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Date a Clint quel che è mio


23 Jun

di Stefano Falotico

Con grande agonia, la butto sull’ironia, burlandomi di me ma tenendo in auge Clint Eastwood, cioè sempre me stesso in abiti da “mon(a)co

Adoro quest’uomo, questo “nonno” che, in Gran Torino, mentre forse stava sognando ancora la sua ex Sondra Locke, un sogno ero(t)ico da back to the future per scoparsela ancor da giovane Firefox… oltre le barriere del suo “volante” quasi rincoglionimento cavalcante da fu texano dagli occhi di ghiaccio di marmo e, onestamente, oggi sempre affascinante ma non credo così pompante di cavallo in mezzo alle mutande da uomo nel mirino nel filo da torcere alla gonnella di quella sorca di Sondra, estrasse il “fucile” e uscì nell’aiuola ove i bulli stavan aggredendo l’innocenza a mandorla delle virginali purezze giovanili. Capolavoro! La storia di un duro che sembra da ospizio e invece fa il culo agli arrestati “pisellini” dopo lo stupro scellerato. Gli uccelli (in)castrati in gabbia.

Ma che cazzo di nome femminile è Sondra? All’anagrafe, la “a” di Sandra deve essere andata a puttane di o, oh, quant’è bona questa figliuola. Sì, un pezzo di grilletto come poche per la 44 Magnum del nostro Callaghan. Sondra, una fortunata. Perché Clint è tutt’ora uomo che (non) ha p(r)ezzo, mi scommetto le palle, infatti e in mio fallo, da lui battuto, che a letto sa domar le amanti meglio di Bill Munny. Io sono in questo più simile a Bill Murray. Quando ricevo un (ri)fiuto da una donna, ridacchio di occhio strafottente in dolce-amaro lost in translation. Sì, a differenza di me, che spesso lo prendo in quel posto in senso (a)lato, nessuna pecorina si è mai lamentata di quella eastwoodiana pistola unforgiven, veloce d’estrazione senza preliminari dei vostri coglioni, però non precoce di penetrazione, ma eiaculante solo dopo aver soddisfatto la sua donna in modo fumante.

Ed è per questo che io e Clint (non) siamo la stessa persona. Metterei la firma per avere una vecchiaia come la sua. Il suo Cinema, e non solo, ancora spinge, tira più d’un carro di buo(nism)i inutili. Cinema secco, commovente, romantico e senza retoriche. Cinema che ti prende, ti scopa, ti prosciuga, ti bacia con dolcezza ma anche con ruvida potenza.

Cinema che entra sotto pelle, “sleeper”, crepuscolare come le notti più calde che mai vi sognerete.

Tre racconti (im)morali per questa vostra Halloween da fottervi!


01 Nov

Compariranno in un altro mio libro, non provateci, è tutto salvato e registrato!

Halloween: la leggenda Gran Torino di Walt Kowalski, che macellò i bulli da “scherzetti” cattivi con un “dolcetto” imprevisto da eroe e “martire”

Calvario, anche calvo se mi va, me la son sempre cavata, lontano dal trambusto, sono un “bellimbusto”, un “ignorante saccente”, un ossimoro vivente, un teschio ossuto di carnale rinomanza “offerto in remissione dei peccati” dinanzi al (ro)manzo vostro delle carneficine da maiali. Se non vi piaccio, contattate il carro funebre, perché sono malinconico, adoro odorare l’odor del vento di prima mattina con la birra in mano, mi asciugo le palpebre in questo nosocomio di matti dai visi pallidi con giustizialismo Callaghan versione Good in mezz’appunto a bulli bad e al mio “ugly” quando sparo angry, ringhio e non dovevi farmi arrabbiare perché, se la prima volta ti salvasti per il rotto della cuffia, adesso t’acciuffo per la seconda lezione in casina tua, succederà un casino, non mi hai tranciato i canini né deragliato la mascella, macellaio ti spedisco in corte d’appello e poi finirai per direttissima a esser “incappucciato” in prigione, ove te lo faran “nero” assieme a secondini nel benedirti, “Dio che figa…” (come dici tu…), prima dell’estrema unzione nella “cappella” e dunque la sedia elettrica. Piaciuta la “sega?”.

Da che mi ricordi,
son sempre stato vecchio. Perlomeno, da una certa età in poi, quando la mia coscienza s’elevò da poeta. Arrivato nel bel mezzo di una quasi “normale” adolescenza, traviai fottutamente nell’adiacenze d’una serenità nottambula “ghiacciata” come le mie iridi vitree, su spalmarmelo lievemente in carta “al vetriolo” ostinato rimbalzante fra i balordi balzani e gli “adulti” panzoni. La mia ricetta era questa, un po’ di narcisismo, poche chiacchiere, tua colite su derisioni che mi fan un baffo mentre sbuffo altra noia da elegante “accattone” quasi “elefantiaco”, disprezzo totale per quasi tutta la società e tuo padre vada a lavar i piatti e s’ecciti di fronte alla scosciata del programmino “piccante” mai quanto me che gliel’appuntirò nell’evirarlo di netto appena “sbotta” dalla patta e mi urlerà ancora “Basta!”. Di mio, preparo la pasta e poi mi massaggio il “fagiolo”, scoreggiando in faccia a tali (g)nomi, essendo io mille nomee in questa contea di fascisti.
Mi chino per poi non salir la china e non faccio mai (f(at)ica, perché mi vanto di tirarmene… fuori. Se un’anziana signora mi disgusta, la “bacio” di saluto “militare” e le auguro un piatto “caldo” con mio sputo al catarro. Sì, la mia raucedine è acida così quanto la mia anima, liscia e levigata, ché di guerre e retoriche ne ho piene il mio “alzabandiera”. Preferisco strusciarmelo sotto il plaid assieme a un cane che carezzo soprattutto quando ce lo rizziamo assieme, contemplando il “planarlo” via in spirito ribelle su bollente affumicante vicino al camino.
Va da Dio, meglio di te in “carrozzella” con la “principessa” crocerossina.
Alle infermiere, preferisco “ferirmelo”. Al tuo miele, una sodomia a farti male.
Alla religione cristiana, un sano ridermela da matto.

Ma qui la gente non ha rispetto. In questo, è peggio di me. Quando succedono gli scandali, si fa i cazzi propri, tiene la bocca chiusa e pensa solo che domani, oltre al lavoretto per tirar… a campare, devono andare in palestra a “rassodare”.
Non dimentichiamo il bar(o).

Questo mio stile eccentrico di (non) vita, non è stato ben accetto.
Minacciarono e poi, vigliacchi, ribaltarono il crimine quando m’incazzai.
Arrivando perfino agli “stupri”.
Il prete è mio amico, m’intimò a lasciar perdere ma insistetti. Mi sta lì che un idiota venga in casa mia e si permetta di “sparare”, continuando nelle sue porcate.
Il prete m’avvisò che, se avessi reagito… di testa mia, avrei passato i guai.
Me ne fregai altamente, in linea con la mia Altezza.
Mi recai nei pressi del malfattore, l’animale, e lui sparò di nuovo, poco a “salve”.
Non mi salutò neanche, saltò.

