Posts Tagged ‘Sesso’

Molta gente pensa che morirà a 90 anni. Potrebbe morire anche molto prima, per s-fighe varie. Non ci ha mai pensato? Godetevela!


10 Aug
THE CROW, Brandon Lee, 1994. (c) Miramax

THE CROW, Brandon Lee, 1994. (c) Miramax

Sì, se vai da uno e gli chiedi quanto pensa che camperà, vi risponderà: – Spero di arrivare quasi a cent’anni.

E invece non sono pochi, anzi, la maggioranza, i casi di gente che crepa molto, molto prima.

C’è gente che nasce morta, il parto non è andato, come si suol dire, a buon fine. Come ne Il villaggio dei dannati. Altri, vivranno sempre invece nel villaggio dei “bannati”. Sì, nascono con qualche deformazione grave, cerebrale o fisica, e quindi son destinati, per via degl’innati danni irreversibili, a schiattare non molto più in là della loro “genesi”. E a essere vilipesi, umiliati, derisi, nella dignità saccheggiati e violentemente emarginati. Altri, appena puberali, muoiono per le pasticche di Extasy. Una vita poco estasiante, non hanno avuto nemmeno il tempo di gioire del sesso o d’innamorarsi che son stati tranciati per una crisi cardiaco-respiratoria che li ha stroncati mentre erano lì in disco a ballare con una super fregna. E, nell’attimo in cui hanno pensato, basculanti, ah ma che culo ha questa, ecco la “botta”.

Altri si ammalano di depressione e si suicidano, anche se hanno l’attico a Beverly Hills con tre “filippine” del New Mexico che, come diceva Totò ne Il turco napoletano, li servono (eh sì, la serva serve…) con alloggio, vitto, lavatura, imbiancatura e “stiratura”… Mia nonna, a questa battuta, guardava in faccia mio nonno e gli chiedeva: – Cosa intendeva Totò con stiratura?

E mio nonno rideva di “contraltare”. E le urlava di andare a stirare!

Pensate a Kurt Cobain, Courtney Love glielo “stirava” assai bene. Non capisco… Il figlio di Stallone, ad esempio, è morto a 36 anni, mentre il padre, ultrasettantenne, sbattendosene il cazzo, si sta allenando per Rambo 5.

Mors tua, vita mea.

A volte lo stesso di merda. A me poi non ha mai convinto la morte di Brandon Lee. Che significa che la pistola non era a salve?

 

– Zio, ma queste armi che si vedono nel film che stiamo guardando, Il corvo, sono vere?

– No. Nei film usano armi finte.

– Di cosa è morto Brandon?

– Gli hanno sparato con una di quelle pistole del film.

– Non erano finte, allora.

– No, in realtà solo le donne fingono con le “pistole”.

– Che vuoi dire, zio?

– Che tua madre ti ha messo al mondo ma non ha mai goduto quando tuo padre se la scopava.

– Che significa scopare?

– Se non muori prima, lo scoprirai.

– Andrai da una e vorrete scopare assieme.

 

Il giorno dopo, il nipote di dieci anni è andato dalla sua compagna di banco:

 

– Scopi con me?

– Va bene, la scopa però ce l’ha il bidello.

– Andiamo a cercarlo…

 

– Bidello, buongiorno. Io ed Erika vogliamo scopare…

– Ah, cazzo. Precoci i ragazzi della vostra generazione. Va bene. Vi do le chiavi della palestra. Lì, potete scopare di brutto. Allenatevi.

 

Sì, il bidello è uomo che sa…

 

 

di Stefano Falotico

Voglio farvi una rivelazione sconvolgente sul sesso, soprattutto il mio


07 Aug

Fuga da Los Angeles Jena

 

Voglio farvi una rivelazione sconvolgente, non scopo dal 2008, ma sono sempre molto bello

Sì, oramai son trascorsi più di dieci anni dall’ultima volta. Il sesso per me, come per tutti, doveva essere una svolta, mi si doveva accendere la lampadina alla Alessandro Volta, inventore della pila, mentre quell’altro, Thomas Edison, inventò l’incandescenza, sì, cazzo, avete capito, eppur la luce del mio animo, infiacchito da tanto ardore, da clemente ch’era, incandescente e pura, man mano si spense, logorata dalla sua puzza dei piedi. E rimasi in cucina, a bere il latte, meditando sulla mia innocenza perduta mentre in tv passava una puntata di Beautiful. Così come William Burroughs comprese la condizione nuda e cruda dell’uomo dinanzi a una forchetta, io dopo tutta quella “porchetta” mi preparai un panino, perché troppa mortadella mi aveva reso un topo da formaggio. Sì, infatti di lì a poco impazzii completamente e mi ricoverarono. Sedato che fui, ritornai pimpante, sessualmente integro e ancor ritto. Totalmente fritto. Eppur lo scompenso fu tale che da quei giorni infausti rimasi afflosciato. Ma son qui e penso, soprattutto pen(o). C’è pero il Cinema, in compenso e, se mi annoierò troppo, comprerò del legno compensato. Per allestire una biblioteca di Blu-ray, comoda e spaziosa, elegante e ben spolverata. Immergendomi in una celluloide calda, liscia e accogliente come Moana Pozzi. Che, detta fra noi, a me è sempre parsa un cesso. Sì, una faccia da gabinetto, da servizio igienico. E dire che non era molto “igienica”.

Sì, io mi sono sverginato tardi. Si dice meglio tardi che mai. Io, amici, non spifferate la voce in giro, anche perché carta canta e questo scritto rimarrà pubblico e anche pubico, avrei preferito mai. Da allora, i miei occhi, che prima vedevano la realtà in maniera limpidamente ascetica, nonostante onanismi a gogo, si persero nella bramosia carnale e il mio fegato si sventrò in maniera sesquipedale. A tutte volevo sventolarlo e innalzarlo, irrigidirlo e incunearlo eppur mi accorsi che mai avrei potuto soddisfare milioni di donne belle sparse per il mondo.

Tutto accadde verso il 2004/2005, pensate quanto me ne fregasse… Di solito, qualsiasi essere umano, uomo o donna che sia, ricorda con esattezza la data del suo sverginamento perché ritenuta, nel bene o nel male, importantissima e imprescindibile. Io… ricordo un cazzo. Sì, un cazzo. Uno ne ebbi e uno ancor ne ho. In quello sono normalissimo, anzi, molte dicono iperdotato. È sul resto che si può discutere e intavolare discussioni amabili. E addivenire che sono meglio di te.

Sì, lei m’invitò a Porretta Terme, e cenammo a un tavolo. Dove dovevamo cenare? Sì, ci sono quelli che fanno il bagno e altri la doccia, ma tutti cenano attorno a un tavolo. A meno che non mangino un panino, brioche, patate fritte e affini o siano barboni e che dunque non mangino proprio. Perché dalla società sono stati mangiati.

Mangiato che avemmo, gironzolammo per la città e ancora mi ricordo un vecchio saggio sulla panchina che mi mise in guardia.

