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Il sottoscritto, purtroppo, è uguale a Clint Eastwood: uomo (im)morale che giudica gli youtuber verbosi e anche a volte le donne schizzinose


25 Oct

Richard Jewell poster

 

Sì, l’umorismo glaciale alla Clint si sta impossessando di me.

E, con aria sciolta, cammino fra le luccicanti tenebre del mio cinismo romantico con sguardo opacamente lindo e poi variopinto, chiudendomi nell’ermetismo quando non voglio dare spiegazioni riguardo il mio essere spesso fancazzista distinto, odiando il puttanesimo di questa società barbarica e incivile, rendendomi misogino quando lo sono, cioè sempre, replicando alle offese che ricevo con altrettanta strafottenza ignobile da uomo che non sa che farsene degli attacchi pretestuosi, recludendomi nell’eremitico dadaismo quando, estraendomi astratto da un mondo di uomini volgari afflitti da aerofagia e meteorismo, osservo le stelle comete del bel cielo limpido, disegnando voli pindarici remotamente distanti dalle vostre rabbie malate di solipsismo in quanto son uomo di risma e anche di carisma, misantropo pressoché sino alla morte, revenant che spunta al solstizio e, dinanzi a chi di fronte a me si stizza, s’intirizzisce e con una sberla lo zittisce.

Ora, la società è peggiorata parecchio. Ciò è indubbio. Forse sarebbe meglio andare ad abitare a Gubbio, cittadina limitrofa a quella natia di San Francesco d’Assisi, città umbra ove un uomo ombroso come me potrà trovare la pace liturgica lontano dagli uomini metallurgici, dai metallari che sono sposati a una di cognome Murgia, dai rockettari che fanno solo casino nel loro cervello musicato di neuroni rumorosi, lontano soprattutto dagli youtuber sapientoni.

Ecco allora che rispunta WesaChannel, quest’uomo bolognese fintamente educato e politically correct che nelle sue prolisse, logorroiche disamine non sta zitto un momento e ribadisce ovvietà come un pedagogo di quart’ordine, come un maieutico ecumenico che vorrebbe elargirci istruzioni per l’uso riguardo la vita e la politica, il Cinema e forse pure l’astronomia.

Insomma, il tuttologo della mutua che disserta con fine oratoria composta su ogni argomento ma non discende alle motivazioni che devono averlo indotto a credersi Gandhi che gira video nella stanzetta addobbata con degli orsacchiotti.

Se fossi in lui, mi porrei questo quesito e inserirei un punto di domanda in grassetto a intestazione del suo prossimo, auto-biografico titolo:

Wesa, Joker sono io?

Sottotitolo: graditi commenti da gente che non la pensa come me. Ah ah.

 

Ieri sera, sulla mia bacheca Facebook scrissi che non mi sta molto simpatico il gentil sesso poiché le donne sono prevedibili.

Infatti, di lì a poco fui sommerso da offese femministe.

Una, particolarmente infervorata, mi contattò in chat:

– Ciao, davvero pensi questo delle donne?

– Sì, anzi no. Penso che sarebbe meglio se non parlassero. Ma comunque, se non vuoi più parlarmi, possiamo fare qualcos’altro.

– Guarda bello, non abbiamo niente da dirci.

– Sì, non abbiamo neanche molto da darci.

– Sei solo un maschilista merdoso! Brutto come la fame!

– Sì, è vero. Tu però sei anoressica. Adesso, scusa, vado a infilare le patate nel forno.

 

Sì sono piuttosto devastante nelle risposte.

In puro stile eastwoodiano.

Invece, un omosessuale m’ha scritto:

– Secondo te, sono un bel ragazzo?

– Non sono gay. Chiedilo agli uomini.

– Ma non hai detto che sei misogino? Quindi, la tua opinione da uomo è importante, Stefano.

– Sì, infatti lo è. Però tu non sei la mia donna.

– Ma che risposta folle è?

 

Un’altra invece m’ha scritto:

– Stefano, ti stai inaridendo. Se continui così, la tua vita sarà molto amara.

– Può essere. Basta comunque usare sempre lo zucchero nel caffè. Invece tu, anche se infili lo zucchero, sei incurabilmente frigida.

 

Ieri sera sono stato in un locale. Al bancone, al mio fianco, si sono avvicinate tre stangone.

Mi hanno guardato e si sono messe a ridere.

Di mio, ho preso a pugni i loro fidanzati.

Alla fine, l’unico rimasto a ridere sono stato io.

Avevate dei dubbi?

Morale immorale: siamo attorniati da idioti, da minorate e da merde. Qui è giusto sputtanare.

 

di Stefano Falotico

The Mule di Clint Eastwood inviatomi col Corriere e ho fatto la fine di Thao di Gran Torino o di Kowalski?


12 Jun

eastwood mule

 

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Sì, oggi è prevista la consegna ubicata in loco della mia casa del super film del Clint Eastwood, The Mule.

Film che ritrae la quintessenza del Falotico qui sottoscritto, sino a pochi mesi fa in me incarnato e auto-inculato al pari della lapidaria, oramai leggendaria espressione incagnita del suo protagonista che, rivolgendosi alla cinepresa da lui stesso diretta, non dice niente ma ci lancia uno sguardo altamente eloquente. Come per dirci… ora sono veramente fottuto e spacciato. Presto robustamente inchiappettato e imprigionato per colpa delle mie involontarie scelte sbagliate.

Ma il Falotico è come il diavolo. Quando pensi che sia finito e bruciato, ecco ch’è soltanto un po’ annacquato, ammaccato e, di lì a poco, ancor rigenerato, sì, sebbene molti detrattori e malfattori gli augurarono che di ogni bene venisse denudato, tranquillamente passeggia in macchina sul litorale, ammirando e perdonando la miseria umana con lungimirante onestà morale mai in cuor suo rinnegata.

Sì, dopo anni interminabili di patimenti, strazianti logorii che avrebbero distrutto anche John Rambo, alla faccia degli invidiosi e dei calunniatori, il Falotico è stato da lui stesso, grazie al genio inaudito che lo contraddistingue e soprattutto in virtù della sua poetica destrezza imprendibile, reso imprenditoriale d’illuminanti viaggi nella vita sua doma.

A tutti i superficiali parse che lui se la dormì. Invece il Falotico, fregandosene delle cattive occhiate, degli spergiuri, delle stregonesche fatture, di ogni tentata, bullistica cattura, di ogni iattura lanciatagli addosso affinché, avvilito, costernato, a sangue umiliato, disonorato, nell’anima spellato, definitivamente si arenasse nello scontento eterno, probabilmente nel mortale buio suicidario, puntualmente n’è uscito lindo e illeso. E impeccabilmente rinato. Ancor più bello. Rinnovato nell’ardore e integerrimo nel mai da lui stesso sputtanato pudore giammai sconsacrato. Molte cattiverie gratuite subì nel suo percorso esistenziale. Per molti anni, infide malelingue malfidate tentarono di abbattere la sua purezza dimostratasi fiera e infrangibile, resistente a ogni urto e urlo scagliatogli contro da malati di mente e di bile. Per estorcergli la ragione, lobotomizzarlo nella suggestione del fargli credere di essere un incapace, un diverso, addirittura un invertito, uno sbandato, un debosciato o solo un povero derelitto assai sfigato.

