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Venezia 76: JOHNNY DEPP, la pura estasi mistica della bellezza


08 Sep
JOHNNY DEPP in Pirates Of The Caribbean Filmstill - Editorial Use Only Ref: FB sales@capitalpictures.com www.capitalpictures.com Supplied by Capital Pictures

JOHNNY DEPP
in Pirates Of The Caribbean
Filmstill – Editorial Use Only
Ref: FB
sales@capitalpictures.com
www.capitalpictures.com
Supplied by Capital Pictures

Ah, che piacere rivedere il Depp in splendida forma coi capelli corti e il ciuffo sbarazzino, con l’occhio morbidamente languido e il sorriso in totale relax, fra il torvo, l’imitazione de Il corvo e il rimmel forse leggermente sbavato a intonazione e detonazione dei suoi occhi scuri come le sue emozioni romanticamente sincere.

John Christopher Depp II, più vecchio di me di quindici anni. Eppur pare un mio coetaneo.

Sì, Depp stipulò un patto col diavolo. E forse, nello stesso anno in cui uscì al cinema con Donnie Brasco, tenendo testa a un Al Pacino leggendario, malinconicamente epico, carismaticamente malinconico, l’avrei visto bene anche al posto di Keanu Reeves in The Devil’s Advocate.

Ora, qualche anno fa rimasi impressionato quando, sul red carpet del lido veneziano, presentò in pompa magna, ma anche in panza da uno che troppo mangiò, Black Mass. Da ritradurre con grassoccia massa d’adipe figlia di pericolose maniglie dell’amore. Eh sì.

Sì, all’epoca stava con Amber Heard. Donna dalla venustà impressionante, poco dotata di seno ma dalle gambe chilometriche dalla rara, pregiata qualità. Basamento portante d’una magrezza longilinea davvero disarmante. Culminante in un viso fotogenicamente magnetico, splendidamente rifulgente in due iridi che tramortirebbero anche l’ultimo zombi vivente.

Sì, una donna bellissima. Peccato che sia un’attrice dalle dubbie qualità interpretative e che poco, a mio avviso, fosse appaiabile a un tipo come Depp.

Sì, infatti la loro relazione, dopo numerosi, furibondi litigi, dopo l’iniziale, turbinosa irruenza travolgente e forse selvaggia (galeotto fu il set del bruttino, irrisolto e pasticciato The Rum Diary – Cronache di una passione, appunto), finì con un’anale, no, annale causa giudiziaria che rischiò di bruciare entrambi più di Frank Langella de La nona porta. Ah ah.

Con la Heard che postò a tamburo battente le foto del suo viso escoriato a dimostrazione che il Depp la picchiò ripetutamente.

L’immagine di Johnny ne uscì piuttosto malconcia, Johnny sprofondò nella depressione, allontanandosi momentaneamente anche da Hollywood e ingozzandosi di musica a tutto volume. Scatarrando e schitarrando con la sua band.

Waiting for the Barbarians, presentato in Concorso alla 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia non è andato benissimo. Usiamo ora il passato prossimo.

Le critiche sono state perlopiù freddine, come si suol dire.

Ma Depp, in passerella, s’è dimostrato non solo un divo, bensì un dio. Facendo ciò che deve fare un attore quando presenta in prima mondiale un film di cui è protagonista.

Sì, i fan, scemi o esaltati che siano, sono venuti per applaudirti e tributarti il loro affetto. Ti hanno designato eroe delle loro speranze, dei loro intimi, impossibili, forse irrealizzabili sogni, tu rappresenti per loro l’incarnazione del discorso di Clint Eastwood a Hilary Swank di Million Dollar Baby. Sì, la maggior parte della gente non avrà mai una sola chance, alla gente comune non verrà offerta alcuna possibilità. Non sono tutti (s)fortunati come Rocky Balboa…

Uno su mille ce la fa, diciamo anche uno su un miliardo si fa i miliardi. Gli altri, per quanto costoro possano essere stati volenterosi, talentuosi, studenti diligentissimi e gentili, affettivamente parsimoniosi, solidali e nient’affatto facinorosi, per quanto abbiano sempre desiderato la donna d’altri, no, di personificare, appunto, il grande sogno, non solo americano, arrivati a una certa età, quando il gioco duro della realtà lentamente sopprimerà in maniera progressivamente violenta ogni loro ideale di purezza, commovente verginità e valorosità intonsa, vedranno smaterializzarsi le loro stupende, utopistiche illusioni e saranno costretti, a meno che non vogliano sacrificarsi come Depp de Il coraggioso, a ottemperare alla squallida ipocrisia d’un mondo ove impazza ancora la falsa demagogia.

Vale a dire, pur di non crepare disidratatati e privi di cibo, tireranno a campare come meglio potranno per sbarcare il lunario. Adattandosi a un lavoretto che svilirà ogni loro potenziale, piegandosi a un sistema meschino che oblierà le loro anime adamantine, obbligandoli ad obliterare il viaggio di sola andata verso un’esistenza piatta e grigia.

Alcuni vivranno nel raccontarsela, cercando di smorzare le loro frustrazioni nell’abbonarsi a qualche rivista di new age, altri, essendo crollati a pezzi, pur di giustificare a sé stessi i propri malesseri e i loro insanabili disagi, s’affideranno agli psicoterapeuti.

Sì, così se già hanno pochi soldi per pagarsi il biglietto d’un cinema ove proiettano l’ultimo film con Depp, arricchiranno pure il dott. Gerald Stringer, alias Jared Harris di The Ward.

Uno che dev’essersi comprato la Laurea con la raccolta punti della stazione di benzina gestita da zio Nino.

Ecco, fra lui e Ben Kingsley di Shutter Island, non so chi sia peggio.

Ora, da lunghe esperienze sul campo, dopo milioni di colloqui con coloro che si ritengono i maggiori luminari in materia freudiana, sono addivenuto alla lapidaria conclusione che la psichiatria, sì, è/sia una scienza esatta, nella maggior dei casi.

Ma non serve ugualmente a un cazzo. Sì, povero Leo DiCaprio di Shutter Island. Questo brav’uomo impiegatino che non volle corrompersi come Jordan Belfort di The Wolf of Wall Street. Al che, dopo una giornata di merda, rincasò e trovò i due figli assassinati dalla moglie. Una che, a forza di sognare le ville di Beautiful e a furia di guardare le puntate di Porta a porta sul delitto di Cogne, ammazzò ogni sogno infantile.

Prima dicendo ai figli che non fu la cicogna a regalarli al mondo, bensì fu qualcosa che, dopo che lei si tolse la gonna e si sfilò collant, scivolò dolcemente in forno come Chocolat tutto colante.

La vita è sempre dolorosa. Dal parto alla morte è un’eterna sofferenza poco eterea. E torniamo a The Brave e al monologo di Brando.

Semmai, sei un adolescente figo come Johnny Depp, ogni Winona Ryder farebbe carte false affinché tu possa liberarla dai “demogorgoni” partoriti dalle nevrosi dovute alle sue Stranger Things, dette anche mestruazioni, ma non avevi fatto i conti con Edward mani di forbice in versione villain, ovvero Freddy Krueger di Nightmare.

Oppure, te ne stai bello tranquillo per i cazzi tuoi, ti sei appena diplomato, non hai nessuna rompiballe che ti scassa la minchia ma ti arriva la lettera di Stato secondo cui sei stato chiamato in guerra, da cui Platoon.

Non muori, sopravvivi e decidi di festeggiare. Peccato che il tuo amico migliore sia quello sciroccato di Benicio Del Toro di Paura e delirio a Las Vegas.

Mah, di mio, cerco di non mettermi nei guai come Depp in Nemico pubblico.

Stando bene coi piedi per terra. So che sarà altamente improbabile che scoperò Charlize Theron. Ma chi lo/a vuole? Guardate The Astronaut’s Wife e poi ne riparliamo. Ah ah.

Però, non dobbiamo essere troppo materialistici ma neppure dobbiamo sganciarci del tutto dalla realtà.

Prendete il film Transcendence, miei cultori dell’esoterismo. A parte il fatto che il film fa veramente schifo al cazzo, va detto anche che, a forza di non trombare, più che metafisici, potreste poi dar di matto come Jack lo squartatore di From Hell.

Ho detto tutto…

Sì, ho visto le migliori persone apparentemente probe e dignitose che, a forza di ricevere inculate, ammazzarono Depp di Assassinio sull’Orient Express.

Ora, un pezzo di merda mai visto questo Depp. Ma anche gli altri non scherzavano. E dire che sembravano tutte persone distinte, appunto, impeccabili.

Siamo tutti colpevoli, siamo tutti peccatori.

Viviamo nella planetaria City of Lies.

Mi pare giusto che sia arrivato l’uomo dell’ora della verità.

Sono io?

Magari. Avrei la villa a Beverly Hills.

Invece, essendo uno che non mente mai, non potei permettermi nemmeno di stare in albergo per gli undici giorni del Festival di Venezia.

Ho detto tutto.

Insomma, cazzoni, esiste una sola realtà insindacabile: si fa quel che si può.

Se potete ma non volete, fatevi le seghe su Chiara Ferragni.

Quindi, chiariamoci. Chiara non è un’attrice, non è una modella, non è niente.

Ma una botta gliela darei. La darei pure a Claudia Gerini. Non è più quella di una volta ma è ancora bona come in questo video.

Adesso, vi starà pure antipatica perché è stata con lo Zampaglione. E perché oggettivamente, in John Wick 2, avrebbe recitato meglio la condomina del terzo piano del mio palazzo. Una che, diciamocela, non è che sia molto fotogenica. Non è neppure brava.

Infatti, prende sempre da sola l’ascensore. La gente non riesce a sopportarla neanche per venti secondi.

Ma Claudia Gerini ha delle gambe immense e un seno immane.

Se mi venite a dire che non è così, da me non riceverete nessun autografo.

E soprattutto non verrà nulla…

 

di Stefano Falotico

VENEZIA 76: come da mia profezia, ovviamente avveratasi, JOKER ha vinto il Leone d’oro!


07 Sep

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E se lo è meritato. Poiché è il film più importante degli ultimi dieci anni.

Sì, che emozione indimenticabile aver assistito all’esclusiva anteprima stampa di uno dei massimi capolavori del Cinema quanto mai odierno.

Lo dissi subito che era un capolavoro. Scrivendone in tempi record la recensione.

Ora, tempo fa rinominai il mio canale YouTube, ribattezzandolo JOKER MARINO.

