucina, appunto.

Sì, le donne son sempre casalinghe anche quando svolgono lavori “emancipati” che le imp(r)egnano a far le insegnanti. Sì, mia madre insegnava e io ho sempre aspramente criticato questa professione. Metodica, noiosa, ove per tutto l’anno s’inculcano, in quei ragazzi così vitali, programmi “educativi” ammorbanti, (s)fatti d’induzioni da imparare a memoria, e li si redarguisce, li si depista dalle loro vere, spassionate, appassionatissime potenzialità, indirizzandoli a un buon senso “raddrizzante” che possa (de)formarli come uomini. Uomini che diverranno appunto burocratici (f)rizzanti e s’imborghesiranno dietro logiche convenzionali solo al tirar a campare, prosciugando quelli che erano i sogni per cui erano (in)nati. Hanno da cambiare i pannolini solo ai loro neonati…

Sì, ho visto le migliori menti della mia generazione scivolare nella demenza di massa. Una volta che acquisirono le “credenziali” per attestare una presunta superiorità intellettuale, si avvelenarono di conformismo tristemente adatt(at)o al mondo squallidamente odierno che tanto criticano e a cui, per codardia dell’animo, abdicano in favore di un qualunquistico, meschino e ruffiano quieto vivere.

Le donne, appunto, si dividono fra lavori “ambiziosi” e amanti dagli amplessi “rincuoranti”, figliando una generazione di gremlins che oggi vengono definiti nerd.

Sì, sono stanco del femminismo, credo che il cosiddetto diritto alla parità sessuale abbia reso gli uomini meno (d)ritti. Spenti dalle femminilità che educano al bon ton mieloso, al calore domestico, alla vita tranquilla a cui le donne hanno sempre anelato, e che ben poco appartiene al sesso forte. Che, col passare del tempo, pur di rimediare delle scopate, ha ceduto a queste lusinghe, in un’agghiacciante, preoccupante effeminatezza delle virilità che furono. Ribadisco, pur di rimorchiare e venire… incontro alle esigenze delle donne, da robusti donnaioli gli uomini son diventati delle donnette. Al che li vedi andare al cinema mano nella mano a godere dell’ultimo film di Kathryn Bigelow, una che, sì, un tempo tifava anche per noi maschietti e girava film adrenalinici machi, improntati sull’amicizia ribalda tra figli di puttana, e oggi, dopo aver vinto l’Oscar, gira con sguardo appunto da “donna con le palle” dei discreti film di denuncia come Detroit, film di “negri” inculati, film acclamatissimi da una Critica dominata dall’intellighenzia alla Angela Merkel, per un Cinema documentaristico “serio e onesto”, privo però di guizzi e slanci davvero poetici, privo di quel pathos emozionalmente tipico di noi uomini che, mi spiace dirlo, care donne, siam sempre stati più fantasiosamente lirici, fiammeggianti, deliranti, in una parola più cazzuti. Questi film saranno pure finemente girati, scrupolosamente orchestrati, ma mancano della sincerità mascolina di Quel pomeriggio di un giorno da cani, anche se in quel film Pacino rapinava la banca affinché il suo amante diventasse una donna. Ah ah. Pacino sbraitava e “latrava” ma la sua rabbia cagnesca (in)castrarono…

Sì, ho molto da ridire sulle donne. Molte donne mi dicono che sono abbastanza misogino. Io toglierei quest’abbastanza che parzialmente screma la mia totale misoginia. Sì, vedi queste donne di oggi… hanno un lavoro in banca, Dog Day Afternoon docet, e poi sono preoccupate che il figlio diventi un bravo “guaglione”, che diligentemente studi per prendersi la LAURA, come diceva Totò, che abbia molti amici da leccare in socialità false da bevute nei pub, che evolva sessualmente sano dalla sua pubescenza, e che s’interessi di “cultura” con puro spirito pratico. Insomma, il ritratto perfettino di sciocchini che diverranno osceni giornalisti…

Sì, un tempo i genitori volevano che i figli diventassero medici o avvocati. Oggi, invece vogliono che siano persone di “valore” in ambito giornalistico. Ma i figli, essendo questo sistema molto competitivo, non vanno mica in trincea in guerra a far i reportage, scrivono invece articoletti di gossip sull’eterna separazione fra Brad Pitt a cui è stato offerto il ruolo di capo della CIA in un film intitolato Spia il maschio geloso che ti sparerà dietro le s-palle, e la Jolie, a cui invece è stato proposto ancora il ruolo della moglie rediviva e cornificata nel Buon Pastore 2, film di De Niro in cui Damon “pasturerà” con donzelle meno femministe e più attratte dalla sua “pistola”.