Non morii e anzi sta continuando la battaglia legale.
Di mio non son cambiato, odio gli sciocchi e chi li ha “educati” all’omertà schifosa, provoco a f(r)asi alterne per veder come si “muovono”, non mi do una mossa e, se mi va, oltre a farti pagare altri soldi, ti “sedo” io stavolta, sbattendoti in manicomio giudiziario.
Vedremo se avrai ancora il vizietto di toccare oltre il lecito.
Figlio di puttana, ti avvertii di lasciarmi “perdere” ma non volesti darmi ascolto.
Allora, ne sentirai…

Notte di Halloween, racconti inauditi di un “deficiente” stralunato a babbei inculati: Dracula il maudit contro un idiota maligno, Dracula ulula e lui urla

Iniziamo con quello “serio”, se non gradite la serietà, passate al secondo, poi ci sarà il dolce a “frutto” della tua “banana” sbucciata!

Il lupo perde il pelo ma non il vizietto, ah ah!

Studio della mente di uno psicopatico, che trovò Dracula ad analizzarlo, anche in senso anale e presto carnalmente come la sua idiozia “straziante”

Appartengo a quella stramba, onorata categoria di chi oscilla perentoriamente fra stati umorali d’un brad(ip)o orgoglioso di mia “brodaglia”, poi sussurro agonico “malincuore”, stremato fra delusioni insistenti e una rabbia vincente.
Quella che ti fa innalzare tra suini a me or supini, in volo tramontante acciuffo il criminale di turno, strangolo la sua indole teppistica e lo inchiodo alle responsabilità del (ris)petto che non indossa a vesti altrui spellate.
Che costui, sciaguratamente, sempr’invade, copre di calunnioso “annot(t)arle” in diagnosi da schedario del suo paio di palle imbracate in pantaloni consumati di “strappo”…
Con me, iniziò una lotta sfrenata di abusi psicologici e ricatti degni di Auschwitz, per “infantilizzare” la mia volontà e circoscriverla nei suoi circhi stracolmi d’aridità e arsioni.
Abrasione dietro altre bruciature “marchianti”, col beneaugurante suo desiderio “intimo” del final arrostirmi in “fornace” crematoria. Gustare il rancore “impotente”, macellazione “sedante” d’altro “godere” oscenamente il suo ferreissimo “intelletto superiore” anelante alla cagione gradente nuove impiccagioni. Un manifesto mostro, reiterante in “tirarselo” a “lucido”, ghigliottinando con “appuntite” lame del suo “morto” di fame.
Qui, non c’è la rima ma il bacio del ritmo a suo graduale cagarsela.
Ma narriamola con calma, così può assaggiare la suspense dell’attimo vagamente “crepitante” in cui, (in)castrato con le (s)palle al muro e inchiodato in pelle tanto da lui scarnita da cane, “fremerà” in febbricitante nervosismo dell’implorazione a una pietà che non gli sarà concessa.
“Punitore eretto” in glorificarsi nel ficcare… ma trascurò l’impalatore Vlad, anima ribelle convertitasi al diabolico Cuore immolante spettri sonnecchianti un ritorno fervido, placante solo quando il Sole ancor m’addolora in troppi suoi raggi frivoli.
Queste luci stroboscopiche della Luna cangiante ossequiano la mia signorilità divinizzata in principato altero, or che mi son trasformato in ateismo (s)consacrato.
So, posso turbare le coscienze piccole, addentar di canini i virginali colli con “bianchetto” presto (s)macchiante del “segno” non ingravidante eppur affondandolo (s)degnoso da “lebbroso” in labbra calde su incagnirmelo di grosso spolparle, ruvido nel rovente sciogliermi con disgelat’anima in succhiotti a pelo maculato nel mantello nero dentro muliebri “oscurità” di fino esplorate. Ma sì, devo deflorarmi e smascherare me quanto soprattutto le bugie con cui vi “colorate”, a scopo assai scop(pi)ante, del già vostro essere imbruniti nel grigiore maleodorante dei porcili più ambigui, perciò ripudianti da podio di quelli che agognano a sgozzar il pollo per il podio dei “galli”.
Ai galli, ho sempre preferito sbattervi in galera.
Alle galee dei galeoni, il tuo galeotto. E vari giavellotti da Artù contro il traditore Lancillotto. Meglio Mina di Ginevra. Anche se Mina me lo conciò per le feste. Ginevra, almeno, spappolò i testicoli di Lancillotto. La perdonai, tanto Lancillotto non vale un cazzo. Avranno giocato solo a carte.
Alle futili “gioie”, un gioco adesso mio e non puoi sfuggirmi. Ti godo da Dio, in gola! Dove cazzo scappi? Ah sì, il tuo cazzo sta nelle mutande, spesso delle troie da te sporcamente denudate, subitaneamente “eiaculi” fuoriuscente.
Io sono il pulitore, mio punitore. Dai, stringimi la mano, attento al braccio. Sai… quando uno “spezza” a chi puzza… non fa male al polso reciso ma di solito, anche fra i mostri con forma umana come te, il braccio è collegato in quel “posto”. Alla base del collo o del culo? Il dolore, del rompertelo, lo avverti vicino alla giugulare e poi crepi di lento crepacuore… Un “infarto” dissanguante. Non urlare!
Idiota, chiamami solo ululato! Non sapevi che Dracula è matto?
 
Come inculo il Mondo da lupo e regalo un (t)orso notturno alle “lontre”, dette foche per fighe mie mobili, talvolta anomale, eh sì, sono le magie del “mio” su “ prestidigitazione” in malia “oliata” e limonante da “solo-sodo”, il “mobiliere”

Le “regioni pneumatiche” di un gatto

Da che mi ricordi, dall’età di 13 anni, prendo per l’ano il Mondo. A tambur battente. Se una ragazza vuole del “burro” da me, che non mi svendo, prima lascio che s’imbrodi da lasciva e dopo la… sbroglio, “facendola” che si decolli a sognar il mio Ercole. Io a costei non lo sventolo. La sventrasse un altro goloso. Già, imbrogliandomelo da solo, essendo fuori dalla ma(ta)ssa. Sì, le donne stressano, meglio il materasso Eminflex di tuo fletterti in peti cosmici, il cui odorino “sparisce” senza “darlo” a vedere. Un po’ si sente ma è evacuar “sentimento”, dicasi anche gastrite e farsi il marcio fegato.
Da allora, oramai ho perso il conto delle mie masturbazioni. Un Tempo, sapete, le annotavo su un taccuino. Periodo puberale ove abbisogni di tener le “notti” quando si gonfia dinanzi a svettanti tacchi su belle cosce pienotte. Oltre a registrarle dalla TV, le archiviavo in un “diario”.
Insomma, non lo davo eppur venino… lucidato. Talvolta, dovevo pulire lo schermo per troppi atti “impuri” incontenibili. Ve ne racconto “una”, ad esempio, del mio “lampante”. Sì, se non schizzava sul lampadario o sul pavimento, è lapalissiano che, issato al massimo in acme arrossito, “partiva” di “botto” previo fazzoletto “imbranato” su troppo eccitamento fuori dalle orbite. Strabuzzando, si (s)lanciava “fulminante”. E le macchie cospargevano la catodica “vittima” (non) designata. Sì, avevi mirato in mezzo a quella con le gambe più carine, accavallate per il tuo cavallino matto e, invece, “cannavi” su inquadratura (s)voltante di primo piano aberrante del presentatore “mascolino”. Cioè, un minchione. Avevo e ho un bersaglio “infallibile”.
Gioco di fallo e di fava, di fame e di feci non tanto me le facevo, di Fuca e tutto lungo di forza.
Oggi, la “musica” non è tanto cambiata. Ad Halloween, questa festa pagana importata dagli americani, preferisco sempre il mio “cagnone”. “Celeberrimo” lupus in “fragola” per la zucca “vuota” eppur di scherzetto a poi addolcirsi con niente fra le dita, tranne il “dolciastro” un po’ amarognolo-denso dell’essertelo infranto.
Vengo umiliato da tutte le gatte “nere”, da cui il mio racconto preferito, “The Black Cat” di Edgar Allan Poe.