Son uomo sensitivo? No, forse no. Sebbene il mio intuito sia indiscutibilmente sovrumano. Io percepisco cose e anche cosce, ah ah, che al comune mortale sfuggono. Poiché lui è appunto mortale, dunque ancorato a una visione terragna della vita, afflitto da perenni gelosie nei confronti del prossimo, ossessionato dai soldi e dal sesso. Dalla ricerca smaniosa, spesso anche egoistica, volgare e opportunistica di procacciarsi la materia prima…

Dunque, essendo auto-centrato animalescamente in tale suo scarnificarsi per addivenire ad attimi di felicità che poi manco si gode, preoccupato com’è affaristicamente dalle sue carnali, putrescenti ambizioni, ecco, talmente occupato dal suo miserabile lavoretto, dai deliri solipsistici del suo cervello piccolo, dalle sue fisse complottistiche per cui, ponendosi al centro dell’universo, si concentra soltanto sui suoi ragionamenti assolutamente protesi al soddisfacimento del proprio ego da padrone incontestato, oserei dire testone, del suo suprematismo da idiota incarnato, da idiot savant convinto di essere un genio inconfutabile, perde di vista la complessità del reale, non riesce a captare le sfumature, è mostruosamente manicheo, agganciato a (dis)valori scolastici e retrogradi in quanto, avendo lui ricevuto un imprinting (dis)informativo uniformato al suo stesso essersi irreggimentato nelle certezze dogmatiche, imprigionato com’è nell’improntare l’esistenza a sua immagine e somiglianza, afflitto dalla cosiddetta “vita sua”, espressione che potremmo tradurre col badare soltanto squallidamente ai cazzi propri, tirando a campare fra truffe e prese per il culo al prossimo, essendosi specializzato nell’arte d’arrangiarsi alla bell’è meglio, circondandosi solamente di amici che servono e riveriscono la sua leadership da testa di minchia, poveri diavoli che lui plagia a volere delle sue umorali voluttà, ecco, della vita non capì, non capisce e giammai capirà nulla.

Ridendo come un baccalà, come un quaquaraquà.

Costui, essere infingardo con la puzza sotto il naso, passa il suo tempo libero a denigrare chiunque gli capiti a duro, millanta d’essere superiore a tutti, offende qualsiasi persona che non la pensa/i come lui.

Accusa di pazzia il primo che incontra per strada, vede matti dappertutto.

Anzi, chiede agli altri di mostrarsi e di dimostrare perennemente qualcosa. Lui vuole appurare…

Sì, costui è un catechista, un Savonarola, un falso essere schifoso.

L’unico che però non guarda allo specchio è lui stesso. Poiché, credendosi costui al di sopra della legge, considerandosi boriosamente il re del mondo, dunque essendo tonto forte, non sa ancora che io l’ho denunciato.

E fra qualche mese gli arriverà una bella lettera di risarcimento. Poiché, non pago delle calunnie che sparse in giro, è pure inconsapevole della sua malattia mentale.

Cioè, è psicopatico ma dice agli altri di essere schizofrenici deliranti paranoidi.

Detto ciò, torniamo a Joker.

Un film importantissimo. Un devastante pugno allo stomaco.

Un colpo da Muhammad Ali.

Un colpo da Oscar… Wilde.

Wilde fu citato da Sergio Leone in Per qualche dollaro in più:

Le domande non sono mai indiscrete. Le risposte, talvolta, lo sono.

Sarebbe come dire… com’è possibile che un uomo come Arthur Fleck sia diventato così forte?

Poiché Joker ama le odissee. Soprattutto di James Joyce e tutti i suoi sbagli furono l’anticamera della scoperta.

Gli altri ora sono rimasti dei bambini, mentre lui è adesso troppo veloce.

D’altronde, a produrre Joker è stato Bradley Limitless Cooper.

Ho detto tutto…

 

di Stefano Falotico

 

VENEZIA 76: tifo da stadio per JOKER, sapete perché? Andate a lavorare, barboni e sguatteri. Il Principe non lavorerà mai!


07 Sep

jokerSì, vado di sproloqui. Basta con la storia che bisogna parlare in modo lineare di probo eloquio.

Depauperiamo! Siamo paperini, miei topolini.

Ah ah.

Sì, come saprete, se preferite… sapete, sarà presto diramata la lista completa dei vincitori della 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Trasmessa in diretta sulla Rai, Venezia 76 si concluderà col plateale, doveroso trionfo del film più bello dell’ultima decade?

Un capolavoro bellissimo e nerissimo, un pugno allo stomaco devastante rifilato alle panze del pubblico di massa e ficcato in bocca a ogni ipocrita stolto e ottuso di questo sistema marcio.

Ove, se non più ottemperi, sottomesso, remissivo e sussiegoso, castigato e nanizzato, regredito all’infanzia, agli ordini imperiosi d’un mondo tetramente allineato allo squallore perbenistico, al conformismo politicamente corretto invero assai fascista, se con pazza gioia non ti doni all’impazzimento collettivo in cui il motto è mai lamentarsi, giammai piagnucolare, bensì esibire vanagloriosi la fierezza del proprio altezzoso portamento superbo e molto alterato, dagli umori sempre stabilissimi e mai alterati, altrimenti ti dicono che sei socialmente pericoloso, quindi un mondo nella sua originaria purezza adulterato in cui impazza la ferale brutalità cinica scagliata in viso agli invisi, (de)strutturata in comportamenti sottilmente violenti fatti d’ammiccamenti smorfiosi e false maschere perennemente allusive riguardo il fatto che, per l’appunto, se non ti attieni alle prescritte, dure regole imposte e impostate, in modo assolutamente non elusivo, sarai escluso e semmai, se azzarderai a far sentire la tua voce fuori dal cor(p)o, verrai pure sbattuto a dovere in prigione o in manicomio recluso, un mondo abusivo tremendamente cattivo nei confronti di chi, volente o nolente, probabilmente indolente, ancor oppone resistenza e, nella sua stoica resilienza, non vuole arrendersi, un mondo facinoroso proprio contro chi non è violento, un mondo che ti sfratta se non t’adatti agli abiti di chi abita dentro le sovrastrutture classiste, costruite secondo il piano regolatore del cemento armato allestito nelle menti prefabbricate dal potere che sta alla base del vertice piramidale.

Un mondo ove, per far buon viso a cattiva sorte, chi più chi meno tutti s’adattano, vivendo così così.

Tra attimi assai fugaci di euforia, buonismi auto-ingannevoli e magre consolazioni di finte stime reciproche, di sorrisi di plastica esposti affinché l’altro, vedendoti apparentemente contento, possa benvolerti, accoglierti nel suo gruppo ridanciano, spensierato, carnascialesco, frivolo e mondano di balli e can(t)i.

Di superficialità carnale offerta a disprezzo, paradossalmente, di chi non ha saputo vendere la sua merce per non prostituirsi al porcile e mettersi alla mercé di che?!

A quanto vieni? Ah, quella donna non ha prezzo. Per forza, è una troia che pochi si possono permettere.

Ah ah.

Non siamo alla merceria, siamo fra le calze delle porcherie, delle edonistiche corbellerie ove siamo stufi della retorica della ruffianeria!

Ha fatto bene il Joker a infilarvelo. Stanco dal non essere calzante a questa società di mezze calzette stronze.

Sì, come quella dell’allenatore del Bologna, Mijajlovic. Quando era al Torino, quando un giornalista gli pose la domanda se fosse dispiaciuto del momento d’impasse d’un suo giocatore, replicò con la classica, insopportabile frase di circostanza da facile applauso, la cosiddetta frase giusta ed “epica”.

Del tipo… non ha niente di cui disperarsi, cosa dovrebbe dire allora la gente comune che si alza alle 4 del mattino e lavora durissimamente sino a tarda sera, riuscendo a stento ad arrivare a fine mese?

Lui è un viziato, noi che facciamo questo lavoro, eh sì, siamo dei privilegiati. Dunque, non accetto da parte dei miei giocatori alcun tipo di alibi, aborrisco le depressioni e gli attimi loro tristi.

Sì, panem et circenses, intanto Mihajlovic nel suo ambiente sguazza e il pubblico di lavoratori è talmente ottuso da volere che queste disparità non solo si cementino, bensì aumentino.

Che MAIALOVIC che siete! Ancora a sfottere Ugo Fantozzi e sua moglie, la Vukotic!

Ah ah!

Poiché, dinanzi a falsità immani del genere, pure la gente applaude!

Quindi, caro Sinisa, la predica populistica vada a farla a sua sorella.

Lei ora soffre di leucemia. Me ne dispiaccio. Ma perché mai io dovrei impietosirmi nei suoi riguardi in modo maggiore rispetto alla solidarietà da me riservata, appunto, a un comune mortale ammalatosi dello stesso suo male?

Eh no, i divi, gli allenatori calcistici, i VIP vengono pure biasimati e compassionevolmente compresi.

Agli altri solo le compresse!

Anzi, con tutti i pochi soldi che rifilano a questi nababbi, i poveretti, abboccando ai loro giochetti, non hanno più un Euro nemmeno per pagarsi il caffè del distributore automatico dell’ospedale ove, tra una flebo e un riso in bianco, hanno trovato la forza di alzarsi da lettino e di recarsi alla macchinetta in pigiamino. Almeno, per bere qualcosa di caldo che possa brevissimamente alleviare i loro dolori intercostali assolutamente impietosi.

Sì, consapevoli che assai presto moriranno, non hanno più un soldo per cure mediche migliori poiché i loro risparmi li sputtanarono per pagare gli abbonamenti a Sky o per dilapidare il compenso delle loro lavorative settimane al fine di poter guardare in curva il centravanti di sfondamento Ronaldo!

Cazzo, hai visto che GOAL?

E vai di autorete!

Il Joker invece vi cacciò una punizione a palombella da Mariolino Corso.

Sotto l’incrocio dei peli delle vostre vite fake e traverse.

Anzi, volevo dire traviate.

Andate a lavorare, barboni!

I geni devono fare i principi.

 

 

di Stefano Falotico

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VENEZIA 76: Joker, il Trailer mercoledì, intanto la mia video-recensione futuristica di Americani poiché sono un americano al Lido senz’alcun calo della libido


26 Aug

Prefazione: dall’età di 14 anni, vengo considerato pazzo, dall’età della mia ragione, cioè dal giorno della mia nascita, vi sto coglionando da attore “monstre

Sì, da tempo oramai immemorabile, la gente distorce tutto di me, soffre di teorema del delirio. Non riesce a spiegarsi come mai un talento come il mio, ammesso che lo abbia, certamente in mezzo alle cosce, sì, non si estrinsechi, diciamo, esplichi e svisceri più di tanto nella vita reale.

Ove oggigiorno impera la volgarità più animale.

Sì, fratelli carissimi, siamo attorniati da bestie selvagge indomabili.

Già vi parlai di Vanessa, giusto? Sì, qualche giorno fa. Trovate il suo splendido accavallamento di gambe, ah, gambe sinuose, delicatamente morbide come un unguento ripieno di disinfettante che si spalma sulle mensole della casa tutte impolverate, nel mio video trailer reaction di A Hidden Life. Un video che spinge all’erection. Ah ah.

Sì, gambe che inducono alla lustrazione da Ralph Macchio di Karate Kid, dai la cera, togli la cera, interminabilmente…

Ah ah. Sì, Macchio, smacchiando e verniciando la staccionata, dopo tanta fatica si diede ad Elisabeth Shue, grande figa tutta da imbiancare.