Chi dice danno, dice donna. Un proverbio vero come il mio uccello di prima mattina che si “scrolla” di dosso… le vostre puttan(at)e.

Sì, per quanto tentai indefessamente, molto da fesso, di ficcar delle “fesse”, ah ah, non ne godetti molto e la mia vita non ne giovò. Le donne son sempre state attratte dall’irremovibilità del mio maschio romantico ma polemico, dal mio Homo Eroticus di sexy beast a cui non frega niente di trombarle. E si diedero da fare per “sbloccarmi”, per farmi capire che doveva piacermi… sì, vedrai… una volta “svezzato”, la vita ti sorriderà. Di mio, so che la vita è meglio col proprio coglione. Anche se ne ho due e spero di conservarli in “frigorifero” finché non troverò un porno su cui lasciarli “scaldare”.

Scusate, ma se le donne sono provocanti, perché io non posso provocarle?

In una società che te lo fa nero, piacciono i neri.

E lo sa la Bigelow, una che era sposata con James Cameron e adesso gira con quelli del Camerun!

Ah ah.

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di Stefano Falotico

Il cul(t)o del bel(l)o


19 Sep

– Come ti paio?

– Fai schifo.

– Grazie, è quello che volevo sentirmi dire. Apparir bello non mi piace.

 

Questa battuta è di Angelina Jolie al marito mascellone?
No, è del Falotico in versione sfigatone.

Un uomo che non ha bisogno del dopobarba per le pecorine. Del gregge ammaestrato.

 

Applauso, e che sia scosciata, no, dal mio genio non scocciato.

 

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Backstage Hollywood


11 Apr

Tutti i retroscena “bollenti” di Hollywood: ove va la Mecca, ci son tante puttane che van a “messa”
Prefazione “incazzato pacinesco!”

Pacino don’t forgives, egli ti rende forbidden, con delle forbici (“doppio-paragrafata su mia calligrafia digitata in tastiera “analista”, nel senso di anale a te che te la fai con la cubista, fra l’altro da s-montare alla Picasso)

Monito apocalittico ai criminali!

Rimarcherò, a vita, il mio non avvitarmi ma rigirarmi i pollici di coperte “in bocca” a chi abboccherà, quindi marco a zona mista con pipa da bato Bearzot(ico), “distinti saluti”

La società è come un piatto di penne con panna e pancetta. Se, deduttivi, intuirete il malessere di “cagate” che induce, non vi ridurrete e “indurirete” come il Duce, altrimento alzerò l’alluce per “indicativo” al “Pollice giù” delle vostre carcasse… da morti!

La signora vuole le morti dentro, ammonendo, mangia la mostarda e la mortadella.
A me costei, “letterata” di “buon” gusto, disgusta. Preferisco il “grissino” che bacia il salmone nelle sere estive e un filetto d’agnello a queste “cervella”.
Ah sì, van sbudellati e, ivi, narrerò voi la “fav(ol)a” del prete “cazzone”…

Il prete alzò le sottane delle donne del puttaniere, “brindando” del “benedirle”. Nel din don dan sudato di chi dà la “moltiplicazione” dei “pesci”


Il prete se ne stava “indifeso” nella sua parrocchia. Ma un parrocchiano, per colpa della sua parruca troppo “stinta” nelle “verruche”, volle rubargli perfino le verdure della mensa.

Al che, cominciò a insospettirsi riguardo alla sua vocazione.

– Lei perché fa il prete? Perché non le tira? Non è “in campana?”.
– No -, rispose gentilmente il prete – Perché ne avevo le palle piene”.

Ma il disturbatore perseverò per fargli il sedere.

– Lei perché fa il prete? Perché non vuole “ammansir” le donne a “pecorelle?”.
– No -, replicò educatamente il prete – Perché amo contemplare mentre a te piace “sorvolarvi”.

Il parrocchiano, “non soddisfatto”, abusò d’impertinenza.

– Lei perché fa il prete? Perché adora crocifiggersi?
– No, amo impalare gli idioti. E tu appartieni a questo giro(ne).