Morale:

“tiratelo da sé” se non c’è il tiramisù, meglio “berselo” in un bicchier d’acqua.
Poi, mescolare con altro “zucchero”, detto anche saliva sbavante dell’ultimo grido, fare… un gir(in)o in macchina e “inondare” le strade affamate su malfamati spermatozoi innocui, poiché già denutriti della “potenza” pericolosa. Sì, sono un onanista a luci rosse dei cazzi miei. Meglio di te, pedofilo. Al lupo, al lupo, tu pervertito mi fai paura! Non violentare il bambino!
Ce la vogliamo dire? Non cambia (contro)mano, me ne son sempre (s)fregato delle regole. E, se mi spacchi il pacco, te lo apro con una tegola sui testicoli e testacoda sgommante.
La tua scema non voleva delle gomme da masticare? Mangiasse allora la schifezza!
Brum brum, ah ah, salutami tua madre! Me ne son fatte tante… su di lei.
E lo sa.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Halloween. La notte delle streghe (1978)
  2. Halloween. The Beginning (2007)
  3. Il signore del male (1988)
  4. Gran Torino (2008)
    E Pippi Calzelunghe si chiama Tama Rein e ha (e)messo il primo porno.
    Sai che roba. Ne verranno altri. Da me lo prenderanno nel culo.

Clint Eastwood, ghiaccio arcano di romantici occhi


05 Jul

Affiancato dal mio fido scudiero, Davide Viganò, anch’Egli rinomato fantino a cavalcare lungo le sponde western del Cinema senza frontiere di Clint, a suo onorarlo d’omaggio nell’immortalarne lo splendore, Stefano Falotico, il qui sottoscritto e presente-assente(in)giustificato, “perviene” alla lucentezza d’alcuni capolavori del Maestro. Ne celebra, sottilissimo, la biblica “artigianalità” immarcescibile, e innalza il nostro Credo a suo cavaliere pallido.
Il Falotico, d’indagine “notturna”, vive nei fotogrammi eastwoodiani, più vivi della spazzatura “moderna”. E, nel classicismo del Clint…, ritrova se stesso riesumato.
Rediviva è la vita in adorazione anche altrui ché la mia anima si svegliò dalla letargia grazie a dinamiche mentali d’empatia attrattiva.

Un libro scolpito negli occhi di Clint, saggio “eremita” in questo Mondo di folli sempre a schiamazzare, a dannarsi per schifezze, a “prodigarsi” al danaro delle “vittorie” spicciole d’ostentare in viso a chi lor reputano invisi.
Ma noi siam prodi(gi).

Falotico, così come Davide, è oltre la sconcia umanità pettegola, nonostante le “tegole” Lui è fiero guerriero, cowboy nella valle di lagrime. Esistenzialista a chi una regala (im)pone e quindi cambia bandiera ad opportunismo di maniera.
Fra tant’amarezza stantia, Falotico porge il suo beffardo sorriso, che si bea di tal ipocrisia da mentecatti e venduti.

L’esistenza è strana, una fantasticheria. Molta gente s’affanna per “successi” da quattro sold(at)i, abbaia di baionette e vien turlupinata dal consumismo innanzitutto ai propri cuori oramai di marmo. Forse anche molto di merda.

Apri l’uscio delicatamente, t’approcci a un nuovo Giorno, ma soliti balordi attentano luridi alle vergini su “voglie”, davvero “volenterose”-violentissime, dello storpiarle all’immagine di “piaceri” davvero “palestrati”.
Eh sì, allenati all’educazione fascista di massa, si son svegliati con la “lunetta” di traverso. Ah, che invertiti.

Il Falotico, cauto e d’acume “ignoto”, d’innata forza ieratica, pacata e pacifista, sfodera il suo Walt Kowalski e punta loro “pistole ad acqua”. “Pistole” sta per l’appellativo di “coglioni” che io affibbio a questi vigliacchi, “acqua” sta per sono già sprofondati ma, “a galla”, fanno… i galletti.
Sì, alzan la cresta ma devo disincrostarli. Cessi d’acquedotto. Nessuna “crostatina”, miei “tosti”. Solo pugni dal mio alto alla vostra bassezza di testa.
Io non picchio mai ma spicco, la mia signorilità accresce gli odi coi quali vorrebbero assalire anche me. Ne son incubo peggiore in quanto Sogno…
Ma i negligenti otterranno solo un “diligente” mio “gentilissimo” orpello alle loro palline. Le imbriglio ché lor son in sellino da asinelli, mentre io sprono il purosangue blu a non farsi infangare e affondare poi nella melma.

Il poeta è a questi un “posteriore”. In quanto avanti mille anni Luce di fronte a tali (o)scuri.

Ah, di marmellate si stroppiccian il visetto, ma “offro” loro un “vasetto”. Ché cagassero tutta la verità se non vorran esser “imbiancati” dalla loro stessa sporca coscienza allo specchietto.
Eh già. I criminali impuniti s’impuntarono a farmi la guerra, logorroica loro “ira” da cani appunto rabbiosi.
Ma il Falotico (non) de-morse, è qui cacciatore di taglie di pari “reazionaria” Legge del Taglione. Se la fai, aspettati la contromossa. E, se gli sparerai, almeno devi essere sicuro che gli oculari testimoni non abbiano visto il “fallo”.
Altrimenti, bulletti sarete in gattabuia a mo’ di Gran Torino. E lì i vostri cazzetti, di cazziatone, coleranno a picco come i volatili per diabetici del Commissario Auricchio. Molto “piccante”, molto “Ela Weber”, molto amari “marroni”.
Fratelli della congrega, sono ortodosso se mi vuoi rompere le ossa, mio “orsacchiotto”, tu che a tutte vuoi saltar addosso, contieniti o sedato nel sederino vedrai che… “bagnato” pelettino.

Sì, Clint è come me. Come Davide. Noi rispettiamo le libertà, ma non tolleriamo le ingiustizie, c’accaniamo perché i nodi vengano al pettine, tutti tutti sputtaniamo se per “virili” pantaloni vollero le granate “piantare”.
E non la piantarono. Piangeranno, però.

Insomma, comprate questo libro, volo libero.

Nella vita, se incontri degli avvoltoi, prima devi cacciarli, poi spulciarli, come quaglie bollirli e lasciar che affoghino nella lorda bordaglia.