Ecco, ammetto che in effetti mi ammalai di manie igieniche. Ah ah.

Sì, divenni una creatura bergmaniana che respinse ogni tipo di fisicità e dunque anche ogni topa per momenti da gustare assieme di zuccherosa, schizzante felicità.

Infatti, nel 2005, un certo barbagianni di cognome Calzolari, convintissimo che io fossi matto, credendosi curatore d’ogni disagio psicologico, mi portò al cinema a vedere Crash – Contatto fisico di Paul Haggis.

Prima della visione, gli dissi:

– A te piace la scena di Crash del Cronenberg ove James Spader inchiappetta Deborah Kara Unger?

 

Notai il viso del Calzolari contorcersi in una smorfia di dubbioso raccapriccio come se, fra sé e sé, stesse pensando… ah, ma questo allora non è matto.

Comunque, non ancora persuasosi della mia sanità mentale e di conseguenza anche della mia super efficienza genitale, sicuro di essere pure un veggente cinefilo, durante la scena in cui Matt Dillon ferma Thandie Newton, mi sussurrò all’orecchio:

– Eh, ora l’arresta. Fa bene, uomo dovizioso e moralmente retto.

 

Io gli risposi:

– Siamo sicuri che sia moralmente retto o immoralmente ritto e che, invece, Matt già non faccia le prove generali per arrivare a livelli da figlio di puttana de La casa di Jack?

– Cos’è La casa di Jack, Stefano? Non conosco l’esistenza di questo film. È mai uscito?

– No, uscirà nel 2019.

– E chi sei tu? Nostradamus? Sai che ti dico? Tu non sei pazzo manco per il cazzo. Ora ti sbudello e ti squarto vivo!

 

Ho detto tutto…

Tornando a Vanessa, commentai una sua foto.

Al che, dopo 30 secondi, tutta la sua banda di amichetti, a mo’ di presa per il culo, mi scrisse(ro) all’unisono:

sei leggenda!

 

Ora, dopo 3 giorni, sono barricati tutti in casa perché si sono accorti che le loro stories di merda d’Instagram le filmo io a loro insaputa. Sempre con loro protagonisti.

Si stanno pericolosamente ammalando di disturbo paranoide. Alle merde bulle restituisco la sciolta.

Morale: se pensi di darmi lezioni di vita e di figa, l’hai preso in culo ancor prima di sfottermi.

Cap. 1: la mia condomina mi ha definito bellissimo, sì, ha quasi novant’anni, ho detto tutto…

Sì, nel pomeriggio presi l’ascensore, scesi al piano terra e stetti per aprire il portone. Nel frattempo, rincasò la condomina Bazzaco. Del terzo piano…

Le aprii il portone e lei mi stupì oltre l’immaginabile:

– Prego, signora. Si accomodi.

– Grazie.

– Arrivederci.

– Un attimo solo, Stefano. Aspetta due minuti. Ti devo dire una cosa. Hai fretta?

– Ah, mi dica pure (sì, io le do del lei, per rispetto della sua anzianità, lei mi dà del tu).

– Ecco, io non so quanto vivrò ancora. Sai, sono piuttosto vecchia, diciamo.

– Ma si figuri. La trovo in perfetta forma. Non pensi a queste cose.

– Comunque, prima di morire, volevo dirti questo. Te l’ho sempre voluto dire. Sei un ragazzo dalla bellezza mostruosa. Lo dico anche a mio figlio che, come sai, si chiama come te.

– Stefano, sì, lo conosco. Da tempo oramai abita con la sua donna. Sta bene? E sua figlia invece, cioè la sorella di Stefano?

– Ah, non sta benissimo. Anzi, le ho detto che, per riprendersi, dovrebbe stare con te.

– Capisco.

 

Cap. 2: col solo potere dell’aggettivo bellissima dato a una ragazza su Instagram, rovinai una coppia lesbo

Sì, non mi credete? Ciò avvenne nelle scorse ore. Già QUI ve ne accennai. Riascoltate l’audio.

Da qualche settimana infatti, son entrato in contatto con due ragazze.

Invero, a me ne piaceva solo una di nome Alice.

Ma, inserendole i commenti sotto le sue foto, la sua ragazza cominciò a insospettirsi. Dunque, giocoforza strinsi comunella anche con quest’ultima.

– Stefano, non mi fido della versione datami da Alice. Lei sostiene che tu e lei siete solamente amici.

Allora, se così è, come mai che quando le scrivi che è una gran figa e le porgi tutti quegli apprezzamenti abbastanza inequivocabili, lei non ti blocca?

Con gli altri si comporta così. Odia volgarità come frasi, appunto, sei una grande figa…

Appena uno le scrive questo, lei lo cancella. A te permette tutto. Quindi, che tu e Alice siate soltanto amici lo andate a raccontare a vostra sorella.

– Megan, ti giuro che fra noi non c’è nulla.

– Adesso, Alice è bisex. Prima di me aveva un ragazzo.

– Ah sì? Tu e Alice come avete fatto a conoscervi?

– Abbiamo frequentato la stessa classe alle scuole medie. Ma, all’epoca, eravamo troppo piccole per pronunciarci e vicendevolmente dichiararci. Inoltre, i nostri orientamenti sessuali non erano ancora molto formati, anzi, erano sulla rampa di lancio, sebbene già nutrissimo una reciproca simpatia. Poi, ci siamo incontrate nuovamente. Ora siamo più donne. E abbiamo trovato il coraggio di rivelarci i nostri sentimenti.

Ho letto, nel tuo profilo, che scrivi. Potrei leggere qualche tuo libro?

– Va bene. Se mi dai la tua mail, ti mando un paio di miei PDF.

 

Stamattina, parlai con Alice, rivelandole che io e Megan ci scambiammo delle confidenze.

Successe il finimondo.

– Stefano, bello mio. Volevo dirti che sei un pervertito. Perché ti piace Alice? È più piccola di te.

– Megan, Alice non è minorenne. È donna da parecchio. Sì, più giovane di me ma…

– Ma… un cazzo. Alice non è una donna, è ancora una ragazza.

– Ti dico che è una donna.

– Secondo te è una donna?

– Certo.

– Come fai a saperlo?

– Lo so.

 

Comunque, cercai di fare da paciere.

– Che cazzo state facendo? Siete una bella coppia. Non lasciatevi per colpa mia.

– Stefano, ci siamo appena lasciate, sì, a causa tua.

– Che cazzo c’entro io?

 

Cap. 3: me la spasserò per 5 giorni al Lido di Venezia ma poi sarà di nuovo uno schifo, un’alta marea

Sì, c’è una profonda differenza fra me e gli altri accreditati stampa.

Io, dopo aver visto i film, sarò cinematograficamente più ricco interiormente ma con meno soldi in tasca, dato il mio pernottamento in albergo e via dicendo, gli altri sono sistemati.

I soldi da loro spesi li recuperano in una manciata di giorni, scrivendo recensioni stupide per cui vengono pagati a peso d’oro.

Sì, la testa mi sta andando in pappa. Mi sta scoppiando. Saranno ore davvero coi “contro-cazzi”, son colto da spasmi d‘euforia mista a mia atavica melanconia, a sua volta miscelata nella cupa essenza della mia anima da viaggiatore futurista del suo cuore giammai qualunquista.

Devo limare gli ultimi dettagli. No, non debbo firmare alcun autografo. Non sono nessuno. Tu sei qualcuno? Meglio così. Te ne assumi tutte le responsabilità. Ah sì, ora sono cazzi tuoi. Vedrai a quanti dovrai leccare il culo. Tante ragazze vorranno ciucciartelo ma dubito che a te piacerà darlo a quella grassona là. Stai in campana, dunque. Anzi, in campagna. In campagna, nessuna racchia stalker può essere la Kathy Bates di Misery non deve morire.

Sto prendendo informazioni con la receptionist dell’albergo presso cui ho pernottato e ove alloggerò. Sì, intanto nel vento aleggio, un altro po’ cazzeggio e, fischiettando un motivetto musicale dall’autoradio emesso, solfeggio.

Allora, a mezzogiorno devo prendere il treno ma non sono ancora sicuro se andrò a Venezia in treno o in macchina, speditamente. Devo risparmiare ma i biglietti di Frecciarossa costano un occhio della testa. Sì, quella che non hai tu. Tu infatti, oltre a non possedere un buon cervello, non hai neppure lo sguardo cinematografico sufficiente per poter capire, di esegesi robusta ed efficace, un bel niente.

Sì, dubito che molti di voi siano intenditori di Cinema. Secondo me, detta come va detta, non v’intendete neanche di quella.

Sì, quella cosa al confine fra la cellulite, se la donna non fa palestra e un’adeguata dieta di carboidrati misurati, e la celluloide del sognarvela nelle vostre fantasie da rose purpuree del Cairo. Anzi, del cazzo.

Sì, sono Caronte, miei maniaci sessuali molto bisonti e bisunti, v’ammonisco dal perseverare in ogni vostro desiderio sconcio che, in verità vi dico, oh sì, giammai si concretizzerà.

Non isperate mai veder lo cielo’, io vengo e voi no.

Al Lido, vedrete Scarlett Johansson sfilare in passerella per il nuovo film di Noah Baumbach ma la fotograferete e basta. Immortalando l’attimo del vostro erotico capriccio lupesco come la faccia da Canis lupus Linnaeus, appunto, di Adam Driver.

Un attore che recita sempre coi capelli lunghi semplicemente per nascondere le sue orecchie a sventola da Dumbo.

Voi non mi pigliate per fesso. E non prendete neppure quella fessa. Fessa è il termine dialettale delle zone calabro-lucane per identificare, diciamo, quella parte altamente erogena, ubicata in mezzo alle gambe d’ogni donna normale, che induce l’uomo eterosessuale a ululati da Joe Dante.

Sì, poveri gremlins, non siamo più small soldiers. Basta fare i lillipuziani. Sapete che vi dico?

Una delle mie migliori masturbazioni puberali fu da me praticata su Antonella Ponziani. Ah, che culo quella donna nel film Verso sud di Pasquale Pozzessere. Un culo ciclopico, liscio e sodo che, combaciando con quello di Stefano Dionisi, in versione qui poco da Farinelli, la voce regina, ci regalò una scena assai sudatina. Eh, quando si dice infatti… cazzo, sei stato veramente bravissimo, per arrivare lì te la sei proprio sudata.

Ah ah. Sì, di nome faccio come Dionisi, essendo io uomo dionisiaco e dunque uomo che sa quel che fa anche quando pensi che io sotto me la faccia, invece lei sta sopra, cavalcandomi con susseguente montaggio migliore di quello di Thelma Schoonmaker. Sì, nell’amplesso non sono veloce come l’ex campione Michael Schumacher ma so quando spingere sull’acceleratore su ogni Gong Li come Colin Farrell di Miami Vice.

Ci vediamo a Venezia. Buon Joker a tutti, pagliacci!

In questo mondo stupidamente felice, vorrei portare un po’ di consolatrice tristezza.