Tre minuti dopo, accorse tutta la comunità.

Il prete stava celebrando l’Alleluja, indemoniato coi “cherubini”, fra bicchierini di brindisi e Marlon Brando di Apocalypse Now offerto in sacrificio per voi.

Il “disturbo” della personalità nell’animal ferale! La scossa elettrica all’erotismo spaventoso delle “balbuzienti” nevrosi d’una putrida società (s)tirata!

Squilla il telefono, un “disturbatore” rompe le palle e anche le “uova nel paniere” alle combriccole b-riccone che vivono nella carnascialesca idiozia frivola.

Grida loro la pena!

Un tormento assillante. Contattano, su lenti a contatto spaccate, qualche “asilo nido” per coprire le “urla”. Ma il rumore, “di fondo” ragionevole, persiste, rincara la “dose” per sedazioni alle loro sfacciate violenze psicologiche. Un’ugola che si dimena, ingoia cornetti alla crema, quindi dà di pancia alle loro abbuffate. Con (ig)nobile creanza scatologica, a triviale irriderli di stessa volgarità.

A trovarli! A trivellarvi, troioni!

Ne ho visti. Ragazzi indotti al suicidio perché “timidi”, dunque da intimidazioni e ricatti.
Insegnanti con la “logorrea”, frustrate croniche perché non soddisfatte da un marito “saltimbanco” fra una segretaria da “fotocopiare” e il copulare con la “stampante” in calce della sua vita in bianco e nero. Come “colora” l’esistenza, con “resistente” permearle, come preme e “opprime”… Veste d’impermeabile, soprattutto nell’anima, scarnifica chiunque con la prosopopea di chi vessa il prossimo da “domatore” degli “elefanti”. Smorfie, provocazioni, risatine “permalose” che “avvertono” per metterti in “allarme”. Per accerchiarti in gabbia! Per sbarrarti le “sbarre”.

Su loro “barra” di “cioccolato” da (boc)cuccia!

Alla prima avvisaglia di ribellione, avvisano appunto le “istituzioni” da raggirare dietro il “potere” delle formalità da sbrogliare. Sempre “indaffarati”, presi dai loro “impegni”, per cuori prostituiti a un sistema da “paese” gioioso dei balocchi, nel “Pinocchio”, e da pidocchi, allungare nello sconfinar dietro “lecite” bugie bianche “a fin di bene”. Lucignolo è un “presidente” del “cazzo!”. Quell’aria bonaria, quei denti “emananti” bontà, invero maneschi, generati “salivari” da tradizioni alla borghesia manichea, che ha sempre il coltello dalla parte del manico. E infierisce sui vulnerabili con l’inquisitoria “autorevolezza” dell’arroganza a cui dovremmo solo chinar la testa e sgattaiolare con la coda fra le gambe.
“Rispettare” le file indiane, il “dare precedenza”, il lor orrendo procedere che non cederà a riconoscere i torti, anzi t’infil(z)a l’arma a doppio taglio ché, se parli, potrebbe ritorcersi contro.

– Ti conviene star “muto”, e seppellire gli affari sporchi, le facce(nde) di merda.
(Siamo noi e ne andiam “fiere”, senza se e senza ma-iali).

Sì, li combattiamo e, stavolta, non contrattiamo, in cambio avran solo noi a sbatterli d’equi cambi di marcia. Di chi adesso controbatterà! Facinorosi, c’affacciamo dinanzi, e “dietro”, ai loro usci, ai loro “cuscinetti”, ai loro circoli pettegoli da capitani Uncino. E incidiamo. Sarà un frontal “sinistro?”. Incidente di “percorso?”.

No, uno schiantarli di fronte alle loro immonde vigliaccherie.

Alzarsi in piedi, di voce tonante, sfondare questi muri di gomma, e d’omertà, nel murarli dirimpetto alle loro responsabilità. Camminiamo alti, impettiti!

I criminali devono pagare. Qualcuno abbia la forza di confessare!

Come fanno a guardarsi allo specchio? Quel vetro non s’arroventa e avventa alle giugulari delle loro innocenze ferite? Arrovellati, criminale! Dove scappi? Chi pensi di scoparti?

Se no, lo specchio deve avere il senno d’insinuarsi dentro i loro incubi peggiori, di tormentarli, di non dar tregua.

