Posts Tagged ‘Harvey Keitel’

EVA DE DOMINICI: lasciate stare Osho, il buddismo, i budini e le burine, gli psichiatri, le pasticche, Nanni Moretti, Morelli e le morette


28 Jul

Eva del peccato

Sì, son particolarmente ispirato in questo periodo. Son risorto come il Sole ogni giorno.

Sì, il Sole sorge ogni giorno. Alba Parietti invece sta declinando al tramonto mentre io respiro aria solare tre volte l’anno. Quando, dopo nottate mie insonni da lupo solitario della brughiera della nebbiosa periferia bolognese, non avendo preso sonno, apro la finestra, cammino fuori come un balcone con in mano un caffè da vero nevrotico dall’aspetto smunto simile a Nosferatu e brindo agli amori perduti e agli albori dardeggianti d’un crepuscolo da Ugo Foscolo sui generis o forse reincarnatosi, in lui generatosi.

Sì, sono io l’autore del carme Dei sepolcri, essendo oramai senza carne eppur vivendo di totale karma.

Da tempo immemorabile, infatti, non faccio una scopata, se non a terra. Visto che, durante la mia notte turbolenta, nella quale mangiai di fame chimica il mio risotto in bianco, indistruttibilmente funereo come il metallico, più duro adamantio, rimango nonostante tutto una persona romantica.

A differenza di voi che, malgrado ogni notte vi siate imboscati e (im)bucati con qualche lucciola, il mattino dopo già vi disperate con le vostre esistenze poco adamantine, affliggendovi nel più inconsolabile, nefasto, nero pianto.

Sì, state sempre a lamentarvi. Non ve ne va mai bene una. Sì, ieri vinceste alla SNAI una cifra pazzesca, al che sperperaste tutta la vincita, appunto, con una mignotta che, col sen(n)o di poi, vi rimase sullo stomaco quando prima vi stette sul cazzo. Cosicché, al risveglio, siete sempre rimasti poveri in canna e non avete ora neanche non solo una dea ma neppure tre deca per rifornirvi dallo spacciatore che ha il doppio lavoro. Sì, il vostro pusher non soltanto vende illegalmente sostanze stupefacenti, ovvero un campionario di droghe che vanno dall’eroina alla cocaina sin alle più misere canne, invero nel tempo libero fa come Harvey Keitel di Taxi Driver, sì, è pure il pappone delle belle bambine…

È un uomo che si chiama Sport e, coi soldi guadagnati dalle vostre tasche, s’è fatto addirittura l’abbonamento completo a Sky per guardarsi Ronaldo alla tv e Il cattivo tenente.

Sì, il losco figlio di zoccola s’è sistemato alla faccia vostra.

Già, vedo i ragazzi migliori della mia generazione oramai assaliti dalle più misteriose, non diagnosticabili patologie mentali.

Al che, ecco il disoccupato che si auto-dichiara affetto da disturbo borderline soltanto perché è stato lasciato da una malata di anoressia. Forse solamente frigida oppure ninfomane. Cosicché, nella bulimia delle sue irose crisi depressive, prende di mira tutti gli invalidi. Da quelli psichici a quelli meno(a)mati fisicamente.

Non fa altro per tutto il giorno, se non inveire su tutti, senz’eccezione alcuna nella sua smania delirante d’onnipotenza, tranne quando va dallo psichiatra che, coi soldi da lui elargitigli, chiama Sport/Keitel per impasticcarsi di sesso freudiano con la minorenne da lui educata come Michael Fassbender nei confronti di Keira Knightley di A Dangerous Method.

Un troiaio generale di caporali che dettano regole e sbattono pure tegole in testa ai senzatetto. Anche a quelle senza tette.

Comunque, persino i barboni si sono infurbiti. Adesso, non elemosinano più ai semafori.

Dalla loro camera iper-tecnologizzata, diffondono in rete le loro richieste assistenzialistiche da veri informati(ci) aziendalisti. Sì, ora domandano con insistenza soldi da gigolò, no, a gogò tramite il crowfunding delle risorse umane. Questo il messaggio tipico:

questo sono io. Ho la connessione ADSL e non ho l’AIDS. Pago tutte le bollette della luce e del gas e mangio piuttosto bene. Però, non ho i soldi per stare alle Seychelles e dunque per farmi un selfie come vanno di moda oggigiorno su Instagram. Ne va della mia dignità.

Perciò, vi chiedo cadauno almeno venti Euro.

 

Sì, le persone sono impazzite. Vivono di autocommiserazioni, cercando solidarietà da chi sta messo più a pecora di loro.

Si rivolgono allora ai filosofi d’oriente ma non ne cavano niente. Si recano quindi dagli occidentali curatori dell’anima, oserei dire incidentali. E cacciano più accidenti!

Psichiatri dei miei coglioni li rabboniscono, sedandoli come cavalli quando, prima di recarsene, almeno erano imbizzarriti stalloni come Rocco Siffredi.

Guardate, è penoso Siffredi. No, non sono un moralista ma, cazzo, uno che non ha problemi d’erezione com’è possibile che sia così impotente nella dizione? Gli occorre il Viagra per curare la sua difficoltà a parlare in italiano retto, no, corretto.

Una fica bestiale, no, fa una fatica incredibile. Suda freddo appena deve recitare la pubblicità delle patatine…

Di mio, sono appena reduce dalla visione del film Sangue nella bocca.

Una porcata rarissima. Non perché questa pellicola contenga scene sessuali ai limiti della pornografia più casareccia, semplicemente perché aveva ragione Orson Welles.

Il sesso filmato nel Cinema di “serie a” non serve a una minchia.

Il piacere nasce dal non detto, dagli sguardi sottilmente ammiccanti, dall’aura magnetica della seduzione invisibile eppure corposamente pugnace.

Non c’era bisogno dunque di spogliare la bellissima Eva De Dominici e sottoporla alle perenni sodomizzazioni del regista. Che, dopo una vaccata del genere, a mio avviso s’è infatti auto-inculato.

Sì, Sangue nella bocca è un American Beauty argentino mischiato a una telenovela, appunto, sudamericana con scene molto spinte e sudate. Talmente reiterate e interminabili che comunque devo stringere la mano appunto al suo regista. È riuscito a curarmi dall’insonnia. Dire, cazzo, che le avevo provate tutte.

Ah ah.

Pensavo che sarebbe finito almeno come Million Dollar Baby. Manco questo.

Il protagonista, detto Il Tigre come Vittorio Gassman, viene lasciato dalla moglie e dunque dai figli, perde il match della sua rinascita e la ragazzina con cui sta lo cornifica con un bisteccone…

Sì, Sangue nella bocca è lo scult di fine stagione.

Vale comunque per Eva.

Sì, la fine di ogni uomo partì per colpa di Eva. Adamo docet.

Di mio, che posso dirvi? Voi v’indiavolate a fottervi a vicenda ma a me piace, come Lucifero, mettere la mia lingua serpentesca fra moglie e marito. Ecco, avrei due domande da porvi. Voi conoscete Rambo? Chi non lo conosce? Mentre in questa foto cosa si vede? Un cotton fioc piantato nell’orecchio?

Bravi. Mi compiaccio nel sapere che ancora dementi del tutto non lo siete diventati.67682919_10214159488604057_6823429897663283200_nEVA DE DOMINICI FIGA evadedominici Eva sbaraglia De Dominici

 

SMOKE: Avventure di un uomo invisibile che ha scritto una monografia su John Carpenter ma è meno ricco di Harvey Keitel del film di Wayne Wang


30 May

keitel smoke

Sì, sono io l’autore di John Carpenter – Prince of Darkness, opera oserei dire capitale e magna della bibliografia del Falotico. Puro masterpiece che ogni amante della letteratura complicata e raffinata dovrebbe possedere in casa sua se non vuole impazzire e finire come Michael Myers di Halloween.

