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The Judge giudica i critici, non solo di Cinema, e decreta qui la più grande provocazione di tutti i temp(l)i


03 May

thornton judge

Quando pensi di avere a che fare con un personaggio pasoliniano e invece ti trovi di fronte il nuovo Pasolini che ti risveglia dal letargo del tuo tristissimo pisolino e…

Sì, non per essere disfattista ma questa società è giunta al suo collasso psico-emotivo.

Strozzata, violentata, angosciata, anestetizzata dal perpetuo buonismo di facciata che, indefessamente, si perpetua ostinato a portare avanti valori falsamente democristiani, invero professanti solo quella cattedratica, noiosa cultura appunto da professori asmatici.

Frustrati. Poiché, respirando oramai soltanto nelle ammorbanti pillole di saggezza dei loro libri vetusti privi di ogni vitale venustà, tali invertebrati sanno soltanto dire che i giovani senza spina dorsale odiano il mondo e andrebbero educati con ferrei, castranti, pragmatici trattamenti stupidamente demagogici.

I professori, ah ah, gentaglia che si dichiara superiore rispetto a chi insegna nelle scuole inferiori ma della sua superiorità è insipiente nella sua stessa sapienza ben teorizzata ma soventemente mal applicata.

Ché accusano di demenza il prossimo, gridandogli che alla nascita gli hanno asportato i testicoli ma in verità son loro quelli che ragionano innatamente senza testa. Che siano dannati e perciò condannati!

Povera questa giovane generazione combattuta se essere come i genitori, appunto, universitari docenti delle regole piccolo-borghesi di come si dovrebbe stare al mondo, oppure se intraprendere quella loro vivaddio capricciosa voglia libertaria desiderosa di una società più livellata ed egualitaria.

Sì, questa gente ha soltanto, con la sua retorica spicciola, con le sue sinistroidi manifestazioni sterili, alimentato il disfacimento odierno, ha solo aumentato il visibile disagio sociale che loro stessi poi reiterano dietro sconce bugie, ché essi stessi, agendo ipocritamente, anneriscono la vita tutta, nascondendosi nelle barricate dei privilegi acquisiti, con la pedissequa frase moralmente pedagogica:

vedete di crescere!

Growing Up, sbandierato ai quattro venti è il motto di chi, spesso trovandosi di fronte a malesseri e rabbie giovani troppo ingestibili poiché sinceramente talmente veritiere da essere rinnegate dalla mentalità culturalmente più fascista, farisea e biecamente obliante la realtà evidente, in maniera coatta attiva schizofrenici atteggiamenti figli della falsità più bigotta e oserei dire psicotica.

L’emarginazione è la prima mossa compiuta da questa gente autistica e incompiuta che non vuole sentire ragioni e, dunque, si dimostra pure sorda. Tacendosi nel mutismo del silenzio chiamato omertosa indifferenza mesta. Tornassero queste persone a fare i compiti. A chi la raccontano? Io non ho da dar loro conto.

Non vi offenderete, vero, miei cinefili se ribadisco che il Cinema di Kubrick m’ha stancato. Kubrick era un uomo che soffriva di molte fobie. E, a solipsismo del suo monumentale ego fanaticamente mentitore dei suoi limiti, allestiva film nei quali sfacciatamente voleva far credere che la sua misantropia fosse sinonimo di genio assoluto. A teorema del suo suprematismo mentale.

Sì, fra lui e von Trier, non so chi possa essere più antipatico. Salvo Kubrick perché von Trier non girerà mai un film davvero sanamente cattivo e non provocatoriamente cretino come il suo Cinema d’aria fritta, ovvero Arancia meccanica. L’unico capolavoro di Stanley. Gli altri suoi film, non me ne voglia dalla sua pietra tombale, sono formalmente magnifici ma sostanzialmente, anzi, sostanziosamente freddissimi, sono le creature mostruose simili ai Gremlins appunto partorite da un uomo e da un regista che disprezzava gli altri uomini. E odiava a morte il loro potere spermatozoico appunto vitalistico.

Anziché accontentarsi però della sua vita appartata in Inghilterra e della sua villa da gabbia dorata con lui murato vivo, di tanto in tanto usciva di casa e, per la Warner Bros, realizzava scorbutiche pellicole da istruttore giudice asociale.