– Ragazzo, attento, stasera ti fotterà. Sarai per sempre fottuto!

 

Lei mi disse di lasciar perdere perché era solo un vecchio pazzo.

Quindi, entrammo in macchina e io misi in moto. Per riportarla a casa.

 

– Spegni il motore. Accendimi! Bruciami tutta!

– Non sono un piromane – le risposi, e mi accesi una sigaretta.

 

Lei la spense con le dita e poi condusse le mie verso qualcosa di rovente.

– Affumicamela! So che hai voglia, lo sento. E presto lo sentirò tutto… Che calore! Colorami!

 

Sì, io ero impallidito, lei invece mi apparve come il Diavolo nero in fiamme.

Insomma, mi fotté in maniera ardente, con dei preliminari “al dente, cioè fellatio con tanto di fogliettine d’insalata della sua cena rimaste appiccicate sugli incisivi. E io mi bruciai, completamente lordato. Spappolato, eiaculato, schizzato!

Fra aceti balsamici e sue manie da sessantottina fuori tempo massimo, fra 69 e kamasutra lerci, compresi che oramai la frittata era stata fatta.

Sì, per me il sesso è stata la rovina. La perdizione totale. L’apoteosi!

Eppure ho una faccia da culo ottima.

So che, come già successe, posso fare centro al primo colpo. Quindi, aspetto quella giusta. Per sbagliare il bersaglio, e riprovarci. E riprovando vado sempre comunque ficcando.

No, sono un mentitore di proporzioni abissali qui. Il sesso non mi è mai appartenuto, perlomeno quello condiviso. È stata la ragione principale, e ora lo sapete, per cui anni or sono mi allontanai dai miei coetanei.

Che invece n’erano e ne sono, sempre ne saranno, “facinorosi”, gossipari, spettegolanti, indaffarati appunto a farsi i cazzi degli altri, a rosicare, a farsi belli per piacere e trombare. Sostanzialmente, non è che trombassero molto, ma alcuni a scuola venivano trombati fra l’essere una chiappa, no, schiappa e una mezzasega.

Sì, sono un essere anomalo. Ma non mi si può definire né santo né pazzo. Molti psichiatri hanno tentato di appiopparmi la patente di matto. Non sono una macchina, non mi si possono affibbiare patenti. Di mio, ho solo la patente B e una Punto. Col tempo, questi strizzacervelli si sono tutti ricreduti. Perché un pazzo vero non ha coscienza della realtà, è spesso realmente pericoloso, sovente sovversivo, nichilista, violento, aggressivo, perfino incolto e talmente ripiegato sulle proprie sofferenze psichiche da perdere di vista il prossimo e la vita, soprattutto la sua.

Con me ogni tipo di “etichetta” ha fallito miseramente. Io passo il tempo ad ammirare gli attori. Ma, a differenza dei comuni mortali, che anche se sono disoccupati vanno in brodo di giuggiole per Clooney, sognando la sua villa a Como, per me il Cinema ha una funzione rilassante. Più film guardo e meno matto sono. Gli altri invece meno film guardano e più diventano scemi. Dicono che hanno una “vita loro”. Sai che roba. Un lavoro da quattro soldi, le bollette e una moglie che si masturba, guardando Brad Pitt di Vento di passioni. E un figlio che farà la fine del bambino de La ruota delle meraviglie di Allen.

Quello sì che avrebbe saputo, una volta diventato adulto, come “svezzarsi”, infuocando letteralmente una. Adesso però starebbe in una cella di un ospedale psichiatrico. Ma robe da matti, cazzo!

Perfetto! Una vita, per dirla alla Abatantuono, ecceziunale veramente!

Onestamente, non sono un uomo da monastero perché i frati non mi permetterebbero di guardare The Irishman con De Niro, non sono un tipo da stadio perché il Calcio, sì, mi diverte ma a lungo andare mi annoia sapere che persone in mutande guadagnano miliardi, non sono insomma proprio fatto per la cultura occidentale. Il traffico di mattina mi dà fastidio, con la gente che strombazza i clacson, la gente al supermercato che si accalca, uh, che deficienti, i ragazzi il sabato sera che fanno baldoria mi danno il voltastomaco. Infatti, sono andato in vita mia solo a un concerto di spontanea volontà. Quello di Springsteen a Firenze una quindicina di anni fa, un’altra volta andai a vedere i Faith No More. Ma pressoché mi costrinsero. Tutti pogavano e ballavano, allora lo feci pure io. Cazzeggiando un po’ tra la folla. Ma fu una palla tremenda con tutte quelle sciocchine che urlavano indemoniate. Roba da spedirle al primo manicomio e dar loro da vedere un film di Jane Campion.

Da molti anni a questa parte leggo molta filosofia orientale. Mishima e via dicendo. Sì, dopo queste letture, il mio animo rabbioso si placa. Contemplo la natura come San Francesco. Parlando agli uccelli, tranne al mio. Che diventa sempre più moscio.

Adesso, scusate, devo mangiare il gelato alla panna cotta. Manco il gelato si può mangiare, per la Madonna!

“Squilla” Instagram:

– Ciao, caro, ti ricordi di me? Una volta mi avevi detto che ti piacevo. Ecco, stasera sono in vena di dimostrarti che mi piacevi anche tu. Vieni, vieni da me. Su, dai, dai, dai. Sudiamo!

 

Il giorno dopo, codesta ragazza ha trovato nella sua cassetta della posta un porno col mio nome come mittente. E mi ha telefonato:

– Perché mi hai regalato un porno? Non ho bisogno di porno, io. Ficcatelo nel culo!

– Ecco, appunto, vaffanculo!

 

Ora, su Facebook (potete controllare) ho scritto appunto che non faccio sesso dal 2008.

Trovo il solito “simpaticone” che mi scrive: ok, all’epoca quanto spendesti?

E anche la donna delle “pulizie” che mi chiede il perché.

– La mia vita sessuale è privata. Non la sbandiero ai quattro venti.

– Uno che considera la sua vita sessuale una cosa privata, ecco, non scrive che non fa sesso dal 2008.

– Perché no? Non ho infatti mica parlato della mia vita sessuale. Non c’è nessuna vita sessuale.

– Allora, non c’è nessuna vita.

– No, infatti stai parlando con un morto. Vatti a far vedere da qualcuno. Ciao, pazza.

 

Come se non bastasse, allertato dal mio scritto, mi contatta un mio amico:

– Stefano, è vero quello che hai scritto o è uno scherzo?

– Non è uno scherzo. Adesso devo lasciarti, sto editando il libro su Carpenter che devo pubblicare assai presto.

– Stefano, tu hai proprio la benda sugli occhi.