Quindi, pagina voltar’.

Essere appunto Voltaire, famoso e giusto scettico contro gli ottusi.

Per farla breve, recatevi nel mio Cuore e vi regalerò altro amore.

Applauso!

Sono l’Oscar di Jack “Voglia di tenerezza” Nicholson: le voglie non caste ma cestinate di un Uomo “anomalo”, dalle malie astronomiche su occhi spaziali di “balle”

Terms of Endearment? No, nei bagni termali av-venne l’“indurimento”… sì, si sciolse del tutto, e rimase all’asciutto nonostante il “caldo” afoso e l’umidità. Insomma evaporò. Il plenilunio ulula e lei da un più succhiante vampiro lo riceve lì.

Mi dissanguo ma loro con “altri” sanguinano…

Alle saune, ho sempre preferito la Savana, spazio di “confino” della mia “riserva indiana”. Ove le stangone, cioè le giraffe, mi lanciano gli arachidi e io le “scimmiotto” perché poco “ramificate” a origine “gazzella” del mio “albero” genealogico poco seminale…
Prima ero un po’ complessato, adesso mi danno del complicato. Dunque: il cervellotico non fa rima con passerotta? No, manca il feeling della rima “baciata”.
Al che, umiliato a raffiche di vento secco e troppa pioggia torrenziale, urlo da gorillone alla King Kong. Tarzan chiama a raccolta gli scimpanzé e balliamo attorno al falò mentre i pachidermi “intingono” le proboscide” in una leonessa per amori da rinoceronti negli stagnetti.

Sì, le donne sono il mio nitrito nelle sere terse e poco “teso” abbagliarle, scivolano cavallone nel tramonto ondante-dandola con un ghepardo che le monta svelto svelto, si pavoneggiano dondolando da “fluorescenti” nella giungla cittadina e, fra una bevuta e una pizzetta, ci scappa la scopata di sveltina. Ci danno, io rimango con le mani in mano. Nel mio guscio, snocciolo i datteri. Lei va col batterista e con tutti i baristi. A me resta il b(i)ancone e battere pugni perché non sbavino pure sul mio caffè “macchiato”. Mi danno della “pugnetta”, ma non getto la spugna.
Già, dietro le frasche c’è chi “affresca” di torrido torroncino, la donna sgranocchia su capsule di cioccolatone animalesco in quanto glassa d’amplessi loschi. Fra un nerone e un Negroni. Prima, una “leccatina”, poi il suo “sorbetto” che la sghiaccia sin al tubo digerente.
Sì, contro certe puttane sono intransigente. E non uso la proprietà “privata” loro transitiva. Esse, orali, tanti tranvieri imboccano nella “lingua”  mal coniugata dei “verbi” onomatopeici, leggi gridolini, da godendo-prima ingoiando van poi mutando d’urla strappamutande.
Non capisco un cazzo, loro ne carpiscono molti. Mah.
Passando, con grande “facilità”, dal perfetto… al (re)moto. Dall’avere all’avidità, dal participio passato del “visto” all’“ho preso”.
Con le donne usavo la tecnica “misteriosa” da Sylvester Stallone de Lo specialista come nella recensione “rescissoria” di Morando Morandini: … muscoli lucidi, amplessi sotto la doccia, acrobazie varie, botti di ogni genere… S. Stallone e S. Stone non entrano mai in sintonia. Insomma, Stallone si “tira”, ma viene “tagliato” mentre, sudando nelle le gocce “ero(t)iche”, Sharon lo “massaggia” ma non glielo spalma di scena “bollente”. Stallone non la vede, neanche noi. Possiamo annusarla d’immaginazione.
E il mio fallo fallì. Al che, optai per il marpione Jack Nicholson. “Tenero” come un grissino, Wolf da la belva è fuori. Ebbi una bionda di capelli oltre al luppolo della birretta su appuntamento al buio. “Immersi” ma poi la Notte fu troppo profonda, simil Batman. Il “pipistrello” con un trauma (s)radicato alle (s)palle.
Al che, ritornai Joker. La mia “ridente” faccia “la” dice “tutta”. Una smorfia perenne, “paraplegica” da fegato distrutto. Una paresi “acuta”. “Slabbrato”. Sanguinolente. Mi faranno… a fettine.
Tutte “affettuose” ma, quando si arriva al “dolce”, preferiscono ritornare ai “bucatini”.

Sono un grande Uomo, ma i mostri lo mostrano di più.

Insomma, la mia maschera è onesta, loro ce l’hanno parato, quindi “truccato”.

Secondo me, possono andare a prendersele…

Più che Jack, rimango Eli Wallach

Che dire? Vorrei sorridere con te e augurarmi buon girovita.
Scherzo. Sei comunque stupenda che i miei ormoni fan chiasso e battibeccano demoniaci al fin d’infilarsi a estrogeni tuoi a mio scostumato. Complimenti per il costumino, da sfilar nel mar cristallino ed erettivo a sabbia dei miei castelli fantasiosi come il bikini colorato ma non strappato.

A parte la mia ironia, sei una Donna che sol ardire mi par impossibile. Io birichino, tu bricconcella. Questo è il mio “uccellone”. Dai, appioppatelo nella pinetina! Ci son anche gli altri piccioncini. Nessun guardone…
Quindi, posso osare. Se accondiscendessi di mezza coscia, mi userai e poi getterai agli squali? Guarda che mordo, il mio delfino è innocuo ma ha intelletto che sa riemergere.
Poi, non nasconderla… ché l’oceano perderebbe un momento di nostri inabissamenti.

Se vuoi il bis, posso darti il tiramisù. Ordiniamo l’antipasto? Per me cozze, per te qualche crostaceo da spaghettare al sughino? Ah, non fare la polenta Valsugana. Abbrancami di succhiotto. Ma quale Brancamenta. Questo è brivido di piacere!
Neghi il mio approccio e mi arricci, con calci in quella mia zona “sensibile”. Non sono un porco. Dai, vuoi (o)mettere me con quel topo da parchetti? Fra l’altro, ce l’ha piccolo. Lo so perché ha qualche etto in più. L’adipe ha reso minuscolo il suo muscolino…
Sì, insomma. Le scogliere amano strusciare nelle bollicine quando le ventimila leghe sono Verne del vantarmelo in profondità.
Ci stai?

Sai di chi sei figlia tu? De puta! Spartiamoci il bottino! Una bottarella e tu accetti la “metà” della mela?
Ah no? Allora, sei proprio una zoccola!
Tornatene dal “monco”. Voglio ammirare il molo, mia mula. E ricorda: al mio mulo non piace la gente che ride…

Quindi, fratelli… io sono oggi buono, domani brutto, tu rimani cattivo. Ah, saresti laureato alla Bocconi e adesso fai lo psichiatra “colto” col “bocchino?”. E questo ti rende migliore di Clint Eastwood?

Ecco, m’impunto e ti sputtano. La scrivania non è una vanità da quaquaraqua. Tu, solo di blablabla, mi giudichi.

Ricorda Mezzanotte nel giardino del bene e del male…, (ri)guarda meglio. Ahia, fa male vero?

Cazzi tuoi.