Guerra speculare fra due concezioni opposte della vita. C’è chi si guarda orgoglioso, giusto e tosto, e chi osserva di sbieco, recidivo e acido nell’uccidere per museruole a “becco” chiuso”. Da becchini insensibili. Da assassini che poi nascondono il cadavere e descrivono l’incisione ad “agiografia” del loro “commemorarli” nella misura congeniale a genetiche distorte.

Quest’Occidente, ammalato da gare, da tappe, va tappato.

Ordino un “locale” e, nella locanda, vi sbatto al fresco!

Ammirerete il Sol Levante di chi v’ha tolto dai “guai”.

Sfreccio “muralmente cinese” come il terzo Superman, in quanto superbo nel mantello (s)lanciato.

Angelina è figlia di Voight Jon, ella, che “ancella”, fu amata dal Pitt Brad. Ora non più, in quanto ho “tastato con mano” la veridicità del loro “accoppiamento” proprio “bello” da un tranquillo weekend di paura. Sì, Reynolds sono io, non ho però frecce all’arco!

Pitt, invero, m’incontrò l’altra sera per discutere d’un problema che lo tormenta.
Da mesi, non gli va. Che cosa? La cerniera.
Pare che abbia recapitato a Joe Pesci un “ritorno in grande stile”, affinché possa “tirarglielo” da unico, vero comico, ora che a Hollywood non fa ridere più nessuno.
Steve Martin s’è “ritirato”, Jim Carrey “rincoglioneggia” a Miami, servendo il caffè a Rita Rusic, “spupazzando” le onde del successo, che fu(ma), fra sceme e più sceme. Al posto del Billy Crystal, adesso han ficcato quel Seth agli Oscar. Che disastro! E anch’io non sto tanto bene, per citare Woody Allen. Diciamocela, Woody ha finito la scorta di battute per salvarsi dal suo chiodo fisso, latente: il sesso. Le salviette!
Adesso che la vecchiaia dà gli acciacchi, la mente fa brutti scherzi e non aiuta, di certo, a “star su”.
L’umorismo diventa prevedibile e scontato, la senilità un fattore del “Non c’è più niente da fa’, né gli uccelli del tramonto mi allieteranno l’orizzonte marino di quando rivoluzionai da Cristoforo Colombo, nella scoperta di nuovi linguaggi”.

La vita è solo una questione di (male)lingue: da giovane, se non “limoni”, ti pescano, d’anziano devi buttarti giù dal ponte, ché il fiume conserverà le ceneri per un acquedotto da “Addio e ora spurghiamo”. Insomma, prima “provocano”, poi devi “invocarle”.

Tanto, i ricordi servono solo alla Total Recall di chi l’ha vissuti. Una volta morto, cancellano.

Sì, la vita è come Jack Nicholson. Egli impazzì presto perché aveva già capito che il Mondo è un casino totale. Quindi, fra culi e cuculo, fu precoce Shining del Peter Pan bimbo che, col triciclo, incula. Egli raffredda nel labirinto!

Sì, la vita è come Sharon Stone. Un Tempo apriva al sorriso, divaricando le cosce, adesso ha le vene varicose. Non è una gran cosa.

Sì, la vita è il “Darti una scossa”. Ecco, se mi dessero delle percosse, starei “meglio”. Non sento nulla, giusto il mio cazzo, ma non so dov’è andato. Forse, a pisciare in testa agli stronzi.
Non sono i “miei”. Cosa? I testicoli? No, le coliti.

Al che, tornando al Pitt, prendo in prestito il suo “pitone” e divento King Kong con Naomi Watts a urlare, “meravigliata” della bestia. Un Falotico castano su pelo biondo, di rinnovata erezione “coriacea”.
Sì, “di tutto Cuore”, me “lo” decora” e le scimmie, tutte in coro, accorrono a guardare lo spettacolo.

Ce la vogliamo dire?

Andate a farvelo dare!

Dove?

Da qualche parte “entrerà”. Ora, ci son tre buchi nelle donne e due nei maschi? No, è un “luogo comune”. Sono cinque per le donne, e quattro per i maschi. Sì, bisogna “calcolare” anche il naso.
Se ti scaccoli troppo, potrebbe dimezzarsi d’uno solo, perché scomparirà la cartilagine.
Se invece ti compare un altro buco, sei un drogato.

Non so. Ho ragione?

Bisogna “rifarla?”.