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di Stefano Falotico

JOKER e Festival di Venezia: amici e clown, ci vediamo tutti al lido col papillon, che annata storica da Neo(n) delle nostre avventure, che figata da Sharon Stone, sono il PRINCE, super video mai visto!


19 Aug

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Nella mia vita, ne ho viste tante: fui scambiato per Eminem e invece ero Michael Douglas di Wonder Boys

Innanzitutto, avete cliccato sul CAZZO di audio?

Ora, provate a recitare velocemente questo pazzo pezzo come se fosse del tosto rap. Senti che musica, maestro! Qui arriviamo a livelli di sublime estrosità per assoluti estrogeni. Sì, sono un uomo che sogna gli astri ma non crede negli oroscopi di Astra, talvolta dalla realtà mi astraggo ma che male c’è a essere uno che vuole masturbarsi dietro uno schermo, ammirando una virtuale cubista irreale senza la pretesa di essere a questa un pittore come Kandinskij oppure un surrealista metafisico come Giorgio de Chirico?

Allora, sarò uno che amerà a dismisura Franco Battiato e Cucurrucucú paloma?

Macché, sono un po’ come Il sarto di Panama di Geoffrey Rush, sì, alla fine molte donne che appaiono fighe a prima vista, cazzo, sono solo trash. Meglio la veterana Jamie Lee Curtis, adatta al mio uomo che si auto-inganna di True Lies.

No, in effetti i miei calunniatori sanno pochissimo della mia vita privata. Meglio così. Altrimenti capirebbero che sono forte come Schwarzenegger.

Avanti, donne, cantiamo di Zucchero:

Funky il gallo, come sono bello stamattina

non c’è più la mia morosa

e sono più leggero di una piuma

oh e intanto Zio Rufus sta

coi suoi pensieri in testa

portando in giro la vita a fare la pipì

per colpa di chi chi chi chi chicchirichì

Aveva ragione Robin Williams di Will Hunting.

Quel troione arricchito di Stellan Skarsgård voleva manipolare un genio come Will per poter lucrare sulla sua pelle, togliendogli le palle con la scusante che l’umanità non poteva perdersi un futuro Shakespeare.

Invece William detto il Bardo, no, Williams detto il saggio, disse a Stellan che a Will non interessava di diventare una stella.

Sì, inizialmente fra lo psicologo e il paziente, ovvero Will, non corse buon sangue. E Will forse v’andò troppo giù pesante. Ma Williams capì che le offese di Will, indubbiamente stronze e bastarde, furono soltanto il segno di reazione affinché avvenisse tra loro l’empatico transfert.

Sì, non v’era criminosità in quei suoi gesti da bulletto, bensì disperazione, solitudine e alienazione.

Cosicché Williams capì che per Will, nonostante le sue immani potenzialità spropositate, non fregava sostanzialmente di fare il professore dell’università di Harvard.

Infatti, che può farsene un ragazzo di una prestigiosissima cattedra accademica con tanto di cornice della lodevolissima laurea se poi, come sempre, gli manca la materia prima?

Cioè la poesia dell’anima del mitico cantante Michele della super-(s)cult Dite a Laura che l’amo?

Che canzone meravigliosa e purissima, profuma di romantica, autentica sincerità molto più stimabile di tanti laureati senz’anima.

Sì, questi miei ricordi affievolitisi nelle membra(ne) del mio appartamento, no, dissipamento, oh sì, dopo tanto scoramento, stanno ribalzando in gloria di tutta gola.

Tremano le pareti e io sono sempre più indiavolato, divorato dentro da un enorme abbattimento scatenato.

Molta gente, arrivata a livelli così atroci di sconforto e silente, inascoltato, tormentoso lamento, trova conforto nella solidarietà socialmente più penosa. In verità vi dico, eh sì, assai pericolosa e senile.

Molte persone, difatti, distrutte dalle loro rabbie e soffocate dalla loro allarmante solitudine disarmante, s’iscrivono a qualche partito comunista per alleviare in compagnia demagogica la mancanza di democrazia delle voci contradditorie dei loro interiori demoni voraci.

Al che, nelle loro ferite anime afflitte da incapaci e poco cresciuti, si alleano, dandosi manforte in leccate di culo impressionantemente incresciose e pietose.

Sì, mangiando assieme le crescentine, si fanno i pompini a vicenda per ottenere soltanto un po’ di “mi piace”.

Ma per piacere!

Piace invece la mia voce genuina, roca e rocciosa, oserei dire cavernosa, una voce sinuosa e armonica che, serpentesca, bacia carezzevolmente le corde dei cuori ancora speranzosi, spronandoli all’azione e al gusto dell’onestà morale che, malgrado le batoste ricevute e mai restituite, sa commuoversi dinanzi al vostro tramonto e a nessuno dei suoi cazzi trascorsi, forse da agnellino o da orso, deve più dar conto.

Non ho rimpianti se non due soltanto: quello di non aver mai spinto, quando potevo, dentro una che, durante una sera per lei fredda, rimase a pecora, cioè terra con le ruote, chiedendomi caritatevolmente… scusi, mi darebbe una spinta?

Mi fermai, le gonfiai la ruota sgonfia ma lei mi guardò con aria stronza. Poiché comprese che io non compresi la sua metafora. Sì, non abbisognava del mio meccanico fai da te, semplicemente a quell’ora tarda della notte, eh sì, desiderava solamente gonfiarmelo. Per consolare reciprocamente i nostri vuoti pneumatici. Quello mio emotivo e il suo oggettivamente ubicato sia davanti in mezzo alle gambe che, in maniera perpendicolarmente simmetrica, dall’altra parte, da cui la famosa espressione lato b.

Sì, lezione di matematica sessuale: lato per lato si ottiene l’area del quadrato, se a una donna lo dai prima in quel lato e poi nell’altro, lei ti avvolgerà di calore a sfera.

Un cerchio concentrico! Ah ah.

Ma io la spompai subito, fraintendendo che cazzo volesse.

Poi, il mio più forte secondo rimpianto fu quello d’essere stato zitto e troppo signorile per troppo tempo. Cosicché, i miei coetanei non poterono mai appurare la scrittura creativa della mia anima che apparve poco reattiva. Facilmente addussero che io fossi un disagiato e mi cacciarono vari mancini tiri.

In parole povere, scambiarono Michael Douglas di Wonder Boys per Eminem.

Mi diedero del mammone, così com’è infatti Eminem in 8 Mile, ma in verità vi dico che ho tutta la collezione privatissima dei migliori nudi di Kim Basinger.

Kim anticipò molti ani, no, anni addietro le milf più fighe dei porno americani che ora lo prendono nel didietro.

Sì, Brandi Love, Brianna Love, Brianna Beach, entrambe peraltro ritiratesi ma che ancor me lo tirano, non potranno mai competere con la Kim di Getaway.

Lo so, voi mi farete la fine di quel porcellino di Michael Madsen del film suddetto ove l’ex di Kim, il grande Alec Baldwin, dovette sudarsela… per fotterlo.

Voi, uomini oramai corrotti e persivi (persivi è da Nobel, ah ah) nell’olezzo di un’umanità porcellesca che spesso mi fa ribrezzo, smarriste nel vostro percepire la vita oramai senza più stile e ogni pudore vostro senziente è adesso stato abbattuto dal sopraggiungere mendace della vita adulta più volgarmente pugnace o solo puttanesca, quella purezza che un tempo scalpitò giustamente tormentata nelle vostre anime linde, oh sì, non c’è più. Né rinascerà giammai!

In quanto, angariati da genitori pressanti e da vostri coetanei ripugnanti, soltanto nei sogni inviolabili del Cinema più elevato, nella musica sanamente arrabbiata, eh già, trovaste la quiete e il porto felice, lontani da ogni male e, appunto, da ogni squallida bidonata.

Poi, col passare degli anni, col subentrare delle prime passerine e il vostro furbetto entrare in qualche ano con l’uccellino, le vostre depressioni scomparirono, la carnalità prese il sopravvento, l’animalesco barbarismo consumò ogni vostro pulito sentire.

V’adagiaste al compromesso più meschino. Sì, anche voi che una volta andaste puntualmente a messa, oh sì, so io ove ora andate, inchinandovi alla dea del piacere più genuflessa al vostro dio danaro, oh sì, sbandati, sbavate in giro con un solo pensiero in testa e soprattutto nei testicoli. Non passa infatti, oserei dire in fallo, un solo minuto in culo, no, in cui… in mezzo a queste strade bagnate dall’ipocrisia battente dei vostri peccati sempre più fetenti, la vostra mente non pensi ad altro, sì, in verità vi dico, se non a trovare qualcuna da raccattare per le vie del vostro viale non più vitale, in realtà così aridamente bestiale, da ricattare e pagare affinché possiate sfogare con lei ogni vostra giornaliera inchiappettata.

Andate dai ragazzi non ancora toccati dalle vostre perdizioni insanabili e urlate loro, con protervia e presunzione altera, che le loro emozionalità diverse, dette altresì vive, vivaddio, sentimentali alterità immacolate, debbano essere quanto prima sanate.

Fate i santi e i sani ma invero siete appunto, da tempo, andati. Andate solo ora sputtanati!

Oddio, mi stanno bombardando di messaggi tutti i miei contatti su WhatsApp.

Mi sto “orgasmizzando” per il Festival di Venezia.

Le donne mi mandano richieste (im)proponibili, hanno avvistato da qualche parte la mia bellezza magnifica, le ragazze mi corteggiano, è un’esplosione sensoriale che non sentivo da immemorabile tempo.

Mi stanno scoppiando le tempie, sono divenuto il re d’ogni tempio. Sta deflagrando la mia mente e anche qualcos’altro…

Non posso soddisfarvi tutte. Non posso rispondere a ogni amico. Ritirate il biglietto e fate la fila. C’è una figa che m’aspetta. Finito che avrò, sarò da voi.

Le persone malvagie vollero sputtanarmi, gettandomi addosso del fango e sputandomi, ma invece spuntano come funghi amici dimenticati e recuperati. È tutto un pullulare!

Ora, ho pure messo zizzania nel rapporto lesbico fra due tipe assai tope di vent’anni. Anzi, la mia prescelta ne ha 18. Va benissimo. Sono come Miles Teller di Too Old to Die Young. Sì, io non ho età, abbatto ogni regola! Quel Marcel Proust lì non serve a nulla!

Sì, c’è una tizia che m’arrapa non poco. A lei piaccio molto. C’è però un piccolo problema.

Le inviai, qualche giorno fa, un messaggio inequivocabile. Mi rispose, infuocatamente, la sua ragazza:

– E tu chi sei, scusa? – chiesi io.

– Sono la fidanzata di Alice.

– Ah, quindi Alice è…

– Già, sta con me e me la scopo io.

– Be’, suvvia, il verbo scopare fra donne un po’ stona. Non c’è la penetrazione. Diciamo che è tutto un leccalecca. Sì, prendete quel Mahmood e company con Calypso… basta, mette angoscia.