Vi conosco, sapete? Voi non amate voi stessi e ora passate il tempo a fare gli spaventapasseri, spaventando ragazze super passere come la Jamie Lee Curtis di True Lies.

Non dovete raccontarmi bugie. So che gironzolate nei quartieri periferici, spuntando da dietro i cespugli come il Pennywise. Ma non terrorizzate nessuno, solo voi stessi, sempre più idioti.

Di mio, sono un essere altamente pagliaccesco. Riesco perfino a essere e a incarnare Harvey Keitel, William Hurt, Forest Whitaker e il ragazzino in cerca di un lavoro di Smoke.

Cioè quattro characters in un colpo solo: il tabaccaio cafone che filosofeggia, l’intellettuale sobrio, il mezzo storpio e lo sfigato.

Sì, grazie alla mia visione neorealistica alla Paul Auster, minimalista alla Jim Jarmusch, amante dei piccoli gesti quotidiani che riscaldano il cuore e forse donne più sexy di Jamie Lee Curtis, pur non essendo laureato a Oxford, ho già pronta pure la falotica versione factotum in inglese del suddetto saggio monografico su Carpenter. Con traduzione di alta scuola, pregiata e da fuoriclasse che mi ha fatto sudare sette camicie. Un lavoro estremamente certosino e improbo. Terminato che lo ebbi, stavano per ricoverarmi in un ospedale psichiatrico come Sam Neill de Il seme della follia.

Un libro alla Sutter Cane, sì, di In the Mouth of Madness. In cui sviscerando, scorporando in maniera cronenberghiana la poetica carpenteriana, ho enucleato perfino me stesso, arrivando a percezioni della realtà talmente elevate da non riuscire più, adesso, a vederla con occhi da Roddy Piper di Essi vivono prima che indossasse gli occhiali magici.

Cazzo, un bel macello, che casino.

Per molto tempo, fui scambiato per Nick Halloway/Chevy Chase, appunto, di Memoirs of an Invisible Man.

Tutti pensarono infatti che fossi un nababbo e un cocco fortunato che poteva permettersi il lusso sfrenato di ciondolare nella noia e nel dolce far niente. 

Già, fui preso per il figlio di Berlusconi quando invero, amici, fui solamente un grosso coglione.

Sì, anch’io bramai la mia Daryl Hannah. Di questo ve ne parlai già, giusto? Il mio primissimo, grande, irripetibile amore platonico si chiamava Tiziana ed era bionda come Daryl, forse perfino più bella di questa sirena a Manhattan.

Ma cominciai a deprimermi fortemente, splash, a eclissarmi, a perdere di vista la realtà e anche Tiziana. Che oggi è sposata col mio amico delle elementari e ha pure avuto da lui dei figli.

Mi consolo da questa (s)figa clamorosa, ammirando le scosciate dell’omonima Tiziana Panella di Tagadà. Donna, a differenza di Tiziana la biondina, corvina. Ma che riesce sempre ad alzare il mio umore un po’ supino e anche qualcos’altro da volpino nei miei momenti di massimo languore da lupino, attimi paradisiaci in cui per un po’, lontano dai libri, come un uccello in volo libro, mi libero con atroce, onanistica mancanza di pudore, sfoglio una donna che mi fa battere il cuore e che vorrei sbattere di gran calore, (s)fregandomene di ogni residuo candore.

Sì, appena la vedo, mi ricordo di essere un uomo.

Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster come Ray Liotta di Goodfellas?

Macché!

Sì, credo che gli altri mi vedano parecchio bene, mi sappiano inquadrare alla prima occhiata. Anche Tiziana, non la Panella, bensì quella bionda della mia primissima, virginale infatuazione, ah, che magnifica fata, che lievissima patata, a 13 anni voleva rendermi corporeo, assai tangibile con lei.

Ma io, non so perché, la mandai a farsi fottere.

Sì, finalmente ho compreso la verità. Potevo essere l’uomo con più amici, soldi e donne della storia. Ed è stata solo colpa mia se non ho il conto in banca del marito di Tiziana Panella. E dunque non posso regalarle una vita da elegante signora.

Se dovessi, mai sia, essere invitato alla sua trasmissione, lei potrebbe ammiccarmi di occhiolino, forse verrebbe anche in diretta, fissando le palle dei miei occhi. Ma finirebbe lì.

O forse interromperebbero momentaneamente l’imbarazzo mio e di Tiziana, bagnatissima, con i consigli per gli acquisti degli assorbenti, miei conigli.

La mia vita è stata spesso un’inculata, una mega-sfighissima da figone sfigatissimo, no, una foga, The Fog, una fuga non solo da New York bensì dal mio The Ward. Lasciate che mi sfoghi.

Sì, come Amber Heard, trascorsi praticamente tutta l’adolescenza nel nosocomio delle mie ipocondrie.

Una volta che io stesso mi dimisi, capii che la realtà vera è un manicomio. E che i pazzi sono quelli che si credono sani. Per forza. Più che pazzi, sono scemi. Non capiscono nulla e pigliano tutto a culo.

Al che, per via della mia eccessiva sensibilità, del mio romanticismo alienato rispetto alle triviali animalità dell’uomo assai medio, vengo tuttora preso per Starman.

Alcuni miei amici, quando m’isolo troppo ancora, sospettando della mia buona fede, mi dicono che sono/sia Il signore del male. Sì, pensate, ora devo stare attento a non fare la fine invece di Keith Gordon di Christine. Dopo una vita da nerd mai visto, appunto, vengo corteggiato da pezzi di carrozzeria femminile al cui confronto Alexandra Paul dei tempi d’oro è una Cinquecento.

Comunque, molte donne sono da rottamare. Sì, che palle queste qui. Aspettano sempre l’estate per farsi il bagnetto. Come se poi durante l’anno facessero altro…

Sì, su Facebook, Instagram e altrove, donne stupende mi contattano affinché io possa avere subito con loro fisici, potenti contatti. Ma che è successo? Ho indossato delle miracolose lenti a contatto o, per troppo tempo, la gente subdola, meschina e ipocrita, rivolgendomi a me senza tatto, non capendo del sottoscritto un cazzo, mi aveva scambiato per David Lo Pan e invece oggi tutti scoprono, compreso me stesso, che è stata solamente una Big Trouble in Little Bologna?

Non facciamone, suvvia, una tragedia. Potevo scoparmi pure Kim Cattrall ma rimango una testa di minchia come Kurt Russell. Basta, adesso.

Sì, Smoke è un capolavoro. Il miglior film di Wayne Wang. Mentre io, diciamocela, rimango un bravo ragazzo soltanto come Dennis Dun, ovvero Wang Chi.

Forse, la mia vita non è il racconto di Natale di Smoke, bensì quello di Dickens filtrato dalla visione simile a Ritorno a futuro di Robert Zemeckis con Jim Carrey.

Uno Scrooge così giovane nel cuore da rendervi tutti misantropi.

Signore e signori, spero di avervi allietato col mio libro e con questa bella storia. Adesso, se vorrete tradirmi ancora fottetevi.

Fra amici ci si scambiano confidenze e favori. Dunque, a tutti i cattivoni, or dico ma fatemi il piacere!

 

Firmato Paul Auster?

No, Stefano Falotico

.

