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Siate Lebowski, siate Bukowski, siate Paloschi, siate Falotici


18 Apr

 

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L’Italia è un Paese che spesso mi dà il voltastomaco, “nugolo” nazionale d’illusi tutti portavoce di verità e ignobili saggezza, dispensatori di “perle” a memoria dei porci. Sì, popolo di san(t)i, poeti e navigatori ma poi, stringi stringi, formato perlopiù da gente ignorante, in cui tutti si credono appunto persone che “volano alto”. “Mirabili” nell’esecrabile lor guerra psicologica incatenata a schemi mentali, figli di generazioni a parole innovatori/trici, in realtà castigatori più biechi e caudini e imprigionati in mentalità che vivandano di libertà in teoria e nella pratica invece sono schiavi/e di disvalori mendaci, tutti improntati all’ottica dell’arte di arrangiarsi, del guadagno futile, merceologico, consumatore di avidità.

L’Italia si dichiara moderna e in questo millennio oscurantista “offusca” le persone “pornografiche”, quelle che cioè vivono il sesso libera-mente, remoti/e da prefabbricati castratori delle piacevolezze. Allorché siamo invasi da omofobi, da razzisti, da xenofobi e di ogni cos(ci)a, come dico io, che non sono come loro, iddio, vivaddio, fobici. Puttana quella!

Vige una falsa cultura impiegatizia, ove tutti si cesellano dietro maschere sociali e la prima domanda che ci viene posta quando incontriamo qualcuno è se lavoriamo, come lavoriamo e perché lavoriamo.

Io lavoro afasico, quando mi va, se mi serve, insomma non sono un servo né un uomo severo. Mi piace l’uovo, strapazzato come la mia mente pazzerella che viaggia di qua e di lì e non sogna l’aldilà, poiché considero l’umanità un coacervo di evoluzioni figlie di Darwin, e dunque aspetto gli alieni perché ci liberino dall’alienazione in cui

Barfly Incipit – Bukowski/Chinaski in Canoni Inversi


03 Jun

Icaro/i in sottofondo rigenerante.

La nostra vi(t)a, illuminata alcolica negli an(s)imi nostri (s)profond(at)i.

Dal libro-sceneggiatura al film rourkiano e dunawayaino, molta gente sogna le Hawaii, altri una vodka e un gin tonic(o).

Simone Osmari e la sua musica, Stefano Falotico che recita il personaggio Henry/Mickey di strepitoso incipit stridulo.

E la vita (non) stride, (s)trit(ol)a.

Poesia!

Alt(r)a, v(i)ola vi(nt)a.

Ancor li(n)di.

“Barfly” secondo Stefano Falotico


12 Dec

    Mezzanotte con Charles e Charlie Brown

 

C’era una volta un grigio topo Gigio

Un Tempo, non molti anni fa, visse Charles Bukowski, gaglioffo, perdigiorno,post del suo office mobile e vago da vagabondo. Fu unico nel suo genere e nella sua posa trasgressiva per Natura e non per anticonformismo di maniera, come invece va di moda oggi. Rabbioso, cinico eppur romantico, perché il suo amore nasceva dalla solitudine, dalle emozioni rubate di baci sognati e poi spellati, storia sua personalissima di angoscia, di calci alle porte, di guascona risatina beffarda per esser irriverente prima di tutto a se stesso, quindi autoironico per dar schiaffi in culo a tutto senza riverenza. Quale timor reverenziale! Ti scaravento in bocca a Satana, mio “reverendo!”. Svaccato e poi elegante anche quando, “nudo”, danzava innamorato di prostitute nell’America sempre puritana e stronza. Che ti sbatte le porte in faccia se non t’affacci “come si deve”, “presentabile” di tutta classe bifronte. Egli ti prendeva a testate perché testardo, il classico testone. Per questo mi piace, mi rispecchia. Non sono un tipo facile né affabile, affamato sì, detesterò appunto sempre i “brillantoni” che poi, a conti fatti, hanno un cazzo che tira solo ove (con)”viene” il vento della vena arrivista e affaristica.
Così, un po’ cane, un po’ briccone e un po’ riccone della mia anima, che ha poco da spartire con chi le spara a freddo, i cosiddetti estranei che si permetton sempre di giudicare e farsi (ah, se le fan’ tutte, “bravi”…) proprio gli affari altrui. Sporcaccioni, Bukowski era ed è Chinasky e, come ogni Henry, ti è “pioggia di sangue” di fauci spalancate a sputarti la verità e a sperare che, un Giorno, aprendo il giornaletto ove tu, pennivendolo, scribacchi ben (ap)pagato, possa trovare la tua foto con tanto di memoriale funebrissimo di tal, già (gialla…), scritta: “Ieri, in seguito a un incidente spaventoso, è crepato il figlio di puttana e noi, suoi colleghi che non potevamo licenziarlo in quanto gran lecchino, andremo a festeggiare rallegrati da tal notizia che l’ha ficcato all’Inferno, luogo deputato del suo corpo da maiale, in cui sarà finalmente traviato come voleva nella sua vita da merda. Nella terraccia è internato. Eternamente!“.