Qui, la corte d’appello ha emesso il suo finale, insindacabile verdetto:

Il Falotico, in questi anni di crocifissione psicologica che gli è stata inflitta ingiustamente a causa dell’ignoranza e del pregiudizio più miserrimo, possiamo vivamente attestare che, per meriti della sua elevata testa, ve l’ha messo in culo con dolcezza. Altre idiozie a riguardo non faranno più testo. Potete sbraitare e chiedere procedimenti d’ingiunzione per voler ottenere ragione. Sperare in una castrazione ma in verità vi diciamo che gli unici senza palle vi siete dimostrati voi, enormi coglioni che non avevano previsto il Falotico revenant come il mitico William Munny de Gli spietati. Aveva ragione lui e ce l’ha… anche profumato. Chiedete in giro alle donne e vi diranno che non hanno bisogno di comprare più Chanel n.5 poiché Falotico sa cospargere di unguenti piacevolmente odorosi tutte le f… e più calorose e ardenti, piccanti e frementi. Da Chantal a Michelle, da Valentina a Sara, siete voi ora nel Sahara. Sì, i cretini che al Falotico perpetrarono crudeltà immonde, va ammesso, sono rimasti a secco. Non solo di infamie.

Il Falotico ora aspetta solo un altro paio di offese sul suo canale YouTube per farlo ancor di più al deficiente stalker che, dopo aver rimediato una figura di merda epocale, essendo stato da tempo immemorabile scoperto, otterrà per direttissima pure la pensione d’invalidità poiché giudicato pericoloso in quanto ostinato, recidivo figlio di puttana pernicioso.

E dire che il Falotico, già an(n)i addietro, avvertì il demente ma lui continuò e a noi tutti pare giusto che tal ignobile babbeo sia stato nel sedere ficcato potentemente.

 

di Stefano Falotico

Gli 89 anni del più grande regista vivente (speriamo…) del mondo, Clint Eastwood, mentre io non ho più l’età per fare il vecchio


31 May

eastwood

 

 

 

 

 

 

Sì, credo che Clint mi assomigli parecchio. Un bel mule come il sottoscritto. Uno che imbocca sempre strade non propriamente rettissime eppur cammina a schiena dritta, distillando battute da rincoglionito oppure da uno che ce l’ha sempre ritto. Su questo dubbio amletico, voi vi scervellate e io me ne fotto.

Sì, oggi, luridi figli di puttana, parafrasando il suo celeberrimo William Munny de Gli spietati, compie gli anni il più grande. Bando alle ciance. Non amo le sottigliezze. Così è almeno sino a quando non uscirà The Irishman… Eh eh.

Ottantanove primavere di barba e capelli sempre rasatissimi, miei uomini e donne gasatissime.

Sì, voi a venticinque anni siete già marci e pensionabili, schifosamente edonisti. Rifatevi il look dal barbiere. Chiedetegli di tagliarvi il bulbo del poco cervello rimasto. Almeno non farete altri danni a voler recidere gente dal pelo rosso come il sottoscritto. E non mi taglierete più qualcos’altro.

No, non sono misantropo come Walt Kowalski di Gran Torino. Non odio gli uomini, tantomeno le donne.

È il gentil sesso che odia me perché, dopo essermi scopato quelle che son venute con me, mi trombo altre donne.

E do botte pure ai loro mariti effeminati.

Sostanzialmente, nessuno mi s’incula.

No, non sono alienato dalla realtà. Né mi sono ammattito.

So che mi considerate pazzo. Dipende dai punti di vista. Secondo gli psichiatri, un tempo pazzo lo fui davvero, adesso sono impazziti quelli che mi hanno avuto in cura.

I miei amici, insospettiti da questo mio atteggiamento strafottente e inaspettato, mi dicono che mi son montato il cervello. Le donne dei miei amici sanno benissimo cos’ho montato, invero. Ma non si sparga la voce in giro.

Non vorrei che poi troppe donne mi facessero venire… un infarto come in Debito di sangue.

Sì, sono molto invidiato, miei falsi amici alla Jeff Daniels del film appena suddetto.

So che molti di voi vorrebbero farmi il culo. Sì, molti uomini si fingono amici con me per arrivare a fottermi.

Sono degli stronzi? No, solamente omosessuali.

Anche le donne mature mi vogliono:

– Complimenti, signora. Lei si porta benissimo la sua età.

– Ah, grazie mille. Quanti anni mi dava?

– Sinceramente, pensavo fosse già morta.

 

Ora, a questo punto della mia vita, il mio miglior amico mi domanda cosa io combini tutto il giorno:

– Che fai, Stefano, durante la giornata?

– Non te lo dico.

– Hai qualcosa da nascondermi?

– Vuoi la verità?

– Sì, certo.

– Non so nemmeno io cosa faccio.  O faccia se ti piace il congiuntivo. Tu lo sai?

– Certo che lo so. Io so chi sono. Sono un uomo felicissimo.

– Su questo avrei dei dubbi.

– Cioè? Vorresti dirmi che tu sapresti meglio di me chi sono?

– Certamente.

– E come fai a saperlo?

– Me l’ha confidato la tua amante.

– La mia amante? Ma che dici? Io sono felicemente sposato.

– Non credo.

– Come fai a dire questo?

– Ho scopato la tua amante e mi ha detto tutto di te.

– Ti sei scopato la mia amante?

– Sì, tua moglie.

 

Sì, babbei, la dovreste finire di essere retorici a trent’anni e nostalgici a quaranta.

La vita vera non è un film per chi si racconta balle e favolette.

Per questo ci sono le canzoni di Francesca Michielin.

Nel nostro futuro c’è The Ballad of Richard Jewell.

Cioè la storia della mia vita.

La storia di uno che rivelò che dei pazzi bastardi lo bombardarono di offese e induzioni al suicidio per rovinargli la festa.

Andai da uno psichiatra a rivelargli l’orrendo misfatto e lui accusò me di pazzia, la polizia m’indagò perché pensò che fossi stato io, fuori di testa e incosciente, appunto, ad aver danneggiato costoro semplicemente perché ebbi le palle di fare il Kowalski di turno. Ne avevo le palle piene di questi malati di mente fissati con le porcate e le battute di dubbio gusto a sfondo sessuale. Questa è la verità. Il resto sono film di merda che vi fate.

di Stefano Falotico

Etica della verità, Clint Eastwood, un principe (a)morale in un mondo sfasciato non solo dai fascisti ma (s)caduto nello sfacelo dello scatafascio


13 Feb

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Siamo stanchi dei critici cinematografici perché criticano da prevenuti, mal tenuti, spesso mantenuti e sono solo degli inguaribili passatisti senza una visione da futuro anteriore.