 

Spingo? Eccome se mi spingo…

 

di Stefano Falotico

La pornografia psichiatrica


15 Jul

hedonism

Ebbene, amici, vi racconto questa. E se non mi siete amici poco importa, tanto me la son sempre cavata da solo, tirandomi fuori dalle impasse con le mie forze e fu inutile che mi sgolassi, urlando al lupo al lupo, tanto mi lasciarono deperire, deambulare fantasmaticamente nella brughiera delle mie perdizioni, permettendo che la mia anima si dissanguasse, trafitta dalla più afflittiva malinconia. No, non faccio dei piagnistei la mia forza di volontà, non sono il tipo che si crogiola nei rammarichi e nella più inconsolabile, gridante, supplicante mestizia. Forse, proprio in virtù del mio tener tutto dentro con discrezione da far impallidire anche Cristo, che dinanzi alla verità del mio cuore, che lui in maniera appunto veritiera sonderebbe con doti da veggente delle mie interiori profondità, s’adirerebbe non poco e mi spronerebbe a bestemmiare, ecco, proprio a causa della mia eccessiva riservatezza, di questa atimia che mi blocca perfino nel rivelare i miei insanabili malesseri, appaio una persona, paradossalmente, estremamente lieta e felice.

E l’altro giorno son stato da uno psichiatra. Ecco svelato l’arcano. Ma come? Uno grande e grosso come me si presuppone che abbia tutte le qualità possenti della sua stabilità emozionale per non cadere nelle mani di uno strizzacervelli. E che fa? Va da uno di questi?

Devo confidarmi che io disistimo gran parte dell’umanità ma continuo, chissà perché, a dar fiducia al prossimo. E quindi volevo confrontarmi con qualcuno esperto o uno che almeno ha le credenziali formali per spacciarsi come tale, per aprirmi e donarmi sinceramente, in piena remissione dei miei dolori esistenziali.

Ma non avvenne nessun transfert. Il transfert sapete cos’è, no? È quel semplice, almeno all’apparenza, meccanismo mentale che permette al “paziente” di trasferire il suo inconscio e il suo sentire all’interlocutore e, dall’empatia che si spera ne sortisca, discutere costruttivamente della sua vita, nel comprendere che l’interlocutore è in sintonia, anche se in disaccordo dal punto di vista ideologico, con la sua anima, e quindi da quest’interscambio, quasi “telepatico”, poter intervenire sulla sua stessa esistenza per un fine benefico. Per ritrovare la serenità smarrita o persa nei meandri delle tormentose tribolazioni.

E attuare un’opera radicale di rinnovamento alla sua intralciata, soffocata o compressa vita poco anelata e amata.

Io e lo psichiatra parlammo per mezz’ora abbondante in un reciproco gioco di sguardi complici e ammiccanti. Chiamatele vicendevoli ruffianerie o sciocche carinerie, oppure più semplicemente reverenziali leccate di culo. Ove uno pensa una cosa negativa riguardo a ciò che dice l’altro ma l’asseconda per fare bella figura e risultare affabile, simpatico, alla mano. Affinché, arrivati nel bel mezzo della “terapia” conversativa, nessuno dei due, soprattutto il paziente, possa aver paura di chi gli sta fronte e quindi potersi esporre in totale franchezza e denudata onestà morale e psicologica.

Lo psichiatra, dopo aver appurato, ascoltandomi parlare, il mio forbito ed erudito, colto e ponderato saper chiacchierare amabilmente, pose repentinamente fine al mio delicato, per quanto sofferente sfogo, con una lapidaria, brusca autorevolezza da lasciarmi interdetto.

– Sa, è inutile che vada avanti nel suo racconto. Ho inteso molto bene e non c’è bisogno che aggiunga altro. Questo, sì, che sarebbe offensivo alla mia intelligenza. Perché, se mi ripetesse le cose ancora e ancora più e più volte, finirei col credere che mi avrebbe preso per un cretino. Le sue parole son state precisissime, argute e inquadrano perfettamente la situazione. Ripeto, sarebbe retorico e fastidioso che le colorisse di altre perifrasi. È tutto lapalissianamente talmente chiaro che solo un tonto fraintenderebbe.

Ma sa, io devo esserle sincero. È il mio lavoro l’essere sincero, e amo esserlo coi pazienti, persone a cui voglio molto bene e per le quali mi prodigo affinché migliorino proprio il loro benessere.

Lei non è uno qualunque e ha un grosso fardello sulle spalle. Anzi, da levarsi dalle palle. Vari esperti in materia, professionisti seri con anni e anni di studio, qualche tempo fa, hanno asserito che lei soffre di un disturbo molto grave. E, nonostante la sua schietta umanità, la dolcezza perfino commovente della sua storia, io non me la sento di contestare queste diagnosi. Se non, tutto sommato, dar loro ragione.

– Guardi, non capisco. Le ho già detto che quelle diagnosi furono affrettate e molto, molto superficiali. Lei oramai mi conosce da tempo e, se ho capito qualcosa del nostro rapporto medico-paziente, credo di aver anche inteso che lei è sempre stato, in linea di massima, in disaccordo con quelle “certificazioni” molto ipocrite e approssimative.

– Sì, è vero. Non dico che le confuto e non posso dirlo a lei se effettivamente penso che siano molto parziali e frutto del fatto che si doveva velocizzare una qualche diagnosi per calmare la situazione che per lei era diventata intollerabile e poteva, ahinoi, spingerla a gesti sconsiderati, se non addirittura autolesivi o suicidari. Sa bene che il segreto professionale non si esplica soltanto se qualcuno mi viene a chiedere di un mio paziente e, se non ha un “mandato di perquisizione” della sua anima, io sono obbligato a non dirgli un bel niente, ma è altrettanto valido per quanto riguarda il rapporto medico-paziente. A grandi linee, posso dirle che idea mi son fatto di lei e quale sia la mia personale “diagnosi” ma con certezza né nero su bianco mai e poi mai gliela potrò confidare negli esatti termini nei quali si palesa.

– Quindi, lei preferisce l’ambiguità, la slealtà, la politica correttezza di una bugia bianca per non ferirmi o danneggiarmi nell’autostima oltremodo.

– Vedo che lei è in gamba. Sì, ha capito alla perfezione. Io non posso dirle nulla di lei, in termini diagnostici, se non operare con lei, in modo soft e indolore, un programma terapeutico che possa condurre lei verso la salvazione della sua anima malata e me stesso, permetta un po’ che mi vanti di questo pregio, a comprovare che anni e anni di studio mi son serviti davvero ad aiutare le persone e non sono stati anni buttati via di teorie inermi, inefficaci e cattedratiche. Se lei si salverà, se ritroverà la sua perduta vita e la sua traviata via riagguantata, il merito sarà anche mio. Non le dimentichi mai. Questo è di primaria, basilare importanza.

Ora però mi permetta di esserle ancora più sincero e mi perdoni se sarò troppo duro con lei.

– Cioè?