Distinti saluti,
un nobile, al di là delle miserie collettive e dei colletti “bianchi”.

P.S: “Sentite” condoglianze al defunto, sarò io a “celebrare” il suo funerale e a scavargli la fossa. Mi chiamano il becchino. Modestamente, lo beccai prima d’esser beccato dal Diavolo che gl’infilerà il forcone su per…
Sì, ti mischi a certa roba, gente svelta a parole e poi a buttarla in rissa appena si “scortican” le loro certezze, che io reputo lecito annacquare, infilando i caproni nel lavello. E lavarli con approfondita “analisi” mentale, al fine di “appurar” che tornino, torchiati e non “torniti”, lindi come un Tempo quand’eran floridi e briosi di soave innocenza. La ripudiarono con repulsione appena entrati nell’età “adulta”, ove son adesso avvezzi al cazzeggio in tinta “pulita” dietro pose fanfarone da “signori” della più “altolocata” borghesia frivola. Frivolo per me è sinonimo di odio che “spingo” nel cesso, posso respinger tale sentimento per un po’ e “biascicare” le loro recite parrocchiali, di predicozzo, salvo pentirmene immediatamente senza inchini e senza voler risalir la china. Son io che li schieno, e il malfattore, ora ben nascosto, ammetterà i suoi vili scempi, prostrato d’implorante perdono se giugular vorrà preservarsi da una lama inferta con sottil “acume” parimenti uguale al suo “alto” disprezzo verso chi, a tal sociali animali, non vuol proprio omologarsi né “accollarsene”… le ridicole buffonerie tanto “fighe”. Sì, integerrimo al Verbo del mio Io, son trino a sbudellarlo senza calma e senz’indugi con fiuto da segugio ove lo scoverò mentre starà scopando altra “vacca” di sue “varichine”, nell’ingrediente miscelato tutto “spensierato” del suo pen’ “censurato” con decisione “recisa”.

Perché così nacqui, e tal morirò, senza se e senza ma, con un plateale menefreghismo al suo “eroico” esser “adatto”. Io m’adatto a me e, chi non mi vuole, sarà azzannato e non più s’azzardasse.
Io accelero e non intendo attenuarmi.

No, meglio il nero dei negri, qual la maggioranza è “bellina” e abbronzata. Osservate il mio fisico bronzeo e sarete rapaci di Riace.

Sì, porto avanti una guerra da anni contro una famiglia di criminali calunniosi e costoro avrebbero dovuto accorgersi prima d’esser cascati sulla persona sbagliata. Perché qualcosa non deve aver quadrato nei loro quadretti. Le feroci ostinazioni, la loro “caccia” persecutoria da damerini piccolo borghesi buoni a nulla se non a “pappardellegiare” frasi prese in prestito da gente che (non) stimano per vender la loro merce e spacciarla per “acculturata” esibizione di “vittorie” che appenderei solo sul soprabiti, adocchiandole perversamente, sì, con tutte le iridi mie più torve e lancinanti d’imperdonabile punizione, al fine d’affinar davvero il loro gusto e non soverchiar le regole del rispetto coi sospetti, tipici di chi nutre antipatie a pelle per “sfigati” scelti a massacro della lor “vanagloria”. Sempre lì ubicata, bieca nel “fiero” portamento da fiere tanto “fini” quanto sgarbate di scostumatezze ignominiose della più indifendibile vergogna.