Orbene, figlioli. Chiariamoci molto bene. Il mondo è cambiato, cambia a vista d’occhio poiché la società è mutevole. E prende sempre strade nuove.

Io parlo così perché sono un futurista. Adoro il Cinema di Michael Mann e vorrei che il signor Michael si velocizzasse a girare il suo prossimo film. Invece che imbrodarsi, spinga mister Mann. Metta mano a una buona sceneggiatura e sfrecci col suo Cinema visionario iper-romantico fra i dedali della sua Los Angeles. Chi dice che Drive è un film enorme, lo mandiamo subito dal sindaco. Così gli firmerà un TSO e, dopo un’opportuna cura al cervello andato a puttane, rinsavirà di neuroni e comincerà a rivederci chiaro. Sì, il mondo e il Cinema, dopo passatine igienizzanti la sua testolina marcia, gli apparirà in maniera più cristallina. E credo che comincerà a vedere anche sua moglie sotto un’altra ottica. A forza di guardare film e filtrarli aprioristicamente secondo il suo già discutibilissimo pregiudizio, sua moglie finalmente soddisferà in maniera più ingranante, pompante di pistone parimenti ad Al Pacino reattivo di Heat quando insegue Neil/De Niro a tutto accelerare.

Sì, quest’uomo rimbambito da troppi dvd scaduti, deve energizzarsi cazzuto. Tosto e duro. E sua moglie, come Amy Brenneman, anche se capirà che sta con un racconta-frittole, lo amerà con passione rinvigorita, facendo sì che lui possa motorizzare il suo uccello sgommante sulle sue curve pericolose come il Valentino Rossi dei tempi d’oro.

Detto questo. No, non ho ancora visto The Mule del mio Eastwood. Perché aspetto che si calmino le acque, che le multisale si svuotino, essendo adesso tal pellicola al primo posto del box office, e che dunque gli spettatori idioti disertino film che s’illudono di capire e non possono capire. Perché ho deciso io. Ah ah.

Non credo che sarà un capolavoro. E se dite che lo è solo perché è firmato da Eastwood, andate a farvi fottere. La dovreste smettere con la politica degli autori e dei maestri che non si possono giammai criticare in quanto maestri. Uno può essere maestro e sbagliare. O perlomeno peccare. Sì, peccare è giusto. Lo sa Walt Kowalski di Gran Torino.

Egli peccò di superbia e razzismo.

Cristo Santo, ho più cose in comune con questi musi gialli che con quei depravati della mia famiglia.

Sì, ho capito che non appartengo a questo mondo d’occidentali porci. Meglio i cinesi. Fanno il loro lavoro, amano la contemplazione, non si fanno le scarpe a vicenda, adorano Bruce Lee e hanno, secondo me, anche fighe più belle. Con occhi a mandorla e culi migliori. Sì, non sono John Lennon e non fotterò mai Yoko Ono. Ma quella pornoattrice di qualche anno fa, Katsuni, posso dirvelo… mi ha fatto vedere Un mondo perfettoUnforgiven un culo capolavoro del genere. Sì, a questa qui dovevo farglielo più che a Jeff Daniels di Blood Work. Una caldissima mezzanotte nel giardino del pene, no, del bene e del male. Io non ci vedo niente di male. Se tu ci vedi qualcosa di male, pigliati Meryl Streep de I ponti di Madison County e ficcatela dove dico io.

La dovrebbe veramente smettere quel pappamolla di Salvini col suo Potere assolutoFino a prova contraria, viviamo in un Paese democratico, dunque sparo questa:

Salvini è come l’AIDS. Una volta che vi ha contagiato, avete pochi mesi di cervello vitale
e di uccello sanamente abile.

Gli extracomunitari non sono tutti terroristi come quello scimunito di Ore 15:17 – Attacco al treno.

C’è quello del terzo piano del mio palazzo, ad esempio, che mi saluta sempre. Sono gli altri condomini che non mi salutano. Soprattutto quelli maschi. Perché sanno che, da un momento all’altro, potrei circuire le loro signore come un cacciatore bianco, cuore nero.

Sì, ho una buona Gunny fra le cosce, questo le loro donne lo sanno. Lo sanno perché, dietro questo mio viso da cavaliere pallido, io le ho portate fra le nuvole con la mia Firefox – Volpe di fuoco.

Uno di questi tonti, l’altro giorno, ha cercato di spaventarmi:

– So che nella tua vita ne hai passate delle belle. Sei uno che ha visto l’inferno come in Fuga da Alcatraz.

– Guarda che la tua donna non m’interessa. È una figa dù caz’. E ne ripasserò di migliori. Per quanto riguarda il mio inferno, pensa al tuo forno. Ci son troppe patate in quel tuo microonde. Sono quelle che lecca e abbrustolisce tua moglie. È lesbica, frocio! Non lo sapevi? Come diceva Totò, informati.

 

Sì, Salvini è un fascista ma non facciamo di tutta un’erba un fascio. Sì, lui ce l’ha coi ragazzi che si fanno le canne. Di mio, mangio le caramelle balsamiche comprate dall’erborista e basta, ma non sono un moralista.

Sì, questi moralisti hanno rotto le palle. E quell’altro critico? Se c’è un film con un cattivo e un buono, dice che il cattivo è un fascista. Non potrebbe essere uno stronzo e basta? Io conosco un sacco di merde comuniste.

Io sono apolitico, apolide, apollineo, asessuato a giorni alterni e anche apostolo. Meglio essere un apostolo che un predicatore come Cristo. Tanto, se vuoi passare per messia, ti mettono in croce. Se invece vuoi passare, appunto, solo per apostolo, al massimo ti diranno che sei un figlio di puttana come Giuda. Ti ammazzerai per la vergogna. Tanto che cazzo campavi a fare? Per tradire ciò in cui avevi creduto e poi hai rinnegato? Falso! Coraggio, fatti ammazzare. Lanciate eccome le prime pietre.

E, se non vuole porgere l’altra guancia, ci porgesse almeno il didietro così gli moltiplichiamo il pane per ingozzarlo come un maiale ma soprattutto il nostro pesce nel suo tempio sacro!

Dio santo! Perdonami perché ho peccato.

Ho detto un’idiozia. Ma ne sento peggiori delle mie. Ho sentito dire che Donnie Brasco è un film mediocre e che la colonna sonora di Mission firmata da Morricone è retorica.