Donne, ecco a voi invece il mio gelato Calippo, sono simpatico come lo fu Claudio Lippi. Uno che sapeva cosa volle da Ravegnini Luana, sì, lei era mora ma lui le offrì la sua “birra” bionda di luppolo…

– Sì, comunque lei sta con me.

 

Intervenne Alice dopo che la sua ragazza, ingelosita a morte, prese su il telefono, appunto, per suonarmele:

– Stefano, ho provato a spiegarle che io e te siamo solo amici ma ora è incazzata e mi sta facendo il culo.

 

Al che, ritornò a parlare la sua ragazza:

– Allora, bello. Guarda, io ho appena ascoltato per sbaglio il messaggio che hai da poco mandato ad Alice.

– Sì, era per lei.

– Lo so, appunto!

– E allora come mai l’hai sentito tu?

– Vedi, è arrivato questo messaggio. Alice ha dovuto assentarsi per un po’. Le ho detto… c’è un vocale per te, Alice. Lei mi ha risposto…  di chi è?

E io… di un certo Falotico. E lei… sì, ascoltalo pure, è un mio amico.

Amico un par de palle! Ora, Stefano, mi devi rendere coito, no, scusa. Secondo te, a un’amica si manda un messaggio di questo tipo?

Peraltro, Alice, devi stare zitta. Zitta, ho detto! Con me te la vedi dopo! Tu lo chiami amico, questo qui? Un amico, diciamo, un po’ troppo intimo. O no?!

Allora, adesso esigo delle spiegazioni da entrambi!

– Senti, io sono solamente amico di Alice.

– Cazzo! Ad Alice non piacciono gli uomini. Lo capisci o no?

– Mah, ne sei sicura? Comunque, a me piacciono le donne. Anzi, stavo pensando a questo. Avete mai visto Vicky Cristina Barcelona? No, per chiedere, a voi garba Javier Bardem?

– Alice! Hai sentito che ha detto? Allora è proprio uno stronzo.

 

Riprese a parlare Alice:

– Lo so, è fatto così.

. Alice, come fai a sapere che è uno stronzo?

– Ho appurato.

– Hai appurato? Che significa che hai appurato?

– Ho constatato con mano, diciamo.

– Con mano?

 

A quel punto, successe il finimondo.

A parte gli scherzi, no, fra me e Alice non c’è niente.

Sì, questa è la versione con la quale la ragazza di Alice si mise l’anima a posto.

Ah ah. Sì, che volete che possa esserci? Al massimo, qualche confezione di detergente.

Fallo sta, fatto sta che fervono i preparativi per Venezia. Sono fervido, effervescente! Cazzo, la mia vita è stata davvero strana. Son passato dal mutismo a corteggiare una molto più figa di Ornella Muti.

In passato fui taciturno, come si suol dire, non spiccicai parola. Adesso sono appiccicoso. E se mi scassi la minchia, ti avverto, al muro ti spiaccico.

Una volta che mi attacco a una, non mi stacco più. Le offro tutto il mio gelato al pistacchio.

Ma non nel senso che non mi levo più dalle palle poiché sono un moroso morboso, nel “seno” che diventa più denso e cremoso.

Che gigione! E sono anche amico di Stanzione!

Ancora devo districarmi fra mille hater. Ma chi se ne frega dei calunniatori se posso essere un dongiovanni? Un pazzo mi dà del vecchio ma Giovanna sa che io sono più giovane di lui e con me lei ha imparato anche a usare meglio la lingua italiana…

Sì, sono un linguista. Oggi con una dea greca gioco di latinismi, donandole ogni declinazione di rosa rosae, da cui il famoso dato, no, detto, rosso di sera bel tempo si spera, domani con una rossa la rendo viola, ai cattivi faccio le linguacce in quanto son più bravo a scrivere del Boccaccio.

Sono proprio un insanabile diavolaccio. Voi, uomini freddi e tristi, ah, poveri cristi, dormite alla diaccio e da me non meritate nessun abbraccio.

Tu, donna, come ti chiami? Cristina? Dammi un altro bacio e annodami il fiocchettino. Dai, forza, struccami, rendimi il tuo pagliaccio.

Sì, odio i tipi in giacca e cravatta, spesso in casa io sto in ciabatte ma eccome se mi arrabatto, poiché nessuno mi batte.

Le tentarono tutte per incularmi. Ma io sempre sgattaiolai, le donne con me miagolano, gli stronzi mi pungolano ma rimango perennemente intatto e, con enorme charme, cammino tutto ritto e compunto.

Che cazzo volete da me?

Sono un uomo che mette pepe a questo mondo di pendolari che fanno pena. Hanno delle vite orribili. Persero il treno della vita ma ogni mattina prendono quello per lavorare come schiavi negri.

Della serie: dopo la vita non c’è il paradiso, bensì la speranza per la tredicesima. Una volta v’era il Tredici, adesso manco quello.

E quello che autobus prende? Il 18? Ma il 18 non porta alla stazione. Ah ah.

Gli sbirri arrestano gli innocenti, Vincenzo s’è comprato un’auto d’epoca dell’Innocenti, Innocenzo fa l’amore con Vincenza, un altro sta con una di Vicenza, la vicina di casa se la fa con i topi delle cantine, tua sorella invece sta come una gatta morta ma so che a lei piace da morire Joaquin Phoenix.

Si dichiara pudica, virtuosa e virginale ma in verità le dico che, avendo costei trentacinque anni, se avesse voluto farsi monaca, l’avrebbe già fatto.

Dunque, bugiardi, non ci provate mai più.

Mille ne penso, duemila ne peno, tre mi faccio ma così va per tutti.

Se pensate di fare i furbi, credendo che la vita sia solo rose, appunto, e fiori, ricordate che io son un oratore da foro. Sì, tutti i mondiali più prestigiosi fori sono miei. Ah ah.

Dall’Arena di Verona a una di Cremona, dal tramonto sin all’aurora, prendo per il culo te, tonto con una faccia da mona, come dicono a Padova, mentre bagno il mio Pavesino anche a una d’un piccolo paesino.

Se sei invidioso, il primo centro di salute mentale t’aspetta.

Sì, uomini grigi, pensate alla salute.

Intanto, vi saluto.

Voi siete ingrigiti, non vi posso aiutare. Siete oramai andati. Già troppo tempo mi faceste perdere con le vostre stronzate. Stasera devo irrigidirlo a una assai meno rigida della vostra mentalità da idioti.

Mi spiace.

Ho vinto io. Ora vi prendete tutte le vostre bugie e ve le ficcate in culo con tanto d’iniezione intramuscolare.

Sì, capisco, ho il cervello piccolo.

Sì, col vostro modo di ragionare stava diventando davvero piccolo.

Invece è molto grosso.

Ammazza, come v’ho preso un’altra volta pel culo. Ah ah.

Già, qual è la frase finale di Robin Williams in Will Hunting?

Ah ah. Ora, sì, devo andare a confessarmi in chiesa come un bravo bambino, poi vi farò di nuovo la catechesi. Poveri malati di mente.

 

 

di Stefano Falotico

 

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JOKER: hanno spostato la proiezione stampa per gli accreditati del festival di Venezia al 31 – Frankenstein contro Dracula, Fracchia contro Dracula, sono davvero una belva umana!


17 Aug

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Cazzo!

Ho pernottato in albergo sino al 31, sì, è vero, devo lasciare la camera prima delle undici del mattino.

E che me ne fotte? Sì, m’era stato comunicato, così come infatti scrissi, che Joker sarebbe stato proiettato alla stampa il giorno prima, appunto, della mondiale anteprima.

Fu una soffiata erronea.

A quanto pare invece, eh già, potremo vedere Joker in Sala Darsena alle otto e mezza del mattino?!

Dico, ma è un orario improponibile.

La sera prima non posso imbucarmi a qualche festa, leccando la passerina di qualche gattina. Non posso neppure ubriacarmi, insomma, sarà una vigilia di casta astinenza. Una bella inculatina.

Va be’, ultimamente sono molto astemio, però di più bestemmio.

Avete letto?

Bene, ragazzi delle scuole, segnatevi quest’aforisma appena coniato da me stesso, il Falotico presente-assente.

Repetita juvant e abbasso la Juventus: ultimamente sono molto astemio, però di più bestemmio.

Sì, ci sarebbe pure la proiezione quasi a mezzogiorno, sempre del Joker, in Sala Grande.

Eh, ma per poter accedere a questa proiezione, forse la sera prima bisogna fare il lecchino.

Ho detto tutto.

Ora, cambiamo totalmente argomento ma diamoci comunque dentro!

Ah ah. Ritengo Kenneth Branagh un genio. De Niro di più. Joaquin Phoenix, quasi.

Reputo invece tu un pagliaccio, sì, sei un invidioso come Iago. In verità ti dico che non sei dotato come un mandingo, ovvero Otello, il moro di Venezia.

E quella mora finirà a letto con Brad Pitt di Ad Astra. Secondo me, sì. Secondo te? Dai, ordina un piatto di tagliatelle, accompagnale con un buon vinello e Donatella amerà comunque sempre il mio uccello.

Sì, gigioneggio. Le sparo grossissime, sono un burlone, nel divertimento ilare volteggio e, chissà, forse Ilaria con me notteggerà per mie e sue congiunzioni carnali in gran quantità d’ormonale qualità. Ah ah. Terminata che sarà la fornicazione, dopo l’orgasmo e l’amplesso ginnastico, Ilaria riderà di gusto, poi andrà in bagno, si guarderà allo specchio e si truccherà per mostrarsi in pubico, no, in pubblico.

Sì, la gente cosiddetta normale, a cui ovviamente va messo alle donne, no, vanno annesse le donne, prima d’incontrare la realtà quotidiana che sta là fuori, cazzo, usa maschere che neanche Pirandello si sarebbe mai sognato di descrivere, scrivere, dipingere e (s)tingere.

Sì, questa donna da me a letto struccata, soprattutto toccata e assai trombata, dopo aver fatto sesso con un uomo nudo e crudo come il sottoscritto, per riassumere una parvenza da donna altolocata, chiamerà a raccolta tutto il Makeup Department del Joker, appunto!

Ah ah, sono proprio un Draculino e vi piglio tutti, in particolar modo tutte, per il culino.

Avete mai visto l’intervista che Kenneth Branagh pose a De Niro riguardo il suo, anzi loro, Frankenstein di Mary Shelley?

Prima, su YouTube era stata caricata integralmente. Adesso, ve n’è soltanto uno spezzone.

Comunque sia, amici, non fatemi la fine di Fracchia e Fantozzi.

Come dice Diego Abatantuono in Fantozzi contro tutti, appunto…

Avete incontrato, stavolta, chi vi ha dato pane per i vostri denti. Cioè pene.

Il filoncino speciale… ve lo ficco dentro il sacchetto?

Ma no, poveri rincoglioniti. Uno dei miei condomini, l’oramai anzianissimo signor Sacchetti, sta messo meglio di voi.

Forza, TONNA, cioè donna… come dice Abatantuono, vai a buttare la spazzatura.