  1. Potere assoluto (1996)
  2. Mezzanotte nel giardino del Bene e del Male (1998)
  3. Gran Torino (2008)

Un turbinio accecante di guerra, “spacc(i)ato” negli occhi del folle


20 Nov

Il ringhio

Viviamo in tempi opachi, ove s’obnubilano i reati, camuffandoli dietro leguleie burocrazie a metter “ordine” con perentori ricatti ad abusare di “vantaggi” psicologici spesso accumulati grazie a tangenti, prevaricazioni morali, arrivismi mafiosi, collutazioni “politiche” alle s-palle dei “polli” da raggirare, prima di privilegi acquisiti da padri tradizionalisti nel perpetrare le irragionevoli ragioni “fondatrici” d’una società livellata su appiattimenti stantii, con la “forza” d’economia “encomiabile” della discendenza “nobiliare” e “rispettosa”, poi, “migliorati” di pezzi di carta “bianchissima” profumo puzza (sotto il naso e anche “sotto… b-i-anchetti”) “color” cioccolato “lattiginoso”, a peggiorare chi era partito “male”, a partorire “diagnosi”, perché semplicemente non si vuole che chi partì, appunto, “debole”, possa ribaltare le regole, soverchiandole di “sovversivi” atti giusti, presto liquidati ad etichettarle passibili di “pericolosità”. Il “detersivo” di pulizia “mentale”. Ah, si sa, la reattività, la reazione, la ribellione è da sedare, da “insederare” e da ammainare, ché non “degeneri” dalle “basi” solidissime (sì, infrangibili come sabbia tersa nel Sol marino di tal somari bambini “adultizzati” del “tosto” aspetto-pettoral’ “oral” in fuori… le palle e i “cannoli”) d’equilibri “avvalorati” da non leder con scosse elettriche da spegnere, irrigidendole nella radiografia a “celofanar” l’encefalogramma nei (dia)grammi su(ine) chimiche spicciole da reparto biologico delle cavie da laboratorio. Ove solo i più “indefessi” e conformisti “lavoratori”, ligi al dovere più falso, fascista e meschino, avran il permesso alla gioia del “Godo” e, chi s’eleva, è da “spappolar” per pazzo, “fuori di testa” o addirittura “criminale” perché ha solo avuto il coraggio, immancabile ai suoi geni valorosi, di non prostrarsi e prostituirsi a queste “torte di mele”, a queste creste che ti sbatteran in faccia solo la crostatin’ di marmellata. Allattati alle mammelle della suzione materialista, delle soluzioni d’azione “contraccettiva” a prevenire, minority report, il potenziale elemento “pericolante”. Che potrebbe far proprio crollare e ridurre al macero e in briciole le assolute, assurde convenzioni, oggi assunte per vere e indiscutibili. Ove la carnascialesca frivolezza è stata innalzata a “brillante”, incontrovertibile, unico modello di vita. Ove, chi non se n’attiene, è uno d’“attenuare”, da tener d’occhio, da “tenerezze” ad “addolcir” l’urlo rabbioso degli ululati suoi combattenti. Ah, meglio barricarsi nell’“invincibilità” dell’ottusa “civiltà” piuttosto che prender coscienza e mollar la presa e confessare, che fessi e soprattutto da fossa son loro, i “leoni”, meglio inveire d’altra subdola violenza, meglio tacere prima che deflagri l’averli colti in flagrante.
Ma vocine “dispettose” non ci stanno, perché sventolare bandiera bianca e “affrescarci”, appunto, in questa “fresca” tanto “ironica” presa per il culo?
I coglioni van addormentati, picchiati se “sganceranno” le bombe, abbindolati se non vorranno “abbottonarsi”, accerchiati se l’“oltraggio al pudore” fuoriuscirà dai ranghi della cernita vile, delle cerniere, del maiale col cavial’, che apparecchia la sua cenetta da “buona forchetta”. Ah, chi tira il forcone è da forca in tal nostra, di massa, “fornicazione”. Certo…
Seviziato perché denunciò i viziosi, strizzato perché stava aizzando.
Amputato perché non puttaniere da festini, non festeggiato perché da conciar “a festa” e impagliato da pagliaccetto da “bacetti”, ché non amò la “mondanità” di tali anali nei tavoli (s)quadra(n)ti im-banditi d’argenteria di “lusso”.
Smussati e smidollati nell’osso, ché non son “ossigenati” ma pensatori meno appariscenti della gran “maggior” parte della gente, i dementi.
E dunque io vado avanti, di stessa legalità, visto che i giustizieri “solitari” furon “ammutoliti”, bisogna alzare la voce di stessi pugni massacranti di (a)r(r)ing(a).

Buone le vostre aringhe?

Dopo tante sparatorie di sangue sparso, posso cospargervi di salsina sopra la vostra “salsiccia?”.
Proprio farsi un film, da Oscar.

Proprio a Roma, il 7 Dicembre, quando il mio calunniatore vedrà la faccia in Tv, una lagrima color sono nella merda, colerà dal suo dittatore.

Avvertii che il Principe sarebbe tornato. Per ammazzarlo nel modo più cattivo possibile.

Un grande Uomo, destinato a un Futuro luminoso, fu invidiato a morte da suo fratello.
E scontò una pena crudelissima per la sua scellerata vigliaccheria.

Il Gladiatore torna in sua arena, si cela con una maschera, se la toglie delicatamente e fissa il suo omicida.

Non solo non è morto, morirà qualcun altro. Con la folla a osannarlo.

Questa si chiama vendetta!

Firmato il Genius

(Stefano Falotico)

    1. Gran Torino (2008)
    2. I duellanti (1977)
    3. Il gladiatore (2000)

Questo Kubritch non l’ho mai sopportato, in quanto scambia Eastwood per un terrorista, anche perché meglio un “piedipiatti” d’uno coi neuroni “piattola”


15 Nov

A questo punto, metto i puntini sulle i e lo (ar)rendo nero. Quando uno spara grosso di pistolotti da pistola, io tiro fuori il fucile e lo uso contro gli abusi.
Soprattutto quando si ha il permesso d’intervenire su un sito di Cinema, “mitragliando” a briglia sciolta. 

Si ricordi: il mio mulo…

Commento “a piè di calcio in culo”

@kubritch, hai presente quando, prima di vedere i film, “profetizzi” di “megastronzaton’?”. Ecco, se guardassi il film della tua testa prima di rilasciare queste “grandi” play, te ne sarebbe grato ogni terrorista islamico perché, leggendo ‘sta roba sciroccata peggio dei loro attacchi, avrebbe le convulsioni e ci penserebbe sopra, sapendo che c’è chi sta peggio, nel cervello, di loro. Quindi, andrebbe in cucina, si gusterebbe del tè, afferrerebbe la cornetta del telefono, contattando chi gli ha dato l’ordine di far saltare la Casa Bianca per manie guerrafondaie con bellicose battaglie a “preservar'” (ho sempre preferito il preservativo…) l'”integralismo”-secessionista-“fanculista”-razzista d’autoxenofobia, poco “fanciullesco”, quindi attraverso il cavo sputerebbe in linea “mondiale” un “Fottiti!” alla Clint Eastwood versione Callaghan, su elevazione ecumenica contro il fascismo neoimperante, obliterato nell’oblio e all’obitorio d’un chiaro messaggin’ di “pace” nel “massaggiar” il deretano-pancin in panciolle a te che evacui, col gemellaggio “scimmiottante” alla scimmia invero ancor poco tuo evoluta, tal merdoso far il troll. Ora, se stai scherzando, bene, ci sto, altrimento ti “stoppo” subito. Non ti piace? Allora, questo è il mio semaforo rosso: stia impalato a impallinare di cazzatone generaliste il caporale Clint, e si sorbirà il suo mondo perfetto prima che possa comparire la “lucina verde” di qualche lucciola vicino al marciapiede ove, a pedate, la renderò un “pedone” da metter sotto più di “stiramento” davvero “bianchissimo”. Tanto che i passanti non distingueranno la strada dai suoi “stracci”.
E anche la peggior puttana non vorrà saperne del suo pen’.