 

smoke keitel hurt

 

 

christmas carol

Previsioni Oscar 2020 Best Actor, sì, avete letto bene, vincerà l’interprete di Re per una notte


12 Mar

MV5BOTc4YjljYmYtZDhhZS00MDRlLWFiMGItMjYwYTI3MTIwM2UyXkEyXkFqcGdeQXVyNjg4OTg4Njc@._V1_

Se non volete divertirvi coi miei calembour e giochi lessicali, passate al capitolo 2.

Quando il sottoscritto comprese le ipocrisie del mondo e partì come una furia, una lince

Chiariamoci molto bene. Se qualcuno mi ha scambiato per Leo DiCaprio di The Aviator, è meglio che si ammutolisca subito. L’unico disturbato ossessivo-compulsivo è lui che ripete sempre le stesse cose, un profluvio stancante di frasi fatte, di stereotipie, di una visione limitatissima, angusta e angustiante, della vita. E non sa volare se non nella fantasia più illusa.

Perché io assomiglio molto di più a Colin Farrell di Miami Vice. Futurista, talmente veloce da essere iper-nevrotico. Mi son talmente velocizzato che l’ascensore del mio appartamento, quando compie il tragitto da piano terra al quarto, cioè quello in cui abito, mi pare che impieghi mezz’ora e invece impiega 30 secondi. È lentissimo. E io non ho più da tempo da perdere con quelli che stanno nello scantinato.

Una corsa contro il tempo, una dinamitarda velocità recettiva mai vista. Un’elevazione pazzesca. Che se ne frega totalmente degli schemi, delle sovrastrutture e delle etichette.

La dignità non è un lavoro da quattro soldi da avere affinché l’altro, ingannato dalla nostra finta rispettabilità, possa stimarci.

Come Superman, tu sei a pagina due e io ho già finito altri due libri. E non m’importa se tu guadagni diecimila Euro, facendo semmai lo psichiatra che non ha mai visto un film di Carpenter.

Sì, che stanchezza questi uomini di Sinistra. Da Festa dell’Unità con la porchetta in bocca, i loro spettacolini teatrali da asilo nido, anzi, da ospizio. Per farsi compiacere da veltroniani già andati.

Via, il mondo va svecchiato. La loro filosofia ha reso soltanto i giovani tristi e depressi.

E quelli di Destra? Cattivi, sembrano Michael Ironside di Scanners. Vogliono sempre fare il lavaggio del cervello a chi non la pensa come loro. E vogliono comandare in maniera dittatoriale. Per essere i dominatori.

Io non sono plagiabile.

Ieri sera, ad esempio, ho finito di vedere Il nome della rosa con John Turturro. Oh, già l’avevo detto nella mia recensione. Parafrasando Nanni Moretti, ma sai che non è male affatto?

Sarà mica un caso che Turturro ha lavorato con Nanni? Oh, John è un grande. No, non ha il carisma di Sean Connery, è un mezzo cesso d’uomo. Ma è bravo, cazzo è bravo. Guardatelo anche in The Night Of e ne riparliamo poi.

Alla fin fine, Giacomo Battiato non ha fatto un brutto lavoro. Consideriamo che è una fiction e, tutto sommato, deve aderire ai canoni RAI. Oh, perlomeno, se proprio dobbiamo pagare questo canone, almeno che ci abbiano messo lo streaming su Ray Play. Ché di guardare varietà con scosciate di sceme e programmi sui cuochi, no, cocchi, mi son rotto da un pezzo.

Siamo chiari. Antonella Clerici? Ma ha un seno pazzesco questa qua, è debordante. Ma non sono il tipo da Antonella Clerici. Quando, dopo averlo fatto, sono a casa con lei, di cosa le dovrei parlare? Se il barattolo di pomodoro costa 3 Euro e invece i fagioli ieri venivano a 2?

A proposito, i vostri fagioli vengono? Mah. Ah sì? Meglio così.

Ecco, chi pensa che io viva nel mondo delle nuvole, mi sa che farà la fine di questi falsi monaci dell’abbazia. Una congrega di malati di mente, di untori, di loschi figuri abbastanza putridi come Bentivoglio. Di spioni, di pettegoli.

Sì, davanti ti dicono… quanto bene ti voglio e poi sperano che tu, demoralizzato, perda ogni voglia.

Siamo pieni di moralisti invidiosi. Fa bene Adso. S’innamora della “selvaggia” del villaggio e se ne frega dell’abito che fa il monaco.

Ecco, vorrei indurvi al sorriso. Voi, sì, incellofanati in vite che si professano allegre ma, invero, so che sono tristemente soltanto accasciate a una finta ironia di facciata ove, sfacciati e appariscenti, esibite le vostre sensualità, comunque discutibili, affinché il prossimo di voi possa ammirare la vostra più sciocca, frivola apparenza.

Oggi, ad esempio, di punto in bianco, mentre stavo mettendo a posto la mia recensione di Scanners, un mio conoscente è “saltato” in chat, con far da esaltato. Parlandomi delle sue serate salate e del suo salame.

– Ehi, amico. Ora ti dico questa. Venerdì scorso… ah, che roba. Ho conosciuto una di San Marino ed è stata una nottata da favola.

 

Al che, con aplomb mio proverbiale, continuando a fumarmi una sigaretta scacciapensieri, a mo’ di Clint Eastwood di Per qualche dollaro in più, gli ho risposto in maniera freddamente simpatica e al contempo un po’ sanamente menefreghista:

– Bravo… E a me sinceramente cosa potrebbe fregarmene?

– Be’, posso vantarmi di questa sc… a sesquipedale, no?

– Certo. Vai allo specchio, adesso, guardati attentamente e vedrai il tuo sorriso a trentadue denti, no, scusa, a 29, te ne hanno cavati tre cariati marci, che si compiace del suo piacersi. Ah, che bellezza, eh?

Ma per piacere! Son contento per te ma qui ho da fare cose serie, oggi. Delle tue avventure erotiche, non so se intrepide o tiepide, sono c… i che riguardano te e le tue amanti del c… o.

Dunque, se permetti, ora mi congelo, mi congedo. Me lo concedi?

– Certo. Ci sentiamo un’altra volta. A risentirci. Poi ti aggiornerò.

– Non ci aggiorneremo proprio su niente. Ti ho detto che dei tuoi memoriali erotici, non so se eroici, non può sbattermene assolutamente. Chiara l’antifona o devo chiamare l’Amplifon?

 

Sì, la vita sociale, anche quando solo virtualmente complice di esperienze toste, non è che abbia mai attirato molto il mio interesse.

La gente parla, favella, ci racconta delle sue fiabe, delle fate, delle fatalone, dei loro complessi fetidi e fetali ma, onestamente, possiamo dircela? A me che ne viene?

Non viene proprio nulla. Tutti alla ricerca di soldi e sesso. Sono venali, veniali. Questi si sventrano, si svenano, si svendono e poi donano pure il sangue a quelli che hanno appena avuto un’emorragia cerebrale.

A voi pare normale tutto questo? Questi sono davvero, più che scopati e accoppiati, dalle loro turbolenze gastrointestinali, turbati, accoppati e nella testa scoppiati.

Sì, col tempo ho capito che ogni inc… a passata non era attribuibile a una mia inferiorità o infermità, bensì a una marcata superiorità. Come Stephen Lack. Vi ho già spiegato questo.

Il gigante, in mezzo ai nani, diventa lui il nano e viceversa. E in questo bordello totale nessuno ci capisce un c… o. Nemmeno io. Ah ah.

Insomma, è un mondo di falsità, di verità capovolte, di gente che andava premiata e invece è finita cassa-integrata.

Così come agli Oscar.

Vince Rami Malek e avrebbe dovuto vincere Christian Bale. Ha vinto Olivia Colman e Glenn Close, dopo sette candidature, è rimasta ancora a mani vuote. È il colmo!