So io cos’è retorico! Hai detto una puttanata micidiale e quindi, senza se e senza ma, in maniera pletorica ma soprattutto stoica ora ti piglierai un’inchiappettata storica.

Molta gente sostiene che il Cinema di una volta era migliore di quello di oggi. Non è vero. Ieri come oggi uscivano stronzate. Ma quello che usciva ieri a loro appare più bello. Per forza, prima quello che usciva era il loro uccello dentro una giovane passerina tutta bollente, adesso invece escono solo bollette. E il loro uccello, a forza di svolgere un lavoro del cazzo senza respiro, è bollito!

Dunque, amareggiati che sono, non amano più i film d’amore e li definiscono melensi.

Sì, loro sono tanto dolci e, a forza d’inculate di una vita a novanta, cioè senza più palle, non sanno neanche gustare la crema dei pasticcini. Perché quella del pasticciere la intorta la moglie. Che è in menopausa cavalcante ma ancora cavalca di panna montata l’amante per qualche dollaro in più.

Sì, suo marito si è ammosciato e non gli servirà a nulla andare dall’andrologo. Nessuna nuova calibro 20 per lo specialista da uomo da cravatta di cuoio. Sta tirando le cuoia mentre la moglie cucina le uova anche ai camionisti.

L’altro giorno ho detto che Ligabue fa schifo. Sì, ho scritto anche questo:

Luciano Ligabue non è ancora stato assunto come mandriano delle capre? Mah. Dire che avrebbe più ammiratori pecoroni.

No, Luciano ha fatto qualcosa di buono. Qualche bella canzone l’ha realizzata, siamo seri. Sì, però io dormivo ed è stato meglio così. Se voi avete ascoltato delle sue belle canzoni, non stavate contando le vostre pecorine. E non mai è cosa buona e giusta, appunto.

Io ho perso il conto. Buonanotte.

Credo all’amore? Spesso esiste, più spesso… eh, più spesso è più dura. Specie se è grosso anche quello in banca di chi mantiene allegra la relazione.

Credo all’amicizia?

– Sì, contento tu, contenti tutti ma non è contenta tua moglie, però, amico. Che possiamo fare?

– Che vuoi fare? Vuoi fartela?

– No, sei mio amico. Se la farà un altro. Fidati, è meglio. Tanto è un cesso. Devo esserti sincero. Quindi, prima la mandi a farselo dare nel culo e più te la godrai. Credimi.

 

 

di Stefano Falotico

The Mule di Eastwood dura quanto Gran Torino. Cominciamo molto bene


10 Dec

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Esperimento non riuscito, mi spiace, Taxi Driver rimane il film della mia vita


08 Dec

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L’altro giorno, al Marrakech Film Festival, De Niro ha parlato di The Irishman, ha accennato a Killers of the Flower Moon e ha affermato che presto girerà anche un altro film con David O. Russell. Soffermandosi poi per un istante sul seguito di Taxi Driver mai realizzatosi.

Perché anni fa, nonostante lui, Martin e Paul Schrader ne discussero più e più volte animatamente, convennero che era irrealizzabile.

Credo sia stata la scelta giusta. I capolavori cofme Taxi Driver sono opere uniche e mi pare un’idiozia volerne rovinar la magia. È qualcosa d’irripetibile che appartiene di diritto all’intoccabile grandezza di un’opera irriproducibile. Scorsese e Lars von Trier discussero peraltro, sempre qualche anno fa, su una possibile rivisitazione di Taxi Driver. Una variazione sul tema in vari segmenti… anche in questo caso, dopo l’entusiasmo iniziale, il progetto scemò e giustamente svanì.

Credo che il progetto suddetto sia questo, con tanto di news di Variety.

Un’accoppiata vincente quella fra Bob e Martin. E in questo video Bob ringrazia Martin per averlo reso quello che è oggi.

Ecco, meditavo…

Ieri, son andato a scartabellare tutte le mie pubblicazioni degli ultimi anni. Una marea di libri da far invidia a Stephen King.

In questi libri, volenti o nolenti, vi è la mia anima. E l’anima è qualcosa di unico, prezioso, che non si può contraffare per far sì che combaci e adempi all’adattamento di massa.

Ho da farvi delle confidenze. Prevedibili quanto inaspettate. Secondo la mia proverbiale durezza insanabile, la mia brutale misantropia inguaribile.

Perché, sì, negli ultimi vent’anni hanno tutti provato a cambiarmi, agendo anche con l’ipnosi o con repressioni squallidamente farmacologiche sulla mia anima e sul mio corpo, soprattutto. Per tentare disperatamente, pateticamente oserei dire… di stuprarla, per modificarne la struttura e far sì che, gioviale, affabile, conciliata col mondo, si omologasse alle prescrizioni, ripeto, di massa.

Ciò ha portato, anziché a effetti benefici, a una maggiore, oramai irreversibile radicalizzazione delle mie già perfettamente delineate, immodificabili idee sul mondo e sulla società.

Credo che, durante la prima adolescenza, nel mio animo, turbato dai miei stupidi coetanei, volgarmente conformati a un indottrinamento filisteo, figlio di un’educazione malsana, angariati da reprimende ai loro danni perpetrate dai mass media, da genitori ignoranti che volevano improntarli solo alla felice, ah ah, illusoria, effimera frivolezza, alla carnascialesca baldoria, già a un’orribile superficialità immonda, convinti che così facendo i loro figli sarebbero cresciuti nel godimento e nel benessere piscologico, genitori a loro volta confusi dal substrato culturale di un’Italia immutabile che prima, utopisticamente, aveva combattuto per le totali libertà nei movimenti sessantottini, e poi fallacemente ha abdicato alla puerile volubilità dei loro tiramenti di culo. Rinnegando ogni valore sbandierato a favore di un consumismo dei loro nobili propositi, adattatisi appunto all’isteria frenetica della baraonda collettiva.

E cedendo alle lusinghe del porcile merceologico delle anime, sussurrando un osceno: il mondo è così, va accettato.

No, io non ho mai accettato il mondo. Il mondo è nefasto, agghiacciante, ipocrita, malsano, corrotto, ordinato nel caos rivoltante dell’omertà e delle bianche bugie più convenienti per rimanere a galla.

E chi s’illude che non sia così e bonariamente, anzi malvagiamente mentitore di questa verità così semplice quanto assoluta, apodittica e parossisticamente realistica, ti porge un simpatico, odioso sguardo compassionevole, sta soltanto acquietando i dubbi della sua coscienza e sta negando l’evidenza più plateale.

Che gli appare disturbante perché sostanzialmente gli fa comodo respingerla e appunto blandirla, deriderla, sbeffeggiarla, schiaffeggiarla, tenerla a debita distanza per non soffrire…

Potremmo chiamarla fatuità della menzogna, l’idolatria di una leggerezza pericolosa, falsa e mentecatta.