Questa è “sanità” pubblica.

Interviene kubritch, sì “K” minuscolo da testa di…, bravi…
E mi grida: – Sei passibile di denuncia!.

Risposta secca: – Sì, prima sbucciami la mela. Poi, si vedrà. Il coltello potrebbe rivoltarsi…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

Gli spietati (1992)
Gran Torino (2008)
Cielo di piombo, ispettore Callaghan (1976)

Per un pugno di dollari (1964)

Nessun dollaro per “lei”, carissimo.
Invece, “pluralizzerei” i pugni.
Così, la finirà di “spugnettarsi” qui, espugnando a “man” armata bassissima.

Ci son sempre dei film che rappresentano la nostra vita e anche le giuste ribellioni


03 Nov

C’era un Eastwood vagamente “giustizialista” nella Notte

Nell'”egregio” panorama odierno allineato all’andazzo, allo sgomitar per posti in prima fila, ove l’umorismo sottile viene erroneamente frainteso e troppo presto liquidato, ove quel che conta (e fa di conto, desinenza nel maschile più “maschio” anche di donne che aman gli “attributi” e il tributar secondo il “buttarla” appunto in palle e in burle col “burro”), ove vengon minate alla base le ragioni e i valori per cui viviamo, un Uomo che non teme i pregiudizi razziali, i falsi e fascisti confini religiosi, le “amenità” lessicali di chi gira le frittate a mo’ della propria frittella per lobotomie altrui da cervelli “fritti e impan(n)ati”, un Uomo elevato dalla massa e dunque “ammattito” perché “sgradevole” nelle sue esternazioni voraci e “veraci”, un Uomo che non ha paura di gente che scappa pensando di “scoparselo”, di rider da quattro topini di fogna con top(p)pe a rallegrar il loro smargiasso chiasso frivolo e “a convenienza” di come più “venire”, provocando i sentimenti e inducendo “svenimenti” a chi non addiverrà ai loro ragionamenti bacati da “balocco” (tradotto “uccello” infighettato e di filetto stagionato per sfilar il portafogli nel cascamorto di mortadella), un Uomo che tien alta la bandiera della parola valore in un Mondo di vigliacchi, un Uomo che aizza affinché le zizzanie e le voci di gambe corte vengan sedate e spezzate da giusti rimproveri e tonanti moniti, con tanto di espulsione (in) diretta nel caso non si rispettassero le regole dell’obbedienza civile e del gioco pulito, un Uomo che non è intimorito dinanzi alle “pompe funebri” di tal palloni gonfiati, con ostinazione e “impuntamento” inquisitorio per non “imputtanire”, afferra le cornette del telefono affinché i cornuti confessino rei, il criminale assuma coscienza di decollarsi l’anima anziché “scrollarselo” (di dosso…), gli “adulti” orchi si costituiscano ammettendo che infrassero robuste costituzioni psichiche e fisiche altrui solo per “tirarselo” da “maestri” della “pedagogia” più spicciola, un Uomo che incastrò, con estreme sofisticatezze, sempre più programmatiche e studiate, i monchi invidiosi che allestiron deliri e carognate per mantener “integre” le loro certezze e non turbarle dai loro premeditati “stupri”, un Uomo che si schiera vessillifero contro le istituzioni preconcette coi “confetti” (ah, che confettura di melasse, meglio Concetta che va di “saponette”, almeno non è educanda seppur lavandaia…), un Uomo che non sarà intimato alla retrocessione per ceder ai ricatti dei “comandanti”, con fiere e altisonanti immagini riflesse a chi sbatterà in galera, sonnecchiò per combinarla bella più di come lo imbrattarono per “preservar” il loro “presepio” da “pii”.

Parola di Walt Kowalski

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Gran Torino (2008)
    Praticamente il finale è quello che ho fatto io a una manica di teppisti.
    Con la mia “morte” (bianca…), hanno ammesso le loro violenze.
    Con la bocca cucita.
  2. Taxi Driver (1976)
    “Follia schizofrenica” di che tipo?
    Di uno ch’è stanco degli sfruttatori e li ammazza.
  3. L’ultimo dei Mohicani (1992)
    Il finale di questo film, invece, evidenzia il finale di un’altra storia.

    Un padre che ammazza il porco…

Gran Torino – Night of the Hunter – Siamo soli io e te…


01 Nov

Una tenera paura serpeggiò d’impeti sull’eretta, impettita Giustizia, per voli di libertà intessuti nelle vene lucenti

Soleggiato, direi assolato, a rassodar le delinquenze “gioviali” d’una società “pudicissima”, pulita come i giochini psicologici di strafatti colmi e zeppi di neuroni fradici di sperma assai grigio nel “guazzabuglio e cianfrusaglie” cervello appannato, di “pallottole” tese e protervissime ai tendini e alle meningi delle altrui dignità. Da incenerir d’amene calunnie, “garbugli” e “impiccagioni”. E poi celar i reati nel “nascondiglio”. Porta che spaventa l’orrore agghiacciante dell’abominio perpetrato, reiterato e assai recidivo a costituirsi. Omicida e sacrilego. Immondo e molto “nobile”. Oh, appiccaron il fuoco d’intimidazioni, sventrando col piombo i vetri da infrangere e ledendo i civili confini, “recintando” le purezze, circuendole, inondandole di “goliardia” esplosiva d’ormoni un po’ troppo “bollenti”, a prender fiato dopo altre Lune “romanticissime” di bagorda combriccola da (ba)lordissimi. Davvero dei “baronetti”, tutti boriosi a saccheggiarsi a vicenda e a scheggiar le verginità e le “senili dolcezze” per ironizzar di “gaudio” davvero “fertilissimo”. Partorito da aberrazioni per abortire innocenze, a infangarle, deturparle di “turpiloquio” anche fisico, di violenza a “castigare” e creder di fuggire senza macchia, nel vigliacco “addio” dei convenevoli che prima stupraron e arsero di “cenette” assai “illibate”.

Ma i nodi vengon al pettine e anche i nani, ché la verità è corta di bugie, e i criminali non scorazzeran più tanto a zonzo insudiciando l’onore di chi ammonì la loro “superba” congrega di spaventapasseri, così “bravi” a spararle “grosse”. Che “palle”.

Un Uomo, pian pian, “carezzevolmente”… si avvicina nella casina dei malviventi, sta per aprir bocca ma vien subissato d’offese e altre “mortificazioni”.
Accenna a un gesto che gli costerà cara, carissima, la pelle.
Ma lo fa apposta. Per incastrarli.