No, non si rifarà…

Angelina Jolie è una puttana!

Come dice Yul Brinner ne I dieci comandamenti: “Così sia scritto, così sia fatto”.

Cosa? Il faraone che si “cucina” la faraona? No, l’ano senz’ormone.

Arrivederci.

Detta tutta, sei fottuto!

Mi ricordo di quando le scrissi la letterina d’amore:

se sono il tuo amante, allora in frigorifero non c’è nulla! Perché vuoi mangiarmi? Ti consiglio di far la spesa per una colazione più nutriente.

Dialogo innescato di “mic(c)ia”:

– Non vuoi più far la doccia con me?
– No, preferisco “lavarmi” nel fai da te. Dopo, avrei bisogno del bidet.
– Perché? Dopo la masturbazione, non lo detergi?
– Ma che hai capito?
– Una sega.
– Non voglio mica farmelo a pezzi.
– Sei pazzo?
– No, non ti spupazzo. Addio, zoccolazza! Beviti un Lavazza!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Seven (1995)
  2. Robin Hood – Un uomo in calzamaglia (1993)
  3. No grazie, il caffè mi rende nervoso (1982)
  4. Genius – Genio incompreso ma non troppo (1999)
  5. Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere (1972)
  6. Bugiardo bugiardo (1997)
  7. Qualcosa è cambiato (1997)

“The Good Shepherd” – Recensione


15 Oct

Un plumbeo capodopera “inarcato” nelle “formazioni” della formalità rattrappita alle forme scultoree delle rapite giovinezze

Mastodontici echi “acquosi” di malinconia troppo savia per non destare l’indagine, “sciolta” in 25 anni di Storia americana, dalla seconda guerra mondiale all’“esodo” fallimentare dell’anticastrismo, “castratissimo”, della Baia dei porci.
Narrato come un racconto di formazione di tragedia dell’anima in agguato, “salingeriano” nell’analessi che, “dislessica”, frastaglierà nei “lineari” doppiopetti della CIA, strumento di controllo del Mondo e delle menti non solo “assoldate”.
Intelligence” offuscata nei riti “carbonari”, società segreta “medioevale”, tenebrosa di Skull and Bones, e tanti scheletri “aleggeranno” nel viaggio “dorato”, d’orgia di tradimenti, complotti, registrazioni, intercettazioni, corna, carni e cadaveri scoperti “disossati” o da “affogare”, metafisiche lealtà tradite, stoico eroe dell’impossibile quietezza del vivere quando “non vivi”, dunque vedi di più.
“Sepolto” nello spettro d’un Matt Damon laconico, “freddissimo”, impassibile e “inespressivo”, lacerato da dubbi, da “inetta” attitudine all’“adattamento” della selezione “naturale” dei “forti” a protezione della Nazione, delle bandiere, ombra e martirio, “mattino” d’albe “marine”, ardore suo placato da una compostezza d’incognite ad “aggrovigliare” il sorriso, a “sbiancarlo” troppo di “macchia” come tutti i “servi” prodigati alla prostituzione d’ideali troppo teorici, segnati dalla “levigatezza” ingannevole, “finti” di gioco (ir)reale e crudelmente (auto)indagatorio a raggi x per non osservare il lento esacerbarsi, inasprirsi o imbalsamarsi… proprio di sé (com)punti… ni sulle i…

Produce la Zoetrope di Coppola, non è un caso.
Dirige De Niro ereditando Frankenheimer e le sue spie. Non è una coincidenza, uno scambio di favori “postumo”.

C’è la Jolie in “tenuta” triste, ed è una scelta che gela.

Eric Roth ribalta Forrest Gump in una sceneggiatura che, qui, non è ammansita nel buonismo conciliante.
Gli scemi pagano, i “grandi” ancora di più perché sanno troppe “cose”…

Richardson “scheggia” fotografica, “impermeabilizzata” in un’altra tragedia (non) annunciata, vibrante, “impiccata” nello strazio d’un Damon dal vagito d’“inchiostri neri” del Cuore, anche nella sua felicità “toccata in volo”.

(Stefano Falotico)

De Niro, prima del nuovo anno, la vedrà “bianco”-nera?


11 Dec

Ardita domanda, anzi, arde.

 

 

 

 

Ah, non lo so, certo è, che ogni tassista roniniano ama la Sevigny…

 

 

Firmato il Genius

 

 

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)