Preparami la salsiccia!

Prendi anche questo sacchetto e ficcatelo in saccoccia.

Ehi, tu, non gufare!

 

di Stefano Falotico

Iago Branagh

Ah ah.dracula oldman coppola

76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. THE NEW POPE


12 Aug

new pope malkovich sharon

Sono oramai sicuro di essere un sensitivo con poteri paranormali.

Sì, sono troppe le cosiddette casualità, le profezie da me dette in tempi non sospetti che, cazzo, sì, si sono avverate.

Sono il Nostradamus reale e in carne e ossa. Su ciò avrei però dei seri dubbi. Visto che non credo che camperò ancora molto.

Sono molto stanco e il mio nichilismo aumenta ora dopo ora. Mi sta annientando. Nutro un profondo, irredimibile disprezzo per chiunque. Senz’eccezione alcuna.

Oramai, per allentare il mio disgusto, scarico film pornografici da adultdvdempire.com. Ma non serve a molto.  A un cazzo. Non c’è più nessuna scintilla vitale, solo mia costernazione dinanzi alla malattia, alla malaria e all’animalità di un mondo ove il sesso è più mortifero che in una pellicola di Tinto Brass. Sì, Brass s’è sempre dichiarato il maestro dell’erotismo. Eh, ‘na roba. I suoi film sono più che altro robaccia di culi grossi spesso inquadrati in cessi più brutti degli assatanati che li desiderano. Le storie sono soventemente ambientate in zone cimiteriali. Oppure in una funera, cerulea Venezia come ne La chiave. Cazzo, il Nosferatu di Herzog, in confronto a queste atmosfere spettrali con tale Stefania Sandrelli che ancheggia tutta sguaiata, cazzo, sembra Il signore degli anelli.

Per far felice la gente, vado in giro e spargo benedizioni. Ai più cattivi porgo invece il segno della sacra unzione.

Sì, una volta predissi la morte di Ayrton Senna. Avvenuta, se ricorderete bene, a Bologna. Invero, Senna era già praticamente morto a Imola ove stava gareggiando il giorno dei lavoratori, ovvero il primo Maggio per il campionato di Formula Uno.

Fu una tragedia che quelli della mia generazione ricordano molto bene.

Credete che menta? Non mento. Mi credete malato di mente? Guardatevi allo specchio e poi ne riparliamo se avete un briciolo di coscienza.

Mi ricordo perfettamente quei giorni della mia prim’adolescenza giù funebre. Già corroborata da un alone di misteriosa melanconia ignota. Sì, di solito avviene il contrario. Dopo la pubertà e il fiorire degli ormoni floridi, un ragazzo non vede l’ora di divertirsi e gigioneggiare con le ragazze.

Di mio, già all’epoca ero un maschilista convinto. Sì, avete presente Edmund Kemper di Mindhunter? Sono io. Considero il gentil sesso assai pericoloso per gli equilibri mentali di un uomo.

La penso come Charles Bukowski.

Per quanto riguarda invece gli uomini stessi, sono misantropo. Dunque, a mio avviso, se l’umanità dovesse finire domani, credo che sarà il giorno più bello per l’universo intero e non solo per questo mondo oramai insalvabile.

Pensate che vedo pure uno che si dichiara intenditrice di Cinema e non sa invece un cazzo della vita. Come pretende di poter affermare che Mystic River sia un capolavoro se non ha figli? Cosa ne può sapere costui dei dolori di un padre che scopre la morte della figlia, assassinata e brutalizzata in mezzo al bosco da un uomo che è fuggito nelle tenebre e che forse altri non è che Sean Penn di Dead Man Walking?

Quando muore un figlio o una figlia, la vita è finita anche per i suoi genitori.

Oppure, quando un uomo violenta una donna, come fa Matthe Poncelet/Sean Penn del succitato film di Tim Robbins, oh, guarda caso co-protagonista assieme a lui di Mystic River nella parte dell’uomo rimasto traumatizzato in seguito allo stupro subito da bambino da degli orchi, è terminata lo stesso.

Se vi dico che è così è così. L’unica cosa che può tenervi minimamente vivi è la fede in Cristo il salvatore.

Ma tanto sapete anche voi che il Vangelo è solo una magra consolazione.

Comunque, dicevo. Mi trovavo al bowling assieme a degli amici. E ho cambiato idea, non mi par giusto rivelarvi pubblicamente i loro nomi.

Avevo appena lasciato il liceo scientifico statale Sabin e mi ero iscritto a quello privato chiamato Manzoni.

Ma non c’ero già più.

Tutti i ragazzi erano euforici per la gara di Senna che si sarebbe svolta, appunto, il giorno dopo.

E io:

– Ah sì? Siete tutti contenti? Bene, domani Senna morirà.

 

Mi risero in faccia.

Il lunedì mattina mi telefonarono a casa, urlandomi: sei un mostro!

La stessa cosa si è ripetuta tre anni fa.

Stavo soffrendo come un animale perché dei pazzi, non comprendendo la mia diversità, m’avevano obbligato a reazioni violente. E dunque fui sedato e semi-paralizzato negli arti.

In tv passò The Young Pope.

Avete presente la scena in cui Jude Law chiede al suo autista, di ritorno dalla sua missione in Africa, di fermarsi in una stazione di servizio?

Scende e con lo sfondo dei camion, si mette a pregare Dio affinché ammazzi quella donna che sta lentamente uccidendo tante persone, privandole dell’acqua.

Dopo averla vista, mi recai in bagno e guardando lassù, chiesi alla giustizia divina di provocare una tragedia impietosa verso chi era stato il responsabile di tanto mostruoso male a me inferto.

Due anni dopo questa persona è morta di cancro.

Parola del Signore.

 

E ricordate, figlioli: lasciate stare i buonismi. Il male e l’ignoranza vanno solo vendicate con altrettanta malvagità.

Il resto è retorica per i messaggi dell’Angelus.

So che mi state odiando a morte ma io sono Dio. E Dio è o non è Prince of Darkness?

Comunque, per quanto riguarda la morte di Senna, sì, è vero.

Per quanto concerne la morte di quell’altro, no. Quella sera, in verità vi dico che, finito che ebbi di vedere la puntata di The Young Pope, andai a ripescare le poppe di Ludivine Sagnier di Gocce d’acqua su pietre roventi.

Sì, sono un uomo ambiguo.jude law

 

di Stefano Falotico

 

jude law pope sagnier

Non ci arrendiamo dinanzi ai criminosi stalker, il JOKER a Venezia!


25 Jul

Forza, amici!joker


Il JOKER in Concorso a Venezia e io giro per i corsi, senza seguire più nessun altro vostro maieutico, maialesco discorso!

Esseri nietzschiani che indossano la giacca di Ryan Gosling di Drive per un affronto da uno contro tutti epocale

Sì, invigorirsi e seguire le lunatiche trascendenze, senza più farsi schiacciare dalla cattiva influenza di compagnie sbagliate, senza più deprimersi e immalinconirsi per colpa di maligni ascendenti, senz’arrendersi dinanzi all’ignoranza, agli uomini di panza, opponendosi fortissimamente per innalzare in gloria il vessillo della propria unicità, issandosi nella monumentale resilienza leggendaria, epicamente combattiva d’una personalità che vili impostori cercarono di demolire con la capziosa, esecrabile, riprovevole, ripugnante arma dei ricatti ipocriti, dell’arroganza a plebiscito delle loro cafone mentalità figlie d’una putrescenza esistenziale tramandata di generazione in (de)generazione.

Debosciati dell’anima, ostinati e facinorosi che insistono voracemente, offensivamente a volerti distruggere per inghiottire lo splendore immacolato del tuo cuore ribaldo affinché deperisca e nella desolazione si strugga, intaccato, violato, abusivamente (s)truccato dalla loro codarda visione vetusta, tocca e ingiusta della vita, per far sì che nell’opacità dei loro livori s’offuschi, s’affossi a cagione dei loro maleodoranti, cattivi gusti adattatisi al porcile fetente ché, profanatori di sé stessi, offendono acrimoniosamente le dignità altrui al fine di soggiogarle al materialismo e all’edonismo d’una società consumistica soprattutto dei loro candori rinnegati a favore dello spogliatoio, denudatosi d’ogni nitore, d’una grandguignolesca, tetra e terrificante strafottenza ingeneratasi per infettare il fradiciume e la marcescenza sempre di loro stessi già traviatisi e stesi nell’aderire, farisei, a regole malate di mente. Fottetevi! Voi e il vostro senso demente della dignità, voi e le vostre oscene regole d’onore. Siete dei mafiosi!

Sì, come i mafiosi. I quali, dopo una settimana di porcate, vanno dal prete confessore a recitare un fintissimo Mea Culpa nell’Atto di dolore di sconsiderati peccati che prima obliano nell’abluzione della benedetta acqua e poi reiterano appena rimettono piede fuori dalle chiese dei loro disonori.

Sì, super panegirico, barocchismo letterario odiosissimo, sofistica mia presa di posizione gotica, falotica a slancio tonitruante di me stesso oramai lanciatosi a muso duro contro gli inarrendevoli beoti di questo vigliacco branco stolto, di tal rango di tonti. Non sono Rambo ma voi avete finito, comunque, di sentenziare da sceriffi lerci.

Poiché son uomo lanceolato per anni da costoro massacrato, macellato, sbudellato, ricattato, bistrattato, maltrattato, angariato ma non ancora affatto sfiancato. Né svilito. No, non sono finito.

Anzi, tutt’altro che infante e infranto, invero orgogliosamente incazzato, giammai frantumato, fervidamente schierato in battaglia dirimpetto a tali fradici criminali assai smodati e sfrontati.

Sì, son bellimbusto che spavaldamente cammina a testa al(a)ta, rafforzatosi oramai in maniera irreversibile, induritosi come l’amianto in quanto non abdicherò né abiurerò dinanzi alle vostre ideologie villane che vorrebbero recludermi nel pianto per oscurare ogni mio passionale vanto. Canto nel vento! E quindi?

Vanitosamente, i vostri insulti non mi fanno più niente, né caldo né freddo. Indosso oggi infatti l’impermeabile, domani il montone e vi (s)monto, ieri forse la giacchetta della vostra lurida pelle.

Che palle!

Siete degli zappaterra che si celano dietro apparenze fighe, siete meschinamente, viscidamente ossessionati dal sesso più laido, lurido, tribale, barbarico, animale, schifosamente anale. Protervi, irredenti e impunitamente fieri, fiera-mente, cioè da uomini con menti belluine e bellicose da rancorose fiere, perseverano nel ricusare la patologia della propria limitatezza, nello sconfessare di bugie e frittate rigirate l’altrui individualità da voi/loro calpestata immondamente nel disconoscere perfino le vostre conoscenze ristrette da scimmie astiose e violente.

Insomma, dei deficienti. Esaltati, in padella vi esalo. Vi salo e addosso vi salgo. Basta coi vostri assalti, mi avete fatto girare le palle e ora saranno palate. Anche alle vostre donne, quelle frigide patate!