Perché ricordate le parole dell‘Indio, uno così è meglio ammazzarlo subito anziché trovarselo in posizione orizzontale.
Uno così ti disintegra solo aggrottando la fronte e fissandoti negli occhi si a farti crollare.

Parola del Signore…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

      1. Per qualche dollaro in più (1965)
      2. Gli spietati (1992)
      3. Gran Torino (2008)
      4. La morte corre sul fiume (1955)

 

Meeting del 10 Novembre a Firenze – Io sono Lorenzo de’ Medici(nale), detto il Magnifico per via delle mie “fighe”


01 Nov

A Firenze, ci sono gli sbandieratori del “corteggio”.
Eh sì, sono Artù e tutti, di “servitù”, obbediscon alla Tavola rotonda del mio “corto”, di naso allungato da Pinocchio di Collodi, nella mia Camel(ot), sigaretta ruvida di cazzo “epico”

Appuntamento imperdibile e “imprendibile”, giungerò come un imprevisto, forse non mi vedranno oppure mi venereranno, una gemma in quest’Italia che ha perduto l’odore del proprio “usignolo”.
Tante voci si spargon sul mio (rac)conto, presto presenterò la mia nuova opera letteraria in quel di Roma, in una libreria Albatros vicino al raccordo “anulare”. Eh sì, il dito medio contro i miei detrattori…

Ieri sera, il Genius ha recensito Gran Torino, canto del cigno d’un Eastwood superbo. La performance of a lifetime. La storia della mia vita.

Franco-LAMPUR, uno che “battaglia” per non arrendersi a questa società di “puledri” e “porcini”, mi dà un colpetto per invitarmi ancora a Firenze. Sfida a compagnia di tenzoni.

E Io, Lorenzo, capostipite del Rinascimento, iconoclasta delle convergenze artistiche, rispondo di tutto punto:

@Franco… potrei essere a Firenze e anche no. Chi lo sa? Credo che m’aggredirete, divorandomi in una cena vampiresca, sbudellando ogni sana mia purezza non ancora estinta. Ma forse, probabilmente sì, ci sarò. “Camuffato” da Batman, non lesinando di baldorie e, vestito come Arlecchino, a dileggiar un Balanzone con troppa boria. Ah, che pallon gonfiato, deve volare alto nell'”aerostatico”, metterò “pepe” alla sua mongolfiera “ballonzolante” e, nel blu dipinto di blu, se ancora provocherà, lo “buttereremo giù dalla torre” dell’asinello che è, sputtanandolo d’un “Vaffanculo!” sincero. Per una “caduta libera”, “a picco”, nei torroncini delle sue ipocrisie. Mentre “svolazzerà”, sarà pure “trivellato” da “uccellini “piranha” che “spizzicheranno” la sua pellaccia e le sue “palline”. “Atterrerà” vellutato come un orso polare senza la sua Alaska, “Infilato” dentro il cosiddetto “strapiombo”. Esiliato poi all’isola “toscanaccia” di “Elbaove sarà Napoleone di tal barzelletta “partenopea”:

Napoleone chiama a raccolta i suoi fidi “discepoli”, e sottopone loro delle domande da Hitler. Ne pesca uno, un po’ fuori dai ranghi e troppo “aggressivo” perché “napoletano”. Da metter subito in riga solo per la sua apparenza “sgangherata” da mezzo gangster.

– Allora, qual è il tuo nome?
– Rosario, “guarda Omar quant’è bello“.
– Cos’è il tuo “nomignolo” totoiano?
– Sì, sono “L’Imperatore di Capri“.
– E canti con Peppino “il caffè della Peppina?”. Ora, scamorza sfigatissima, sarò schietto come la tua faccia da bugiardo e “ladro”. Secondo me, i vesuviani son tutti dei terroni maledetti che campan(ia) d'”arrangiarsi” e non voglion “adattarsi” alle “regole”. Cosa ne pensi?
– Bonaparte… son così.

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Un ragazzo alla corte di re Artù (1996)
  2. La spada magica – Alla ricerca di Camelot (1998)
  3. È più facile per un cammello… (2003)
  4. Porta un bacione a Firenze (1956)
  5. Pinocchio (2002)
  6. Napoleone cucciolo pasticcione (1995)
  7. Manuale d’amore 3 (2011)

“Gran Torino” – Recensione


31 Oct

I ricordi delle rughe giovani, eterne nell’immacolata innocenza dei sogni da salvaguardar guardinghi

Ora, sfila davanti a me, sempre una costante insonne, il volto levigatamente “cavernoso”, appassito, ischeletrito di Walt Kowalski, un monumento di bionda asciuttezza argentata nel Clint Eastwood della sua feroce malinconia “senile” solo di parvenza “sparviera”. Di sparatorie “fraintese”, di rese dei conti d’una metropoli sgangherata nei volti “bendati”, o troppo “scoperti”, di piccoli gangster in erba…