– Cioè, vede, lei è una persona molto colta, ha mille conoscenze, curiosa, sveglia, forte e coraggiosa. Tutte qualità che mi sento di attribuirle perché se le merita e rispecchiano la verità. Mentirei se le dicessi che è uno stupido. Molti miei pazienti, ahimè, lo sono, e non hanno assolutamente coscienza dei loro limiti né si rendono conto delle distorte imbecillaggini che mi vengono a riferire. Altresì, devo dirle che la sua vita non mi piace affatto. E la reputo molto triste. Tristissima, patetica, orrenda, penosa. Allora, o si dà una mossa immediatamente per vivere come uno della sua età, costi quel che costi, e dunque divertirsi, prendere la vita con più filosofia, non dolersi delle delusioni, tanto le prendiamo tutti, chi più chi meno, e lei in quanto uomo non ne sarà esente, oppure verrà visto pericolosamente come diverso e come una persona da emarginare. Non ha alternative, questa è la realtà. E poi non si lamenti se la gente la evita ed eviterà. Anche se nelle pulsioni la evirerà! Se l’è andata a cercare col suo astruso modo di fare insopportabile.

– Cioè, lei dice che vado benissimo così come sono ma vuole cambiarmi perché alla società non sto bene e dice allo stesso tempo che io stesso devo provvedere subito a cambiare. E in cosa dovrei cambiare?

– In tutto. E scopi di più.

– Ah, capisco. L’intero valore dell’anima di una persona si riduce al numero di scopate che uno fa.

– No, ci mancherebbe. Eppur sostanzialmente è così. È così e non ci piove. È il mondo di oggi. Florido, spensierato.

– Un po’ puttanesco e bugiardo. Carnale e materialista. Edonista ed epidermico.

– E quindi il problema dove sta? Il mondo ci vuole così e noi ce lo godiamo tutto così com’è fatto. Perché stare male per non godercelo tutto sin in fondo, tutto in culo? Si prenda questo mondo e se lo fotta di brutto.

Altrimenti saranno guai…

 

Sapete qual è l’atroce, spettrale verità? Che, nella sua fiera nudità espositiva, quello psichiatra non aveva tutti i torti. È triste, aberrante, persino malefico asserire ciò. Ma pensateci. A cosa ci serve, in questo mondo, essere furentemente creativi, pieni di fantasia, possedere una grande anima che vede la vita a trecentosessanta gradi se poi la vita stessa non siamo capaci di esperirla nel quotidiano, negl’inevitabili e potenti attriti col prossimo, se in qualche maniera, anche minimamente, non ci applichiamo per rendere le nostre conoscenze fruibili e alla portata di chiunque? Sì, si crea l’isolamento, semmai anche il delirio solipsistico, lo sganciamento troppo radicale ed eccessivo da ogni regola, da tutte le regole. E questo ingenera solitudine, alienazione e, se non sappiamo gestire le nostre emozioni, sconsolatezza ineludibile, amarezza inestinguibile, rassegnazione mortificante, ipocondria latente o peggio depressione acuta e incurabilmente febbricitante e fremente. Nascono così in noi sentimenti di totale sfiducia verso tutti.

Com’è bello, alto, nobile, coraggiosissimo tentare di vivere soltanto con la forza della nostra diversa unicità, bella, brutta, giusta o sbagliata che sia. Ma non verremo capiti. Soprattutto oggigiorno. E più ci affanneremo a fornire spiegazioni del nostro modo di essere e più verremo equivocati e guardati con sospetto e malevolenza. Ricattati e marchiati, stigmatizzati e allontanati.

E vi garantisco, sono il primo a rimarcare orgogliosamente ciò, che la solitudine è straordinaria. Sì! Ci permette di distanziarci dalle frivolezze più meschine e stolte, ci permette di leggere un libro meraviglioso, filtrandolo con la nostra mente non influenzata da niente e da nessuno, e dunque ci concede il dono e il privilegio di giovarcene, fregandocene solo di quello che noi pensiamo e amiamo di quel libro.

Ma a lungo andare, no, non dico che sia pericolosa, ma è sterile e anche la solitudine può essere un metronomico atteggiamento abitudinario verso la vita. Perché la solitudine protegge ed esalta il nostro autentico io ma può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Perché siamo uomini dotati appunto di anima.

E forse l’anima, qualche volta, va condivisa. Non troppo, intendetemi bene, ma un po’ sì.

E quello psichiatra, sebbene ammetta che abbia estremizzato con esagerata spietatezza, forse non voleva dire che io dovrei essere un egoista schifoso che vive unicamente per il suo esclusivo piacere, ma che il mondo odierno non ci offre altre soluzioni se non cedervi, prima o poi abdicarvi.

Ma è poi davvero vero ciò che ci dicono e cioè che il modo e il modello infrangibile e vero da perseguire sia questo, incontrovertibile, da prendere per l’unico vero possibile?

Non lo so, il dubbio mi attanaglia.

E ora, scusate, devo apparecchiare il tavolo per la cena e mangiare questi ottimi gamberetti in salsa agro-dolce.

Ah, che sono queste macchie sulla tovaglia?

 

 

di Stefano Falotico

Lezioni di maschilismo purissimo, parte seconda: ero a un mm da “lì” ma ho fatto il coglione


05 Jun

Victor Wong Prince of Darkness

 

Sì, ha avuto grande successo la sfacciataggine da me esposta del post precedente. È piaciuta molto agli uomini, e dunque continuo.

Sono anni che cerco di capire chi sono, molta gente non s’interroga mai su sé stessa, io invece sì. Indago talmente su me stesso da non capirci un cazzo. E proprio sul cazzo direi di far vertere i nostri dilemmi amletici.

L’altro giorno, come da recensione, ho rivisto quel capolavoro che è Il signore del male, ed empaticamente mi sono identificato in Victor Wong. Una sorta di Professor Occultis. Lo conoscete? È un mitico personaggio del fumetto Il grande blek. Esperto di stregoneria.

Sì, sono un provetto conoscitore dell’anti-materia. Mentre i bei biondini sono ossessionati dalle fighettine, io apro il loro cervello, dicendo loro che esistono realtà ignote ben più godibili. Più recondite di quelle gole profonde. Non mi danno retta e fanno i “satanisti” del sesso. Lercio, abominevole, da mezze calzette.

Poi, arrivano a una certa età completamente spompati, disillusi, e librano nel vuoto, giù dalla finestra, in suicidi molto “materici”, cioè si spappolano.

E dire che li stavo illuminando per ingigantire i loro piaceri, per offrire loro una prospettiva diversa, più metafisica. Invece cercano solo la loro metà, in poche parole la fica. Penando come dei dannati senza salvazione. E forse, un giorno, li metteranno in una teca di cristallo con tutto il loro liquido seminale malato. Affinché non possa spargersi per salvaguardare il bene dell’umanità. Perché le loro consorti partorirebbero dei mostriciattoli maniaci come i padri.

Fatto sta che, come detto, da qualche mese una donna bellissima, non so perché, s’intratteneva spesso con me in lunghe conversazioni. Donna davvero bella, credetemi, tant’è che un mio amico mi ha detto… e tu saresti lo sfigato? C’è gente che solo per ricevere un ciao da una figa del genere, venderebbe sua madre alla Montagnola. La Montagnola è un parco di Bologna ove c’è appunto il mercato.