Sì, sono così e non recedo da alcuna posizione. Mi “pescheranno” in trincea queste “linci” e le attanaglierò di sproporzionato e “inversamente” bombardamento a occluderli in ogni poro alle vite vilipese e “uccise” dal lor scellerato arbitrio tanto “succoso” quanto così scorbutico da pervadermi solo di lebbroso lederne ogni gesto e abbatterli con furia tanto devastante che sarà udita anche dalla loro oratoria più morta.

Così è, così sarà. Ora portate i bambini a dormire ché altra gente vedrà il loro esorcismo peggiore a incubo “aperto”, oserei dire squartati.

No, non sarò mai graduate perché “sgradevolezz’”, e a te che cazz’ te fregh’?
Già, io sono colui che “tomeiggia” in Marisa.
Col “maritozzo”.

Nonostante tutto, sono oltre le scuole dell’obbligo, in quanto hobbit e obiettore.
E, se non ti va bene, a me sì. Di “brutto”.

Ah-ah!

Finisco con questo: molte tope provarono a “strapparmelo” trattandomi da “tappo” perché “stappasse”, ma risposi “Tornatevene nella topaia, zoccole!. Il mio spumante merita me”.

Anzi no, concluderò con tale racconto proprio bukowskiano, bucolico e piccante-“aromatizzante”:

Brodaglia fa rima con brodaglia. In tanti tentarono di “tagliarmelo” con “bontà” per ribollite e minestroni di fegato. Vollero svezzarmi.
Invece, a una certa età, dopo aver constatato che il Mondo faceva già schifo, sarà stata quella mezza ragazzina che “li” faceva tutti a pezzi, decisi con estrema calma e acuta riflessione di essere-non essere pazzo. A tale scelta approdano pochi uomini, i più celestiali, quelli tenuti in auge dall’Arcangelo che, ogni sera, bacia le loro gotine e stimola il sonno senza bisogno di “metterlo al caldo”.
Sì, mi ricordo che, durante la pubertà me ne “praticavo” parecchie.
Indelebili, tanto di “sfregamento” quanto (parecchi centimetri…) di rafe mediano sanguinante.

Durante l’Estate, ad esempio, rincasavo presto dal mare per “faccende da sbrigare e sbrogliarlo”.
Alle due, infatti, del pomeriggio, due eminenti stangone stavan lì sedute molto fresche sotto la finestra della casa vacanziera di mia nonna. “Sgusciavo” l’arnese e osservavo il panorama, sganasciando di risata con qualche “pioggia” che cadeva a picco dopo lo “scrollato”.
Ah, impagabili giochetti da vero adulto.

Da allora, ho fatto passi da “gigante”.
Già.

Dall’onanismo a Biancaneve.

Ho vinto io, come sempre.
E la folla esulta scrosciante di donne scosciate.

Ora, se fui testa di cocco, ti posso spaccar la testa di noce?
Ora, su Sky c’è Riva Martina.
Riva fa rima con “saliva”. Inteso in senso lato e non.

Ho detto tutto.

Sparatevi questo video e faloticate.

Quello che stava sopra, come me. Oltre tutti. Superuomo. Vaffanculo!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Barfly (1987)
  2. Senza esclusione di colpi (1989)
  3. I gladiatori della strada (1992)

 

Mickey Rourke: “Henry Chinaski” perché l’hai fatto?