Ne abbiamo colme… avete capito.

Io non sono uno scanner e non sono veggente. Mi piacerebbe esserlo.

Gli Oscar sono un giochetto, un magheggio, un marchingegno di calcoli statistici, d’an(n)ate fortunate, di colpi di culo bestiali.

Avreste mai pensato, sino a dieci anni fa, che McConaughey avrebbe vinto la statuetta?

E avreste mai pensato, allo stesso modo, che ora avrebbe interpretato un film di Harmony Korine? Be’, regista carino? Insomma. Provocatorio? Ma de che? I suoi film non sono né carne né pesce e McConaughey non è Big Lebowski. Quindi, cestinate subito quest’immondizia e chiamate il netturbino.

Allora. O la provocazione si fa con eleganza alla Luis Buñuel oppure il signor Korine è meglio che la finisca con le sue trasgressioni d’accatto e si sposi Antonella Clerici. Che gli preparerà qualcosa della Bonduelle. E, il mattino dopo, gli darà un Buondì Motta.


Gli Oscar sono fasulli ma se tu, ipocrita, dici che, se vincessi la statuetta, te ne fregheresti, ti mettiamo in compagnia di Pinocchio

Ora, facciamo i seri. Quali sono gli attori che, almeno sulla carta, potranno essere con tutta probabilità candidati come Migliori Attori ai prossimi Oscar, appunto?

Dunque, prendete carta, penna, calamai, miei Calimeri, non leggete Camilleri e non mangiate, quest’estate, troppi cocomeri. Non fate con le ragazze i merli e non date a me del nero, sennò vi faccio ascoltare all’infinito Mahmood, vincitore di Sanremo. Il mio non è razzismo, ci mancherebbe, ma questa canzone fa veramente schifo. L’hanno premiata tanto per dire… sì, così diranno che non siamo razzisti ma che cattivi intenditori di musica. Non è un grosso problema, pensate che gli U2 ancora guadagnano miliardi. E ho detto tutto.

Partiamo dai soliti noti.

Ancora lui, Christian Bale per Ford v. Ferrari.

Brad Pitt per Ad Astra e Once Upon a Time in Hollywood.

Leonardo DiCaprio per Once Upon a Time in Hollywood.

Gary Oldman per The Laundromat e The Woman in the Window (fra parentesi, appunto, dopo l’Oscar è partito in quinta e quest’anno esce con 6, ho detto 6, film!).

Tom Hanks per A Beautiful Day in the Neighborhood.

Willem Dafoe per The Last Thing He Wanted.

Edward Norton per Motherless Brooklyn.

Ce ne sarebbero altri da citare ma mi fermo qui.

Ovviamente, voi sapete per chi io tifi? Nevvero? Non l’ho messo nell’elenco. Ma, conoscendomi, non ci vuole Einstein per fare due più due e arrivare a Frank Sheeran. O no? Basta, date questo terzo Oscar al Bob e vergognatevi ché manco lo candidaste per C’era una volta in America. Dico, son porcate che si fanno? Ma guarda un Bob, no, un po’.

Ve lo dice il Genius-Pop. Ohibò! Ora, vediamo gli annunci di lavori sul giornale Il Bò. Boh, nulla di attizzante. Vedo solo annunci di massaggiatrici e stiratrici. No, questo puttanaio non fa a casa mia, no, al caso mio.

E io tiferò per Bob.

E sapete perché?

Christian Bale? Trasformista strepitoso, Leo DiCaprio? Sì, ottimo. Pitt? Troppo bello. Ah ah. Gary Oldman. Ha vinto un anno e mezzo fa. Stia calmo, ora. Edward Norton. Mah, sì, potrebbe starci. Ma non vincerà.

Willem Dafoe. Ma sì, nessuno lo ha mai cagato. Ci potrebbe stare questa sua ultima tentazione da povero cristo.

Eppure quante stronzate mi hai girato, Bob.

Però, se vogliamo essere proprio sinceri, mi guardo attorno e Travis Bickle non ne vedo. Tu sei il solo. The Greatest Actor of All Time.

Aveva ragione il suo amico Harvey Keitel quando alla domanda: – Perché secondo lei Robert De Niro è il più grande?

– Ah, c’è pure da spiegarlo? Vede, Bob non è più bravo degli altri. Ma quando appare lui, chissà perché, i film acquistano qualcosa di magico. Qualcosa d’irripetibile, immenso. Gli altri non sono capaci di questa magia.

È per questo che lui è il più grande. Quando parliamo di Bob, non parliamo più di un attore, parliamo di qualcosa di favoloso che gli adulti raccontano ai bambini, come nelle più fantastiche storie leggendarie.

Bob è l’incarnazione di un poema di Omero. Qualcosa che non sai se è mito, realtà o aldilà.

Quest’ultima frase non l’ha detta Harvey.

L’ho coniata io.

E ci sta da Dio.

Se non credete che sia così, andate su Instagram e lasciate stare il Cinema.

Secondo me, dovreste lasciare un po’ tutto.

Tanto non ci arrivate.

di Stefano Falotico

Ogni volta che si avvicina Natale, un senso d’insopprimibile angoscia mi fa capire che le mie solitudini sono giuste e sanamente anguste


18 Dec

smoke keitel

 

 

Credo di essere celeberrimo per il mio umore scostante, sì, oramai scosto tutto e poca fatica mandar tutti a quel paese mi costa. Mi consta, e non mi costa niente (anche se adoro l’attrice-modella Rebecca Da Costa, ché va constatato che è una figa da non contestare e che, non avendola, ti porta a dar testate) che i colpi al mio costato e ai miei testicoli son stati tanti, perentori, “fratricidi”, insistenti e inferti per ferirmi in modo che non fossi più un uomo “fertile”. Sì, credo di essermi sterilizzato a ogni tipo di attacco e alla pace contemplativa son attraccato. I miei nemici, constatando questa mia resa, capiscono che da uomo arrendevole mi son trasformato in uomo amorevole, e adesso constatano che, con uno come me, è inutile accanirsi, perché va preso per l’uomo amabile, dunque insopportabile, che la natura mi concesse di (non) essere, grazie a un Dio misericordioso al quale non credo, essendogli superiore per nascita.

Sì, credo che nacqui prima del Big Bang e fui partorito da una nebulosa fresca come una rosa.

Dopo il pranzo mio lieto, a base di gnocchi ben rosolati in un sughetto appetitoso, mi recai al bar, ove c’è sempre un uomo rozzo che è preoccupato che il barista possa infilare la mozzarella nel suo panino al prosciutto crudo. Sì, non vuole cose che filino, è un uomo poco affettato…, verace e un po’ volgare, ma molte donne se lo filano. E, forse stufo delle sue “mozzarelle” eiaculanti delle sue notti ingorde, egli desidera cibo che non sia “contaminato” da alcun derivato del latte bufalino. Le sue donne al suo “latte” non son vaccinate e ne bevono in quantità industriale, amano il suo essere uomo sincero nel raccontar loro bufale… candide come il suo sorriso lercio da quarto di bue un po’ maialesco.

Sì, continuo però ad andare in questo bar per guardare in faccia colui che incarna la nemesi assoluta del mio mentale impasto. Sì, io sono un metafisico impiastro, però puro come l’alabastro e la sera, quando il firmamento si riempie di stelle, io guardo gli astri dalla mia stalla. No, non sono come questo qui, uno stallone, e col tempo ho imparato a disprezzare anche Sly. Perché, con tutta la stima che si può avere verso il Balboa o il Rambo, non certo si può dire che il “Silvestro” sia uomo di particolare acume. I suoi muscoli sono sviluppati in maniera inversamente proporzionale al suo cervello. Che poi abbia un buon uccello, domandatelo alla moglie… in fondo, credo che Silvestro sia “dolce” e docile come l’agnello. L’agnello si fa a Pasqua, ma a Natale diventano tutti agnellini, e il buonismo impera nel catto-borghesismo da quattro soldi ove la gente spende un patrimonio per regali che non servono a un c… o.