Credo che le piacessi parecchio, non so perché. Anzi, mi stava quasi “violentando”. Condivideva ogni mia stronzata, ogni mia foto, e non vedeva l’ora di contattarmi. Svegliandomi pure alle tre di notte.

Al che, m’invita a Roma. Sì, lei è di Roma.

E io le dico:

– Ok, potrei anche venire ma non farmi vedere quelle facce di cazzo che di solito frequenti e con cui ti fotografi spesso.

– Che vuoi dire? Sono i miei amici.

– No, non sono i tuoi amici. Lo so io e lo sai anche tu.

– Non capisco.

– Sono quelli a cui cerchi di darla, e con tutta probabilità l’hai data per ottenere favori. Tu mi piaci davvero.

 

In trenta secondi netti, mi ha bloccato dappertutto. Su Facebook, Whatsapp, Instragram, dicendomi che se mi fossi azzardato a scriverle una mail di scuse l’avrebbe mostrata a quegli amici, che sarebbero venuti sotto casa mia a pestarmi a sangue.

 

Sì, io sono un uomo troppo sincero. Le donne vogliono essere prese sempre per il culo. Guai a dir loro la verità.

Comunque, ha ragione il mio amico. Sono “matto” in maniera leopardiana, sono una miscela metafisica di psico-magia, sociopatia benevola lontana dalla massa, ipocondria e testa di cazzo. Sì, non posso confutare queste definizioni.

Anche se spesso confuto la realtà troppo terrena.

Adesso, scusate, dopo questa donna stronza come il Diavolo, tentatrice come Satana, vado a scrivere un trattato teologico intitolato I finti preti se la godono di più.

 

 

di Stefano Falotico

 

La società Crash di oggi, e le donne mangiano i cracker, fracassando noi grissini “deboli”


30 Mar
CRASH, Rosanna Arquette, Holly Hunter, James Spader, 1996, (c)Fine Line Features

CRASH, Rosanna Arquette, Holly Hunter, James Spader, 1996, (c)Fine Line Features

Sì, il film di Cronenberg è stato rivelatorio. In tempi in cui non c’era Internet o il suo avvento a livello così diffuso e ramificato non era così scontato, ma soltanto una premonizione quasi avveniristica, Crash anticipava ciò che sarebbe successo. In realtà, studiosi del costume e fini, profetizzanti sociologi avevano già “diagnosticato” il nostro futuro qui presente, eppur virtuale, telematico e trasognato, matrixiano, e non mi riferisco a Craxi e al mondo “libertino” di Berlusconi, ma al mondo attuale abbastanza avvilente.

Non si tratta di moralismo né punto il dito contro le scostumatezze. Ben vengano le libertà sessuali quando se ne fruisce e gioisce con far consenziente, armonico, vitale. È proprio questa finta allegria imposta, non si sa quale padrone delle nostre emozioni, carnali e non che siano, ad assumere tratti grotteschi e spaventosi.

Non ce ne siamo neppure accorti ma viviamo di fantasie, di proibite trasfigurazioni persino nella pornografia che un tempo era apertamente disdegnata, e adesso viene vissuta come comune, assoluta normalità.

Al che, la gente si collega ai profili Instagram per vedere se Nicole Aniston, oramai ridotta a un colabrodo, con la pelle del viso tenuta su da un “trapezista” del suo “orgasmizzarsi”, ha inserito una foto eloquente del suo culo tonico in bella vista, mentre altri coglioni in maniera “elettromagnetica” si lanciano à la Videodrome in fotoni della loro immaginazione sconsideratamente poco fotogenica a ogni umana genetica. Sì, siamo invasi da gremlins che “limonano” e fan le boccacce sui social, sperando in un like in più salvifico, non tanto salubre, che allieti i loro dolori intestinali oserei dire inestirpabili. Che brutta stirpe.

Sì, il sesso oggi è stratificato, fatto e sfatto di prognosi riservate, ove tutti ancora ammirano Titanic, per far finta di essere romantici e poter dire che credono all’amore puro, e a cui servirebbero invece trasfusioni di antitetanica. Smottamenti tettonici dei desideri, giovani vecchi con quella e solo quella nella testa, ma non nei testicoli perché li hanno da mo’ refrigerati nelle pastiglie castratrici. Psicofarmaci! Ora, son tranquilli. Ah, per forza, non sentono un cazzo. Ma proprio un cazzo. Sedazioni e non più quelle sane erezioni issanti ai piaceri veri della vita. Questi son solo subissati.

Sì, nuove biochimiche imperano. Al che, il giovane depresso da quest’inconsolabile libido impazzita, da web molto smile e faccine, svilito nelle sue emoticon psichiche più antropiche, in questa società di manichini, si è adattato all’andazzo robotico di una sessualità macrobiotica. Nessuna etica, solo sfrenate frustrazioni dirompenti su schermi HD della scarsa tridimensionalità dei loro uccelli reali. Sì, un tempo gli uccelli, nell’alto dei cieli migravano alla ricerca di zone calde e svolazzavano felici, posandosi poi su pascoli di agnelli sereni. E copulavano amorevolmente con le loro passerotte. Invece, ecco che il tamarro sfodera l’anellone e anela sempre a una che fa Angela solo di nome, l’agnellina che dice di amara la poesia “marginale” scopriamo essere una ninfomane sadomasochista che fa la lupa “al galoppo”. E guai ad azzardarti a dire che sei un uomo moralmente retto, perché ti ricordano la favola di Esopo, quella della volpe e l’uva, come a farti credere che se non “fai” come tutti gli altri è perché hai dei limiti. E in quest’esodo di anime corrotte, lerce, marcissime, tutti marciano paradossalmente verso il buonismo di facciata. In una monumentale ipocrisia che ha dello storico, sono davvero “stoici” della falsità e della più oscena trivialità spacciata per dolce sanità. Siamo assillati da pedagoghi, da educatori, da psicologi e “curatori” dell’anima. Vanno fortissime le massime di Osho, se ti senti triste ecco la pillolina per lo “scompenso”, una banalità sesquipedale pronunciata dal “luminare” del pensiero pacifico orientale. Le donne vanno in palestra 23 ore su 24 e nell’ora libera forse dormono sognando un addome più piatto del loro cervello, ma dicono di amare l’uomo intelligente che adora Charles Dickens. Mah.

Al che, credo che Caro diario sia ancora il film più maturo di Moretti. Se poi dici che tutto ciò è vomitevole, ti mettono in cuffia il ritornello del Vasco, le regole sono così, è la vita! ed è ora che cresci! Devi prenderla così… Sì! Stupendo…

Uno zotico che non sai usare i congiuntivi. Ed è ora che CRESCA! Semmai.

Adesso, scusate, vado a mangiare una crescentina.

Dio ha fatto molti sbagli, il più grosso errore suo universale è stato non farmi nascere scemo.
Se fossi un buco nero come tutti, non sognerei la Luna ma solo, appunto, buchi neri.