Anni fa, molti sostengono che io sia impazzito. No, giammai impazzii. Anzi, come Travis Bickle di Taxi Driver o come Eastwood di Gran Torino, ho fatto qualcosa che mi è costato caro ma ho rivelato, divelto, distrutto, annichilito, bruciato ogni altra calunnia e menzogna sulla mia persona.

Qualcosa di profondamente “scemo”, profondamente potente, magistrale, coraggioso più della vita stessa. Un “suicidio” sfrontato, appunto folle…

Sono io che decido e ho sempre deciso cosa mi piace e, dopo mille ricatti, ignobili castighi, contenzioni di varia natura, soprattutto subliminale, mi ribellai.

Perché io sono un ribelle per natura. E non c’è nessuno che possa venire a dirmi: no, così non va bene, adattati, pigliati una laurea, trovati una ragazza, tromba, divertiti e non rompere i coglioni.

Nessuno, nemmeno Dio, a cui non credo.

Ecco i risultati, appunto, di tale violenza mostruosa, di tale mortificante, spettrale “cura”, sono sotto gli occhi di tutti.

E qualche mese fa, con altrettanta, intrepida mia virtù maestosa, ho pubblicato un libro dal titolo Dopo la morte, in vendita sulle maggiori catene librarie online.

Altro devastante pugno allo stomaco alle cattive coscienze false, falsarie delle identità altrui. Possiamo dircelo? Un capolavoro. Basta che ne leggiate l’estratto su Amazon per comprendere, dopo pochissime righe, che lo sia.

Mi dissero, ridendomi in faccia: ah, ora ti sei svegliato!

No, io son sempre stato molto più sveglio di voi. E a dodici anni già sapevo che uno psicopatico come John Lithgow di Verdetto finale voleva rigirare un po’ le sue atrocità.

Semmai drogando, anche di cazzate, Denzel Washington per rovinarlo.

E farlo passare per mostro, facendolo accoppiare con un troione come Linda Dona. Un’ottima figa, per carità, per una scenetta sulla quale mi masturbai con molta veemenza appena puberale.

Come la vedete?

La vedete che fra un mese esco col nuovo libro e, stamattina, ho fatto colazione al bar in mezzo a tanti clienti idioti che non capiranno mai nulla del mondo. E nei prossimi giorni andranno a vedere il nuovo film con Pieraccioni e il nuovo cinepanettone con De Sica e Boldi.

Sì, siamo arrivati a questo. Ai ricatti di natura sessuale, alle prevaricazioni (im)morali per portare avanti la follia. Vostra, non mia. L’Italia è sempre stata questa. Nasce qualcuno un po’ diverso e avviene puntualmente che i deficienti lo vogliano prendere per il culo, come se ci trovassimo appunto in un film di De Sica.

Buona visione… di tutto.

Sorry, esperimento fallimentare.

 

 

di Stefano Falotico

Il metodo Kominsky? Meglio il metodo Faloticus, uomo di fantascienza che odia le persone senescenti e anche le sceme, soprattutto i dementi


16 Oct


Rambo 5
Sì, ho perso la voce in questi ultimi due giorni. Nei quali ho vagato, di raucedine e laringite, fra il bagno a vomitare e la cucina a scucchiaiarmi antibiotici per curarmi i bronchi. Alla fine, le troppe sigarette hanno incendiato i miei polmoni e ho sputato sangue anche dalle narici. Stamattina, va leggermente meglio. Ho deambulato tra una febbre leggerissima però fastidiosissima, emicranie devastantissime… e diarrea futile del mio stronzo perpetuo a evacuare stronzetti migliori di voi, coglioncelli.

Sì, ho avuto un po’ di febbre. Toccando il picco massimo di 37 e 5. Che per me è come avere la temperatura a quaranta… Voi, è da una vita, che state a novanta.

Sì, in quanto sono uomo-lucertola come Jim Morrison, a sangue freddo, un Nosferatu freddissimo che può vantarsi di possedere un pallore migliore del colorito latteo di quella zoccola di tua moglie, una che a forza di farsi le lampade non ha avuto il tempo di cambiare il lampadario della sala ed è dovuta andare a farsi ingessare la testa di cazzo che è sempre stata, poiché il lampadario, scollatosi dal soffitto, è caduto a picco, centrandole il cranio e creandole un buco “verginissimo”. Sì, gli altri due, quello della vagina e del culino, è da tempo immemorabile che son stati lesi, totalmente trivellati, sfrangiati, sfiancati, abusati e innumerevoli volte fottuti. Sì, tua moglie non ha mai usato troppo la sua testa vuota dalla nascita, ma ha saputo riempirsi di molte tenerezze dure. Che le davano “gioia”. Fra una botta e l’altra cantava con Battisti, sì, viaggiare, evitando le buche più dure…

È donna che ora però può sfoggiare non certo un lindo bucato, che mangia da matrona i bucatini ed esibisce una testa bucata in tutto e per tutto, parimenti al braccio bucherellato di quell’altro troione di suo figlio drogato, totalmente andato, destinato a essere, come sua madre, soltanto più inculato di come già dalla società fu ben inchiappettato.

Quelli della mia generazione son totalmente rimbambiti. Passano il tempo a parlare di film del passato. E oggi inseriscono la news per cui Tilda Swinton è il “dottore” di Suspiria.

Che vita eccezionale. A settant’anni cosa faranno?

Io ho sempre adorato la scena di RoboCop in cui il grande Peter Weller “robotizzato”… becca due merde per le strade di Detroit. Che vogliono rapinare e stuprare una donna.

Al che, spara in mezzo alla gonna della donna e castra il maiale.

Gli amputa il pistolino e poi fa girare la pistola.

Quello che ho fatto io. Un po’ anche come Clint Eastwood di Gran Torino.

Di me taluni merde avevan detto che ero il down de L’ottavo giorno, il tonto Billy Bob Thornton di Lama tagliente e lo storpio Walken di New Rose Hotel.

A un certo punto, tutti quanti hanno realizzato che ero semplicemente un ascetico che se la tira e se le tira.

Sì, non ero, come disse il demente ai miei danni, il coglione che non sa che lui sogna di sbattersi anche quelle che vanno a messa.

Ma come mai è successo tutto ciò?

Perché non potevo essere un Falotico ma dovevo ascoltare musica grunge per decerebrati e fare le leccatine a qualche gattina.

 

E invece sono tornato più bello di prima.

Anche più duro… Anche più “schizofrenico”. Genialmente incurabile.

Ah ah.

E ascolto Springsteen. E il mio attore preferito è De Niro.

 

Cari lobotomizzati, sul canale 9 passa il programma Più sani, più sexy, più ritardati.

Il programma che vi accompagnerà di Total Recall per sempre.

Per quanto mi riguarda, andate a farvelo dare nel culo.