Sì, andassero a cucinare le vostre salsicce. Ah, cicce. Evviva Franco e Ciccio!

Sì, costoro vogliono angustiarmi, ustionarmi, coglionarmi, far sì che m’inferocisca, m’inacidisca e come loro m’imputridisca. Cosicché, spezzato nell’amor proprio, m’infuochi bestialmente, imputtanito. Sì, il verbo imputtanire esiste, lo dice anche la Crusca ma io non apparterrò mai alla vostra zucca. Al vostro rusco. A Bologna significa immondizia, miei loschi.

Siete il trash, siete da zoo, siete primitivi Neanderthal e invece io oggi voglio essere Pentothal, mi avete fatto perdere anche Andrea Pazienza.

Sì, non pot(r)ete più continuare ad affibbiarmi puttanescamente etichettature distorsive nel sigillarmi in stigmatizzazioni figlie delle vostre aberrazioni corrosive.

Sì, io vado avanti, senza tregua. Lottando e sbracciando perché voglio vivere come cazzo la mia anima vuole in quanto tale è la mia indole, riflessiva, ascetica, distante remotamente da ogni presunzione di tali vostri impostori che non siete altro, siete solo (s)fatti di pessimo, disgustoso alito, siete senza core, allineati al vociferante, diffamatorio coro caotico più squallidamente demagogico e retorico. Zotici! Siete spaventosamente ingrigiti nel gregge in quanto grezzi o solo greggi. Vi purifico, vi spurgo, son io ora che vi deturpo, vi turberò sempre poiché ho or acceso il turbo e avete finito di moralizzarmi, nessuno mi demolirà né demoralizzerà, miei furbi.

Ah ah.

Dunque, ribadisco:

siete merde grigie, pseudo-uomini rigidi, ipocritamente acco(r)dati ai doveri più falsamente ligi, improntati alla più bieca, caudina, spietata legge di coloro che avranno pur letto qualcosa ma non sanno le altrui anime leggere, anzi, indiscriminatamente, arbitrariamente, criminosamente ne vogliono legiferare le scelte e ferirle. No, la vostra mostruosità scagliatomi addosso non più regge.

E ora vi sputtano come non ho mai fatto, ho sempre sognato e adesso in faccia vi sbatto. Senza se e senza ma eppure con vaffanculo a mammata.

Basta coi Pater Noster, basta con queste vecchie generazioni di troioni, di tromboni, di puttanoni.

Ecco il coglione mio offertovi in san(t)ità poiché desideraste stuprarmi nell’anima affinché mi castigassi nelle vostre visioni coi paraocchi, miei figli de’ ndrocchi(a), miei figli di troia, miei figli di zoccola, miei figli du’ cazz’.

Ma che volete incastrarmi? Non imprigionerete più la mia anima, non mi griderete di castrarmi, basta con le vostre castronerie. Io sono la buffoneria, la malinconia fattasi carne per sfasciarvi, fascisti, incarno infatti la beffarda vostra cretineria spiattellatavi nel deretano e ficcata a sangue con leggiadria ira e poi come più mi tira.

Me ne tiraste tante. Ma ancora me la tiro. Se mi va, me ne tirerò tantissime. Che cazzo me ne fotte, cazzoni?

Avete esagerato. Siete andati troppo oltre.

Avete presente quando Charlie Brigante, ovvero Al Pacino di Carlito’s Way, vede ammazzare il suo caro nel bar dei malfattori? Si chiude in bagno, carica la pistola e minaccia gli omicidi, gli assassini.

No, state tranquilli. Non vi sarà nessuna sparatoria ma una potentissima, legale inquisitoria, una nuova requisitoria devastante, statene certi.

Avete fatto la guerra alla persona sbagliata.

Quella vecchia matta andasse nella scuola superiore della sua inferiore. Che suora.

Dunque, ammetta i suoi desideri davvero ecumenici. Voleva sbattersi John Lennon poiché lo eccitava a morte quest’uomo cazzuto che cantava Imagine… all the people.

Adesso, dopo aver sposato un alcolista da lei salvato dietro la concessione cattolico-apostolica della sua figa sconsacrata, si ubriaca di Alleluia, dispensando consigli maieutici ai suoi scolari per renderli supini alla somara assai suina della sua mentitrice volpina.


stalker vodani 10

JOKER sarà presentato al Festival di Toronto, a Venezia, no? Immaginiamo il confronto fra De Niro/Franklin e Arthur Fleck/Phoenix, la causa della pazzia!


23 Jul

joker

Sì, Joker di Todd Phillips è stato confermato tra i film selezionati del prossimo Toronto Fest. Avremo una pioggia di stelle, come si suol dire, una parata di star.

Tale Festival, ultimamente gemellato a quello ben più internazionale e altolocato di Venezia, sta però acquisendo sempre più maggiore rinomanza. Addirittura, soprattutto nell’ultima decade, molti attori di Hollywood lo preferiscono, appunto, alla più prestigiosa, storicamente parlando, kermesse veneziana.

Soventemente, molti dei film presentati a Toronto sono pressoché gli stessi di quelli visti in anteprima mondiale, qualche giorno prima, alla Mostra d’Arte Internazionale d’Arte Cinematografica del Lido. La quale, nonostante tutto, si riserba le world premiere, ovvero le esclusive.

Però, gli attori che ne sono protagonisti, eh già, anziché involarsi per Venezia, piuttosto che scomodarsi nel prendere l’aereo, soggiornare all’Hotel Excelsior o al Baglioni, amano di più starsene in terra natia, patria statunitense o casa, appunto, in Canada che sia… La casetta in Canadà!

Fottendosene della prima.

Joker è uno che, sinceramente, se ne fotte pure delle seconde possibilità. Anzi, fa di tutto per continuare a rimanere confinato nella sua zona folle da emarginato non plus ultra. Unico spazio nel quale si sente libero e felice, lontano da ogni porcile e condizionamento. Sopravvaluta però sé stesso, inconsapevole dei suoi evidenti limiti caratteriali, sovrastima per così dire il suo inesistente, forse soltanto inestimabile talento alla stessa maniera di De Niro di Re per una notte.

O forse, invece, la sua abissale solitudine annale, oserei dire ancestrale e spettrale, l’ha davvero reso un personaggio dalla bravura tragicomica impressionante. In verità, la massima personificata di Joyce: un uomo di genio non commette errori, i suoi sbagli sono l’anticamera della scoperta.

Soltanto che la realtà sociale, soprattutto quella dello spettacolo destinato a un pubblico di spettatori impassibili e ammaestrati, telecomandati e appartenenti alla falsa, alta borghesia, diciamo, schifosamente amabile, forse animale, un uomo come il Joker non può applaudire.

Poiché, se così facesse, cioè se s’inchinasse dinanzi alla sfavillante verve brillante di un uomo considerato di mente malato, adesso miracolosamente, sfolgorantemente rinascente, rinnegherebbe ogni principio e valore della sua casta privilegiata ed emozionalmente deficiente. Ché, sin dalla notte dei tempi, fin dai temp(l)i dei faraoni egizi, ha strutturato il mondo in una gerarchia piramidale assai tribale e vomitevole. Ove non è permesso scalare, genialmente, tale totem, sconfiggere questo moloch e arrivare al vertice se, fino a quel momento, non ci si è attenuti a un percorso corretto, politicamente.

Joker è la simbolizzazione, terribilmente mostruosa, d’ogni ipocrisia dell’uomo fintamente principesco, forsanche regale, che non accetterà mai e poi mai che una persona forse affetta da assistenzialismo possa essere a essa pedagogicamente educatrice del significato della più cordiale, solidale, umana esistenza.

Al che, gli psichiatri pagati a peso d’oro schiferanno la morale onestà del Joker perché lui, semplicemente, incarna la nemesi, da lui vivificata nella genuina purezza e nella schiettezza più nobilmente lodevole, del loro pensiero coercitivamente proteso al conformismo più materialistico e becero. Sì, lo psichiatra medio è un conformista. Non è invero molto preoccupato della salute psichica del suo paziente. A lui interessa soltanto che i suoi pazienti non diano di matto, cioè che non siano di danno, per colpa delle loro innominabili patologie, eh sì, vige il segreto professionale, dei loro disagi indomiti, per sé stessi o per gli altri. Dunque, se il loro grado di sofferenza psicologica supera un certo livello di criticità, rincarano le dosi…, fregandosene altamente. Che poi un paziente pesi trecento chili e sia totalmente (ar)reso a uno stato simile al coma vegetativo, non è che gliene freghi molto. Anzi, un cazzo. Gli psichiatri sono tutori dell’ordine prefabbricato delle cose, dei preservatori della dinastiche case delle libertà, appunto, più farisee.

Intervengono spesso coattamente a livello prima farmacologico e poi intensamente subliminale. Facendo credere al loro paziente di essere malato, in una parola semplice, ingannandolo con l’ipnosi o attraverso la forza intellettiva a mo’ di Scanner Michael Ironside. Ovvero, circuendo cattivamente e plagiando capziosamente i canali del pensiero del paziente in questione affinché il paziente stesso si convinca di essere affetto da qualche mentale distorsione patologica sempre latente. Da cui il termine strizzacervelli e anche qualcos’altro. Si prodigano di parcelle da porcelli al solo scopo che i loro pazienti vengano inebetiti da psicofarmaci contenitivi che in verità li castigano nel forno crematorio delle loro fornaci disperatamente impotenti. Ora, mettiamo invece che un tipo alla Joaquin Phoenix, anziché andare in cura da uno di questi imbonitori, venga affidato alle terapie rivoluzionarie del cosiddetto ciarlatano, simile a Dario Fo, di The Master. Sì, un tipo innovativo come Philip Seymour Hoffman.

Che cosa potrebbe accadere?

Ecco la situazione…

Fleck si presenta al talk show condotto da Franklin/De Niro:

– Buonasera, signor Fleck. Si accomodi.

– Grazie. Prego, anche se io sono ateo.

– Bene, io sono invece un arrivista-aziendalista-nazista.

– Va bene, allora io perseverò nell’esserle antifascista. Orgogliosamente fancazzista.

– Be’, onestamente, caro Fleck, lei assomiglia più che altro a Fantozzi.

– Sì, sono in effetti fan di Umberto Tozzi. Sa, prima di entrare in studio, ho ascoltato in cuffia Gloria. Io qui non cerco la fama.

– Ah sì? Allora perché s’è presentato in trasmissione? Coi soldi che le abbiamo dato per la sua ospitata, per un anno non morirà di fame. Guardi, Fleck, mi dia retta. Non chieda, finita la nostra paga, il reddito di dignità. Vada piuttosto a Roma Nord. Se la godrà pure. Continuerà a prenderlo in quel posto ma almeno non passerà per invalido. Anzi, faranno la fila e le belle fighe gli altri, messi a novanta più di lei, per usufruire carnalmente del suo reddito di cittadinanza.

 

Ahahahahaha, il pubblico ride di grana grossa.