Abbiamo e avevamo davvero bisogno di Orizzonti di gloria e di Full Metal Jacket per sapere che la guerra è un orrore da Apocalypse Now? Questo, sì, un grande capolavoro poiché immaginifico, lisergico, passionale. Sentito, bruciato dentro, esplosivo, dinamitardo!

Non una compilation di bellissimi discorsi da maestrino tardissimo.

Barry Lindon? Sì, ottima la fotografia pittorica ma, onestamente, oltre alla luce naturalistica dei candelabri a olio e dei lumicini fievolmente cangianti su flash seralmente dardeggianti, questo film è soltanto uno spudorato manifesto da ingenuo neolaureato in Scienze della Formazione.

Quasi quasi, nella sua ruspante veracità toscana, è quasi meglio Genitori & figli – Agitare bene prima dell’usodi Giovanni Veronesi.

Autore di un trittico sentimentale-erotico peraltro decisamente una spanna sopra Eyes Wide Shut, ovvero l’indimenticabile trilogia Manuale d’amore con tanto di Bob De Niro, nel capitolo 3 finale, che si fa prendere per il culo da Michele Placido! L’insegnante di Mery per sempre.

Sì, con quest’opera oserei dire magna, il Veronesi ha creato davvero una tragedia greca perfino shakespeariana a base di corna e cornetti con la crema, a base di cantucci alle mandorle degna dell’Arena di Verona.

Con Laura Chiatti che si strugge per il Riccardone Scamarcio sulle note di Morgan. Manco in Beautiful abbiamo sfiorato una tale intensità drammatica.

Vetta davvero sublime, inarrivabile della nostra italianità più nietzschiana da 2001! Da campioni del mondo di Calcio, solo di quello, con tanto di grido isterico di Tardelli e applauso commosso di Pertini.

Anche se il primo film di questa sega, no, saga iniziò nel 2004.

Sì, Veronesi aveva visto oltre lo spazio-tempo come il bambino di Shining!

Ah ah.

Sì, ho guardato The Judge.

Non un capolavoro, certamente, ma un signor film. Poi, ho acceso la tv e ho visto il trailer de Il grande spirito con la “crème de la crème”, col fiore all’occhiello, oserei dire, dei nostri fenomeni di razza: Sergio Rubini, Rocco Papaleo e, last but not least della lista, Bianca Guaccero!

Dunque, stamattina ho letto la notizia secondo cui il nuovo film di Checco Zalone, Tolo Tolo, avrà l’uscita posticipata ma rimane il film più atteso di tutti i listini.

Ho detto tutto…

Sì, io sono il più grande critico della storia.

Le persone si criticano a vicenda e tutti vogliono dire la loro sull’Arte e sul Cinema tutto.

Solo io posso, in quanto non giudicabile, poiché incarnazione del penalista severissimo Billy Bob Thornton, appunto, di The Judge. Sadico ma soprattutto nei miei confronti masochista.

Molte persone su di me hanno sbagliato e, per quanto possa discendere alle ragioni che le hanno indotte a un omicidio involontario così clamoroso, penso che nessuno sia al di sopra della legge.

Nemmeno me stesso poiché io sono Dio e quindi così è, la seduta è tolta.

Ah ah!

Io vi assolvo, vi benedico e adesso, come Billy Bob, vedo se riesco a riconciliarmi con quella figona di Angelina Jolie. Visto che Brad Pitt, fortunatamente, si è tolto dalle palle.

No, ci ho ripensato. Ora Angelina è più anoressica di me in The Judge.

Ah ah.

Deve, prima di poter avere il privilegio di baciare le mie labbra, rimpolparsi perché sono oggi questo e domani quest’altro:

 

 

thornton u turnbabbo bastardo thornton

In veritas vi dico che rimango, nonostante tutto, l’unico avvocato che non è riuscito, malgrado il bene che vi voglio, a difendervi adeguatamente.

In molte cose ho sbagliato nella mia arringa arrabbiata ma la vostra versione non regge. Mi spiace.

Ed evviva colui, cioè sempre io, che è lontano dal gregge e dai b(r)anchi di ogni scuola moralistica!

Dunque, se qualcuno in aula ha fatto finta di non sentirmi perché pregustava già il divertimento nell’aiuola là fuori, io non giudico nessuno ma comunque giudico tutti.

Sono un uomo che ha giudizio.