Tanto, sapete già che il vostro culo è stato da me bucato come tua madre dal lampadario.

Sì, tua madre ha avuto l’illuminazione!

 

di Stefano Falotico

(A)mar(o) d’ideali fuggenti, evviva Gran Torino


21 Sep

Gran TorinoRoberto D’Agostino: – E di cosa dovremmo fotterci?

 

Carmelo Bene: – Di andare a farvi fottere.

 

In fondo, vive bene lui, sì. Giovincello che se n’è sempre fregato del rispetto e dei valori, fregando i professori da cui s’aspettava solo una valutazione sufficiente per raggiungere il diploma che gli “aprisse” le porte di poter, “potente”, “fare” quel cazzo che voleva, con tanto di “(at)testa(to)” da liceale classico, perché in Italia, si sa, è una “credenziale” che ha il suo impatto sulle ragazzine pubescenti da manipolare, raggirare, plagiare per una “san(t)a” scopatina il sabato sera. Sì, vai nel pub(e) da una di queste, ancora ingenua-bimbo-minchia e sprovveduta, le “rifili” il tuo diploma e lei abboccherà, facendoti bocca-bocca in bagno, sentendosi “figa” perché è andata con un “lupo di mare”, mica un suo compagno sfigato e poco “acculturato”. Insomma, per la miseria, l’ha “data” a uno del classico, questo le farà “curriculum”. Si sentirà più “centrata” dopo esserti fatta ingroppare da uno che ha “s(t)ud(i)ato” duro ma proprio duro.

Sì, fa bene lui che parla di grandi ideali e poi, appena se la vede brutta o qualcuna/o, appunto, non abbocca, si rifugia nella cultura italiota da piccolo borghese, moralista e inneggiatore alle “grandezze” (no)bili della sua anima “elevata”. A chiacchiere!

Fa bene lui a prenderla così, a culo, quando gli torna e “tira” comodo, poi a predicare quando, solipsisticamente, qualcuno/a non gli va a “genio”… suo millantato e mai coraggiosamente dimostrato nelle azioni.

Fa bene lui a citare Leopardi a memoria quando vuol fottersi una sciocchina melanconica, per sostenerla/“lo” un po’.

Fa bene lui a criticare i ribelli, a osteggiarli e a voler “tagliar” le loro (s)palle quando incrinano le sue certezze an(n)ali, fa “pene” lui a considerarli pen(s)osi, fa bene lui che ha capito come vivere sciacquandosi l’uccellino nei momenti pimpanti di umore ormonale e poi a spacciarsi per intellettuale “puro” quando è invece l’altro, che invidia, a spassarsela e passarsi le passerine.

Fa bene lui a dare dello schizofrenico a chi scrive libri, a dargli del coglione e poi essere il primo che ama Fantozzi.

Fa bene lui a considerare gli impiegati del catasto dei sempliciotti, fa bene lui a far credere di essere migliore di loro, fa bene lui che, arrivato all’età della “maturità”, sa come metterlo in quel posto “fisso”.

Lui, sì, che è uno stronzo come vuole la società, mica un patetico (s)truzzo.

Fa bene lui a prender in giro i vecchi, fa bene lui a deridere i portatori di handicap, fa bene lui a credersi Marlon Brando, fa bene lui?

No, è solo un troione che, da me, riceverà Clint Eastwood in faccia.

 

di Stefano Falotico

Clint Eastwood è Dio, io sono grande quanto lui, lui è grande quanto me


20 Sep

Gran Torino

Come in Gran Torino, me ne sto appollaiato nell’uscio di casa, sputando sentenze, in memoria del Van Cleef/Sentenza. Borbotto, rimugino come Jep Gambardella de La grande bellezza e sto attento che i teppisti bulli, presto non tanto “belli”, non abusino delle verginità delle culture diverse, ché l’Oriente è “(fu)Cina” di contemplativa estasi e non dovete turbarla col vostro Cinema tamarro di spari, botte, bottarelle, puttane e zoccole di “sorca”. Non “traviate”, troioni, i giapponesini con gli occhi a mandorla, non infangate le lor purezze con le vostre visioni “vincenti” d’arrampicatori occidentali del vostro west d’eccidi indiani, non torchiateli, altrimenti divento un torello. Sì, non fatemi imbufalire, ragazzetti mocciosi con le vostre sciocchine “lecca-lecca” che adorano succhiarvi l’uccellino mentre, oltre allo “sfilatino”, la manina infilano affinché possan esser stantuffate nel già lor lercio buchino. Questo schifo, nei drivein, si protrae “duro” ogni an(n)o. E io lo aborro! Sì, sono il fratello di Palahniuk, cari babb(e)i casa e chiesa delle ipocrisie e della patina dolciastra con cui avete inculato il mondo di balle e poca realistica poesia. L’avete insudiciato di regole manichee e qui, io vi dico, che se la vendetta non appartiene alla vostra cultura è solo perché vostra figlia non è mai stata stuprata, lo sapeva l’Indio, a cui glielo facemmo di Per qualche dollaro in più.

Ad esempio, ieri ho incrociato uno di questi esaltati giovincelli sbarbati che fan tanto i “fighi” quand’invero giocan ancora con le Barbie. Ecco, a costui, ho posto una domanda, e lui, come volevasi dimostrare, m’ha risposto “tosto” in tal mo(n)do:

– Se ti ammazzassero la tua fighella, ti vendicheresti?

– Sarei, sì, molto arrabbiato ma, col tempo, perdonerei perché non credo che la vendetta porti a qualcosa. Nessuna legge del Taglione mi porterebbe, comunque, a risarcire il danno. Accetterei, seppur a fatica, l’ingiustizia e al male patito non aggiungerei la mia ira.

– Ah sì? Tu perdoneresti? Ecco, ti offro un caffè.
Al che, entrammo in un bar “malfamato”, uno di quei posti dove potrete trovare una bagascia al p(r)ezzo d’un bacio “macchiato-caldo” al cappuccino e scontrino fiscale della sua baldracca-matrona.

Questo “intellettuale della minchia” bevve il caffè ma io gliene offrii un altro, cioè ordinai per me un “parimenti” caffè e, bollente, glielo versai in faccia.

Lui, dapprima, si scottò, quindi infuriato si scaldò.

– Ti spacco! Io ti spacco, figlio di una grandissima putaaa…

E io, scoreggiandoli con estrema, indubbia ironia elegante: – Vedi che, se provocato alla temperatura giusta, diventi anche tu Cattivo? Rispetta Eli Wallach e non raccontare stronzate. Tu sei uno di quei “palle-mosce” che si vendicherebbe anche se soltanto avessero “tosato” la tua bambolina. Quindi, cretino, ora ti offro un Cremino. Poi, se non l’avrai digerita/o, ti cago nel cesso.
L’intellettuale “tu mi stufi” mi denunciò ma, mi “dispiace” per lui, deve aspettare almeno tre decadi prima che io venga processato per tal “caso”. Prima, ho altre pratiche per le quali, da questa società fascista, sono condannato.