Allorché, la mia tristezza aumenta e, in prossimità di questa festa mondiale, la mia malinconia si fa universalmente galattica. Nella mia vita, ho sempre cercato persone che mi fossero affini in quanto a “tristezza”. Allorché, mie allocche, ne trovo uno che non ama la vita ma poi scopro che comunque scopa e in quel ficcare “delizioso” è momentaneamente felice e sfizioso. Invero è come tutti un vizioso… Poi ne “rinvengo” uno che non crede nella società bastarda e ipocrita, ma poi scopro che tifa per la Juventus. E c’è qualcosa che non quadra col suo essere amante della famiglia Agnelli…

Chi mi conosce sa che sono un genio che non vien soddisfatto a leggere libri di scrittori bravissimi, perché sono meno bravi di me, e quindi mi annoiano. Poi, ci sono quelli che ogni giorno cercano la frase e citazione giusta che possa dar valore al loro umorale lasciarsi vivere. Al che, oggi trovano una massima di Pasolini che fa al caso loro e la postano su Facebook, e domani una di Mussolini. E in questo vivere da imbecilli son tutti felici e contenti. Certo, la madre degli stolti è sempre incinta…

Meglio essere scontenti. In fondo, sono un uomo che potrebbe far l’amore anche con cinquemila bellissime donne e poi rimanere il solito misantropo di quando nacqui.

Cosa voglio dire con questo? Che, per quanto mi riguarda, preferirò sempre il mio culo…

E tu, asino, dai fiato alla tua “mangiatoia”…

 

di Stefano Falotico

Mi (man)tengo di pene da cattivo tenente


21 Sep

 di Stefano Falotico

Molti/e sostengono che sia un bel ragazzo, ma io non (mi) vedo (come ) un cazzo, sono la metafisica, addio…

Nonostante riceva molte richieste di (con)tatto, e venga spronato a “godermela”, credo che voglia… godere solo del mio stato mentale, in un’abbazia medioevale, fischiando tra le foglie e coltivando le scorie, no, la cicoria di tua sorella, una cicuta.

Meglio il ciuco a queste che ciucciano. Me lo ciuccio da sol(id)o con pochi sol(d)i.

Sì, non voglio “goderla”, alla fine ne avevo scelta una fra le (pre)tendenti, ma è meglio essere un prete un po’ cattivo tenente. Quando mi santifico, il mio umore notturno si sanifica ed è meglio, fidatevi, la contemplazione della mia anima lunare piuttosto che la penetrazione di un’altra (s)figa bestiale. Se proprio me li rompe, la provoco nell’urlarle “Fammi vedere come succhi!”.

Deve pagare la mul(t)a!

Ché di gatte già dovetti sbucciarne e poco ci mancò che m’avrebbero pure rubato la minchia per pisciare. Meglio lo “spompato” a questi pompini perfetti, lo sa Chris Walken di New Rose Hotel. In alternativa, facciamoci un gir(in)o, se perderai “carburante”, c’è la pompa di benzina ed è meglio rombare delle trombate col burro. Poi, è pieno di burine. Delle zoccole coi loro buchetti ove scopano i topi di fog(n)a. Mi basta un budino, anche un burrone. Non reggerai alla “botta” e speriamo sia uno schianto per farla… fin(i)ta senza ulteriori danni. Manca solo la sedia a rotelle e finiremo la frittata. Pure le frittelle ché t’imboccheranno di (ciam)bella non “venuta” col buco dell’infermiera, una drogata “dolce” che vien bucata dal “farmacista”. Sì, la mia pisciata dev’esser libera da stronz(at)e, ma(i) cagarle di striscio, solfeggiando un pet(t)o libero, ambiguo, fra il Cruising alla Pacino e il vaffanculo a tutto di mio (s)lavato a secco, (i)netto, staffilato di fetente come esigo dal mio “ergermi” sopra tutti i cessi che siete da far a fette, mal digerire e poi vomitare. Carnali, materialisti, pettegoli, vivete di cacche e cacce. Meglio appunto cacciarlo, e il tuo uccello, libero e s(ci)ol(t)o a “ca(va)llo”, fluttuando “aromatico”, senza questa cagata dell’amore, ché l’amore è solo una sciolta…, mai diarreico o venereo, teneramente librerà vi(b)rante verso nuovi orizzonti lindi, miei sporcaccioni.
Mie verghe, vergatevelo a memoria! Non ve la menate con le balle!

La vita non è bella e queste belle avran da me solo un bruto.

Sono un uomo “buio”.

Io lo sapevo che “non avrebbe funzionato” pur funzionando benissimo. Sì, pene…

Mi rigettai nel porcile per “appurare” se questa vita mi poteva ancora (s)tirare.

Mi diedero dell’impotente e “scopai” che, scoperta lei sotto le coperte, mi scoprii un mezzo pornoattore, cari puttanoni impostori. Ecco il tor(chi)o! Si chiama veritas del tuo Dio porco!

Già, conobbi una bionda, neanche male, al terzo appuntamento, me lo ficcò dentro. E durò più di quanto sia io che lei, infornata, no, informata ch’ero vergine, potevamo aspettarci. In poche parole, non usai il profilattico ma seppi estrarlo dopo un’oretta in cui me l’ero scassato. Lei era già venuta una quindicine di volte, a tutto VOV, no, volt, ma la chimica precoce persi e accesi il motore, dicendole che, sostanzialmente, è meglio la macchina a meno che non sia a scoppio ritardato. Lei “tirò” il freno a mano e con l’altra manina di nuovo slacciò la cintura… di sicurezza. Tastando di “constatazione amichevole” che non m’ero arrugginito. E vi spruzzò dell’olio, con uno sputo d’asciugatura in lavatura “automatica” per rifarmelo “nuovo”. Lucido, ancor di dura carrozzeria scorrazzante a tutto (s)cazzo. Che palle. Ancora da bagnare di su e giù al “tergicristallo”.

Una scopata talmente lenta che quell’amore finì troppo accelerante. Anche se per un an(n)o circa, spinsi un altro po’, venendo solo un paio di volte. Lei intanto mi prese per il culo e per le corna, sì, credo che mi tradisse con altri tor(chiat)i. Poi, durante una notte di luna piena, mi saltò all’improvviso addosso da vamp(ira) ma non mi fece sangue. I lupi perdono il pelo e non il vizio, i licantropi perdono tutto. E, anziché darle un morso, le diedi un pugno. Non un fisting ma un mezzo setto nasale fracassato. Per non ferirla troppo, le ruppi pure lo specchio di casa. Così, mentre i vetrai le avrebbero riparato lo specchio, lei non avrebbe pianto vedendosi spacc(i)ata. Mi denunciò e ora devo, a distanza di an(n)i, pagarle la pagnotta. Che mignottona.

Cosa avete imparato da questa mia “amorevole” presa di cosc(i)e(nza)?

Che io e il sesso siamo fatti della stessa pasta e “piselli”.

Buonanotte.