 

– Amico, che c’è che non va?

– Sai, avevano scambiato uno con la mia mente per uno schizofrenico delirante. C’è tutto che non va, direi, non credi?

– No, va tutto bene. Io adesso ti saluto. Vado ad acquistare il film La supergang in Lisa usa un certo slang.

– Appunto. Questa vita è stata una gag, diciamocelo.

Manglehorn

 

di Stefano Falotico

Secondo me, gli umani non sono umani, e il Cinema di Nolan è disumano


23 Mar

23517818_324057191336670_8202104531241211530_nOggi, chattavo con una ragazza, una bella ragazza, mica una che lava i piatti e i panni… Mah, invero credo che stiri e che se la tiri, sostanzialmente parlandoci me lo fece tirare. Ma è fidanzata e quindi dovetti raffreddare i bollenti spiriti, come si suol dire. Fatto sta che conversiamo, sì, si passa al presente, e le chiedo che lavoro fa. Mi dice che non fa un beneamato cazzo, ma la sua giornata è talmente impegnata che non avrebbe tempo per fare qualcos’altro.

Io le rispondo che scrivo libri che mi fanno diventare matto, collaboro per riviste di Cinema, sono sottopagato ma rimango un uomo poco plagiato. Diciamo anche che a soldi sto messo a pecora.

Al che, ecco che compare Esperanza Gomez su Instagram, una che è tutta un programma. Invero, la conosco da an(n)i a questa parte e per certi mesi mi scombussolò talmente tanto che dovetti andare dallo psicanalista per chiedergli: – Scusi, ma lei quando vede una donna così, come fa a curare la gente depressa? Non avrebbe voglia solo di trombare da mattina a sera?

Ah ah.

Ecco, noto che Esperanza viene seguita anche da un mio contatto insospettabile, uno che non diresti mai che si dà ai super-porno. Infatti nel suo profilo inserisce foto di chiese gotiche e barocche ma, sotto sotto, gli ride pure il culo e se la gode di belle “gotine” arrossate.

Mah, l’uomo è strano. Non dovete credere ai preti, quelli hanno la collezione di tutti i dvd delle milf più in calore e di tutti i “colori”. Fidatevi. Per questo vi dicono di non mangiare la carne di maiale il venerdì santo… ho detto tutto.

Bando alle ipocrisie! Chi fa il moralista è il primo porcellino. Suvvia, alzi la mano chi non se n’è fatta una… dietro a un PC. La maggioranza se ne fa solo una dietro le tendine. Siete dei mentitori e iddio vi abbia fra le sue braccia. “Sbracciatevi” comodamente sul divano con l’altra mano sul bracciolo, no, braciere, sul carbone ardente.

Ecco, Christopher Nolan fa un Cinema bambinesco, i suoi film a incastro sono enigmatici quanto il culo di Esperanza Gomez. Sembra che vogliano comunicare chissà quale messaggio ma comunicano solo una cosa… con la differenza che alcuni suoi film fanno schifo al cazzo mentre Esperanza non mi pare una che li schifi… Che schifezza!

Comunque, per rispettare il titolo di questo mio scritto… come fa la gente “normale” a lavorare otto ore al giorno, ad andare in palestra, al Cinema, ai concerti, in discoteca, al bar, a far la spesa, a stare sempre su Facebook, e a scopare?

Io impazzirei, infatti impazzii. Questa domanda andrebbe posta a David Lynch. Uno che sa, eccome se sa…

Avete notato che nei film di Nolan non vi sono mai scene di sesso ma solo delle sequenze che fanno cagare più di uno che “gira” stronzate sul cesso? Ah ah.

Mah, è vero. Se a molti piace Nolan, significa che ci estingueremo. Ho detto tutto!

 

Sì, spesso enuncio delle cagate cosmiche, ma non ho neanche la miliardesima parte dei soldi di Christopher. Oh, Cristo!

 

 

di Stefano Falotico

La vita è un continuo allenamento, allentamento, arenamento, arenazione, alienazione ed è fatta di allitterazioni, fate buone ma anche cattive azioni


14 Dec

01077001 shine_splash 02337218In questo giovedì opaco, mi sento un menestrello e allora la mia vita passo al “rastrello”. Sì, va rassettata, anche di nuove, vigorose emozioni agitata, va persino sciupata, sì, debbo consumarmi nella massa al fine di elevarmi, addivenendo che essa volgarmente mente alla bellezza e preferirà sempre un cinepanettone alle mie poesie “incomprensibili”. In questo dubbio perenne, che m’angoscia da decenni, soffoco nel solito strozzarmi eppur a gran parte della società non mi “sterilizzo”. Sì, voglio conservare le mie piccole “sporcizie” che mi rendono umano e voglio gravitar di sguardo godereccio e peccaminoso nel suo cul basculante che, in tal scosceso scosciare, affatto mi scoccia e di ormoni risboccio, castigando alla sua vista qualcosa di “sboccato” che in verità, vi dico, vorrebbe lietamente “imboccarsi” nel (di)venir enfiato, enfaticamente posso asserire, anche se spero solo di “inserirlo”, che i miei occhi, a perdifiato, fan sì che quasi un infarto mi colga in tal ammirarla sognando con lei di “tirarcela”.

E in tal delirio piccantello soffro di arenazione, termine desueto e raro quanto il mio “concretizzarlo”, che significa infatti sabbiatura. Sì, lei dovrebbe “insabbiarmelo”, sì, un’arenazione di vera “permeazione”. E nel “permearmelo” diverrebbe goduto, fottuto vuoto pneumatico… non fa rima ma allittera di sonorità che, nella congiunzione delle nostre lune, mi auguro non di traverso, perché altrimenti potrebbe “spezzarmelo”, fa sì che in due meglio si fa. Anche sul sofà…

Eppur di queste donne ne son stufo e preferisco cucinarmi da solo lo stufato. Ah, vogliono solo che le stantuffi ma poi io ficco e di eiaculazione precoce fa pluf, in un onomatopeico flop come Waterworld con Costner.

Sì, lo so, esagero e tante cazzate racconto ma fa parte del mio esser poco avvezzo alle ben più dure inculate che spesso mi date. Non son uomo vizioso ma uomo sfizioso che va gustato con letizia e anche con Domizia, ah, Domizia, donna che lo rende rizzo e, da cavallerizzo, va il su e giù del prenderla in modo “frizzante”.

Sì, uomini, allenatevi quando la vita vi ammoscia, nel sesso la tensione allenterete come sull’altalena e nel movimento lento dovrete accelerare poi con “stile(ttate)” da campioni di …azzo, no, di razza.

Non arenatevi se lei vi piglierà per le “corna”, perdonatela e aspettate che un’altra sia a voi puramente donata… Anche impudicamente sdraiata.

E “doratevene”, adorandovi!

Sono un uomo che ama le cos(c)e bone… cari buo(n)i a nulla.

 

Forza, al lavoro! Sudate, sudate!