Questa è la Legge del Signore. Ma, per piacere, non chiamatemi signore.

Sono ancora molto giovane.

Ho una vera figa, no, volevo dire una Vera Farmiga che mi aspetta, mie formiche.

Sua figlia però è meglio.

Perché, come diceva Totò, la serva serve…

di Stefano Falotico

farmiga judge

 

thornton jolie

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When They See Us, una serie che aspetto con ansia


16 Mar

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Mi spiace che si fa gran parlare di serie decisamente brutte, iper-sponsorizzate e invece si sia trascurato il notevole teaser trailer, innanzitutto, di When They See Us di AvaDuVernay.

Regista che, personalmente, non è che mi stia simpaticissima. E, sebbene io non l’abbia visto, da quel che sento, deve discolparsi per quella ciofeca kitsch de Nelle pieghe del tempo. Film costosissimo che doveva far sfracelli e invece è stato subissato dalla Critica. Da tempo amica intima di Jane Rosenthal della TriBeca di Robert De Niro, assieme al signor Bob, alla stessa Rosenthal e a Barry Welsh, si è lasciata produrre quest’affascinante serie Netflix, della quale abbiamo avuto qualche giorno fa un primo assaggio visivo.

Il trailer, stringatissimo e ridotto all’osso, è sinceramente bellissimo.

When They See Us sarà una serie di soli quattro episodi di cui, statene certi, sentiremo parlare. E infatti, ripeto, mi stupisco che questo primo filmato di lancio sia passato abbastanza inosservato.

Tant’è che Netflix Italia non ha ancora rilasciato quello della versione, appunto, italiana, nemmeno sottotitolato. Il cast è notevole fra giovanissime promesse e nomi affermati come la bellissima Vera Farmiga e John Leguizamo, fra la stangona Famke Janssen e quel bravissimo Michael Kenneth Williams che avevamo avuto modo di apprezzare in una serie, però firmata HBO, secondo me fra le più potenti degli ultimi anni, The Night Of. Parimenti a The Night Of, peraltro, anche in questo da me molto atteso When They See Us abbiamo a che fare con un caso eclatante d’ingiustizia atroce. Se però in The Night Of la storia era figlia della pura fantasia di Richard Price, straordinariamente sorretta dalla regia puntuale e cattiva di Steven Zaillian, qui parliamo invece di un caso giudiziario fra i più sconvolgenti e scandalosi della storia. Eh sì. I cinque di Central Park. Una delle più oscene mostruosità mai avvenute sulla pelle di cinque ragazzi che hanno passato i migliori anni della loro vita fra le sbarre e, soltanto dopo un quarto di secolo, sono stati scagionati dalle pesantissime accuse e dichiarati innocenti. Storie che, ahinoi, succedono ancora. Fra equivoci di portata mastodontica e tristissima, tragicomica e perenni, impuniti torturatori ove l’indagato a vita può essere, che ne so, anche di un futuro premio Nobel e la persona moralmente più sana del mondo, ma qualcuno non ci sta. Perché è una sadica capa tosta. E sulla base di pregiudizi, di allarmanti visioni distorte, non desidera mai fargliela passare liscia. Provocando una un “tanto a chilo” per indurre a sbagliare ancora. Storie allucinanti, miserevoli e agghiaccianti. Storie da denuncia e da risarcimenti pesantissimi. Che, purtroppo, non hanno niente di miracolistico ma, onestamente, hanno tanto di angoscioso, repellente e devastante. Sì, purtroppo o per fortuna rimango fra quelle poche persone convinte che prima d’incarcerare qualcuno, sulla base di pochissimi elementi partoriti da deduzioni approssimative, psicologicamente circostanziate e circospette, bisognerebbe, con estrema cautela, indagare a fondo.  Per appurare la verità. Solo allora, dinanzi a prove evidenti e schiaccianti, si può procedere. Altrimenti è un orrore, una terrificante limitazione della libertà delle più aberranti e schiavistiche, una stigmatizzazione non solo fisica, un pasticcio mai visto. Prima di parlare e sputare sentenze, appunto, a casaccio, bisognerebbe ben conoscere tutto. Vederci chiarissimo. Anziché seppellire il vero sotto un cumulo di scemenze, di tremendo occultamento, di plateale insabbiamento politicamente corretto, di idiota buonismo utopistico.