1) Ho rubato un “pollo” semi-frocio a una gallina frigida della piccola borghesia e, anziché (s)fotterlo, gli ho cucinato un roastbeef. Lui m’ha querelato perché non è stato cotto al punto giusto.

2) Una che fa sempre fitness m’ha “denunziato” perché ho scritto sul suo diario Facebook che la dovrebbe smettere di mostrare i suoi muscoli per attirarsi le simpatie del “mascolino” muscolo “tirato”.

3) Mi son beccato dell’impotente da un leccaculo della casta “ricca”, e gli ho reciso il pisello, cucinandomelo con pasta e lenticchie. Lui adesso non rivuole indietro il pisello ma pretende che gli serva, su un piatto d’argento, il mio cetriolo. Al suo avvocato, ho offerto, per patteggiare, sì, questione di “piatti”, un’insalata con l’acciuga di sua moglie.

 

Gli altri casi non starò a citarveli, sono cos(c)e che si risolveranno con delle sane sberle.

 

(Im)morale della storia: non sputate nel piatto in cui mangiate, perché io sputo prima di te. Infatti, “valgo” uno spu(n)t(in)o.

 

di Stefano Falotico

A Christmas Caro(l) mica tanto, un misantropo (ere)mitico che abba(gl)ia lupesco, tu entri e non (cr)esci, in Mystic River di Gran Tor(in)o


27 Nov

Sean Penn

Avidità, di questa parole There Will Be Blood, si nutre il mio Sean Penn, tatuato di crocefisso e s(ac)cheggiato, ove le (sp)onde del mio ardore son già sepolt(ur)e.

Qui, vergo il mio venturo suicidio d’avventuriero in tal vita (a)nemica di mendaci, mentecatti, cagne e gatti(ne), ove anche i mecenati, che in tempi rinascimentali aiutaron me, Michelangelo, a esser angelici, e invece oggi perseverano al diabolico mercimonio, incul(c)andoti ansie e demoni (im)battibili, ecco, anche questi son dal sottoscritto (s)fottuti perché, in tal Independence Day o thanksgiving dei vostri cazzi, a gallo di miei occhiali da sole, tenebrosi come un Kevin Bacon che c’entra a Eastwood quanto i cavoli a merenda nella zoccola di tua sorella, essendo un attore pollo e invece il Clint un tacc(hin)o di tutto (ris)petto, (e)levo il mio uomo e (a)scendo le scale.

Tremors!

Io, peccatore, tornato in forma come Ulisse, afflitto da mille e più angosce ché sol ieri, collegandomi a YouTube, scoprii una Elena di Troia, sì, miei ciccilli e mie ciccine, mie cacche, non scaccolatevi, “siete” di “coccio” nella Di Cioccio dalle belle, lunghe cosce in “mio” (lungi)mirante e (s)vestito, discinto di tutto “pugno”, ove i miei punti delle ferite son apice dell’erezione più cafona di Mala Educaxxxion…

L’elmo di Scipio è la solita tarantella dell’inno al vostro (sub)issarlo in seghine come canzonette per la mezza calz(ett)a. Tale Elena, naso “pornografico” per il maschio medio che non vola tanto “lungo” eppur è “duro” come il marmo.

A Carrara, ho sempre preferito togliermi i jeans Carrera. Ai carri armati, quelli del vin(ci)to(re).

Mameli, questi voglion le mamme(lle) e desiderano che io, uomo “rozzo”, “venga” tozzo come questi stronzi da “biscotto”, (ri)cotte e leziose colazioni a “bagnar” i marit(ozz)i.

Che cornuti, traditori, sarete bruciati! A me non brucia, a me sbuccia.

Questo si chiama genio, uomo che sa come prender pel culo la vostra società di pel(l)i.

Carnali, non siamo a Carnevale e questa Elena ha un nasino più storto del Cinema “perverso” di Almodóvar.

Sì, donne sull’orlo di una crisi di nervi, cioè i vasi dilatatori dei ma(s)chi alla Banderas tricolore degli orgasmi tanto per le “spagnole” inneggianti quanto, io vi dico, assai poco san(t)e così come fu Rossy de Palma.

La “d” non è di Domodossola, qui minuscola e da puzz(ol)a… sotto il…?

Rivoglio la mia femme fatale, che son queste imitatrici racchie del Cinema depalmianoBrian, se ci sei, batti queste battone con uno Scarface. Ma quali bacini, rivogliamo uno alla Al Pacino!

Così, passeggio in tal pomeriggio opaco e mi fermo a un bar pieno di cani. Bevo un cappuccino, poi mi “scappello” con una cagna nella latrina e assieme latriamo, quindi esco dall’atrio e, dopo averle pisciato uno e tri(n)o in altre quattro succhianti il mio succ(hiott)o, nonostante la scopata a terra (non) ci sia(n) Estathé, in quanto lei “serva” in mio sedere da stronzo a (s)premerla come un pom(pelm)o di A(da)mo, dopo le urine, la notte è sempre a me (di)urna. Tale a Dracula, è appena iniziata la (s)figata. Proprio uno con quella di cu(cu)lo. Dio di un Eva! Ma quali volp(on)i e uva, ma quale vulva, ma quale vo(g)l(i)a!

Anziché andar a letto, in “bianco” il mio “uccello” metto in gabbia… e, gabbandomelo da solo, senz’autoerotismi che “tengano”, mi seppellisco vivo quanto il finale nero di Mystic River.

Di un’allegria spettrale, d’un Penn che ride tanto per non pen(s)are che Non ci resta che piangere è un film decisamente al caso mio…

La storia di un uomo, cioè, alla Benigni, un “mostro”, che a ca(u)sa dell’esser anche puro alla Troisi, potrà pur esser più geniale di Leonardo ma tutti e tutte voglion tagliarmelo da moralisti alla Savonarola.

Scrivo (a) voi, non tanto avi, la mia letter(in)a, sperando che possiate darmi, in cambio, delle “letterine”. Nessuna Ave Maria per farmi perdonare, io non mi faccio pregare, ve lo dono inondante. Din don dan, vieni a me, Campanellino.

Ecco il Pater Noster di un superman che, dopo aver (e)letto la fav(ol)a di Peter Pan, vi farà anche pena eppur sa che ti piace la panna. Montata!

Opterei, più che per lo stretto di Gibilterra, per “quella” di Giulia Calcaterra, ecco fate “strisciar”, ver(m)i uomini, la notizia che io, il “novizio”, non (di)pen(d)o dalle novelle del Cristo, bestemmiatemi del porco, ma io credo al mio Dio, cioè a un cazzo. Uno ne ho e basta con le caramelle. Se volete scoprir l’America, solo acqua calda di vecchie babbione bolli(re)te…

Di “mio”, ho sempre preferito alle caravelle quelle senza veli.