 

 

di Stefano Falotico

Molte persone sono come il whisky, una volta che si ubriacano danno di stomaco


02 Dec

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Sì, sono stato al bar, mia meta da sempre agognata in cui caldamente riscaldo le mie viscere nel trangugiare caffè che sposano i miei umori che molti vorrebbero zuccherare con le loro mielose banalità. Voglion far sì che t’insuffli nelle loro buffonesche idiozie e che io le digerisca senza quell’amarezza che invece, credo sempre più, sia il punto d’appoggio delle mie genialità. L’amarezza si sorregge in bastioni collaudati dall’avamposto dell’obiettività, mentre il mondo, con le sue insipide convenzionalità, vorrebbe depistarti nella frivolezza e nella sciocca ilarità. Oh, siamo invasi da “dottori” del buonismo perbenista, quelli che ti ficcano nel cervello, oltre che in bocca, caramelline a base di aforismi della felicità. Andassero a imboccare i pesci del fatuo lago dei sogni. E si allietano se tu ti adatti alle loro scemenze, altrimenti ti dicono che sei uomo di cattiva semenza. E li chiamano uomini di scienza! Alcuni, a dire il vero, oltre che fintamente saccenti, sono anche orrendamente senescenti, quindi talmente rincoglioniti da volerti far credere che la vita sia un piatto di cioccolatini succosi e saporiti. So io ove insaporirmi e voglio eccome inasprirmi. Altro che queste “aspirine”. Io sono uomo temprato dal dolore del mio sapere la verità e, sebbene da molte donne sia (at)tentato, nella lor vana speranza di “addolcirmi”, preferirò sempre le canzoni di Nebraska, ove lo Springsteen sgelava di verismo ogni stronzata di caldo buonismo.

Sì, tutti ubriachi di “facilità”, e si danno, indaffarati si dannano.

Meglio i miei “danni” a queste (s)cenette “simpatiche”.

 

Solo io dico il vero, il mondo invece vuole che i fessi continuino a rimanere tali, così i potenti posson far indisturbato sesso e continuare ad aver successo.

 

Firmato un uomo immutabile, spesso muto…

 

cioè Stefano Falotico

Ieri era il compleanno di quel degenerato di Ridley Scott, oggi è il compleanno osannato di Woody Allen, mentre anch’io festeggio, in atmosfere alla Black Rain in Midnight in Paris


01 Dec

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Sì, questo è uno scritto spaziale, uno di quegli scritti che, quando avrete un figlio, comprenderete sia voi come padri che lui come pargoletto che dovevate fin da subito educarlo al mio scibile, anziché gettarlo in questa società macellante ove lo abbruttirete e l’abituerete, lo so, figli di pu… a, a giocare di bullismi e a disprezzare le malinconie alla Manhattan miste al Blade Runner. La malinconia, se ben dosata, se “osservata” con spirito umoristico, come facciamo io e Allen, può sortire opere d’indubbia grandezza, di cui i posteri parleranno come sosteneva quell’uomo, anche lui fosco, del Foscolo. Sì, secondo Foscolo, uomo sepolcrale, la poesia vive più della tomba. E, su questo suo aforisma micidiale, chiederei, fratelli della congrega, di riflettere in remissione di ogni peccato tombale. A onor del vero, una stronzata sesquipedale. Io so che quando uno è morto è morto. Che poi altri leggeranno le sue poesie lo sapeva la figlia racchia di Silvia di Leopardi, una che figliò con tutti tranne che con l’autore de L’infinito. Sì, per pene… d’amore il nostro Leopardi presto si sfinì. Tant’è che la sua poetica fu quella secondo cui la poesia stes(s)a rende libero l’uccello prigioniero…

O meglio passero solitario… a differenza di Silvia che invece pare fu una passerona molto “amica di tutti”. Non lo fu appunto sua figlia, racchia, che leggeva poesia dalla mattina alla sera per consolarsi dal fatto, o dai mancati “falli”, che i suoi coetanei preferissero alla sua compagnia farsene altre in campagna.

Sì, uomo deluso il Leopardi, talmente deluso che neanche Naomi Campbell di vent’anni fa, leopardata in “passerella”, poteva “ringalluzzirlo” e fargliela vedere… be(l)atamente. Era lui quello messo a pecora.

Sì, Leopardi dopo il primo amore fallimentare, non si riprese più…

               

Ahi come mal mi governasti, amore!

Perché seco dovea sì dolce affetto

Recar tanto desio, tanto dolore?

E non sereno, e non intero e schietto,

Anzi pien di travaglio e di lamento

Al cor mi discendea tanto diletto?

 

Eh sì, questo Giacomo di Recanati era uno che nella malinconia “impotente” trovava gioia “strabiliante”, non essendo uomo di-letto… che però, trasognando “diletti” non suoi, trovava appagamento. Non andava neanche con quelle a pagamento.

Ecco, Leopardi avrebbe amato molto Woody Allen… Volete sapere cosa amo della masturbazione? Beh, il dopo, le coccole.

Il sesso è come il bridge: se non hai un buon partner, devi avere una buona mano.

Io ero sempre molto timido in fatto di ragazze. Ricordo che da piccolo presi di nascosto un libro pornografico stampato in braille e stropicciavo le parti sconce.

 

Eh sì, quel Leopardi lì deve essere uno che sentiva talmente tanto che nella (s)figa nessuna voleva “sentirlo”.

Ma parliamo di me… L’altro giorno, uno psicanalista mi ha chiesto se ho avuto molte donne. Ho risposto che mi sono “arrangiato” ma che sono il più grande amante contemporaneo. Sì, credo che nessuna bella donna di Hollywood sia sfuggita al mio “piacere”, ho sognato di fare sesso con tutte. Anche più di Ercole, oltre cinquanta in una notte sola.

Adesso, direi di spostare l’attenzione su Ridley Scott. Ha girato solo tre capolavori in vita sua. Che comunque sono pur sempre meglio di niente. Cioè, I duellantiAlien e Blade Runner. Il resto, a parte qualche atmosfera di Black Rain e la “bellezza” delle manie compulsive di Nic Cage ne Il genio della truffa, è robetta sopravvalutata.

Sì, Scott è un regista “tecnico”, mirabilmente sofisticato nelle scene d’azioni e ottimo coreografo, ma i suoi film non sono mai sinceramente viscerali, e non possono minimamente ambire a essere presi seriamente.

Allen, invece, per tutta la vita si è preso così sul serio che è stato anche un grande comico.
Ora, vi racconto questa… so che c’entra come i cavoli a merenda ma io sono uno che dei ca… i altrui è maestro indiscusso. Le f… e sono però poco altruiste con me…

Sono stato al bar, il barista aveva il televisore acceso su un canale ove trasmettevano un concerto di Claudio Baglioni, il “re” degli amori piccolo borghesi, (s)gridati, sbandierati ai quattro venti, adolescenziali e onestamente osceni.