Sono Wolf, risolvo il solvente


22 Jul

Salve, sono il signor Wolf, ho molti “problemi”, miei “porcellini”, resto un Ezechiele testa di cazzo

Racconto al “miele” e stracciat(ell)a, an(eddot)o di “crosta(ta)” nostalgica da pian pian(t)o… d’un pomeriggio “candido” e voglio “condividerlo” con voi, “sciolto” da far cagare la merda che siamo tutti

di Stefano Falotico

Oggi pomeriggio, vado a trovare un mio amico. Abita da tutt’altra parte della città. Anzi, al “confine”. Sta in “capo al mondo”, come si suol dire. Al guado, è nei guai. Vive in una frazione dell’hinterland bolognese. Se volete “italianizzare”, scrivete interland, anche se io non tifo per l’Internazionale di Moratti…, sostanzialmente non seguo più il Calcio, bevo potassio e sono furioso come Orlando di Torquato Tasso. Ah no, Ariosto, e tu rimani un pollo arrosto. Sì, in passato feci anche il tassista…, da cui il mio amore sconfinato per Bob De Niro di Taxi Driver, un Orlando quasi alla Tilda Swinton, sempre ambiguo, parzialmente (s)cremato d’una sessualità che c’è, non c’è, dov’è? Secondo me, t’entrato in culo e neanche l’hai visto partire. Però, non soffro d’eiaculazione precoce…, duro ancora “tosto”, anzi, “pen” tostato, ed è dura questa (s)figa(ta) di vita. Al che, devi fermarti un attimo, parcheggiarti lontano dai porci, in una zona “isolata”, appisolandotela, appartandoti con un panino alla porchetta, un toast, e sgranocchiandotelo sotto un portico. Sognando una principessina che voglia dormir sul tuo pisello. Girandoti poi i pollici dopo essertelo leccato…, con tanto di dito medio alzato d’unto alla faccia dei bisonti, perché io non ho bisogno di nulla, solo di me e anche di te. Se posso darti il salsicciotto, condendolo con la patatina, mi farebbe “piacere”, e qui sembro Tarantino di Dal tramonto all’alba, una faccia come il “culo”. Rosso Malpelo di sera si spera, tu sparati perché non amerai mai una rossa. Indossa la tua cowgirl con degli speroni, dai, ti sprono. Se non ci sta(i), ti sperono. Sei un disperato, chi t’incula se non io?

Sì, con le ragazze (non) ci so fare, e son solo schiaffi in faccia perché il mio modo di pormi è troppo schietto, “diretto”, “semi-porno”, nudo e crudo, quasi mai dunque lì dentro dritto eppur ne ricevo… di gambe sghembe dopo una “botta” di tal “uccello”, scusate, volevo dire livello. Comunque, donna, sei un cesso, pulisciti nel gabinetto e lava i piatti nel lavello. No, non so “porlo”. Sono un debole e mi (mal)trattano come il Pongo.

Le modelle modellan quelli dei modaioli più “fighi”, di mio me lo smanetto col “manubrio”, (tras)curandomelo di (in)etto. Oscuratemi, se (non lo) volete. Sono un topo senza purè, un tipo però, puro e cupo. Di che mi (pre)occupo? Di un cazzo a te (dis)occupato, donna, inseriscitelo e sarò integrato socialmente. Facciamo solidarietà ma basta coi sindac(at)i, dai, pigliatelo insindacabilmente! Basta anche con la tua dieta da pane integrale. Almeno, non subisco il plagio ma va di piala, una sega tutta (s)pel(l)ata. Non a impalarlo ma impallinato ché, una volta “esploso”, pensi: ah, la vita è una pena, una palla, che du’ palle piene eppur le ho appena svuotate. Che vita piatta, che vuoto…

Solo pene!

Secondo molti, leggendo le “cazzate” che scrivo, sono un uomo che vola alto, nonostante di statura sia basso. Come “cavallo”, indosso una taglia striminzita, e sto dimagrendo a vista d’occhio. Tanto che, quando vado in giro, le donne urlano “Minchia!”. Sì, sto sparendo, talmente stressato da aver perso così tanto peso che a stento in piedi mi reggo, ma mi gratto i coglioni e, a modo mio, me ne fotto. Eppur son “retto”. Alt(ezzos)o, sì, tu puzzi. Lavati, e qui faccio il Cobra come Sly Stallone. Di mio, rimango uno stronzo. Non batto ciglio e me ne sbatto. Se non ti vado bene, chiama la neuro, la mia pelle non intaccherai, è “puramente” innata d’un che di PH neutro irresistibile da bello-impossibile, “profondamente” intimo alle donne con giramento di palle se me lo scassano.

Ebbene, lungo il mio tragitto di tal pomeriggio raggiante, nel mezzo del cammin di mio “girovita”, frenai di colpo… di fulmine. Sì, in località Castenaso, a pochi metri da una baracchina dei gelati, sola-soletta, bella come il Sol, una ragazza tutta scosciata a cui “assoldarlo” subito di rassodante crema in lei “solare” sull’illuminarla al mio cioccolato “amaro” e dunque “fondente”. Paradisiaca. Ah, siamo tutti in cerca di compagnia, vero Cappuccetto Rosso? Io son il lupo che vuol la tua uvetta, stacca il candito dal co(r)n(ut)o del fidanzato “asciutto” e immergiti nella mia “pasticceria” da volpino ché devi sciroppartelo tutto di succo e dunque succhia, basta col ciuccio e i succhiotti. Cresci, suggimelo e guarda come cresce. Qui vicino c’è un “boschetto” e gustiamoci allora i frutti dell’amore allo zabaione. Lo yogurt poi snocciolerà fluido, denso e ogni (s)figa scremerà dolcemente via. Intanto, continua a leccare…

Ah, ho ancora la lingua piena della sua prugna al “colorante” quando ritorno in macchina. Dopo la trombata al “pistacchio”, scivolo ancor liscio come l’olio, a tutta birra dopo che con lei fu una burrata sborrante vicino al burrone, ove poi la buttai, ah che dirupo, che lupus bastardo in “fragola”, per far scomparire ogni “macchia” del mio “decollato” uccellin viaggiatore, bruciante di “col(l)ante-“dolo” sverginante la suddetta in mezzo ai “vola(n)ti”, viola(ti) collant, ché non me la sudai tanto anche se lei sudò come una suina bagnatissima a infuocarsela come le foreste incendiate d’estate su cui poi devi versar acqua a iosa per spegner la sua rosa. Che “culo”. Sono un porcospino che, da dietro il cespuglio, piglia di brutto da birichino tutti i buchini, arraffa e, dopo la scopata arruffante da b(r)uco nelle farfalline, scappa senza lasciar tracce.

Alla faccia d’ogni zoccola, son il topo che cammina con le top(p)e.

Tu, invece, usa il mouse e clicca su YouPorn.

La giovinezza, il nuovo film di Sorrentino con protagonisti Michael Caine e Harvey Keitel


09 May

di Stefano Falotico

L’altra giovinezza di Sorrentino, Youth, un film alla Francis Ford Coppola?

Adoro Coppola perché la giovinezza lui sempre rimpiange e dev’essergli rimasta “intrappolata” in gola, come se gli fosse sfuggita e, attraverso il suo far Cinema in maniera mastodontica (talvolta anche “manieristicamente” ridondante ma pur sempre d’alta scuola), volesse perennemente ricordarcela e, come dire, imbrigliarla per tener a freno appunto il rimpianto in sue elegie nostalgiche innalzate a grido perpetuo, immolato dunque all’infrangibile, (r)esistente, (s)fiorita, vigorosamente riaffiorata gioventù… mai stanca e mai davvero abbandonata.