Buona giornata.

Parola di un duro, di un amante del Conte di Montecristo. Libro che scommetto molti di voi non sanno neppure che esista. Ah, misere, inutili parole al vento… che triste(zza) come direbbe chi vuol mentire perché gli fa comodo tacere o non volerne sapere… tanto la vita va avanti. Forza, coraggio!

Sei un grande… sì, e altre frasi fatte di circostanza.

 

di Stefano Falotico

Di mio, credo di essere totalmente Liam Neeson de L’uomo sul treno


02 Jan

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Sì, un uomo ricattato da una donna che si crede furba e invece fa figura del cazzo.

La Farmiga, una che sceglie Neeson la formica per fotterlo col ricatto inculante. E invece, alla fine, Neeson glielo piazza con tanto di Frecciarossa e sguardo da duro… che sogghigna sotto i baffi un… mia dolce bambina, pensavi di aver trovato il coglionazzone e invece hai fatto la figura del troione.

Sì, adoro Liam Neeson, un uomo cinico, sprezzante, uno che salva gli ebrei da puro Schindler ma non salva lo storpio di Buster Scruggs. Sì, un grandissimo. Che supera di gran lunga Al Pacino/Kevorkian. Pacino, il dottor Morte, praticava l’eutanasia ai malati terminali, Neeson placa le sofferenze immani di quel povero ragazzo scalognato. Sì, tanto era una vita di dolori atroci intercostali. Un monco che recitava la pappardella a memoria per farsi mantenere ma che, realisticamente, era già predestinato ad annegare…

A dilaniarsi in desideri carnali inappagati. Ché anche se avesse pagato una prostituta non poteva farsela.

Nato sfortunato.

Quelli della mia generazione, ad esempio, son quasi tutti degli handicappati. Questo va detto, bando alle ciance.

A tredici anni ascoltavano gli Oasis e le puttanate dolciastre di Liam Gallagher. Altro che Neeson Liam, appunto. Roba per bimbetti col ciuccio in bocca che speravano di sverginarsi precoci con ragazzine più illuse di loro, delle ciucce che ciucciavano. Ah ah.

Poi, si diedero a tutti quei giochi per dementi da riviste come The Games Machine. “Sparatutto” alla Doom, Duke Nukem, giochi di ruolo avventurosi come Broken Sword. Ma fin qui ci poteva stare.

Il peggio era quando, distrutti da genitori bigotti, frustrati come non mai nello sfogliare margherite e sognando di deflorare qualche fiorellino delle loro palindrome compagne di scuola, già invero aridissime, sfogavano tutta la loro indole repressa, da vere “bestie”, spappolando la gente in oscenità come Carmageddon.

Non avevano neanche la patente e immaginavano di essere Nic Cage di Fuori in 60 secondi, guidando come dei matti in Grand Theft Auto. Scontrandosi in frontali paurosi con la loro professoressa d’italiano delle superiori che arrestava subito il loro aver rubato la promozione, rimandandoli nella strada senza via d’uscita di una vita già stoppata in partenza. Sì, adoravano film come Non aprite quella porta, riconoscendosi nello schizofrenico-psicopatico di turno soltanto perché quella lì… non apriva a lor le gambe. Tornavano a casa, dopo questo netto rifiuto, spaccando tutto e mettendo su musica metallara di merda. E via di altre frustrazioni incredibili, ascoltando i Nirvana, bevendosi tutta la merda di MTV, odiando tutti.

Ce la vogliamo dire? Lenny Kravitz è un genio. Ah ah.

– Stefano, toglimi una curiosità. Ma come ha fatto un cesso come te a scoparsi quella lì che ha un culo come Marisa Tomei?

– Le ho detto… cara, se dovessi morire domani e mi venisse… data l’opportunità di scegliere a piacimento una qualsiasi donna per fare l’amore l’ultima volta in vita mia, ecco, avrei una scelta ampissima. Fra modelle della biancheria intima, pornostar incredibili e via (di)scorrendo.

Ma sai, sceglierei te.

– E lei c’è stata?

– Sì, perché no? Non aveva un cazzo da fare quella sera. E ha scelto il mio.