06 Nov

Devo dire che per quanto riguarda la realizzazione di Barfly, ho avuto una certa fortuna. Innanzitutto, il regista, Barbet Schroeder ha insistito che il mio contratto contenesse una clausola che nessuna parte di Barfly, così come l’avevo scritta, potesse essere cambiata senza il mio permesso. E questo è stato rispettato fedelmente. Quando non ero sul set, sono stato contattato telefonicamente per dare il mio ok anche al più piccolo dei cambiamenti. Il più delle volte si è trattato solo di una parola qua e là nel dialogo. Ho accettato la maggior parte di questi piccoli cambiamenti e, quando non l’ho fatto, le cose sono state lasciate come ho voluto. Se questo non è il paradiso per uno scrittore, allora non ce ne sarà mai uno.

L’altra parte della mia fortuna è stato l’attore che interpretava Henry Chinaski. Mickey Rourke ha dato al dialogo la voce e il suono desiderato. Quello mi ha sorpreso è che ha aggiunto un’altra dimensione al personaggio, nello spirito. Mickey sembra amare veramente la propria parte, ma senza esagerare. Vi ha aggiunto il suo sapore, il suo entusiasmo, la sua follia, la sua interpretazione di Henry Chinaski, senza distruggere l’intento o il significato del personaggio. Perché aggiungere spirito a spirito può essere pericoloso, ma non nelle mani di un attore dannatamente bravo. Senza distorcere, ha aggiunto, e sono rimasto molto soddisfatto dell’amore e della sensibilità che ha saputo dare al proprio ruolo in Barfly. Inoltre, tutto il cast e la troupe mi sono sembrati assai allegri, assai su di morale per tutta la ripresa. Lo si poteva avvertire in ogni momento. Più di uno spettatore ha parlato con me di questa fosse gioiosità che sembrava esserci durante le riprese. Roger Ebert è venuto un venerdì sera, durante una ripresa. È rimasto molte ore. Abbiamo guardato le riprese, parlando tra una ripresa e l’altra. “Non mi sono mai divertito così tanto”, mi ha detto. Era nell’aria, era ovunque e la gioia e la magia di tutto ciò è stata catturata, mi sono accorto anche dal film stesso.

BARFLY, ti amo.

Charles Bukowski

 

Sì, Barfly… un grande film, una sceneggiatura “pazzesca”.

 

Un attore devastante, Mickey Rourke.

All’epoca bellissimo che, per l’occasione, s’imbruttì e ingrassò.

Ma la vecchiaia gli ha dato alla testa, come si suol dire.

Ed eccolo sotto i ferri per un’altra chirurgia “plastica”, decisamente “facciale-sfacciata” che mette i brividi.

 

Mickey, Mickey perché?

 

Per di più, questa foto (come le altre d’una delle sue mostruose operazioni di “ritocchi” al viso, che non inseriremo perché così oscene da fargli davvero poco onore) è stata messa online su esplicita richiesta dello stesso Rourke.

 

Mah…, rimaniamo davvero “a bocca aperta”, scioccati e nel “no comment“.

(Stefano Falotico)

Ci sono due categorie di persone che ficcherei in galera: gli ebeti e gli “uomini”, perché la mia misantropia merita un piacevole sollazzo “animalesco”


24 Oct

Categoria a parte, falotica e non pentita, irreversibile non convertito fra i pervertiti

Fra il cane e il coniglio, scelgo me stesso, unendo le due specie nel mio speciale “Addio” a un Mondo ottuso e castigato dai loro agoni. Oh, li aborro, che ribrezzo, meglio la brezza, dolce e melodiosa del contemplar “scosciando” la pancina dopo un pranzetto

Sdraiandomi nel prato, senz’accappatoi di donne e “cappi” di “omacchioni” grandi e grossi, anche perché sono più muscoloso io, me ne sto bell’armonico, con la “cornamusa” del mio pelo d’allisciar da (d)ritto, “sorvolando” sull’umanità grattandomi le palle di cosmica ridicolaggine alle loro (s)fighe, a cui annuso “volentieri” gli “occhiolini”, adocchiando poi la torbidità del mio “torroncino” da sgranocchiar fra denti miei aguzzi d’ingegno, dunque da genio “canino”, e incarnandoli, “incatenandoli” nella mia saliva gengivale, di tutte mie “zampe” a dondolar loro un saluto “amichevole” da compagno “fedelissimo” della razza “umana”, tanto “amante” dell’anima, quanto bestiale e “inarrestabile” di bastardi.