Sono tanti, infatti, i titoli di Francis incentrati sulla giovinezza (non) andata, riacciuffata per un soffio… anche al cuore da “coma” di Kathleen Turner, seppur con differenze “tematiche” di varie versioni, cioè variazioni sullo stesso tema, appunto, fra “compitini” in classe proprio di Peggy Sue…, erroneamente giudicato un film minore mentr’io sempre lo adoro e via via, col passar degli anni, sarà che come Coppola invecchio e (non) piango, maggiormente so ammirarlo (e non ha prezzo, diciamocelo, quel da voi poco apprezzato Nic “nepotista” di ciuffo di banana da simpaticissimo imbranato), fra il suo Dracula senescente, ammantato quanto ammanettato da un’apparentemente orrida, spettrale decadenza che, invece scosso all’improvviso dalla fiamma romantica rinata, miracolato dal risorto, reincarnato amore della sua amata riapparsa, vien vivificato e ringiovanisce dopo tanto immemore “dormire” nelle bare del già seppellirsi vivo, da non morto, fra la malinconia proprio di Un’altra giovinezza e tanti Jack più o meno sbagliati o (il)lecitamente criticabili.

E allora, ecco che il nostro regista proprio più coppoliano perché, come Coppola, è l’unico italiano veramente, “eccessivamente” ambizioso tanto d’attrarsi le peggiori antipatie e le più cattive invidie, Paolo Sorrentino, annuncia l’inizio delle riprese del suo nuovo film, confermando il cast delle grandi occasioni (non) perdute. Vedi? Inizialmente, doveva intitolarsi In The Future, oggi invece è stato “rilasciato” il titolo, fin a prova contraria e ripensamenti dell’ultima ora, definitivo, semplice e immediatamente ricordabile, La Giovinezza.

Sarà girato fra l’Italia, naturalmente, la Svizzera e l’Inghilterra, e annovererà, oltre al confermato Michael Caine, il sempreverde e “internazionale-naturalizzato oriundo italico”, Harvey Keitel, così da me ribattezzato dopo il milionesimo, ennesimo ruolo dai nostri registi compatrioti assunto, Rachel Weisz, Paul Dano e la rediviva Jane Fonda. Qualcuno vocifera anche Willem Dafoe.

Sarà la storia di due uomini che s’incontrano sulle Alpi per riflettere assieme su quel che è stata la loro vita e su quella che ancora è, e per l’eternità, giovanissimamente, sempre sarà. L’incontro eccentrico, a vite “concentriche” ma non bisogna ancor chiudere il cerchio perché la vita appunto deve andare avanti sin alla fine da combattere a morte, fra un ex direttore d’orchestra (Caine), rassegnato a essersi ritirato dalle scene, e un regista un po’ in là con gli anni (Keitel), però attivo come non mai.

Promette faville. Cinema vivo!

Evviva Sorrentino!

Società uguale fascismo degli imbecilli!


20 Jul

Esistono vari modi d’interpretare la realtà- Il metodo migliore è (non) guardarla per quello che è, infatti tu ce l’hai piccolo e io “la vedo” in grande, forse uso il binocolo “allungandolo”

Ci sono varie percezioni della realtà in assoluto. Anche un autistico ama, forse con più intensità, concepiamo gli alieni in modo antropomorfo, adattandoli alla nostra visione “umana”, per nulla umanistica. E se invece fossero senza testa e arbusti pensanti? Se le piante rampicanti la piantassero di aggrovigliarsi, forse intreccerebbero la casalinga con la piantina sul terrazzo in modo “innaffiante?”. Se anche nello spazio, in qualche Pianeta lontano, esistessero farabutti che seminano il panico fra grattacieli kamikaze? E se lo sfigato fosse un genio ed Einstein avesse invero rubato le formule della relatività al compagno di banco del “Liceo”, ove lo bocciarono in matematica, appropriandosene i meriti una volta che l’amico morì suicida in seguito ad aver partorito solo un figlio lobotomizzato? Questa è la vita, chi ha soldi per scommettere, li perderà se scommette troppo. Così va, è un casino. Da cui Casinò di Scorsese. Ieri arrivi dal nulla, poi “vieni” in Sharon Stone, domani ti fa il culo Joe Pesci, che si beccherà solo mazzate. Da cui i morti ammazzai e “Sharon Stone t’ammazzava di seghe senza botte”. Fidatevi. Come diceva Totò: “Andiam tutti lassù un Giorno. Oggi tocca a te, domani a lui, domani all’altro”. E io, essendo totoiano, sono immortale.

Chi più “spamma”, più non impalma ma, sotto le palme, va il “Panda”, vecchio proverbio cinese che significa questo:

Se di Facebook abusi, aspettati la “condivisione” dei pugni in faccia. Aprirai la chat e spunterà, nella calma piatta, un gorilla della protezione animali per garantirti asilo presso il WWF, acronimo a sua volta di “Viva il Wolf”, licantropo dalle unghie graffianti, tanto ungulato che non ululerai mica tanto.
E, durante la Luna piena, ne prenderai tante. Causa il tuo carattere megalomane che senza criterio offese ma scatenò il vulcano dai crateri.
Per stasera, la play finisce qui.

Perché sì.

Ogni altra visione, mi precludo perché voglio chiudere gli occhi. Abbiamo superato lungamente la Mezzanotte. Spero solo che, avvenisse un incubo notturno, non sogni una puttana che me lo mozzerà durante la polluzione.

Poi, mi sveglio di “sobbalzo”, colgo le palle all’occasione balzante e quindi balzano aggredisco con violenza pervicace gli idioti.
Responsabili, però giudicati “incolpevoli”, di fraudolenti imbrogli, del sotterfugio più mentecatto, dell’esser così “gioviali” da voler ammazzare, sadicamente ridendoci sopra d’altri scherzi, chi non vuole, non vuole e non vorrà mai vivere come loro!

Li attacco “a man bassa” e non me ne pento. Anzi, strappo le gambe del tavolo della cucina e le userò a mo’ di paletto invertito!. Sì, le gambe delle donne italiane son bianche ma abbronzate d’Estate quando le “dischiudono” al Sol cocente.
Tramite creme appunto solari, sollazzano i cazzi impiegatizi e si alzano dalle repressioni annuali in tal bollente ozio. Aprendosi… alla calda detergenza del buco dell’ozono.
Quei raggi, limpidi, sottili, “penetrano” e le femmine in calore ne “rabbrividiscono” d’ingropparseli, mescolando il costumino fra bagnetti al largo con acqua gelata, leccante lo steccone della gelatina. Eh sì, allargano e io mi ripeto di calembour, “menefregandome” a tutto spiano di queste m(ed)use. Appioppo loro il mio polipo.
Chi va piano, vive in pianura per scongiurar le mie freddure ma io oso di più e lo freddo quando s’accalora in villetta delle sue emozioni stagne. Meglio la mia carta stagnola che tappa la bocca rispetto ai falsi, contro chi non rispettò e si tuffa in piscina.
Meglio le mie braccia di questo “vivo” braccio della loro morte.