 

 

di Stefano Falotico

In futuro, cioè oggi, tutti avranno 15 minuti di celebrità, io molti di più, soprattutto a letto


17 Oct

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Sì, ieri sera ho rivisto 15 minuti. Il film di Herzfeld con De Niro, che pochi giorni fa avevo recensito e ora ne ho aggiustato qualche tiro. È il vostro tiro che proprio non va. Proprio non tira, eh? State sempre a piangervi addosso, spettacoli osceni di pietistiche lagne che siete, a lamentarvi perché quella del palazzo accanto non vi ha salutato stamattina. E ve ne fate una croce, eiaculando i vostri tormenti amorosi in strazi abominevoli dei vostri fegati spappolati. Ma abbiate fede: se son rose fioriranno, se saranno spine, sì, è un Getsemani e vi aspetta la morte. Perché Giuda v’inculerà e Maddalena non ve la darà. Ah ah. Ecco, come mi trovate? Sbarbato, con “stigmate” di una lametta troppo tagliente, armoniosamente fluttuante nel donar a voi donne ogni mimosa. Poiché non dovete curarvi dalla frigidità a Villa Erbosa ma gustar con me quella bella cavità rosa nel mio darvelo di furore rosso. Perché, in quanto poeta, vi conquisto con la mia poetica prosa e poi proviamo tutte le posizioni liricamente innamorate della metrica baciata sotto e sopra, ma non sarai mia sposa, solo una fragolina a me deliziosa. Anche afosa. Non diventarmi astiosa se, dopo la notte avventurosa, ti manderò a fanculo nonostante la scopata favolosa.

 

 

 

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Sì, sono molto ambito dalle donne. Sono il migliore Edward Burns che mai sarete. Una faccia da culo tremenda, emula di Richard Gere con una leggera pancetta e un sorriso da clown da fare invidia al Circo Togni. Ma a quanto pare piaccio per questa mia sfacciataggine odorosa d’infiniti orgasmi a iosa. Vieni a me, donna lussuriosa, ti bacerò tutta la tua cosa pelosa o solo glabra eppur calorosa e ce la spasseremo, durando tutta la notte focosa.

Sì, sono un genio, va detto. So scherzare sulle mie sfighe come nessun altro. Siete voi che non sapete schizzare sulle vostre fighe. È un brutto casino, sapete. Sì, in quel casino vi spillano tanti soldi e vi trombate pure delle racchie.

Ecco una Vera… figa. Una Farmiga che ti fa arrossire… la cosiddetta red passion. E torniamo a Cristo.

Non fatemi la fine di questo, eh?


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Scena s-cult

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Sì, le donne sanno raddrizzartelo ma sanno anche distorcere tutto. Vai da una e le chiedi gentilmente di poterla conoscere e lei ti risponde ch’è fidanzata e il fidanzato è geloso. Conoscersi non significa scopare, ha un’ampia sfumatura di significati. Perché pensate sempre a quello, mie donne? E poi saremmo noi i predatori cinici e abietti? Siete voi ipocrite e, diciamocelo, un po’ zoccole. Uno vi chiede che lavoro fate e voi pensate che vogliamo farvi.

In effetti, avete ragione, ah ah. Perché, sinceramente, alla gente non frega un cazzo della tua anima.

Una verità orribile ma la verità del mondo che avete voluto. Quindi, non rompete più i coglioni.

Godzilla II – King of the Monsters, il trailer ufficiale in italiano


23 Jul

Ebbene, la Warner Bros ha rilasciato poche ore fa il primo trailer di Godzilla II – King Of The Monsters, senza dubbio altamente spettacolare.

Godzilla è un mostro nipponico celeberrimo che da qualche anno a questa parte sta vivendo una sorta di seconda “giovinezza”. Recentissimamente, perfino uno dei nostri quotidiani più importanti, La Repubblica, gli ha dedicato uno speciale, con uno splendido inserto. E dal 18 Luglio, sulla piattaforma di streaming Netflix, è disponibile il terzo capitolo di una trilogia inaugurata da Godzilla – Il pianeta dei mostri, ovvero Godzilla – Minaccia sulla città.

Ora, come detto, direttamente dai Comic-Con di San Diego, abbiamo il primo filmato di questo sequel del film del 2014 che fu diretto da Gareth Edwards.