Cristoforo, preferisco Pasquale, uomo che sposò mia madre sulla navata “trionfale” e andò a nozze su abside del partorirmi a voi messi d’anale in lati b sfonda(n)ti, alle colombe, prediligo il “cattivo” tenente Colombo perché sembra che, come me, sia “strabico” e invece è Falk di cervello d’aquila e scopa anche quelle che guardan Uccelli di rovo.

Insomma, sono un uomo rovinato, rovente, eppur le donne me lo scalando nel ventre.

Pret(acc)i!

Ecco, questo si chiama “brucior” di stomac(hev)o(le), cari stucchevoli, io le st(r)ucco e quindi, dopo lo “zucchero”, ancor più sale.

Non mi salverete, se tutto va bene, che pene… mi fa.

Alla vostra vita penosa di grandi (la)menti, onestamente, preferisco un sincero fanculo da “demente”.

Prendimi per fesso e, di soppiatto, nella fess(ur)a entrerò quatto di gatta.

E, quando dico Così fan tutte, significa che t’ho già preso per una puttana tutta di mio “tutto”.

Si chiama lutto, forse lupo, ricordate:

l’importante è non farne una tragedia.

Lo è ma devo fingere come Meg Ryan in Harry ti presento Sally.

Mi chiedete come sto e io “recito” che godo, in realtà, vorrei essere Billy Crystal per sapere che il mio Analyze This rimane comunque un rispettabile Boss.

Qui, invece, mi dan solo della terapia, sai che pall(ottol)e.

Non si riesce neanche a dormire in questa casa di “cura”, fanno un manicomio… le ninfomani vanno coi dottori(ni) “tromboni”, le vecchie son state oramai trombate, ma che strillano? I bambini non sanno che, una volta diventati “grandi”, se non rispetteranno i p(i)atti, vedran il lor “glande” recidersi dalla patta.

Prendete una decisione prima che sia troppo tardi, meglio “venir” subito, l’eiaculazione precoce sa i cazzi suoi come tua sorella che, da me, ne volle tanto/i.

Ho chiesto all’infermiera se, dopo averle dato la mia “iniezione” di “bontà”, mi possa dar una siringa e quindi possa, di (sup)posta, non di posate ma avendola spossata e disossato/a, buttarla giù dalla finestra… a più non (p)osso!

Olé, un salto osé!

Insomma, per “farla” sveltina, siate (a)stringenti, la vita si fa stringata e domani, anziché limonarvi, potrete non aver neanche i soldi per noleggiare la vostra Arancia meccanica.

Sono un uomo cinefilo, piaccio perché son anche cinofilo. Cari pastori tedeschi, io fotto qualsiasi nazista. Ma che abbaiate? Io son rabbuiato! Bau bau e pure bis!

Nessuna armistia. Vi stia e basta(rdi).

Volevate mettervi alla bocciofila, invece io sempre più (s)bocc(i)ante, voglio un altro bocchino senza psichiatr(i)e e senza un cazzo da fare.

Come lo dovete pigliare uno così…?

Per un uomo che, gira che ti rigirano, sempre ve le fa… girar’.

Non è inculabile, talvolta incula(to), spesso è (s)finito.

Non (tras)curatemi!

Su con la vita, toglitela e mostra(mela…).

Che faccia da “sberla”…

Cioè, avete voluto combinarmelo/a grosso/a e non avevate capito il finale di Gran Torino.

Sono nato Vergine, (a)scendente in (oro)scopo te che credi a questo mondo di fiabe, fate, al Fato.

Credi a Falotico.

Non avere altre verità, testa di cazzo.
Questa mia sparata, sia di lezione a gente fintamente buon(ist)a che voleva castigare una giovinezza e (in)castrarla, sia di monito a tutti quei panzoni, falsi educatori che spar(l)an da tor(ni)i e non san nemmeno leggere e scrivere un bugiardino minuscolo, nel voler dare (ri)petizioni da muscolosi del cazzo, coi loro pet(t)i in f(u)ori, (s)colpenti di fiore(llini), i ragazzi che vollero (s)fiorissero troppo presto, sfiorandoli in modo molto (per)forante e non tanto pulito-intimo.

Di mio timido, un uomo che li ha distrutti coi suoi tomi. Mi prenderanno ancora per un coglione, mi appendessero e (s)fottessero. Me ne fotto. E, soprattutto, anche sotto, fotterò, ridendo sotto i baffi delle vostre beffe? No, son donna baffuta sempre (dis)piaciuta. Mi faccia il piacere! Nessun paciere!

Pace agli uomini di buona “voluttà”. E pece agli uomini ché a me tu non piaci. Non sei un uomo, sei un “uovo” e vai fatto Fritto(le)! So’ cazz’ amari!

Eppur sanno che lo hanno preso, in cuor loro di pietra.

Pietà! Essi, fissati col più raccapricciante, lercio sesso, gli ossessi(onati), gli o(r)moni che attacca(ro)no gli omosessuali e fan loro i (di)versi, i razzisti, gli intolleranti quando non sanno neanche comporre un verso tollerabile, loro di bili(ardi) e dardo che prendon in giro, assieme alle lor battone, con battutine vecchie come il cucco, su  Gigi il troione, chi a lor sta sul culo per raggirarlo e fargli far la fig(ur)a del pirla.

Io sono di parola.

Tutto potevan aspettarsi tranne uno che di nuovo li porterà in tribunale.

Si chiama sala di (as)petto.

Si chiama la tua osteria.

Faccia di merda!

E a La Mer ho sempre preferito forte come la montagna!

Se non ti piace, mi spiace, dovevi pensarci prima. Sei sempre stato uno di cattivo (in)g(i)usto.

Si chiama smorfia, sempre meglio che quella scema della tua smorfiosa.

Ecco, visto che sei bravo a sbatter(t)e(ne), questo lo sbatti o pensi stavolta che ti (s)batterà, battone sempre bravoso-bavoso, bravino-bimbino a sbottonarti oltre il (ris)petto e il (con)sentito?

Non sapevi, suonato che fosti e prima che immagini, che s(u)ono, oltre alla car(ic)a, anche la batteria? Ti è piaciuto suino?

Facciamo scarpetta o sughino? Sciocchino!

Battaglia. Cocco lo vai a dar alla tua noce. E che ti sia in calce, tutto in nuce. Non nuocere. Da solo, mi cuocio. Son ciuccio e con me, muro, hai trovato un mulo. Non dovevi ridere del mio muto.

Non apprezzi questi giochi di parole? Suvvia, maestro, allora insegnamela, se ci (ri)esci e finirai dentro per le tue ostinate (male)fatte.

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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