Walt, con la sua storia alle spalle, sepolta nel cassetto delle illusioni “perite”, deperito, affranto, perduto dopo un’altra delusione. La morte della moglie, nel decoro della sua medaglia al valore “tatuata” nelle fessure, tessuto roccioso nelle “fenditure” dei suoi occhi ancora vivi e scattanti di secolare grinta non ancora raggrinzita. Una quercia che non scalfisci, che non abbatti. Ma è avvilito. Torna a casa, con la bandiera che sventola ingrigita, sedata da piogge che han spento il sorriso, scandita dalla monotonia imperterrita d’un morto dentro che sogghigna, sbuffa, laconico è più eloquente di mille parole.
Si “scheggia”, disarmato e soprattutto disamorato, ancorato al Vietnam e ai cuori infranti di quel fango polveroso, incancrenitogli demoniacamente, anzi “all’ammoniaca”, in un’anima che non spolvera più.
Così, pulisce il cortile, sbevazza e sputacchia, annoiato e infastidito dai vicini e dalle coetanee tardone.
Ma il vecchio leone (non) s’è addormentato, e invece ringhia “sottobosco”, nella foresta dell’enigma irricucibile, della ferita che fa male, ticchetta nel boato spaventoso della Notte.
Luna torpida di violenze, proprio dietro l’angolo. Una “canaglia” inacidita, incagnita, già “incagliato” nei suoi dolori personali, che suona la carica a “colpo di fucile”.
Smalta il vento delle ingiustizie con la mordace furia di chi addenterà, cacciatore, i bambini troppo “dispettosi”, “educati” a “sbrigarsela” sporca.
E così, dalla fortuita disavventura, nasce l’amicizia e l’affinità insospettata con uno “scemo”.
All’apparenza tale. Poco reattivo, poco appunto “in guardia”. Il Mondo è un posto perlopiù schifoso che non guarda in faccia proprio nessuno, anzi, ti punta il dito e ti “mitraglia” se sgarri, se non premi il “grilletto” quand’era il momento fuggente. Ti arrugginerai se non ti lavi dalla merda, se non te ne “levi dalle palle”. Se non ti dai una mossa prima che ti ruberan la “merenda” e anche le ragazze che sogni ma non tocchi, che guardi ma hai paura di baciare. Che sfiori di sorrisetto timido e poi scappi per non scopartele. Che c’è di male in una sana scopatina? Te lo dice Walt. Un pezzo grosso, un mandrillo “stanco” per chi la testa l’ha appoggiata sul comodino del “legnoso”. Del palloso. Han tante palle gli “uomini” che le han appallottolate nel saccheggio ruffiano e nella domestica “bontà”. Parenti che son capaci di “regalarti” un ospizio per “rabbonirti” e macellarti del tutto. Per macerare quello spicciolo di vanità che ancora hai, quella melodia jazz che tu hai sempre respirato nel frenetico gran casino che non vuole “auscultare”. Se la cantan…
Guarda un po’ Walt il “bestione” che tutti allontaneranno e disprezzano, trattan da “signore” ma poi odiano e lo relegano alla sua solitudine di (rim)pianti da non urlare per non disturbar la quiete cheta-“acquetta”. Per non dar “problemi” ai pantofolai veri. Ti spaccan il vetro di ricatti e intimidazioni, prendono in ostaggio il tuo Cuore per quattro risate in compagnia.
Per divertirsela “allegramente”. Tenendo in pugno quella famiglia di “cinesini”.
E tu, proprio tu Walt, che ti affezioni a Thao, il “tardo”.
Ah non è tardi per far piazza pulita e metter a posto chi l’ha fatta grossa.
Adesso, siamo arrivati allo stupro.
Il prete ti consiglia di perdonare, tu confessi i peccati di tutta la società, sei un Pennywise formato King of the Night.
E il Diavolo ha bussato alla tua porta, distruggendo la calma e i tuoi equilibri sonnolenti, già pronti a tirar fuori le unghie e l’artigliera “pesante”. No, non reagire, lascia stare, ecco la vocina della coscienza.
Ma tu non la vuoi sentire, vai avanti di “testona” tua.
Smonti “baracca e burattini”, t’incammini a casa dei lestofanti, e li sfidi. Estrai una pistola che non c’è, e t’ammazzano a sangue freddo.
A chi vuoi raccontarla? Alla polizia scesa sul luogo del delitto?
All’assistenza sociale? Alla tua pensione?
Ai figli “buoni?”.
No, tu sei andato lì apposta, con un chiaro intento. Stendere le loro vite da maiali.
Ma l’hai studiato bene, con l’istinto dello spietato…, duro a morire davvero.
Volevi incastrarli col tuo assassinio.
Perché il Mondo arrestasse chi ha ucciso, chi s’è spinto troppo oltre.

Darai e “intonerai” in dono a Thao la speranza di una via migliore.
Rabbrividiamo. Di gelo.
Di meraviglia.

(Stefano Falotico)

 

La vecchiaia malefica e la gioventù ancora più vetusta di locuste e “lacustri”


26 Oct

Diary di un Uomo anomalo, dunque innamorato, dunque ammal(i)ato

Temo che il Tempo vi stia “selezionando” molto darwinianamente, mentre v’impanta-na(rei, dunque criminosi pantaloncini) nella “cremosità”, e ciò mi turba, sempre mi turberà, m’ha sempre reso turbolento e irrefrenabile. Io spingo, infatti, sull’acceleratore e son eroticamente denso di sex bomb.
Ah, prima spaccate i vetri, scorticate le anime e poi ambite ancor di più a lederle?. Bombardieri della realtà di “lavoro & figa” nelle città materialistiche ove vige l'”alto” plebiscito di tal “comandamento”, inneggiante ai rinoceronti con la cintura, “casti” come le notti in cui tutto “muta” e appunto “nuota”.
Io indosso il “lino” del mio cappello e scorazzo da “cappellaio”, perché “matto” è il mio prepuzio nei vostri ozi da zie scoreggione e tardonissime.
La zia (pro)tese alla vita già (s)tesa (ammanicata. mai nata e però maiala ammainatissima) un pater che la redarguì e la recintò nella sua cintola. Di mattina, egli s’accingeva ai servizi “socialmente (in)utili”, leccando culi e immerdandosi d’occhiolini (cassa)integrati nella collega di buone lene per la “leva” da “iena”. Sì, un militare di “palla”, balistico “sputo” nazionale, ch’educò i figli all’irruenza scalpitante e sportiva di “sportine”, dunque appunto “scappellante e “irretita” nel “metterlo” nel sacco ai peli più puri. Con “durezza”.
Un “gene” di tal “levatura” presto si sfamò e bruciato si rammollì, ammollando nei suoi “fuochi”, già fatui dunque “faustiani”, l’acquolinella in bocca di quando gemeva d’amore e ora “tromba” sol di fetori, di fedi al dito piccante che s'”inframezza” negli anfratti (costui è un ratto, un “rettile”) delle fraudolente, a cui di “libera uscita” concede il suo “credo” quando si congeda, invisibilissimo ma viscidone, nel suo “volpon” invincibile,  (non) “inculabile”

Gentaglia con le loro brodaglie, coi loro bavagli, ch’avallano tesi storpie per stropicciare il prossimo ed espellerlo, spellandolo per soddisfare poi il lor “dorato” lembo delle lenzuola e l’ottuso “logo” di chi non vuol sentire.
Ché chi si ribella vien, già, impallinato.

Figli di medici che “medicano” il “trangolo isoscele”, lì in mezzo alle cosce del geria(an)atra-c-c-ola, che bella “coc(c)a”. Sì, “la” mendicano e poi si lamentano, se “lo” menano e poi picchiano chi trasgredisce di “fantasia”. Accusandolo d’esser un tossico. Son loro che invece han la tosse, per colpa della droga. Delle “doghe” contro chi deflagra come le “dighe”.
Gli dan dello sfigato e intanto si strafogano.

Acquistano libri scandalistici, ove un’invasata “eiacula” la sua senilità più livida e laida, “raccontandocela” di studentesse in calore “aggrappate”, di grappe e in groppa, con il figlio appunto del dottore che l’ha “spuntata”, nelle trapunte del metter a se(g)no altri “punitivi punti”.

Sì, facciamo il punto della situazione.
I ragionieri sragionano quando calcolano male la “curva” del cartello pubblicitario che “porge” d'”esposizione” una formosa per mille posizioni…, e “tamponano” per la distrazion dell’attimo “fatale” di femmina “fatata”. Suina e tortuosa di strade che ma(n)i imboccheranno per non sgualcire la “patente” loro assegnata dal “(ris)petto” della pagnotta guadagnata, ma che sb(r)occheranno d’un “Porco Dio!”, in culo al Mondo, quando la sua “bocca” invoglia “quel” che si coglie “maturo” nelle mele stagionate che vanno e “vengono“.

Donnette-mezze calzette che incalzano di pregiudizio, “istruendo” i loro scolari a “scrollarlo-ingollarla” in ripetizioni da futuri p(r)eti!
E mariti di “maritozzo”, tosti come uno che s’è laureato sul buddhismo con una “tesi” su come “tira” a un monaco tibetano.

Ecco, io sono uno che ti spacca la faccia. E non intende riparare al “danno”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Gran Torino (2008)
  2. Gangs of New York (2002)
  3. Rocky (1976)

Genius-Pop

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