Stavolta, la pellicola porta la firma di Michael Dougherty e palesemente fa un uso massiccio, persino sovrabbondante della computer graphic. Avvalendosi di un cast straordinario, in cui spicca la giovanissima Millie Bobby Brown, enfant prodige della serie di culto Stranger Things. Affiancata dalla sempre ottima e fascinosa Vera Farmiga (L’uomo sul treno), dal bravissimo e carismatico Kyle Chandler (Manchester by the Sea, The Wolf of Wall Street), Ken Watanabe e la mitica Sally Hawkins de La forma dell’acqua.

di Stefano Falotico

“15 minuti” – Recensione


11 Oct

Nel Futuro… In the future, everyone will be world-famous for 15 minutes

Fame, it’s not your brain, it’s just the flame

Sulle note d’un Bowie fiammeggiante e famelico di “fama”, la fauna di New York.
Ove Lucifero si nasconde, qualcuno lo sa, ed è proprio lo sbirro Eddie Fleming, un De Niro allucinato nella sua “viscidità” a (p)ungere duplici omicidi di personalità multiple “appaiate” in due.
“Tumefatto” nei suoi sigari che lo stropicciano, “appiccicato” alle “spine” della sua “rosa”, Nicolette Karas, una Melina Kanakaredes tanto “cara”. Da invitare in cene intime per “intimarla” a baciarti “alla francese” d’“accento” pronunciato sul “ne(r)o” di un’indagine “ad alto fuoco”. Infatti,  in questa strambissima detection, il nostro Eddie viene affiancato dal “vigile”, anche troppo, Jordy Warsaw, un Edward Burns in mezzo al “burning”. Fra pedinamenti a Central Park, incendi “backdraft” (memori-e del Ron Howard “assassino”), parrucchiere “spione” e forse proprio i protagonisti a esser pedine, “pedoni” piatti di poca acutezza e fiuto tanto istintivo quanto assai rischioso. In questo trambusto, in quest’“arrosto”, puoi rimetterci le penne, Eddie…, la morte corre sul filo del “citofono”.
“Chi è?”. Toc toc, o tic tac?. Cattura(ti?). Non gridare troppo presto “vittima” se sei carne già a pezzi.
Brividi freddi, a “combustione lenta”, “legati” a una sedia “elettrica” ove ti squaglierai, amico “Fleming”.
Long goodbye…

Questi due russi non se la russano, assolutamente. Orribili storie(lle) di “fornelli”, da “storpi” molto “furbetti”.
Pazzi sì, uno così folle e, “infuocato” (già), da azzardare anche di “psicopatia” pura come una diagnosi cucita a pelle.
Sì, il più “matto” arriverà a prendere in ostaggio Jordy, filmare tutto, farsi dichiarare “infermo di mente” e, una volta uscito dall’“ospedale psichiatrico”, (s)vendersi al giornale da prime time d’un Kelsey Grammer più cannibale di “successo”.
Questo qui non vede l’ora di avere fra le mani “roba che scotta”. Quasi quanto le cosce di Kim Cattrall… sex and the city. Che figa!

Un casino pazzesco, microfoni che volano, “piatti da lavare”, perfino l’effigie” di Rocky Balboa, vetri frantumati, la bandierona americana un po’ “insicura”. Traballa quanto le certezze che vacillano.
La Statua della Libertà a far da sfondo a questo putrescente “fondale”.

Charlize Theron per un favore “cameo” a John Herzfeld, per due minuti senza respiroVera Farmiga prima di Scorsese, già carina forse di più. Che departed di bizzarro parterre.

De Niro ancora “autoparodistico” che monologa allo specchio col suo anello di fidanzamento, ma non ci crede, bravissimo è un “braccio violento della legge” al suo Marlowe di completino marrone. “Maculato” nel cappuccino che sarà “incappucciato?”.

Scop(pi)a lo scandalo, qualcuno parlerà. Che assurdi gli USA. In Europa si sta peggio.
Qualcuno “emigrò”, la guerra fredda è sempre un terrorismo giocato su regole “opposte”, così simili che quasi si sfiorano, anzi, si toccano per un attimo, si fottono a vicenda, si (s)cambiano gli abiti.
Chi è il fascista? Chi è il difensore della “Patria?”.

Si salvi chi può!

E tutto brucia di un cazzotto che si merita il “Vaffanculo” finalissimo.

Così è, così stanno zitti tutti i pezzi di merda.

Ha vinto Edward, ha vinto la giustizia!

(Stefano Falotico)

 

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