Tanto non cambierete. Ieri sera, ho urlato come un dannato. Un mio “schizzo” d’annata, anche se si sta perpetuando a scadenza settimanale.
Il Venerdì, infatti, prima del weekend di voi balordi con gli aperitivi in ubriachezza da storditi, capita sempre che disturbi la quiete del palazzo. Tanto, i miei condomini sono pazzi.
Dopo aver cenato, mi reco in bagno, mi guardo allo specchio, lo specchio mi “terrorizza” di troppi complimenti, dunque mi scaldo appunto in eccessiva autostima e ridesto il mio “topo” in “cantina”.
Sebbene abiti in appartamento, mi ritengo uno che vuol farsi la topaia sua, senza zoccole d’ordinanza. Adoro smaltarmi la barbetta con un po’ di cotone idrofilo e sciogliere i suoi peletti nel fioc(o).
Perciò, dopo l’ovattarmi, molto sbraito, spacco di rompere i timpani dei vicini. Gente da spaventare nel silenzio “spaparanzato” post fine settimana lavorativa.
Chiamo io stesso il 113, risponde la polizia e dico loro che possono spazzarmi il culo. Pensano sia una barzelletta e spostan la chiamata ai carabinieri.
A tali forze dell’ordine, ordino con impellenza di spellarmi, “recapitando” tramite cavo il mio indirizzo “incivile”.
Stranamente, giungono puntuali, dopo una decina di minuti. Quando, che ne so, avvengono liti coniugali in cui ci scappa il morto, arrivano sulla “scena” dopo il “delitto” autodistruttivo del suicidio, successo dopo l’omicidio. Spesso, trascorrono dalle ore dal complesso di colpa che ha indotto al gesto finale della tragedia completata.
Sì, avviene così. La moglie, “eminente” portavoce dell’insegnamento alla Bocconi, docente “intoccabile”, riferisce al marito che da trent’anni lo tradisce con tutti gli “elementi apprendisti”, prendendoli d’accoglienza “istruttiva” con tanto di “ripetizioni” e amplessi in cattedra per “ampliare” le prospettive del “guardarla” dentro un’altra dimensione. Di tutte le dimensioni è “fisica quantistica”, secondo la legge dell’entropia: “se lo bocci, crescerà nelle bocce”.
Il marito, fra l’altro pedissequo “abitudinario” di quelle sui viali, non resiste all’affronto e la “infila”, moltiplicandole i “buchi”, leggasi coltellate d’espansione cul… turalmente “aprendola”.
Torniamo a noi, non sono panni sporchi di nostra fica, ah che feccia. Davvero delle persone “in gambissima”… Degli intellettuali ficcanti! Finissimi, al taglio!
Apro a due carabinieri, entrambi di Napoli. Sì, mi raccontano la loro storia. Non trovando lavoro sotto il Vesuvio come pizzaioli, “esportarono” la loro verace indole “impastante” qui a Bologna. Dalle salse a infornare in carcere i responsabili degli spargimenti di sangue.
Da partenopei puri, son patiti della pizza tant’è che, quando ci son dei diverbi domestici, intervengono loro “addomesticanti”, “masticando” il ribelle di turno con pizze alla sua amante capricciosa.
Il più “bullo”, con manganello vicino alla pistola, con far sicuro d’una protuberanza sospetta fra i pantaloni “a righe”, m’assicura che posso rigar “dritto” e non devo temere nulla.
Anzi, m’incita a farla “sporca”, purché “legale”. Sì, mi consiglia questo: “Se la tua ragazza ti sta sulle palle e la troverai legata al letto con un altro, denunciala ma prima assicurati di avere il cellulare per scattar loro… una foto con tanto d’uccello-corpo del reato.
Sai Stefano, voglio divorziare da vent’anni, non vedo l’ora di beccare, con le mani nella sacca… scrotale, quella puttana che ho sposato. La sto scrutando da an(n)i, sono provatissimo e che danno sapere che così la dà, ma non ho prove per farla cadere in fallo… Magari,, magari facesse… una mossa sbagliata. La pratica di divorzio ha bisogno di dati tangibili… per poter appurare le impurità che han scatenato l’incazzatura. Ah, mai dovesse (ac)cadere, quella del piano di sotto posso scoparmi senza nascondere l’evidenza. Per adesso, non ho il permesso perché sono un tutore…”.
Mi fa firmare il proforma, gli preparo un profumato caffè, vi “svuota” dentro dieci zollette di zucchero. Quindi, si rivolge al suo collega e gli dice: “Be’, possiamo andare. Fra l’altro, il turno è finito. Rechiamoci alla pasticceria aperta… di Notte. Ingozziamoci di bomboloni e poi facciamo un giro per via Stalingrado. Troveremo qualche coppietta che si droga nei parcheggi. Ricatteremo tutti i ragazzi, minacciandoli d’arresto se non ci faranno trombare ogni zoccolina loro”.
Il collega, entusiasta, urla: “Allora che stiamo aspettando, cazzo?! Altrimenti, si fa tardi e, se rincasiamo al mattino, i nostri figli capiranno che siamo dei cattivi tenenti e non capitani”.

Morale della favola: questa società di moralisti ipocriti, da me solo che segnalazioni da non militante fra questi “giusti” militareschi.
Meglio il giullaresco.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il cattivo tenente (1992)
  2. Scuola di polizia (1984)
  3. Una pallottola spuntata (1988)

“L’ultimo dei Mohicani”, “Fuga per la vittoria”, “Il cattivo tenente”, recensioni


13 May

Sette grandi attori tranne uno (indovina chi?), ma personaggi di merda


18 Aug

 

Sono scontroso, sì, con me stesso. Il mio amico peggiore.

 

L’Uomo in (scalda)bagno, ogni mattina, a meno che non sia come me, che mi lascio andare un tanto a settimana, si rade il “barbino”, “occhiolineggiando” allo specchio e spesso “immaginandola” anche quando è inevitabilmente un cesso.

Se Jim Morrison, di citazione famosa, dichiarò che il suo specchio non mente mai e non lo pigliava in giro quando piangeva, Stefano Falotico sa che il suo riflesso gli “dà” il cinque, in un complice: “Gli altri battono la fiacca, tu batti ogni figa”.

Sette “uomini” che (non) vorrei mai fossero “miei”.

Applauso!
Spoiler: chi è l’attore di merda, a prescindere dal personaggio?

Aiutino: sulla rivista “Ciak”, quando vinse l’Oscar per Via da Las Vegas, scrissero che non se “lo” meritava, ma era giovane e sarebbe cresciuto.

Infatti, dall’Academy Award è tornato a zoccole.

 

Cuore selvaggio Bobby Peru… Willem Dafoe, nonostante l’innegabile bravura, fa un po’ schifo. Questo va detto. La signora Giada Colagrande, comunque, pare che apprezzi il suo ghigno di denti storti.
Mah, il “mistero” delle donne che, come Laura Dern, amano il peggio del maschio.

Il cattivo tenente Il fisico c’è sempre stato ma, caro Harvey Keitel, la faccia abbisognava di varie chirurgie.
Ora, se a un bambino capita fra le mani il suo lieutenant, potrebbe farsi monaco… E non cambierà idea neppure se scendesse Cristo dalla croce.

Face/Off Castor Troy, criminale che va a troie, “patatone” per amplessi in aereo, semistupratore di vergini del coro della chiesa.
All’improvviso, cambia in John Travolta. E diventa più bravo a letto. E anche un ottimo attore. Sì, Nic è bravo a recitare quando assume le sembianze dei “ballerini”.

Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere Ecco, io non darei molto retta a Woody Allen, parafrasando Totò.

– Lei, di Sesso ne capisce quanto Mia Farrow.

Woody: – Falotico, come si permette? Eppure, non ha tutti i torti. Da cosa l’ha intuito?

– Dalla faccia.

Heat La sfida – Lei, è un Uomo affascinante? Che lavoro fa?

– Il “libraio”.

– Guarda Neil che t’ho “sgamato”. Era una domanda di circostanza. Con quel neo, sei bravo solo come “ladro”. Però, credo che stanotte “spingerai” lo stesso. Sì, “incriminami”. “Incrinala”.

Il petroliere Un mezzo Cristo, dal nulla, s’arricchisce e comincia a spaccare il culo a tutti, compreso il figlio che, giustamente, gli sbatte la porta in faccia.

Un Daniel Day-Lewis “identico” a My Beautiful Laundrette.

Rocky Adriana: – “Rocco”, non capisco l’origine dei tuoi mali.

Rocky: – “Carezzando”, potresti “risollevarmi”.

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)