Qui, nel cortile, osservo i ragazzini futili, che ancora adorano Trainspotting, drogati del peggior Danny Boyle modaiolo di “droghe artificiali” capziose e “calzanti” di “canne” pallose con fidanzatine callose.
Io calco la mano, che non ho, essendo un cagnaccio, dotato solo di pene molto “cavalleresco”, che non usa la cintura e impudicamente è irriverente a mostrarlo nudo senza reverenze e reverendi a “punirmi”, ah, me “lo” profumo placidamente menandolo per aria da equino. Così esposto che nessuno potrà più equivocare le mie “misure”, senza più censura e punti di sutura. Ah, me “lo” sudo tutto mentre faticate di “lutti” e condoglianze, “concentrati” e concentrici in lavoretti per un quarto di bue che, comunque, è un esemplare rigoglioso quando torreggia da toro montando le mucche, con tutti i “ciuchi” che applaudono inneggiando alla loro “montatura” senz’occhiali nelle caprette più maledette da “piedi” caprini e biondi come DiCaprio quando afferrò da dietro Kate Winslet, la “privilegiata”, a prua del Titanic, dunque “a poppe”, col tramonto a far da (s)fondo-schiena(ta).

Cantantucoli “leggeri” alleggeriranno e sdrammatizzeranno sui vostri problemi “inaffondabili”. Già, fondaste la vostra (r)esistenza sull'”ambizione” da vostre “in carriera”.
Un Tempo il “gentil” sesso doveva cucinare e obbedire agli ordini del marito, che rincasava sempre tardi perché “occupato” da altre faccende dello “straordinario”. Tradotto, la collega di lingua “allungata” nello stipendio di mancia e “di manico” per la “tradita”.
La moglie, infatti, se ne stava “appollaiata” nel tinello coi manicaretti mentre lui “rimboccava” appunto le maniche di “natica” e “nautico” del tradimento “insipido”, “sapiente” di pen furbetto nelle “invisibili” bugie della cornuta “nascosta” che taceva di bocca “sott’aceto” nell’accettare il feudo del suo “(s)posato” fraudolento, “lentissimo”. Già, s’attardava inventando altre scuse con “incorporata” telefonatella ansimante d’orgasmo ancor “andantissimo”, “al dente”.

Sì, tizi “tozzi” che frequentavano le scuole “migliori”, incitando alla ribellione per cambiare il Mondo, ora son più bolliti di mia nonna, che almeno ha la dignità di glissare con la glassa della “sachertorte”, sulle sue “candeline” senza moccoli e mocciosi da “cioccolatini” e bacetti.
Sì, vestivano “alternativi”, ascoltando musica “inkazzata”, adesso son dei cazzoni ben retribuiti e riscuoton le tasse senza la virtù del tassista, una delle poche persone che stimo, perché viaggia Notte e dì col suo abitacolo, di “retrovisori” è “indagatore” della vogliettina “posteriore” dei dottori e poi spacca la televisore del regime, mangiando i legumi e scoreggiando in viso ai tromboni, con sfacciato porger la guancia delle sue chiappe.
Al suo culo ci tiene… in forma, è ginnasta ed esistenzialista autodidatta, e di pallottole ti “spatacca” se spaccon sei un pappone.

Gli animali sono come me.
Perché mangiano, cagano e non dormono.
Mentre la società va a pezzi, tutta da manicomio negli encomi ruffiani, mentre loro sbudellan la carne “all’osso”, nel midollo spinale, da “briciole” cucciolissime quanto il latrato che fa paura.
E (non) de-morde. Eh no.

 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Cane e gatto (1982)
  2. Barfly (1987)
  3. Cape Fear. Il promontorio della paura (1991)
  4. Taxi Driver (1976)

Come Bukowski… gli unici, che sopravviveranno dalle schifezze, sono i puri, cani e “conigli”

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