– Vero, ha ragione. La valletta, qui al nostro fianco, ha fatto la stessa cosa con lei.

– Che vorrebbe dire, signor Fleck?

– Cioè che le ha dato quello che lei sa per avere nella vita, diciamo, più culo.

 

A questo punto compare la scritta: ci scusiamo per il disagio coi telespettatori, la trasmissione riprenderà il prima possibile.

E il sottotitolo: è una tragedia! Si prega di mantenere la calma, intanto fate zapping. Pensavamo di aver invitato un coglione e invece s’è rivelato l’incarnazione di Pier Paolo Pasolini. Perdonateci.

In futuro, c’informeremo meglio sugli ospiti, evitando figure di merda di queste proporzioni.

 

Sì, Joker sarà presentato a Toronto, miei tonti.

The Show Must Go On!

 

Credo che Joker invidi molto Jim Morrison, James Dean, Kurt Cobain, insomma gente che è morta giovanissima nel momento massimo del loro zenit percettivo della realtà. Uno dei tre succitati comunque suicida.

Che fortunati. Sì, l’età migliore, quella del massimo grado cognitivo del mondo è dai 25 anni fino ai 35, se va fatta bene.

Poi è soltanto una bugiarda accettazione della condizione umana. Una gara a chi resiste di più per non soccombere e sprofondare nell’abisso, nella perdizione irrimediabile di questo mondo angoscioso per cui filosofi, pensatori, poeti ed esseri spirituali ed elevati si sono scervellati per trovare una soluzione all’apoteosi dell’entropico disastro collettivo.

Nessuno di questi ha avuto una vita felice. C’è chi s’è ammalato di nevrosi, chi è impazzito del tutto, chi è andato a vivere sull’Everest, chi ha deciso di farla finita come Mishima, chi ha tentato, vanamente, con tutta la forza psicologica possibile, di contrastare l’orrore di cui parlava a ragion veduta Marlon Brando/Kurtz.

Sono tutti finiti male, purtroppo. Hanno voluto sfidare Dio. Pensiamo a Frankenstein.

C’è un’altra variabile che spesso molti di essi hanno universalmente trascurato.

Dio è figlio delle fantasie dell’uomo. Immaginate che roba possa essere lottare per un mondo ove il padreterno è stato partorito da chi può avere stupidamente creduto che l’uomo sia stato creato a immagine e somiglianza del creatore da lui stesso concepito.

Sono amico dei pazzi. Perché il novanta per cento di essi è incosciente di esserlo.

Dunque i pazzi hanno tutta la mia stima possibile e immaginabile.

Sono invece nemico delle certezze, delle frasi fatte, della retorica, del buonismo consolatorio e ricattatorio, del proibizionismo, dell’astensionismo dalla verità rinnegata a favore delle facili spiegazioni sbrigative, sono nemico delle speculazioni analitiche sul prossimo, del quale nessuno di noi, estraneo perciò al suo cuore e alla sua mente, potrà mai conoscere il suo vissuto e il suo vivido sentire, di conseguenza non potrà mai capirlo, semmai solo supporre, fantasticare, allestire un delirio peggiore dei deliri di chi ha preso la sua incontrovertibile, irreversibile scelta estrema.

Alla prossima.

Sperando che non sia già altrove, in un qualche aldilà, in un’altra identità, in un’altra galassia remota, distante anni luce da ogni cosmetico imbellettamento, da ogni (s)truccato balletto.

Da ogni imbecille, turlupinante trucchetto.

Da ogni adulto che si comporta da bimbetto e da ogni bimbetto che si atteggia ad adulto per fare lo stronzetto.

Vado a dormire, ascoltando il grande Daniele Silvestri.

 

master phoenix joker_01
di Stefano Falotico

joker phoenix

 

Scusate se persi il cervello, lo ritrovai qualche mese fa, stava su una mensola del ripostiglio e quest’anno sarò al Festival di Venezia da critico con tanto di papillon


15 Jul

papillon

Ovviamente, burini e bovini, suine e malandrini, avete visto il film Papillon con Dustin Hoffman e Steve McQueen? Macché. Voi non solo non vedeste mai questa pellicola di Franklin J. Schaffner ma nemmeno il remake di due anni fa con Rami Malek. Avete fatto bene, fa cagare.

Chi invece sostiene che il rifacimento sia meglio dell’originale, ecco, lo andiamo a prelevare da casa subito, lo carichiamo in macchina, lo leghiamo al sedile con tre cinture di sicurezza e cinque camicie di forza, dunque arriviamo tutti insieme appassionatamente a Riccione e lo gettiamo, senza sciogliergli nessun nodo, in aperto mare.

Sì, tale malfattore stroncò l’originale e noi lo lasciamo affogare col peso delle sue stronzate micidiali. Si dice che gli stronzi galleggino. Certo, ma lui no. Lui appartiene a una categoria rara, speriamo in via d’estinzione. Ovvero lo stronzus deficientis, catalogabile anche al genere, degenerato qual è, dei Phylum Plathelminthes, cioè ai vermi piatti.

I vermi si distinguono in due categorie: i vermi innocui, la cui vita libera, sebbene da imbecilli, ci risulta innocua, e i vermi parassiti. Quei vermi solitari che attentano al nostro fegato poiché malati d’invidia. E divorano ogni felicità altrui in quanto esseri profondamente infelici. I quali sono talmente poveretti che, augurandosi con le loro cattiverie di farti male, esultano poi del mal comune mezzo gaudio.

Ah, sai che allegria.

Ci sono. Impazzano. Si chiamano stalker. Sono coloro che, se tu ti rassereni un po’, vivi semmai solo estemporaneamente un istante felice di leggero successo o di normale sesso, cazzo, ti ricordano che loro sono nascosti nel vapore della nuvoletta di Fantozzi, pronti a rovinare te, appunto, che ti stai facendo il viaggio. Cosicché, ogni sogno evapora e ascolti poi Fiorella Mannoia, I treni a vapore, cavallo di battaglia anche di Ivano Fossati. Insomma, questo losco individuo vuol farti credere che tu sia solo un sognatore che cade dalle nubi. E desidera la tua mente annuvolare. Ah, fuori è nuvolo. Evviva Lucio Dalla e Nuvolari!

Ora, Malek invece a mio avviso, come ampiamente da me già scritto, ha meritato l’Oscar. Bohemian Rhapsody è un film dichiaratamente agiografico, un biopic all’acqua di rose, innestato sul buonismo e l’elegia poetica più caramellosa, ma Malek ha saputo ricreare Freddie Mercury con originalità e affascinante personalità.

Ecco, ci sono poi le persone che, distrutte da una vita che bruciò ogni loro speranza melodiosa, adesso s’identificano nel babau Freddy Krueger e attentano alle giovinezze altrui poiché ingorde delle loro purezze.

Ci sono anche quegli adulti tromboni che però, al posto degli artigli di Freddy/Robert Englund, hanno solamente le unghie lunghe poiché, non essendo amati oramai più nemmeno dalla loro donna, hanno trascurato perfino la manicure. Sbatteteli in cura.

Costoro, possiamo senza dubbio annetterli invece al folclorismo della loro rabbia verde. Sì, essendo incazzati a morte in quanto, appunto, hanno la panza piena e sono sovrappeso, si sono trasformati nella versione negativa dell’Incredibile Hulk.

Vogliamo bene a trogloditi così. Uomini che oramai non tanto chiavano ma usano la clava contro le gioventù da loro mal sopportate.

A me invece, in questa vita da rinato, da ex meno(a)mato, menomale è successa la metamorfosi inversa. Prima ero timido, ora sono Lou Ferrigno.

L’altra sera, ad esempio, m’ha contattato anche Chiara Ferragni. Donna che però mi fa venire… il latte alle ginocchia, emblema incarnato della scema arricchita senza un grammo di cervello e, secondo me, senza neppure un milligrammo di qualcos’altro. Visto che suo marito, Fedez, non vale un cazzo.

Ah ah.

Sì, il mondo si divide fra uomini con le palle come Steve McQueen e gente che preferisce isolarsi come Hoffman.

Fra uomini che sono illusoriamente contenti e felici nel loro porto apparentemente cheto, uomini che si proteggono negli alibi e nelle scuse perché hanno paura di prendere il largo, uomini cioè che si barricano nelle consolazioni utopistiche delle loro esistenze da nudisti, in quanto hanno perso tutto ma non vogliono rivestirsi, preferendo sbandierare pateticamente ai quattro venti le loro sfighe, cercando dunque solidarietà miserevole e pietistica, e uomini che l’hanno preso in culo come più non potevano, appartenenti, possiamo dirlo, al sottoscritto.

Cioè un uomo che non ama molto i cinecomic ma, al Lido di Venezia, famosa isola dell’unica, vera città sul mare, in quanto Amsterdam invece ha solo i canali e le canne fumarie dei libertini drogati bestiali, senza dimenticare ovviamente Comacchio, località peraltro piena di donne racchie più disgustose delle alghe, ecco… al Lido sarò forse pure incravattato. Con tanto di abito firmato, griffato in tua sorella.

Libidine, doppia libidine, libidine coi fiocchi.

L’ultima volta che andai al Festival fu qualche anno fa. Vidi Birdman.

La storia della mia (non) vita.

Da quando ebbi il mio colpo di Genius, l’imprevedibile virtù dell’ignoranza, sì, molti mi spaccarono il setto nasale, mi suicidai molte volte ma continuo a volare alto.

Perché, sostanzialmente, sono sia Michael Keaton, ovvero Batman, che Edward Norton, Hulk.

Mi spiace per gli stronzi farabutti che continuano ad accusarmi di doppia personalità. No, non sono schizofrenico, quello lo è Norton di Schegge di paura.

Sono, diciamocela, solamente un coglione cazzoncello dal fascino pagliaccesco che mette i brividi. Soprattutto alle donne. Brividi di calore. Perché, appena mi vedono, allagano tutta Venezia.

Guardate, sì, non è colpa dello scioglimento delle calotte polari se Venezia soffre dell’alta marea.

È colpa mia. Mi assumo ogni responsabilità di quest’inondazione alluvionale e vi penso, orsù, sempre io a riscaldare l’ambiente.

Sì, vi lascio con una battuta da clown:

– Ah, secondo me, Falotico ha un solo problema. Non crede al suo cervello.

– No, non è vero. Non crede invero a quello suo che fa rima con ottimo cervello. E, da questo scollegamento, parte tutto il resto.

– Dici che sia così? Come fai a saperlo?

– Ho appurato ieri notte la mia teoria. In pratica, io e Falotico abbiamo trombato.

– E quindi?

– Mettiamola così. Birdman è un brutto film in confronto al Fallo…

 

Morale della fav(ol)a: sono un uccello libero come un gabbiano su Venezia. Nessuno mai più riuscirà a ingabbiarmi. Forse a farmi incavolare, questo sì. Ci sta. E io, incazzato, dimenticherò ancora il cervello nel credermi un supereroe.

Ora, scusate, devo pulire il tinello.birdman keaton invito veneziabirdman

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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