Baglioni piaceva a tutte le ragazzine che lo ascoltano anche ora che sono adulte, o meglio adultere…

Pare che abbia avuto molte donne ma non era un gran poeta…

Prendiamo questo pezzo “storico”, un gioco davvero “raffinatissimo” di onomatopeiche e assonanze… direi da vero “suonato”…

 

la realtà mi ha fatto atterrare

il mio errore fu di errare

e non ero un eroe

ma sono vivo

e sono qui

 

Mah, a quest’uomo di baci alla francese, preferisco la solitudine di Wilson nella capitale della Francia.

 

Prendete questa foto di Michael Douglas. Sì, il fascino “macho” alla Falotico c’è tutto. Come no?

Ah ah.

Sì, non è black rain ma puro, purissimo… black humor.

 

Finirei con una mia battuta alla Woody. Nei film per adulti c’è molta “pioggia sporca”, anche solo porca.

 

di Stefano Falotico

 

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Martin Scorsese pensieroso passeggia, Woody Allen d’autunno non cazzeggia, Jim Carrey non è depresso, Uma Thurman è ipocrita e io son sempre più una ciambella non “venuta”… col buco


26 Nov

Woody+Allen+Elle+Fanning+Untitled+Woody+Allen+NYmjftHbLuvl

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Sì, cogliamo questo foto di Rodrigo Prieto dal dietro le quinte di The Irishman, lui, direttore della fotografia che ha immortalato Martin mentre, avvolto dai suoi pensieri mutevolissimi, laconico si stinge nella malinconia dei suoi dubbi. Angosciato da come girerà la prossima scena o forse con la mente acquietata dopo tanta fatica a meditare quale cena gli hanno preparato per la pausa serale in cui lautamente immergersi in cibarie piccantine come le battute più caustiche di Allen, che sempre a New York allestisce la sua prossima pellicola, gironzolando placidamente nella dolce chete nevrotica dei suoi umori baldanzosi e poi di tristezza smaniosi, uomo che ottantenne è ancor fresco come una rosa mentre le foglie caduche dagli alberi di viali crepuscolari si posano leggiadre sul manto asfaltato delle sue infinite strade mentali.
Jim Carrey, nel frattempo, dichiara che è uscito dalla depressione, in tal tunnel precipitò e precipitevolissimevolmente cadde… preda di angustianti pensieri autodistruttivi, soffocato da umori castranti perfino la sua genialità comica, resasi schiava delle più astruse mortificazioni del sé. Peraltro, ultimante è stato anche indagato ma ne uscì pulito, sebbene con la testa ancor confusa. Paragona la salvezza spirituale dell’animo restaurato al Graal e gli consigliamo La leggenda del re pescatore, anche se credo l’abbia visto. In quel Gilliam, Williams si salvava grazie alla follia savissima del calice di Cristo dell’ultima cena, conciliandosi con la vita, pur rimanendo matto e immutabilmente danneggiato.

Invece, la Thurman, che a Weinstein dovrebbe far un monumento, augura ipocritamente la morte a colui che l’aiutò parecchio nella carriera e spera che il signor Weinstein venga asfissiato dalla solitudine in cui marcire nei più atroci sensi di colpa, in una brutale esternazione vendicativa ancor più “tagliente” delle lame della sposa di Kill Bill. Ho detto tutto… prima il mentore la fece… Uma, poi Uma volle veder morir lentamente il suo “creatore”. Mah, roba da rimanere piuttosto sconcertati.

E, in questo sconcerto disumano in cui i fessi vanno ai più osceni concerti, vivandando il fancazzista prendere la vita come un ritornello sciocco, ieri sera su Facebook si discusse del lavoro, in uno scambio di opinioni costruttivo eppur alla fin fine sterile.

Sì, tante belle parole ma i giovani sono divisi fra desideri volgarmente ambiziosi, voglie persino insane di libertà, adesione al dovere, inadempienza alla loro creatività.

Siamo il lavoro che facciamo, sosteneva il mago Boyle in Taxi Driver ma Travis replicava con indubbia sfacciataggine amletica, beffandosi di tale affermazione discutibile.

La questione lavorativa ha sempre ossessionato l’uomo. C’è chi, con l’avvento della robotizzazione, è convinto che l’uomo non lavorerà più e verrà sostituito dalle macchine. Sì, e chi ci darà i film splendidamente umani(stici) di Allen e Scorsese?

C’è chi ritiene il lavoro davvero qualcosa che possa nobilitare l’uomo, nell’emanciparlo dalla vuotezza di giorni monotoni e indirizzandolo alla sana disciplina del forgiarsi nell’elevazione di sé, per una civiltà basata su idee migliori, proiettate al progresso, al futuro più solidale ma forse ugualmente non solido.

E io sto solo, arrangiandomi nell’arrabattare qualcosa che mi renda degno di non venir sdegnato, ho ritegno e penso che la vita non sia solo squallido prostituirsi al primo lavoro che ti offrono. Sì, questo ritengo e ben mi mantengo, anche se spesso mi faccio mantenere. L’importante è tenere duro, alle donne non piace tenero… ah ah, mentre gli stolti si affannano a trovar ragioni di vivere, io faccio della mia apparente stolidità motivo di elastica ubiquità e mi colloco nel mondo senza uffici di collocamento. C’è chi lavora per far soldi e poter acquisire quelle “credenziali” economiche per “soddisfare” le donne. Sì, alle donne non piace ladro e neppure laido, alle donne piace semmai “lardo” con la panza piena… ah ah.

Rifletto sullo sfacelo odierno e di come molti disoccupati si buttino giù dal grattacielo. Alcuni sono barboni per scelta, altri barbuti perché non hanno i soldi per dare un “taglio” al loro essere barbosi. Tagli agli stipendi, Berlusconi si ricandida “candidamente” e, in mezzo a grillini che non sanno usare i congiuntivi, al suo “eletto” popolo di elettori si presenta smacchiato da ogni accusa, continuando a farsele in tanti letti. Se diletta voi, donne a lui asserventi e anche di troppi “assorbenti”, beate siate, belate, ma lasciatemi con la bellezza dei ca… i miei.

Stamattina al bar, mangiai una ciambella, mie belle.

E ora vi pongo una domanda, uomini? Preferite i tagli di Lucio Fontana, pittore e scultore padre dello spazialismo, o vorreste “spaziare”, anche “spazzolare”, di buchi nella scultorea Federica Fontana?

Su questo dubbio, oserei dire, esistenzialista, forse anche non moralista, vi lascio masturbar il cervello e non solo quello. Ah ah.

Insomma, amate la vostra vita e rendetela… f… ica. Ah ah.

Sì, piove, “piove” sul bagnato se siete omosessuali, e piove sulla bagnata se siete etero. L’importante è che sia… “fontana”… ah ah.

Eh sì, nessun mi batte, son un battutista ma cammino in ciabatte. Che battuta, quante battone ci stan in giro, ma me ne sbatto.

Brillante! Ah ah

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di Stefano Falotico

Genius-Pop

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